Minime. 972



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 972 del 13 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
3. Cosa fare
4. Francesca Caferri intervista Marina Nemat
5. Ernesto Preziosi ricorda Giuseppe Lazzati
6. Caterina Ricciardi presenta "La cripta d'inverno" di Anne Michaels
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

4. IRAN. FRANCESCA CAFERRI INTERVISTA MARINA NEMAT
[Dal quotidiano "La Repubblica" dell'11 ottobre 2009 col titolo "Processi
farsa e bagni di sangue, al mio Paese serve un nuovo Gandhi" e il sommario
"La scrittrice Marina Nemat, autrice di Prigioniera di Teheran, riusci' a
fuggire e a evitare il patibolo: Vogliono intimidire chiunque scenda in
strada. Solo una figura che unisce puo' salvare il mio popolo"]

La sorte dei tre prigionieri condannati a morte per aver protestato contro
il governo, Marina Nemat l'ha sperimentata sulla sua pelle. E' la sua
storia. Era il 1982 quando la giovane Marina fu arrestata e condannata a
morte per aver osato protestare in aula contro un professore che, invece di
tenere una normale lezione di matematica, pretendeva di indottrinare i suoi
allievi sull'Islam. Poco prima dell'esecuzione a Marina fu offerta un'ultima
possibilita': salvarsi sposando il suo carceriere. Accetto' e visse, da
sposa prigioniera, due anni ad Evin, il piu' famigerato carcere iraniano.
Quando ne usci' riusci' a fuggire. Il suo libro - Prigioniera di Teheran -
e' un raro racconto "da dentro" della vita dei prigionieri politici
iraniani. Ancora oggi Nemat si emoziona quando parla di quell'esperienza. E
di chi oggi la sta vivendo.
*
- Francesca Caferri: Signora Nemat, si aspettava queste condanne?
- Marina Nemat: Purtroppo si'. Quello che sta succedendo non e' nulla di
nuovo. Forse le persone hanno dimenticato quello che accadde negli anni '80:
era finita da poco la rivoluzione, la gente si aspettava democrazia e quanto
non la ebbe torno' in piazza a protestare. Non c'erano Youtube e Internet
allora e fare uscire le notizie dal paese era molto piu' difficile di oggi.
Ma ci fu un bagno di sangue e il governo fece esattamente quello che sta
facendo ora: processi farsa, verdetti decisi prima ancora di entrare in
aula. Era chiaro che alcune delle persone sotto processo sarebbero state
uccise.
*
- Francesca Caferri: Si aspetta davvero che lo siano? Non potrebbe esserci
un gesto di grazia, anche come segnale alla comunita' internazionale?
- Marina Nemat: Potrebbe accadere. Ma quello che il governo vuole e'
spaventare la gente. Uccideranno qualcuno, che siano questi tre prigionieri
o altri: in modo che la notizia si diffonda e le persone sappiano che
protestare in Iran costa caro. Cosi' saranno troppo spaventati per scendere
in strada di nuovo. E' un gioco di intimidazione che colpisce, non a caso,
persone normali e non oppositori famosi o di primo piano. E' alla gente
normale che la paura deve arrivare.
*
- Francesca Caferri: Una paura che lei ha provato sulla sua pelle...
- Marina Nemat: Io, come tanti altri. Come gli italiani che si ribellavano
durante il fascismo: sapevano che se lo avessero fatto qualcuno sarebbe
andato nelle loro case, avrebbe arrestato i figli, stuprato mogli e figlie.
E poi li avrebbe uccisi. Questo e' l'Iran oggi. Ma la gente e' infelice, lo
ha dimostrato scendendo in piazza dopo le elezioni: possiamo solo sperare.
Che un giorno ci sia una figura unificante, un Gandhi iraniano, che unifichi
questo paese cosi' diviso e trovi un modo per portarlo verso la democrazia
senza scendere nel bagno di sangue.
*
- Francesca Caferri: Lei vive in Canada ed e' una delle voci piu' potenti
dell'esilio iraniano. Cosa si puo' fare da fuori?
- Marina Nemat: Non usare le armi. Un attacco o un'invasione non
risolverebbero nulla. Creerebbero solo una nuova generazione di "martiri",
di persone pronte a tutto. Come in Iraq e in Afghanistan. Il cambiamento
puo' arrivare solo da dentro. Noi possiamo solo continuare a parlare e ad
ascoltare.
*
- Francesca Caferri: Parlare e' quello che vuole il presidente Obama: il
Nobel lo aiutera'?
- Marina Nemat: No. Il Nobel ha aiutato Shirin Ebadi, perche' la protegge:
sarebbe morta oggi se non lo avesse vinto. E non sarebbe la voce potente che
e' in difesa dei diritti umani e della democrazia in Iran. Ma Obama non ha
bisogno di questo per avere piu' visibilita' o piu' incisivita' di azione.

5. MEMORIA. ERNESTO PREZIOSI RICORDA GIUSEPPE LAZZATI
[Da "Vita pastorale", n. 6, giugno 2009, col titolo "Ricordando Giuseppe
Lazzati. Un laico esemplare" e il sommario "Ricordare la figura del
Professore significa anche confrontarsi con l'attualita' del suo pensiero e
della sua testimonianza di cristiano. Uomo dalla spiritualita' viva, si e'
impegnato per l'intera esistenza per una autentica maturita' del laicato"]

Quest'anno ricorre il centenario della nascita di Giuseppe Lazzati, figura
centrale nella Chiesa e nella societa' italiana del Novecento. La sua
biografia e' particolarmente ricca di episodi che attraversano gran parte
del secolo. Nasce il 22 giugno 1909 a Milano, dove frequenta le scuole, con
una breve parentesi dal 1918 al 1920 ad Alassio. Studia presso il liceo
ginnasio "Beccaria" della citta' ambrosiana. E' attivo nelle organizzazioni
studentesche, in particolare la San Stanislao che raccoglie gli studenti
delle scuole superiori e di cui e' fervido animatore don Pozzoni.
Grazie a questo impegno, particolarmente negli anni 1927-1931, quando e'
studente all'Universita' cattolica, conosce Agostino Gemelli, Giulio
Salvatori, Ludovico Necchi. Si laurea nel 1931 in lettere e filosofia e, di
li' a poco, espletato il servizio di leva, entrera' a far parte del Pio
sodalizio dei missionari della Regalita', una forma di consacrazione nel
mondo intuita da Agostino Gemelli e che sara' antesignana della formula
degli istituti secolari. Nel 1932 inizia la carriera universitaria, prima
come assistente del professor Ubaldi, poi come libero docente. Incaricato di
letteratura cristiana antica, studia e commenta la lettera A Diogneto.
*
Per la maturita' del laicato
Nel settembre 1933 scrive un "programma di vita" assai significativo che
avrebbe seguito per l'intera esistenza. Nel frattempo e' attivo nella
Gioventu' italiana di azione cattolica (Giac) di cui diviene presidente
diocesano dal 1934 al 1945. Anche se la sua posizione si confronta e si
differenzia da quella nazionale incarnata in quegli anni da Luigi Gedda, sta
di fatto che l'esperienza associativa per Lazzati non sara' una parentesi,
ma andra' approfondendosi nelle stagioni seguenti, fino a convincerlo
dell'importanza dell'associazione nel dopo-Concilio, come un vivaio, una
fase propedeutica di quella "laicita' compiuta" di cui gli istituti secolari
dovevano fungere da fermento. Cosi' nel 1938 lascia il sodalizio di Gemelli,
formalizzando nel 1939 un proprio istituto, il Milites Christi regis.
Durante la seconda guerra mondiale, cui partecipa come alpino, viene preso
prigioniero dai tedeschi, trasferito a Innsbruck, poi a Stablak, nella
Prussia orientale, dove rifiuta l'offerta di inquadramento nell'esercito
tedesco e di aderire alla Repubblica sociale italiana. Viene quindi
internato nel lager di Deblin-Irena, a sud di Varsavia; poi nel campo di
Oberlangen-Lathen presso il confine tra Germania e Olanda; infine, in quello
di Sandbostel e di Wietzendorf.
Lazzati diviene punto di riferimento di tanti internati, tenendo tra l'altro
un "Seminario ideologico-politico", come ricordera' Alessandro Natta, suo
compagno di prigionia. Nello scenario squallido delle baracche di un campo
di concentramento, quando al massimo si puo' puntare a sopravvivere, egli
offre la testimonianza di chi e' capace di annunciare la speranza nel
futuro, svolgendo quelle lezioni che poi andranno a confluire nel testo Il
fondamento di ogni ricostruzione, ora in Lazzati G., Chiesa, laici ed
impegno storico. Scritti (1947-'65) riediti in memoria, Milano 1987.
Sono pagine significative e precorritrici del Concilio sul rapporto tra
"azione cattolica" e "azione politica" e sulla teologia del laicato, tema
incessantemente approfondito fino agli ultimi giorni della sua vita. Non e'
un caso che l'impegno esplicito nella politica nasca per Lazzati
dall'esperienza drammatica della guerra, ma anche dall'eccezionale
possibilita' di intervenire in quel contesto per la costruzione di una
civilta' cristiana.
Dal 1946 al 1948 partecipa alla Costituente ed e' deputato fino al 1953;
rinuncia a una nuova candidatura e nel 1956 assume la presidenza dei
laureati di Azione cattolica nell'arcidiocesi di Milano. Nel 1958 viene
chiamato a ricoprire la cattedra di letteratura cristiana antica in
Universita' cattolica e, nella parte finale dell'episcopato di Montini, dal
1961 al '64, e' direttore del quotidiano "L'Italia". Lascia poi la direzione
del quotidiano per assumere la presidenza diocesana dell'Ac.
*
Fede e cultura
Uomo dalla spiritualita' viva, e' impegnato per l'intera esistenza a
ricercare quella vena spirituale che potesse favorire l'autentica
maturazione del laicato. "Permeare di divino l'umano", scrive Lazzati, "e'
il compito del laico e si e' chiamata tale azione consacratio mundi; ora,
non puo' animare divinamente se non chi vive la vita divina; non puo'
consacrare se non un consacrato ed e' appunto il vivere la propria
consacrazione battesimale e cresimale cio' che rende possibile al cristiano
di consacrare a Dio l'opera delle proprie mani".
Nel 1965 diviene preside della Facolta' di lettere e, nel 1968, rettore
dell'Universita' cattolica, incarico che ricoprira' sino al 1983. Egli
rilancera', attraverso dei corsi di aggiornamento culturale, il pensiero
dell'ateneo su temi di cruciale importanza. Nel dicembre 1985, dopo gli anni
di rettorato, dara' vita all'associazione "Citta' dell'uomo". Muore il 18
maggio 1986, nel giorno di Pentecoste; nel settembre 1988 la salma viene
traslata presso l'Eremo di san Salvatore a Erba (Como) che, negli anni
Settanta, lo aveva visto incontrare centinaia di giovani in una serie di
incontri vocazionali.
E' attualmente in corso il suo processo di canonizzazione. Di lui il
cardinale Carlo M. Martini ha detto nel decimo anniversario della morte: "A
mano a mano che passano gli anni cogliamo sempre meglio che Giuseppe Lazzati
era anzitutto un mistico, un uomo di Dio. Di qui partiva tutta la sua
concezione della storia e della presenza del cristiano nel mondo". Martini
pensava non solo a sottolineare l'esemplarita' della sua figura, ma aveva
ben presente quanto tornerebbero utili ancora oggi la coerenza del suo
pensiero e la lucidita' del suo modo di intendere la laicita' cristiana, in
tempi "di frammentazione e di debolezza".
Lazzati si presenta in primo luogo come educatore e come uomo di cultura:
quest'ultima aveva il significato di una "coltivazione" della dimensione
umana in tutte le potenzialita', tanto da rendere consapevole la persona
della sua vocazione storica e ultraterrena. Cultura ed educazione procedono
di pari passo "con amabilita' e dolcezza", come egli amava dire. Forte di
questa "coltivazione" il laico acquista coscienza di se', secondo quanto
affermato dai pronunciamenti esemplari del Concilio, specie quello della
Lumen gentium 31, che il rettore della Cattolica amava spesso commentare:
"Per loro vocazione e' proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando
le cose temporali e ordinandole secondo Dio".
In secondo luogo, e' vero che Lazzati e' debitore verso l'esperienza
associativa dell'Azione cattolica, ma e' altrettanto e forse piu' ancora
vero che l'Ac e' debitrice verso di lui e verso la sua riflessione su laici
e laicita' che ha precorso il Concilio. L'esperienza associativa e' stata
per Lazzati significato e stimolo nelle varie eta', a partire dagli anni '30
e '40 in cui e' dirigente diocesano, nell'immediato dopoguerra e nel periodo
del rinnovamento dell'associazione, vissuto sempre dall'osservatorio
ambrosiano ma in schietta e fraterna comunione con uomini come Costa e
Bachelet, fino ad arrivare alla presidenza della V Assemblea nazionale di
Ac, affidatagli da Monticone nel 1983.
*
L'occasione del centenario
Ricordare, a cento anni dalla nascita, la figura e la lezione del Professore
significa confrontarsi con l'attualita' di questa testimonianza. A Milano si
e' costituito un comitato di cui fanno parte rappresentanti della famiglia
Lazzati, della fondazione "Giuseppe Lazzati", dell'associazione "Citta'
dell'uomo", dell'associazione culturale "Giuseppe Lazzati", dell'Azione
cattolica ambrosiana, dell'istituto secolare "Cristo Re",
dell'"Ambrosianeum" e alcuni professori dell'Universita' cattolica. Le
iniziative si susseguono fino a novembre tra Milano e Roma con un calendario
molto fitto. Oltre a un incontro promosso in collaborazione con la Provincia
di Milano e tenutosi a maggio su "Giuseppe Lazzati e la fondazione della
democrazia italiana", segnaliamo ad Erba (Co), presso l'Eremo san Salvatore,
un incontro di testimonianze e approfondimenti dal titolo "Dialoghi
spirituali sulle orme di Giuseppe Lazzati" (6/7 giugno); la messa vigiliare
in duomo, celebrata dal cardinale Dionigi Tettamanzi (Milano, 13 giugno, ore
17,30). Due convegni si terranno rispettivamente a Roma, il 22 giugno,
presso l'Universita' cattolica, dal titolo "Laici cristiani nella Citta'
dell'Uomo: l'eredita' di Giuseppe Lazzati", promosso da Citta' dell'Uomo,
sezione di Roma, con Guido Formigoni (ore 17); a Milano, nella sede di Largo
Gemelli dell'Universita' cattolica, il 21 ottobre, con il titolo "Coscienza
cristiana e rinascita democratica: l'impegno educativo di Giuseppe Lazzati",
coordinato dal professor Luciano Pazzaglia; per l'8 novembre e' previsto, a
Milano, l'evento per giovani, educatori, adulti, promosso con Ac ambrosiana,
Pastorale giovanile della diocesi di Milano, Pastorale scolastica, Fuci,
Meic, "Ricevere con gratitudine, donare con responsabilita' - Sulle orme di
Lazzati educatore e maestro di vita spirituale"; infine, il 21 novembre a
Roma, alla Domus Mariae, "Lazzati, il Concilio... e noi", un convegno
promosso con Ac italiana, Meic, Fuci, Mieac. Terra' la relazione
introduttiva il professor Luigi Franco Pizzolato.
Fin qui gli appuntamenti principali previsti nei prossimi mesi. Il
centenario della morte di Lazzati e' pero' un'occasione piu' ampia per fare
un bilancio e per misurarsi sul cammino compiuto dal laicato nella Chiesa
verso la maturita', verso la pienezza della chiamata battesimale. Cosi' come
e' un modo per ripensare alla presenza della Chiesa nel mondo, alla sua
capacita' di essere oggi sale e luce per le genti. A cio' possono servire i
molti scritti di Lazzati in gran parte pubblicati dall'Ave
(www.editriceave.it) ma soprattutto la volonta' di continuare un cammino che
generazioni di credenti hanno aperto lungo il secolo scorso, che il Concilio
ha autorevolmente confermato e che attende oggi di essere continuato.

6. LIBRI. CATERINA RICCIARDI PRESENTA "LA CRIPTA D'INVERNO" DI ANNE MICHAELS
[Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 settembre 2009 col titolo "In arrivo
dal Canada" e il sommario "Anne Michaels all'ascolto delle memorie
ebraiche"]

In arrivo a Mantova domenica prossima per incontrare il suo pubblico, la
canadese Anne Michaels raccontera' come la memoria ereditata dell'Olocausto
domini la sua scarna narrativa e si infiltri nella sua scrittura come una
seconda pelle, trasformando qualsiasi altra storia - anche le fratture
irrimediabili dell'infanzia - in quella storia. Un lutto congenito che era
risultato particolarmente urgente nel suo primo, magicamente rifinito
romanzo, In fuga (Giunti) grazie al quale venne allora scoperta: era
giovanissima, aveva origini ebraiche russo-polacche, e non solo la sua
narrativa ma anche i suoi versi la imponenevano alla attenzione del pubblico
europeo e statunitense. Anni dopo, Anne Michaels torna al romanzo con La
cripta d'inverno (traduzione di Roberto Serrai, Giunti, pp. 335, euro
14,50), sul quale ha lavorato dieci anni.
Un progetto ambizioso sta alla base di questa nuova storia, tessuta su una
trama intima narrata in terza persona, il cui intento e' mostrare come
l'uomo e, strumentalmente, la Storia, si evolvano su un perno che include
l'opprimente dialettica fra creazione e distruzione. La struttura portante
e' offerta dal caso della diga di Assuan, nel deserto egiziano, al confine
con il Sudan: un'opera monumentale e discussa, voluta da Nasser, che nel
1964 sposto' di qualche centinaia di metri, al di la' della sponda del Nilo,
il sito templare di Abu Simbel, creato tremila anni fa, su magiche
coordinate solari, da Rames II, lo sposo di Nefertari, e scoperto solo nel
1818 dall'italiano Giovanni Belzoni. L'ingegnosa impresa, realizzata al fine
di salvare quel sito, coinvolse molti uomini, mezzi, denaro e occulti
interessi. Nel romanzo, una coppia fa da filtro a questo evento: lei, Jean,
e' canadese, appassionata di botanica, e il marito, Avery, e' un architetto
inglese trapiantato in Canada e ossessionato dall'idea di progettare spazi
per la felicita' di coloro cui saranno destinati: uno fra questi e' la
creazione di una diga idroelettrica sul San Lorenzo, fiume imponente quanto
il Nilo ma con reperti storici piu' recenti.
Mentre il sacro tempio di Rames viene smembrato, pezzo per pezzo, ciascuno
del peso di varie centinaia di tonnellate (le sole labbra della statua
maggiore di Rames misurano un metro), Jean - una donna che sembra aver
accumulato gravi sofferenze - porta in gestazione una figlia, della quale un
mese prima della nascita sara' diagnosticata la morte. Sua madre sa gia' che
partorira', con travaglio, un cadavere. E' per concentrarsi su questo
dettaglio - una variazione sul tema, appunto, della creazione e della
distruzione - che la storia della Cripta d'inverno gira pagina, lascia il
Nilo e torna in Canada sul fiume San Lorenzo.
La vicenda del tempio di Rames e della sua mitica Nefertari,
scientificamente distrutto e profanatamente ricreato, e' solo un mezzo
narrativo, infatti, con il quale Anne Michaels si industria a raggiungere
cio' che da sempre le sta a cuore. Il suo grande tema, il grande "dolore"
(la parola che piu' ricorre nel romanzo) non ancora spento e' quello del suo
incontro personale con la passio ebraica. La perdita della bambina di Jean,
nei dintorni del tempio smembrato di Rames, e la diaspora dei nubiani, sono
solo un passaggio per giungere all'inenarrabile Olocausto e, in particolare,
al massacro nel ghetto di Varsavia. "Le citta', come le persone, nascono con
un'anima, uno spirito del luogo che continua a ripresentarsi, e riemerge
anche dopo la devastazione, una vecchia parola che cerca significato nella
nuova bocca che la pronuncia".
Di fronte a quel dolore, quasi a nulla valgono le numerose pagine di
sofferenze che, nella lunga prima parte del romanzo, si intrecciano
attraverso le narrazioni di Jean e di Avery. Il dolore di Jean che ha perso
la madre da bambina; il dolore di Avery per la morte del padre, un ingegnere
perfetto ma incapace di concepire un paesaggio senza cicatrici tecnologiche;
il dolore di Marina, l'enigmatica madre di Avery (una misteriosa profuga lei
stessa); il dolore dei nubiani; il dolore del Nilo; il dolore dei vecchi
canadesi sulle rive del San Lorenzo, sono le profonde tristezze che, nella
Cripta d'inverno, hanno malinconicamente accompagnato la gestazione della
figlia sfortunata di Jean.
L'Egitto, la Nubia, il Canada, spianano la via a una sorta di redenzione, o
di compensazione, che Michaels cerca di proporre evocando lo spettro della
Polonia dei suoi avi: "questa Varsavia onora Isaiah Michaels", si legge
infatti nei Ringraziamenti. Ed e' a Varsavia che l'autrice ci porta quando
Jean e Avery, resi ormai due estranei, tornano in patria (se c'e' una patria
per questi personaggi cosi' astratti). A Toronto Jean si imbatte nella
testimonianza di quel che accadde a Varsavia durante e dopo la rivolta del
ghetto, avvenuta il 19 aprile 1943. Ben altre macerie si sono accumulate in
quel luogo, questo apprende Jean dall'immigrato Lucjan: ben altre macerie
rispetto ai corpi smembrati del tempio del faraone, e ben altre devastazioni
rispetto a quelle perpetrate sul fiume San Lorenzo, una diversa violazione
inflitta al luogo, "salvato", tuttavia, dopo l'Olocausto, con la
ricostruzione della vecchia Varsavia ad opera della popolazione ebraica
sopravvissuta; ma sotto c'erano corpi bruciati, detriti umani, reperti
cimiteriali.
La cripta d'inverno e' un romanzo fatto di storie: tante, troppe storie. Ed
e' un romanzo materializzatosi dall'ascolto. Anne Michaels ci chiede
l'ascolto della Storia, ci chiede di sintonizzarci con le sorti di coloro
che sono stati barbaramente vinti, e ci dice che la Storia si puo' ricordare
presso le "cripte", il luogo in cui, nei paesi freddi, i morti attendono di
essere sepolti (cosi' fu senza misericordia a Varsavia), quando la terra si
sgelera'. E mentre si sgela, quei morti continuano a raccontarsi, a spargere
"semi", come quelli che Jean si impegna a piantare, o come le spighe di
grano ritrovate nelle cripte dei faraoni, affinche' risorgano per coloro che
sono disposti ad ascoltare. E "se non c'e' nessuno ad ascoltare, le parti di
noi che nascono da quell'ascoltare non entrano mai in questo mondo".
Ascoltare la scrittura molto lirica di Anne Michaels, anche grazie alla
bella traduzione del romanzo, e' sempre gratificante; tra l'altro, alcuni
epigrammi di grande profondita' vengono seminati in questo romanzo
dall'impalcatura referenziale complessa e ambiziosa; ma qualche storia in
meno forse avrebbe reso piu' giustizia alla Storia.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 972 del 13 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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