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Coi piedi per terra. 156
- Subject: Coi piedi per terra. 156
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 6 Feb 2009 10:45:04 +0100
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 156 del 6 febbraio 2009 In questo numero: 1. Oggi a Vignanello 2. Emanuele Petriglia: Una lettera a un amico, e all'umanita' 3. La solidarieta' di Francesco Guccini al comitato che si oppone al mega-aeroporto a Viterbo 4. Assemblea permanente "No-Fly": A Ciampino e' necessaria l'immediata e drastica riduzione dei voli 5. A Bergamo il 6-7 febbraio 6. Manuela Cartosio: Amazzonia 7. Marina Forti: Canada 8. Giuliano Battiston intervista Susan George 9. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. INCONTRI. OGGI A VIGNANELLO Il Centro studi e ricerche "Santa Giacinta Marescotti" presso il Castello Ruspoli di Vignanello (Vt) venerdi' 6 febbraio 2009 alle ore 17 ospita un convegno sul tema: "Arte, storia, cultura, ambiente e salute: le ragioni dell'opposizione all'aeroporto a Viterbo". Partecipano la dottoressa Antonella Litta, la scrittrice Marinella Correggia e il professor Alessandro Pizzi. * Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org, per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it * Profili dei relatori Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia). Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. * Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007; La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007. * Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta', ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio. 2. EDITORIALE. EMANUELE PETRIGLIA: UNA LETTERA A UN AMICO, E ALL'UMANITA' [Ringraziamo Emanuele Petriglia (per contatti: lele8225 at libero.it) per questo intervento, originariamente scritto come lettera a un amico. Emanuele Petriglia e' nato a Ronciglione nel 1982, vive a Viterbo e lavora a Roma; laureato in Scienze Forestali e Ambientali presso la facolta' di Agraria dell'Universita' degli Studi della Tuscia con una tesi su "Applicazione di un sistema di gestione ambientale secondo la norma ISO 14001 ad uno stabilimento industriale nella provincia di Roma", sta ora conseguendo una seconda laurea in Economia. Da sempre impegnato in difesa della natura, fa parte del coordinamento "Salviamo l'Arcionello" e del Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo] Scrivo facendomi portavoce di tantissimi cittadini di Viterbo, la mia citta'. Una citta' ricca di storia, arte, cultura. Una citta' di particolare bellezza e pregio da molti punti di vista. Qui, degli amministratori irresponsabili vorrebbero realizzare un devastante mega-aeroporto per voli low cost, al servizio di quel turismo che viene definito "mordi e fuggi" e che ha come meta unica Roma. Se l'aeroporto venisse realizzato costituirebbe un danno gravissimo per il nostro territorio e i suoi beni, per la nostra salute e i nostri diritti di cittadini. Il mega-aeroporto infatti devasterebbe l'area termale del Bulicame, primaria risorsa naturalistica e storica, terapeutica e sociale, economica e simbolica di Viterbo perche' cuore stesso di Viterbo, cantata da Dante nella Divina Commedia; danneggerebbe fondamentali risorse e lederebbe fondamentali diritti nella piu' ampia area urbana e rurale che dal sedime e dall'attivita' aeroportuale verrebbe maggiormente investita, con effetti disastrosi sia in termini ambientali e sanitari, sia sociali ed economici; intensificherebbe l'aggressione e l'inquinamento che l'Alto Lazio gia' subisce con effetti assai gravi per il territorio e la popolazione; implicherebbe scandalose violazioni di legge. Viterbo e l'Alto Lazio sono caratterizzati da preziose presenze di beni ambientali e storico-culturali, da rilevanti vocazioni produttive nell'ambito dell'agricoltura e dell'artigianato di qualita', da significative esperienze di alta ricerca scientifica; Viterbo e l'Alto Lazio costituiscono pertanto un bacino ricettivo in grado di accogliere un turismo adeguato e qualificato, capace di assaporare la cultura e i prodotti delle colture delle nostre terre. Vogliamo tutelare e valorizzare i beni ambientali e culturali, il termalismo, le produzioni locali di eccellenza, ed in generale la qualita' della vita: proprio tutto cio' che la sciagurata operazione speculativa del mega-aeroporto del turismo "mordi e fuggi" per Roma devasterebbe irreversibilmente. Viterbo e l'Alto Lazio hanno bisogno di un sistema della mobilita' coerente con un modello di sviluppo sostenibile e adeguato, tale sistema della mobilita' puo' e deve fondarsi sulle ferrovie ed essere commisurato alla capacita' di carico del territorio. Sperperare ingenti risorse pubbliche per realizzare a Viterbo una servitu' nociva e distruttiva come il mega-aeroporto al servizio di Roma significa provocare un danno estremo al nostro territorio, alla nostra popolazione, alla nostra economia. Significa anche danneggiare lo stesso turismo, che nell'Alto Lazio trova preziose peculiari ricchezze che non possiamo permettere siano devastate dal vandalismo di speculatori senza scrupoli. Pensiamo che sia giusto lottare per difendere il nostro territorio, e con esso la Terra, che e' l'unica casa che abbiamo; e pensiamo che anche preservare l'ambiente per le generazioni future sia nostro dovere. 3. INIZIATIVE. LA SOLIDARIETA' DI FRANCESCO GUCCINI AL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO A VITERBO [Riproponiamo il seguente comunicato gia' apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino"] Il grande cantautore Francesco Guccini ha espresso la sua solidarieta' al comitato che si oppone alla realizzazione di un devastante mega-aeroporto a Viterbo. * In un colloquio con alcuni animatori del comitato, l'autore di alcune delle opere piu' rilevanti della canzone d'autore italiana degli ultimi decenni, ha espresso un pieno sostegno all'impegno per difendere il territorio e rilevanti beni ambientali, culturali e sociali del viterbese, la salute e i diritti della popolazione, dall'aggressione costituita da un nocivo e distruttivo mega-aeroporto che devasterebbe irreversibilmente l'area termale del Bulicame ricordata da Dante nella Divina commedia. "Oggi piu' che mai dobbiamo difendere la nostra terra da pericoli e attacchi di questo tipo; la difesa e la tutela dell'ambiente vengono al primo posto", ha affermato il grande cantautore. * Il comitato ringrazia di tutto cuore Francesco Guccini, la cui dichiarazione di solidarieta' si aggiunge a quelle di tante personalita' della cultura e dell'impegno civile, come il magistrato Ferdinando Imposimato, la vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini, padre Alex Zanotelli, scienziati come Angelo Baracca, Virginio Bettini, Luigi Cancrini, Marcello Cini, Paul Connett, Giorgio Cortellessa, Luca Mercalli, Stefano Montanari, Giuseppe Nascetti, Giorgio Nebbia, Gianni Tamino, Federico Valerio; altri cattedratici universitari come Rocco Altieri, Anna Bravo, Andrea Canevaro, Andrea Cozzo, Giovanna Fiume, Nella Ginatempo, Domenico Jervolino, Fulvio Cesare Manara, Raffaele Mantegazza, Arnaldo Nesti, Luigi Piccioni, Giuliano Pontara, Lorenzo Porta, Elena Pulcini, Claudio Riolo, Annamaria Rivera, Antonella Sapio, Giovanni Scotto, Sergio Tanzarella, Silvia Vegetti Finzi; scrittrici e saggiste come Dacia Maraini, Lea Melandri; intellettuali come Franco Barbero, Augusto Cavadi, Giancarla Codrignani, Francesco De Notaris, Maria G. Di Rienzo, Pupa Garribba, Federica Giardini, Enzo Mazzi, Nadia Neri, Brunetto Salvarani, Bruno Segre, Renato Solmi; personalita' della vita civile e dell'impegno sociale ed educativo come Michele Boato, Marinella Correggia, Pasquale Iannamorelli, Floriana Lipparini, Daniele Lugli, Luigi Malabarba, Anna Puglisi, Umberto Santino, Mao Valpiana, Marcello Vigli; il magistrato Gennaro Francione; i parlamentari europei Vittorio Agnoletto, Vincenzo Aita, Giovanni Berlinguer, Giusto Catania, Giulietto Chiesa, Claudio Fava, Monica Frassoni, Sepp Kusstatscher, la gia' citata Luisa Morgantini, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano; i senatori e deputati al parlamento italiano della precedente legislatura Maurizio Acerbo, Angelo Bonelli, Salvatore Bonadonna, Paolo Cacciari, Salvatore Cannavo', Giovanna Capelli, Anna Donati, Rina Gagliardi, Haidi Giuliani, Salvatore Iacomino, Vladimir Luxuria, Francesco Martone, Lidia Menapace, Maria Cristina Perugia, Paolo Russo, Gianpaolo Silvestri, Massimiliano Smeriglio, Gino Sperandio, Tiziana Valpiana. E con essi innumerevoli cittadini viterbesi. 4. DOCUMENTI. ASSEMBLEA PERMANENTE "NO-FLY": A CIAMPINO E' NECESSARIA L'IMMEDIATA E DRASTICA RIDUZIONE DEI VOLI [Dalla mailing list nofly at inventati.org riprendiamo il seguente comunicato del 30 gennaio 2009 dal titolo "Non accetteremo lo sconto del 10% sulla nostra salute"] L'Assemblea permanente "No-Fly" evidenzia come dai dati ufficiali del traffico aeroportuale presso lo scalo di Ciampino la situazione del numero dei voli sia rimasta del tutto intollerabile per le decine di migliaia di persone che vivono bersagliate dalle polveri sottili e dal rumore, nonche' minacciate dal continuo allarme-sicurezza per le rotte e la scarsa manutenzione degli aerei. In questo fine settimana abbiamo allestito gazebi informativi in piazza a S. Maria delle Mole e a Ciampino per portare nuovamente la discussione sul piano concreto dei numeri che caratterizzano l'andamento del traffico aereo, smascherando il gioco di politici e imprenditori che continuano a indicare come possibile soluzione la costruzione di un aeroporto a Viterbo, che inciderebbe pesantemente sulla qualita' della vita degli abitanti della Tuscia, con la prospettiva di arricchirsi speculando sulle centinaia di milioni di euro pubblici che un simile progetto richiederebbe. La realta' e' che nel luglio 2007 l'allora Ministro dei Trasporti Bianchi emise un provvedimento, giustificato solo dalla manutenzione della pista e non dal pericolo per la salute e l'ambiente, annunciando una iniziale diminuzione dei voli del 30%. Quello che avevamo pronosticato all'epoca, facendo pochi semplicissimi calcoli, si e' verificato: una presa in giro colossale ai danni di tutti! La diminuzione dei voli e' stata inferiore al 10% e non si prevede di andare oltre questa soglia ridicola che sta condannando decine di migliaia di cittadini a subire l'inalazione di 40 tonnellate di kerosene al giorno. Inoltre, Ryanair ha aperto a dicembre una nuova rotta e un'altra ancora ne aprira' a marzo, per un totale di 1.000 voli in piu' in un anno... Attualmente vediamo squadre di operai con numerosi mezzi d'opera che di notte effettuano pesanti e rumorosi lavori per risistemare la pista: quando termineranno, cadra' anche la foglia di fico rappresentata dal provvedimento ministeriale del 2007, quindi c'e' da attendersi un ulteriore incremento del traffico aereo a Ciampino e non la sua chiusura. Le continue dichiarazioni dei protagonisti negativi di tutta questa vicenda, sindaci, presidente della Regione Lazio e Ministro dei Trasporti stanno producendo una sorta di "tifo" ingiustificato e vergognoso di una parte della popolazione locale verso una nuova devastante cattedrale nel deserto, l'aeroporto di Viterbo, che creera' problemi di salute altrove senza risolvere i nostri. Delle polemiche tra chi si appella ai dati "Cristal", cioe' i sindaci, e la Ryanair che continua a sfruttare incentivi statali, lavoratori e lo spazio ad essa riservato dalle pagine di giornali che fanno della concorrenza e del libero mercato la propria bandiera ideologica, non sappiamo che farcene. Abbiamo 60.000 aerei l'anno: li vediamo, li respiriamo e li sentiamo tutti i giorni e le notti. Le dichiarazioni di un miliardario, amministratore delegato di una nota compagnia aerea low-cost che sfrutta centinaia di lavoratori e prende in giro l'intelligenza di un'intera popolazione, qualificano il soggetto per quello che e': se i suoi aerei che inquinano i nostri polmoni sono ecologici come lui sostiene, e' ormai chiaro che il soggetto in questione ragiona con il portafoglio e non con il cervello. E' necessaria l'immediata e drastica riduzione dei voli almeno ai livelli del 2001, lo studio per la Valutazione di impatto ambientale, la Zonizzazione acustica e il rispetto di tutti i parametri di sicurezza per le rotte e la manutenzione. Per questo invitiamo tutti a riprendere e intensificare le mobilitazioni per raggiungere questi obiettivi al piu' presto. 5. INCONTRI. A BERGAMO IL 6-7 FEBBRAIO [Da Fulvio C. Manara (per contatti: philosophe0 at tin.it) riceviamo e diffondiamo] L'Universita' degli studi di Bergamo - Facolta' di scienze della formazione e la Fondazione Serughetti La Porta promuovono il convegno su "Lorenzo Milani 1923-1967. L'opera, l'attualita', la generativita'", Bergamo 6-7 febbraio 2009. * Venerdi' 6 febbraio Ore 15-18, Sala conferenze della Fondazione Serughetti La Porta. viale Papa Giovanni 30, Bergamo: "Lorenzo Milani: la ricerca tra storia e attualita'". Interventi di: Jose' Luis Corzo (Pontificia Universita' di Salamanca, Campus di Madrid); Johann Drumbl (Libera Universita' di Bolzano); Alberto Melloni (Universita' di Modena e Reggio Emilia); Paolo Perticari (Universita' di Bergamo). Ore 18,15: proiezione di: "Lorenzino - don Milani" un saggio videostorico di Alberto Melloni curato e montato da Fabio Nardelli e Federico Ruozzi prodotto dalla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna in collaborazione con la Regione Toscana e le Teche Rai (durata 60'). * Sabato 7 febbraio Ore 9.12,30, Sala conferenze S. Agostino, Facolta' di Scienze della Formazione, piazza S. Agostino 2, Bergamo: "Lorenzo Milani: la visione educativa, la scrittura e l'estetica". Interventi di: Jose' Luis Corzo (Pontificia Universita' di Salamanca, Campus di Madrid); Giuseppe Fornari (Universita' di Bergamo); Fulvio Manara (Universita' di Bergamo); Paolo Perticari (Universita' di Bergamo). * Per ulteriori informazioni: Fondazione Serughetti La Porta, viale Papa Giovanni XXIII 30, Bergamo, tel. 035219230, fax: 035249880, e-mail: info at laportabergamo.it, sito: www.laportabergamo.it * Siamo convinti che sia tempo di ricominciare con don Lorenzo Milani: con l'eredita' culturale, viva e generativa, della sua opera, nella sua duplice ed inscindibile natura di esperienza umana e di scrittura. Ad oltre quarant'anni dalla conclusione della sua esperienza umana e pastorale, in tempi difficili e di passaggio, si sente tutta la struggente nostalgia per questa figura straordinaria di uomo e di sacerdote. E' forte in noi l'urgenza di riprenderne i valori e l'opera, la memoria culturale e la generativita' del progetto educativo. La sua visione della Chiesa e del mondo; la sua spiritualita'; la sua pratica di insegnamento; la sua significazione pedagogica: ci sembrano tutti aspetti che non abbiamo ancora "digerito, sperimentato, trasformato". Non e' morto, don Milani: il priore di Barbiana e' un prete che appartiene alla storia della Chiesa e dell'umanita'. L'impegno di chi voglia incontrarne l'opera deve necessariamente orientarsi nella direzione di una lotta contro l'agiografia e lo stereotipo, a tutto vantaggio di una lettura culturale seria che non e' ancora stata adeguatamente compiuta. Il convegno avra' quindi come primo obiettivo quello di suggerire e incoraggiare un'edizione critica di tutta l'opera milaniana, a partire almeno da una riedizione delle lettere in ordine cronologico. C'e' bisogno di leggere i suoi scritti come si legge un classico, la cui memoria culturale ha una fonte certa, criticamente e cronologicamente ordinata. Congiuntamente, e non in secondo luogo, va esplorata l'attualita' e la generativita' della sua esperienza, che non si racchiude certo solo entro i suoi scritti. Ci sembra importante stimolare in modo rinnovato, aperto e dialogale, una ricerca rigorosa che vada nella direzione di rivedere sistematicamente e criticamente il punto di attualita', e persino il punto di "santita'" a partire dal quale la sua esperienza di vita diviene generativa e feconda per chiunque voglia operare e passare all'atto nel XXI secolo. Abbiamo gia' avviato, per parte nostra, un primo passo curando l'edizione italiana dell'importante lavoro di Jose' Luis Corzo. Con la sua presenza intenderemmo provare a riflettere sui punti predetti in prospettiva di una prosecuzione dell'impegno di studio, ricerca ed esplorazione esperienziale. 6. MONDO. MANUELA CARTOSIO: AMAZZONIA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 gennaio 2009 col titolo "Amazzonia arrosto"] Nell'umanita' varia e un po' smandrappata che partecipa al Forum sociale mondiale di Belem spiccano per contrasto gli efficientissimi militanti di Greenpeace. Puntuali come un orologio svizzero hanno sfornato l'ultimo rapporto sulla deforestazione dell'Amazzonia. Tema obbligato, per ragioni geografiche. E, a onor del vero, ampiamente documentato. Il rapporto "Amazzonia arrosto" si concentra sull'allevamento bovino, principale motore della deforestazione nel Mato Grosso. Otto mappe, ricavate dalle immagini prodotte dal satellite Modis, sono la spina dorsale di un rapporto da leggere e, soprattutto, da guardare sul sito www.greenpeace.org Il Brasile possiede la mandria bovina piu' grande al mondo e, dal 2003, e' il primo esportatore di carne bovina. Il 40% dei capi bovini si trova nell'Amazzonia Legale Brasiliana che include l'intera foresta amazzonica di pertinenza del Brasile e alcune aree di savana del Mato Grosso. Nel 1990 nell'Amazzonia Legale erano allevati 26 milioni di capi bovini. Nel 2003 erano saliti a 64 milioni. Nel 2006 l'allevamento bovino occupava il 79,5% dei suoli gia' in uso nell'Amazzonia Legale. Lo stato del Mato Grosso, che possiede la mandria bovina piu' grande del Brasile, dal 1988 registra il tasso di deforestazione piu' alto. Export, prezzi, allevamento e deforestazione viaggiano di conserva. Nel Mato Grosso sono gia' stati distrutti circa 185.000 Km quadrati di foresta (un'area pari a due volte l'Ungheria). Le infrastrutture (strade, macelli, centri abitati) funzionano come volani e moltiplicatori della deforestazione. Le mappe evidenziano macelli non registrati al Servizio d'ispezione federale e strade che ufficialmente non esistono. Queste ultime permettono agli allevatori di accedere a remote aree forestali che a volte distano centinaia di chilometri dai macelli. Il Brasile e' al quarto posto nella classifica globale dei paesi emettittori di gas serra. La deforestazione e il cambio d'uso dei suoli forestali causa il 75% delle emissioni del Brasile. Il 59% di questa percentuale proviene dalla deforestazione della regione amazzonica. L'ultima parte del rapporto elenca le buone ragioni della campagna "deforestazione zero". Ne ricordiamo qualcuna. L'Amazzonia conserva tra gli 80 e i 120 miliardi di tonnellate di carbonio. Se tutta l'Amazzonia andasse in fumo, finirebbe in atmosfera una quantita' di gas serra pari a cinquanta volte quella prodotta dagli Stati Uniti in un anno. L'ecosistema Amazzonia rende possibile l'esistenza di 40.000 specie di piante, 427 mammiferi, 1.294 tipi di uccelli, 378 rettili, 427 anfibi, 3.000 specie di pesci. Nell'Amazzonia dimorano 20 milioni di persone. Di queste, 200.000 sono indigeni appartenenti a 180 gruppi etnici diversi. La foresta pluviale per loro e' casa, rifugio, fonte di cibo, baricentro spirituale. Scorrono nell'Amazzonia il 20% dei corsi d'acqua del globo. L'umidita' trattenuta dall'Amazzonia viene spostata dai venti su altre parti del Brasile e del Sud America; la diminuzione della copertura forestale fa diminuire le precipitazioni sul centro e sul sud-est del Brasile, riducendo la produttivita' agricola. Greenpeace in coda impartisce una sfilza di indicazioni a Lula. Citiamo quella che ci pare meno irrealistica: al prossimo vertice di Copenhagen il Brasile sostenga un protocollo sul clima che includa un fondo internazionale per la riduzione delle emissioni provenienti da deforestazione e degradazione (Redd) che preveda meccanismi finanziari credibili per la protezione delle foreste. L'indicazione per noi e' di mangiare meno carne. 7. MONDO. MARINA FORTI: CANADA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 gennaio 2009 col titolo "L'inquinamento nascosto"] L'udienza tenuta lunedi' dal tribunale federale del Canada segna una prima vittoria per Ecojustice ("eco-giustizia"): segna il fatto che la corte ha giudicato ammissibile la causa intentata da questo gruppo di avvocati ambientalisti contro il ministero dell'ambiente canadese, che accusano di non aver provevduto a far si' che l'industria mineraria canadese rendesse pubbliche le informazioni sulla quantita' di scarti tossici prodotti dalle sue attivita'. Gli avvocati avevano presentato la loro causa nel 2007 per conto di Mining Watch Canada e di Great Lakes United, ovvero una coalizione internazionale di gruppo ambientalisti, per la conservazione della natura, sindacati di lavoratori, gruppi locali ("di comunita'") e di cittadini organizzati di Canada, Stati Uniti e delle "Prime nazioni e tribu'" (First Nations and Tribes), cioe' le popolazioni native americane. Nella loro causa accusano il ministro dell'ambiente e i suoi funzionari di aver violato la legge, permettendo alle imprese minerarie di non compilare i rapporti sulle sostanze tossiche risultanti dalle loro attivita' e depositati nei reservoir, discariche etc. sparsi nel territorio nazionale. Ogni impresa, di ogni settore, e' tenuto a compilare un rapporto che va in un "Registro nazionale delle sostanze inquinanti rilasciate", che e' pubblico e accessibile a tutti. Fino al 2006, le compagnie minerarie erano esentate: nessun obbligo di dichiarare cosa contenessero i circa due milioni di tonnellate di scarti di miniera generati ogni giorno. Poi l'esenzione e' stata abrogata: ma, sostengono gli autori della causa legale, il ministero dell'ambiente con diverse circolari e disposizioni amministrative ha permesso alle compagnie minerarie di continuare a ignorare gli obbloghi ancora a lungo. La coalizione ambientalista fa notare che ci sono almeno 80 luoghi di discarica nel paese che non riferiscono al "Registro nazionale" cio' che vi viene scaricato. Gli scarti di miniera canadesi sono per lo piu' acidi, e se non contenuti in modo appropriato possono rilasciare nei terreni, corsi d'acqua e falde acquifere sostanze che vanno dall'acido solforico all'arsenico, mercurio, rame, nickel, selenio e altro. Gli avvocati ed esperti di Ecojustice possono solo fare riferimento ai vicini Stati Uniti: dati la' pubblici dicono che gli scarti dell'attivita' mineraria fanno il 97% della quantita' totale di sostanze inquinanti riportata dall'industria mineraria Usa nel 2005. "Se i dati statunitensi sono un'indicazione, stiamo parlando di parecchi milioni di chili di inquinanti tossici rilasciati" senza controllo, commenta un esperto di Great Lakes United (al bollettino ambientalista "Environmental news Service", 19 gennaio). "Data l'enorme quantita' di sostanze cancerogene e metalli pesanti come piombo e mercurio riportate negli scarti minerari statunitensi, e' assurdo che le miniere canadesi siano lasciate fuori controllo senza obbligo di riferire su questa massiccia forma di inquinamento tossico", aggiunge la portavoce di Mining Watch Canada, Jamie Kneen. Insomma: la coalizione ambientalista-sindacale-civica nordamericana ha lanciato una battaglia di trasparenza - diritto all'informazione del popolo inquinato. E la prima vittoria, appunto, e' proprio che il tribunale federale abbia giudicato ammissibile la loro causa e abbia aperto la procedura legale. 8. RIFLESSIONE. GIULIANO BATTISTON INTERVISTA SUSAN GEORGE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 febbraio 2009 col titolo "E' possibile sradicare la poverta'. Orizzonti eco-friendly" e il sommario "Incontro con l'economista Susan George, tra le maggiori esperte di fame nel mondo, un problema che oggi si potrebbe risolvere se ci fosse l'interesse a farlo. Mentre spiega la sua idea di keynesismo verde sostiene che non si puo' uscire dalla crisi economica senza uscire da quella ambientale. Ma a questo si oppongono trent'anni di neoliberismo"] Da trent'anni a questa parte Susan George si dedica all'individuazione di percorsi praticabili per una vera giustizia globale, che possano "democratizzare lo spazio internazionale e assicurare una vita dignitosa a ogni abitante del pianeta". E da trent'anni a questa parte si trova ad assediare il "muro impenetrabile costruito intorno alla cittadella del sapere" neoliberista, quel muro che ostacola i tentativi di quanti vogliono espandere gli spazi di trasparenza, inclusione e democrazia. Gia' da tempo consapevole dei rischi che nascono quando, "come diceva Keynes, la schiuma della finanza diventa molto piu' importante del fiume dell'attivita' economica reale", e certa che "lo stimolo alla 'crescita di coscienza' non puo' sostituire la costruzione di nuovi rapporti di forza, di nuovi equilibri di potere", prima che divenisse una formula largamente dibattuta Susan George ha proposto un nuovo "keynesianesimo verde" come via d'uscita dall'attuale crisi finanziaria. Di questo e altro abbiamo parlato con lei, a Roma, nei giorni scorsi, prima che Barak Obama definisse le prime linee della sua politica economica. * - Giuliano Battiston: Sin dal suo primo libro, Come muore l'altra meta' del mondo, lei e' sempre stata scettica sull'efficacia degli appelli alla buona volonta' per ottenere dei cambiamenti effettivi. E recentemente ha scritto che una via d'uscita dalla crisi ambientale ci sarebbe, ma non puo' essere quella suggerita "dai molti ambientalisti di buona volonta', secondo i quali basterebbe che ognuno di noi cambiasse le proprie abitudini". Perche' "la semplice consapevolezza dei problemi ecologici, per quanto diffusa possa essere, non sara' mai sufficiente a garantire cambiamenti di politica"? - Susan George: In questi anni ho avuto modo di parlare di fronte a diverse platee, con membri di organizzazioni non-governative, con persone molto bene intenzionate, che credevano sinceramente nella necessita' di cambiare il proprio comportamento individuale. Non c'e' niente di male in questo, anche perche' l'assunzione di responsabilita' nasce sempre con il chiedersi cosa si possa fare individualmente per risolvere un problema; dunque, se per esempio "diventare vegetariano" si trasforma per qualcuno in un imperativo morale, o se e' una maniera per entrare nell'ordine di idee che occorre agire in qualche modo, ben venga. Ma che questo non diventi una scusa per evitare di agire in modo politicamente piu' efficace, sollevandoci dall'onere di intraprendere iniziative capaci di andare al cuore del problema. Nonostante quel che pensano alcuni, come Serge Latouche, l'appello alla buona volonta' di ognuno non funziona veramente. * - Giuliano Battiston: Non a caso lei sostiene che le soluzioni locali sono necessarie, ma non sufficienti, perche' occorre preoccuparsi delle questioni di scala... - Susan George: E' cosi': alcune cose possono essere localizzate, come la produzione e il consumo di cibi, alcune forme di trasporto, oppure il settore energetico, la cui decentralizzazione e' stata fortemente ostacolata dalle grandi compagnie; ma credo che, qualunque forma avranno le societa' in cui vivremo in futuro, ci saranno comunque strutture complesse e molto estese. La localizzazione in questo senso e' una scelta importante, ma non dovrebbe essere vista come un punto di arrivo: dobbiamo pensare a delle risposte che, in termini di scala, siano adeguate alle dimensioni delle emergenze che ci troviamo di fronte; abbiamo bisogno di soluzioni su larga scala, di soluzioni "industriali", che prevedano un ampio coinvolgimento dei governi. Solo cosi' potremmo trovare il coraggio di sfidare l'interno sistema economico capitalistico, privatizzato e senza regole. Dovremmo riuscire per esempio a coinvolgere anche gli Stati (ancora meglio istituzioni come l'Unione Europea, ma i suoi rappresentanti pensano a tutt'altro) per una conversione radicale verso un'economica completamente libera dalle emissioni di gas nocivi. Dovremmo convertire del tutto l'economia, come fecero gli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. * - Giuliano Battiston: Diversi mesi fa infatti lei ha suggerito che di fronte alla crisi del sistema economico c'e' una sola via d'uscita: che "individui, business e governi" si mettano insieme per dare vita a "una nuova incarnazione della strategia keynesiana dell'economia di guerra", che pero' sia di natura ambientale, non militare. Ci puo' dire qualcosa di piu' su questa idea? - Susan George: E' una idea che mi sembra stia circolando con sempre piu' insistenza ai quattro angoli del pianeta, e che ho presentato pubblicamente per la prima volta nel settembre 2007 (alla conferenza promossa dall'International Forum on Globalization - ndr). Ero certa che fosse in arrivo una crisi profonda, e mi sono chiesta quali fossero gli strumenti generalmente usati durante le crisi finanziarie: si riducono i tassi di interesse, si svaluta la moneta per rendere piu' appetibili all'estero le proprie merci, si aumenta in modo mirato la spesa pubblica; tutti strumenti che mi sembravano ancora una volta insufficienti: i tassi di interesse non potevano scendere troppo, il deficit commerciale non poteva crescere eccessivamente, il dollaro era gia' molto basso. Che altro si poteva fare? La risposta mi e' sembrata ovvia: investire completamente nel settore ecologico, convertire rapidamente l'economia, spingere per un investimento massiccio verso una politica industriale eco-friendly, produrre nuovi materiali "leggeri", organizzare un trasporto pubblico efficiente, insomma, dare vita a un keynesismo verde. C'e' chi obietta che cosi' facendo forniremmo nuova linfa vitale al capitalismo, e probabilmente cio' era vero soprattutto quando ho presentato per la prima volta questa idea. Ma oggi che alcune banche sono state nazionalizzate si puo' immaginare una gestione parzialmente statale di questa conversione economica, che non sia subalterna ai dettami del neoliberismo. Il primo passo, pero', e' riconoscere l'urgenza del momento e comprendere che non si puo' uscire dalla crisi economica senza uscire da quella ambientale. Questo riconoscimento e' pero' ostacolato da trent'anni di neoliberismo, che ci hanno fatto credere per esempio che le operazioni delle banche debbano essere segrete, che il profitto sia segreto, che nazionalizzazione sia una parola terribile. Mi sembra comunque che questa idea del keynesianesimo verde si stia diffondendo sempre piu', vedremo cosa succedera'. * - Giuliano Battiston: Il suo ultimo libro, L'America in pugno, e' dedicato al lungo viaggio del neoconservatorismo nelle istituzioni americane. Nell'introduzione scrive che a partire dagli anni Settanta "la cultura americana ha subito un lento progressivo dirottamento verso la destra", la quale ha creato "un vero e proprio sistema di valori che non puo' essere alterato da un mero cambiamento di maggioranza o dall'elezione di un nuovo presidente". Neanche se quel presidente si chiama Barack Obama? - Susan George: Sfortunatamente l'ideologia che permea un intero sistema di valori non scompare con la semplice elezione di un presidente dell'opposto schieramento, e di certo la destra non scomparira' cosi' facilmente come le prime impressioni del dopo-elezione di Obama ci potrebbero far credere. Obama e' certo un uomo che, nonostante il tono volutamente ambiguo della sua campagna elettorale, ha una visione del mondo ben precisa, delle idee chiare, ma la loro realizzazione e' fortemente condizionata dalla terribile situazione che si trova a ereditare. Tralasciamo per ora la crisi finanziaria, e pensiamo al disastro del sistema scolastico americano, al sistema sanitario, alle infrastrutture che sono al collasso perche' negli ultimi trent'anni non c'e' stato alcun investimento, o se c'e' stato e' stato fatto senza la dovuta accortezza. La situazione e' molto grave. Spero pero' che abbia la forza sufficiente, nonostante non sia stato un frequentatore dei circoli di Washington e nonostante molti dei suoi consiglieri provengano dalla "vecchia guardia clintoniana", di dire alle banche: bene, se volete l'aiuto dello stato, se volete essere salvate, dovete concedere prestiti per i progetti ecologici, dovete destinare una parte dei soldi agli investimenti sulla conversione ecologica, dovete dare soldi ai cittadini che ne hanno bisogno. Se non lo fara', le banche, ancora una volta, useranno quei soldi per altre operazioni di concentrazione, per fusioni varie, per un nuovo business. Pericoloso per ognuno di noi. * - Giuliano Battiston: In un suo contributo alla conferenza del 2008 su "The fight against poverty", lei ha sostenuto che oggi, per la prima volta nella storia, la poverta' potrebbe essere sradicata, ma ha anche aggiunto che "l'Unione Europea, con la complicita' degli Stati membri, sta facendo tutto quel che e' in suo potere per impedire che questo accada, sia all'interno dell'Europa che nel mondo". Quali sono le maggiori responsabilita' europee? - Susan George: Le responsabilita' dell'Europa sono enormi. L'Unione Europea e gli Stati membri non intendono ridurre la poverta' perche' hanno deciso di promuovere la "flexicurity", un termine orribile che equivale a maggiore precarieta' per i lavoratori. La direttiva sull'orario di lavoro ci riporta indietro al XIX secolo, elimina le gia' esigue protezioni dei lavoratori stagionali, ci catapulta in altri termini nel capitalismo della Manchester del XIX secolo descritto da Engels. Anche sul fronte economico, le partnership e gli accordi non mirano ad altro che allo sfruttamento delle risorse e delle persone, senza tener conto delle necessita' occupazionali, puntando invece su privatizzazione e deregulation. Ci si consegna completamente al capitale. D'altronde non e' un caso che negli ultimi trent'anni ci sia stato uno spostamento cosi' significativo dal salario al profitto del capitale: ci si e' adoperati affinche' cosi' accadesse, e l'Europa e' sembrata essere una entusiasta sostenitrice di questo processo. Mi sorprenderebbe molto se mi dicessero che i nostri rappresentanti europei non sapevano quel che facevano. * - Giuliano Battiston: Si sono appena conclusi a Belem gli incontri del World Social Forum, e ci si interroga nuovamente sul suo futuro e sul modo migliore per conciliare carica utopica ed efficacia politica. Alla fine di Un altro mondo e' possibile se..., lei scriveva che "anche se non e' riuscito a fermare la guerra (in Iraq), il movimento oggi e' una potenza". Qual e', oggi, il suo giudizio sullo stato del movimento per la giustizia globale? - Susan George: Spero che il movimento abbia ancora la consapevolezza che potrebbe essere una potenza. E' certo un bene che il World Social Forum sia pensato come uno spazio dove persone dai retaggi molto diversi possono incontrarsi e condividere percorsi e iniziative, ma questo finora ha troppo spesso impedito che potesse essere un luogo dove prendere decisioni politicamente significative. Credo che si debba prendere un tema, qualunque esso sia, e, declinandolo a seconda delle culture e della latitudine, farne l'occasione, in una giornata di mobilitazione globale, per pronunciarsi su una questione tutti insieme, trovando un'espressione comune su un tema specifico. Solo cosi' il movimento per la giustizia globale potra' acquistare visibilita' mediatica e tornare allo spirito di quel 15 febbraio 2003. Altrimenti si rischia di sprecare la costruzione di un network cosi' importante. Temo pero' che ora il movimento non abbia sufficiente consapevolezza del suo potenziale potere simbolico. * Postilla biobibliografica. La sua idea: i problemi economici occorre affrontarli con la politica Nata negli Stati Uniti e ora cittadina francese, gia' membro di Greenpeace International e poi di Attac France, di cui oggi e' presidente onorario dopo esserne stata vicedirettrice dal 1999 al 2006, Susan George e' presidente del Transnational Institute di Amsterdam, un network di attivisti e studiosi che promuovono la giustizia globale. Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo Come muore l'altra meta' del mondo (Feltrinelli, 1978); Crediti senza frontiere. La religione secolare della Banca Mondiale (con Fabrizio Sabelli, Edizioni Gruppo Abele, 1994), Il rapporto Lugano (Asterios, 2000), Fermare il Wto (Feltrinelli, 2002), Un altro mondo e' possibile se... (Feltrinelli, 2004). L'ultimo suo libro e' L'America in pugno. Come la destra si e' impadronita di istituzioni, cultura, economia (Feltrinelli 2008). Tra quelli non ancora tradotti ricordiamo: Nous, peuples d'Europe (Fayard 2005, tradotto anche in inglese per la Pluto Press nel 2008 come We the Peoples of Europe). 9. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 156 del 6 febbraio 2009 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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