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Coi piedi per terra. 236
- Subject: Coi piedi per terra. 236
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 5 Oct 2009 08:26:44 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 236 del 5 ottobre 2009 In questo numero: 1. Giancarla Codrignani: Pensando al bene comune 2. Perche' uno stuolo di politicanti favoreggia la commissione di un crimine? 3. Svicoloni 4. Antonella Litta: Il trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute. Contributo al congresso della Federazione italiana medici di medicina generale 5. Dal 10 al 12 ottobre a Roma incontri con i testimoni dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki 6. Guglielmo Ragozzino: Contro l'imposizione delle centrali nucleari le Regioni presentano ricorso alla Corte Costituzionale (1) 7. Guglielmo Ragozzino: Contro l'imposizione delle centrali nucleari le Regioni presentano ricorso alla Corte Costituzionale (2) 8. Manuela Cartosio: Debito ecologico 9. Marinella Correggia: Salviamo i primati 10. Marina Forti: Clima 11. Fulvio Gioanetto: Antartide 12. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo 1. EDITORIALE. GIANCARLA CODRIGNANI: PENSANDO AL BENE COMUNE [Ringraziamo Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at alice.it) per questo intervento. Giancarla Codrignani, presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'Odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005] Ma quante prove vogliono gli italiani? A Giampilieri la vita muore di frane e il governo - e non solo - pensa agli aeroporti e alle grandi opere? e la gente comune dovrebbe continuare a costruire senza controllo del territorio e diventare piu' o meno consapevolmente complice degli interessi di chi dice che portano benessere e ricchezza megaprogetti che devastano l'ambiente e danno meno lavoro che il consolidare le opere di urbanizzazione e il produrre sistemi ecologici? La pieta' per le vittime non puo' farci chiudere gli occhi davanti alla responsabilita' di essere cittadini di un paese il cui malgoverno non viene coperto da presunte fatalita', perche' - come dicono tutti i giornali - si tratta di tragedie annunciate, che e' come dire evitabili. Ci pensino anche i viterbesi solleticati dall'idea dell'aeroporto e con loro tutti quelli che vogliono l'aereo sotto casa: le opere pubbliche vanno giudicate con l'occhio di chi, pensando al bene comune, prepara il proprio bene personale e salva il mondo. 2. EDITORIALE. PERCHE' UNO STUOLO DI POLITICANTI FAVOREGGIA LA COMMISSIONE DI UN CRIMINE? Dopo la disamina acuta e appassionata che il primo ottobre a Viterbo e' stata svolta dall'illustre magistrato Ferdinando Imposimato, anche la persona piu' distratta ora sa una cosa incontrovertibile: che il mega-aeroporto a Viterbo e' illegale. Il grande giurista ed eroico servitore dello Stato lo ha dimostrato con il rigore della dottrina giuridica e la chiarezza dell'argomentazione fondata sui dati di fatto, sui documenti e sulle norme di legge: il mega-aeroporto a Viterbo e' illegale. * Dimostrato che il mega-aeroporto e' un'operazione speculativa insensata ed illegale, nociva per la salute dei viterbesi, distruttiva di preziose risorse naturalistiche, storiche ed economiche, ebbene, come e' possibile che vi sia ancora uno stuolo di politicanti favorevole alla commissione di un siffatto crimine ambientale e sanitario, di una siffatta violazione delle leggi in vigore? Solo ignoranza? Solo irresponsabilita'? O c'e' anche di peggio? * Ripetiamolo una volta di piu': la realizzazione del mega-aeroporto avrebbe come immediate conseguenze: a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che vi si trovano; b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante; c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse termali; d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico che sara' di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri della citta'); e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesanti servitu'; f) uno sperpero colossale di soldi pubblici; g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di salvaguardia presenti nel territorio. Perche' certi politicanti ancora insistono a voler compiere un simile misfatto? 3. LE ULTIME COSE. SVICOLONI Un illustre magistrato come Ferdinando Imposimato dichiara, documenti e leggi alla mano, che la realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo e' illegale. Come risponde la lobby del mega-aeroporto? Silenzio. * Illustri scienziati di diverse discipline (dalla fisica alla chimica, dalla biologia alla medicina...) dichiarano che il mega-aeroporto a Viterbo e' un delitto ambientale e sanitario. Come risponde la lobby del mega-aeroporto? Silenzio. * Illustri personalita' delle istituzioni, della cultura, dell'impegno civile ed ecclesiale (da Luisa Morgantini a Dacia Maraini, da Giovanni Berlinguer a padre Alex Zanotelli) si oppongono con decisivi argomenti al mega-aeroporto a Viterbo. Come risponde la lobby del mega-aeroporto? Silenzio. * Parlamentari rappresentativi di grandi esperienze di impegno per la legalita' come Antonio Di Pietro e Leoluca Orlando si oppongono al mega-aeroporto a Viterbo dimostrandone l'irrealizzabilita'. Come risponde la lobby del mega-aeroporto? Silenzio. * Innumerevoli cittadini viterbesi si oppongono al mega-aeroporto a Viterbo dimostrando che esso sara' una catastrofe per il territorio e per la popolazione. Come risponde la lobby del mega-aeroporto? Silenzio. * Prestigiosi mezzi d'informazione - il "Corriere della sera" con un editoriale in prima pagina del celebre giornalista d'inchiesta Sergio Rizzo - documentano che il mega-aeroporto a Viterbo sarebbe uno sperpero immane di soldi pubblici, una devastazione insensata, una follia amministrativa. Come risponde la lobby del mega-aeroporto? Silenzio. * Il gatto gli ha mangiato la lingua? Eppure di solito i prominenti arruolati nella lobby esternano a tutto spiano, ad alzo zero, a raffica. Ma di fronte alla nuda verita' tacciono, non replicano. Non replicano perche' non possono replicare. Perche' anche loro sanno di avere torto. Anche loro sanno che il mega-aeroporto a Viterbo e' un crimine ed una follia, un'opera speculativa, distruttiva, nociva, fuorilegge. Il ministro Pterodattilo Matteoli, il presidente della Regione Lazio Pterodattilo Marrazzo, il presidente della Provincia di Viterbo Pterodattilo Mazzoli e di Viterbo il sindaco del Comune Pterodattilo Marini perdono il dono della favella, si nascondono, evitano il confronto, svicolano. Bella figura. 4. RIFLESSIONE. ANTONELLA LITTA: IL TRASPORTO AEREO COME FATTORE D'INQUINAMENTO AMBIENTALE E DANNO ALLA SALUTE. CONTRIBUTO AL CONGRESSO DELLA FEDERAZIONE ITALIANA MEDICI DI MEDICINA GENERALE [Il testo che segue e' il contributo predisposto da Antonella Litta per il prossimo congresso della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) che si terra' dal 12 al 17 ottobre 2009. Antonella Litta (per contatti: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it) e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente] Il problema Nell'ultimo decennio il trasporto aereo ha registrato una costante crescita, soprattutto per quanto riguarda il settore del trasporto delle merci e quello dei voli low cost, solitamente legato al turismo definito anche "mordi e fuggi". Solo una minima parte della popolazione mondiale viaggia in aereo mentre le drammatiche conseguenze del surriscaldamento climatico, derivanti anche dal trasporto aereo, si ripercuotono sull'intera umanita' in termini di desertificazione, alluvioni, cicloni, sconvolgimenti climatici cosi' gravi che determinano distruzioni e carestie in aree sempre piu' estese del pianeta. Il trasporto aereo contribuisce in ingente misura alle emissioni totali di anidride carbonica - le stime internazionali piu' accreditate vanno da un minimo dal 3% al 10% - contribuendo cosi' in maniera decisiva all'effetto serra e all'inquinamento dell'aria. Le persone che vivono in prossimita' di scali aeroportuali sono costrette a subire oltre all'inquinamento dell'aria anche quello acustico ed elettromagnetico. Il trasporto aereo si configura cosi' sempre piu' come un rilevante elemento d'inquinamento ambientale e di danno alla salute. Diverse sono le problematiche ambientali e sanitarie legate a questo particolare tipo di mobilita'. * Le emissioni dei motori degli aerei Le emissioni prodotte dai motori degli aerei, alimentati con cherosene (una miscela composta da diversi tipi di idrocarburi), sono simili per composizione a quelle generate dalla combustione di altri carburanti fossili ma contribuiscono fortemente all'effetto serra perche' sono rilasciate direttamente nell'atmosfera: nella parte piu' alta della troposfera e in quella piu' bassa della stratosfera e per questo sono ancora piu' dannose. Queste emissioni, costituite da gas e polveri, alterano la concentrazione dei gas serra naturali, a cominciare dall'anidride carbonica (CO2), l'ozono (O3) e il metano (CH4); innescano la formazione di scie di condensazione e aumentano gli addensamenti di nubi contribuendo fortemente anche in questa maniera al surriscaldamento climatico. Il particolato (PM) derivato dalle emissioni dei motori gioca un ruolo sempre piu' importante nel dibattito sul danno da trasporto aereo all'ambiente, agli ecosistemi e alla salute delle persone, soprattutto di quelle che vivono in aree prossime agli aeroporti: infatti il quantitativo maggiore di particolato, polveri sottili ed ultrasottili, viene prodotto proprio nelle fasi di decollo ed atterraggio, e anche dall'attrito delle gomme e dei freni degli aerei nella fase di atterraggio. E' ormai ben documentato da una vastissima e rigorosa documentazione scientifica che il PM fine ed ultrafine penetra attraverso tutte le barriere e membrane organiche, compresi i nervi cranici, la barriera ematocerebrale, la placenta, gli endoteli, le membrane plasmatiche, raggiungendo i nuclei cellulari col proprio carico di metalli pesanti ed altri fattori cancerogeni, interferendo cosi' con i sistemi di riparazione del Dna e con i meccanismi dell'espressione genica. Ormai innumerevoli studi scientifici dimostrano che queste forme di inquinamento da polveri sono correlate a gravi malattie: respiratorie, cardiovascolari, cronico-degenerative (Alzheimer, Sclerosi Laterale Amiotrofica, Sclerosi Multipla), endocrine e tumorali. Un incremento nella concentrazione atmosferica del PM 2.5 micron di diametro comporta un incremento parallelo della mortalita' per malattie cardiovascolari nella popolazione esposta. Attualmente cio' che piu' allarma epidemiologi e pediatri in tutto il mondo concerne la possibilita' che il danno genetico indotto dalla presenza delle nanoparticelle (polveri del diametro di un millesimo di micron), possa colpire le cellule germinali materne o paterne (causando la possibile trasmissione alle successive generazioni di lesioni e patologie anche gravi) o direttamente il feto nel momento piu' delicato del suo sviluppo. * L'inquinamento acustico Le zone prossime ad un aeroporto sono sottoposte all'inquinamento acustico generato dalle fasi di avvicinamento, atterraggio e decollo degli aerei, e dal connesso traffico veicolare. Il rischio di contrarre patologie cardiovascolari, insonnia e disturbi delle fasi del sonno, irritabilita', astenia, disturbi del sistema endocrino, del sistema digestivo e dell'udito e' elevatissimo come ormai noto da moltissimo tempo e dimostrato scientificamente. Ben documentati sono anche i disturbi dell'apprendimento e della memoria in studenti che frequentano scuole ubicate in aree sottoposte ad inquinamento acustico. * L'inquinamento elettromagnetico I sistemi radar delle torri di controllo e quelli a bordo degli aerei insieme alle antenne di radiotrasmissione ed ai sistemi elettromagnetici utilizzati per i controlli di sicurezza producono inquinamento elettromagnetico e i lavoratori e i residenti in aree prossime agli aeroporti possono essere esposti ad effetti di sommazione di campi elettromagnetici provenienti da piu' fonti: antenne di telefonia, cavi elettrici ad alta tensione, linee elettriche delle ferrovie etc. Questo particolare tipo di inquinamento, soprattutto quello legato alla presenza degli aeroporti, e' sicuramente il meno studiato e se ne sa ancora poco. * La difesa del diritto alla salute Lorenzo Tomatis, gia' direttore dell'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (Iarc) e presidente dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) affermava: "tutti gli esseri umani sono responsabili dell'ambiente, e i medici lo sono due volte". Lorenzo Tomatis era un medico, scienziato e scrittore ma soprattutto un uomo giusto ed onesto. Un ricercatore indipendente che ha posto rigore e verita' come fondamento di ogni sua ricerca e conclusione scientifica. Egli ha sostenuto e dimostrato nella sua lunga attivita' di ricerca che la maggior parte delle malattie deriva dall'interazione tra fenomeni di inquinamento ambientale e genetica umana. Questa certezza e consapevolezza e' stata recepita anche nel nuovo Codice di deontologia medica che all'articolo 5 afferma: "Il medico e' tenuto a considerare l'ambiente nel quale l'uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini. Il medico favorisce e partecipa alle iniziative di prevenzione, di tutela della salute nei luoghi di lavoro e di promozione della salute individuale e collettiva". Quindi noi medici siamo chiamati ad un ruolo di responsabilita' nella tutela e salvaguardia dell'ambiente proprio come primo intervento per la difesa della salute di tutte le persone. Dobbiamo considerare il trasporto aereo inconfutabilmente un fattore di rischio e danno alla salute e all'ambiente, che pertanto deve essere costantemente studiato, monitorato nei suoi effetti e soggetto a programmi e politiche di contenimento e riduzione a vantaggio del trasporto su rotaia e per mare. * Approfondimenti e bibliografia sul sito www.coipiediperterra.org 5. INCONTRI. DAL 10 AL 12 OTTOBRE A ROMA INCONTRI CON I TESTIMONI DEI BOMBARDAMENTI ATOMICI DI HIROSHIMA E NAGASAKI [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo] La "Peace Boat" ("Nave della pace") e' un'organizzazione non governativa (Ong) nata in Giappone ma di dimensione internazionale, attiva dal 1983 per promuovere la pace e la sostenibilita' attraverso viaggi di pace a bordo di grandi navi per passeggeri. A questi viaggi invitano alcuni sopravvissuti ai bombardamenti atomici del 1945 (gli "Hibakusha", la maggior parte erano allora bambini a Hiroshima e Nagasaki) per dare una personale testimonianza sui tragici effetti dei bombardamenti atomici e per sollecitare il disarmo nucleare. Un primo viaggio di questo tipo si tenne alla fine del 2008, con la partecipazione di cento Hibakusha. Grazie al successo dell'iniziativa e' stato organizzato un secondo viaggio (il 67mo della "Peace Boat") che e' partito dal Giappone alla fine di agosto con a bordo dieci "Hibakusha". Durante questo viaggio visitano ventuno paesi dove si svolgono incontri e dibattiti con le organizzazioni locali, con rappresentanti della societa' civile, con scuole, con esponenti politici e con gruppi impegnati per la pace e il disarmo nucleare. La tappa italiana del viaggio prevede l'arrivo della nave a Civitavecchia la mattina del 10 ottobre. Gli Hibakusha saranno accompagnati a Roma in pullman. Con loro saranno interpreti e responsabili della "Peace Boat" (l'intero gruppo sara' di circa venti persone). Il pomeriggio del 12 ottobre ripartiranno da Civitavecchia. Sabato 10 ottobre, alle ore 15, gli Hibakusha saranno ricevuti in Campidoglio dai consiglieri Paolo Masini e Athos De Luca, nella Sala del Carroccio dove ci sara' un incontro pubblico con interviste e testimonianze. Domenica 11 ottobre, alle ore 15, nel salone della Comunita' di base di San Paolo, in via Ostiense 152/B, assemblea pubblica con gli Hibakusha. Lunedi' 12 ottobre: incontro degli Hibakusha con gli studenti di una scuola. * Promuovono: Adista, Carta, Cipax - Centro interconfessionale per la pace, Comunita' di base di San Paolo, Confronti, Fondazione Lelio Basso, Noi donne, Religions for peace. * Per informazioni: Cipax, Via Ostiense 152, 00154 Roma, tel. 0657287347, e-mail: cipax-roma at libero.it, sito: www.cipax-roma.it 6. NUCLEARE. GUGLIELMO RAGOZZINO: CONTRO L'IMPOSIZIONE DELLE CENTRALI NUCLEARI LE REGIONI PRESENTANO RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE (1) [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 settembre 2009 col titolo "Nucleare. Territori scavalcati. Nessuno vuole l'atomo" e il sottotitolo "Sono cinque le Regioni contrarie"] Una corsa contro il tempo. La legge 99 del 23 luglio 2009, su "Sviluppo, internazionalizzazione delle imprese ed energia", pubblicata il 31 luglio, poteva essere impugnata dalle Regioni entro due mesi. Trascorso il periodo, il governo avrebbe deciso in totale autonomia dove collocare le sue otto/dieci centrali nucleari, i famosi siti, oggetto di preoccupazioni dei cittadini. Non finira' cosi'. Cinque Regioni: Calabria, Toscana, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna hanno impugnato la legge e nelle prossime ore altre lo faranno. Nella dichiarazione di Vasco Errani, governatore dell'Emilia Romagna che si e' unito per ultimo alla lista dei ricorrenti compare il concetto di "intesa forte" che si deve stabilire tra Stato e Regione, nel rispetto del ruolo e della funzione di entrambi, in via preliminare a ogni autorizzazione. "Non e' possibile che l'eventuale contrarieta' di una Regione ad accogliere un impianto possa essere considerata alla stregua di un semplice parere non vincolante. Per questo abbiamo deciso il ricorso alla Corte". Iinsomma, in tema specifico nucleare l'Emilia Romagna non dice ne' si' ne' no. Gli ambientalisti avranno il loro da fare per orientare e convincere tutti. Il governo ha fatto un errore di faciloneria. Si e' fidato troppo della disattenzione delle ferie. Non ha tenuto conto della presenza delle associazioni ambientaliste, Wwf, Legambiente, Greenpeace che l'11 settembre hanno inviato una lettera di dodici righe ai presidenti delle Regioni e agli assessori all'Energia e all'Ambiente per ricordare loro che la legge avrebbe escluso i territori da loro amministrati dalla scelta dei siti; e che avrebbero anche dovuto sopportare l'affidamento a imprese private senza avere voce in capitolo, tranne un parere non vincolante in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni. Il Governo aveva anche pensato di sondare il terreno con una serie di indiscrezioni sulle aree da utilizzare per le centrali e per la discarica finale delle scorie nucleari, facendo seguire a ogni indiscrezione una smentita. Pensava di causare sufficiente sconcerto, evitando contrasti da parte delle Regioni: seminare il dubbio e irridere alle preoccupazioni "immotivate", mettendo tutti contro tutti. La sollecitazione degli ambientalisti conteneva due punti chiave: per legge, l'iter avrebbe scavalcato il "territorio", ridotta la possibilita' d'informazione dei cittadini, rischiato di militarizzare gli impianti la cui localizzazione sarebbe stata decisa, prevedibilmente, nei fatti, da operatori privati. Con il secondo punto si richiamavano le Regioni a decidere rapidamente, perche' i termini di un possibile ricorso da parte loro alla Corte costituzionale erano in scadenza. Comunque la pensassero, in ordine alle centrali nucleari, toccava a esse Regioni il compito di tutelare la democrazia del paese e la trasparenza della procedura. La decisione della Corte nel conflitto sollevato dalle Regioni non sara' presa in un lasso di tempo breve. Non, con tutta probabilita', prima delle elezioni regionali di primavera. Al momento del voto vi saranno candidati contrari al nucleare in Regione e altri favorevoli, oppure accusati - e questo sara' ancora peggio - di non avere aperto bocca, di non avere difeso il territorio con abbastanza coraggio. Ma si pensi al caso della Sardegna, dove si e' gia' votato per le elezioni regionali. Nell'isola circolano le voci piu' feroci, riportate per esempio da "La nuova Sardegna" del 9 settembre. Partendo dal presupposto che la Sardegna e' l'area piu' stabile dal punto di vista sismico, le si attribuiscono tre se non quattro centrali nucleari, tutte "quelle che il governo intende costruire, anche se poi bisognerebbe risolvere il problema del trasferimento dell'energia". ma come e' ovvio la Sardegna, a partire dalla sua amministrazione regionale di destra, non accetta il ruolo di sfogo nucleare ed elettrico per tutta l'Italia continentale. 7. NUCLEARE. GUGLIELMO RAGOZZINO: CONTRO L'IMPOSIZIONE DELLE CENTRALI NUCLEARI LE REGIONI PRESENTANO RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE (2) [Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 settembre 2009 col titolo "I ricorsi" e il sommario "No da sette Regioni. Un fronte anti-nuke. Umbria e Lazio alla Consulta, in Veneto Lega contro Galan"] Le Regioni contrarie alla ripartenza del nucleare in Italia crescono di numero: alle prime cinque, Calabria, Liguria, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna che hanno dichiarato l'intenzione di voler impugnare la legge 99, si e' aggiunta ieri l'Umbria, con una netta presa di posizione. Il Lazio dal canto suo varera' la delibera venerdi', con la riunione di giunta, secondo la dichiarazione di Filiberto Zaratti, l'assessore all'ambiente. Molto preoccupato per la probabile scelta di Montalto di Castro da parte del governo, Zaratti ricorda che essa andrebbe contro la nuova vocazione per le rinnovabili da parte di quella popolazione. "Forzare sull'avventura nucleare per la localizzazione delle centrali e' un caso di inaudita gravita' politica e sociale, con uno scontro tra governo e enti locali che rappresentano direttamente la popolazione". Rimane ancora qualche giorno per le altre Regioni che vogliano unirsi al gruppo, perche' la scadenza e' il 30 settembre. E' prevedibile che Regioni come Basilicata, Puglia, Campania, si muoveranno nella stessa direzione. Nichi Vendola, governatore pugliese, ha dichiarato il 12 settembre: "Chiediamo al governo di essere esentati persino dai preliminari di una discussione sul nucleare perche' il nostro no in questo caso non e' negoziabile". In una situazione di difficile resistenza contro un brutto governo, in Italia, le associazioni ambientaliste Legambiente, Wwf, Greenpeace, hanno lavorato bene, d'accordo tra loro, studiando le questioni e con la capacita' di informare e di fare opera di convincimento. Un buon lavoro politico. Una certa difficolta' imprevista e' stata la mancata risposta dei grandi giornali. Come se si fossero passata la voce, ieri hanno deciso di non nominare il nucleare italiano, i siti, le regioni, la Corte costituzionale. Per una volta, noi del "Manifesto" avremmo preferito non essere soli o quasi nella nostra cronaca. Ma non disperiamo; chi ieri e' stato a vedere, "lottera' con noi domani", come diceva una vecchia canzone. Il caso si complica per le Regioni con governi di destra. Se si esclude la Lombardia, con una netta scelta nucleare, almeno in via di principio, altre, dal Veneto alla Sardegna, sono in un busillis assai complesso: non vogliono scontentare il premier e il di lui ministro per lo sviluppo, ma sanno che la popolazione la pensa diversamente. Per esempio, in Veneto, la Lega. Questa inorridisce all'idea di una centrale a Chioggia, a Porto Tolle, a Marghera che sono poi le localita' prese di mira. "Il Veneto ha gia' dato" ha proclamato Roberto Ciambetti, capogruppo leghista in Regione, sentito dal "Gazzettino", per poi scagliarsi contro i "poteri forti", il che va sempre bene, salvo chiarire volta per volta quali siano. Il giorno 16 settembre si e' arrivati a un voto su una risoluzione del Pd improntata a un rilancio delle energie rinnovabili e con una richiesta di un'ampia consultazione della cittadinanza nel caso di attribuzione al Veneto di una centrale. Il voto sulla risoluzione ha visto 19 si', 18 no e 8 astensioni da parte della Lega. L'astensione conta come no e quindi la risoluzione Pd e' stata respinta, ma e' risultato chiaro a tutti che la Lega e' contro le centrali nucleari. Per meglio dire, e' a favore, ma in un altro posto, non in Veneto. C'e' poi il caso sardo. Ugo Cappellacci, il presidente della giunta regionale, "ha giurato 'mi farei incatenare' qualche mese fa"; cosi' riferisce "La Nuova Sardegna" di ieri. Da quando si e' rafforzata la voce che la Sardegna e' l'unica o quasi tra le regioni a non correre rischi di terremoti "essendo stabile da un punto di vista sismico" (Enzo Boschi, in un'audizione in Senato) e quindi a essere la prima favorita nella gara nucleare, l'isola e' in fermento. Nei prossimi giorni verra' discussa una risoluzione della sinistra locale, per misurare le contraddizioni del governatore. In Sicilia, Friuli, Abruzzo i governi regionali sono a favore del nucleare, ma e' anche vero che i territori sono anche quelli che hanno subito terremoti devastanti negli ultimi decenni. Come direbbe Ciambetti, anch'esse, tutte, hanno gia' dato. 8. TERRA. MANUELA CARTOSIO: DEBITO ECOLOGICO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 settembre 2009 col titolo "Debito ecologico stabile"] Il "giorno del debito ecologico" segna il momento in cui l'umanita' ha consumato le risorse naturali che, se usate in modo sostenibile, dovrebbero bastare per l'intero anno. Quest'anno, secondo i calcoli del Global Footprint Network, il giorno spartiacque e' stato il 25 settembre. Nel 2008 era caduto il 24 settembre. Il guadagno irrisorio, secondo la britannica New Economics Foundation, evidenzia che la crisi economica non ha avuto un effetto macroscopico sui consumi globali sia di merci che di natura. Una ragione in piu', sostiene il think tank ambientalista, per respingere la ricetta anticrisi che va per la maggiore: si rilancino i consumi e l'economia ripartira' a razzo. Per consumare sempre di piu' si e' costretta la gente a indebitarsi con le banche. Cio', oltre a portare il sistema finanziaro sull'orlo del collasso, ha accelerato la dilapidazione delle risorse naturali. Se l'ecosistema fara' bancarotta, avverte la Nef, nessun investimento governativo riuscira' a porre rimedio. Dunque, invece di tornare al business as usual, "occorre che i paesi ricchi modifichino radicalmente i loro consumi". Fatte queste premesse di principio, il report della Nef cita alcune piccole ma impressionati storture del nostro modo di consumare. Una e' il "boomerang trade": paesi che simultaneamente esportano e importano gli stessi prodotti. La Gran Bretagna importa dall'Egitto 22.000 tonnellate di patate all'anno e ne esporta 27.000 verso il paese africano. 5.000 tonnellate di carta igienica partono dalla Gran Bretagna alla volta della Germania, quasi altrettante fanno il percorso inverso. Il costo del trasporto lo pagano sia i consumatori che la Terra. La Nef contrasta l'idea che il genere umano e il pianeta si salveranno solo con un drastico calo delle nascite (una tesi, per restare al nostro orto, cara al professor Sartori che non dorme di notte pensando ai miliardi di cinesi e di indiani che pretendono d'avere il loro frigorifero e la loro macchinetta). Contenere e riorientare i consumi e' dovere soprattutto dei ricchi. Basti ricordare che alle quattro di mattina del 2 gennaio lo statunitense medio ha gia' emesso la quantita' di anidride carbonica che un abitante della Tanzania produce in un anno intero. Un suddito della Regina Elisabetta raggiunge l'americano alle sette di sera del 4 gennaio. Il Global Footprint Network stima che all'inizio degli anni Sessanta veniva consumata grosso modo la meta' della biocapacita' del pianeta. Nel 1986 per la prima volta abbiamo esaurito in un anno tutto quello che la Terra e' in grado di produrre e rigenerare. Dopo, il giorno del debito ecologico e' arretrato a rotta di collo: 21 novembre nel 1995, 2 ottobre nel 2005. Ora siamo al 25 settembre. Senza drastici correttivi, nel 2030 il giorno fatidico sara' il primo luglio. Stiamo consumando il 40% in piu' di cio' che la terra produce. Avanti di questo passo, nel 2050 avremo bisogno di un pianeta "parallelo" da cui rifornirci. Gia' oggi, se i sei miliardi di umani vivessero secondo gli standard Usa, di pianeti supplementari ne servirebbero 4 o 5. In trent'anni la biodiversita' e' calata del 30%, ogni anno spariscono 13 milioni di ettari di foreste, consumiano il 75% di pesce in piu' di quello che i mari riescono a riprodurre. Pur non avendo ristretto la nostra impronta ecologica, la recessione un effetto collaterale positivo l'ha avuto: ha fatto abbassare del 2,6% le emissioni di CO2. Tutta salute per il clima, a patto che la riduzione non venga presa come alibi per ritardare o cancellare l'uscita dai combustibili fossili. 9. TERRA. MARINELLA CORREGGIA: SALVIAMO I PRIMATI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 settembre 2009 col titolo "Tristi primati"] "Salviamo i primati" e' un video scioccante, diffuso nel quadro della campagna internazionale lanciata da Animal Defenders International (Adi) e a livello italiano dal network Agire ora, per fermare la sperimentazione sulle scimmie nei laboratori d'Europa e del mondo. Il film mostra animali selvatici spaventati e sotto shock - fra questi le scimmie gufo, primati notturni dai grandi occhi marroni - strappati dagli alberi, imprigionati in piccole gabbie e trasportati anche su lunghe distanze fino ai laboratori, dove sono sottoposti a esperimenti dolorosi, spesso a ripetizione di quanto gia' noto. Il video mostra pero' anche gli esempi di metodi alternativi moderni, scientifici e, udite udite, molto meno costosi. Del resto, anche rapporti pubblicati sul "Journal of the American Medical Association" e sul "British Medical Journal" hanno criticato gli esperimenti sui primati, facendo notare che essi sbagliano in modo grossolano nello stabilire la sicurezza e l'efficacia dei farmaci sugli umani. In Europa la campagna "Salviamo i primati" ha lo scopo di far pressione sul Consiglio dei ministri dell'Ue, che a meta' ottobre sottoporra' a revisione la Direttiva Europea 86/609 sulla sperimentazione animale. La Commissione Europea ha proposto alcune restrizioni sull'uso dei primati negli esperimenti e un giro di vite sulle catture dei primati in natura da parte delle aziende che riforniscono i laboratori europei. A sostegno di queste modifiche, e' possibile firmare la petizione on-line al Parlamento europeo e al Consiglio dei ministri (http://www.adinternational.org/petitions/?a-sign&l-it&pid-1). Quel che si chiede fra l'altro e' che tutti gli esperimenti siano autorizzati da parte dei governi con un processo giustificabile al pubblico, indipendente e trasparente, che il permesso sia concesso solo dopo aver preso in considerazione tecniche sostitutive; che sia bandito l'uso delle grandi scimmie e dei primati selvatici catturati; che si crei un centro europeo per la definizione di alternative agli esperimenti sugli animali; che ci siano standard europei per l'allevamento e la cura degli animali, in linea con i bisogni etologici degli animali stessi. Intanto negli Stati Uniti e' stato nuovamente sottoposto al Congress il "Great Ape Protection Act" (Protezione delle grandi scimmie), una proposta di legge che impedirebbe la ricerca sui primati, in particolare gli scimpanze', smetterebbe di finanziare gli allevamenti federali di primati e affiderebbe a rifugi permanenti quelli che si trovano nei laboratori, "in gabbie piccole come tavoli da cucina", denuncia la primatologa Debra Surham, del Physicians Committee for Responsible Medicine (Pcrm). Un numero crescente di paesi sta mettendo al bando gli esperimenti sui primati. Alcune organizzazioni per la salute umana e altre per il benessere animale si sono unite ai timori dei residenti nell'isola di Portorico, rispetto al progetto di un nuovo allevamento di primati a Guayama. La compagnia specializzata nella fornitura di scimmie cavia e' la Bioculture, con base alle isole Mauritius; vende in diverse parti del mondo macachi dalla lunga coda anche catturati in natura. Se alcuni di questi riuscissero a scappare dall'allevamento a Guayama, si replicherebbero i danni alle colture e alla fauna indigena provocati da altre specie non autoctone, le scimmie pata e rhesus, scappate anni fa da un altro laboratorio - considerato anch'esso a prova di fuga - e poi moltiplicatesi in colonie. A Guayama, anche l'inceneritore delle scimmie una volta "sperimentate" non e' visto di buon occhio. 10. TERRA. MARINA FORTI: CLIMA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 settembre 2009 col titolo "La crisi fa bene al clima"] C'e' un "effetto collaterale" positivo nella crisi delle grandi economie mondiali? Tutto sommato si', e lo sottolinea l'Agenzia internazionale per l'energia (Aie): la recessione ha prodotto un "significativo declino" delle emissioni di anidride carbonica, uno dei principali gas "di serra" responsabili del riscaldamento dell'atmosfera terrestre. Il motivo e' quasi ovvio: cala la produzione industriale, quindi l'uso di combustibili fossili, quindi le relative emissioni di CO2. Secondo i calcoli degli economisti dell'Aie, nel 2009 le emissioni di anidride carbonica attribuibili ad attivita' umane saranno diminuite complessivamente del 2,6%, e questo e' il calo piu' drastico degli ultimi 40 anni - ben piu' drastico di quello registrato nel 1981, quando shock petrolifero e crisi economica si tradussero in una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica del 1,3%. Il calo della produzione industriale e' la ragione principale del declino delle emissioni, ma non l'unico: lo studio dell'Aie aggiunge che diversi progetti di nuove centrali energetiche a carbone sono stati accantonati o rinviati, un po' perche' e' scesa la domanda e un po' per mancanza di finanziamenti. E poi, dicono, si comincia a vedere l'effetto delle politiche dei governi per tagliare le emissioni: circa un quarto del calo delle emissioni registrato, dicono, e' attribuibile a regolamentazioni, e anche questo e' senza precedenti. In particolare, il "merito" va alle regolamentazioni varate in Europa per attenersi all'obiettivo di tagliare le emissioni del 20% entro il 2020, alle misure di efficenza energetica varate dalla Cina e ai nuovi standard di efficenza energetica adottati negli Usa per le automobili. Quello dell'Agenzia internazionale per l'energia e' il primo studio sull'impatto della recessione sul clima, ed e' un'anticipazione del suo rapporto annuale sull'energia (World energy outlook), che sara' pubblicato il 10 novembre. E' un'anticipazione piu' che attuale: proprio oggi il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon presiedera' un Forum mondiale sul clima a cui parteciperanno i leader mondiali, e c'e' attesa per quanto potranno annunciare da un lato il presidente Usa Barack Obama, dall'altro il presidente cinese Hu Jintao, due paesi determinanti nella politica del clima. Tutto questo mentre e' cominciata la fase finale dei negoziati in vista del vertice Onu sul clima nel prossimo dicembre a Copenhagen, che dovrebbe portare a un trattato che sostituisca quello di Kyoto (l'Aie preannuncia altri dettagli sul calo delle emissioni per il 6 ottobre, a margine di una nuova tornata di negoziati Onu sul clima in preparazione di Copenhagen). Dunque la crisi economica ha questo "effetto collaterale". Ha pero' anche altri potenziali effetti sulle politiche del clima, e molto meno positivi: ad esempio quello di far calare gli investimenti in energie rinnovabili come il solare e l'eolico, che invece sono tra i capisaldi di una transizione a una economia "low carbon", con basse emissioni di carbonio. Insomma: il mondo deve usare il calo indotto dalla crisi come "una opportunita'", sostiene il capo degli economisti dell'Aie, Fatih Birol, e a partire da questo dato di fatto rilanciare la lotta globale contro il cambiamento del clima, "invece di lasciare che le emissioni tornino a salire come dopo altri periodi di recessione", dice in una intervista con l'agenzia Reuter. "Questo calo delle emissioni e degli investimenti in combustibili fossili avra' un significato solo se un accordo a Copenhagen lancera' un segnale agli investitori", dice Birol. 11. TERRA. FULVIO GIOANETTO: ANTARTIDE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2009 col titolo "L'invasione antartica"] Da tempo ricercatori ed ecologisti mettono in guardia contro i rischi e i danni ambientali di breve e lungo periodo provocati dal massiccio e crescente turismo nei Poli. Il turismo nella remota Antartide e' iniziato alla meta' degli anni '90. Motivati dalla curiosita', dalla voglia di avventura e dal desiderio di conoscere un continente unico dagli indimenticabili paesaggi, finora lo hanno visitato circa 300.000 turisti (soprattutto statunitensi, inglesi, australiani e neozelandesi). Il successo del documentario "La marcia dei pinguini" ha avuto il (de)merito di decuplicare le visite dei curiosi in pochi anni. Cosi', riferisce la Coalizione dell'Antartico e dell'Oceano del Sud (Asoc) che rappresenta duecento associazioni ambientaliste, solo l'anno scorso hanno calpestato il suolo antartico in circa 50.000: 40% statunitensi, 50% fra inglesi, australiani, neozelandesi, 10% europei continentali (www.asoc.org/portals/o/tourismsolution.pdf). Gli impatti ambientali diretti provocati da questo costante flusso turistico, anche se in parte controllato dalle stesse compagnie turistiche, sono molto grandi. Intanto per arrivare li'. Un recente rapporto finanziato dal Ministero della Scienza spagnolo e dalla Fondazione Abertis segnala che per ciascun visitatore, il "pacchetto" di emissioni di gas serra supera le 4 tonnellate: si tratta in genere di lunghissimi viaggi in aereo. E in loco, i turisti hanno un'ampia scelta di divertimenti: sciare, fare kayak, correre sulle motonevi, paracadutismo, sorvolare le distese ghiacciate in elicottero, farsi fotografare schiamazzanti in mezzo ai pinguini. Con danni evidenti: alterazione del tappeto di muschi, alghe e licheni esistente in alcune aree, erosione e compattamento dei suoli. Nel caso di alcune specie di muschi poi, e' stato calcolato che solamente il danno della pressione esercitata da una scarpa richiederebbe duecento anni perche' il muschio possa riprendersi. Inoltre i visitatori possono portare in loco sotto le suole spore o semi di specie invasive, che riescono a espandersi in un ambiente sempre meno freddo. Ci sono poi anche i rischi dei possibili incidenti. Come quello della nave crociera Mv Explorer che nel novembre 2007 affondo' presso l'isola King George (i 150 passeggeri furono recuperati). Alcuni ricercatori, fra cui il geofisico spagnolo Marti' Boada, ritengono che sia giunto il momento di applicare almeno un'ecotassa di 10 dollari per turista, con la quale si aiuterebbe a finanziare studi e programmi destinati a evitare il deterioramento dell'ecosistema polare. Inoltre occorrerebbe definire e delimitare alcune aree che necessitano di una protezione ed un'attenzione ecologica specifica, oltre a iniziare a ripristinare le aree gia' frequentate e alterate dall'afflusso dei turisti. Inoltre si propone di incrementare la formazione delle guide turistiche: esse sono cruciali per evitare che i visitatori che accompagnano, perfino quelli motivati da intenzioni naturalistiche e scientifiche, arrechino danni ancora maggiori al fragile ecosistema antartico. Secondo le norme internazionali, l'Antartide e' uno spazio terrestre "patrimonio dell'umanita'" che non appartiene teoricamente a nessun governo e dove sono proibite installazioni ed esercitazioni militari. Finora 47 stati hanno installato basi (non militari), centri di ricerca, stazioni di monitoraggio meteorologico, ecologico e geologico, e anche pozzi di perforazione nell'incessante ricerca di risorse minerarie. Un esempio e' la base Rothera, dove la Gran Bretagna mantiene permanentemente un personale di 100 addetti. 12. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 236 del 5 ottobre 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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