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Minime. 858
- Subject: Minime. 858
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 21 Jun 2009 00:50:40 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 858 del 21 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Oggi si vota ai ballottaggi delle elezioni amministrative contro il laido regime berlusconiano 2. Oggi si boicotta il referendum 3. Guerra alla guerra, morte alla morte 4. In cammino 5. Maria G. Di Rienzo: Fioco lume 6. Peppe Sini: Un sindaco ed un assessore futuristi o schizofrenici? Parole in liberta' e contraddizioni sesquipedali 7. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 8. Luca Benassi: Mariella Bettarini 9. Mariella Bettarini: Alcune poesie 10. Maria Paola Guarducci presenta tre romanzi sudafricani 11. Letture: Marc Auge', Il bello della bicicletta 12. Letture: Joyce Carol Oates, Misfatti 13. Riedizioni: Marco Valerio Marziale, Epigrammi 14. Riedizioni: Leo Spitzer, L'armonia del mondo 15. Il refuso e l'oculista 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento 17. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. OGGI SI VOTA AI BALLOTTAGGI DELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE CONTRO IL LAIDO REGIME BERLUSCONIANO Ai ballottaggi delle elezioni amministrative andare a votare occorre: contro il laido regime berlusconiano. 2. EDITORIALE. OGGI SI BOICOTTA IL REFERENDUM In questo antico regno di Nusmundia oggi vogliono costringerci a votare nel plebiscito che chiede se preferiamo il fascismo maschilista e pedofilo o il fascismo maschilista e razzista. Noi siamo contro il fascismo, siamo contro la pedofilia, siamo contro il razzismo e siamo contro il maschilismo. Noi boicottiamo il referendum. * In questo antico regno di Nusmundia oggi vogliono costringerci a votare nel plebiscito che chiede se preferiamo la dittatura del partito della mafia o la dittatura del partito della mafia e dello squadrismo insieme. Ma noi siamo contro la dittatura. E siamo contro la mafia. E siamo contro lo squadrismo. Noi boicottiamo il referendum. * In questo antico regno di Nusmundia oggi vogliono costringerci a far atto di sottomissione. Si sottometta chi vuol essere servo, noi non siamo sudditi. Noi siamo memori delle antiche virtu' repubblicane. Noi boicottiamo il referendum. * Cosi' dicevamo iersera all'osteria. Poi alzavamo lieti i calici e a bassa voce e ferma aggiungevamo in coro: Nessuno dimentichi Rosa Luxemburg. Nessuno dimentichi Piero Gobetti. 3. EDITORIALE. GUERRA ALLA GUERRA, MORTE ALLA MORTE Solo la pace salva le vite. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 4. UNA SOLA UMANITA'. IN CAMMINO Tutti gli esseri umani sono in cammino. Tutti gli esseri umani sono migranti. Vi e' una sola umanita'. Da quando esiste civilta' umana essa si fonda sull'ospitalita'. 5. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: FIOCO LUME [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento] Questa e' di mercoledi' scorso (17 giugno 2009): i college dello stato indiano Uttar Pradesh espelleranno da ora in poi le studentesse che indossino jeans. E' il solo modo, hanno spiegato i dirigenti scolastici, di fermare le violenze sessuali commesse a loro danno dai compagni di studi. Che strano, credevo che nell'epoca del villaggio informatico globale le notizie si diffondessero piu' rapidamente eppure sembra che nessuno, li', sappia della sentenza della III sezione della Corte di Cassazione italiana, per la quale i jeans non sono sfilabili senza il consenso di chi li porta: percio', se la logica ha ancora senso, indossarli sarebbe un deterrente, anziche' un fattore di favoreggiamento. Comunque complimenti, una decisione del genere significa aver davvero compreso il problema e sono ansiosa di vedere gli sviluppi di questa idea geniale: perche' limitarla alla violenza contro le donne? Si potrebbero chiudere tutti i negozi che espongano in vetrina la loro merce, e tutte le bancarelle dei mercati, e' il solo modo di evitare "spaccate" e rapine. Si potrebbero multare i proprietari di automobili che parcheggiano su strade pubbliche, e' il solo modo di evitare furti o danneggiamenti. Si potrebbero sanzionare penalmente i parenti di ogni persona che venga uccisa, perche' e' ovvio che deve aver provocato il suo aggressore (a sanzionare il cadavere per il momento, ma solo per il momento, saremmo troppo ridicoli, e a proposito, e' grazie ad una legge in cui si menziona proprio la "provocazione" della vittima che chi ammazza la propria moglie in Turchia se la cava piu' o meno con una sgridata). Ma via, non e' la scoperta dell'acqua calda dar la colpa della violenza a chi la subisce? Non siamo capaci di inventarci niente di meglio? Da quanti millenni lo si fa, e che risultati ha prodotto? Sentite qua. Quand'ero ragazzina mi sono fatta redigere l'oroscopo da una tizia che dopo aver acceso candele e cercato di creare un'atmosfera d'anticipazione e mistero, mi disse tra le altre cose che ero insofferente agli "individui dal fioco lume". In pratica non avevo creduto a niente, ma oggi devo ammettere che almeno su questo aveva ragione. Uzma, studentessa indiana, probabilmente condivide qualche aspetto stellare con me: "Bandire abiti non risolvera' certamente la questione delle violenze sessuali. Si iscrive solo nel trend corrente, che vede gruppi hindu estremisti assalire donne nei bar e per strada. Altri college, in passato, avevano tentato di bandire jeans, pantaloncini corti, bluse attillate eccetera, ma sono sempre stati sconfitti dalla protesta delle studentesse e degli studenti". Insofferenti di tutto il mondo, unitevi. Non avete altro da perdere che un cumulo di atrocita' infiocchettate dalla stupidaggine. 6. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: UN SINDACO ED UN ASSESSORE FUTURISTI O SCHIZOFRENICI? PAROLE IN LIBERTA' E CONTRADDIZIONI SESQUIPEDALI Con un comunicato diffuso ieri alla stampa il sindaco di Viterbo e un suo assessore si esercitano nell'arte futurista delle parole in liberta' e cadono in contraddizioni grottesche. In breve: 1. Il sindaco ha dovuto ammettere di aver detto una cosa non vera quando con tracotante sicumera aveva annunciato per il 19 giugno una impossibile ed illegale decisione del Comitato interministeriale per la programmazione economica. Non e' bello dire cose non vere. Ma evidentemente il suo magister atque dux Berlusconi ha fatto scuola. 2. Il sindaco e l'assessore devono confessare anche che il mega-aeroporto e' privo di valutazione d'impatto ambientale, obbligatoria per legge. Alleluja. Per anni la lobby dei mentitori volanti ha insistito che tutto era a posto, che non c'era bisogno di niente, eccetera eccetera. 3. Il sindaco e l'assessore infine annunciano che "e' prevista, a valorizzazione dell'area intorno allo scalo, la creazione di un parco archeologico termale che sancira' la salvaguardia e tutela delle acque termali e delle testimonianze del passato". Ma e' evidente che la realizzazione di un "parco archeologico-termale" - che e' un'ottima cosa, necessaria ed urgente - e' del tutto incompatibile con la realizzazione del mega-aeroporto nocivo e distruttivo, inquinante ed assordante. Cosicche' delle due l'una: o il sindaco e l'assessore non sanno quel che dicono, o mentono sapendo di mentire; sara' comunque il caso di chiamare quel buon professor Aristotele stagirita affinche' impartisca loro una lezioncina di logica. * Ergo (o, a scelta, ceterum censeo): a) Il mega-aeroporto e' un'opera insensata, illegale, irrealizzabile. Tutti a Viterbo lo sanno, e chi lo nega e' uno sciocco o un mentitore. b) L'area archeologica e termale del Bulicame va tutelata dai nuovi vandali marinettiani in ritardo di un secolo. c) Per rispettare le leggi italiane, per difendere la salute e i diritti dei viterbesi, per non distruggere i beni ambientali e culturali, per non devastare l'agricoltura, per non massacrare il territorio, per non sperperare i denari del pubblico erario, vi e' una sola cosa da fare: non realizzare il mega-aeroporto a Viterbo, ne' ora ne' mai. * In cauda: I. Certi pubblici amministratori insipienti ed irresponsabili potrebbero fare una sola cosa utile per la citta': dimettersi. II. Ovviamente non basta opporsi al mega-aeroporto a Viterbo, occorre anche opporsi a tutti i nuovi mega-aeroporti, ovunque; poiche' occorre opporsi al dissennato incremento del trasporto aereo che contribuisce in rilevante misura a provocare il disastro climatico planetario. Ed occorre ottenere subito la riduzione drastica e immediata del trasporto aereo, a cominciare dai voli su Ciampino, citta' martirizzata e simbolo del crimine e della follia della lobby avvelenatrice volante. 7. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 8. PROFILI. LUCA BENASSI: MARIELLA BETTARINI [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Mariella Bettarini. Il cantare sereno del mondo" e il sommario "Le sue parole si muovono sul doppio binario della riflessione intima e di quella civile, femminista"] Mariella Bettarini e' nata nel 1942, a Firenze dove vive e lavora. Ha insegnato per venticinque anni nelle scuole elementari. Dagli anni '60 collabora a giornali e riviste con scritti di critica letteraria e sui rapporti tra cultura e societa'. Dal 1998 al 2000 ha curato per il mensile "Poesia" una rassegna dal titolo "Donne e poesia", in cui ha antologizzato il lavoro poetico di circa cento autrici italiane dal '63 al '99. Nel 1973 ha fondato (e da allora diretto) il quadrimestrale di poesia "Salvo imprevisti", che dal 1993 ha preso il nome de "L'area di Broca", semestrale di letteratura e conoscenza. Dal 1984 cura, con Gabriella Maleti, le Edizioni Gazebo. Ha pubblicato 31 libri di poesia, 8 libri di narrativa e numerosi testi di saggistica in libri collettivi e su rivista. Nel 2008 le Edizioni Gazebo pubblicano A parole - in immagini (antologia poetica 1963-2007), un corposo volume che antologizza l'intera opera poetica, ridando al pubblico testi ormai irreperibili, e includendo un'antologia della critica che comprende parte delle tesi di laurea di Maria Amelia e Alessia Orsini sull'opera della poetessa toscana. Mariella Bettarini e' senza alcun dubbio una delle figure piu' importanti del panorama poetico contemporaneo; a leggerla nella sua completezza si rivela per una continuita' nel percorso di scrittura, capace di muoversi sul doppio binario della riflessione intima e di quella civile, femminista (ha curato, fra l'altro, la storica antologia Donne e poesia. Poesia femminista italiana, Savelli, Roma 1978), a volte con i toni di un'accesa denuncia, stemperando un lirismo pacato con una continua tensione allo sperimentalismo linguistico. Si tratta di una poesia distillata, sempre tesa alla verita', al coraggio del dire, ad essere "contro" nell'unico modo nel quale chi fa arte lo puo' essere: con la forza della parola, con il calibro grosso dell'immagine e del suono. Si ha l'impressione di una continua fermentazione, un ribollire di mosto, una res viva e palpitante, che e' corpo semantico senza necessariamente essere sul corpo - come forse troppa poesia scritta da donne -, che mira allo spirito, sempre attingendo pero' a una materialita' dinamica, inevitabilmente rivolta alla riflessione sul contemporaneo. Bellissime quelle raccolte che si muovono per sequenze, quelle sulle nuvole, sulle presenze vegetali, sulle citta', sulla figura della zia, dove ogni testo e' dedicato a un anno, ripercorrendo cosi', insieme alla storia familiare, quella di un'epoca. Ma tutto il libro antologico, alla fine, respira come un poema, rende ragione di una ricerca che non ha buchi o cadute, non si scheggia, ma cresce ruotando intorno all'asse di una propria convinzione. Quale? Se la Betterini e' "contro", lo e' attraverso una fondamentale dolcezza; la dolcezza d'animo, il valore dell'amicizia, del coraggio fraterno, qualcosa di profondamente vissuto oltre proclami e striscioni, nell'umilta' delle vicende domestiche e letterarie. Ne rendono testimonianza la continua riflessione non solo letteraria, ma antropologica e civile, sul ruolo della poesia e dei poeti, condotta sulle pagine della rivista "L'area di Broca"; l'apertura alle novita', la lettura e la pubblicazione attenta di autori, non solo esordienti, nelle Edizioni il Gazebo; l'infaticabile attivita' di organizzatrice culturale. Mariella Bettarini e' poetessa importante, ed e' intellettuale capace di legare la mente al cuore, cosa della quale si sente oggi estremo bisogno. 9. PAROLE DI DONNA. MARIELLA BETTARINI: ALCUNE POESIE [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo alcune poesie di Mariella Bettarini] Anni Sessanta "La mia persona conta niente". Cosi' si aprivano - o riaprivano - le cateratte bloccate, la sega elettrica riprendeva a trinciare legno, venivano tolte le barricate fra lampi violetti e recrudescenza di inverno - un quaerere veritatis tra giudizi temerarii e consigli non richiesti, un riacutizzarsi di lotta, degradazione e pena e niente posta per oggi. A insaputa degli altri avvenivano scissioni dell'atomo, scoppi nel citoplasma, iniziava il tempo di una sediziosa cova, la parusia e la contraffazione, l'incontro fortuito, senza un futuro prevedibile e la diffusione di vita, la pagliuzza e la trave nell'occhio, l'uscita dalla comune a causa di molti che credono di toccare la volonta' ma non toccano che un morto, una larva d'uomo uscito dai loro piani e allontanatosi nel folto, verso il convegno dell'idea col fatto, mentre la foresta vecchia va a fuoco. 24 luglio 1968 * Dal massacro Dicono della bomba, tutti si muovono su un tappeto di vetri e corpi, urla e un buco nel pavimento. Che cosa rispondo se l'orologio batte di nuovo al cervello? Che il mondo ha una crisi di nervi, che deve cambiare idea o morire? Oppure che ho punture all'orecchio e non sento bene? Al solito, il discorso porta lontano, io sono intontita dal colpo, mastico vitamina - ancora ho punture all'orecchio, giuro guerra alla guerra, poi navigo sul mar Morto, in punta di piedi mi avvicino allíamore che dorme al buio. * evasive invadenti le domande evasive invadenti le domande hanno il passo del gatto si fanno avanti su di un filo rimangono a guardare dall'alto la piazza col lanciatore di coltelli o uno che mangia il fuoco circondato da ragazzi evasive invadenti le domande sono l'ombra di un lago un pane per i denti progressiva perdita di luce e un maggior tempo di posa poi s'infilano nelle pieghe della carne vengono via coi morti capelli e unghie mangiate e dita con anelli e la domanda regale ("mi amerai sempre?") fa il suo inutile ingresso nel monastero dentro il quale capre bambine brucano questa mia erba e vige un pastorale silenzio e una angustiante solennita'. * 1944 ancora sotto la guerra: febbre a trentotto - denutrizione - piselli tonchi il guardarsi in cagnesco per il pane pasta fatta con farina di zucca lontano e ancora ignoto quel quattro agosto della tedesca ritirata sotto una grandinata di bombe dopo il ritorno a casa: latte in polvere - uova cioccolata le occhiate dolci di un sudafricano ("io portare biscotti a sorella malata") le risa - le innocenti baldorie la canzone malamente suonata al pianoforte * Autoritratto semiserio (in forma d'acrostico zoologico) Muso di gatto - si' - fede di cane Ala di passero - ala di gabbiano Rosso di lingua - batticuor di cerbiatto Intrepido cavallo - pascente zebra Elefante memoria nel suo mallo Lupo e scoiattolo Lanosa pecora e piu' la(g)nosa Agnella si presenta Bettarinimariella E (di se') ride nello specchio animale: Taurina tempra (ahime' solo mentale) Topo e gallina dalle uova bianche - sull' Aia vispo gallo alla mattina - senza denti Robusto roditore di granaglie In acque fonde trota guizzante Nell'aria sopraffina Bettar Inimariella e la sua arca cina (*) (*) cina: piccina, in dialetto emiliano 10. LIBRI. MARIA PAOLA GUARDUCCI PRESENTA TRE ROMANZI SUDAFRICANI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 maggio 2009 col titolo "Le tracce di un tempo spietato. Sudafrica in transito" e il sommario "L'uscita quasi contemporanea di tre bei romanzi sudafricani, Germogli, di Daphne Rooke, L'impostore di Damon Galgut e I burattinai di Renesh Lakhan, mette in evidenza come in un paese a lungo tormentato, storia nazionale e storia individuale presentino sostanziali punti di contatto e si contaminino in un costante processo di osmosi"] Mentre in Italia si affronta la questione dell'identita' multiculturale del paese negandone la realta' ormai radicata e tentando di ostacolarne l'ineludibile cammino a colpi di decreti, fa piacere riscontrare almeno da parte dell'editoria nostrana il crescente interesse verso la letteratura del Sudafrica, un paese che non ha avuto paura di affrontare la mescolanza etnica, qualunque fossero le sue radici (certo piu' antiche e intricate che in Italia), e di fare i conti con la storia e con le rimozioni, pubbliche e private. La lettura di tre bei libri, Germogli, di Daphne Rooke (trad. di Silvia Castoldi, Edizioni Elliot, pp. 315, euro 18,50), L'impostore, di Damon Galgut (trad. di Silvia Piraccini, Guanda, pp. 249, euro 16) e I burattinai, di Renesh Lakhan (trad. di Valentina Porretti, Edizioni Socrates, pp. 363, euro 16), potrebbe dunque servirci anche a riflettere sul fatto che la storia nazionale e quella individuale hanno sempre sostanziali punti di contatto e si contaminano, ci piaccia o no, in un processo di osmosi che rende pericolosa la rimozione del passato, pena la menomazione del singolo e della nazione, e la ricomparsa, comunque, di cio' che si rimuove in scomoda foggia di fantasma. * Un clima riottoso Nata nel 1914 e morta quest'anno a gennaio, Daphne Rooke aveva gia' fatto la sua comparsa nelle librerie italiane due anni fa con il suggestivo Io e Mittee, uscito da Elliot. Questa volta della prolifica scrittrice di padre inglese e madre afrikaner (trasmigrata in Australia e poi in Inghilterra) viene proposto il terzo romanzo - in originale Ratoons - forse meno profondo di Io e Mittee, nondimeno accattivante. Come gran parte della produzione di questa autrice assai popolare in ambiente anglosassone e piuttosto impopolare in Sudafrica (almeno sino al suo recupero negli anni Novanta ad opera di J. M. Coetzee) anche Germogli e' un romanzo storico, che riesce ad avventurarsi nel melodramma senza risultare melenso. Sullo sfondo di grandi avvenimenti nazionali e internazionali (le guerre anglo-boere, il conflitto mondiale), Rooke struttura una trama incalzante attorno a una donna, Helen Angus, protagonista e narratrice con qualche venatura autobiografica, la cui vita e' caratterizzata dalla sua posizione di predominio da un lato, in quanto bianca, e di subordinazione dall'altro, in quanto donna. Ambientato nel Natal, in una zona coltivata a canna da zucchero (importata come la mano d'opera indiana che vi lavorava), Germogli evoca sin dal titolo la metafora attorno a cui si muove il testo: ratoons sono i "nuovi steli che spuntano dalle radici della canna da zucchero dopo che e' stata tagliata o bruciata: un simbolo di rinascita", anticipa la stessa autrice in un'introduzione aggiunta alla riedizione del romanzo nel 1990. Con le modalita' e il fascino del racconto retrospettivo, Germogli sconfina presto dalla Durban della prima meta' del Novecento al 1899, nella tenuta rurale di John, padre di Helen e padrone dei braccianti asiatici e africani impiegati nelle sue piantagioni. Nel costruire questo contesto, Rooke tratteggia una situazione storica fondamentale a lungo ignorata dai tanti scrittori bianchi di tradizione liberal (prima tra tutti Nadine Gordimer, cui Rooke e' spesso stata contrapposta), il cui manicheismo spesso ha appiattito la storia sudafricana in un drammatico conflitto tra indistinti "bianchi" e indistinti "neri". Rooke, al contrario, si sofferma sulla tensione tra la comunita' indiana, ansiosa e parzialmente capace, in una sorta di vuoto legislativo, di costruirsi un relativo riscatto sociale ed economico, e la comunita' indigena zulu, ostile tanto al dominio dei bianchi quanto, forse anche di piu', all'idea dell'ascesa indiana, nelle campagne, dove gli indiani piano piano acquistavano le terre che per legge gli africani non potevano comprare (anche qualora ne avessero avuto i mezzi), come nei centri urbani, attraverso le attivita' commerciali, anch'esse precluse agli autoctoni. Germogli usci' nel 1953, all'indomani delle rivolte che a partire dal 1949, a Durban, coinvolsero zulu e indiani in una serie di scontri molto violenti. Quel clima riottoso di cui la letteratura locale per lo piu' non parla e di cui Germogli, invece, presenta le origini (un'atmosfera che indurra' la stessa Rooke a seguire il marito in Australia) offri' nel '48 al neonato governo afrikaner la scusa per ratificare nel '50 la legge madre di tutte le leggi dell'apartheid, quella che separava i sudafricani in quattro razze per ciascuna delle quali si dispose il cosiddetto "sviluppo separato". Ma se da un lato Germogli disegna la rete complicata dei rapporti che intercorrono a piu' livelli tra bianchi e indiani, bianchi e zulu, zulu e indiani, nonche' tra bianchi di origine inglese e afrikaner, dall'altra la storia personale di Helen e' altrettanto ricca di colpi di scena. Presto orfana di madre, Helen diventa madre lei stessa di un bambino frutto di un unico incontro amoroso con Chris, un giovane di madre inglese e padre afrikaner, in un momento in cui tra bianchi non corre buon sangue (i due gruppi sono in guerra tra loro per l'egemonia nelle ricche province dell'Orange e del Transvaal). Il padre di Helen, vedovo di una moglie morta partorendo un neonato fragile, che non sopravvivera' all'irruenza fisica paterna, costringe la figlia a spacciare il proprio bambino, nato quasi contemporaneamente all'altro, per fratello e cosi' Nicky Angus crescera' nell'impostura di un padre in realta' nonno, di una sorella in realta' madre, e nell'ignoranza del padre autentico, mai riconosciuto. Isolata fisicamente nella fattoria paterna, a disagio nel contesto razzista che caratterizza la comunita' bianca delle fattorie circostanti, Helen sviluppa i suoi rapporti umani piu' stretti con gli indiani alle dipendenze paterne e, tra questi, soprattutto con le donne. Ricorre pero' all'aiuto estremo di uno zulu per fermare un'indiana che mette a repentaglio la vita del figlio, il cui futuro di benessere e' vincolato al matrimonio con una ricca bianca. Nel difendere il figlio, Helen difende anche uno status quo che verra' condannato dalla storia ma che e' percepito come il solo possibile nella mentalita' coloniale cui la protagonista e l'autrice, a loro modo, non sfuggono. Alle vicende degli Angus e a quelle del paese fa da contrappunto la valenza metaforica dolce e amara della canna da zucchero: a volte rigogliosa, a volte distrutta dal fuoco, devastata dalle inondazioni, attaccata dalla malattia, ma pronta ogni volta a rinascere. * Ricordi contrastanti Come Rooke, anche il pluripremiato drammaturgo e romanziere Damon Galgut, classe 1963, originario di Pretoria ma trasferitosi a Cape Town, e' gia' noto al pubblico italiano per un romanzo uscito nel 2005, Il buon dottore (Guanda), che porto' la critica, in modo un po' frettoloso, ad accostarlo a J. M. Coetzee. Il paragone e' legittimo se si rimane nell'ambito dei modelli letterari, senza avventurarsi nei risultati. Nell'Impostore un quarantenne bianco si ritrova disoccupato per le regole del Nuovo Sudafrica che privilegiano i neri sui bianchi nella ridistribuzione del lavoro e decide di lasciare la citta' alla volta del desolato Karoo, dove tentera' di ritrovare la sua negletta vena di poeta. L'esordio ha molti punti in comune con la storia di David Lurie, protagonista di Vergogna (Einaudi 1999). Anche lo stile asciutto della narrazione ricorda a tratti Coetzee, il cui linguaggio scarnificato e la totale assenza di autocompiacimento, pero', non trovano equivalenze in Galgut. L'esilio di Adam Napier si trasforma presto in una sorta di thriller, con tanto di mafia locale e internazionale, che fa da sfondo alle crisi di identita' del protagonista. Il racconto si situa cosi' in bilico tra una critica feroce al materialismo rapace del nuovo Sudafrica, di cui e' descritto il proliferare di cinici imprenditori e politici bianchi e neri, e un'indagine sul se' che procede dall'assurdita' voluta di alcune situazioni che ricordano Beckett. Napier e' infatti coinvolto in un gioco piu' grande di lui, dal quale non viene travolto solo grazie a una fortuita coincidenza, l'incontro con un uomo che lo riconosce come un vecchio compagno di classe soprannominato Pannolino (forse sarebbe stato opportuno lasciare l'inglese Nappy), che con una frase gli salvo' la vita. Sebbene Napier non riesca a collocare questo ricordo nella sua memoria, solo, smarrito, povero e privo di ispirazione poetica nella casa fatiscente che il fratello gli ha prestato, decide di non contrastare l'attribuzione di identita' che gli viene dall'ambiguo Canning e di prendersi quello che da questa conoscenza gli arriva, compresa la bellissima e forse un po' troppo esotica moglie nera dell'uomo, Bimba (anche qui l'inglese Baby era piu' indicato). La caratterizzazione psicologica dei personaggi di questo romanzo, il capriccioso Canning, il fratello di Napier, Gavin, un piccolo imprenditore senza scrupoli, lo stesso Napier, fa di tutti degli impostori. Non sempre la strutturazione della trama e' convincente, e dal pessimismo di fondo dell'autore ci arriva l'impressione di un orizzonte sudafricano assai limitato, molto diverso da quello che le aspettative promettevano. * Dentro un mondo senza sponde Lo scrittore di origine indiana Renesh Lakhan (1970) affronta invece per la prima volta il giudizio del pubblico italiano e internazionale con un'opera articolata e complessa, forse troppo lunga, ma molto avvincente tanto per le sue ramificazioni all'interno della storia locale, quanto per le risonanze che la legano alla letteratura inglese attraverso richiami espliciti (Robert Louis Stevenson, Charles Dickens, Oscar Wilde) e impliciti (su tutti, Barry Lyndon di W. M. Thackeray). Il romanzo, come quello di Rooke raccontato in retrospettiva dal protagonista, delinea il percorso formativo di Sunny, figlio di padre bianco e madre shangaan. La storia inizia nel 1996, Sunny e' un sessantenne molto integrato, candidato forse favorito nelle elezioni circoscrizionali di Sandton, preludio alla corsa per la carica di sindaco di Johannesburg. La formazione di Sunny, alla quale il romanzo torna con una serie di flashback il cui filo conduttore e' ricostruito dal misterioso colloquio con uno psicoanalista, comincia negli anni Quaranta. Sono gli anni in cui la frustrazione degli afrikaner, politicamente in minoranza rispetto agli inglesi, si mischia alla loro autopercezione come "razza eletta", legittima destinataria di una "terra promessa". Il romanzo non manca di collocare appropriatamente il disagio che porto' alle prime riunioni di "autocoscienza" boera all'interno di una chiesa. Tanta parte ha infatti il calvinismo nord-europeo, riveduto e corretto in chiave sudafricana, nel passaggio dell'ideologia afrikaner da delirio folkloristico a realta' politica. Cosi', se per una concessione del sindaco della piccola Doringsveld nei confronti del padre di Sunny, il ragazzo meticcio puo' frequentare la scuola inglese fino ad assorbirne la cultura e diventarne, nonostante l'emarginazione dei compagni, l'allievo migliore, con la presa di potere dei nazionalisti nel 1948 e l'istituzione delle scuole segregate Sunny viene catapultato in un mondo nel quale non solo non trova piu' sponde, perche' troppo ampio e' ormai il distacco culturale dai nuovi compagni, ma non vede neanche alcuna possibilita' di futuro. Nell'orizzonte abbrutito che segna la vita dei suoi coetanei, resi sempre piu' letargici da insegnanti non qualificati e pure severi, la scelta di fuggire a Johannesburg in compagnia di Jennie, anche lei una meticcia che alla scuola inglese si era fatta passare per bianca, si costituisce come la sola scelta possibile. Cosi', i due ragazzi meticci dai modi inglesi approdano nella metropoli per scoprire che il loro destino sara' persino peggiore di quello che riservava loro la provincia, se non si industriano nel riscriversi una storia inedita. Questa riscrittura avverra' con l'aiuto di una sceneggiatrice, l'ex insegnante di teatro della scuola inglese (nonche' colei che aveva iniziato Sunny al sesso), una progressista disinibita migrata a Johannesburg per mettere in piedi un teatro interrazziale. Fallito per motivi politici l'esperimento, che per il suo esordio prevedeva l'ingaggio di attori neri per L'importanza di chiamarsi Ernesto, la signorina Lindsay si ricicla come addestratrice di protettori e accompagnatrici d'alto bordo da inserire negli esclusivi circuiti inglesi. Dopo un severo tirocinio Sunny (sul cui volto la polizia ha lasciato cicatrici che servono a rendere verosimile la sua nuova identita' di valoroso reduce di guerra e attuale spia dei servizi segreti inglesi) e la seducente Jennie, diventano Sir James Havisham e la sua pupilla Estella. Il gioco di travestimenti cui i due ragazzi sono abituati (il libro dell'adolescenza di Sunny era La freccia nera di Stevenson) diventa uno stile di vita all'insegna della doppiezza; una sorta di vittoriano patto col diavolo che li porta, per strade interiori diverse, a perdere di vista l'autenticita' del proprio io. Le loro avventure, ispirate alla vera storia del criminale Dawid Rykmann, come ci informa Lakhan nella prima pagina del testo, aprono uno squarcio su usi e costumi corrotti di una parte della societa' inglese in Sudafrica, fatta di uomini annoiati, spesso sposati, moralisti e pronti a spendere una fortuna per una notte di sesso con giovani donne dai modi raffinati. Quale tra le tante identita' di cui questo romanzo disegna i contorni sia la piu' doppia, se quella che si sceglie per noia o quella per sopravvivenza, e' difficile stabilirlo. Che la lotta per sopravvivere non abbia l'esito felice che ha nei romanzi di Dickens resta forse l'elemento di maggior inquietudine del romanzo di Lakhan. 11. LETTURE. MARC AUGE': IL BELLO DELLA BICICLETTA Marc Auge', Il bello della bicicletta, Bollati Boringhieri, Torino 2009, pp. 74, euro 8. Una appassionata dichiarazione d'amore alla bicicletta dell'antropologo acuto indagatore dei "nonluoghi". 12. LETTURE. JOYCE CAROL OATES: MISFATTI Joyce Carol Oates, Misfatti. Racconti di trasgressione, Rcs-Bompiani, Milano 2003, 2007, pp. 460, euro 9,50. Una raccolta di racconti della grande scrittrice, alcuni di grande durezza e bellezza. 13. RIEDIZIONI. MARCO VALERIO MARZIALE: EPIGRAMMI Marco Valerio Marziale, Epigrammi, Rcs, Milano 1996, 2009, pp. 1218, euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera). Col testo latino a fronte, traduzione di Mario Scandola, note di Elena Merli, ed oltre cento dense e ricche pagine introduttive di Mario Citroni. Suvvia, Marziale lo abbiamo letto tutti. Al culmine del malumore Annibalone Scarpantibusse sbottava cosi': "D'accordo, ci sono in Marziale un sacco di buone battute, talvolta buone quasi quanto quelle di Oscar Wilde e di Woody Allen. Ed e' uno di quegli autori che chiunque dica qualche azzeccata velenosa e turpiloquente malignita' si trova a citarlo senza neppur saperlo. E detto questo mi sembra detto tutto. Detesto le sviolinate all'imperatore, detesto questa visione del mondo televisiva ante litteram in cui tutto e' letame e neppur si sospetta che nell'umanita' possa esserci altro che letame, detesto questa latinita' onnicida i cui caratteri fondanti ed esibiti ad ogni pie' sospinto sono il maschilismo e il militarismo, la schiavitu' e l'omicidio considerato come lo spettacolo degli spettacoli (e si leggano qui le algide descrizioni di esecuzioni capitali a fini di spettacolo). Ed aveva ragione una volta di piu' Tertulliano. Poi siccome la trivialita' ci contamina tutti, talvolta anch'io sogghigno al distico ben assestato in guisa di stoccata, e nella memoria me ne trascino dietro impigliati non so quanti fin dalla remota zannuta gioventu'. Mi si chiede: sarebbe possibile un altro riso, liberatorio e non repressivo? Certo, e' quello di Rabelais, di Swift, di Voltaire, e delle analisi di Bachtin. Mi si chiede: cosa resta di non spregevole in quest'opera cosi' maleficamente formativa al disprezzo? Forse solo quei delicati versi di accompagnamento di doni, e quel ritmo di galoppo. Mi si chiede: ma nulla si salva ordunque dei versificatori latini? Che domande, si salva Lucrezio. E adesso, oste della malora, un altro litro di rosso, per me e per il mio buon amico Omero Cajami". 14. RIEDIZIONI. LEO SPITZER: L'ARMONIA DEL MONDO Leo Spitzer, L'armonia del mondo, Il Mulino, Bologna 1967, 2009, pp. IV + 268, euro 12. Leggere Spitzer e' una festa dell'intelligenza. 15. ERRATA CORRIGE. IL REFUSO E L'OCULISTA D'abitudine il giorno dopo non ci attardiamo a correggere i refusi apparsi nel notiziario del giorno prima, ci fidiamo dell'intelligenza di chi legge. Ma ieri uno ce ne e' stato che molto ci dispiace, ed e' dove un insensato "non" al posto di un ovvio "noi" ha rovesciato il senso di una frase. Nell'articolo "Un referendum da boicottare" dove per errore e' apparso scritto "Ma non ci opponiamo al regime della corruzione" ovviamente leggasi "Ma noi ci opponiamo al regime della corruzione". Alle gentili lettrici ed ai lettori gentili due volte chiediamo scusa. Ed al nostro oculista, per andarlo a trovare cosi' di rado. 16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 17. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 858 del 21 giugno 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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