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Minime. 954
- Subject: Minime. 954
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 25 Sep 2009 00:57:44 +0200
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN
CAMMINO
Numero 954 del 25 settembre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino
proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero:
1. Maria G. Di Rienzo: Una storia banale 2. Cessi la partecipazione italiana alla guerra afgana 3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 4. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo 5. Cosa fare 6. Movimento Nonviolento: 2 ottobre 2009, Giornata internazionale della nonviolenza. Iniziativa comune del Movimento Nonviolento in ogni regione d'Italia 7. Chiara Cremonesi: L'umanesimo contemporaneo di Ernesto de Martino 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: UNA STORIA
BANALE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento] La signora G. non mi e' particolarmente simpatica.
A parte alcuni tratti superficiali (quelle cose banali su cui tutte e tutti ci
diciamo d'accordo, tipo che le stagioni non ci sono piu' e che c'e' troppa
maleducazione in giro) la signora G. ed io siamo distanti anni luce per
interessi e speranze. Sarebbe sorpresa di sapere che sto scrivendo di lei, ed
ancor piu' sorpresa, forse, di sapere quante donne condividono la sua stessa
esperienza. Credo che la signora G. si senta molto sola oggi. Ma la sua storia
e' persino piu' comune, in quest'Italia malata e stordita, delle asserzioni
sulle stagioni scomparse.
La signora G. sposa in chiesa il classico "buon partito", va a vivere in una casa circondata dai di lui parenti che entrano ed escono dai suoi spazi quando vogliono, rinuncia alle proprie ambizioni lavorative perche' le hanno detto che per essere una brava moglie e poi una brava madre bisogna dedicarsi interamente alla famiglia, ha un figlio, e le sembra di star andando cosi' bene nella propria casalinga missione che alla richiesta di averne un secondo acconsente felice. Gia' dal periodo precedente la sua gravidanza il "buon partito" colleziona strane assenze da casa giustificate con le storie piu' incredibili del mondo: ci crede solo la signora G., giacche' come recita il proverbio "la moglie e' l'ultima a sapere". Messa al mondo la seconda creatura, qualche pettegolezzo comincia ad arrivare di striscio alle orecchie della donna, e poi c'e' la scenata della suocera che toglie ogni dubbio: Non potrebbe, la signora G., farsi trovare un po' piu' sexy quando il marito ritorna? No? Ma allora lo vuol proprio perdere, quella perla di uomo. Il marito, infine, dice la verita' alla signora G.: da un pezzo ha un'altra compagna, di 15 anni piu' giovane di lei (e di lui), le ha comprato un appartamento ed e' con lei che vuol vivere. Con dignita', per quanto stia soffrendo terribilmente, la signora G. accetta la situazione. Ma dopo un paio di mesi lui ritorna. Ha cambiato idea, ama la signora G. e i suoi figli, non puo' vivere distante da loro. La signora G. manda giu' amaro e acconsente, puo' perdonarlo se questo e' vero: ma la verita' e' che l'amante del marito ha momentaneamente lasciato la citta', e al suo ritorno dopo nemmeno un mese l'uomo cambia di nuovo idea. Adesso non puo' vivere distante dall'altra. Ma, aggiunge, prova per la signora G. un po' di affetto, e persino un certo grado di attrazione sessuale grazie alla quale puo', se lei vuole, tornare a casa ogni tanto per fare sesso con lei. Divorzio? La signora G. e' forse impazzita? Perche' vuole dare scandalo, meglio stare tranquilli cosi', e poi lui dovrebbe pagare gli alimenti per la lei e i figli, e visto che ha appena lasciato l'impiego questo sarebbe un problema, no? Oggi la signora G. sta crescendo i figli da se' e senza un soldo (rientrare nel mercato del lavoro non e' cosi' facile), con il marito che appare a proprio piacimento nella casa che ha abbandonato al solo scopo di controllare se la merce-moglie ancora gli appartiene. E' solo la centounesima storia del genere che sento o vedo. Meno male che il patriarcato e' morto: forse il nostro problema e' che i patriarchi sono ancora tutti vivi. Ma poiche' non schiatteranno certo domani e, mi auguro, hanno ancora anni di vita e di esperienze davanti a loro, sarebbe interessante se riuscissero a capire una cosa piccolissima, non pretendo che cambino (meglio non sognare troppo), solo che comprendano quest'idea minuscola: le loro mogli sono esseri umani degni di rispetto. Anche se un amore finisce, il diritto/dovere del rispetto resta. Anche se un amore finisce, umiliare la persona che non ami piu' non e' un'opzione accettabile. Anche se un amore finisce, la responsabilita' che vi siete presi nel mettere al mondo dei bimbi resta. Un po' meno d'amore, consigliava Kurt Vonnegut, e un po' piu' di civilta'. Non e' difficile, vero, signori italiani? 2. EDITORIALE. CESSI LA PARTECIPAZIONE ITALIANA
ALLA GUERRA AFGANA
E' una guerra terrorista e stragista. E' una guerra
imperialista e razzista. E' una guerra mafiosa e totalitaria.
E l'Italia vi prende parte in violazione della Costituzione della Repubblica Italiana. In violazione del diritto internazionale. E in violazione della volonta' del popolo italiano come del popolo afgano, dei popoli del mondo, di ogni persona di retto sentire. Cessi dunque la partecipazione italiana alla guerra afgana. E si adoperi finalmente l'Italia per la pace con mezzi di pace. Si adoperi per il disarmo e la smilitarizzazione del conflitto. Si adoperi per salvare le vite. Solo la pace salva le vite. Il diritto a non essere ucciso e' il primo diritto di ogni essere umano. Vi e' una sola umanita'. 3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA
NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE
CONTENUTE NELLA LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94
Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94 Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art. 1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico riferimento a: a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana; b) violazione dei diritti dei bambini; c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione esistenziale; d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui all'art. 10 Cost.; e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 4. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA
NOTITIA CRIMINIS CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO
Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ... Al Presidente della Corte d'Appello di ... Al Presidente della Corte di Cassazione Al Presidente della Corte Costituzionale Al Sindaco del Comune di ... Al Presidente della Provincia di ... Al Presidente della Regione ... Al Questore di ... Al Prefetto di ... Al Presidente del Consiglio dei Ministri Al Presidente della Camera dei Deputati Al Presidente del Senato della Repubblica Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Al Presidente della Repubblica Italiana Al Presidente del Parlamento Europeo Al Presidente della Commissione Europea Al Presidente del Consiglio d'Europa Al Segretario generale delle Nazioni Unite Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento dello squadrismo Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come "pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3, commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita' e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali dell'ordinamento giuridico vigente. Si richiede il piu' sollecito intervento. Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che riterranno sussistere nella concreta fattispecie. L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p. Firma della persona e/o dell'associazione esponente indirizzo luogo e data 5. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE
Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere
presentato recandosi presso gli uffici giudiziari o presso un commissariato di
polizia o una stazione dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta. Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve recare un indirizzo per ogni comunicazione. * Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre istituzioni statali centrali). Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel capoluogo di provincia). Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu' dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni. * Indirizzi cui inviare gli esposti: Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione. Comunque solitamente: - l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio: procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio: tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province). - L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e' uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp), composto secondo il seguente criterio: urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e' urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). - E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province). Quanto alle istituzioni nazionali: - Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour, 00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it - Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187 Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it; sito: www.cortecostituzionale.it - Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370, 00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it - Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito: www.camera.it - Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel. 0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it - Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it; sito: www.csm.it - Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma; fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito: www.quirinale.it Quanto alle istituzioni sovranazionali: - Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047 Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555; sito: www.europarl.europa.eu Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito: http://ec.europa.eu/index_it.htm - Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg (France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito: www.coe.int/DefaultIT.asp - Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters, Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York (Usa); sito: www.un.org * Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata). Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa. * Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani. * Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro. 6. INIZIATIVE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: 2 OTTOBRE
2009, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA. INIZIATIVA COMUNE DEL MOVIMENTO
NONVIOLENTO IN OGNI REGIONE D'ITALIA
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo] L'Assemblea generale dell'Onu ha fissato al 2
ottobre di ogni anno la Giornata internazionale della nonviolenza. La data e'
stata scelta in quanto anniversario della nascita di Gandhi, ispiratore dei
movimenti per la pace, la giustizia, la liberta' di tutto il mondo. In una
risoluzione approvata dai 192 Stati membri dell'Onu, su proposta del governo
indiano, l'Assemblea invita tutti i paesi, organizzazioni e individui a
"commemorare questo giorno per promuovere una cultura della pace, della
tolleranza, della comprensione e della nonviolenza". E' infatti con Gandhi che
nasce la nonviolenza moderna. Certo, essa e' sempre esistita, e' "antica come le
montagne", ma prima del Mahatma era sempre stata intesa come via personale alla
salvezza, come codice individuale, come precetto valido per l'individuo. E' solo
con la straordinaria esperienza gandhiana, prima in Sudafrica e poi in India,
che la nonviolenza diventa politica, strumento collettivo di liberazione.
La nonviolenza e' stata la vera, grande, unica, rivoluzione del XX secolo. Le ideologie del Novecento si sono frantumate alla prova della storia, sono state sepolte nelle tragedie dei campi di sterminio e nei gulag, sono morte nei massacri della prima e della seconda guerra mondiale. Solo la nonviolenza resta ad indicare una nuova via. La nonviolenza e' un mezzo e un fine, e' uno strumento per risolvere i conflitti che la vita ci presenta, a livello individuale e sociale (poverta', discriminazioni, esclusioni, ecc.); la violenza mira a sconfiggere o eliminare l'avversario; la nonviolenza vuole far emergere la verita' e offrire una via d'uscita per tutti; preferisce convincere piuttosto che vincere. Non c'e' un nemico da criminalizzare, ma un avversario da conquistare. Oggi la vita stessa del pianeta e' a rischio. Crisi ecologica e crisi belliche rendono il futuro incerto. Dobbiamo rovesciare il motto "se vuoi la pace prepara la guerra" nel suo giusto verso "se vuoi la pace prepara la pace", a partire dal ripudio della guerra e degli strumenti che la rendono possibile: eserciti e armi. Dobbiamo invertire la rotta, se siamo ancora in tempo. Dobbiamo disarmare, le nostre menti innanzitutto, per "svuotare gli arsenali e riempire i granai". In questa occasione il Movimento Nonviolento (fondato da Aldo Capitini, che ha introdotto in Italia il pensiero ed il metodo di Gandhi), ha promosso una iniziativa comune nazionale. Tutti gli iscritti, i simpatizzanti, i singoli amici della nonviolenza, gruppi e centri del Movimento, hanno organizzato nella propria citta' o nel proprio paese un'iniziativa pubblica: una presenza in piazza, un banchetto, l'esposizione della nostra bandiera, una conferenza, una fiaccolata, la distribuzione di un volantino; un'azione che il 2 ottobre colleghera' idealmente tutte le realta' degli amici della nonviolenza a livello nazionale. Abbiamo voluto coinvolgere soprattutto le scuole (dalle elementari ai licei) affinche' presidi ed insegnanti sensibili, insieme agli studenti, ricordino la figura di Gandhi e affrontino il tema dell'educazione alla pace. E' stata anche realizzata una diffusione straordinaria del numero speciale della rivista "Azione nonviolenta", dedicato all'attualita' del pensiero di Gandhi. Abbiamo notizie di eventi organizzati in ogni regione italiana: Valle d'Aosta: Aosta; Piemonte: Torino (una mostra per le scuole), Alba CN (letture e film); Lombardia: Brescia (un incontro pubblico), Bergamo, Clusone BG (un volantinaggio), Lodi, Sesto e Uniti CR, Ranica BG; Veneto: Verona (un concerto), Vicenza (inaugurazione di un busto di Gandhi), Padova, Mestre; Trentino Alto Adige: Rovereto, Trento (letture nelle scuole); Friuli Venezia Giulia: Trieste (un concerto), Cormons (un dibattito), Cordenons PN, Torrata PN (una cena conviviale); Emilia Romagna: Ferrara, Reggio Emilia, Faenza; Liguria: Genova (silenzio per la pace); Toscana: Firenze (letture in piazza), Livorno (banchetti in citta'), Pisa; Sardegna: Tempio Pausania, Cagliari, Ghilarza (una marcia Seneghe-Morbello), Nuoro; Lazio: Roma (una mostra artistica), Viterbo; Marche: Centobuchi AP; Umbria: Gubbio (iniziativa scout); Campania: Napoli; Abruzzo: Pescara (esposizione bandiere); Molise: Castropignano; Puglia: San Vito dei Normanni, Manduria; Basilicata: Potenza; Calabria: Vibo Valentia; Sicilia: Comiso (preghiera per la pace), Avola. Segnaliamo un'iniziativa anche in Svizzera, a Bellinzona (nelle scuole). * Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, cell. 3482863190, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org 7. MEMORIA. CHIARA CREMONESI: L'UMANESIMO
CONTEMPORANEO DI ERNESTO DE MARTINO
[Dalla rivista "Trickster", n. 5, col titolo "'Insieme a tutti nella storia si sta e insieme a tutti nella storia si cade'. L'umanesimo contemporaneo di Ernesto de Martino" e il sommario "E' nei termini di un'ideale compagnia che vogliamo ricordare l'intellettuale napoletano nel breve spazio di questa nota, non certo ad evocarlo quale simulacro per un ideale canone normativo: a stento troverebbe, peraltro, ragioni per esservi incluso chi si diceva umanamente 'lacerato dalle contraddizioni', chi scientificamente si era di continuo esposto allo scandalo degli attraversamenti epistemologici e disciplinari, attraverso un percorso che dagli anni '30 del secolo scorso al 1965 conobbe continui scarti e ripensamenti". Trickster e' la Rivista del Master in Studi Interculturali del Dipartimento di Storia dell'Universita' di Padova (per contatti: e-mail: trickster at lettere.unipd.it, sito: http://trickster.lettere.unipd.it/)] Chi incontra Ernesto de Martino, difficilmente ne
dimentica i toni, parole che non possono essere ridotte a citazioni perche'
vibrano ancora di una tensione che sembra a volte spingerle sino al limite
massimo di resa, quasi oltre non potessero dire, segnando un'urgenza etica che
non si disgiunge mai da quella epistemologica. Richiedono una presa di posizione
che le completi, quasi esse stesse si opponessero a qualsiasi forma di
indifferenza: nell'esperienza della scrittura, infatti, sembra innanzitutto
svelarsi il rifiuto demartiniano di un'ipotetica - e mai ammessa - neutralita'
dello sguardo. Il lessico e i ritmi cadenzati di una prosa in molti casi piu'
vicina all'oratoria civile che ad uno scientismo indifferente impongono al
lettore stesso la necessita' irriducibile del proprio situarsi, tanto da
provocare ancora oggi incontri quasi simpatetici con l'autore, cosi' come
drastici rifiuti nei suoi confronti. E' lo stesso de Martino in fondo ad indurci
a scegliere se includerlo o meno nella nostra "compagnia" (1).
Ed e' proprio nei termini di un'ideale compagnia che vogliamo ricordare l'intellettuale napoletano nel breve spazio di questa nota, non certo ad evocarlo quale simulacro per un ideale canone normativo: a stento troverebbe, peraltro, ragioni per esservi incluso chi si diceva umanamente "lacerato dalle contraddizioni", chi scientificamente si era di continuo esposto allo scandalo degli attraversamenti epistemologici e disciplinari, attraverso un percorso che dagli anni '30 del secolo scorso al 1965 conobbe continui scarti e ripensamenti. Cio' che vorrei richiamare qui e' quell'idea alta di umanesimo proposta da Ernesto de Martino, che pur tenendo conto della storicita' e quindi, in ultimo, dell'arbitrarieta' delle categorie e dei valori utilizzati per "addomesticare" il mondo, non rinunciava alla dimensione peculiarmente politica del giudizio, rifiutandosi di raccontare "i pettegolezzi dell'umanita'", nell'affermazione della propria partecipazione alla storia come historia condenda. Un umanesimo radicale che si contrapponeva all'"abdicazione senza limiti" delle istanze irrazionalistiche, agli "smarrimenti di un relativismo senza prospettiva" e alle "sospensioni pseudo-oggettivistiche di un neutralismo che tradiva la morte di ogni capacita' di scelta e della stessa volonta' di storia" (De Martino, 1962:87). "Noi non possiamo mettere in causa - affermava de Martino - il risultato fondamentale dell'umanesimo di cui siamo, volenti o meno, gli eredi: cioe' la coscienza della origine e della destinazione umana di tutti i beni culturali, anche di quelli - anzi 'soprattutto' di quelli - che includono in un modo o nell'altro il pensiero di una origine o di una destinazione metastorica, extramondana, divina della cultura. Noi non possiamo abbassare le armi della critica davanti al 'numinoso' e rinunziare a ritrovare gli uomini e le motivazioni umane che l'hanno di volta in volta generato nella concretezza delle diverse situazioni culturali. La coscienza della origine e della destinazione umana di tutti i beni culturali non e' una fra le tante coscienze possibili che se ne puo' avere, ma e' la nostra stessa coscienza di etnografi che ci segue come un'ombra, e' lo strumento di analisi piu' indispensabile che portiamo con noi. Quale che sia il sistema di scelte culturali nel quale ci imbattiamo, esso cade integralmente nella sfera di questa nostra scelta, che definisce in modo univoco il nostro 'ruolo'. Possiamo valutare tutte le proposte che l'uomo ha avanzato per vivere in societa': ma a patto di non mettere mai tra parentesi la proposta umanistica nella quale 'siamo dentro', e che e' nostro compito avanzare incessantemente, quali che siano gli 'incontri' del nostro viaggiare" (De Martino, 1961:21-22). Questo si delinea con particolare evidenza nella rivendicazione fondamentale e, forse, paradigmatica del lavoro di Ernesto de Martino, in cui la ricerca etnografica e quella specificamente storico-religiosa trovano una sintesi ideale: "conoscenza storica delle religioni significa risolvere senza residuo in ragioni umane cio' che nell'esperienza religiosa in atto apparvero ragioni numinose" (De Martino, 1957:76). Se valutare il "sacro" come prodotto storico e quindi operabile e sottoposto a processi di decisione umana poteva parere negli anni in cui de Martino avanzava la propria proposta un esercizio esotico per pochi, la necessita' di indagare la ierogenesi piuttosto che di assistere alla ierofania appare oggi in tutta la sua urgenza, di fronte, peraltro, a strategie retoriche che, anche dove non vanno esplicitamente ad affermare lo scontro di civilta', strutturano le "mappe" delle "religioni in guerra". Esse trovano sponda in prospettive epistemologiche che sottraggono artatamente alla storia le "religioni" per poi dibattere se esse, in quanto fenomeno antropologico, siano o meno legate alla violenza, arrivando talvolta a postulare un legame tra "violenza" e "sacro" come se entrambi i termini si dessero e non si producessero. Ed ecco che le "religioni in guerra" o "le guerre di religione", o ancora i "fanatismi religiosi", si vengono naturalmente a contrapporre alla razionalita' implicita nelle guerre condotte da eserciti professionisti, variamente intese come "operazioni chirurgiche" o "missioni di pace", in cui razionale e' anche la previsione del danno collaterale, salvo poi stupirsi di fronte alle matematiche combinazioni degli attacchi terroristici dell'11 settembre. Solo tre mesi fa il direttore di "The Economist" John Micklethwait denunciava il ritardo della Realpolitik nell'elaborazione di un know-how per trattare con l'"irrazionale", davanti alle "linee del fronte" che attraversano il pianeta (Micklethwait, 2007:32-33). La parola "religione" non comparirebbe infatti nell'indice tematico di Diplomazia di Henry Kissinger, che comunque - avverte Micklethwait -, rispetto a questa manchevolezza, avrebbe gia' recitato il mea culpa. Per fortuna il ritardo si sta, pero', colmando: il direttore dell'"Economist" si rifa' allora a Madeleine Albright e alla sua rievocazione di una riunione del Dipartimento di Stato sull'Irlanda del Nord, avvenuta alla fine degli anni Novanta, in cui un diplomatico avrebbe detto scoraggiato: "Chi avrebbe mai pensato che ci saremmo trovati a parlare di un conflitto religioso alla fine del ventesimo secolo?". Ed ecco spudoratamente risolta la questione irlandese in un "conflitto religioso", strumento utilissimo anche per interpretare l'"Iraq Fiasco": "L'11 settembre - chiosa Micklethwait - ha cambiato tutto. Dieci anni fa una proposta della Cia di studiare il fenomeno religioso era stata respinta perche' considerata "pura sociologia". Oggi non succederebbe piu'. Ma di errori se ne commettono ancora. Quando l'America e' intervenuta in Iraq, molti si preoccupavano che la politica estera di George W. Bush fosse diretta da Dio: in realta' sarebbe stato utile che Donald Rumsfeld e compagni avessero capito qualcosa di piu' sulla religione - soprattutto sulla differenza tra sciiti e sunniti" (Micklethwait, 2007:32). Interrogarsi sui modi e sulle ragioni per cui le situazioni belliche possano essere appiattite sulle religioni, quasi a presentare queste ultime quali motori immobili di una storia che da esse procede, non significa non fare i conti con quei processi in cui cio' che ci appare sub specie religionis finisce per diventare un "dispositivo simbolico importante nelle politiche d'identita'" (Pace, 2004:X): comporta piuttosto il ribadire la necessita' di individuare tali situazioni come processi, che una comparazione non omologante ma contrastiva e differenziante puo' cogliere nella loro irriducibile peculiarita', arrivando, se occorre, a mettere in discussione l'utilita' stessa della categoria del "religioso" nell'interpretarli (2). D'altro canto proprio la prospettiva demartiniana, che rifiutava la riduzione dei dispositivi magico-religiosi a maschera o sovrastruttura d'altro - o ancora a mero instrumentum regni - e riconosceva ad essi una dimensione peculiare nel garantire l'esserci nel mondo nei momenti critici del divenire, contiene, credo, suggestioni ancora vive ad interrogare il nostro presente. Le sintassi, i lessici e le ortoprassi, che siamo abituati a pensare "religiosi", in virtu' del loro stesso affondare radici in una storia plurisecolare in cui non s'era ancora elaborata l'ideologia e la prassi della "tolleranza di tutti contro tutti", sembrano sottrarre alla latenza quelle tensioni non riconosciute dall'esorcismo post-moderno della politica come conflitto. Essi arrivano talvolta a proporre - la cronaca italiana di questi ultimi giorni lo evidenzia con forza, mostrandoci l'usura del nesso sintagmatico "Stato-Chiesa" nell'interpretarla - proprio quella "universalizzazione metaforica di istanze particolari" (Zizek, 2003:44), che la politica post-moderna, come tecnica gestionale, non e' in grado o non vuole attivare, riuscendo soltanto a rimettere in scena il mito dell'economia spoliticizzata, nella "generale accettazione del capitale e dei meccanismi di mercato quali strumenti/processi neutri e utilizzabili cosi' come sono" (Zizek, 2003:86). Basti soltanto pensare al quotidiano rituale - piu' o meno laico - dei telegiornali della sera che trasfigura nel ruolo prototipico della "vittima" tutto cio' che resiste nella sua drammatica evidenza ad una rappresentazione che si nutre della melassa di "sinergie" e "obiettivi comuni", i corpi bruciati di Torino, come quelli asfissiati di Marghera, "morti bianchi" assimilati a quelli della cronaca nera, in virtu' della messa in scena delle lacrime e dei silenzi di sopravvissuti oscenamente esposti agli occhi di uno spettatore, in attesa di conoscere se vi sara' o meno il perdono. De Martino affermava nell'opera postuma La fine del mondo che una cultura e' tale solo se e' espressione di un sapere intersoggettivo che si contrappone a una "minaccia" che isola e separa: "Cio' che importa e' l'intersoggettivita' dei valori, il mantenere l'apertura a questa intersoggettivita', la volonta' sempre rinnovantesi di comunicare agli altri il nostro mondo privato e di accogliere sempre di nuovo nel nostro intimo le voci comunicanti degli altri uomini, i messaggi che essi ci inviano" (De Martino, 1977:210), qualcosa in fondo di paragonabile a quel "senso-del-mondo" individuato da Hannah Arendt, quel "sesto senso che si identifica con la capacita' da parte degli esseri umani di orientarsi nel mondo e di porsi in comunicazione reciproca" (Fistetti, 2007:59). "Intersoggettivita' dei valori", cosi' come "sesto senso", non possono che interrogarci su quale sia il "noi" in cui decidiamo e scegliamo di stare, se il "noi" oggetto prodotto da scansioni orizzontali tra "culture", "sistemi simbolici" e "religioni" o il "noi" soggetto, che attraversa tali scansioni e ritrova evidenti prossimita' su un piano verticale costituito dai poli, rimossi ed attualissimi, dell'egemonia e della subalternita': e' in fondo la stessa esposizione ad una precarieta' strutturale ad unire - seppur in termini profondamente diversi in rapporto all'esposizione al rischio - cio' che al tempo di de Martino era separato. Ricordando il proprio incontro con i subalterni del Sud, l'autore di Furore simbolo valore, aveva infatti affermato: "Il sentimento che realmente provo e' anzitutto un angoscioso senso di colpa. Dinanzi a questi esseri mantenuti al livello delle bestie malgrado la loro aspirazione a diventare uomini, io - personalmente io intellettuale piccolo-borghese del Mezzogiorno - mi sento in colpa. Altri, forse, ravvisera' nel fondo di questa situazione una testimonianza del peccato originale: si liberera' cosi' del peso di un'analisi incomoda, trasfigurando in cielo la responsabilita' interamente umana di questa condizione umana. Ma io trovo qui solo la testimonianza della mia colpa, non della colpa. Io non sono libero perche' costoro non sono liberi, io non sono emancipato perche' costoro sono in catene" (De Martino, 1962:132). Alla sensibilita' contemporanea questi toni possono apparire populistici; certo e' il nostro presente a privare di tali afflati la riflessione di de Martino sull'"io" che "insieme a tutti nella storia sta e insieme a tutti nella storia cade" (De Martino, 1962:133), la' dove non c'e' nessuno che possa permettersi oggi di coltivare quei sensi di colpa "intellettuali" e "piccolo-borghesi" garantiti dall'illusione di poter contemplare, magari in collera, dalle cime di un'akropolis definitivamente conquistata, l'affannarsi di chi ne e' escluso. * Note 1. Nei termini in cui viene definita da Arendt, H. (2003; trad. it. 2006: 111-112). Sulla dimensione etica della scrittura demartiniana, cfr. Gallini (2000: XVI). 2. Sulla "vanificazione dell'oggetto religioso" non come fine ma come effetto secondario della ricerca storico-religiosa cfr. Sabbatucci (1990). Cfr. anche Scarpi (2007). * Bibliografia Arendt, H. (2003), Some Questions of Moral Philosophy, Random House, New York-Toronto; trad. it. di S. Forti, Alcune questioni di filosofia morale, Einaudi, Torino 2006. Chignola S. (2003), Tolleranza di tutti contro tutti, in "Il Manifesto", 11 marzo 2003. De Martino, E. (1957), Storicismo e irrazionalismo nella storia delle religioni, in de Martino 1995, pp. 75-96. De Martino, E. (1961), La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud, Il Saggiatore, Milano 1996. De Martino, E. (1962), Furore Simbolo Valore, Feltrinelli, Milano 2002. De Martino E. (1995), Storia e metastoria. I fondamenti di una teoria del sacro, a cura di M. Massenzio, Argo, Lecce. Gallini C. (2000), Introduzione, in De Martino E., Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria, Bollati Boringhieri, Torino, pp. VII-XLV. Micklethwait J. (2007), In God's name, in "The Economist", Nov 1st 2007: www.economist.com/specialreports/displaystory.cfm?story_id=10015255; trad. it. di B. Tortorella, In nome di Dio, in "Internazionale", 16/22 novembre 2007, n. 719, pp. 30-33. Pace E. (2004), Perche' le religioni scendono in guerra?, Laterza, Roma-Bari. Ristetti, F. (2007), Immaginazione e ragione politica. Totalitarismo e democrazia, in Ristetti, F. e Recchia Luciani F. R. (2007, a cura di), Hannah Arendt. Filosofia e totalitarismo, il melangolo, Genova, pp. 55-85. Sabbatucci D. (1990), La vanificazione dell'oggetto religioso, in "Studi e Materiali di Storia delle Religioni", 56, 1, pp. 39-41. Scarpi P. (2007), Religioni, tutti ne parlano ma all'universita' come si studiano?, in "Liberazione", 28 giugno 2007. Zizek S. (1998), Ein Pladoyer fur die Intoleranz, Passagen Verlag Ges. m. b. H., Wien; trad. it. di G. Lagomarsino, Difesa dell'intolleranza, Citta' Aperta, Troina 2003. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO
NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione
della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a
livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato
di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il
movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza
classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di
tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN
CAMMINO
Numero 954 del 25 settembre 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino
proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche
della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare
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