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Minime. 767
- Subject: Minime. 767
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 22 Mar 2009 00:56:16 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 767 del 22 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Alcune cose che occorre fare subito contro il razzismo 2. Tiziana Bartolini intervista Anna Puglisi 3. Alessandro Leogrande intervista Tommaso Fiore 4. Tiziana Plebani: Il papa e il cappuccio 5. Letture: Sergio Auriemma (a cura di), Repertorio. Dizionario normativo della scuola 6. Riedizioni: Alexis de Tocqueville, La democrazia in America 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. ALCUNE COSE CHE OCCORRE FARE SUBITO CONTRO IL RAZZISMO [Riproponiamo ancora una volta il seguente appello] Proponiamo che non solo le persone di volonta' buona, non solo i movimenti democratici della societa' civile, ma anche e in primo luogo tutte le istituzioni fedeli allo stato di diritto, alla legalita' costituzionale, all'ordinamento giuridico democratico, si impegnino ora, ciascun soggetto nell'ambito delle sue peculiari competenze cosi' come stabilite dalla legge, al fine di contrastare l'eversione razzista che sta aggredendo il nostro paese. Ed indichiamo alle persone, ai movimenti ed alle istituzioni democratiche alcune iniziative necessarie ed urgenti. * 1. Respingere le proposte palesemente razziste, eversive ed incostituzionali del cosiddetto "pacchetto sicurezza". * 2. Adottare un programma costruttivo per la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani: a) provvidenze di accoglienza a livello locale, costruendo sicurezza per tutte le persone nell'unico modo in cui sicurezza si costruisce: nella solidarieta', nella legalita', nella responsabilita', nell'incontro, nell'assistenza pubblica erogata erga omnes; b) cooperazione internazionale: poiche' il fenomeno migratorio evidentemente dipende dalla plurisecolare e tuttora persistente rapina delle risorse dei paesi e dei popoli del sud del mondo da parte del nord, occorre restituire il maltolto e cooperare per fare in modo che in nessuna parte del mondo si muoia di fame e di stenti, che in nessuna parte del mondo vigano regimi dittatoriali, che in nessuna parte del mondo la guerra devasti l'umanita', che in nessuna parte del mondo i diritti umani siano flagrantemente, massivamente, impunemente violati; c) regolarizzazione di tutti i presenti nel territorio nazionale ed interventi normativi ed operativi che favoriscano l'accesso legale nel paese; d) riconoscimento immediato del diritto di voto (elettorato attivo e passivo) per tutti i residenti; e) lotta alla schiavitu' ed ai poteri criminali locali e transnazionali che la gestiscono e favoreggiano. * 3. Aprire un secondo fronte di lotta per la legalita' e contro il razzismo, con due obiettivi specifici: a) dimissioni del governo golpista e nuove elezioni parlamentari; b) messa fuorilegge dell'organizzazione razzista denominata Lega Nord. 2. ANTIMAFIA. TIZIANA BERTOLINI INTERVISTA ANNA PUGLISI [Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) riprendiamo la seguente intervista dal titolo "Mafia e cultura della legalita'" e il sommario "All'Associazione donne siciliane per la lotta contro la mafia aderirono da tutta Italia. A oltre trenta anni dalla fondazione del Centro siciliano di documentazione intitolato a Giuseppe Impastato parliamo di cultura della legalita'. Al femminile"] "Con i suoi studi e la sua attivita' di raccolta di testimonianze di vita, svolta soprattutto attraverso il Centro siciliano di documentazione intitolato a Giuseppe Impastato, ha valorizzato il contributo delle donne nella mobilitazione antimafia". Questa la motivazione con cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito ad Anna Puglisi l'onorificenza di Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana l'8 marzo 2008, durante una speciale cerimonia al Quirinale dedicata a due ricorrenze simbolicamente molto significative: i 60 anni della Costituzione della Repubblica Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il Centro (www.centroimpastato.it) - di cui Anna Puglisi e' stata cofondatrice insieme ad Umberto Santino - nacque nel 1977 allo scopo di raccogliere documentazione e testimonianze riguardanti la lotta contro la mafia, avviare un'attivita' di studio e ricerca, di collaborazione e sostegno alle iniziative nelle scuole e sul territorio. L'incontro con Anna e' occasione per parlare dell'Associazione donne siciliane per la lotta contro la mafia, del ruolo delle donne nell'organizzazione mafiosa e nella mobilitazione antimafia. "L'Associazione nasce nel 1980 e per circa venti anni ha organizzato numerose iniziative di impegno antimafia. La prima fu l'appello al Presidente della Repubblica Sandro Pertini e ai presidenti delle tre regioni meridionali piu' colpite dalla mafia, Campania, Calabria e Sicilia, per chiedere provvedimenti legislativi e mezzi idonei per combattere efficacemente la mafia. Raccogliemmo piu' di trentamila firme di donne, ma soltanto dopo l'uccisione di Dalla Chiesa, nel settembre del 1982, il parlamento si decise a sancire finalmente, con la legge che porta il nome di uno degli estensori, Pio La Torre, il reato di mafia". * - Tiziana Bartolini: Quali iniziative dell'Associazione delle donne siciliane contro la mafia ricorda in particolare? - Anna Puglisi: Innanzitutto va precisato che avevamo l'adesione non solo di donne siciliane, ma di tutta Italia perche' il problema cominciava a essere considerato come questione nazionale. Abbiamo iniziato un lavoro nelle scuole, in un periodo in cui non era facile convincere i professori e i presidi che era importante parlare di questi temi agli studenti. Tra le nostre attivita' piu' significative il sostegno ad alcune donne del popolo palermitano che hanno deciso di costituirsi parte civile nei processi contro i mafiosi responsabili dell'uccisione di loro parenti, andando incontro all'isolamento da parte del loro ambiente e anche delle loro famiglie. * - Tiziana Bartolini: Siete riuscite a convincere qualche donna della mafia a collaborare con la giustizia? - Anna Puglisi: L'unica donna che ha rotto con la famiglia mafiosa e' stata Felicia, la mamma di Peppino Impastato, che anche prima della morte del figlio aveva imposto al marito di non portare in casa i mafiosi suoi amici, e dopo il delitto ha aperto la casa a chiunque volesse conoscere Peppino, e si e' battuta, assieme al figlio Giovanni, ai compagni rimasti e a noi del Centro per avere giustizia per il figlio. Le donne di mafia che hanno collaborato con la giustizia lo hanno deciso da sole, spinte da diverse ragioni, anche dalla volonta' di vendicarsi. Ma in genere le donne di mafia non si ribellano: per cultura (sono cresciute in famiglie mafiose), per interesse (usufruiscono di ricchezze), oppure per paura. Alcune, parenti di collaboratori di giustizia, hanno rifiutato la protezione: un modo per "comunicare" che erano dalla parte della mafia. * - Tiziana Bartolini: Tornando alla vostra associazione, come si e' evoluta nel tempo? - Anna Puglisi: Per piu' di venti anni il lavoro e' stato intenso, anche se abbiamo avuto poca attenzione da parte dei media. Voglio ricordare la manifestazione dell'88, assieme alle donne della Calabria e della Campania, a cui partecipo' Nilde Jotti, presidente della Camera. E poi, oltre al lavoro nelle scuole che e' continuato, convegni, dibattiti, incontri in Italia e all'estero. Voglio ricordare anche un'iniziativa, quelle delle "donne del digiuno", lanciata da altre associazioni di donne palermitane, tra cui l'Udi e le Donne in Nero, dopo le stragi in cui sono morti Falcone, la moglie, Borsellino e gli agenti delle scorte, e a cui hanno partecipato anche socie della nostra associazione. Presidiarono Piazza Politeama digiunando e chiedendo le dimissioni degli uomini delle istituzioni che ritenevano responsabili dell'isolamento dei magistrati. L'Associazione delle donne siciliane contro la mafia negli anni ha esaurito il suo impegno, anche se non si e' sciolta ufficialmente, ma quasi tutte le socie abbiamo continuato un'attivita' antimafia, chi in altre associazioni, chi nel posto di lavoro. Sono nate altre associazioni in cui le donne sono protagoniste. Ricordo, ad esempio, il lavoro nel quartiere Albergheria e nel quartiere Zen di Palermo. E' bello pensare che i semi piantati dalla Associazione delle donne contro la mafia siano germogliati in altri luoghi e in altre situazioni. * - Tiziana Bartolini: Oggi si parla meno di mafia, i clamori della cronaca sono piu' attirati dalla camorra. Perche'? - Anna Puglisi: Dopo le stragi del '92 e gli arresti, ci sono stati dei provvedimenti del governo che, anche se successivamente annacquati, hanno ottenuto dei risultati colpendo l'ala militare della mafia. Inoltre i mafiosi hanno capito che l'eccesso di clamore provoca un effetto boomerang, per cui sono tornati al basso profilo, puntando alla capacita' di infiltrazione. Oggi una buona parte dei capimafia e' in galera, purtroppo non sono stati colpiti gli amministratori, i professionisti, i politici collusi, quelli che abbiamo chiamato "borghesia mafiosa". * - Tiziana Bartolini: Cosa e', oggi, il Centro siciliano di documentazione intitolato a Giuseppe Impastato? - Anna Puglisi: Sorto 32 anni fa, nel 1977, il Centro opera quotidianamente con soci e collaboratori impegnati come volontari e gli obiettivi rimangono ancora attuali: sviluppare la conoscenza della mafia e dei fenomeni analoghi a livello nazionale e internazionale, diffondere una cultura della legalita' democratica e della partecipazione. L'abbiamo dedicato nell'80 a Peppino, che e' stato ucciso dalla mafia nel 1978. Decidemmo di intestarlo a lui per diverse ragioni: perche' Peppino e' l'unico esempio di lotta alla mafia partendo dalla rottura con la propria famiglia, per la sua capacita' di unire l'impegno politico alla controinformazione e alla satira attraverso Radio Aut, e anche perche' da subito abbiamo iniziato un'attivita' per avere giustizia per la sua morte. Ci tengo a precisare che le attivita' del Centro sono autofinanziate perche' non siamo riusciti a ottenere una legislazione regionale che fissi dei criteri oggettivi per i finanziamenti pubblici e non abbiamo voluto accettare contributi grazie ai favoritismi di questo o quel politico. * - Tiziana Bartolini: C'e' una donna vittima di mafia che vuole ricordare? - Anna Puglisi: Rita Atria, la giovane che si e' suicidata dopo la morte di Borsellino. Piera Aiello, moglie del fratello di Rita ucciso dalla mafia, ha reagito e ha spinto anche Rita a testimoniare. La famiglia le ha isolate, addirittura la madre non ne ha voluto piu' sapere di Rita. Furono costrette a trasferirsi a Roma. Dopo la morte di Borsellino Rita si e' sentita abbandonata. Piera e' presidente di un'associazione (nata per volonta' di Nadia Furnari) intitolata a Rita e che, tra l'altro, si e' attivata per avere giustizia per Graziella Campagna, ragazzina uccisa soltanto perche' aveva trovato un'agenda nella tasca di una giacca lasciata da Gerlando Alberti Junior, allora latitante, alla tintoria in cui lavorava. 3. UNA SOLA UMANITA'. ALESSANDRO LEOGRANDE INTERVISTA TOMMASO FIORE [Dal mensile "Lo straniero" n. 105, marzo 2009 riprendiamo la seguente intervista (disponible anche nel sito www.lostraniero.net) dal titolo "La salute degli immigrati"] Nelle oltre quaranta pagine del disegno di legge n. 733 (meglio noto come "pacchetto sicurezza") approvato il 5 febbraio in Senato, a un certo punto, in un passaggio delle "Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286" (meglio noto come Testo unico sull'immigrazione), c'e' scritto sbrigativamente: "All'articolo 35, il comma 5 e' abrogato". Sono poche parole, ma il loro effetto puo' essere devastante, perche' possono portarci indietro, e di parecchio, nella storia della civilta', della democrazia, e della deontologia professionale. C'e' sempre qualcosa di sinistro (e non e' il caso di evocare le pagine piu' buie del Novecento) quando un piccolo codicillo burocratico cambia di colpo la vita di centinaia di migliaia di persone. Ma cosi' e', e per capire la gravita' di quanto e' accaduto il 5 febbraio scorso nell'aula del Senato, per volere dei cacicchi della Lega, e' opportuno riportare per esteso che cosa diceva questo particolare comma, il 5, dell'articolo 35 del Testo unico. Ebbene diceva questo: "L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non puo' comportare alcun tipo di segnalazione all'autorita', salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parita' di condizioni con il cittadino italiano". Sopprimendo questo comma, e mandando all'aria il codice deontologico della professione medica, i medici e il personale ospedaliero "potranno" denunciare i "clandestini" che chiedono di essere curati. "Potranno", non "dovranno", dicono i sostenitori del provvedimento. Tuttavia, stando ai cambiamenti introdotti dalla stesso pacchetto sicurezza, la soppressione del divieto di denuncia si combinera' con l'introduzione del nuovo reato di ingresso e soggiorno irregolare e con l'inasprimento delle pene per il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Cosa accadra' allora? Accadra' che in quelle parti d'Italia in cui governatore, sindaco e prefetto la pensano in un certo modo (diciamo in modo molto simile a come la pensano i Maroni e i Cota) medici e infermieri saranno indotti, magari dalle stesse forze di polizia, a denunciare i propri pazienti "irregolari", pena l'accusa di concorso in un altro reato. Per chi conosce un po' gli ambulatori e i posti di pronto soccorso, non e' difficile immaginare quale effetto possa avere una legge del genere su tutto il personale, specie su quello precario, in perenne attesa di rinnovo del contratto. Per farla breve, loro "dovranno"... Ma per fortuna ce' anche un'altra parte d'Italia che ha deciso, immediatamente, di opporsi alle nuove misure della maggioranza. E non si tratta solo di associazioni di medici e di operatori sociali. In Puglia, e' stata la stessa Regione - per bocca del presidente Vendola - a dire che si sarebbe organizzata una vasta disobbedienza civile nei confronti del famigerato provvedimento. E' la prima volta che la disobbedienza civile, e il modo in cui organizzarla (non un semplice caso individuale di obiezione di coscienza) attraversa un confronto istituzionale Governo-Regione su una questione etico-sociale di vasta portata. Non e' una cosa di poco conto, potrebbe essere un importante precedente storico in un'epoca in cui si predica (anche se su tutt'altro versante) la piena attuazione del federalismo. E non stupisce che il terreno di scontro sia ancora una volta, qui come in altri casi, quello medico-sanitario, della cura dei corpi e della vita. In questo caso, di quei 700-800.000 uomini e donne che la Lega al governo definisce - sprezzantemente - non italiani e giammai "italianizzabili", benche' siano in gran parte vittime di grave sfruttamento lavorativo. Abbiamo discusso di queste questioni con Tommaso Fiore, assessore alle politiche sanitarie della Regione Puglia. Medico anestesista, docente presso l'ateneo barese, Fiore e' subentrato al precedente assessore alla salute, Alberto Tedesco (Socialisti autonomisti), dimessosi dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati per presunti abusi relativi alla fornitura di servizi e strumentazioni, proprio nello stesso giorno in cui la giunta Vendola prendeva posizioni contro l'emendamento della Lega. La fortuita coincidenza dei due eventi, ha avuto l'effetto (con la nomina di Fiore, nipote del grande meridionalista Tommaso Fiore, autore di Un popolo di formiche e di Il cafone all'inferno) di spostare "piu' a sinistra" le posizioni dell'amministrazione pugliese in fatto di questioni sanitarie in un momento particolare. Staremo a vedere cosa accadra' nei prossimi mesi. Quanto alla soppressione del divieto di denuncia dei sans papiers, l'intervista con Fiore e' stata realizzata la sera del 10 febbraio scorso, subito dopo la prima riunione presso l'assessorato alla salute della Regione Puglia per decidere il da farsi, in che modo contrastare o aggirare il provvedimento voluto dalla Lega qualora venisse approvato anche dalla Camera. E' stata fatta, quindi, nel pieno degli eventi, quando altre riunioni erano ancora da farsi per precisare meglio la strategia della Regione. E' una conversazione che testimonia al meglio quello che e' un lavoro contro-legislativo in progress. Ed e' altresi' testimonianza - crediamo - di un precedente storico nel rapporto tra il governo Berlusconi da una parte e le Regioni dall'altra, perche' apre la strada, concretamente, a un modo di interpretare e praticare un'autonomia e un federalismo ragionevoli, democratici, antiautoritari, pervasi di tensioni universalistiche. In un'Italia politicamente incancrenita, in cui l'opposizione parlamentare del Pd e dell'IdV subisce non solo il trionfo culturale del berlusconismo e del leghismo (venendone spesso contagiata: in materia di immigrazione, il programma di Di Pietro non e' molto dissimile), ma anche le loro decretazioni d'urgenza in ogni ambito e grado, forse l'unico stadio in cui riattivare un'opposizione concreta, per tracciare una linea, e' quello che passa per i governi regionali. Di alcuni governi, almeno. Laddove e' ancora possibile praticare questo piano politico, come in Puglia, va analizzato fino in fondo, perche' rimanga un esempio estendibile anche altrove. L'Italia e' diventata un paese tribale e frammentato, si dice spesso. Ma alcuni frammenti (anche particolarmente grandi, come le regioni appunto) possono essere trattenuti dalla slavina. E possono continuare a essere, ancora, degli spazi politici, culturali, sociali all'altezza delle nostre migliori tradizioni democratiche. * - Alessandro Leogrande: Il governatore Vendola ha annunciato che in Puglia le denunce degli immigrati irregolari, da parte dei medici, saranno vietate. E ha precisato: "chi sottoscrive convenzioni con noi dovra' sottostare a questa regola". Quindi si presuppone l'introduzione di una norma regionale, o di qualcosa del genere, ma in che modo e' possibile renderla efficace? - Tommaso Fiore: E' chiaro che non puo' esserci un decreto. Puo' esserci semmai una normativa o una direttiva che va concordata con le parti. Nel caso specifico, si tratta di concordarla con i medici di medicina generale e con i medici della cosiddetta continuita' assistenziale, cioe' la guardia medica: sono loro, principalmente, a interagire con i pazienti che non sono in possesso di un regolare permesso di soggiorno. L'eventuale legge del governo che sopprime il divieto di segnalazione puo' essere annullata dal fatto che, all'interno di una procedura di urgenza, il medico e' comunque tenuto a prestare la sua opera medica: non agisce in una condizione di libero professionista, bensi' all'interno di un'organizzazione generale che puo' al massimo prevedere una segnalazione (nel caso che dovesse venir fuori l'obbligo di segnalazione) a chi dirige la Asl, ma non direttamente alla polizia. Questo e' l'elemento su cui stiamo ragionando dal punto di vista tecnico, insieme ai nostri giuristi, per rendere di fatto nullo il provvedimento governativo. * - Alessandro Leogrande: La Regione Puglia si era gia' dimostrata all'avanguardia grazie a un altro provvedimento dell'estate scorsa, contenuto nel piano sanitario regionale, che prevedeva l'assegnazione del medico di base (e non semplicemente l'accesso al pronto soccorso) per i "clandestini". L'assistenza e la cura dei pazienti sprovvisti di permesso di soggiorno e' gia' una realta' in Puglia... - Tommaso Fiore: Certo. Ci sono stati prima dei progetti sperimentali, e poi la misura e' stata estesa all'intera scala regionale. Fondamentalmente e' stata individuata la categoria dei cosiddetti Stp (stranieri temporaneamente presenti), tutti coloro cioe' che pur sprovvisti di un regolare permesso di soggiorno necessitano di cure sanitarie, ed e' stato fatto un regolare accordo con i medici di medicina generale, per cui tutto funziona per il meglio. In questi casi, il medico procede regolarmente a fare la sua prestazione, e le spese vengono coperte dal servizio sanitario nazionale. Ora, quello che potrebbe accadere rischia di portarci indietro di molti anni. Difatti potrebbe diventare attuativo il provvedimento che inibisce la norma attualmente prevista dalla legge, in base alla quale tu hai l'obbligo di non denunciare. Il governo dice: noi non introduciamo l'obbligo di denuncia; semplicemente diciamo "tu non hai l'obbligo di non denunciare". Messa cosi', e' una cosa francamente capziosa. Da una parte potrebbe essere interpretata come una scelta che ognuno puo' intraprendere per i fatti suoi, ma se contemporaneamente (all'interno dello stesso "pacchetto sicurezza") si individua nella clandestinita' un reato, allora scatta un'altra norma, piu' generale, che dispone che tu necessariamente devi denunciare quel reato. E' questo aspetto tartufesco a essere particolarmente antipatico, odioso. Tuttavia il provvedimento ancora non c'e', e il ragionamento che abbiamo fatto e' il seguente: per le procedure di urgenza, la situazione potrebbe anche essere risolta attraverso la normativa che ho gia' detto. Noi introduciamo questo principio: tu medico hai un obbligo, ma questo obbligo lo ribalti sulla Asl, la tua organizzazione, la quale una volta al mese fara' un report generico sull'eventuale accesso degli irregolari, sull'incidenza di tali prestazioni, senza fare nomi e cognomi. Questo puo' essere fatto; la questione pero' diventa piu' delicata per tutte quelle persone che stanno male e non guariscono in un solo giorno, ma hanno bisogno di un percorso terapeutico piu' lungo. E' questo il motivo per cui, dopo una lunghissima discussione su aspetti tecnici che ancora devono essere meglio approfonditi per trovare una soluzione regionale, abbiamo convenuto che prima di imbarcarci su questa strada, dobbiamo comunque aprire una battaglia politica perche' il provvedimento non passi definitivamente. E abbiamo pensato di farlo non in quanto medici di medicina generale o in quanto medici ospedalieri, ma in quanto medici. Quindi abbiamo attivato il circuito degli ordini dei medici. A livello nazionale c'e' gia' una grande mobilitazione; per quel che riguarda la Puglia, abbiamo proposto ai presidenti degli ordini dei medici di attivarsi direttamente, e loro si sono detti pienamente disponibili. Il percorso che vogliamo intraprendere e' quello di ancorarci al fondamento culturale della professione medica, facendo leva sull'esistenza di un codice deontologico che sancisce il segreto professionale. Non solo: quanto sta accadendo richiede un ragionamento piu' profondo, che riguarda appunto i fondamenti della professione, non e' semplicemente una questione tecnico-convenzionale. Per cui abbiamo bisogno che questo dibattito entri dentro la professione e la attraversi. * - Alessandro Leogrande: Quindi, per precisare ulteriormente la questione ed evitare fraintendimenti, ripetiamolo, un ente regionale non puo' fare una circolare in cui dice: qui questa legge non vale. - Tommaso Fiore: No. Se noi facessimo una legge di questo tipo, sarebbe immediatamente "osservata" a livello nazionale. Alle Regioni non e' stata delegata una potesta' in ordine alla sicurezza pubblica. Non abbiamo questo spazio. Abbiamo pero', di fatto, uno spazio normativo diverso, che puo' essere di natura interpretativa e applicativa. In altre parole noi possiamo dire: questa e' la norma nazionale, ma in Puglia la si applica cosi'. E nel momento in cui la applichi in un modo che non sia odioso per il singolo, ma che si trasformi in un meccanismo diverso (si segnala cioe' la problematica generale, la presenza o meno di un certo numero di pazienti sprovvisti di permesso di soggiorno, ma non si segnala la singola persona), ovviamente tu ne dai un'interpretazione che non ha effetti negativi sulla vita degli immigrati. * - Alessandro Leogrande: Ma questo accordo e' possibile perche' c'e' gia' una convergenza di vedute con le Asl... - Tommaso Fiore: Non c'e' dubbio. Qui innanzitutto abbiamo l'accordo con i medici, che vogliamo consolidare attraverso futuri incontri che ribadiscano i principi etici della professione. Per quanto riguarda invece il sistema ne l suo complesso, bisogna ricordare che i sistemi regionali sono dei sistemi fortemente piramidali. Non esiste la possibilita' di una obiezione da parte del singolo direttore generale, e questo gioca a nostro favore. Detto questo, va comunque ricordato che i direttori generali pugliesi sono le stesse persone che hanno autorizzato e sviluppato i sistemi di assistenza agli immigrati (anche se privi di permesso di soggiorno) negli scorsi mesi, o addirittura negli scorsi anni. In alcuni distretti, come dicevo prima, alcune di queste esperienze sono partite a livello sperimentale gia' anni fa, e - vedendo che funzionavano - sono poi state estese all'intera regione. Certo, questa relazione va consolidata perche' la normativa possa funzionare. Tuttavia non ci sara' un'opposizione del sistema a una iniziativa del genere. * - Alessandro Leogrande: Dal punto di vista politico piu' generale, c'e' un aspetto molto interessante. Con questo provvedimento, come con altri della giunta Vendola (basti pensare ad esempio alla legge sulla diossina o a quella sull'emersione del lavoro nero), passa l'idea di un federalismo positivo, ragionevole: un federalismo normativo che non si arrocca in se stesso, ma che al contrario supera delle leggi inique, riallacciandosi o a normative europee o alla carta costituzionale o a a codici deontologici preesistenti... - Tommaso Fiore: Questo spunto e' emerso appieno nella prima riunione che abbiamo avuto, ed e' una cosa a cui tengo molto. Qui dobbiamo imparare a interpretare il regionalismo non necessariamente in modo negativo. Questo significa - fondamentalmente - che noi ci riprendiamo la liberta' di lavorare secondo quello che noi riteniamo essere giusto, e chiediamo che lo Stato faccia un passo indietro rispetto a quelle che sono delle ingerenze nella nostra autonomia. D'altra parte, come tutti sappiamo, quello di autonomia e' un concetto generale. E' una parola bellissima, che puoi giocarti bene o giocarti male, e noi dobbiamo interpretarla al meglio. * - Alessandro Leogrande: La norma che prevede l'assegnazione del medico di base ai "clandestini" e' stata pensata all'interno di un pacchetto di provvedimenti piu' ampio contro il caporalato e lo sfruttamento. Il principio era questo: non si risolve il problema delle nuove schiavitu' unicamente con nuove leggi sul lavoro, sulla responsabilita' delle imprese o sui controlli, ma varando anche delle misure sociali molto precise che favoriscano la fuoriuscita dall'esclusione e dal degrado. E quindi: accesso alle cure, accesso all'acqua, alloggi diffusi eccetera. Qualora il provvedimento leghista dovesse andare in porto, quali sarebbero le conseguenze immediate? - Tommaso Fiore: Parto da un concetto banale: se tu vuoi occuparti della salute della popolazione che abita un territorio, devi prima conoscere le condizioni di salute della popolazione che abita quel territorio, indipendentemente dalla nazionalita', dalla tessera che hanno in tasca, dai documenti che hanno o non hanno. All'interno di una realta' territoriale, non puoi separare le persone in base alla loro condizione amministrativa. Inoltre e' importante che le persone che arrivano in Italia, specie quelle poste in una condizione di maggiore debolezza, vengano protette dalla possibilita' di contrarre malattie e di far sviluppare malattie sul territorio. Questa legge e' anche una legge molto miope, per almeno due motivi. Innanzitutto, perche' favorira' un mercato clandestino, una rete alternativa di assistenza priva delle tutele del servizio sanitario nazionale. Esporra' queste persone a un nuovo sfruttamento, perche' avranno paura di andare da un medico pubblico e quindi cercheranno altra strade; avranno i loro curatori improvvisati oppure gli stessi medici si faranno pagare in nero, di nascosto. E' un illecito prevedibile. Ma, oltre a questo, ci sara' anche una ricaduta negativa piu' generale, per quel che riguarda il controllo delle malattie e di eventuali focolai, dal momento che qui non stiamo parlando di tre persone, bensi' di una massa enorme di persone. Siamo di fronte a un offuscamento radicale della ragione: quando ti fai ottenebrare dall'ideologia, spingi fino a tal punto questa rincorsa ideologica da procurarti un danno. Tra l'altro questo e' riscontrabile anche in altre vicende recenti, con le scorrazzate sui corpi. Noi ci stiamo lentamente abituando al barocco piu' spietato: si scorrazza prima nel corpo delle donne con la legge 40, poi sul corpo di Eluana Englaro e di chi versa in condizioni simili, poi ancora sul corpo degli immigrati con questa faccenda del diniego - di fatto - all'assistenza. E' un modo terribile, questo, di passare con dei trattori sul corpo degli uomini e delle donne. * - Alessandro Leogrande: Il paradosso bioetico e' che, negli stessi giorni, le stesse forze di destra hanno mostrato un accanimento morboso "per salvare una vita contro la morte", come ha detto un Berlusconi esasperato a proposito di Eluana Englaro, e contemporaneamente - come se nulla fosse - la ferma volonta' di sancire un apartheid sanitario, mettendo a repentaglio la salute di centinaia di migliaia di uomini e donne. Da una parte la decretazione d'urgenza contro la sospensione dell'alimentazione, dall'altra un disegno di legge per la sospensione delle cure ai non-italiani (tramite la minaccia della delazione). - Tommaso Fiore: Io non le metterei in contraddizione, perche' sono due vicende che lasciano intravedere lo stesso segno. L'operazione che e' stata fatta intorno al letto di Eluana, e' un'operazione sul corpo di Eluana. Loro sostengono: che diritto hai di sospendere l'alimentazione e l'idratazione? Ma, dall'altra parte, e' giusto ribadire: che diritto hai tu di occupartene? Il punto e' proprio questo: il diritto di intervenire su questo corpo. Se tu stabilisci in questa maniera occhiuta, che arriva fino al dettaglio piu' inqualificabile, cosa e' lecito o cosa non e' lecito, cosa fare e cosa non fare, oppure quanti embrioni impiantare, se uno, due o tre... oltrepassi un limite. Questo apparato di provvedimenti espropria totalmente il medico della sua autonomia scientifica. Quindi su questo punto un dibattito va fatto. In tutto il bailamme su Eluana nessuno ha avanzato una riflessione seria sulla condizione di questi pazienti, su chi sono, sull'enorme varieta' di casi che non possono essere facilmente ricondotti a unita' ma che devono essere studiati nella loro complessita'. La tradizione scientifica cui apparteniamo, che e' quella che dice - in certi casi - fermiamoci un attimo e ragioniamo, viene cosi' travolta da incursioni di tipo politico-ideologico. Bisogna quindi riappropriarsi dell'autonomia della professione. Per quanto sia difficile lavorare con le grandi professioni, che certamente non hanno tradizioni democratiche, forse su questi aspetti, qualcosa comincia a smuoversi. Stando alle prese di posizione dell'ordine dei medici, sembra che sia cosi': questa grande professione, che e' legata a una tradizione culturale antichissima, comincia a essere preoccupata di questa invasione di campo, questo elemento pervasivo della cattiva politica nei suoi confronti. * - Alessandro Leogrande: D'Avanzo ha scritto su "La Repubblica", e credo abbia ragione, che alla Lega in realta' non importa un fico secco che in Puglia si pratichi la disobbedienza civile, o che la Regione Lazio si accodi. Quello che le interessa e' portare a casa una nuova legge nazionale che permetta ai suoi amministratori, nelle "sue" regioni, di condurre una feroce "lotta contro i clandestini". Cosi' la posizione di un medico che si oppone al provvedimento a Treviso sara' radicalmente diversa da quella di chi si oppone allo stesso provvedimento a Bari. Quest'ultimo trovera' di fronte a se' una struttura che accoglie e mette in pratica l'idea dell'aggiramento, mentre il primo si trovera' a fronteggiare quotidianamente un fronte unico composto dal sindaco, il prefetto, il questore e magari anche il suo stesso primario. E' chiaro che per lui la disobbedienza civile vorra' dire tutta un'altra cosa, e allora la domanda e': che cosa facciamo per quei medici? Occorre coinvolgere nella battaglia politica gli ordini dei medici di quelle regioni? - Tommaso Fiore: Io penso che l'effetto paura possa funzionare in doppia direzione, e non e' detto che funzioni fino in fondo. Certo, c'e' la paura del primo tipo: che cosa dira' il mio direttore se non faccio questo? Ma c'e' anche una paura piu' strutturale di futuro, che direi di secondo tipo: se io dico si' oggi, a cos'altro dovro' dire si' domani? E' questo il punto. E chi ha fatto dell'autonomia un valore (anche quando non l'ha fatto nel migliore dei modi) comincia a capire che questi meccanismi sono pericolosissimi. Insisto su questo aspetto: noi non abbiamo a che fare con dei giocattolini; abbiamo a che fare con una grande professione. E le grandi professioni a un certo punto alzano la voce. Cosi' come alzano la voce quando non gli vuoi far guadagnare i soldi della libera attivita' professionale, alzano la voce anche quando gli imponi troppe regole. Per cui io non sono completamente pessimista. Mi sembra che ci siano le premesse, in Italia, per dare una risposta medica agli attacchi del governo, che sia all'altezza delle migliori tradizioni della disciplina. 4. RIFLESSIONE. TIZANA PLEBANI: IL PAPA E IL CAPPUCCIO [Ringraziamo Tiziana Plebani (per contatti: tiplebani at libero.it) per questo intervento] Eminenza, Le pare serio alla sua eta' perder tempo con un cappuccio di gomma? starebbe a interrogarsi su un cotton fioc? O su uno spazzolino? Pensa davvero che in quella limitata porzione di materiale elastico sia implicata la difesa della moralita', la lotta tra il bene e il male, l'argine all'abisso? La prego, sia serio. Sa meglio di me che gli uomini e le donne - e certamente piu' le donne - afferrata l'associazione tra l'atto sessuale e la nascita di un nuovo essere hanno cercato di evitare un automatismo che in realta' non alberga neppure nel resto del regno animale. Gli animali hanno l'estro, come sa bene: cio' pone limiti alla loro fecondita'. L'uomo e la donna sono invece animali simbolici: l'attrazione, il desiderio e la sessualita' sono regolati dalla cultura, non tanto dalla natura. Ma forse Lei pensa che la natura debba fare il suo corso a qualsiasi costo? Non si e' pensato cosi' per le malattie e le scoperte scientifiche che le hanno arginate. Forse anche lei prende talvolta l'aspirina e qualche volta il medico le avra' prescritto un antibiotico, probabilmente sara' stato vaccinato da piccolo. Anche in tutti questi casi si contrasta il libero corso dello sviluppo di patologie o di alterazioni dell'organismo che potrebbero condurre anche alla morte; nel caso dello spazzolino si ostacola l'azione dei batteri, il cotton fioc evita i ristagni del cerume e una possibile otite. Nel mondo creato dall'uomo c'e' forse qualcosa che sia rimasto allo stato di natura primordiale? Lei pensa che se un uomo e una donna scelgono di avere un rapporto protetto non siano piu' timorati di Dio? C'e' qualcosa nell'azione di infilarsi un cappuccio che sia cosi' sostanzialmente diverso da usare lo spazzolino? Perche' si tratta di sesso? La sessualita' non e' forse insita nell'uomo? E' per se' peccaminosa? Avere un corpo e' peccato? Provare piacere e' una grave offesa a Dio? Qual e' il Suo Dio, Eminenza? Un dio cattivo, pruriginoso e ficcanaso, si direbbe, che perde tempo a indagare sui cappucci piuttosto che guardare al cuore di quell'uomo e di quella donna. Alle loro necessita', ai loro bisogni, ai loro desideri. Avremmo dovuto e dovremmo popolare la terra come i conigli? Non le sembra che l'invadenza dell'uomo sul pianeta sia gia' al limite della sostenibilita'? Che l'equilibro delle risorse e dell'ambiente richiedano all'uomo un limite anche di presenza? Ma forse Lei sta pensando che il riequilibrio possa essere governato "naturalmente" dalla falce delle malattie... Lei e' certamente al corrente che nel continente africano, e purtroppo non solo in quello, gran parte delle donne e delle bambine sono vittime di stupri di guerra e di sopraffazioni sessuali di ogni genere; non crede che il loro dolore nel corpo e nell'anima sia gia' insostenibile? Devono anche contrarre una malattia che in quelle condizioni di poverta' e di privazione di risorse conduce alla morte e prima ancora a un progressivo scadimento della qualita' della vita? Eminenza, e' evidente che non si tratta di epidemie "naturali" e come la mortalita' provocata dalla guerra, dall'inquinamento e dalla miseria, nulla di cio' appartiene al campo del naturale ma a quello, ahime', dell'umano. Ma temo che Lei sia piu' preoccupato da qualcosa d'altro. Quando le persone decidono liberamente della direzione della loro esistenza personale si sottraggono al controllo sulla loro vita, si demarcano dai territori del dominio. Le donne in questo sono divenute assai abili in tempi recenti. Dunque Eminenza non sono i cappucci a preoccuparla ma e' la liberta' individuale che la inquieta. Tuttavia, Eminenza, non e' il potere e il dominio che fortificheranno la Sua cattedra e che consentiranno alla religione di poter ancora essere d'aiuto nel soccorrere gli individui nel loro percorso terreno. Eminenza, la smetta di dare ordini e di occuparsi delle nostre camere da letto. La catena di errori della Chiesa e' gia' lunga, il pentimento successivo non e' una carta che si puo' giocare all'infinito. Non resta che lasciar perdere i cappucci e tornare a parlare ai cuori con una lingua d'amore. 5. LETTURE. SERGIO AURIEMMA (A CURA DI), REPERTORIO. DIZIONARIO NORMATIVO DELLA SCUOLA Sergio Auriemma (a cura di), Repertorio. Dizionario normativo della scuola, Tecnodid Editrice, Napoli 2009, pp. 1216, euro 40. La XXIII edizione aggiornata di uno strumento di lavoro utile a tutti gli operatori scolastici. 6. RIEDIZIONI. ALEXIS DE TOCQUEVILLE: LA DEMOCRAZIA IN AMERICA Alexis de Tocqueville, La democrazia in America, Utet, Torino 1968, 1997, Mondadori, Milano 2009, pp. VI + 884, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). A cura di Nicola Matteucci, un classico - e forse si potrebbe dire "il" classico - del pensiero politico liberale. 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 767 del 22 marzo 2009 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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