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Minime. 831
- Subject: Minime. 831
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 25 May 2009 00:56:58 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 831 del 25 maggio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La lagna 2. Missionari comboniani di Castelvolturno: Una proposta per il 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato 3. Sinistra per la Costituzione: No al disegno di legge sulla sicurezza 4. Marco Zamarchi: No ai respingimenti in mare 5. Cinzia Gubbini: Il naufragio 6. "Sbilanciamoci" e Rete italiana per il disarmo: Stop F-35 7. Un incontro al centro sociale "Valle Faul" a Viterbo contro l'apartheid, per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa della biosfera 8. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 9. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino 10. Carla Ravaioli e Giorgio Ruffolo: Un dialogo 11. Una postilla al testo che precede 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LA LAGNA Tutti coloro che si sono arresi al male fanno la lagna che bisogna rassegnarsi al male. Ma noi non ci siamo arresi. * Tutti coloro che hanno smesso di pensare fanno la lagna che il pensiero e' morto. Ma noi non abbiamo smesso di pensare. * Tutti coloro che si sono prostituiti alla guerra fanno la lagna che il movimento per la pace non esiste piu'. Ma noi non ci siamo prostituiti alla guerra. * Tutti coloro che una volta militarono nel movimento delle oppresse e degli oppressi e poi si sono lasciati corrompere fanno la lagna che non c'e' piu' la sinistra. Ma noi non ci siamo lasciati corrompere. * Tutti coloro che nel teatrino della politica politicante pretendono di rappresentarci gia' solo per questo non ci rappresentano. Noi siamo ancora integri, e lottiamo ancora per un'umanita' di persone libere ed eguali in diritti. * L'eversione dall'alto berlusconiana puo' essere contrastata e sconfitta. Se la contrastiamo, possiamo sconfiggerla. * Il razzismo puo' essere fermato. Se lo combattiamo, possiamo fermarlo. * La biosfera puo' essere difesa e salvata. Se ti decidi a lottare per questo. * Lo sfruttamento, l'inquinamento, la guerra, il maschilismo non sono l'ultima parola della storia. Sono solo la gabbia da cui dobbiamo uscire. * Il proletariato (ovvero l'intera umanita' in quanto oppressa e spossessata dai dominanti poteri del disordine costituito) non ha nazione (ovvero non ha recinti da difendere, entro cui da se' imprigionarsi). Vi e' una sola umanita'. Resistere alla violenza si puo', quindi si deve. Opporsi alla barbarie si puo', quindi si deve. Lottare per la verita' e la giustizia si deve, quindi si puo'. La nonviolenza e' in cammino. 2. UNA SOLA UMANITA'. MISSIONARI COMBONIANI DI CASTELVOLTURNO: UNA PROPOSTA PER IL 20 GIUGNO, GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO [Dal sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org)] Dopo avere parlato con varie associazioni, e ci scusiamo con quelle con cui non siamo riusciti ad entrare ancora in contatto, insieme abbiamo deciso di organizzare una manifestazione contro il "pacchetto sicurezza" attualmente in discussione. Riteniamo importante che questa manifestazione avvenga il 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato. In quel giorno ogni associazione potra' organizzarsi secondo le situazioni e gli interessi locali. A questo nostro comunicato seguiranno maggiori informazioni. Attraverso questa iniziativa invitiamo tutte le associazioni, movimenti, singoli che operano attivamente nei propri territori a distribuire Permessi di Soggiorno in Nome di Dio. Con questa azione vogliamo dire il nostro no alle attuali politiche sull'immigrazione. E' questa un'azione che parte dal diritto di ogni persona ad esistere, ad essere rispettata nella sua umanita', nella sua ricerca di vita democratica e liberta'. Il diritto a costruire un futuro per se' e per i propri figli. Oggi questo mondo chiede, e noi che ci consideriamo colti e civilizzati siamo chiamati a rispondere, di rispettare quei valori che da anni proclamiamo. Contattate i gruppi nelle vostre citta'. Insieme vogliamo costruire questa manifestazione secondo le diverse esigenze locali. Vi chiediamo di inviare suggerimenti e consigli. Siamo anche disponibili ad un confronto con le autorita' locali. L'entusiasmo e l'adesione trovati sono uno stimolo a realizzare questa manifestazione come momento di presa di posizione decisa contro le disposizioni governative espresse nel "pacchetto sicurezza". E' l'inizio di un lavoro di ricerca e di confronto a tutti i livelli dove tutti noi, associazioni e movimenti, siamo coinvolti e impegnati collettivamente. Continueremo il contatto con altre associazioni che per mancanza di tempo non siamo riusciti a contattare, invitando anche voi ad estendere l'adesione ad altre associazioni e gruppi. Perche' "In nome di Dio"? Riteniamo che in una societa' come la nostra frazionata, divisa in molti modi, in cui il nome di Dio viene usato in mille modi, spesso per interessi politici ed economici, Dio stia dalla parte dei piu' deboli e indifesi. 3. UNA SOLA UMANITA'. SINISTRA PER LA COSTITUZIONE: NO AL DISEGNO DI LEGGE SULLA SICUREZZA [Dalla newsletter del 23 maggio 2009 di "Sinistra per la Costituzione" (e-mail: info at sinistraperlacostituzione.org)] Sinistra per la Costituzione esprime la propria netta opposizione al decreto sulla sicurezza proposto da governo e portato avanti senza ascoltare ne' l'opposizione, ne' le organizzazioni umanitarie, ne' l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati. In quanto garanti della Costituzione crediamo che tutti quei provvedimenti che sono lesivi della dignita' e del rispetto dell'uomo, che dividono per motivi di razza, religione, fede, nazionalita' rappresentano una violazione della nostra Carta fondativa. Sinistra per la Costituzione si schiera a fianco dei medici che rifiutano la funzione di delatori, accanto alle ong e alle organizzazioni umanitarie che respingono il comportamento del governo. 4. UNA SOLA UMANITA'. MARCO ZAMARCHI: NO AI RESPINGIMENTI IN MARE [Dal sito www.progettouomo.net col titolo "Immigrazione. Fermiamo i respingimenti in mare" e il sommario "L'approvazione del pacchetto sicurezza alla Camera dei Deputati tiene ancora l'attenzione sulle norme introdotte, che se votate anche dal Senato potrebbero alimentare i contrasti sociali". Marco Zamarchi e' rappresentate di Coges - societa' cooperativa sociale del Centro "Don Milani" di Mestre] La Federazione italiana comunita' terapeutiche (Fict) ha una grande esperienza, all'interno dei propri Centri, dell'accoglienza. L'accoglienza rappresenta lo strumento con cui entrare in contatto con l'altro, con il diverso, conoscerlo e renderlo meno turpe, meno pericoloso, meno sospetto. Per questo motivo ci sentiamo in dovere di esprimerci di fronte a scelte che il nostro Governo va facendo attorno al tema degli immigrati e alle recenti scelte di respingimento in mare. Sappiamo che la materia e' complessa e ci rendiamo conto della necessita' di dover accompagnare con la norma ogni azione, ma temiamo che una azione plateale e demagogica con finalita' di carattere prettamente politico vada ad incidere sulla vita di persone che quel diritto di essere accolte lo potrebbero avere. Siamo inoltre preoccupati per come i media e l'intera classe politica sta utilizzando questi avvenimenti, ci preoccupa il dilagare di una cultura di chiusura nei confronti dell'altro che potremmo tradurre con la cultura del "padroni a casa nostra". E' una cultura che non ci piace, alla quale non stiamo, non perche' non crediamo nel valore della nostra casa e della nazione, ma perche' siamo certi che il popolo italiano e' un popolo accogliente che sa come reagire nelle difficolta' e nelle emergenze. Per questo ci vogliamo fare promotori della cultura dell'accoglienza a casa nostra. Il tema dell'immigrazione e' complesso e non siamo cosi' ingenui da volerlo esaurire in uno slogan. Nelle righe che seguono abbiamo voluto fare alcune riflessioni sui recenti accadimenti. Se riusciremo a mettere qualche interrogativo in piu' e qualche spunto di riflessione avremo raggiunto il nostro obiettivo. * Respingimenti e accoglienze umanitarie "Dopo che furono partiti, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: 'Alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finche' io non te lo dico; perche' Erode sta per cercare il bambino per farlo morire'" (Mt 2,13-18) Il tema dei respingimenti in mare di immigrati che si apprestano a sbarcare nel nostro paese, sta catalizzando l'interessa dei piu'. Tecnicamente il respingimento e' una formula riconosciuta dall'Europa ed e' da considerarsi assolutamente lecita, e' applicabile dopo che si e' verificato che la persona respinta non ha alcun titolo o motivo riconosciuto per stare in un paese europeo. Si respinge chi senza documenti e' proveniente da paesi dove non sono in atto guerre e dopo che si e' verificato che non vi e' rischio di persecuzione per la persona destinataria del respingimento. Si respinge dopo aver messo al corrente gli interessati del diritto d'asilo. Non si respinge chi proviene da zone di guerra, chi e' stato vittima di persecuzioni dalle quali fugge, non si respingono i minori, non si respingono le donne in gravidanza, non si respingono tutti coloro che necessitano di protezione umanitaria o sono richiedenti asilo. In Italia si parla di circa 20.000 richieste d'asilo all'anno, ci sono poi le vittime di tratta. Si tratta di persone che hanno subito traumi da guerre e spesso violenze indicibili, persone che fuggono dal loro paese e che hanno diritto all'asilo, se queste fossero respinte nei paesi d'origini o in paesi che non riconoscono il diritto d'asilo significherebbe per lo piu' ricacciarle nel loro incubo peggiore. Ci sono poi i minori stranieri non accompagnati che rappresentano comunque un numero ragguardevole (7.000/10.000 unita') e che non possono essere oggetto di respingimento. La legislazione italiana, anche recependo accordi internazionali, come la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989 (ratificata e resa esecutiva con legge n. 176/91), tutela la minore eta' riconoscendo e garantendo ai minori un'ampia serie di diritti, tra cui il diritto alla protezione, alla salute, all'istruzione, all'unita' familiare, alla tutela dallo sfruttamento, alla partecipazione. Ai migranti di eta' inferiore ai 18 anni, anche nel caso abbiano fatto il loro ingresso illegalmente in Italia, vengono applicate le norme italiane in materia di assistenza e protezione dei minori. In particolare viene garantita la collocazione in un luogo sicuro. Viene altresi' garantita l'apertura di una tutela, per l'individuazione di una persona che possa esercitare la rappresentanza legale del minore. Il minore straniero risulta inoltre inespellibile, viene pertanto garantita la regolarizzazione amministrativa del minore, con l'emissione di tutti i documenti necessari alla permanenza sul territorio nazionale. Siamo quindi contrari ai respingimenti dove non venga verificata con estrema attenzione la possibilita' di una richiesta d'asilo o una minore eta', prima ancora che per una scelta di carattere ideologico, filosofico o religioso, perche' vogliamo continuare a sentirci cittadini di quella Italia che ha aderito alle scelte e alla legislazione europea. * I clandestini. "Cui prodest?" Il respingimento in mare di questi giorni apre comunque un dibattito nel paese perche' non tutti coloro che arrivano hanno bisogno di protezione umanitaria. Chi dobbiamo accogliere allora e perche'? Oppure, perche' dobbiamo accogliere? L'opinione pubblica si spacca: chi vuole essere "padrone a casa propria", chi teme per la sicurezza e chi rassicura "pulendo" le strade da presenze infastidenti, chi dice basta alla presenza di "clandestini che delinquono" nel nostro paese. E' importante chiarire subito che e' opinione di chi scrive che i malfattori vadano anzitutto puniti a prescindere dal colore della loro pelle o dalla nazionalita'. Analizziamo pero' il peso di cio' di cui stiamo parlando: in Italia ci sono 7.548 chilometri di costa, dal 2002 e' noto che gli arrivi via mare rappresentano solo il 20% e che i paesi piu' aggrediti sotto questo profilo sono Spagna, Italia, Grecia e Malta. Si tratta di quel "gruppo dei quattro" che ha deciso, Italia in testa, di farsi sentire a Bruxelles e di far presente i problemi molto complessi del Mediterraneo, evidentemente visto dal nord Europa piu' come meta turistica che come luogo di rinascita culturale ed economica. Dal mare quindi solo il 20%, ed il restante 80% via terra. Una recente indagine del "Sole 24 Ore" sostiene che i "clandestini" che lavorano nelle citta' italiane sono 650.000. In media 11 ogni mille abitanti. La capitale degli "irregolari" e' Brescia, con 32 ogni mille; seguita da Mantova con 30, e da altre otto citta' del nord. Forse non poteva essere diverso: chi fugge per disperazione dal proprio paese cerca lavoro ed e' disposto anche al lavoro irregolare che evidentemente alcuni imprenditori decidono di dare. Bisognerebbe chiedersi chi e' l'abusivo, il "clandestino". Ricordiamo che un lavoratore irregolare non protesta, non va dai sindacati, non si lamenta di turni e paga, e' invisibile al fisco come la ricchezza che produce, che facilmente sara' oggetto di evasione. Denari che líerario non raccogliera', denari che non andranno per pagare le cure sanitarie ai malati di questo paese, ai servizi sociali, alla costruzione delle strade, alla ricerca, allo sviluppo, alla crescita. Ci dichiariamo contrari al lavoro irregolare, alla clandestinita', agli evasori fiscali e ad ogni altra forma di illegalita' nel nostro paese. Crediamo che non ci possa essere soluzione per i problemi del Sud del mondo se non in un investimento verso i cosiddetti paesi in via di sviluppo, investimento che la minoranza detentrice della maggioranza delle risorse non potra' sottrarsi a fare. Chiudere i confini non sortira' alcun effetto se non quello di sentirsi "invasi". 5. SCHIAVITU'. CINZIA GUBBINI: IL NAUFRAGIO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 maggio 2009 col titolo "Il naufragio corre sul filo del telefono" e il sommario "Intercettati dal pm di Bari i trafficanti dei migranti annegati il 28 marzo. Ma la Libia non da' la rogatoria"] E' stato il piu' tragico naufragio al largo delle coste libiche, di cui ancora non si conosce l'entita' dei morti. Era il 28 marzo, e un barcone carico di persone affondo' poco distante dalle coste libiche. Totale: 20 sopravvissuti e almeno 240 dispersi. Si disse che la colpa era del cattivo tempo. Un altro barcone con 350 migranti a bordo fu salvato da una nave-cisterna italiana e riportato in Libia. E non e' mai stato chiaro se ce ne fosse anche un altro di barcone, anch'esso affondato, con a bordo piu' di trecento persone. Quel giorno il mare era molto agitato. Ma ora si scopre che quella barca era fatta con legno di pessima qualita'. Si sa che i barconi pieni di gente diretta in Italia sono precari. Ma stavolta sono gli stessi trafficanti ad ammetterlo, e ad accusarsi a vicenda. Commenti registrati il giorno dopo la tragedia. A intercettare le conversazioni e' la polizia di Bari, che sta indagando per conto della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, da tempo sulle tracce di una rete nigeriana specializzata nella tratta di giovani donne. In quel carico di disperati, si scopre ora, c'erano anche diverse donne nigeriane: donne sfruttate, cadute nella rete dei trafficanti e destinate a finire nel giro della prostituzione in Italia. Le telefonate sono del 29 marzo, il giorno dopo il naufragio. "La barca si e' spezzata in due - dice un trafficante all'altro -, trecento persone sono morte e le venti sopravvissute sono state riportate in Libia. Le barche si sono spezzate - aggiunge - sia per le cattive condizioni del mare sia per la pessima qualita' del legno usato per costruirle". Dalle parole dell'altro trafficante si capisce che anche qualcun altro gli ha fatto notare le disastrose condizioni del viaggio: "Tutti danno la colpa a me per il naufragio - dice infatti - ma che colpa ne ho io se c'era cattivo tempo". Dai resoconti raccolti dall'Organizzazione internazionale delle migrazioni a Tripoli tra i venti superstiti rinchiusi nei centri di detenzione libici, era emerso che circa 70 donne avevano perso la vita. Anche due bambini erano morti. Le indagini della Procura di Bari aggiungono un altro tassello a quella tragedia: tra quelle donne c'erano anche giovani sfruttate. Ragazze "reclutate" nei villaggi nigeriani piu' poveri, inserite in una rete organizzatissima che organizza l'intero viaggio attraverso il deserto, le fa entrare in Libia dove spesso vengono gia' fatte prostituire e sempre vengono stuprate. Poi vengono fatte imbarcare, senza troppi complimenti per la sicurezza del viaggio. Nonostante siano un carico "preziosissimo". Pari, dicono gli esperti, alle casse di armi durante il contrabbando di sigarette: tutto il carico era importante, ma la cassa di armi era quella che veniva sbarcata per prima, proprio perche' la piu' redditizia. Poi arrivano in Italia, e vengono vendute alle cosiddette "maman", che chiedono alle ragazze cifre esorbitanti affinche' possano riscattare la loro liberta'. Molto piu' di quanto siano state pagate. E una volta libere, se non interviene un elemento esterno che possa provare ad aiutarle, molto spesso diventano loro stesse "maman". E il giro ricomincia. Moltiplicato. Le indagini della Procura barese, coordinate dal pm Giuseppe Scelsi, stanno cercando faticosamente di mettere insieme il puzzle di una rete fitta e ben organizzata, che ha basi in Nigeria, Libia e in Italia e che e' interamente gestita da nigeriani. All'inchiesta sulla tratta ora se ne e' aggiunta anche un'altra: quella per strage colposa, riferita al naufragio del 28 marzo. Ma il lavoro degli inquirenti italiani sta subendo uno stop, a causa della scarsa o nulla collaborazione da parte della Libia. la Procura ha inviato lo scorso 2 dicembre una rogatoria a Tripoli. Vi si chiede soltanto un contatto con le autorita' giudiziarie libiche e qualche resoconto investigativo. Ma nonostante i solleciti dal paese nordafricano non e' ancora arrivato nessuna risposta. Nonostante la Libia abbia ratificato nel 2004 la convenzione dell'Onu contro il crimine organizzato trasnazionale, incluso il Protocollo che punisce la tratta di esseri umani. Viene cosi' a mancare un pezzo importante per poter arrivare a una conclusione che possa incastrare i responsabili dello sfruttamento delle ragazze. Secondo gli ultimi dati diffusi in Italia ci sono 25.000 vittime dello sfruttamento sessuale. I processi a carico dei boss della tratta sono ancora pochissimi. 6. RIARMO. "SBILANCIAMOCI" E RETE ITALIANA PER IL DISARMO: STOP F-35 [Attraverso Riccardo Troisi della Rete italiana per il disarmo (per contatti: riccardotroisi at tin.it) riceviamo e diffondiamo il seguente appello] E' partita da pochi giorni la campagna di pressione lanciata da "Sbilanciamoci!" e dalla Rete italiana per il disarmo affinche' il governo italiano rinunci all'acquisto dei cacciabombardieri JSF-F35 e usi in maniera migliore per la popolazione gli oltre 15 miliardi di spesa previsti. In questi giorni il governo italiano dopo aver chiesto ed ottenuto un parere al Parlamento in poco tempo e senza praticamente dibattito sta procedendo alla continuazione della produzione di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighters che impegneranno il nostro paese fino al 2026. Tutti questi soldi potrebbero essere utilizzati per obiettivi migliori e piu' utili alla societa': ad esempio si possono contemporaneamente costruire 3.000 nuovi asili nido, installare 8 milioni di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennita' di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese... Anche tu puoi far sentire la tua voce. Come? Sottoscrivendo l'appello online che trovi alla pagina www.disarmo.org/nof35 Puoi anche approfondire l'argomento e diffondere le notizie collegate scaricando il materiale informativo messo a disposizione sul sito www.sbilanciamoci.org e sul sito www.disarmo.org Aspettiamo la tua voce per dire no a questa spesa militare folle ed insensata. 131 cacciabombardieri? No! Meglio 3.000 nuovi asili nido, 1.000 scuole piu' sicure, 10 milioni di pannelli solari, la ristrutturazione del centro storico de l'Aquila. Sostieni la mobilitazione alla pagina www.disarmo.org/nof35 * Campagna Sbilanciamoci!: www.sbilanciamoci.org Rete italiana per il disarmo: www.disarmo.org 7. INIZIATIVE. UN INCONTRO AL CENTRO SOCIALE "VALLE FAUL" A VITERBO CONTRO L'APARTHEID, PER I DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI E PER LA DIFESA DELLA BIOSFERA Si e' svolta venerdi' 22 maggio al centro sociale autogestito "Valle Faul" di Viterbo una serata di riflessione solidale per la civile convivenza. Nel corso della serata Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, ha esposto le molte e decisive ragioni della resistenza democratica e nonviolenta contro il razzismo, raccontando anche le esperienze della lotta contro il regime dell'apartheid ieri in Sudafrica, oggi in Italia (poiche' oggi in Italia un governo golpista sta tentando di imporre la segregazione razzista, le deportazioni, lo squadrismo). La dottoressa Antonella Litta, portavoce del "Comitato che si oppone alla realizzazione del mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti" ha a sua volta indicato le molte e decisive ragioni scientifiche, mediche, civili e morali della lotta in difesa della biosfera, e particolarmente dell'area archeologica e termale del Bulicame minacciata dal dissennato ed illegale tentativo di una sciagurata lobby speculativa di devastarla per sempre. La conversazione si e' svolta a piu' voci, con l'interlocuzione di molti partecipanti all'incontro. L'opposizione al razzismo, la difesa della biosfera, l'impegno per i diritti umani di tutti gli esseri umani, l'opposizione alla guerra, la scelta della nonviolenza, sono stati i temi intrecciati nel corso della serata a definire un impegno comune e coerente di resistenza civile e culturale contro la violenza dell'inquinamento, dello sfruttamento, della discriminazione, dei poteri criminali e della guerra. * Oltre alla riflessione vi e' stata anche la convivialita': con una cena vegetariana allietata dall'esecuzione improvvisata e polifonica di canti della cultura popolare (italiana, sarda, sudafricana), canzoni d'autore, repertorio napoletano tradizionale, repertorio operistico (Mozart, Pergolesi e Rossini). 8. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il seguente appello] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 9. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI TORINO Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area nonviolenta in Italia. Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail: info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org 10. RIFLESSIONE. CARLA RAVAIOLI E GIORGIO RUFFOLO: UN DIALOGO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 maggio 2009 col titolo "La crisi, occasione per un'altra sinistra. Crescita all'inverso" e il sommario "Carla Ravaioli e Giorgio Ruffolo: un faccia a faccia a partire dalla crisi economica per ridefinire parole come crescita, sviluppo, politica, disarmo. E mettere al centro i vituperati limiti ambientali"] Crisi economica, limiti del capitalismo, ideologia dello sviluppo, decrescita. Parole chiave per comprendere il presente e per una sinistra alternativa. Ne parlano, in questo faccia a faccia, Carla Ravaioli e Giorgio Ruffolo. * - Carla Ravaioli: Di fronte al terremoto che scuote l'economia mondiale le sinistre non sembrano avere una risposta propria. Uscire dalla crisi, rilanciare l'economia, sono i loro obiettivi, gli stessi di tutti. Cosa da un lato comprensibile: cercar di contenere disoccupazione e precarieta' gia' dilaganti, e' compito loro. E tuttavia parrebbe naturale che le sinistre tentassero di spingere lo sguardo oltre l'immediato, per una lettura piu' approfondita della crisi, e anche per provare a pensarne un esito diverso da quel "superamento" in cui tutti sperano. - Giorgio Ruffolo: Da tempo la sinistra non e' piu' in grado di dare risposte alla politica, e nemmeno di porre le domande giuste, irrigidita com'e' su due posizioni: l'una riformista di breve periodo, l'altra contestativa in genere, rivoluzionaria ma solo a parole. Due debolezze in fondo, lontane dalle autentiche vocazioni della sinistra: quella progettuale, impegnata in un riformismo concreto, e quella ideale, orientata a pensare una societa' diversa. * - Carla Ravaioli: Forse, appunto, la mancanza di una risposta adeguata e' dovuta alla mancanza di domande giuste... Si tende, anche a sinistra, a vedere la crisi attuale come una delle tante ricorrenti nella storia del capitalismo. A me pare molto diversa... Se non altro perche' in realta' le crisi che scuotono il mondo sono due: quella economica e quella ecologica... Le quali a me (e non a me solo) sembrano strettamente intrecciate... - Giorgio Ruffolo: La crisi attuale e' crisi dell'accumulazione. L'accumulazione, che e' la logica del capitalismo, e' per natura illimitata. Di fatto, una logica impossibile, quindi illogica, dissennata. Che e' la causa prima sia dei disastri finanziari, sia di quelli ambientali. E parrebbe ormai davvero il momento di recuperare l'etica dei limiti, di saper contrapporre qualita' a quantita'. * - Carla Ravaioli: E questo e' - parrebbe dover essere - compito soprattutto delle sinistre. Ma non sembra un'ipotesi probabile... In realta' uno dei "peccati" che non riesco a perdonare alle sinistre e' la loro totale sordita' nei confronti del problema ambiente. Che dura ancora oggi: per le sinistre come per tutti, la questione resta marginale. Ne' mai viene messa in relazione con la crisi economica: relazione che a me pare evidente... - Giorgio Ruffolo: Non c'e' dubbio. Ambedue le crisi, sia quella finanziaria, poi ricaduta sulla economia "reale", sia quella ecologica, costituiscono una minaccia gravissima, e ambedue dovrebbero essere affrontate con un'economia di nuovo tipo, capace di evitare da un lato l'indebitamento della finanza, dall'altro l'indebitamento con la natura. Una delle non poche affinita' esistenti tra i due fenomeni e' appunto il fatto che ambedue nascono da un indebitamento. La diffusione di falsi crediti, che non trovavano riscontro nell'economia reale e non potevano pertanto essere restituiti, e' all'origine della crisi finanziaria. Ma anche la crisi ecologica nasce da crediti che non possono essere restituiti: i danni irreversibili recati agli ecosistemi dalla rapacita' con cui la societa' industriale e' andata usando le risorse naturali, sono in realta' dei prestiti senza copertura. * - Carla Ravaioli: Gia'. Ma per quanto l'ambientalismo insista nell'indicare questa insanabile aporia tra una produzione in crescita illimitata e i limiti del pianeta, l'economia insiste nell'inseguimento della crescita. Far ripartire l'aumento del Pil e' suo obiettivo primario. Le sinistre, i sindacati, si allineano... - Giorgio Ruffolo: Eppure non potremo mancare di affrontare una domanda-chiave: e' possibile porre in essere un'economia che eviti sia l'indebitamento del denaro, sia quello con la natura? Una domanda che non puo' prescindere da una seria analisi del rapporto tra l'attuale tipo di sviluppo e la crisi in corso. Rapporto che si manifesta con tutta evidenza, ad esempio, nei modi in cui si tenta di far fronte alla scarsita' energetica: spingendo la ricerca di carburanti fossili nei luoghi piu' remoti, impegnando la tecnologia nella ricerca sempre piu' attiva di energie rinnovabili, nella messa a punto della massima efficienza; eccetera. Tutte cose utili, ma che, di fatto, non si confrontano con il problema della scarsita'; accettano un'economia come la nostra, che ignora ogni fine superiore e impone se stessa come fine; ignorando insomma che il progresso non si misura quantitativamente, in termini di crescita, ma qualitativamente, in termini di sviluppo. * - Carla Ravaioli: Lo sai bene, queste tue posizioni sono anche mie. Da gran tempo. L'evolversi della situazione mondiale mi va pero' suscitando non poche perplessita' circa la possibilita' di porle in essere. Perche' lo "sviluppo", cosi' come ormai viene concepito e perseguito, e' in realta' sempre meno distinguibile dalla "crescita". La quantita' mi pare si sia ormai imposta come una categoria che pervade e conforma tutti gli ambiti, fino a dare forma a rapporti di ogni tipo, percorsi di vita, progetti di ogni futuro... Non a caso il consumo definisce, non solo nei testi di sociologia, la forma del nostro tempo. Il consumo impostosi come simbolo positivo dell'identita' individuale; il reddito, in quanto capacita' di consumo, assunto come obiettivo primo di ogni vita, da conseguire non importa come; una massa di consumi individuali che danno corpo e futuro all'accumulazione capitalistica... E' una vera e propria mutazione antropologica che si e' prodotta negli ultimi decenni. Superare questa realta' temo richieda un drastico mutamento di abitudini, modelli, categorie mentali prevalenti, una rottura storica insomma, una "rivoluzione". Che d'altronde non immagino in alcun modo simile alle rivoluzioni del passato. - Giorgio Ruffolo: Io sono convinto che questo capitalismo sia insostenibile. E la crisi attuale lo dimostra. Pero' sono convinto anche della possibilita' di un capitalismo qualitativo, credo insomma che si possa salvare il capitalismo da se stesso. Perche' non e' vero che l'unica via al capitalismo sia l'accumulazione. E non sono il solo a crederlo. Ad esempio se ne dice convinto anche Muhammad Yunus, il "banchiere dei poveri", che parla della crisi come di un'opportunita' di ridisegnare l'economia e il sistema finanziario, dando luogo a un "capitalismo ben temperato", non finalizzato alla massimizzazione del profitto, ma alla diffusione del benessere; e a questo proposito ricorda che Adam Smith, oltre a La ricchezza delle nazioni, ha scritto anche Teoria dei sentimenti morali, un bellissimo libro, in cui si occupa della complessita' della natura umana, capace non solo di egoismo, ma anche di sollecitudine per la felicita' altrui. Cosa su cui hanno riflettuto grandi economisti italiani, come Federico Caffe', Giorgio Fua', Paolo Sylos Labini; e che ha trovato attuazione nell'opera di grandi capitani di industria, come Adriano Olivetti e Enrico Mattei, i quali hanno costruito grandi fortune perseguendo ideali non identificabili solo con il danaro. * - Carla Ravaioli: Tutto questo e' vero, e anche molto affascinante... Ma francamente non so quale possibilita' abbia di messa in opera, nella situazione attuale. Che e' una situazione estrema. Sotto l'aspetto ambientale, con la vistosissima accelerazione dello squilibrio ecologico. E sotto l'aspetto sociale, con un crescente sfruttamento del lavoro, insieme a un aumento scandaloso delle disuguaglianze: secondo l'Ocse l'1% della popolazione mondiale detiene il 50% della ricchezza. Ma anche, forse soprattutto, per via del gravissimo guasto, morale, psicologico, mentale, che il dominio della quantita', cioe' l'economia degli ultimi decenni, ha prodotto: di cui la corruzione capillarmente diffusa e ormai accettata come normale e' un significativo esempio. In questa realta' non so se un riformismo del tipo di cui parli possa trovare spazio e seguito. In che modo convincere la gente che il consumo, simbolo e totem del nostro tempo, va abbandonato, o quanto meno fortemente contenuto? - Giorgio Ruffolo: E' il problema che poni anche nel tuo ultimo libro, Ambiente e pace. Una sola rivoluzione. Libro che ho molto apprezzato nella "pars destruens", ma che mi convince pochissimo nella proposta di disarmo dell'Europa.... * - Carla Ravaioli: Ma l'idea era di iniziare con l'Europa, per poi affidarle il compito di portare avanti la proposta, coinvolgendo anche i molti paesi - soprattutto del Sud del mondo - dove il pacifismo e' presente e attivo. Dopo tutto, se produrre meno e', secondo l'ambientalismo piu' qualificato, l'unica via di salvezza, incominciare tagliando la produzione di armi, non mi pareva sbagliato. E non mi pare nemmeno ora, devo dire. Solo che in un anno, da quando ho dato alle stampe il libro che citavi, ho in qualche modo cambiato, o piuttosto "allargato" la mia ipotesi. In due parole: la produzione di armi rappresenta ufficialmente il 3,5% del Pil mondiale. Qualora gli umani la piantassero finalmente di risolvere i loro problemi ammazzandosi reciprocamente, e anche di usare la guerra per rimettere in marcia l'economia quando rallenta, questo (due ipotesi azzardatissime, certo) rappresenterebbe per l'ambiente una bella "ripulita", no? - Giorgio Ruffolo: Certo che sarebbe una bella ripulita, ma questa ipotesi irenica (gli umani, tutti, diventati di colpo pacifici) non mi pare, francamente, meno utopistica del mio "capitalismo ben temperato". A quello si puo' arrivare gradualmente, come sempre e' avvenuto: dopo tutto il capitalismo attuale e' ben diverso da quello dei "maitres des forges" del XIX secolo: mentre alla pace universale si puo' giungere solo con un accordo universale, che non vedo all'orizzonte. D'altra parte, cominciare con l'Europa mi pare fin troppo facile... L'Europa questa scelta l'ha gia' fatta da tempo, per quanto riguarda le sue "guerre civili". Eppoi, una prospettiva di pace senza condizioni comporta la "pace con Hitler": per intenderci, la rinuncia a difendersi da ogni tipo di aggressione. E' moralmente sostenibile? * - Carla Ravaioli: Se una persona della tua intelligenza e delle tue posizioni politiche risponde cosi' a questa mia idea, dev'essere un'idea davvero sballata... Piu' di quanto io stessa credessi, ed era tanto... E pero' m'e' capitato di accennarvi in diverse pubbliche occasioni e, certo, le obiezioni non sono mancate, anche molto dure. Esempio: e tutti quelli che nelle armi ci lavorano, che pensi di farne? Ma parlare di riduzione generalizzata degli orari gia' riportava il discorso a livelli di normale discussione. Oppure: chi pagherebbe tutto questo? E di nuovo bastava ricordare la mostruosa disparita' dei redditi e il dovere di una distribuzione piu' equa, per tornare a ragionare. Eppoi Hitler, certo, sacrosanto combatterlo: e pero' il nazismo non e' stato il prodotto della prima grande guerra? Non e' che violenza chiama nuova violenza? - Giorgio Ruffolo: Carla, quel che ti si deve riconoscere e' il coraggio dell'utopia. Che e' piu' concreta di tante "realistiche" chiacchiere. Al metro della storia, almeno, che e' fatta di utopie realizzate. Come l'abolizione della schiavitu'. Neppure la Chiesa aveva il coraggio di sostenerla. Del resto, la schiavitu', la praticava largamente. Dunque e' giusto battersi per le cause difficili. Senza dimenticare - e' questa la virtu' del buon riformismo - che esistono vie laterali, anche se piu' lunghe. L'importante e' lo scopo. E su questo mi pare che siamo largamente d'accordo. 11. UNA POSTILLA AL TESTO CHE PRECEDE Dicono molte cose assennate i due illustri interlocutori, e ne dimenticano una, che e' decisiva: che il disarmo e' veramente necessario e possibile, che una societa' di persone libere ed eguali in diritti e' veramente necessaria e possibile, che esiste gia' una proposta teorica e pratica che invera in azione politica coerente e adeguata le piu' nobili aspirazioni dell'umanita': ed e' la scelta della nonviolenza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 831 del 25 maggio 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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