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Coi piedi per terra. 163
- Subject: Coi piedi per terra. 163
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 7 Mar 2009 11:34:01 +0100
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 163 del 7 marzo 2009 In questo numero: 1. Contrastare il razzismo 2. Monica Frassoni: Il "pacchetto sicurezza" del governo Berlusconi. Una deriva razzista 3. Nicoletta Crocella: Un cammino in cui la vicinanza di altre sia forza, sostegno ed amore 4. Maria D'Asaro: Mimose? No, grazie 5. Elena Gajani Monguzzi: Qualcuno, chiunque voglia 6. Carla Mariani: Alla luna 7. Luisa Mondo: Iniziative contro la violenza sulle donne 8. Elena Pulcini: Combattere l'oppressione della cultura della morte 9. Giobbe Santabarbara: Alcune brevi considerazioni sulla cosiddetta violenza sessuale, che meglio sarebbe dire violenza maschilista misogina 10. Una magagna al giorno: l"'interferenza" con i cannoneggiamenti del poligono di Monteromano 11. Aggiornato ed ampliato il sito www.coipiediperterra.org 12. Giorgio Ferrari: No al nucleare 13. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. EDITORIALE. CONTRASTARE IL RAZZISMO Contrastare il razzismo. Per difendere l'umanita'. L'umanita' di tutti, la tua medesima. L'umanita' che e' una. 2. UNA SOLA UMANITA'. MONICA FRASSONI: IL "PACCHETTO SICUREZZA" DEL GOVERNO BERLUSCONI. UNA DERIVA RAZZISTA [Ringraziamo Monica Frassoni (per contatti: monica.frassoni at europarl.europa.eu) per questo intervento] L'imperante, nuova attenzione ai temi della "sicurezza" da parte del governo Berlusconi sta determinando conseguenze negative, ancora una volta, soprattutto verso i soggetti piu' deboli, e in primo luogo nei confronti degli stranieri. L'approvazione della legge 125/2008 di conversione del decreto legge 92/2008, rappresenta senza dubbio un ulteriore tassello nell'opera di criminalizzazione del fenomeno migratorio. I provvedimenti adottati sin qui dal Governo Berlusconi e quelli ancora all'esame del Parlamento tendono in maniera evidente a scoraggiare in tutti i modi la presenza dei migranti sul nostro territorio, mentre l'Unione Europea chiede di facilitare la migrazione regolare. Per gli stranieri sara' sempre piu' difficile vivere in Italia in condizioni di regolarita' e inevitabile per molti sara' il ritorno all'irregolarita' gia' costantemente dietro l'angolo se si perde il posto di lavoro. Diventare irregolari non e' quasi mai una scelta di illegalita' ma una costrizione: solo con il decreto flussi si puo' entrare per lavoro o con il ricongiungimento familiare che e' stato ulteriormente ristretto. Se perdi il lavoro anche dopo 10 anni, rischi di perdere il soggiorno. Il principale effetto non sara' il contenimento dell'illegalita': il lavoro nero (illegalita' tutta italiana) trovera' nuova linfa e anche i lavoratori regolari, italiani e non, dovranno difendere il salario e il posto di lavoro da quei datori di lavoro che hanno fatto del taglio del costo del lavoro l'unico elemento per essere competitivi sul mercato. Lavoratori deboli potranno essere tranquillamente sostituiti con lavoratori ancora piu' ricattabili e deboli. L'abbattimento delle soglie di garanzia dei diritti non riguarda solo gli stranieri, sono buchi neri nei quali possono essere inghiottiti tutti partendo da chi si trova in condizione di maggior fragilita': dai senza fissa dimora, che un emendamento della Lega Nord vorrebbe schedare, risalendo di fragilita' in fragilita' si possono restringere le maglie dei diritti di cittadinanza. Per parte nostra continueremo il monitoraggio gia' avviato per sollevare con forza con la Commissione europea ogni violazione della normativa comunitaria e per evitare la deriva razzista delle politiche del governo italiano. 3. OTTOMARZOTUTTOLANNO. NICOLETTA CROCELLA: UN CAMMINO IN CUI LA VICINANZA DI ALTRE SIA FORZA, SOSTEGNO ED AMORE [Ringraziamo Nicoletta Crocella (per contatti: stellecadenti at tiscali.it) per questo intervento] Ancora una volta, ancora un anno, 101 anni di otto marzo, e non siamo disposte a rinunciare a questa scadenza o a delegarla alle celebrazioni ufficiali che la uccidono avvolta in un fascio di mimose e di inutili parole. Sarebbe bello se per una volta i vari signori della politica facessero un passo indietro, ed invece di farci gli auguri (auguri di che?) lasciassero spazio alla parola delle donne, e cominciassero, da questa data, ma per continuare, a lavorare sul rispetto delle persone donne e sulla crescita di relazioni sane e felici. Chiedo troppo ovviamente, mentre esalano i fumi del patriarcato in crisi, forse morente, oscurando la vista ed avvelenando l'aria. Mentre si continua con tranquilla determinazione a sollevare chiacchiere e polverone sull'ultimo stupro sbatutto in prima pagina, senza attenzione ne' amore per la ragazzina che lo ha subito, e si tace o si volge altrove lo sguardo dalla quotidiana violenza che si consuma nel segreto delle case, di cui gli autori sono a volte quasi inconsapevoli, convinti come sono che "si fa cosi'". E d'altra parte si ricacciano in un angolo, si nascondono alla vista (o ci si prova) le ragazzine prostituite per strada, le donne che dai loro paesi vengono qui a macerare la loro vita in catene di rapporti a pagamento, schiave, vendute da uomini e comprate a ore da altri... A me viene in mente uno slogan di tanti anni fa, quando cominciammo a svelare il gioco: "ne' puttane ne' madonne, solo donne". Rifiutavamo allora e per quanto mi riguarda continuo a respingere, la dicotomia tra donne per bene, quelle da sposare, da rinchiudere in casa, angeli del focolare, fonte di cura, le Mamme ("la mamma e' un albero grande che tutti i suoi frutti ti da'", queasto recitava una poesia che studiai alle elementari tanti anni fa) e le altre, le donne di strada, quelle da usare, prendere e lasciare, vendere e comprare, disprezzare anche, mentre se ne gode... Ora una ministra pretende di ripristinare la dicotomia, la pubblica vergogna per le une, distinguendole a forza dalle altre, quelle che avendo imparato il trucco usano il loro corpo, la bellezza, per ottenere successo e fama, e magari, come consiglia il nostro amato premier, sposare un miliardario e por fine quindi ai problemi che con la precarieta' e l'insicurezza del lavoro sono un assillo per la vita di tante di noi. E' ancora piu' difficile per le ragazze oggi lavorare su di se', investire su di se', riconoscendosi diritti e capacita', usare l'intelligenza e non solo il corpo, e trovare la propria misura, il proprio modo di restare al mondo. E allora questo otto marzo a loro voglio mandare il mio amore, alle ragazze che cercano la loro via, che leggono, studiano pensano, che hanno paura e faticano ad orientarsi, ma cercano con determinazione il proprio modo di essere. Alle donne, che affrontano ogni giorno la vita, che amano, si amano, non danno nulla per scontato, accettano piccoli compromessi per momenti sereni e si ribellano per dignita' e senso di se'. A tutte quelle che hanno un sogno, e lo vedono ricoperto da bollette in scadenza, soldi per la spesa, bimbi da curare, persone da accudire, ma non rinunciano del tutto al loro sogno, cercano spazi, momenti, amore e pensiero, vita ed azione. A tutte le donne, quelle che conoscono sul proprio corpo, sul proprio essere, l'impatto distruttivo della violenza, quelle che la temono, e quelle che si sono messe insieme, e la violenza affrontano insieme, cercando di cambiare le relazioni, la cultura, di mantenere la vita aprendo spazi, cercando momenti di gioia. Penso alle donne di Gaza, il coraggio di proseguire, penso alle donne afgane, ancora nascoste dietro il burqa, ma determinate, penso alle donne africane, la forza della vita in un mondo sconvolto, e penso a noi, a tutte le donne che ogni giorno, con impegno, determinazione stanchezza e forza, cerchiamo di costruire un mondo piu' umano, superando barriere e luoghi comuni, rifiutando le protezioni ambigue e pericolose di ronde e guardiani. Proviamo persino a giocare, a ridere, ad avere momenti felici, e cerchiamo di guardare all'altro, all'essere umano di genere maschile con cui condividiamo il cammino su questa terra, come ad un altro da incontrare, da conoscere, fonte di amore e di scambio, non accettando prevaricazione e rapina. A tutte noi, a tutte le donne oggi quindi la mimosa da un'altra donna, segno di un legame di sorellanza, un cammino in cui la vicinanza di altre sia forza, sostegno ed amore. 4. OTTOMARZOTUTTOLANNO. MARIA D'ASARO: MIMOSE? NO, GRAZIE. [Ringraziamo Maria D'Asaro (per contatti: maridasaro at libero.it) per questo intervento] "Uguali, ma non per fare le stesse scempiaggini e soperchierie!", ci ammoniva anni fa - con espressione piu' rozza - una vignetta del glorioso e rimpianto settimanale satirico "Cuore". L'amara attualita' della vignetta e' confermata da tanti dati: a scuola si registra uno sconcertante aumento di bulli, ma anche di "bullette"; in politica, nel mondo del lavoro, nell'esercito le donne in carriera sono spesso belle copie del cinico, duro e rampante modello maschile. E intanto i canoni pubblicitari continuano a rimandarci un'immagine di donna che va in estasi se trova l'ammorbidente piu' profumato e permette che il suo corpo seducente venga accostato alla sagoma di un'inquinante automobile perche' il cliente maschio, confuso nei suoi molteplici desideri di possesso, sia invogliato a comprarla. Uguali, dunque. Ma - complice anche l'aria pesante di destra che tira - quando c'e', si tratta quasi sempre di un'uguaglianza al ribasso. Dopo la necessaria e radicale stagione delle rivendicazioni degli anni '60 e '70 e il nulla odierno popolato da "veline" e da un nugolo sempre crescente di aspiranti al palcoscenico di "Amici" o del "Grande fratello", noi donne abbiamo bisogno di un colpo d'ala. Di sognare un orizzonte in cui uomini e donne insieme inventino e sperimentino nuovi stili di vita: piu' dolci, piu' lenti, piu' profondi, nonviolenti ed ecologicamente orientati. La mia speranza e' che, rifiutando mimose sciaguratamente scempiate, riusciamo a inventare insieme nuovi, piu' attraenti e colorati, paradigmi esistenziali, culturali, socio-economici. Con l'altra meta' del cielo protagonista di una inedita joint-venture tra uomini e donne ricchi di creativita' e di buona volonta'. In cui le donne, grazie anche al loro maggiore bagaglio di sofferenza che ne ha accresciuto la sensibilita', facciano da avanguardia e da lievito. Evitando, se possibile, di ripetere la Storia coniugata al maschile: monotona, triste, violenta. Gia' vista. 5. OTTOMARZOTUTTOLANNO. ELENA GAJANI MONGUZZI: QUALCUNO, CHIUNQUE VOGLIA [Ringraziamo Elena Gajani Monguzzi (eleudiche at tiscali.it) per questo intervento] Qualcuno ci esponga il filo - rosso d'amore, sangue, fragole, liberta' - che lega tutte le morti per la fabbrica ma anche tutti i giorni di sorprendente rinascita; qualcun altro ci illustri la storia dell'arte prodotta dalle donne; qualcun'altra ci canti canzoni con una sana "a" finale. Chi vuole divertirsi, diverga veramente: si allontani l'ombra della teoria di quelle "o" e di quelle "a" che non puo' - verra' il giorno in cui nemmeno lo vorra'? - coprire di grigio televisivamente omologato l'unica realta' femminile sempre creativa e creatrice, sempre pronta a rinascere dal fango della violenza perche' ne possiede l'antidoto, l'opposto. 6. OTTOMARZOTUTTOLANNO. CARLA MARIANI: ALLA LUNA [Ringraziamo Carla Mariani (per contatti: carlamariani at comune.narni.tr.it) per questo intervento] Non sono mai stata una femminista come si deve, o come mi avrebbero voluto alcune mie amiche femministe, nel senso che non sono mai arrivata ad odiare i maschi; ne' li ho mai visti come un obiettivo da raggiungere o da invidiare, non ho mai desiderato di avere il pene, non ho mai maledetto la mia vagina, ho sempre cercato armonia nell'umanita': maschi e femmine, stessa umanita'. Uguali con distinzione. Ed e' qui che mi rattristavo, e mi domandavo perche' due soggettivita' uguali fossero trattate in maniera subalterna, ostile, gerarchica. Le loro potenzialita', che in un sistema armonico e armonioso avrebbero prodotto una vita felice, erano invece diventate strumento e arma del potere, arma del piu' forte. Vedete: e' impossibile dire "della" piu' forte. E di questo me ne rallegro. Questo per dire che ho sempre lavorato e vissuto guidata da un senso di giustizia e di uguaglianza, che a volte ha assunto i confini di una gabbia comportamentale scomoda, ed ho visto l'impegno delle donne agito per godere dei diritti fondamentali ed inalienabili - come la liberta', il lavoro e l'amore - come una lotta sociale, cosi' come si lotta per vincere la segregazione razziale, come si lotta contro i poteri forti degli stati autoritari, come si lotta contro l'ingiustizia sociale, come si lotta per combattere l'esclusione. Ho visto le donne protagoniste di cambiamenti, ho conosciuto donne artigiane di pace. A tutte noi e a tutti voi, vorrei dedicare questo brano di Eduardo Galeano, uno dei miei autori preferiti, amo Eduardo Galeano, per la sua immediatezza, per la sua intuitivita', per la conoscenza delle cose sconosciute. Ho tratto il brano dal suo ultimo lavoro, Specchi. Una storia quasi universale. L'ho tratto dalla versione in lingua spagnola che ho avuto da una mia amica colombiana che vive a Barcellona, proprio appena uscito. Ho visto, proprio oggi, che e' stato anche pubblicato in italiano (Eduardo Galeano, Specchi. Una storia quasi universale, Sperling & Kupfer, Milano 2008, pp. 384, euro 18,50; la quarta di copertina recita: "Gli specchi sono pieni di gente, gli invisibili ci vedono. I dimenticati ci ricordano. Quando ci specchiamo, li vediamo. Quando ce ne andiamo, se ne vanno? Questo libro e' stato scritto perche' non se ne vadano"). Spero che la mia traduzione renda giustizia alla bellezza del linguaggio usato dallo scrittore. Mi sembra un brano indicato per proseguire il nostro impegno nel cambiare lo stato attuale delle cose, utilizzando tutta la nostra saggezza per disarmare il potere. Mi sembra bello per l'8 marzo, giornata internazionale della donna. * Vittorioso sole, luna sconfitta (da Eduardo Galeano, Specchi. Una storia quasi universale): "La luna perse la prima battaglia contro il sole quando si diffuse la notizia che non era il vento che metteva incinte le donne. Dopo, la storia porto' altre tristi novita': la divisione del lavoro attribui' quasi tutti i compiti alle femmine, affinche' noi, i maschi, potessimo dedicarci al mutuo sterminio; il diritto della proprieta' ed il diritto di eredita' permisero che le donne fossero padrone di niente; l'organizzazione della famiglia le mise nella gabbia del padre, del marito e del figlio maschio; e si consolido' lo stato, che era come la famiglia, ma piu' grande. La luna condivise la caduta delle sue figlie. Erano lontani i tempi in cui la luna dell'Egitto divorava il sole al tramonto e lo faceva rinascere all'alba, la luna d'Irlanda sottometteva il sole minacciandolo con la notte perpetua, ed i re della Grecia e di Creta si mascheravano da regine, con tette di stracci, e nelle cerimonie sacre innalzavano la luna come stendardo. Nello Yucatan, la luna ed il sole avevano vissuto in matrimonio. Quando litigavano, c'era un'eclissi. Lei, la luna, era la signora dei mari e delle sorgenti e la dea della terra. Col passare dei tempi perse i suoi poteri. Ora si occupa solo di parti e malattie. Sulle coste del Peru', l'umiliazione ebbe una data. Poco prima dell'invasione spagnola, nell'anno 1463, la luna del regno Chimu', quella che piu' comandava, si arrese davanti all'esercito del sole degli Incas". 7. OTTOMARZOTUTTOLANNO. LUISA MONDO: INIZIATIVE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE [Ringraziamo Luisa Mondo (per contatti: luisa.mondo at epi.piemonte.it) per questo intervento] Mentre ero intenta a riflettere su che cosa scrivere per la giornata della donna ho ricevuto una preziosissima comunicazione dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute ed ho deciso di condividerne i contenuti, convinta della loro grandissima importanza. L'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) afferma che tutte le donne sono a rischio di subire violenza: la violenza domestica (maltrattamento fisico e psicologico, abusi sessuali, condizionamenti emotivi, comportamenti coercitivi o di controllo) e' uno dei maggiori problemi di salute pubblica in tutto il mondo e rappresenta il caso piu' frequente di mancato rispetto dei diritti fondamentali della persona. Secondo la Banca Mondiale, per le donne tra i 15 e i 44 anni il rischio di subire violenze domestiche o stupri e' maggiore del rischio di cancro, incidenti o malaria. L'aggravante e' che si tratta di una violenza silenziosa che spesso, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, viene trattata, anche a livello giuridico, non come un reato, ma come una faccenda privata. In generale, gli eventi violenti, dentro e fuori le mura domestiche, sono una delle prime cause di morte e di disabilita' permanente al mondo: provocano oltre 5 milioni di morti e di infortuni all'anno. Per questa ragione, oltre 5 milioni di persone, nel mondo, sono entrate a far parte della campagna del Fondo delle Nazioni Unite per lo sviluppo della donna (Unifem) "Say No to Violence against Women" (www.unifem.org/campaigns/vaw/) che chiede di far rientrare la lotta contro la violenza sulle donne tra le priorita' dei governi di tutto il mondo. Ma ci sono altri progetti molto interessanti, che val la pena di conoscere e, se possibile, sostenere: - l'Azione contro la violenza sessuale nei conflitti (www.stoprapenow.org) promossa dalle Nazioni Unite: - la "Campagna per combattere la violenza contro le donne, inclusa la violenza domestica" - il terzo programma Daphne promosso dal Parlamento europeo e dal Consiglio d'Europa per prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne e per proteggere le vittime e i gruppi a rischio; - il Progetto Arianna avviato dal Dipartimento per le Pari opportunita' della Presidenza del Consiglio (www.retepariopportunita.it), per l'attivazione di una rete nazionale antiviolenza, in continuita' con la Rete antiviolenza tra le citta' Urban. Vi auguro un'interessante navigazione ed una buona giornata della donna, una giornata di pace e armonia. 8. OTTOMARZOTUTTOLANNO. ELENA PULCINI: COMBATTERE L'OPPRESSIONE DELLA CULTURA DELLA MORTE [Ringraziamo Elena Pulcini (per contatti: e_pulcini at philos.unifi.it) per questo intervento] Diversamente da altre "celebrazioni" che spesso si ripetono come stanchi rituali, l'8 marzo ha sempre conservato per le donne la forza simbolica di un momento di riflessione, di azione comunitaria, e a volte di gioiosa condivisione di ideali, speranze, prospettive. Quest'anno, e' inutile negarlo, lo scenario e' molto cupo e la voglia di "fare festa" viene offuscata da un inquietante rigurgito di violenza che colpisce, ancora una volta, soprattutto le donne. Certo, questo non ci stupisce piu' di tanto, e' stato detto tante volte che le conquiste delle donne sono sempre fragili, sono sempre esposte a pericoli di regressione, soprattutto in corrispondenza di momenti involutivi della societa' e della cultura dominante. L'ombra della svalutazione e del disprezzo delle donne e' una specie di fiume carsico che scorre perennemente nei sotterranei delle piu' evolute e illuminate democrazie, pronto a riaffiorare in superficie non appena qualcosa si incrina, non appena quei valori a noi cosi' cari di dignita', liberta', solidarieta' vacillano di fronte agli attacchi di forze oscure e primordiali, spesso alimentate e strumentalizzate da una politica senza scrupoli; da una politica interessata solo al consolidamento e alla difesa del proprio potere. Ebbene, quello attuale e' indubbiamente uno di quei momenti. Le donne ridiventano il capro espiatorio - non l'unico evidentemente, ma il preferito - su cui proiettare disagi, insicurezze, paure socialmente diffuse ed inarginabili. L'ossessione sicuritaria, la crisi dell'ideologia del benessere, la sfida multiculturale, i rischi prodotti dalla globalizzazione provocano di fatto il cedimento di principi che consideravamo acquisiti, e si traducono appunto nel revival di pulsioni arcaiche, pronte a scaricarsi sul debole, sull'inerme, sul diverso. La nostra societa' sembra in questo senso attraversata da un paradosso, dalla coesistenza paradossale tra indifferenza e violenza: da un lato l'apatia di individui chiusi nel proprio asfittico egoismo autoconservativo, dall'altro il riesplodere della rabbia e dell'odio, anche in forme atroci, che credevamo superate. Siamo bombardati ogni giorno dalla diffusione massmediale non solo di eventi delittuosi ma di forme di violenza che sfidano la capacita' interpretativa delle piu' raffinate tecniche psicologiche e ci lasciano senza parole, senza strumenti, orfani di spiegazioni. Ma sarebbe un errore cedere alla cultura della paura. Se il nostro tempo e' caratterizzato dal rigurgito di passioni negative, dobbiamo ostinatamente cercare di opporvi passioni positive. Le passioni si combattono con le passioni: alla paura si puo' opporre la speranza, all'egoismo la solidarieta', alla rabbia la compassione, all'odio l'empatia. Tornano allora il senso e le ragioni della "festa". Festeggiamo, come dice Hannah Arendt un nuovo inizio, una nuova nascita: tutte insieme possiamo ancora una volta riprodurre quell'energia positiva e vitale con la quale e' possibile combattere l'oppressione della cultura della morte. 9. OTTOMARZOTUTTOLANNO. GIOBBE SANTABARBARA: ALCUNE BREVI CONSIDERAZIONI SULLA COSIDDETTA VIOLENZA SESSUALE, CHE MEGLIO SAREBBE DEFINIRE VIOLENZA MASCHILISTA MISOGINA 1. Il sesso e' il concreto simbolo della nostra condizione corporea, della nostra creaturalita'. E l'incontro sessuale tra due esseri umani e' il momento in cui la persona e' piu' nuda, piu' fragile, piu' esposta, piu' indifesa. Secoli di tradizione misogina e sessuofobica hanno plasmato e piagato la mentalita' maschile nel segno di un rapporto col proprio e l'altrui corpo stretto tra paura e sopraffazione: la paura del proprio essere nudi, fragili, esposti, indifesi, e la sopraffazione sull'altra persona come esercizio di violenza, come esibizione di potere che infliggendo sofferenza all'altra persona consente di scaricare quella paura per se' nel gesto distruttivo su altri; cosi' ottenendo di rassicurarsi della propria forza abusando dell'altrui debolezza; cosi' evitando l'impegno che una relazione altra ed autentica richiederebbe, e l'angoscia del rischio del fallimento in quell'impegno implicata. * 2. La violenza sessuale non ha un'origine sessuale: nell'atto sessuale violento si traduce, e vi si traduce proprio perche' li' la relazione e' piu' ravvicinata, li' non vi sono mediazioni, li', proprio li', quell'estrema apertura che chiamiamo amore potrebbe sorgere, e invece la violenza tutto sommerge e soffoca e chiude. La matrice della violenza sessuale non e' sessuale: e' nella volonta' di infliggere dolore all'altra persona, di renderla oggetto, di annientarla. La cosiddetta violenza sessuale e' in realta' violenza politica. E' la violenza maschilista misogina. * 3. Contrariamente a quanto si dice spesso, non sono convinto che la violenza maschilista misogina stia aumentando oggi, e stia aumentando perche' la liberta' femminile cresce e il patriarcato e' in crisi. Credo che nelle culture maschiliste e patriarcali essa sia stata sempre feroce; cio' che oggi e' cambiato e' che viene denunciata piu' spesso, ed il fatto che finalmente venga denunciata piu' spesso e' merito grande del movimento femminista, esclusivamente del movimento femminista - il movimento femminista che e' nell'ultimo secolo la piu' grande esperienza di liberazione dell'umanita', e la piu' grande esperienza della nonviolenza in cammino. * 4. Credo piuttosto che la violenza maschilista misogina oggi probabilmente cominci a diminuire, ma poiche' sempre piu' emerge tutto quel che prima era sommerso, e' ragionevole supporre che i dati statistici che documentano questa emersione cresceranno ancora. Ma cresce anche la consapevolezza del suo orrore finalmente anche tra i maschi, e cresce la lotta per farla cessare. * 5. Per quel che puo' valere una testimonianza personale: mi sembra che in questo paese da dieci o vent'anni - sicuramente non molti di piu' - parlando tra maschi nei luoghi dei maschi si comincia a provare vergogna della violenza maschilista misogina, il linguaggio che traduceva l'ideologia dello stupro come affermazione coatta della propria virilita' non ha piu' quel consenso massivo che aveva una volta. Per quel che ricordo non era cosi' trenta o quarant'anni fa. Non dico che tra i giovani maschi vi sia un definitivo ripudio dell'ideologia maschilista e misogina, ma mi sembra che essa non sia piu' cosi' totalitariamente introiettata come era una volta. I giovani maschi ora sanno che quel modello fascista devono combatterlo. I giovani maschi ora provano vergogna e sgomento della violenza ginocida dei maschi. Ancora nella mia adolescenza e gioventu' non era cosi'. Cinquanta, quarant'anni fa l'"educazione sentimentale" di un maschio avveniva nella commistione di amore e morte, sesso e violenza, come dominazione e disprezzo. Fu il femminismo a cambiarci la testa e la vita: fu quella dura luminosa scuola a salvarci da una subalternita' e complicita' nei confronti del potere e dell'ideologia maschilista e patriarcale prima assolutamente compatta nei discorsi dei maschi nei luoghi dei maschi nonostante nelle carte e in pubblico altro si dicesse. * 6. Ai miei studenti sempre dico che tutti i maschi sono fascisti: e che la civilta' consiste nel combattere contro il fascista che hai dentro, e sconfiggerlo. Non ho una visione del mondo ottimistica, al contrario. E' proprio perche' vedo l'orrore che sento il bisogno di combatterlo. E' proprio perche' sento la forza della violenza, che credo la dignita' consista nel contrastarla. E' ascoltando Leopardi che divenni un militante della causa della giustizia e della liberta', della causa dell'uguaglianza di diritti, della liberazione dell'umanita': e' dalla cognizione veritiera e chiara del dolore che discende la volonta' di contrastare quel dolore che e' frutto dell'oppressione storica che esseri umani esercitano su esseri umani. * 7. Sara' banale dirlo, ma credo che una questione cruciale sia l'educazione sessuale dei giovani maschi: quando ero adolescente io essa avveniva prevalentemente se non esclusivamente attraverso la pornografia - in cui la donna era sempre e solo oggetto di violenza, in cui per un maschio amare e infliggere dolore dovevano essere la stessa cosa, esercizi di potenza e di disprezzo; quelli di noi che divennero militanti politici per la liberazione dell'umanita' si precipitarono poi a rieducarsi con i libri del movimento femminista: per quelli come me allora furono i libri di Kate Millet, di Germaine Greer, di Juliet Mitchell, di Shulamith Firestone, e quel Manuale del Boston Women's Health Book Collective, e naturalmente Dalla parte delle bambine, e a ritroso Three Guineas e Le deuxieme sexe. Fu leggendo il lavoro della presa di coscienza delle donne che cominciammo a prendere coscienza della nostra violenza e miseria di maschi. * 8. Mi ha sempre umiliato e indignato e ferito come una coltellata la violenza della schiavitu' sessuale visibile lungo le strade; mi sembra evidente come essa sia un crimine contro l'umanita', e di quel crimine siano complici non solo i cosiddetti "clienti" del mercato schiavista, ma anche tutti coloro che vedono e tacciono - o peggio: reduplicano la persecuzione delle vittime. Non vedo una differenza sostanziale tra chi violenta una persona picchiandola e chi violenta una persona e poi estrae qualche banconota dal portafogli. So che una lunghissima tradizione letteraria ed artistica si e' in mille forme ingegnata di dimostrare la tollerabilita' della riduzione in schiavitu' delle donne come oggetti sessuali al servizio dei maschi, penso che questa tradizione sia nemica dell'umanita', e chi di essa fa l'elogio sia un fascista. * 9. Nel maschilismo e nel patriarcato so essere la prima radice di ogni altra oppressione, di ogni altra discriminazione, di ogni altro sfruttamento. E' per questo che ad esempio ho sempre trovato ipocriti i proclami di impegno per i diritti umani di tutti gli esseri umani da parte dei funzionari degli apparati di istituzioni che escludono meta' dell'umanita' dall'accesso a parita' di condizioni nei ruoli piu' rilevanti in termini di potere decisionale e rappresentativo. Chi esclude, inferiorizza ed opprime meta' dell'umanita' non puo' pretendere di parlare in nome dell'umanita'. * 10. Detesto le "giornate dedicate", ne ho un'idiosincrasia tale che mi irrita se qualcuno mi telefona per augurarmi buon compleanno. Eppure penso che rispetto al silenzio assoluto, complice sempre delle violenze dei potenti, bene sia che vi siano giornate in cui si fa memoria delle vittime e si chiama alla lotta di liberazione. Con la speranza - disperata speranza - che quella memoria e quell'appello accenda alla volonta' di combattere contro l'oppressione, contro tutte le oppressioni, nella lotta adottando quella coerenza tra mezzi e fini, tra prospettiva futura e pratica presente, tra dire e fare, tra coscienza e prassi, quella coerenza nitida e intransigente nella lotta di liberazione che chiamiamo nonviolenza. La violenza maschilista misogina puo' essere sconfitta. Se si cominciasse davvero a contrastarla in tutti gli ambiti. E in primo luogo nel pozzo del cuore di noi maschi: in quella lotta interiore che e' la prima e piu' difficile, e che non finisce mai, ma che e' ineludibile per umanizzarsi; ed umanizzando se stessi, defascistizzando se stessi, cominciare cosi' a veramente contribuire ad umanizzare il mondo. 10. DISASTRI. UNA MAGAGNA AL GIORNO: L'"INTERFERENZA" CON I CANNONEGGIAMENTI DEL POLIGONO DI MONTEROMANO [Riproponiamo questo intervento gia' apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino"] Scrivono i fautori del mega-aeroporto a Viterbo proprio all'inizio del memorandum pressoche' semiclandestino circolato tra i consiglieri comunali di Viterbo, memorandum in cui sono stati costretti a rivelare la montagna di motivi ostativi alla realizzazione del nocivo e distruttivo mega-aeroporto, che uno dei problemi (anzi, il primo nel loro stesso elenco) e' la "interferenza delle traiettorie di volo con il poligono di Monte Romano". * Per chi non lo sapesse, il poligono militare di Monteromano, in provincia di Viterbo, e' uno dei piu' grandi d'Europa, e le esercitazioni di tiro hanno lunghissima gittata (talche' in occasione delle frequentissime esercitazioni sono asservite non solo le aree del poligono ma anche quelle esterne sorvolate dai proiettili), e piu' volte in anni passati le esercitazioni hanno provocato gravi incidenti, fin mortali. I fautori del mega-aeroporto sono costretti a confessare questo problema: l'"interferenza delle traiettorie di volo con il poligono di Monte Romano". Ed e' un problema attualmente irrisolvibile: poiche' nel sedime in cui si vorrebbe realizzare il mega-aeroporto si tratterebbe addirittura di disassare la pista (oltre che allungarla) con tutto quello che cio' implicherebbe, e con l'impossibilita' di farlo poiche' l'area non lo consente: infatti il sedime si trova pressoche' a ridosso del centro abitato, nel cuore dell'area termale del Bulicame, tra emergenze archeologiche, storico-culturali, terapeutiche, strutture scientifiche dell'Universita' ed aziende agricole di pregio, ed esistono inoltre vincoli legislativi insormontabili per i piani dei nuovi vandali. * Noi che da decenni ci battiamo contro le servitu' militari nell'Alto Lazio, e che tante volte abbiamo denunciato la presenza e le attivita' del poligono di Monteromano e organizzato pubbliche manifestazioni contro di esso, evidenziamo una volta di piu' l'irresponsabilita' di lobby politico-amministrative rapaci e speculative che per brama di privato profitto non si peritano di perseguire progetti che avrebbero come esito di mettere a rischio la vita stessa delle persone. La vita stessa delle persone. * Ed ancora una volta diciamo no alle servitu' militari, no alle servitu' inquinanti, no alle servitu' speculative. E quindi no al mega-aeroporto nocivo e distruttivo, folle e criminale. Vogliamo vivere nella nostra terra in pace, sicurezza, legalita' e solidarieta'. 11. MATERIALI. AGGIORNATO ED AMPLIATO IL SITO WWW.COIPIEDIPERTERRA.ORG Il sito del comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti - www.coipiediperterra.org - e' stato nuovamente aggiornato ed ampliato con ulteriori materiali di informazione, documentazione, riflessione. Nel sito sono stati inseriti anche gli ultimi fascicoli, fino al n. 162 del 4 marzo 2009, del notiziario "Coi piedi per terra", notiziario su cui sono apparsi tra l'altro numerosissimi interventi di illustri personalita' del dibattito scientifico e culturale e accurati materiali di documentazione. Peraltro tutti i fascicoli del notiziario sono presenti nel sito e agevolmente consultabili; essi costituiscono una sorta di enciclopedia in progress delle molte eccellenti ragioni per opporsi non solo all'illegale e devastante mega-aeroporto a Viterbo, ma anche piu' complessivamente al dissennato incremento del trasporto aereo. * Il sito contiene sezioni di testi in italiano e in inglese, una documentazione fotografica di alcune iniziative del comitato, sezioni specifiche che presentano comunicati, relazioni, interviste, bibliografie e sitografie, link utili e siti amici, un'ampia cronologia delle attivita' svolte; in evidenza nella home page alcune comunicazioni intercorse tra il comitato e varie autorita' istituzionali. * Nel sito e' ospitato anche uno spazio dell'Isde di Viterbo (l'Isde e' la prestigiosa Associazione italiana medici per l'ambiente - International Society of Doctors for the Environment Italia) che reca tra l'altro anche vari materiali in ricordo dell'illustre scienziato Lorenzo Tomatis. * Di particolare interesse un'ampia sezione di testi di studio, che presenta anche opere integrali di Gunther Anders, Piero Calamandrei, Aldo Capitini, Susan George, Martin Luther King, Alexander Langer, Primo Levi, Giulio A. Maccacaro, Jean-Marie Muller, Vandana Shiva, ed ancora altre autrici ed altri autori. * Il sito www.coipiediperterra.org e' uno strumento di informazione e documentazione a disposizione di tutte le persone interessate all'impegno in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. 12. ENERGIA E DIRITTI. GIORGIO FERRARI: NO AL NUCLEARE [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo marzo 2009 col titolo "Affaroni nucleari. Reattori d'Italia, vanto unico al G8"] La scelta del ritorno italiano al nucleare e' tutta ideologica e non ammette alcun ragionamento. Qualora ci si provasse, sorgerebbero subito non meno di sei problemi di difficile soluzione. Taglia, tariffe, tipo di reattore, localizzazione, le tecnologie. E, naturalmente, chi paga? La prima impressione dopo l'annuncio dell'accordo Berlusconi-Sarkozy sul nucleare e' che Berlusconi abbia voluto forzare i tempi (al parlamento, ai tecnici, alla stessa Enel) per presentarsi al prossimo G8 che si terra' in Italia come l'unico capo di governo al mondo che, in piena crisi economica e finanziaria, annuncia investimenti nel settore nucleare ordinando la costruzione di ben quattro centrali. Non e' una mossa da poco ma, dietro il battage pubblicitario, le cose non stanno proprio come sembrano. L'accordo tra Enel e Edf non prevede di costruire centrali, ma di eseguire lo studio di fattibilita' per 4 impianti da localizzare in Italia e di finalizzare progetti e assetti societari entro 5 anni: un accordo di partenariato industriale che nasce da un protocollo d'intesa tra due paesi e come tale va esaminato. Scelta del reattore: sotto il profilo tecnico la scelta di costruire in Italia 4 unita' da 1.600 Mw e' sconcertante. Il progetto francese Epr non e' collaudato in quanto il primo impianto di questo tipo e' in costruzione ad Olkiluoto in Finlandia (ha due anni di ritardo e molte non conformita'); e non e' stato ancora licenziato (validato) dall'ente di sicurezza statunitense (Nrc Nuclear Regulatory Commission) ma solo dall'ente di sicurezza francese. La taglia (1.600 Mw) e' decisamente scomoda da gestire, sia per i problemi legati al raffreddamento (maggior consumo di acqua) e il gigantismo dei componenti principali (vessel, turbine, pompe, alternatori, torri di raffreddamento ove previste), sia per l'adattamento alle esigenze della rete elettrica italiana che mal sopporta i distacchi improvvisi di carico (ricordate i due black out del 2003?): ogni centrale di questa taglia rappresenta circa il 3% dell'intera potenza richiesta dalla rete. Non e' un caso che negli Stati Uniti (che pure hanno una potenza installata 6-7 volte superiore alla nostra!) la taglia massima dei nuovi reattori in costruzione non supera i 1.300 Mw. Effetto sulle tariffe: non c'e' da aspettarsi una diminuzione delle tariffe elettriche (che sono gia' le piu' alte d'Europa e fino al 40% superiori alla media europea): anzi, poiche' il ddl Scajola prevede di equiparare il nucleare alle energie rinnovabili per la priorita' nel dispacciamento (e forse anche nell'agevolazione tariffaria del Cip6), e' assai probabile che il costo marginale di produzione su cui si calcola il prezzo della tariffa lieviti verso l'alto, con la conseguenza di mantenere in vita anche impianti vecchi e inefficienti che altrimenti sarebbero fuori mercato. Ricadute tecnologiche: le decantate ricadute tecnologiche sul sistema Italia sono illusorie. Se le centrali saranno costruite da una Joint Venture Enel-Edf al 50% non e' affatto vero che "tutto" sara' diviso a meta', a cominciare dal progetto dell'isola nucleare, che poi e' quello che conta, per finire alle commesse industriali (come accadde trenta anni fa con l'esperienza del Superphoenix, da cui i tecnici italiani distaccati per dieci anni presso la Nersa non ricevettero granche' in termini di acquisizione di know how, mentre la Nira e l'Ansaldo ebbero le briciole della committenza). Il combustibile nucleare sara' costruito in Francia; il vessel in Giappone, nell'unica fabbrica al mondo in grado di costruirne uno delle dimensioni necessarie ad un reattore da 1.600 Mw; quanto alla componentistica di pregio (turbine, pompe, alternatori) sara' dura toglierla all'industria francese (Alsthom e associati) che punta all'accordo italo-francese proprio per ricevere commesse! Chi paga e con quali soldi: l'Epr in costruzione in Finlandia ha sforato il budget previsto ed e' probabile che costera' piu' di 7 miliardi di euro (cioe' 3.400 euro/kw o 4.500 dollari/kw, quasi il doppio di un impianto a carbone). Quattro centrali fanno 28 miliardi di euro di cui la meta' a carico dell'Enel, che dopo lo shopping europeo in Spagna, Slovacchia, Bulgaria e' indebitata per 57 miliardi di euro e con i tempi che corrono sarebbe scellerato farla indebitare ulteriormente. Dunque e' probabile che oltre alle facilitazioni previste dal ddl Scajola (precedenza nel dispacciamento, garanzie sui rischi di costruzione) si arrivi ad allargare il Cip6 anche alle centrali nucleari e comunque ad aumentare le tariffe finali. Localizzazione degli impianti: qui la manovra del governo italiano e' a tenaglia: da un lato si punta a sfruttare i vecchi siti (Montalto, Latina, Caorso e Trino) in quanto gia' licenziati; con l'incertezza per Caorso e Trino dovuta alle condizioni del Po che non e' in grado di fornire acqua per altri 3.300 Mw a meno di non fare torri di raffreddamento gigantesche che certo non gioverebbero al clima nebbioso di Piacenza e Vercelli. Dall'altro si e' rispolverata la lista dei siti dell'ultimo Pen nucleare (Viadana, San Benedetto Po, Avetrana e Carovigno in Puglia, etc.): con qualche probabilita' di successo perche' - sia chiaro anche a chi pensa a un nuovo referendum contro il nucleare - le casse dei comuni sono dissanguate dai tagli alla spesa pubblica ed anche le amministrazioni piu' restie al nucleare potrebbero capitolare di fronte all'offerta degli incentivi previsti in caso di costruzione di nuove centrali. Ma se non bastasse il ddl Scajola prevede gia' che, se le amministrazioni locali non decidono in tempi certi, il governo avochi a se' ogni decisione in materia. Del resto gia' nel febbraio 2008 (governo Prodi) fu approvato un decreto legislativo che introduce la possibilita' di escludere da qualunque valutazione ambientale le opere che - a giudizio dell'esecutivo - siano considerate opere di difesa nazionale o su cui venga apposto il segreto di stato. Recentemente il governo e' ricorso a questa legislazione di emergenza procedendo alla realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti nucleari e di depositi di stoccaggio a Saluggia (Piemonte) e Rotondella in Basilicata senza procedere alla valutazione di impatto ambientale o, come nel caso di Saluggia, omettendo di rendere pubblica la documentazione di progetto per motivi di segretezza e di difesa nazionale. In conclusione un accordo a perdere per l'Italia dal momento che la Francia importera' il 50% dell'energia prodotta in Italia dalle centrali nucleari, evitando anche i costi e le controversie relative all'insediamento di questi impianti entro i propri confini, visto che il territorio francese ne e' disseminato e la gente non ne puo' piu'; l'industria francese terra' per se' le commesse fondamentali e il know how e potra' contare su una rassicurante pianificazione industriale (neanche la Cina ordinerebbe quattro centrali nucleari a un unico fornitore!). L'Italia invece impieghera' 14 miliardi di euro in una tecnologia vecchia e obsoleta che se va bene ha un rendimento del 34%, non ha effetti significativi sull'occupazione, mentre produce scorie, servitu' e militarizzazione del territorio. E magari qualcuno arrivera' a sostenere che finalmente con le centrali nucleari non importeremo piu' energia dalla Francia, anzi la esporteremo, e se faremo tanti rigassificatori esporteremo anche gas! Il nucleare non serve a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, piu' di quanto serva a ridurre l'inquinamento atmosferico: e' solo la scelta disperata di un capitalismo in crisi che deve ricorrere alle leggi speciali e alla militarizzazione del territorio per imporlo. 13. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 163 del 7 marzo 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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