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Minime. 682
- Subject: Minime. 682
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 27 Dec 2008 00:50:44 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 682 del 27 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino 2. "Peacereporter": Bambini in Afghanistan 3. Marco Beck ricorda Ferruccio Ulivi 4. Bernard Crick 5. Anna Tonelli presenta "Fiori nei cannoni" di Amoreno Martellini 6. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" 7. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009" 8. L'Agenda dell'antimafia 2009 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI TORINO Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area nonviolenta in Italia. Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail: info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org 2. GUERRA. "PEACEREPORTER": BAMBINI IN AFGHANISTAN [Dal sito di "Peacereporter" riprendiamo la seguente notizia del 23 dicembre 2008 col titolo "Afghanistan, rapporto Onu denuncia abusi sui minori" e il sommario "I minori usati anche per attentati suicidi"] Secondo uno studio diffuso e presentato dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon sarebbero i bambini le vittime piu' indifese del panorama nazionale afgano. I diritti dei minori sarebbero violati non solo dai talebani e dagli altri gruppi ribelli ma anche dalle leggi imposte dal governo di Kabul e dal nuovo esercito afgano, addestrato dalle forze militari occidentali. Non solo. In alcuni casi sarebbero state le truppe statunitensi e quelle della coalizione a violare i diritti dei minori. In un passaggio del comunicato del segretario Onu si denunciano le "gravi violazioni perpetrate contro i bambini" ma si specifica anche che data la difficolta' nel reperire informazioni la situazione dei minori in Afghanistan potrebbe essere anche peggiore. Il documento chiede all'esecutivo afgano e alla forza internazionale presente nel Paese che includano nelle norme di condotta "misure speciali per la protezione dei minori che garantiscono l'applicazione dei loro diritti". La commissione che si e' occupata di redigere il documento ha portato alla luce casi di minori fra i 15 e i 16 anni, usati dai talebani per commettere attentati suicidi. 3. MEMORIA. MARCO BECK RICORDA FERRUCCIO ULIVI [Dal mensile "Letture", n. 634, febbraio 2007 col titolo "Ferruccio Ulivi" e il sommario "Cattedratico di letteratura italiana, Ferruccio Ulivi si rivelo' raffinato narratore in eta' gia' matura. I suoi romanzi e racconti, di alto profilo morale e stilistico, ritraggono scrittori, santi, personaggi biblici di fronte al Mistero"] In una delle sue chiaroveggenti pagine autobiografiche, il filosofo cattolico Jean Guitton (1901-1999), inesausto ricercatore della Verita' ben oltre il traguardo dei novant'anni, ci propone una singolare riflessione: quanto piu' equilibrata, saggia, in sintesi felice risulterebbe la vita umana se l'esperienza, anziche' essere un sofferto e talora inutile patrimonio della vecchiaia, ci fosse messa a disposizione, per grazia divina, fin dalla giovinezza. Ferruccio Ulivi, critico e saggista, studioso di storia dell'arte, professore di lingua e letteratura italiana in vari atenei, giunto alla soglia dei sessantacinque anni, ha compiuto un "prodigio" intellettuale che sarebbe piaciuto a Guitton. Ha messo a frutto l'esperienza, la sapienza, la dottrina accumulate in decenni di studio e d'insegnamento per alimentare una vocazione letteraria sorretta da un elan vital, da uno spirito di giovinezza destinato a lambire - come nel caso di Guitton - la sponda della novantina; per far zampillare una vena narrativa che, a lungo latente, si e' rivelata solo a partire dal 1977, con la pubblicazione dei quattro racconti confluiti in E le ceneri al vento. Senza peraltro abbandonare le ricognizioni specialistiche connesse all'impegno accademico. Ma rendendole complementari, in una sorta di scambio interattivo, con il nuovo filone in cui, sempre nel solco degli interessi egemoni per gli autori e i capolavori prediletti, lo strumento soggettivo dell'immaginazione prevale sulle ragioni oggettive della storia e della filologia. Ragioni che, tuttavia, vengono sempre rispettate. Anche la' dove si tinge di surreale, di arcano, di soprannaturale, la fantasia di Ulivi non arriva mai a violentare la logica. Di fronte all'umanamente incomprensibile, nell'alternativa guittoniana tra l'assurdo e il mistero, lo scrittore sceglie la seconda soluzione come arduo ma meditato approdo di fede, lontanissimo dall'irrazionalita' del fideismo: ormeggio al quale lo conduce "un laicismo liberale che si sostanzia dei valori piu' alti del cristianesimo" (G. Scarsi). * Un talento dissotterrato La svolta intervenuta nella vita e nell'attivita' dell'ultrasessantenne docente universitario potrebbe essere quindi caratterizzata come una "metatesi quantitativa": un progressivo trasferimento di pensieri, progetti, energie dalla sfera del negotium professionale a quella del libero otium, in un regime - comunque - di perdurante osmosi tra le due dimensioni. Era come se, a un certo punto, Ulivi avesse intrapreso un viaggio interiore verso una zona segreta della sua identita' umana e culturale, dov'era custodito un talento narrativo che, una volta dissotterrato, non si sarebbe piu' potuto riseppellire ma avrebbe continuato a fruttificare sino all'ultima (o penultima) giornata terrena. C'e' una forte, simbolica identificazione tra scrittore e personaggio proprio nel racconto (La tenda) che, aprendo la tetralogia di E le ceneri al vento, segna l'esordio ufficiale di Ulivi nel campo della narrativa. Quel gentiluomo scozzese che dalla sua abitazione di campagna gremita di libri scende in Italia per dare un volto alla sua corrispondente epistolare, Paolina Leopardi, sorella del defunto poeta Giacomo, e s'immerge nelle penombre, nelle ambiguita', negli enigmi dell'ambiente recanatese, e' un trasparente alter ego del narratore che decide d'investire le nozioni maturate attraverso le letture dei classici in indagini di respiro romanzesco sui propri auctores e sui loro entourages, inquadrati nelle rispettive cornici storico-sociali. E', metaforicamente, l'attraversamento di un valico. Come il giovane avventuriero del secondo racconto delle Ceneri, anche Ulivi, una volta risalito il ripido versante della "sierra" artistico-letteraria, si affaccia sul vasto altopiano della liberta': l'altopiano della creativita' senza vincoli o restrizioni, dell'apertura all'immaginazione, del corpo a corpo con uomini di lettere fatti rivivere come personaggi insieme ai loro stessi personaggi, con figure di santi, di eroi ed eroine dell'Antico e del Nuovo Testamento. Ogni maturo debutto nell'arte del narrare ha dietro di se' motivazioni e occasioni peculiari, irripetibili, intrecciate al percorso esistenziale. Se nel caso di Gesualdo Bufalino la tardiva rivelazione dipese dalla sua "oscurita'" isolana, e in quello di Andrea Camilleri la professionalita' del regista televisivo ha differito l'affermarsi dello scrittore indipendente, Ferruccio Ulivi doveva fare i conti con la totalizzante assiduita' dei suoi impegni didattici, editoriali, pubblicistici; in una parola, con le pervasive esigenze della sua gia' prestigiosa carriera pubblica. Ripercorrendo la sua biografia e la sua bibliografia, comunque, un paio di elementi appaiono indiscutibili. Da un lato, risulta evidente che il suo senile abbraccio con la Musa della narrativa non era frutto di un estro estemporaneo o di un velleitario soprassalto, e neppure di un occasionale, divertito excursus extra moenia (si pensi, per esempio, alla terza sezione del Principe di Palagonia di Giovanni Macchia); bensi' l'erompere di un'incoercibile necessita' espressiva, di un'ispirazione del tutto connaturata. Dall'altro - e qui ci puo' illuminare uní'intervista del 1981, un colloquio a mente e cuore aperti con Claudio Toscani - emerge che le radici del nuovo e piu' comunicativo linguaggio affondavano in anni relativamente remoti: in parte visibili, coincidenti con un gruppo di "operette" o "dialoghi" editi e inediti; in parte invisibili allo stesso Ulivi, in quanto annidate, secondo la sua testimonianza, "nel subconscio". Nitido spartiacque tra il "primo" e il "secondo" Ulivi resta, ad ogni buon conto, l'edizione mondadoriana (1977) di E le ceneri al vento. Il cui valore d'incunabolo rispetto alla successiva produzione letteraria del cattedratico e' attestato anche dalle caratteristiche del terzo e del quarto racconto. Con Lo spettro, mettendo in scena un anziano Alessandro Manzoni, ancora tormentato da un'immaginaria ma non proprio implausibile rivelazione fattagli dalla madre moribonda ("Tuo padre, non solo secondo il nome, ma secondo la natura, e' don Pietro [Manzoni]"), Ulivi inaugura uno scomparto manzoniano che, dal 1991 al '93, allineera' la trilogia formata da due romanzi, La straniera e Tempesta di marzo, e dal racconto La quiete degli scrittori, pregiato tassello della raccolta L'angelo rosso. Mentre L'antiquario, oltre ad annunciare una virtuosistica perizia nella "visualizzazione" verbale dei dati pittorici, introduce di scorcio quel Torquato Tasso intorno al quale ruotera', nel 1995, un denso romanzo biografico. * La produzione saggistica Si potrebbe essere tentati da un paragone con le nozze di Cana nel Vangelo di Giovanni: le opere narrative di Ferruccio Ulivi assimilate alle sei giare di "vino buono" (quello derivante dal miracolo di Gesu') che sopraggiungono alla fine del banchetto. Ma e' una tentazione da respingere. Perche' il "vino" da lui servito in precedenza, lungo il suo fertile itinerario scientifico, non lo si puo' considerare - nel registro critico-saggistico - "meno buono" per il solo fatto di essere commisurato a un pubblico piu' ristretto, culturalmente qualificato, di specialisti, colleghi delle discipline umanistiche e studenti universitari. Di piu': questo vino altrettanto buono, sebbene di gusto diverso, non si e' mai esaurito, e Ulivi ha continuato a mescerlo ai suoi commensali anche durante la militanza in area narrativa. A partire dalla monografia del 1946 su Federigo Tozzi, la produzione saggistica dello studioso toscano rappresenta l'emanazione diretta del suo percorso professionale, disegnando a poco a poco una mappa fedele dell'evolversi e ampliarsi delle sue proiezioni culturali, via via che la carriera si snoda attraverso le tappe prima ministeriali, poi accademiche (Bari, Perugia, Roma). Ben presto si delineano due corsie preferenziali, che procedono in parallelo ma non senza frequenti intersezioni. La prima e' quella dell'italianistica a tutto campo, con approfondimenti su periodi, tematiche e autori particolarmente congeniali; la seconda attraversa, sulla base di un metodo interdisciplinare che risente della lezione di Roberto Longhi, il territorio tanto fascinoso quanto poco frequentato dei rapporti fra lettere e arti. Come italianista, Ulivi non disdegna di rivolgere il suo sguardo penetrante, fin dall'inizio assistito da una prosa adamantina, verso aree marginali dei secoli XVIII-XIX, come testimoniano il saggio sul Settecento neoclassico e la curatela delle antologie dedicate alla Lirica italiana dell'Ottocento, ai Poeti minori dell'Ottocento, ai Poeti della Scuola romana dell'Ottocento. Ma e' soprattutto verso alcune figure eminenti della nostra storia letteraria che si dirigono le sue piu' documentate, appassionate indagini. Nell'Orsa Minore degli auctores di costante riferimento, la stella polare e', senza dubbio, Alessandro Manzoni. Dal Manzoni lirico del 1950 fino al saggio Dagherrotipo manzoniano, riapparso nel 2002, si succedono centinaia di pagine convergenti sul Gran Lombardo. Da specifiche prospettive attinenti alla poetica e alla tecnica compositiva del capolavoro, al "sentimento del tempo", ai paesaggi e ai personaggi (questi ultimi analizzati anche in Figure e protagonisti dei "Promessi sposi") il raggio visuale si allarga a piu' ampie planimetrie critiche in un paio di volumi degli anni '60/'70, incentrati sui rapporti del Manzoni con il Romanticismo e sull'incrociarsi di storia e Provvidenza nella sua Weltanschauung. Duplice il coronamento di queste fatiche manzoniane: nel 1977 l'allestimento di un'edizione commentata dei Promessi sposi; nel 1986 la pubblicazione di una biografia in cui si sedimentano le "affinita' elettive", giustamente evidenziate da Giovanna Scarsi, "fra lo scrittore del rigore morale e lo studioso dallo stile di vita e di scrittura austero". Come astri della medesima costellazione vanno poi citati il Petrarca, il Boiardo, Gabriele d'Annunzio (rivisitato anche in una brillante chiave biografica) e, a un superiore livello nella gerarchia del "gusto", Torquato Tasso, accompagnato con amorosa traiettoria dal saggio sul suo "manierismo", del 1966, fino ai due contemporanei eventi editoriali del 1995: la cura integrale (con Marta Savini) delle Opere e la biografia romanzata che reca per sottotitolo L'anima e l'avventura. Si puo' dire, infine, che l'esegesi dantesca rappresenti, nello spartito critico-filologico del professor Ulivi, una sorta di "basso continuo". Ulteriormente aggiornata, l'analisi dei rapporti fra la Commedia e le arti visive - in un'ottica che per erudizione e acume oltrepassa gli esiti conseguiti da Goethe, Auerbach, Sapegno, Panofsky - conferisce un'impronta di assoluta eccellenza persino al quasi postumo La poesia e la mirabile visione. E in effetti era gia' al centro, Dante, di un pilastro portante dell'edificio che Ulivi, concretizzando l'equivalenza oraziana ut pictura poesis (gia' adottata fin dal titolo, Poesia come pittura, in un volume del 1969), ha costruito nel 1978 intorno alla tematica "sinestetica" dell'intreccio fra pittura, scultura, musica e letteratura, in primis poesia: Il visibile parlare. Analogo carattere di ermeneutica incrociata fra arti e lettere presenta il successivo La parola pittorica (1990), che dall'interpretazione figurativa della Commedia procede, passando per il Rinascimento, verso personalita' di artisti del Novecento. Complementare a questa ricerca di specularita' artistico-letteraria e' l'aggirarsi di Ulivi nell'hortus conclusus degli Scrittori d'arte: tale il titolo del corposo repertorio approntato nel 1995, con il quale si e' chiuso un anello apertosi nel lontano 1953, quando vide la luce una prima Galleria di scrittori d'arte. Convocati da Ulivi, sfilano con brani scelti d'indole estetica geni del calibro di Leonardo e Michelangelo, pittori-biografi come Vasari, scultori come Canova, architetti come Palladio e, addentrandosi nel '900, pittori-scrittori come De Chirico, scrittori-pittori come Soffici, critici militanti come Cecchi, Calvesi, Sgarbi e, impareggiabile corifeo, Roberto Longhi. Maestro nella strutturazione di antologie distillate dalla spremitura di estese, iridescenti letture e schedature, nel 1994 Ulivi ha innalzato, con la collaborazione di Marta Savini, un vero e proprio monumento alla tradizione letteraria d'ispirazione cristiana: Poesia religiosa italiana dalle origini al '900, nientemeno che 144 "vetrine" dedicate ad altrettanti poeti, da Aurelio Ambrogio a Eugenio Mazzarella, per rendere conto, come ha segnalato I. A. Chiusano, del "luminoso, vivificante connubio tra fede (o fede cercata) e poesia (poesia trovata)". * Notti oscure dell'anima In modo abbastanza sorprendente, Le mani pure (1979), il primo romanzo nell'arco della "seconda stagione" di Ulivi, quella appunto della sua giovanile senectus creativa, elegge a protagonista una problematica figura dell'antica storia romana, quel Marco Giunio Bruto, figlio adottivo di Cesare e capo della congiura anticesariana, che a Dante ispiro' un'inappellabile condanna alla Giudecca dei traditori e a Shakespeare il ritratto di un freddo calcolatore. Estraneo a entrambi questi cliche', Ulivi scandaglia con lucida partecipazione umana la tormentata coscienza di Bruto. Il diagramma del suo incontro-scontro con la figura e con il retaggio di Cesare si sviluppa, tra le idi di marzo e la battaglia di Filippi, su due livelli: il confronto psicologico, venato di reciproca attrazione e repulsione, slitta simbolicamente verso il piano politico della contrapposizione fra il potere monarchico e l'ideale repubblicano. Bruto finisce col suicidarsi perche' soccombe - osservava nel risvolto di copertina Mario Luzi - all'"angoscioso vorticare di ogni dubbio". Il romanzo successivo, Le mura del cielo (1981), sancisce la definitiva consacrazione di colui che Spagnoletti ha definito "narratore nell'ordine dell'anima". Volgendosi a Francesco d'Assisi, alla sua avventura umana e sovrumana, Ulivi entra nella dimensione del sacro; ma senza scivolare nelle insidie dell'agiografia, nemica della narrativa. "La vicenda storica" ha puntualizzato un critico d'eccezione, il gesuita Ferdinando Castelli, "serve da base per avventurarsi alla ricerca dell'anima profonda del protagonista: dei suoi tormenti interiori, della sua passione di fondo, del suo itinerario di fuoco. Dunque, non biografia romanzata, tanto meno racconto 'edificante' sulla scia dei Fioretti; ma [...] sforzo di cogliere il segreto di una lotta misteriosa e drammatica". Francesco combatte con Dio, che lo bracca senza tregua, per conquistarLo, e lasciarsi conquistare, al supremo livello della santita', della follia evangelica, della spoliazione e donazione totali. Lottando con l'Invisibile, il Poverello insegue la verita', il modello dell'amore di Cristo e una radicale liberta' interiore che gli permetta, infine, di scalare le mura del cielo. E ancora oggi il suo umile eroismo c'insegna che ognuno di noi, se vuole sollevarsi da terra, non puo' esimersi dal combattimento spirituale. L'aura di una "quete" tra religiosa e cavalleresca pervade anche sei racconti concatenati, dalla Spagna del '500 alla Scandinavia del '900, in una sorta di "romanzo" e riuniti nel 1983 sotto il titolo del testo d'apertura, il piu' emblematico, quasi un apologo metafisico: La notte di Toledo. Nel buio di una notte come fuori del tempo e dello spazio, un ebreo spagnolo s'interroga sulla direzione da imprimere alla propria vita. Lo sbocco della crisi e' impervio e tuttavia limpido: solo decifrando gli impalpabili segni divini celati nell'abisso della coscienza, l'uomo puo' pervenire all'incontro con "l'Unico". Si dissolveranno allora le tenebre dell'anima, l'angoscia della solitudine, l'incubo dell'inappartenenza, la minaccia del nulla. Ma spetta al libero arbitrio di ciascuno decidere in quale momento far nascere l'alba della speranza. Al servizio di questa tesi Ulivi mobilita una scrittura avvolgente, uno "stile oscillante fra reale e surreale", o meglio "evocativo-surreale" (C. Di Biase). "Tradire per amare": presentando Trenta denari (1986), il romanzo che Ulivi ha scolpito meditando sulla controversa figura di Giuda e sul suo complesso rapporto con Gesu', un finissimo lettore come Geno Pampaloni non esitava a sottolineare l'audace, paradossale "intuizione poetica del romanziere" nel ritrarre il traditore per antonomasia. Il bacio con cui l'Iscariota compie l'odiosa missione segreta affidatagli dal Sinedrio diventa, in questa prospettiva, la "fatale, irrimediabile rivelazione del suo amore" per il Cristo, impenetrabile depositario del mistero messianico. E alla "maledetta felicita' del tradimento" si accompagna la disperata ammissione di un completo fallimento, la visione della propria vita naufragata in un "mare morto di peccati". Vangelo "apocrifo" brulicante di personaggi "canonici" rimodellati con sensibilita' moderna (Pietro, Giovanni e gli altri apostoli, Maria madre di Gesu', la Maddalena, Giuseppe d'Arimatea...), Trenta denari affronta di petto i piu' elevati temi teologici ed etici, ponendo al centro la liberta' dell'uomo nei confronti del proprio destino. Ma le maggiori suggestioni narrative scaturiscono da "un'osservazione millimetrica e affilata del quotidiano" (G. Amoroso). Di una felice ricerca d'ispirazione letteraria nei silenzi non meno che nelle parole della Sacra Scrittura, in quelle sue falde sotterranee dove puo' penetrare solo la sonda dell'immaginazione arroventata dalla fede, sono documento anche le Storie bibliche d'amore e di morte, edite nel 1990: nove racconti che sulla trama essenziale dei passi scritturali di riferimento innestano elementi di suspense, introspezioni psicologiche, pennellate paesaggistiche, privilegiando figure femminili quali Giuditta, Esther, Dalila, Betsabea, Salome', Maria di Magdala. Volti di donne archetipiche, certamente. Ma in pari tempo, secondo la cifra distintiva di tutte le rivisitazioni o reinvenzioni uliviane, "volti reali, quotidiani, carnali, striati dal riso e dalle lacrime, dall'amore e dall'odio", come annota, nella sua autorevole presentazione del libro, Gianfranco Ravasi. Fa in un certo senso da contrappunto alle Storie bibliche un romanzo "laico" apparso nello stesso anno e contrassegnato da un titolo di enigmatica concisione: L'anello. Del tutto eccentrica rispetto ai due filoni (storico-letterario e storico-biblico) dominanti nella narrativa di Ulivi, la vicenda si dirama da una cornice sovietica, databile al 1950, per inscenare, a ondate di flashback, episodi svoltisi durante il secondo conflitto mondiale, sul fronte russo e poi soprattutto nelle ambigue pieghe dello spionaggio internazionale in varie citta' occidentali. Ne e' interprete un alto funzionario ed ex agente dei servizi segreti, ligio all'ortodossia bolscevica ma non allineato sino al punto di sterilizzare i sentimenti e soffocare gl'interrogativi sul senso della vita. Prima della sua morte, uno studioso italiano viene da lui pregato di rintracciare in America l'ultima donna amata per consegnarle un anello, testimonianza del suo ricordo. La missione non avra' esito. Ma nell'animo dell'interlocutore la malinconica umanita' di quel servitore di un regime sanguinario si stagliera' al di sopra di ogni furore ideologico, di ogni orrore perpetrato dal moloch comunista. * Tra Manzoni e san Giuseppe Come gia' anticipato, il triennio 1991-1993 vede una rigogliosa fioritura di testi narrativi nel giardino manzoniano di Ulivi. Sbocciano due romanzi, La straniera e Tempesta di marzo, intervallati da La quiete degli scrittori, racconto-dialogo (don Lisander a colloquio con un "reverendo") della raccolta L'angelo rosso, dove ricorre di frequente - lungo un asse storico disteso da Boezio al Novecento - un modulo dialogico di sapore leopardiano. Protagonista della Straniera e' il giovane poeta milanese alla ricerca della sua vera vocazione umana e letteraria. A strapparlo alle sue paralizzanti antinomie, tra cattolicita' dell'infanzia e illuminismo dell'adolescenza, tra frequentazione dei salotti parigini e isolamento nella tenuta di Brusuglio, tra slanci dello spirito e crisi nervose, tra ambizioni letterarie e progetti coniugali, saranno due donne: la madre Giulia Beccaria, sagace consigliera, e la sposa, la soave Henriette Blondel, determinante nel prendere l'iniziativa di una conversione individuale e, al tempo stesso, di coppia. Non e' invece tanto lo scrittore quanto il suo capolavoro a occupare il proscenio nel "metaromanzo" Tempesta di marzo. Balza subito in primo piano, infatti, lo scartafaccio dell'immaginaria Storia milanese del secolo XVII, fonte fittizia dei Promessi sposi. E il "romanzo sul romanzo" di Ulivi delinea una plausibilissima, suggestiva ricostruzione dei tratti "originali" con cui si sarebbero potuti presentare, allo sguardo del Manzoni intento alla lettura del manoscritto dell'Anonimo, personaggi ed episodi da lui "rielaborati" durante la triplice stesura del suo capo d'opera. Con lineamenti insieme vecchi e nuovi, per cosi' dire pseudo-manzoniani, e talora persino con un inedito incremento di umanita', si avvicendano sulla scena, in un "clima visionario" (Chiusano), padre Cristoforo, don Rodrigo, Lucia, la Monaca di Monza, l'Innominato, il cardinale Federico. Straordinario, nell'epilogo, l'affondo di Ulivi nella coscienza turbata del romanziere al cospetto del Seicento e della propria responsabilita' morale: "Riprodurre una societa' di pazzi, vigliacchi, ipocriti, fanatici, attestando pur sempre la santita' della vita". Fino all'intuizione risolutiva: "E' in quel nodo disperatamente romantico, il cuore, il nesso di tutto...". Anche se nell'anno stesso della morte usci' una quinta silloge di racconti, Il messaggio, contenente testi "sacri e profani" di notevole caratura (fra cui spiccano Il testimone e Il richiamo, omogenei alle Storie bibliche, e la struggente love story dal titolo ammiccante a Van Gogh, I girasoli), l'ultimo significativo prodotto della creativita' sacro-profana di Ulivi resta il romanzo pubblicato nel 1997, vertice assoluto della sua ascesa al cielo della grande narrativa: Giuseppe di Nazareth: sogno, amore e solitudine. Congiungendo esprit de geometrie letterario ed esprit de finesse mistico, Ulivi si cala nell'anima di Giuseppe, si aggira nell'ambito della sua quotidianita', scruta la sua storia d'uomo semplice e giusto, di santo non eroico, dalla giovinezza celibataria alle nozze con Maria, dalla nascita di Gesu' fino allo spegnersi del suo estremo soffio vitale. Liberamente rispettoso nei confronti dell'esegesi biblica, il romanziere fa invece strage degli stereotipi popolari sulla presunta mansuetudine, sulla taciturna pazienza del "vecchio" padre putativo. L'umilta' del falegname non esclude l'agitarsi in lui di passioni e sentimenti, non contraddice l'orgoglio legato alla consapevolezza di discendere dalla stirpe regale di David e di essere chiamato a una missione provvidenziale. Ma qual e', in concreto, il suo carisma, il suo destino? Anziche' dissolversi, il mistero s'infittisce nella convivenza, nutrita d'intensi colloqui, con la moglie e il figlio: una distanza incolmabile lo separa da quei due adorabili "stranieri". Solo alla fine il suo amore e la sua solitudine saranno solcati da un raggio di verita'. * Vedi alla voce: "solitudine" Nel riconsiderare sinotticamente i fili del lungo e del breve narrare di Ulivi, sorge spontaneo un interrogativo: condivideva anch'egli, nella carne e nello spirito, l'inquieta, a volte angosciosa, a volte amorosa solitudine dei suoi personaggi (da Bruto a Francesco, da Manzoni a Tasso, da Giuda a Giuseppe) di fronte agli imperscrutabili disegni di una Volonta' onnipotente che sembra prevaricare sulla liberta' della coscienza umana? Un'impressione di solitudine esistenziale nasceva, in effetti, andando a incontrare Ulivi nella "cella" del suo studio foderato di volumi e quadri, nel sancta sanctorum della sua silenziosa abitazione romana. Ma ben presto l'affabilita' del suo eloquio, la premurosa ospitalita', l'amichevole pacatezza dei gesti facevano comprendere che, se di solitudine si trattava, era di qualita' essenzialmente intellettuale, finalizzata alla concentrazione sui testi altrui e all'elaborazione dei propri: in un dialogo incessante con i viventi e con gli immortali. Feconda solitudine di professore e di scrittore, dunque. Con una punta, anche, di assorta, aristocratica solitudine spirituale che imparentava Ulivi, sub specie fidei, al "giansenista" Manzoni e ai "solitari" di Port-Royal. Si', e' probabile: se avesse fatto in tempo a scrivere ancora un libro, Blaise Pascal gli si sarebbe offerto come il soggetto ideale per un ritratto da dipingere con le parole. * Bibliografia critica essenziale Giuseppe Amoroso, in Letteratura italiana contemporanea, diretta da G. Mariani e M. Petrucciani, Lucarini, 1987, pp. 755-61. Ferdinando Castelli, Volti di Gesu' nella letteratura moderna, vol. III, San Paolo, 1995, pp. 717-25; "La Civilta' Cattolica", 15/3/2003, pp. 582-91;Risveglio' il mondo, Edizioni Messaggero, Padova, 2006, pp. 187-97. Carmine Di Biase, Letteratura religiosa del Novecento, Edizioni scientifiche italiane, 1995, pp. 195-218. Giovanna Scarsi, Ferruccio Ulivi fra storia, letteratura e arte, Studium, 1999. Claudio Toscani, La voce e il testo, Ipl, 1985, pp. 218-35; Il seme e il solco, Milella, 1994, pp. 156-57. * Una vita per i libri, i libri di una vita Ferruccio Ulivi nacque nel Mugello, a Borgo San Lorenzo (Firenze), il 10 settembre 1912. Laureatosi in Giurisprudenza a Firenze nel 1934, fece il suo apprendistato letterario tra il circolo delle "Giubbe Rosse", il celebre caffe' frequentato da Montale, Bo, Luzi, Bigongiari, Soffici, e le redazioni di storiche riviste come "Letteratura", diretta da Bonsanti, e "Campo di Marte", pilotata da Pratolini e Gatto. Nel 1941 si trasferi' a Roma, dove ottenne un impiego burocratico-culturale presso il ministero dell'Educazione nazionale, poi della Pubblica istruzione, sotto l'egida di G. C. Argan. Nel dopoguerra, mentre le sue collaborazioni si estendevano a vari periodici fra cui "Paragone", diretto da R. Longhi, intraprese una carriera universitaria scandita da tre successive cattedre di Letteratura italiana: Bari, Perugia e (dal 1970) Roma. Tra i suoi libri di saggistica si segnalano: Federigo Tozzi (1946, 1962), Il romanticismo di Ippolito Nievo (1947), Il Manzoni lirico e la poetica del Rinnovamento (1950), Galleria di scrittori d'arte (1953), Settecento neoclassico (1957), Il manierismo del Tasso (1966), Poesia come pittura (1969), Dal Manzoni ai decadenti (1973), Manzoni. Storia e Provvidenza (1974), Il visibile parlare (1978), Manzoni (1986), D'Annunzio (1988), La parola pittorica (1990), La poesia e la mirabile visione (2002). All'ambito narrativo appartengono cinque sillogi di racconti: E le ceneri al vento (Mondadori, 1977), La notte di Toledo (Rusconi, 1983), Storie bibliche d'amore e di morte (Edizioni Paoline, 1990), L'angelo rosso (Piemme, 1992), Il messaggio (Aragno, 2002); e otto romanzi: Le mani pure (Rizzoli, 1979), Le mura del cielo (Rizzoli, 1981), Trenta denari (Rusconi, 1986), L'anello (Rusconi, 1990), La straniera (Mondadori, 1991), Tempesta di marzo (Piemme, 1993), Torquato Tasso. L'anima e l'avventura (Piemme, 1995), Come il tragitto di una stella (San Paolo, 1997). Ferruccio Ulivi e' spirato a Roma il 5 novembre 2002. 4. MEMORIA. BERNARD CRICK [Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 dicembre 2008, col titolo "Addio all'inglese Bernard Crick, politologo e biografo di Orwell"] Intellettuale assai noto nel Regno Unito, Bernard Crick, morto venerdi' quasi ottantenne a Edimburgo per un tumore, e' stato filosofo e sociologo oltre che biografo di George Orwell, da lui considerato il suo "eroe". Fra i rinnovatori della teoria politica laburista degli ultimi decenni, Crick e' stato consulente di David Blunkett nel governo di Tony Blair. Dopo una carriera accademica iniziata negli Usa e in Canada, lo studioso rientro' nel '59 a Londra per insegnare alla School of Economics. Fondo' poi il dipartimento di studi politici a Sheffield e passo' infine al Birkbeck College di Londra. Direttore a lungo di "Political Quarterly", Crick pubblico' nel'80 quella che e' considerata la piu' approfondita biografia di George Orwell, tradotta anche in italiano dal Mulino. 5. LIBRI. ANNA TONELLI PRESENTA "FIORI NEI CANNONI" DI AMORENO MARTELLINI [Dal quotidiano "La Repubblica" del 9 gennaio 2007 col titolo "La lunga marcia del pacifismo"] Per un articolo comparso nel 1953 sulla rivista "Cinema nuovo", dedicato all'occupazione militare italiana in Grecia, Renzo Renzi viene annoverato fra gli antesignani del pacifismo. Anzi, per quello scritto intitolato "L'Armata s'agapo'" (che in greco significa "ti amo"), in cui le cronache della campagna bellica s'intrecciano coi profili di soldati e ufficiali italiani assidui frequentatori di bordelli, il critico bolognese fu arrestato e condannato a 7 mesi di reclusione, cui risposero reazioni e proteste corali, con accenti severi di Ferruccio Parri, Piero Calamandrei e Vitaliano Brancati. L'episodio viene raccontato dallo storico Amoreno Martellini nel saggio Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento (Donzelli, euro 24,50), come testimonianza d'un impegno antimilitarista che iniziava timidamente ad affacciarsi nell'Italia degli anni '50. Una vocazione pacifista che nel nostro paese fatica a decollare, nonostante lezioni come quella di Aldo Capitini, alto spirito critico contro ogni forma di bellicismo e violenza. Nell'innovativa ricerca di Martellini, che ripercorre idee e gesti dei pacifisti "accolti o rifiutati, elaborati e modificati, vissuti e commentati" da una societa' in trasformazione, si ritrovano tracce di antimilitarismo anche sulla via Emilia. Di S. Giovanni in Persiceto e' Augusto Masetti, il muratore anarchico che a vent'anni rivolse il fucile contro il suo superiore al grido di "Abbasso la guerra, viva l'anarchia". Da Ferrara proviene il primo obiettore di coscienza processato nel secondo dopoguerra: Pietro Pinna, chiamato alle armi nel '48, si rifiuto' di partecipare agli addestramenti, offrendosi in cambio per prestare un servizio alternativo disarmato, come il rastrellamento di terreni minati. Il suo rifiuto alle armi gli costo' arresto e processo, aprendo anche in Italia il dibattito sull'obiezione di coscienza, intrecciato con quello del servizio civile, in una querelle destinata a protrarsi ancora per oltre cinquant'anni. Andando avanti nel tempo, si arriva al 1962, anno in cui a Bologna si svolse la prima marcia notturna della pace, poco piu' di un anno dopo l'esordio della famosa marcia Perugia-Assisi. La partecipazione fu talmente massiccia, con la presenza di giovani e anziani pronti a sfilare, che pure la conformista e assopita Rai dell'epoca fu costretta a dar notizia della manifestazione. E' vero che la marcia verso Assisi e' considerata dall'autore la fine della prima fase della storia della nonviolenza come movimento "puro", per lasciare spazio alla nascita della Consulta della Pace che inaugura la stagione dell'appropriazione da parte della politica di temi quali la pace e il disarmo. Ma proprio da quelle esperienze spontanee e' necessario partire per capire i segni di resistenza ad un'omologazione che cominciava a presentare le prime crepe dove si incuneavano le voci di dissenso. Solo seguendo questo lungo filo, che parte dall'antimilitarismo di stampo tolstoiano per arrivare al pacifismo di fine millennio, si puo' riflettere su un tema come quello del pacifismo ormai trasformato in oggetto di moda e consumo. E, per usare le parole di Goffredo Fofi nella prefazione, "fino a giungere al paradosso attuale di spedizioni militari che si dicono missioni di pace e di un volontariato che si fa spesso avanguardia, nel mondo dei poveri, degli interessi economici e politici dell'Occidente, oppure pensa alla propria salvezza economica assai piu' che alle persone che dovrebbe assistere o difendere". 6. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA" "Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 7. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009" Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita', per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009". - 1 copia: euro 10 - 3 copie: euro 9,30 cad. - 5 copie: euro 8,60 cad. - 10 copie: euro 8,10 cad. - 25 copie: euro 7,50 cad. - 50 copie: euro 7 cad. - 100 copie: euro 5,75 cad. Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 8. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009 E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne nella lotta contro le mafie e per la democrazia. E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani. Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro Impastato o all'editore. * Per richieste: - Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it - Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 682 del 27 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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