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Legalita' e' umanita'. 57
- Subject: Legalita' e' umanita'. 57
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 3 Oct 2009 17:04:32 +0200
- Importance: Normal
===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 57 del 3 ottobre 2009 In questo numero: 1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 3. Cosa fare 4. Francesco Ciafaloni: Ieri e oggi, migranti 1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94 Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO Alla Procura della Repubblica di ... Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione dei carabinieri. Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 4. UNA SOLA UMANITA'. FRANCESCO CIAFALONI: IERI E OGGI, MIGRANTI [Dal mensile "Lo straniero", n. 118, ottobre 2009] Mi e' capitato di incontrare in tram, a Torino, da porta Palazzo verso il Po, una signora, molto nera, con quattro bambini, tre maschietti e una femminuccia, diciamo cinquenni. Anche loro molto neri e ricci. I bambini hanno una eta' troppo simile per essere fratelli. E' possibile che la signora, che e' piuttosto bella e, direi, elegante, come le persone giovani e ben fatte, che portano bene i vestiti, sia la madre della bambina e che sia di turno a riprendere anche i bambini delle amiche all'asilo. I bambini ne fanno di tutti i colori. Parlano fittamente tra loro, in italiano, con un leggero accento torinese. Cantano filastrocche, quelle che imparano a scuola, in italiano. Fanno l'esercizio, che potrebbe essere mortale per uno della mia eta', di mettersi in fila, con le spalle rivolte al moto del tram, e di restare immobili quando il tram frena. Cioe' devono indovinare quando la frenata sta per arrivare e piegarsi un po' in avanti per riuscire a non fare passetti all'indietro. E non cadere naturalmente. Ma questo, basta guardarli un po', per loro non e' neppure un rischio. Non cadrebbero neppure se il tram finisse contro un muro. Poi si mettono a fare girotondi, ridono, saltano. La bambina ride e si muove piu' di tutti. Si mette a fare una vera e propria danza di guerra. La madre decide di intervenire. "Be quiet! Sit down!". Probabilmente sono ghanesi, istruiti, perche' il ghanese parlato a Torino e' quasi inglese per gli istruiti e si riempie di vocaboli non anglosassoni al diminuire dell'istruzione formale. I nigeriani a Torino parlano pidgin o edo, o altro, e sono piu' chiari. La bambina si mette in ginocchio sul sedile e continua la danza di guerra cosi'. La madre: "Sit down! Properly!". La bambina fa tutte le contorsioni compatibili con una interpretazione molto lassista di properly, continuando a ridere e parlare. In italiano, naturalmente. La madre non dice una sola parola in italiano. I bambini parlano solo in italiano, con accento torinese, ma evidentemente capiscono l'inglese-ghanese. A Chieri, paese vicino a cui abito e dove vado il sabato a comprare il pane e la frutta al mercato, quasi nessuno parla italiano quando e' in gruppo con gli amici, soprattutto se e' di una certa eta'. Le venditrici, che sono contadine del posto, parlano chierese stretto; le clienti rispondono in chierese, se sono locali, o in italiano se sono romene, moldave, marocchine, meridionali. Nei capannelli i baresi parlano barese, i moldavi parlano moldavo. Per i matrimoni i moldavi si vestono col vestito buono, con la giacca e senza cravatta, come noi quando eravamo contadini. Come una foto di Sanders. La panettiera, molto miope e di una certa eta', parla fittamente in chierese con le amiche, che si esercitano in complessi racconti di storie di vita, oltre che nei trenta modi di specificare la qualita' del grissino - "bin coeit, poc coeit, eccetera". Quando esercita la sua funzione professionale pero' parla in italiano con tutti, anche con le amiche. La cliente paga. La panettiera: "Grazie". La cliente amica: "Grassie a chila". Panettiera: "Dovere e piacere". Amica: "Propri parei". Letteralmente "proprio cosi'", cioe' "ben detto, cosi' si dice". La panettiera tratta con molta gentilezza gli invalidi di un ospizio vicino, che vengono con il foglietto scritto e non sono in grado di contare i soldi. Fa rispettare l'ordine di arrivo, li aiuta. Ci vado anche per questo, oltre che per la varieta' cromatica e linguistica dei clienti, che mi mette sempre una grande allegria: madri marocchine col fazzoletto e bambine ricciutissime; poderose signore romene con la figlia che va al liceo scientifico. E poi c'e' un pane ottimo. Chieri e' un polo dell'immigrazione romena. L'ultimo concorso all'ospedale lo hanno vinto quasi solo infermiere romene, incluso un gruppo che conosco e che e' stato ferocemente truffato da una intermediaria romena e da uno italiano, che le hanno convinte a costituire uno studio infermieristico. Gli intermediari raccoglievano i soldi per i contributi Inps, Inail, per l'Ordine, per le tasse, ma se li tenevano loro. E lo studio infermieristico e' come uno studio di avvocati: la responsabilita' e' personale non del commercialista. I soldi non li rivedranno mai. Siamo "in questo mondo libero". O no? Loro pero' non si sono vendicate. Hanno vinto il concorso appena il loro paese e' entrato nella Ue; hanno stretto i denti; ricongiunto le famiglie; non vogliono piu' neppure ricordare il passato. Pagano le tasse e i contributi una seconda volta, a rate. Hanno fatto causa tutte perche' qualcuna di loro e' senza famiglia, piu' giovane e battagliera, e vuole tenere il punto che non bisogna rubare ne' farsi derubare. Ma non si aspettano nulla. A questo mondo ti fregano. Si sa. Come l'infermiera moldava, vicina ai sessanta, ortodossa, col fazzoletto incrociato davanti, il lembo destro a sinistra quello sinistro a destra, come le marocchine, col suo diploma bilingue, russo e moldavo, in cirillico, e la falce e martello, che nessuno le riconoscera' mai. Per avere qualche possibilita' dovrebbe chiedere il riconoscimento dalla Moldavia, attraverso l'ambasciata italiana, che impiega secoli. Ha un figlio operato al cervello, con un drenaggio continuo e dolori forti, con metastasi irrimediabili. Qui una associazione caritativa glielo tiene in un posto tranquillo, con un giardinetto interno, la sedia a rotelle, l'assistenza della madre e le iniezioni antidolorifiche. In Moldavia farebbe una fine disumana. Lei, per mantenere se' e il figlio, fa la badante e la serva; e l'infermiera, pagata da serva. Restera' fino a quando il figlio avra' vita. Sembra la pieta' che hanno messo al posto della fiamma eterna, dopo la caduta del muro, nella Hauptwache, a Berlino. Sempre a Chieri, l'aiutante del mio barbiere e' una ragazza romena. Ha cominciato un paio di anni fa, lavando i capelli e spazzando per terra. Poi ha imparato, anche facendo un corso, ed e' diventata il punto di forza del negozio, perche' taglia i capelli ai romeni, che sono molto numerosi, con cui parla fittamente in romeno, anche se il suo, e il loro italiano, a questo punto, e' buono. L'estate dell'anno scorso le ho chiesto se sapeva che stavano presentando una ricerca sull'emigrazione da Marginea, nel nordovest della Romania, a Chieri e a Torino, non lontano da li', in una sala del Comune, e se aveva voglia di andarci il giorno successivo, che era festa. Lei mi ha risposto che il giorno dopo andava al mare e che poi Marginea e' un posto disgraziatissimo. Li' non sono neppure romeni; parlano ucraino. Lei e' di Suceava, a una quarantina di chilometri da Marginea. Qualcuno parlera' ucraino anche li'. Fino all'impennata della disoccupazione per la crisi il numero dei migranti, soprattutto dei lavoratori migranti, era in forte ascesa in Piemonte, soprattutto nel Piemonte orientale e a Torino. I numeri assoluti sono ancora minori di quelli della immigrazione meridionale e veneta, ma non piu' di uno o due ordini di grandezza, come venti anni fa. L'aumento dei romeni regolari nel 2007 e' certo minore dell'aumento delle residenze degli immigrati nel 1961, quando fu abolita la legge fascista contro l'urbanizzazione che richiedeva un contratto di lavoro per risiedere, ma anche la residenza per stipulare un contratto; ma e' la meta' non un decimo. A Torino, nel 2008, un neonato su tre ha almeno un genitore straniero; e uno su quattro tutti e due. E la percentuale cresce sempre, anche perche' nel Piemonte orientale l'eta' mediana delle donne e' di 50 anni. Le donne straniere crescono di numero, sono giovani, fanno 2,5 figli a testa e non meno di uno. Il numero dei matrimoni misti cresce e quello dei matrimoni tra cittadini italiani diminuisce. In Piemonte la meta' delle aziende edili e' di proprieta' di cittadini stranieri. Nei primi quattro mesi di quest'anno, malgrado la crisi, le assunzioni in agricoltura sono rimaste stabili e gli stranieri, a Carmagnola e Saluzzo, hanno raggiunto il 40% del totale. Invece a Biella e Ivrea, vecchie zone industriali, sono al 10%. Nelle scuole di Torino gli alunni stranieri hanno superato il 10% e aumentano. Nei posti di maggiore intensita' dell'immigrazione la presenza alle elementari di bambini stranieri fatalmente superera' un terzo tra pochi anni e potrebbe raggiungere la meta', come e' avvenuto a Zurigo e Francoforte. Cosa sta succedendo nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle scuole? Cosa c'e' di diverso da quarant'anni fa, quando Goffredo Fofi pubblico', da Feltrinelli, L'immigrazione meridionale a Torino, ripubblicato oggi da Aragno? Cosa succede tra i giovani? * Le differenze La maggiore e' l'assenza di idee sociali e politiche condivise e la mancanza di una condizione sociale condivisa - quella di dipendenti della grande azienda, a Torino - su cui fondare la cittadinanza e una comune appartenenza politica. La politica, il sindacato, il lavoro condiviso, non erano l'unica dimensione della immigrazione veneta e meridionale. Non c'erano solo i compagni, le leghe, i comitati studenti e operai, la fabbrica, l'inclusione nella classe operaia che cancellava la esclusione dei terroni - e dei veneti, magari nati a Taglio di Po, che piu' padani di cosi' si muore. C'era anche il rifiuto, la discriminazione, l'esasperazione della differenza culturale. C'erano lo sfruttamento tra compaesani, i cantieri edili e il collocamento clientelare, l'intermediazione parassitaria, la prostituzione, la criminalita'. C'erano le associazioni di provenienza, qualche volta divise per appartenenza politica, come l'Associazione Gramsci e la Famiglia sarda, l'Associazione Carlo Levi e la Famiglia lucana, che erano la sinistra e la destra dei sardi e dei lucani. Ma c'erano anche la Quinta lega e la rivolta del dialetto, quando i napuli pretesero la ripetizione in italiano del discorso che un sindacalista aveva fatto in torinese. Cosi' almeno la racconta Paolo Franco, che della Fiom era segretario - e fu scavalcato nelle preferenze da un operaio napoletano. C'era Cosi' ridevano, ma c'era anche Trevico-Torino. Oggi c'e' solo In questo mondo libero. La criminalita' e la violenza, anche politica, erano piu' invadenti di quella attuale. C'era la banda "dei catanesi", c'erano i travestiti baresi - che ci sono ancora, come ci ricorda la overdose di Lapo Elkann -, c'erano i giudici, i giornalisti, morti per le strade. Ma c'era un grande impegno per l'istruzione, la scuola di massa, il tempo pieno, le scuole popolari, le comunita' di base, i sindacati, i partiti politici. Le differenze sociali si attenuavano. Oggi siamo in piena restaurazione, o disgregazione, che e' anche peggio. La partecipazione e' marcita. I partiti non ci sono piu'. I sindacati, al meglio, sono diventati un servizio pubblico per lavoratori stabili e anziani. La differenza di ricchezza e' cresciuta come non mai, anche per gli italiani. Gli immigrati adulti istruiti costituiscono le loro Little Italy e non si associano ne' per mestiere ne' per idee. C'e' molta integrazione, a Torino, forse piu' di quanta non ce ne fosse mezzo secolo fa, anche perche' gli immigrati sono piu' istruiti e i governi dei paesi di provenienza sono attivi nel promuovere l'associazionismo nazionalistico e gli affari. Ci sono piu' di dieci discoteche romene a Torino, mi garantisce chi ha l'eta' per andare in discoteca. E piu' di dieci chiese pentecostali, in prevalenza nigeriane, alcune delle quali hanno anche rapporti con il giro della prostituzione. Le ragazzine romene e marocchine - piu' dei ragazzini, come si sa - cominciano la salita nei licei scientifici e negli istituti tecnici. Si parlano molti dialetti e molte lingue: un'integrazione cosmopolitica perche' tutti, bene o male, capiscono e parlano l'italiano, ma accettano e qualche volta un po' capiscono, i dialetti locali, italiani e stranieri. L'integrazione pero' avviene al livello dei consumi: gli stessi vestiti, con differenze marcate solo per scelta identitaria, come il fazzoletto delle donne nordafricane. Le stesse musiche, lo stesso affollarsi in riva al Po o per il va e vieni delle vacanze. Avremmo tutti molto da dirci, perche', ciascuno per se', accanto alle fonti di informazione condivise, abbiamo fonti e memorie e conoscenze diverse. Abbiamo un passato intrecciato e condiviso, dal punto di vista storico e da quello antropologico. Con alcuni dei migranti abbiamo condiviso riti funebri e regole grammaticali. Siamo il paese che ha avuto il piu' forte partito comunista dell'Europa occidentale e abbiamo i gruppi di immigrati piu' numerosi che provengono da paesi ex comunisti. Avremmo risorse comuni da elaborare e comuni tendenze degenerative da bloccare. Siamo stati la potenza coloniale determinante nel Corno d'Africa. Siamo stati la parte forte del Regno d'Italia e di Albania. Quello che sta avvenendo e' meglio di cio' che ci meritiamo. Il razzismo e la xenofobia si manifestano piu' nelle zone di divertimento o in quelle di emarginazione che nei quartieri, dove si sta ripetendo, con qualche maggiore difficolta', la storia dell'immigrazione veneta e meridionale. Ma il tempo del confronto diretto, della scoperta reciproca, tra persone nate in luoghi diversi ma con storia e costumi simili, e' forse gia' chiuso. Noi siamo gli ultimi. Gli ultimi a essere nati in un mondo contadino, di scarsita', di lavoro, di solidarieta', anche di lutto e di rimorso, che altri hanno condiviso. Gli ultimi a ricordare, a non rimpiangere ma a capire, il fazzoletto e le gonne lunghe delle donne, le famiglie allargate, le lotte operaie, il desiderio di eguaglianza e di progresso. I giovani, quelli veri, gli adolescenti, non hanno ne' vissuto ne' studiato, ne' letto, nulla di tutto questo. I giovani immigrati, se vengono dal mondo contadino, pensano che appartenga solo a loro; se vengono dai paesi comunisti, hanno al posto del passato un grande vuoto. Piu' o meno come la sinistra italiana, che in parte si e' spostata all'estrema destra, convertita al sottogoverno trasformato in governo e agli affari; in parte ha finito di spolpare il cadavere del Pci e della sinistra democristiana. Uno potrebbe dire: ma cosa vuole questo qui? Ci sono meno rivolte che in Francia, meno tensioni tra locali e migranti che negli anni cinquanta e sessanta, c'e' ancora qualche parziale sanatoria, le leggi leghistissime contro gli stranieri sono inapplicabili o quasi, gli zingari un po' se ne sono andati un po' sopravvivono da zingari, male come prima. Cosa gli manca? Le ideologie, le conventicole politiche, il movimento? Non credo. Mi perseguita la convinzione che la societa' dei consumi non possa andare avanti all'infinito, a meno che qualcuno non conosca una qualche fonte di energia non vicina all'esaurimento, e diversa dal sole, e non ce lo abbia mai detto. Siamo in piena restaurazione, o alla vigilia del crollo. E una convivenza basata sulla, imperfetta e servile, condivisione dei consumi, non sopravvivera' alla frenata dei consumi. Tutto si regge sull'aumento: del Pil, dei posti di lavoro, della aspettativa di vita, della popolazione, del turismo, dei viaggi. Agli stranieri abbiamo fatto posto, molto malvolentieri, in ritardo, delegittimandoli e segregandoli, in quanto ne avevamo assoluto bisogno. Oggi i loro figli giocano sui tram, fanno la coda dal panettiere, zampettano in precario equilibrio, come tutti i cuccioli, per le strade delle citta' e dei paesi. Cominciano a muoversi verso l'alto studiando e lavorando. Ma non votano; non vengono percepiti come legittimi dalla maggioranza dei cittadini. Non c'e' una forza politica importante che contribuisca a un discorso pubblico sui diritti e i doveri degli stranieri; su un rapido accesso alla cittadinanza e al voto, che e' la cosa fondamentale. C'e' una letteratura degli stranieri; ma gli italiani non la conoscono. Forse non conoscono piu' nessuna letteratura. Non esiste un'elaborazione condivisa di una cittadinanza aperta. Nessuno insegna nelle scuole i diritti e i doveri della cittadinanza cosmopolita. Forse siamo cosmopoliti nell'uso delle lingue e dei dialetti; ma senza saperlo e senza dirlo. Lo siamo un poco, ma non vorremmo esserlo, nel costume. Ci sono le posizioni alla Fallaci, xenofobe e suprematiste. Ci sono le posizioni cattoliche escludenti e quelle caritative, che sono indubbiamente il meglio che abbiamo, ma qualche volta sembrano approdare alla lode dello stato di cose presente: il volontariato puo' rispondere a tutto, non ci sono problemi irrisolvibili; i volontari crescono e sono in grado di far fronte. Persino le posizioni liberali e libertarie obbligano a ricordare la belle epoque e la sua fine. Una volta i difensori dei costumi e della morale giravano il mondo a coprire le vergogne di indigeni nudi e promiscui. Adesso vanno in giro a decidere il grado di copertura compatibile con la liberta'; a pretendere di spogliare le donne che cento anni fa volevano vestire. Abbiamo cancellato un secolo di antropologia, per non parlare della geografia e della storia. Dovremmo essere molto espliciti nella polemica con tutte le religioni e tradizioni oppressive, in quanto imposte e contrabbandate come verita'. Bisogna essere molto netti nella polemica con le gerarchie; come la parabola dei tre impostori, chiunque l'abbia scritta. Difendere la liberta', nei limiti delle leggi, di chiunque abiti qui e ce lo chieda. Ma non si puo' essere bigotti contro i singoli che hanno, qui, un costume diverso dal nostro, o violenti contro societa' che abbiano costumi diversi dai nostri, altrove. Il fazzoletto non sara' il massimo. Ma ci sono ragazzine che portano fazzoletti e cuffiette estremamente civettuoli. E altre che lo prendono molto sul serio. Almeno una, una volta, mentre cercavo di spiegare che le donne hanno portato il fazzoletto dalla Kamchatka al Capo di Buona Speranza, con differenti fogge; che qui le contadine hanno portato il fazzoletto fino agli anni sessanta e, per l'Ottocento, basti guardare i Macchiaioli; che faremmo bene a chiamarlo fazzoletto, o foulard, come i francesi, per non confonderlo col velo davanti alla faccia o col burqa, che copre anche gli occhi, mi ha interrotto e mi ha detto, prendendo il lembo del suo di fazzoletto: "Francesco! Lo vedi questo? Si chiama velo! E' un simbolo religioso!". Devo ammettere che aveva ragione. Uno non se la puo' cavare con le croci al muro dicendo che sono un arredo; o dire che chi porta la catenina con la croce porta un ciondolo. Qualcuno o qualcuna la portera' come un ciondolo; ma per qualcun altro e' una croce. Non dobbiamo imporla a nessuno, come invece facciamo, ma neppure banalizzarla, come invece fa la legge, contro cui i cattolici osservanti protestano piu' di tutti gli altri. I simboli sono stati, nei secoli, spesso sublimati. Si potrebbero sublimare anche quelli piu' pesantemente fisici, come le circoncisioni. Ci sono stati dei tentativi, perche' la tradizione prevede solo sette gocce di sangue, nulla piu', ma sono stati ovviamente repressi. Nelle restaurazioni, si vogliono ricacciare i simboli odiati in gola al nemico. Impedire, cancellare, bruciare; non sublimare. La risorsa rappresentata dalle ideologie universalistiche del Novecento e dai vecchi che le incarnavano si sta esaurendo. E' piu' difficile parlare con gli stranieri oggi di quanto non lo fosse ieri. Dubito che le discoteche e Facebook possano supplire a una qualche comprensione sociale, storica, etica, del mondo in cui viviamo, dei limiti materiali che ci pone, del futuro, in cui i giovani si troveranno a vivere. Tutti si affannano a rabberciare l'intonaco di una casa di cui non reggono le strutture. Cosa succede tra i giovani, come influisce la crisi, cosa potrebbe cambiare in futuro? * I giovani Giro per le scuole meno che in passato. Ma qualche volta lo faccio ancora. Ho passato una mattinata all'Istituto Primo Levi, Mirafiori sud, insieme con i ragazzi di Terre del Fuoco (della galassia Gruppo Abele), che mi hanno invitato. Il problema per cui e' stata organizzata l'assemblea e' che l'Istituto, nella maggior parte dei casi, non iscrive gli stranieri ai corsi ordinari, che portano al diploma, ma li invita a iscriversi ai corsi serali, che li accompagna a superare l'eta' dell'obbligo e gli rilascia solo un attestato di frequenza. La mattina ci sono solo italiani, o quasi. La sera solo stranieri, o quasi. Finiti gli interventi in assemblea plenaria, davanti a tutti gli studenti dell'Istituto, in cui temo non si comunichi un bel nulla, forse con l'eccezione di alcune testimonianze dei rari stranieri dei corsi ordinari ai loro compagni, si fanno discussioni nelle classi, unite due a due, per necessita'. I ragazzi di Terre del Fuoco seguono un loro metodo che dovrebbe portare, nel giro di un paio di ore, a proposte condivise degli studenti. Nessuno dei ragazzi che parlano sembra dispiaciuto della mancanza quasi totale degli stranieri, anche dei pochissimi iscritti. Anzi, i pochi che intervengono pensano che ci vorrebbe un insegnante di appoggio per ogni straniero, che i romeni per imparare l'italiano avrebbero bisogno di due anni, eccetera. Le classi pero' sono ugualmente molto divise, con tensioni forti, battute e prese in giro che sono molto di piu' di uno scherzo. Le tensioni piu' forti, come spesso accade, sono tra ragazze e ragazzi; tra ragazze sviluppate, che sembrano donne, e ragazze che sembrano bambine; tra vecchi residenti e immigrati meridionali. Ancora? - direte voi. Si', ancora. Tutti sono meridionali, certo, anche quella che sara' la portavoce del gruppo, che e' napoletana, estroversa, loquace. Ma ci sono tre ragazzini calabresi, arrivati qualche mese prima, con l'accento ancora evidente, che vengono sfottuti con tutto il repertorio disponibile, e cercano di rivalersi, anche loro con tutto il repertorio, contro la ragazza, che dopo tutto e' una donna, e dovrebbe stare al suo posto, lasciando perdere i ragazzi, con cui non possono competere. Le ultime del mazzo sembrano le ragazzine-bambine, che vengono sfottute da tutti gli altri: perche' non parlano, perche' si sono messe in prima fila, perche' sono magre, perche' sono pallide. Non c'e' da stupirsi, si puo' dire. Sono adolescenti, stanno scoprendo questo e quello, eccetera. Ma, intanto, anche i piu' assertivi non sono particolarmente articolati in italiano. E la tendenza escludente e' veramente forte. Saranno insulti rituali, per ribadire le identita' etniche, come gli insulti etnici amichevoli in Gran Torino, che pero' devono essere preceduti da un cordiale e sincero saluto? Io il cordiale e sincero saluto non l'ho visto. Oppure, al corso meccanici dello Ial, l'Istituto di avviamento al lavoro della Cisl, ficcato in uno spezzone di strada tra Nichelino, Moncalieri e Torino. La differenza di livello, anche in italiano, tra senegalesi e marocchini da un lato e italiani dall'altro, a favore degli stranieri, e' incredibile. Gli italiani parlano come una pubblicita' demenziale. O non parlano proprio. Qualcuno degli stranieri potrebbe essere definito brillante. Degli italiani uno si chiede chi mai potra' assumerli, anche precariamente, anche a giornata. E loro avranno mai voglia di provarci? E cosa faranno quando papa' e mamma saranno vecchi? Del resto nessuna persona desidera iscrivere i figli allo Ial, se e' bene informato. Caso mai li iscrive all'Avogadro, dove ai primi anni bocciano il 30% degli iscritti, italiani o stranieri che siano, ma da cui uno esce meccanico davvero e, in una citta' meccanica, il lavoro lo trova. Si rincontra lo stesso tipo di ragazzi italiani in uno dei gruppi in cui si cerca di far interloquire lavoratori italiani e stranieri. Ragazzi, tutti figli di immigrati meridionali, che vivono a casa dei genitori, vengono vestiti e nutriti dai genitori, da fine giugno ai primi di settembre vanno a fare lavoretti sull'Adriatico, si presentano stile Facebook, sembrano avere dieci anni di eta' mentale meno dei loro coetanei stranieri; in particolare delle loro coetanee. Quelle magari portano il fazzoletto e non hanno il piercing, ma ragionano da adulte. Alcune fanno la presidente di associazioni culturali a base confessionale, vanno bene a scuola, si sposano presto. Ha fatto cosi' anche la ragazzina che ci tiene a chiamare velo il fazzoletto, che una volta ho sentito fare una difesa dei diritti costituzionali - della Costituzione della Repubblica italiana, non del Re capo dei credenti - davanti alla Camera del lavoro di Torino, attonita, con un vigore che non sentivo da una trentina di anni. Passeranno dalla tutela del padre a quella del marito, come vuole lo stereotipo? Faranno la fine delle combattenti partigiane finite a preparare i tortelli a mariti importanti, come si diceva fosse avvenuto per la moglie di Fernando Santi? Al momento si direbbe di no. Se si sale la scala sociale il quadro non e' piu' confortante. Al Segre', liceo scientifico di collina, cioe' di borghesia agiata, devo discutere di cittadinanza e immigrazione, per due ore, una volta alla settimana, per varie settimane. Ho due soli stranieri davanti: un bulgaro e un neozelandese - per meta' maori, mi dice, perche' per chiarire che tutti veniamo da qualche parte, ho detto che certo in Nuova Zelanda gli europei sono arrivati dal mare, a una data nota, ma anche i maori, a una data ignota, saranno arrivati dal mare. I due sembrano gli unici a capire di cosa si parla. Alla fine, per far capire che quelle nazionali non sono identita' assolute, ricorro ai dialetti piemontesi, che cambiano da sud a nord - occitano, patois francesi, walser - mentre la frontiera e' verticale, per cui se si passa la frontiera si trova lo stesso dialetto mentre se si sale lungo la frontiera il dialetto cambia. Niente! Fiato sprecato. Ricorro all'arma assoluta, dato che i tifosi della Fiorentina e quelli della Juventus si odiano reciprocamente, di fare l'esempio del tifo sportivo, che non segue i confini nazionali. Niente. Loro odiano i francesi. A Torino! * La crisi La crisi economica, per un certo periodo, puo' scardinare l'ipocrisia su cui si regge la presenza degli stranieri, che tutti vogliono sul lavoro ma nessuno vuole in citta', almeno non nei bar del centro, non in discoteca, non sottobraccio a una ragazza italiana. Per i lavori produttivi, per un po', la disoccupazione crescera'. Le leggi che sono state appena varate nel pacchetto sicurezza, che avrebbero provocato un anno fa la rivolta delle aziende oltre che delle famiglie, non sollevano l'ondata di indignazione che meriterebbero. Giovanardi, con la regolarizzazione delle sole badanti, sembra aver tolto le castagne dal fuoco a tutti. Giornali serissimi e autorevolissimi hanno scritto che la legge sara' aggirata perche' tutti possono farsi fare un contratto da badante. Certo! Le regolarizzazioni sono tutte un falso, come lo e' il decreto flussi. Ma si tratta di centinaia di migliaia di persone. La promessa e' di non impiegare piu' di un anno per i controlli, anche se l'ultimo decreto flussi ha avuto tempi molto piu' lunghi. Un anno! Per le badanti! Qualcuno - nella maggior parte dei casi, temo, la badante - deve tirar fuori 500 euro per poter presentare una domanda che forse avra' una risposta quando la badata sara' morta. Perche' prima o poi a questo mondo si muore e le vecchie non autosufficienti difficilmente hanno decenni davanti a se'. E' un aumento della tassazione dei poveri e dell'arbitrio. * Il futuro Nessuno sa come andra'. Per l'immigrazione meridionale le cose sono cambiate molto negli anni. Cio' che ho visto io e' un mondo diverso da quello del libro di Goffredo. Difficilmente pero' questa volta le cose andranno allo stesso modo. Di sicuro il sistema e' instabile, non solo perche' l'equilibrio e' un caso, ma perche' la demografia italiana non promette nulla di buono per le badate da qui a venti anni. Ora hanno ottant'anni le donne nate nel 1920 (che sono poche perche' quella generazione ha avuto buoni motivi per morire e per emigrare), che avevano 30 anni all'inizio degli anni cinquanta, quando la fecondita' era di 2,5 figli per donna. Mediamente, per ogni vecchia c'e' piu' di una figlia, che puo' curarla di persona o decidere di prendere una badante, e pagarla. Tra venti anni avranno ottant'anni le nate nel 1950, che sono molte perche' sono nate nella prosperita', con la mortalita' infantile a livelli europei, e che, tra i 25 e i 35 anni, tra il '75 e l'85, hanno fatto poco piu' di un figlio a testa. Non ci saranno abbastanza figlie, in media, non solo per pagare, ma anche per decidere. Questa e' una societa' di single. Le vecchie - e i vecchi, che saranno una terzo delle vecchie, se continua come ora - non avranno discendenti in grado di prendersi cura di loro, direttamente o indirettamente. Ci vuole un sistema sociale, non famigliare. Se non ci sara', come credo, e se il Sistema sanitario nazionale non riuscira' a far fronte, i vecchi moriranno. Il nostro provvido governo ha pensato di legare l'eta' di pensionamento all'attesa di vita. Temo che la misura fara' la fine del provvedimento del governo di pagare la parte dei mutui a tasso variabile che superava il 4%. Il tasso variabile e' sceso al di sotto del 4. Cosi', temo, l'attesa di vita scendera', come e' scesa nelle societa' troppo divise tra ricchi e poveri e in disfacimento e abbassera' l'eta' di pensionamento. Spero di non dare un contributo personale all'abbassamento. Non ci sara' un'onda che ci porti con se' verso l'alto, come, piu' o meno, e' avvenuto fino agli anni settanta e, con una folle politica di disavanzo, negli anni ottanta. Al momento sono proprio le pensioni e la spesa pubblica a tenerci in acque non molto agitate, ma in futuro ci salveranno soltanto la cittadinanza condivisa, dovunque si sia nati, l'apertura, la solidarieta' tra tutti, soprattutto con gli stranieri. ===================== LEGALITA' E' UMANITA' ===================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 57 del 3 ottobre 2009 Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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