Minime. 731



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 731 del 14 febbraio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Enrico Piovesana: Sempre piu' guerra
2. Peppe Sini: Terrorista e stragista
3. Eugenio Scardaccione: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
4. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta"
5. Annibale Scarpone: Televisione
6. Simone Weil: Del fine dell'insegnamento
7. Virginia Woolf: Un dubbio
8. Alcuni estratti da "Siamo tutti figli adottivi" di Luisa Alloero, Marisa
Pavone, Aura Rosati
9. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino
10. Armando Torno presenta la "Repubblica" di Platone
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: SEMPRE PIU' GUERRA
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del 12 febbraio 2009 dal titolo "Italiani al fronte" e il sommario
"Afghanistan, ora si fa sul serio"]

"Obama ha chiesto agli alleati di dare una mano agli Stati Uniti in
Afghanistan e noi non ci tireremo indietro", ha dichiarato oggi Berlusconi
spiegando di aver confermato al presidente Usa il rispetto degli impegni
presi con il suo predecessore Bush. Alcuni giornali, riprendendo una notizia
diffusa dal quotidiano britannico "The Guardian", hanno parlato di altri 800
soldati, e il ministro degli Esteri Frattini ha confermato la rimozione
completa dei caveat che limitano l'impiego dei nostri soldati.
*
Rinforzi in arrivo
L'aumento del contingente da 2.300 a 2.800 era gia' stato autorizzato con un
decreto legge lo scorso 18 dicembre (dopo la visita a Roma del capo del
Comando centrale Usa, generale David Petraeus), consentendo l'invio di
rinforzi (500 alpini della Brigata "Julia") per la creazione, gia' prevista
da mesi, di un secondo Battle Group da dislocare sul fronte di guerra
sud-occidentale di Farah. Le nuove truppe da combattimento stanno affluendo
in questi giorni nella nuova base italiana "Tobruk" di Bala Buluk
(inaugurata pochi giorni fa) e ancora piu' a sud, nell'avamposto di Delaram
(che gia' ospitava le nostre forze speciali della Task Force 45).
Il contingente italiano potrebbe effettivamente crescere di ulteriori 300
uomini rispetto alla quota di 2.800 autorizzata a dicembre quando tra due
mesi arriveranno i paracadutisti della Brigata "Folgore" a dare il cambio
agli alpini e almeno altri sei elicotteri da guerra con i rispettivi piloti
e tecnici.
*
Mani libere
Per quanto riguarda invece la rimozione completa delle limitazioni che
finora impedivano ai soldati italiani di compiere azioni offensive - decisa
anch'essa a dicembre durante l'incontro romano tra il premier Berlusconi e
il generale Usa Petraeus - non e' altro che la conseguenza logica dell'invio
al fronte delle nostre truppe, che d'ora in avanti non spareranno piu' solo
per difendersi ma condurranno anche attacchi. Il limite potrebbe cadere
anche per i quattro cacciabombardieri italiani Tornado schierati in
Afghanistan, che finora hanno sparato "solo" con i doppi cannoni
mitragliatori Mauser Bk-27 (da cinquanta proiettili 27mm al secondo) e che
d'ora in poi potrebbero anche sganciare bombe.

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: TERRORISTA E STRAGISTA

La guerra terrorista e stragista in Afghanistan. La guerra imperialista e
razzista. La guerra mafiosa e totalitaria. La guerra cui l'Italia partecipa
in flagrante violazione del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale. La guerra finanziata coi soldi di tutti, la guerra votata da
tutti i partiti prostituitisi al crimine e al massacro.
La guerra che non interessa alle burocrazie sedicenti pacifiste corrotte dai
finanziamenti pubblici dei governi, delle amministrazioni e dei partiti
"amici" che quella guerra hanno deliberato e sostenuto.
La guerra che tu devi contrastare.

3. VOCI. EUGENIO SCARDACCIONE: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'...
[Ringraziamo Eugenio Scardaccione (per contatti: mareug at libero.it) per
questo intervento]

Ho rinnovato l'abbonamento ad "Azione nonviolenta" perche' e' una rivista
che mi accompagna e che mi aiuta a crescere nella consapevolezza di una
sempre maggiore vicinanza all'universo composito ed affascinante della
nonviolenza, della pace, della giustizia, della salvaguardia del creato. E
malgrado gli attacchi e le insensibilita' da parte dei potenti e prepotenti
di turno (annidati nelle varie istituzioni vicine e lontane) e' possibile un
cambiamento personale e collettivo per la costruzione di una vita piu'
pacifica, gioiosa, tenera, giusta, conviviale e bella.

4. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da
Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito
sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e
15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

5. LESSICO. ANNIBALE SCARPONE: TELEVISIONE

Ho vissuto gran parte della mia vita senza televisione. Anni fa me ne hanno
regalata una, e la uso per guardare nottetempo i vecchi film.
Mi capita di vedere i programmi cosiddetti di informazione e quelli
cosiddetti di intrattenimento (che a me sembrano la stessa cosa) solo quando
mi trovo in casa di parenti che la tengono sempre accesa per compagnia (ahi,
fiera compagnia - come quella del XXII canto dell'Inferno).
Posso dirlo? Da quegli schermi solo fascismo erutta.
E ad esempio: io ritengo che sia ne' piu' ne' meno che coltivazione e
propagazione del nazismo una trasmissione come "Blob" (che incredibilmente
e' fatta proprio dagli stessi autori che realizzano anche la miglior
trasmissione televisiva italiana, che e' "Fuori orario" - ma "Blob" va in
onda quando tutta Italia e' davanti allo schermo e "Fuori orario" quando
sono svegli solo coloro che consunti dai malanni non dormono mai). E so che
"Blob" altro non e' che un concentrato di cio' che la televisione italiana
sputa negli occhi e nelle anime degli spettatori tutti i giorni a tutte le
ore.
Molti anni fa Pasolini propose di abolire la televisione. Siamo giunti
all'ora che o ci decidiamo a farlo, o la televisione abolira' ogni nostra
residua umanita'.
Senza la televisione non ci sarebbe l'attuale regime in Italia. Senza la
televisione saremmo tutti persone migliori.

6. MAESTRE. SIMONE WEIL: DEL FINE DELL'INSEGNAMENTO
[Da Simone Weil, Quaderni III, Adelphi, Milano 1988, p. 132]

I valori autentici e puri del vero, del bello, del bene si producono
nell'attivita' di un essere umano mediante un solo e medesimo atto, una
certa applicazione all'oggetto dell'attenzione nella sua interezza.
L'insegnamento dovrebbe avere come unico fine quello di preparare la
possibilita' di un simile atto mediante l'esercizio dell'attenzione.
Tutti gli altri vantaggi dell'istruzione sono senza interesse.

7. MAESTRE. VIRGINIA WOOLF: UN DUBBIO
[Da Virginia Woolf, Diario di una scrittrice, Minimum fax, Roma 2005, pp.
45-46. Sono frammenti da una pagina del 19 luglio 1919]

C'e' qualcosa di calcolato, di politico e d'insincero in queste celebrazioni
di pace. Per di piu' sono svolte senza bellezza ne' molta spontaneta'.
(...) Sempre piu' mi sembra che le uniche persone oneste siano gli artisti e
che questi filantropi e riformatori sociali prendano a tal punto la mano e
nascondano tanti ambigui desideri sotto il pretesto di amare il loro
prossimo, che alla fine c'e' piu' da ridire su di loro che su di noi. Ma se
io fossi una di loro?

8. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "SIAMO TUTTI FIGLI ADOTTIVI" DI LUISA ALLOERO,
MARISA PAVONE, AURA ROSATI
[Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di
Luisa Alloero, Marisa Pavone, Aura Rosati, Siamo tutti figli adottivi. Nove
unita' didattiche per parlarne a scuola, Rosenberg & Sellier, Torino 2004]

Indice del volume
Presentazione di Andrea Canevaro; Parte prima. Insegnanti, bambini e
genitori di fronte alla realta' dell'adozione; Nove unita' didattiche per
parlarne a scuola; Figli. Le cure nelle famiglie degli animali; Il cucciolo
dell'uomo; I piccoli vanno protetti. Anche gli animali adottano; Una
famiglia per ogni bambino; Dalla parte dei bambini; Figli e genitori agli
antipodi del mondo; L'adozione e' sempre reciproca; I figli non ci
appartengono; Handicap: una famiglia accogliente per un bambino con qualche
problema in piu'; Parte seconda: strumenti per approfondire. Minori e
diritto alla famiglia. I contenuti piu' significativi della legge che
disciplina l'adozione e l'affidamento familiare; I danni individuali e
sociali dell'istituzionalizzazione; Diventare genitori a pieno titolo di un
figlio non procreato; "Avere" un figlio o "essere" genitori. Un problema che
non riguarda solo le famiglie adottive; Minori in adozione o affidamento
familiare e documenti scolastici; Bibliografia consigliata.
*
Da pagina 7
Diventare figli e diventare genitori, di Andrea Canevaro
Come in tante situazioni, cercare il senso di una parola puo' voler dire
scoprire quante altre parole sono racchiuse in essa. Ed e' cosi' anche per
il termine adozione. Adottare contiene due parole latine: "ad" che vuol dire
per; e "optare" che vuol dire scegliere. Scegliere per: per se', per altri,
per crescere insieme. E il termine e' ancora da esplorare comprendendo che
nella operazione di adottare c'e' il muoversi, muoversi verso: verso
qualcuno, verso una storia, verso un orizzonte. E c'e' anche il capire.
Significa incontrare, mettere in azione una conoscenza che non e'
semplicemente guardarsi, e' anche andare oltre lo sguardo e mettere insieme
tanti elementi che non si trovano in un istante: hanno bisogno del tempo, di
una lunga strada, di un percorso.
Adozione e' questo e altro ancora. Ma se la prima parola contenuta e' quella
dello scegliere, dobbiamo anche riflettere su quanto questo termine rischi
di essere strapazzato dal consumismo, perche' la scelta si fa guardando un
catalogo di prodotti, guardando un banco di oggetti e dicendo: "Questo fa
per me!", "Questo me lo posso permettere", "Per questo posso anche fare un
debito, tanto poi quello che prendo e' mio!". E dal momento che dico che e'
mio ne posso fare quello che voglio.
La parola "scelta" e' quindi sottoposta a questa forte influenza di un
mercato che si vuole liberalizzato, vale a dire non schiavo, non sottoposto
a molte regole. L'adozione, se cosi' fosse, rischierebbe di diventare una
sorta di conquista di una piccola proprieta' e quindi di far diventare un
soggetto padrone e l'altro sua proprieta'. La scelta, cosi' espressa,
troverebbe inutili i vincoli relativi alla regolamentazione dell'adozione
perche' sarebbe guidata da una pretesa di amore che e' capace di superare
tutte le regole. La scelta - ancora - diventerebbe un affare privato, un
punto di non ritorno della volonta' di una coppia, di una famiglia, di
alcuni individui. Di non ritorno apparente e forse provvisorio perche', dal
momento che fosse un affare privato, questa scelta potrebbe anche
giustificarsi nel tornare sulle proprie decisioni e nel rimettere l'oggetto
che si e' fatto proprio la' dove era stato trovato.
Ma l'adozione non e' questa scelta. L'adozione puo' rappresentare davvero
uno degli elementi piu' interessanti e importanti per capire quanto la
nostra vita debba avere una collocazione sociale e non possa
autodeterminarsi con una liberta' che rischia di essere solo di un soggetto
contro la liberta' degli altri soggetti. Intanto c'e' da domandarsi se una
parola che contiene tante e cosi' importanti altre parole possa essere
affare di un individuo solo. O se non richieda un intreccio di individui, e
quindi un percorso ben organizzato, con compiti precisi per ciascuno.
Sono solito, per ragionare su simili temi, fare riferimento al linguaggio.
Quando nasce un bambino o una bambina entra in un contesto, in una comunita'
di persone che hanno gia' un linguaggio che ha regole, convenzioni e
possibilita' di essere accolto e utilizzato con una intenzionalita' del
tutto originale da ognuno dei soggetti, a patto che il suo utilizzo avvenga
secondo le convenzioni e le regole. Chi nasce entra in un linguaggio fatto
di grammatica e sintassi, di regole, di parole che sono gia' codificate, che
possono essere reinvestite dalla creativita' di ciascuno. Proprio come tale,
la creativita' e' il dare un senso nuovo a qualcosa che e' gia' codificato.
Non sarebbe immaginabile una creativita' che avvenisse in un contesto
linguistico privo di regole e di convenzioni.
Questa indicazione relativa al linguaggio permette anche di capire che cosa
vuol dire liberta'. Non e' la liberta' di inventare soggettivamente una
lingua totalmente nuova, ma di dare un significato originale alla lingua che
ha le regole accettate dalla comunita' che la utilizza. E, quindi, entrare
ed accettare dei vincoli per poter godere di una liberta'.
L'adozione percorre lo stesso itinerario in maniera ancora piu' profonda.
Non quindi una scelta che fa diventare proprietari di un oggetto. Quando si
dice che una persona e' padrona del linguaggio, si intende che sa usare
cosi' bene le regole linguistiche, da poter dare il proprio senso originale
a cio' che dice o scrive. Cosi' e' per l'adozione: e' una scelta in un
contesto regolato, per mettere nella propria vita un nuovo soggetto e
conoscerlo sviluppando un percorso insieme, camminando insieme.
*
Da pagina 19
Insegnanti, bambini e genitori di fronte a una nuova realta'
La scuola di ogni ordine e grado puo' e deve dare un contributo importante
per la piena attuazione della legge che disciplina l'adozione e
l'affidamento familiare sia in riferimento a disposizioni specifiche della
legge stessa, sia piu' in generale per favorire concretamente un corretto
processo di socializzazione di ogni bambino e ragazzo e per la promozione di
quel cambiamento culturale che deve vedere il minore soggetto di diritti e
non oggetto dei bisogni dell'adulto.
Le nove unita' didattiche illustrate in questo libro riguardano un aspetto
particolare, legato all'impostazione culturale della legge, la quale
sollecita un profondo cambiamento di mentalita' in termini di rapporti tra
genitori e figli: la riformulazione del concetto di paternita' e maternita'
inteso non solo come derivante da un rapporto biologico, ma anche e
soprattutto come conseguenza di un rapporto affettivo che si costruisce
giorno per giorno.
La scuola rappresenta un servizio pubblico di primaria importanza nel campo
educativo e formativo. Purtroppo, molti testi scolastici in uso continuano
ad esprimere in materia di filiazione una concezione esclusivamente di tipo
fisiologico, oramai largamente superata. Inoltre, nella prassi didattica,
non sono rari i casi in cui il piano di lavoro dei docenti prevede di
affrontare il tema della paternita' e della maternita' come successivo e
consequenziale rispetto a quello della procreazione.
Va tenuto conto, invece, che il rapporto genitori-figli si fonda non solo
sull'atto procreativo, ma anche - se non soprattutto - sui rapporti
affettivi e formativi che si instaurano. Menichella distingue il rapporto di
filiazione da quello di procreazione; "quest'ultimo - sostiene - e' legato
solo ad un fatto biologico, il primo e' piu' complesso [...]: nato da non
significa figlio di". Affermare che dei vari elementi sia piu' importante
"la semplice procreazione, e' contraddire alla morale ed alla supremazia dei
problemi dello spirito su quelli biologici ed anche alle attuali visioni
scientifiche sulla importanza relativa della eredita' e della educazione
nella formazione dell'uomo".
D'altra parte, i rapporti affettivi e formativi non sono a senso unico: se
e' vero che i genitori contribuiscono alla formazione della personalita' dei
figli, e' altresi' vero che i figli - in una certa misura - esercitano una
influenza, a volte anche notevole, sulla personalita' dei loro genitori.
*
Da pagina 22
I nuovi modelli di famiglia
Sosteneva Donati nel primo Rapporto sulla famiglia in Italia: "Se negli anni
'70 la famiglia veniva data quasi per spacciata, o al massimo era vista come
una sfera di riproduzione sociale, capace di resistere al cambiamento solo a
patto di ridursi a qualcosa di meramente biologico e comunicativo, con gli
anni '80 e' diventata piu' acuta la consapevolezza che la famiglia e' e
rimane un gruppo ed una istituzione sociale basilare. Non ha piu' senso
considerarla, in omaggio ai vecchi miti dell'illuminismo, come una
sopravvivenza culturale. Si deve anzi riconoscerle un nuovo e autonomo
dinamismo. Di qui la percezione, sempre piu' viva, che vi e' qualcosa di
errato nelle rappresentazioni collettive dominanti allorche' queste ultime
continuano a trattarla, di fatto, come un residuo, ossia secondo un processo
che valorizza la famiglia in modo marginale ed estraniante, come cio' che lo
Stato, il mercato, la scuola o altre agenzie non possono fare. In una tale
visione residualistica la famiglia e' soltanto cio' che (ancora) ricade
sulla famiglia per arretratezza storica della societa'. Ma questo e'
precisamente quanto gli anni '80 si sono incaricati di dimostrare essere
falso".
Il Rapporto, promosso dal Centro Internazionale Studi Famiglia, richiamava
l'esigenza di rispondere, da un lato, a interrogativi di carattere
conoscitivo (offrire una descrizione adeguata di cio' che accade),
dall'altro, di chiarire quali siano le scelte di valore di campo.
1. Circa il primo aspetto, e' importante prendere atto che la famiglia sta
subendo una mutazione che ne moltiplica le tipologie possibili e ricorrenti.
Diversi sono i modelli di tamiglia che si prospettano alla fine del secondo
millennio, in questo "villaggio universale" che cambia sempre piu' in
fretta.
Accanto al modello tradizionale (peraltro, anch'esso profondamente
condizionato nei rapporti interpersonali dalle trasformazioni sociali in
atto), coesistono e crescono le "nuove famiglie". Ecco alcune tipologie:
- la famiglia monoparentale: con i figli c'e' un genitore solo; molto
spesso, la madre. Si pensi al grande numero di coppie con prole separate o
divorziate o di figli riconosciuti ed allevati da un solo genitore;
- la famiglia domino, cioe' quella in cui vivono un uomo ed una donna con
figli nati da rispettive precedenti unioni e/o con figli nati da
quest'ultima unione;
- la famiglia multiculturale e multietnica: le migrazioni di massa da un
Paese all'altro, da un continente all'altro, portano alla costituzione di
famiglie i cui componenti possono provenire da etnie, culture, religioni
diverse, con problemi di non sempre facile soluzione sia tra i coniugi, sia
tra questi ed i figli, sia fra la famiglia nel suo insieme e la cultura
dominante del Paese di immigrazione;
- la famiglia in cui i rapporti fra genitori e figli non sono fondati
sull'atto procreativo, ma sull'adozione o, comunque, sull'accoglienza da
parte di una coppia di un bambino nato da altre persone. In questo caso, il
discorso si fa molto piu' articolato, perche' diverse possono essere le
situazioni: coppie senza figli che diventano genitori attraverso l'adozione;
coppie con figli "biologici" e adottivi o in affidamento familiare; adozione
di minori italiani o provenienti da altri Stati...;
- la famiglia con figli nati in seguito all'utilizzo delle nuove tecniche di
"procreazione artificiale" (o, meglio, di "fecondazione con tecniche
alternative"), rispetto alle quali giuristi, moralisti ed esperti
sollecitano una regolamentazione a livello internazionale, tenendo conto in
primis dei problemi umani e giuridici che possono sorgere nei rapporti di
parentela.
2. Sul secondo aspetto (le scelte di valore in campo), si possono
richiamare, ai fini del nostro discorso:
- un coinvolgimento piu' paritario di ambedue i genitori nei confronti della
cura e dell'educazione dei figli, con un certo superamento nella rigida
distinzione dei ruoli;
- una maggiore disponibilita' di entrambi a stare vicini ai figli;
- la riscoperta del ruolo sociale ed educativo della famiglia;
- l'acquisizione di un concetto di "fecondita' della coppia" legato non solo
al concepimento, ma anche all'accoglienza, alla capacita' di dare e di
ricevere affetto, al servizio alla vita. Una accoglienza che si puo'
strutturare in modi diversi, nel tempo e da parte della singola famiglia: la
procreazione fisiologica, l'adozione, l'affidamento familiare a scopo
educativo...
Tuttavia, non vanno dimenticati i possibili disvalori sia nell'ambito delle
relazioni intra-familiari (permissivismo, abbandono educativo, frantumazione
dei rapporti...), sia sul piano sociale. "Vi e' il sottile pericolo -
sostiene Alfredo Carlo Moro - che alla famiglia si guardi oggi con fiducia
non tanto perche' se ne intravede il vero valore personalizzante e
socializzante [...], ma perche' resta l'unica struttura che possa rimuovere
o attenuare i guasti di una societa' che rischia di diventare disumana".
Lo scenario dei processi di globalizzazione del XXI secolo, secondo Donati,
vede prospetticamente confermata una sostanziale fiducia nella famiglia come
organismo fondamentale della vita sociale e come uno dei luoghi di maggiore
innovazione socio-culturale, al di la' dei luoghi comuni che la considerano
in difficolta'. Parlando di "forte pluralizzazione delle forme familiari",
il sociologo sostiene che questo fenomeno "non puo' essere visto solo come
conseguenza di una 'crisi' del modello (supposto) tradizionale della
famiglia eterosessuale nucleare stabile, piu' o meno isolata dalla
parentela. Ne' lo si puo' intendere come mero riflesso delle devianze
rispetto a quel modello".
Proprio i mutamenti che si verificano nella famiglia mostrano che la
qualita' della sua vita diventa ancora piu' decisiva di un tempo agli
effetti del benessere e della felicita' sia degli individui che della
collettivita'. La "morfogenesi al plurale che la famiglia incontra, e sempre
piu' incontrera' nel XXI secolo, si configura come dialettica relazionale"
tra la famiglia come gruppo sociale (insieme dei vissuti, immagini
simboliche, nucleo visto a partire dal mondo vitale dell'intersoggettivita'
quotidiana dei componenti) e come istituzione sociale (organizzazione di
status-ruoli definiti da precise aspettative normative reciproche). Non
bisognerebbe mai dimenticare che la famiglia "non consiste di entita'
materiali, ma e' essenzialmente una relazione, con i suoi contenuti e le sue
forme. Nonostante tutto, la famiglia resta, anzi sempre piu' diviene, il
paradigma della reciprocita' come dono reciproco e come realizzazione di se'
nell'incontro vitale con l'altro". Osserva G. Cattabeni: "Se due genitori
sanno che il figlio non e' nato da loro, e' impossibile non dire la verita'.
In un modo o in un altro, qualcosa di questo viene trasmesso. Puo' essere
comunicato nel modo giusto. E allora e' fonte di aiuto e di stimolo per
crescere e risolvere i problemi. Puo' essere comunicato nel modo sbagliato,
a livello inconscio, e lasciare il segno del fatto che 'di questo problema
non si parla'". Di fronte a questa realta', la scuola non puo' ignorare
l'argomento. Il problema di quella bambina invitata dall'insegnante a
portare a scuola la storia fotografica della sua vita e' stato risolto con
l'efficacia della semplicita' e facendo ricorso alla parola veritiera:
"Mamma, figlia e insegnante si sono accordate. Mentre i compagni hanno
portato l'album fotografico della loro vita, la mamma adottiva e' andata in
classe a raccontare la storia della nascita e della vita della loro
compagna, con grande gioia della bambina, che ha scoperto cosi' di avere una
mamma considerata 'vera' anche da tutti gli altri".
*
Da pagina 40
I figli non ci appartengono (ma possono migliorare la nostra vita)
Rispetto al tema della educazione alla genitorialita', merita domandarsi se
il problema sia quello di affrontare il discorso che riguarda alcune decine
di migliaia di famiglie adottive, oppure sia quello piu' complessivo che
coinvolge la generalita' delle famiglie (in Italia, milioni di persone), per
proporre un nuovo concetto di paternita' e di maternita' che si basa
soprattutto sul vincolo affettivo.
Ancora F. Dolto sostiene che i figli non ci appartengono. Bisogna che i
genitori adottino i propri figli; purtroppo, molto spesso non lo fanno. Non
si ha mai un figlio come lo si e' sognato. Si ha un certo tipo di bambino e
bisogna lasciare che cresca secondo la sua verita': spesso, invece, facciamo
il contrario.
Autonomia, cura, sopraffazione: la Dolto "correla questi termini con altri
tre - oggetto, bisogno, desiderio - che assume dalla teoria di Lacan, e che
articola fino al piu' piccolo gesto della vita quotidiana [...]. Il ruolo
degli educatori consiste nel soddisfare i bisogni, nel fare cioe' quanto e'
necessario alla vita e parlare del desiderio. Non sono i genitori o gli
educatori che devono realizzare il desiderio perche' non lo conoscono,
perche' puo' essere del tutto in contrasto con i loro pensieri e le loro
abitudini e perche' infine ognuno di noi deve sostenere il proprio".
Inoltre, e' opportuno insistere sulla dimensione di reciprocita' del
rapporto genitorialita'-figliolanza. Se da un lato e' bene ricordare che
l'adozione e' sempre reciproca, perche' e' uno scambio dal quale imparano
sia i figli che i genitori, dall'altro e' noto che un rapporto vero e
profondo tra genitori e figli non si basa solo sui "vincoli di sangue", ma
soprattutto sull'affetto, sulle cure e sull'attenzione reciproca.
*
Da pagina 44
Una esperienza didattica
Le nove unita' didattiche costituenti la parte centrale di questo volume
sono state realizzate dal team docente di una scuola elementare e proposte
agli alunni di due classi parallele nel corso del secondo ciclo. Esse
comprendono sia il materiale utilizzato per le diverse attivita' didattiche,
sia parte dei lavori che, singolarmente o in gruppo, i bambini hanno
prodotto nel corso dell'esperienza.
L'obiettivo generale che ci si e' posti e' quello di spiegare, con
linguaggio ed esemplificazioni adeguate all'eta', il concetto di paternita'
e di maternita' fondato non solo sul rapporto biologico. L'articolazione
delle nove unita' didattiche (vedi Tavola A) fa chiarezza circa gli
obiettivi specifici di ciascuna di esse e puo' dare una idea dell'ampio
percorso educativo-didattico che si e' cercato di compiere: da un approccio
etologico alla attenzione al pari valore di altre civilta', da un
avvicinamento ai problemi che riguardano l'emarginazione alla dimensione
concretissima dei propri rapporti familiari.
E' sorprendente constatare come alcuni stereotipi emersi sin dalle prime
riflessioni dei bambini e scritti sui cartelloni collettivi siano stati poi
invalidati dagli alunni stessi, al momento della verifica delle ipotesi e
delle conclusioni. Quasi tutti i bambini, all'inizio sostenevano ad esempio
che "i figli sono i bimbi nati dai genitori". In sede di verifica si legge,
invece, che "i genitori sono quelli che crescono e amano i figli,
indipendentemente dal modo con cui essi sono arrivati in famiglia". O,
ancora, alla domanda "perche' una coppia decide di adottare un bambino?", la
maggior parte degli alunni rispondeva inizialmente: "Per avere un figlio",
indicando - a scanso di equivoci - fra parentesi, il "problema della
solitudine". In sede di verifica, la situazione si e' ribaltata: "Adottare -
scrivono i bambini nel testo collettivo - significa dare dei genitori a dei
bambini soli".
*
Da pagina 45
Tavola A. Il percorso didattico
1. Acquisire il concetto che gli animali, tanto piu' evolvono nella scala
naturale della specie, tanto piu' per sopravvivere e diventare autonomi
hanno bisogno delle cure dei genitori.
2. Acquisire il concetto che i bambini, per crescere in modo adeguato dal
punto di vista fisico e affettivo, hanno bisogno delle cure dei genitori per
un tempo piu' lungo ed intenso che nel mondo animale.
3. Comprendere che anche nel mondo animale la protezione dei piccoli va al
di la' dei rapporti cosiddetti "di sangue" e si allarga all'intero branco,
superando in certi casi antagonismi ritenuti tradizionali.
4. Comprendere che l'essere genitori non coincide necessariamente con la
procreazione in senso fisiologico e che l'essere figli non comporta
necessariamente l'essere nati in quella famiglia.
5. Acquisire il concetto che "adottare" significa dare dei genitori ai
bambini che, per vari motivi, sono rimasti soli, e non dei figli a coniugi
che non ne hanno.
6. Acquisire il concetto che il diritto alla famiglia vale per tutti i
bambini del mondo.
7. Acquisire il concetto che l'adozione e' sempre reciproca, perche' e' uno
scambio dal quale imparano sia i figli che i genitori.
8. Acquisire il concetto che un rapporto vero e profondo fra genitori e
figli non si basa solo sui "vincoli di sangue", ma soprattutto sull'affetto,
sulle cure e sull'attenzione reciproca.
9. Comprendere che anche il bambino in situazione di handicap, come tutti
gli altri bambini, puo' diventare autonomo e svilupparsi, se cresce fra le
amorevoli cure di una famiglia accogliente.

9. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI
TORINO

Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di
Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento
curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area
nonviolenta in Italia.
Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13,
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10. LIBRI. ARMANDO TORNO PRESENTA LA "REPUBBLICA" DI PLATONE
[Dal "Corriere della sera" del 16 gennaio 2009 col titolo "E Platone
invento' la Repubblica: trattato sull'educazione dell'uomo" e il sommario
"Reale: La politica non c'entra. Vegetti: Popper sbaglia a criticarla"]

Poche opere hanno influenzato il pensiero e la storia dell'uomo quanto la
Repubblica di Platone. Dopo due millenni e quattro secoli e' ancora un libro
discusso, chiosato, un testo con il quale ci si confronta senza requie. Per
tal motivo e' naturale cominciare una collana di opere filosofiche
significative con questo monumento platonico (nel nostro caso e' stata
utilizzata la traduzione integrale di Roberto Radice, rivista da Giovanni
Reale). E per analoghi motivi abbiamo pensato di riportare alcune
considerazioni dello stesso Reale e di Mario Vegetti.
Reale e' studioso di antica data del filosofo greco. A lui ha dedicato
numerosi saggi (il suo Per una nuova interpretazione di Platone, edito da
Vita & Pensiero, e' arrivato alla ventunesima edizione), e' curatore della
raccolta completa delle sue opere (Bompiani, 11 edizioni) e per questo primo
volume, nato con l'iniziativa del "Corriere della sera",
ha scritto appositamente un'introduzione di oltre 130 pagine e di un altro
centinaio di apparati. Vegetti ha coordinato il piu' vasto commento mai
tentato sulla Repubblica (e' stato pubblicato dall'editore Bibliopolis di
Napoli in sette volumi, l'ultimo dei quali e' uscito lo scorso anno) e,
oltre a numerosi studi, ha curato una traduzione con il testo a fronte
dell'opera platonica per la Bur, alla quale ha premesso un'introduzione di
circa 200 pagine. Insomma, due italiani che figurano tra i massimi esperti
del sommo ateniese, riconosciuti in ambito internazionale.
"Il titolo Repubblica - ricorda Reale - trae in inganno il lettore di oggi,
giacche' non e' un'opera di politica in senso moderno ma riguarda la
formazione spirituale dell'uomo. Rousseau lo definiva il piu' bel trattato
sull'educazione che sia stato scritto". E precisa: "Se viene letto in questo
senso, si rivela come il libro piu' rivoluzionario del mondo antico". In
altri termini, la Repubblica "consacrava la nuova cultura, opposta alla
tradizionale basata sulla poesia da Omero ai tragici; sostituiva in modo
definitivo il predominante pensare per immagini con il modo basato sui
concetti e sulle idee". Reale insiste su questo punto: "L'opera non si
interessa tanto della funzione, struttura e dinamica delle varie forme di
poteri dello Stato, piuttosto si occupa della formazione delle anime degli
uomini: del resto, e' qui che si realizza il vero Stato. Quando Platone
esamina le costituzioni corrotte, altro non offre che la descrizione delle
patologie dell'anima".
Ma, per riprendere la visione rivoluzionaria, diremo che essa si manifesta
"in modo particolare - sottolinea Reale - nella affermazione dell'identita'
dell'uomo e della donna, con la conseguente dichiarazione che la donna puo'
e deve fare (quando ne ha le qualita') tutto cio' che svolge l'uomo, senza
limitazioni". Il nostro interlocutore si concede un sorriso e prosegue:
"Ancora alla fine dell'Ottocento, Theodor Gomperz, pur riconoscendo che il
progresso storico ha seguito le indicazioni del filosofo greco, scriveva che
'l'ideale di Platone circa la donna non ha che scarse probabilita' di una
piena realizzazione'". Oggi, invece, nell'epoca che vede il gentil sesso
nelle gerarchie militari o ai vertici degli Stati, "si sta realizzando
pienamente cio' che Platone aveva asserito ventiquattro secoli fa".
Inoltre e' il caso di aggiungere - lo aveva notato Werner Jaeger, uno dei
massimi filologi e studiosi del pensiero antico del secolo scorso - che
Platone nella Repubblica inventa il termine "teologia", e senza di lui -
prosegue Reale - "non esisterebbe nemmeno l'idea cristiana di conversione,
giacche' la metafora nasce dal mito della caverna, secondo il quale il
filosofo che riesce a liberarsi dalle catene si con-verte alla luce".
Accenna al fatto che molti studiosi si sono accorti che nella Repubblica "si
incontrano spunti di idee che la psicoanalisi ha portato in primo piano,
come l'affermazione che nei sogni si rivela il nostro inconscio". Reale
conclude: "Una delle idee piu' forti e impressionanti di questo libro e' la
seguente: non e' il demone che sceglie e assoggetta a se' l'uomo, ma
all'opposto e' l'uomo stesso che, nascendo, sceglie il proprio demone, ossia
come vuole essere e vivere. Hillman ha addirittura ripreso questa idea a
fondamento de Il codice dell'anima".
"L'impressione principale che si ha con la Repubblica - ci confida invece
Vegetti - e' quella di un'enorme complessita' e diventa onestamente
difficile ridurre il testo a una serie di formule. E' un problema
insolubile". Gli ricordiamo che Leibniz aveva appunto creduto che molte
questioni del pensiero si sarebbero risolte se l'umanita' fosse riuscita a
ridurre Platone in un sistema. Replica: "Al contrario di quel che sognava
Leibniz, non c'e' la filosofia di Platone ma il modo di fare filosofia
secondo Platone". E prosegue: "Credo che nella Repubblica non vada
sottovalutato lo spessore autonomo dei personaggi del dialogo. Non c'e'
soltanto Socrate, vi sono anche Glaucone e Trasimaco che rappresentano
interi strati culturali con i quali Platone si misura e si confronta. E' un
grande teatro filosofico in cui nulla e' superfluo e dove tutti hanno un
senso". Vegetti, inoltre, ricorda che "quest'opera ha esercitato
continuamente un enorme fascino, anche perverso". Precisa: "Credo che la
ragione vada cercata nel permanente bisogno di utopia, non nel senso di
Paese di Cuccagna, ma in quello di grande immaginazione politica. Da questo
punto di vista, e' un testo fondante. Abbiamo avuto tante utopie, ma questa
e' l'unica che si presenti con un apparato teorico robusto, insomma non e'
un libro dei sogni. Vi troviamo un'antropologia, una logica, una psicologia;
grazie ad essa si fonda un'utopia con ragioni teoriche e concrete".
Per Vegetti, inoltre, "non si puo' attualizzare e non e' corretto
appropriarsi della Repubblica. La critica di Popper, che e' assurda, la
allontana opportunamente da noi: non e' utilizzabile dai liberali, dai
socialisti, dai democratici o da altri". E sottolinea: "E' un libro da
leggere, assolutamente. Ci permette di guardare la politica da lontano,
senza quelle prospettive parrocchiali che caratterizzano il nostro tempo. La
critica alla democrazia, del resto, e' quella di un aristocratico che
contiene elementi di riflessione ancora indispensabili". Infine, si concede
un cenno al grande commento uscito da Bibliopolis, frutto di una sterminata
ricerca con la sua equipe: "La Repubblica e' stata per tanti anni una
palestra di collaborazione e un eccellente esempio di lavoro con i tempi
veri, quelli che il pensiero richiede. In tal caso, Platone ci ha aiutato a
non avere stima degli spot e dei ritmi che la televisione ha imposto".

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 731 del 14 febbraio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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