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Minime. 662
- Subject: Minime. 662
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 7 Dec 2008 00:54:28 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 662 del 7 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Abolire l'ergastolo 2. Severino Vardacampi: Le vittime al rogo 3. Dopo Mumbai 4. Daniela Scavini intervista Shirin Ebadi 5. La dottoressa Antonella Litta relatrice al convegno nazionale di Genova dell'International Society of Doctors for the Environment 6. La newsletter settimanale del "Centro studi "Sereno Regis" di Torino 7. Claudio Marazzini ricorda Carlo Dionisotti (1998) 8. Rosita D'Amora presenta alcuni libri della recente letteratura turca 9. Elena Loewenthal: Settant'anni fa 10. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009" 11. L'Agenda dell'antimafia 2009 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: ABOLIRE L'ERGASTOLO Aderisco con tutto il cuore all'iniziativa per l'abolizione dell'ergastolo. L'idea che un essere umano possa essere privato della liberta' finche' non sopravvenga la sua morte mi sembra ripugnante. E confligge non solo con la Dichiarazione universale dei diritti umani ma anche con la Costituzione della Repubblica Italiana laddove all'art. 27, comma terzo, stabilisce che "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita' e devono tendere alla rieducazione del condannato", e al comma quarto del medesimo articolo ribadisce che "Non e' ammessa la pena di morte". 2. CRONICA. SEVERINO VARDACAMPI: LE VITTIME AL ROGO Dei morti del rogo non dire parole che oltraggio suonino o beffa. Vittime sono dell'oppressione di classe. Mai cosi' forte, mai cosi' violenta mai cosi' totalitaria, mai cosi' introiettata da tutti coloro che non sono tra i reietti e tra i reietti anche. La lotta di classe dei ricchi contro i poveri, dei rapinatori contro i rapinati, degli sfruttatori contro gli sfruttati, degli avidi contro gli affamati, non si e' mai interrotta. Che riprenda anche la lotta delle oppresse e degli oppressi. 3. LE ULTIME COSE. DOPO MUMBAI Dopo le stragi di Mumbai ancora una volta tutto e' cosi' chiaro. O il movimento delle oppresse e degli oppressi fara' la scelta di lotta della nonviolenza, e rovescera' con la forza della verita' e della democrazia i poteri assassini che dominano e devastano il mondo, o la comune catastrofe sara' inevitabile. O la Prima Internazionale rinasce nella scelta della nonviolenza che estende non solo a tutti gli esseri umani ma anche agli altri viventi e alla biosfera la rivendicazione del diritto ad esistere, o non vi sara' scampo per alcuno. * Le armi sono il nostro comune nemico. Ogni strage, la stessa strage. Di tutte, di tutti difendi i diritti; di tutti, di tutto abbi tu cura. La nonviolenza e' la via. 4. RIFLESSIONE. DANIELA SCAVINI INTERVISTA SHJIRIN EBADI [Da "Letture" n. 652 del dicembre 2008, col titolo "Shirin Ebadi racconta l'ingiustizia" e il sommario "Il premio Nobel per la pace del 2003 affronta nel romanzo La gabbia d'oro il tema a lei caro della difesa dei diritti civili, i quali vengono quotidianamente calpestati nel suo Iran, in mano ai conservatori islamici"] "Se non potete eliminare l'ingiustizia, almeno raccontatela a tutti": Shirin Ebadi cita il pensatore e sociologo iraniano Ali' Shariati per parlare del proprio libro appena edito da Rizzoli (La gabbia d'oro, pp. 250, euro 18,50). Prima che come scrittrice, Ebadi e' ricordata come la prima donna musulmana - l'undicesima in assoluto - a ricevere il Nobel: nel 2003 l'Accademia di Svezia riconosceva il suo impegno per la pace "nella difesa dei diritti umani e a favore della democrazia". Nata nel 1947 in una famiglia di accademici, laureatasi in Legge nel 1969 all'Universita' di Teheran, fu nominata presidente di tribunale, ma con l'avvicendarsi del regime di Khomeini nel 1979 venne costretta a dimettersi. Non lascio' comunque il Paese come molti connazionali, ma rimase, costretta fino al 1992 all'isolamento casalingo; da allora ha cominciato a impegnarsi come avvocato, poi come attivista per i diritti umani e pacifista: e' tra i fondatori della Ong iraniana Society for Protecting the Child's Rights. Nel 2000 ha partecipato a una conferenza a Berlino sul processo di democratizzazione in Iran, provocando la pronta reazione dei poteri conservatori a Teheran, che arrestarono diversi dei partecipanti al loro ritorno in Iran. Perseguitata a causa delle proprie indagini, fu sottoposta a un processo segreto e incarcerata per un mese per aver prodotto e diffuso una videocassetta sulla repressione anti-studentesca del luglio 1999, materiale che secondo l'accusa "disturbava l'opinione pubblica". Dall'Iran, e nei propri viaggi accademici in giro per il mondo, Ebadi continua a essere attiva sostenitrice dei movimenti per i diritti femminili e dei bambini, denunciando la violenza e la dittatura del regime iraniano. Ne La gabbia d'oro racconta la storia dei tre fratelli di Pari, amica di Shirin, fin dai primi anni della Rivoluzione islamica: Abbas, generale dell'esercito dello Shah, costretto a fuggire in America quando il regime si dissolve; Javad, attivista del partito comunista Tudeh, clandestino in fuga continua; Ali', che si unisce con entusiasmo alla Rivoluzione, finendo al fronte contro le truppe di Saddam Hussein. Vite legate e spezzate dalla storia, quelle di questi tre uomini come quelle di milioni di cittadini iraniani, ancor oggi vessati dal regime teocratico e dal suo controllo spietato. * - Daniela Scavini: Lei racconta di tre uomini realmente esistiti, e attraverso di essi racconta la storia del suo Paese. Perche' ha scelto la forma del romanzo, per farlo? - Shirin Ebadi: Sia chiaro, ho modificato molti nomi e dettagli, per evitare che le persone di cui racconto vengano individuate e perseguitate, e ho scelto la forma del romanzo per rendere la storia fruibile in modo piu' semplice e coinvolgente. Ma e' la storia vera della famiglia di una mia carissima amica, Pari. Oserei dire che forse e' lei la vera protagonista, essendo colei che resiste: lei e' la Speranza. * - Daniela Scavini: Qual e' stato lo spunto che le ha dato l'idea di scrivere questo libro? - Shirin Ebadi: L'incontro con molte delle famiglie coinvolte nei processi e nelle condanne a morte del regime. Corpi sepolti senza nome in un terreno abbandonato a sud di Teheran, il cosiddetto cimitero di Khavaran. I familiari si sono rivolti a me, sperando che almeno potessi richiedere alle autorita' il permesso di costruire un monumento per i loro morti. Purtroppo, non posso fare nulla se non rendere pubblico cio' che e' avvenuto e continua ad avvenire. * - Daniela Scavini: Quindi il Nobel non ha reso piu' semplice il suo impegno nella difesa dei diritti civili? - Shirin Ebadi: Mi ha dato la possibilita' di far sentire la mia voce, ma non ha facilitato il mio lavoro: continuo a essere censurata da tutti i mezzi di comunicazione, che non diedero neppure la notizia del Nobel, se non due giorni dopo, brevemente. La censura mi colpisce anche fuori dai confini: qualche settimana fa avrei dovuto essere il relatore principale in un grande convegno sui diritti civili in Malesia. Ma il governo iraniano ha minacciato quello malese di un danno ai rapporti diplomatici: cosi' il convegno e' stato annullato, con grandi proteste delle organizzazioni per i diritti umani dell'intera Asia. * - Daniela Scavini: E in Iran c'e' una societa' civile aperta al dialogo? Conoscono cio' che lei scrive? - Shirin Ebadi: Il contenuto del libro e' ben noto agli iraniani, nonostante il mio libro circoli clandestinamente per l'opera di "ottundimento" e censura fortissima del regime. Cio' che ha cambiato effettivamente la situazione negli ultimi anni e' stato Internet, che permette la circolazione sotterranea del dissenso. * - Daniela Scavini: Come vivono il regime i suoi connazionali, le donne, in particolare? - Shirin Ebadi: C'e' una base di consenso, decine di migliaia che sostengono il regime. Ma la maggior parte e' critica; le donne in prima linea, private d'ogni liberta': la vita di una donna vale la meta' di quella di un uomo. A dispetto dell'alta scolarizzazione femminile, la discriminazione e' fortissima e le battaglie che portiamo avanti fanno impercettibilmente cambiare qualcosa, ma poco per volta. * - Daniela Scavini: Da donna di legge e musulmana come vive l'assimilazione della religione al diritto dei Paesi islamici? - Shirin Ebadi: Il regime dice che le sue leggi arrivano dall'Islam, ma basta confrontare i regolamenti, le sanzioni e le leggi degli altri Paesi islamici per notare come sia per lo piu', spesso, una questione di interpretazione del Corano: interpretandolo si puo' invece arrivare alla parita' tra l'uomo e la donna e alla democrazia. Cio' che danneggia le donne non e' la religione, ma qualcosa di piu' sottile: l'ideologia patriarcale, che vige in ogni cultura. * - Daniela Scavini: Lei vede le donne europee discriminate? - Shirin Ebadi: Da voi la situazione femminile e' migliore, molti piu' diritti sono garantiti, ma le discriminazioni esistono; persino in Nord Europa le donne protestano perche' i loro salari sono - a parita' di mansioni - un quarto piu' bassi di quelli maschili: voi in Italia, non avete neppure mai avuto un presidente della Repubblica o un primo ministro donna. * - Daniela Scavini: E del rapporto tra Occidente e Iran, che cosa pensa? - Shirin Ebadi: Egoisticamente, l'Occidente si preoccupa solo della minaccia nucleare che l'Iran potrebbe costituire per se'; pensa di intervenire militarmente o con il blocco commerciale e ignora cosi' cio' che di davvero grave sta succedendo nel mio Paese: le persecuzioni, il danno alla democrazia. Potremmo essere cosi' culturalmente vicini, se solo volessimo. * E per dimostrarlo Shirin Ebadi sussurra a Ella Mohammadi, la traduttrice, di aprire La gabbia d'oro sull'episodio di Khavaran, in cui un gruppo di donne, madri, mogli e sorelle di uomini uccisi dal regime e gettati senza nome nella fossa comune a sud della capitale, si muove contro i soldati, supplicandoli di poter seppellire i propri uomini. Shirin ferma la lettura per concludere: "Non e' l'Antigone di Sofocle, questa donna?". 5. INCONTRI. LA DOTTORESSA ANTONELLA LITTA RELATRICE AL CONVEGNO NAZIONALE DI GENOVA DELL'INTERNATIONAL SOCIETY OF DOCTORS FOR THE ENVIRONMENT [Riportiamo il seguente comunicato del 6 dicembre 2008 del comitato che si oppone al mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, dal titolo completo "La dottoressa Antonella Litta relatrice sull''Impatto sanitario delle strutture aeroportuali' al convegno nazionale di Genova dei Medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia)"] La dottoressa Antonella Litta, portavoce del Comitato che si oppone al mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, sara' relatrice al convegno nazionale dell'International Society of Doctors for the Environment che si terra' a Genova l'11 e 12 dicembre 2008. La sua relazione vertera' sul tema dell'"Impatto sanitario delle strutture aeroportuali". * Il prestigioso convegno nazionale delle "Giornate italiane mediche per l'ambiente" sull'inquinamento delle catene alimentari, che si terra' giovedi' 11 e venerdi' 12 dicembre a Genova, costituisce l'appuntamento scientifico di maggior rilevanza promosso dai Medici per l'ambiente nel 2008. * Breve notizia sulla dottoressa Antonella Litta Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia). Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. 6. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI TORINO Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area nonviolenta in Italia. Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail: info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org 7. MEMORIA. CLAUDIO MARAZZINI RICORDA CARLO DIONISOTTI (1998) [Dal mensile "Letture", n. 546, aprile 1998, col titolo "Dionisotti e la geografia letteraria" e il sommario "Omaggio allo studioso che fece attenzione al quadro reale in cui si sono svolti i fenomeni linguistici, dando in cio' ragione all'Ascoli piu' che al Manzoni. Scovo' le radici del Bembo e dei volgari nel latino degli umanisti"] Nel febbraio scorso e' mancato Carlo Dionisotti, uno studioso di letteratura al quale la storia della lingua italiana deve moltissimo. Nato a Torino il 9 giugno 1908, nello stesso anno di Pavese, fu allievo di Vittorio Cian. Questa formazione lascio' il segno. Cian, infatti, fu un maestro della scuola "storica", e si dedico' non di rado a temi connessi con la lingua italiana: basti pensare ai saggi sulla vita di Pietro Bembo, o al saggio sui sostenitori cinquecenteschi dell'uso del latino. Ho sentito Dionisotti, ormai anziano, parlare con giusto distacco del proprio maestro, riconoscendone i limiti; ma certo da Cian gli venne l'interesse per la ricerca puntuale ed erudita, per il dato ben documentato, e gli derivo' l'ostilita' per le chiacchiere estetiche vuote. Assistente universitario a Torino e Roma, nel 1947, per interessamento di Croce, Dionisotti si trasferi' a Oxford, come lettore di italiano, e poi divenne professore al Bedford College di Londra. Nel 1967, con la pubblicazione da Einaudi di Geografia e storia della letteratura italiana, ci ha insegnato a non fare solo la storia, ma a tener conto della dimensione geografica, la quale definisce il quadro reale in cui si sono svolti i fenomeni. Ogni Stato italiano preunitario ebbe le sue condizioni particolari, le sue istituzioni, la sua classe dirigente. La storia letteraria di Dionisotti tiene conto di questo quadro. In Geografia e storia e' incluso un saggio del 1962 dedicato alla Storia della lingua italiana di Migliorini, uscita nel 1960. Tale saggio e' un'esemplare analisi della storia della nostra lingua. Siamo di fronte a una delle vette nel dibattito culturale del secondo Novecento. Dionisotti proponeva, per la prima volta, la rivalutazione delle opinioni espresse da Graziadio Isaia Ascoli nel Proemio all'"Archivio Glottologico Italiano" (1873). Ascoli era stato il piu' rigoroso oppositore delle idee linguistiche manzoniane, e Migliorini sembrava non riconoscergli completamente quel ruolo. Dionisotti affermo' chiaro e tondo che considerava il Proemio "uno dei capolavori in senso assoluto della letteratura italiana", e denuncio' "come una delle non poche assurdita' e vergogne del nostro sistema pedagogico e dei nostri studi" il fatto che esso non fosse facilmente accessibile a "tutti i giovani italiani ai quali sia impartita una elementare educazione letteraria". * Non c'e' lingua senza societa' Da allora le cose sono cambiate. La riedizione di Ascoli data da Corrado Grassi (Einaudi, 1975) si apre appunto all'insegna della citazione del passo di Dionisotti. Perche' la rivalutazione di Ascoli? Perche' Ascoli collegava in maniera nuova il progresso civile e sociale alle conquiste della scienza moderna, all'organizzazione del sapere messo al servizio della societa', all'istruzione diffusa attraverso un sistema scolastico ben organizzato. La "questione della lingua", fino ad allora monopolio di letterati e di scrittori, aveva finito per essere terreno della retorica, ma Ascoli mostro' come la lingua non potesse essere scelta in anticipo, indipendentemente dallo sviluppo della societa' stessa. Manzoni, insomma, nonostante la sua intelligenza, si sbagliava quando credeva che il fiorentino potesse essere adottato senza verificare la parte di Firenze nella nuova Italia appena unificata. Dionisotti aveva un'idea severa del lavoro accademico, inteso come costruzione di un edificio solido e duraturo, basato essenzialmente sulla filologia e sulla storia. Nelle sue pagine l'erudizione, enorme, e' sempre mascherata dall'impianto saldo e scorrevole della scrittura argomentativa, e il discorso non e' affatto pesante, anzi spesso cattura il lettore con l'ironia graffiante, con la battuta raffinata. Un esempio? Tra il Manzoni "chiacchierino" e le "concilianti collinette" del D'Ovidio, Dionisotti si schierava per il "bastione alpino" costituito da Ascoli, e poco oltre ribadiva che, pur tenendo nel debito conto la lezione di Manzoni e Croce, la cultura italiana non poteva permettersi "il lusso di mettere da parte Ascoli, o per altro verso Comparetti, gli uomini della nuova Italia, duri come il macigno, senza retorica e senza poesia". Il percorso di Dionisotti tra letteratura e storia della lingua passa attraverso il libro del 1968 su Gli umanisti e il volgare fra Quattro e Cinquecento (Le Monnier). Gli umanisti, si sa, ebbero per molto tempo un atteggiamento di assoluta diffidenza verso il volgare italiano, a cui preferirono il latino. Solo alcuni di essi, come Leon Battista Alberti, Poliziano, Lorenzo il Magnifico, si indirizzarono verso la nuova lingua. Il Quattrocento, dunque, potrebbe essere visto come un periodo di "crisi" per l'italiano, schiacciato dalla superiorita' soverchiante del latino umanistico. Dionisotti, con la sua ricerca spesso condotta su testi dimenticati, mostro' come in un'eta' di bilinguismo e' impossibile tener conto della sola lingua italiana, e gli sviluppi successivi del volgare si spiegano sulla base della tradizione latina, classicistica, propria del Quattrocento. Dalla cultura umanistica, infatti, vengono fuori le prime grammatiche del volgare, come quella di Fortunio del 1516: Fortunio, assieme al Liburnio, fu tra gli autori riscoperti da Dionisotti, nei suoi sondaggi sull'umanesimo dell'area veneto-friulana e triestina. Venezia, dal Quattrocento fino alla battaglia di Lepanto, fu uno dei terreni preferiti dallo studioso. E l'area veneta, infatti, fu decisiva per la storia linguistica italiana: di qui venne fuori anche Bembo, la cui opera segno' il vero definitivo trionfo del toscano letterario. L'opera teorica e grammaticale di Bembo e' inspiegabile senza il dibattito relativo alla miglior forma di latino, al ciceronianismo. Il ciceronianismo ebbe come conseguenza una sempre piu' rigida teoria dell'imitazione, di cui discussero uomini come Poliziano, Cortese, Pico della Mirandola. Da queste idee maturate nel latino derivo' la grammatica italiana, allestita da Bembo stesso trasportando il principio dell'imitazione agli auctores del Trecento, Petrarca e Boccaccio, visti come corrispettivi dei due maestri latini, Cicerone per la prosa e Virgilio per la poesia. * Le Machiavellerie Nel 1960 Dionisotti aveva dato una memorabile edizione delle opere di Bembo per i "Classici Utet" (poi riproposta con revisioni nel 1966). Ancora oggi si tratta di un volume fondamentale, con il suo saggio introduttivo in cui lingua, letteratura, grammatica e storia della filologia si legano in un intreccio affascinante. Nel 1980, ancora da Einaudi, Dionisotti pubblico' le Machiavellerie, un volume tutto dedicato al Segretario fiorentino, in cui un capitolo, "Machiavelli e la lingua fiorentina", faceva il bilancio delle idee linguistiche dibattute nell'Italia del primo Cinquecento, tra Roma e Firenze, tra i toscani e il settentrionale Trissino, colui che aveva riscoperto e riproposto il De vulgari eloquentia di Dante. Anche qui, dunque, si sente vibrare uno spirito che entusiasma lo storico della lingua, il quale trova in questo tipo di saggistica un punto di riferimento e una lezione, il luogo ideale per allacciare il dialogo con lo storico della letteratura, quando costui intenda il proprio mestiere nel modo in cui lo intese Dionisotti. 8. LIBRI. ROSITA D'AMORA PRESENTA ALCUNI LIBRI DELLA RECENTE LETTERATURA TURCA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 14 ottobre 2008 col titolo "Istanbul sul Meno. Vetrina turca alla Buchmesse" e il sommario "Si inaugura oggi con un discorso di Orhan Pamuk la sessantesima edizione della Fiera del libro di Francoforte. Nei cinque giorni di apertura, da domani a domenica, la Turchia, ospite d'onore, organizza una miriade di incontri, nel tentativo di rilanciare tutto il ventaglio della propria produzione letteraria e di valorizzare le minoranze"] Un intreccio di colori che racchiude la parola Turkiye, e' questo il logo scelto dalla Turchia, ospite d'onore alla sessantesima edizione della Buchmesse che si apre domani a Francoforte - un labirinto di linee colorate, che ricordano vagamente decorazioni calligrafiche in stile kufico, per accompagnare uno slogan incentrato anch'esso su evocazioni cromatiche: Butun renkleriyle Turkiye, "La Turchia e tutti i suoi colori". Un logo e uno slogan che rappresentano, come ha sottolineato Muge Gursoy Sokmen - importante figura del mondo editoriale turco, co-fondatrice della prestigiosa casa editrice Metis Yayinlari e attualmente co-presidente del Comitato organizzatore turco per la Fiera di Francoforte, una sintesi efficace della ferma volonta' di "demolire l'immagine ampiamente diffusa di una Turchia divisa, di un paese che al suo interno ne contiene molti altri ma che, al tempo stesso, appare del tutto incapace di rivendicare il proprio variegato patrimonio culturale". * Strategie letterarie Negli ultimi anni, del resto, la produzione letteraria in lingua turca si e' in larga parte contraddistinta proprio per la sua pluralita' espressiva e per l'estrema varieta' degli universi referenziali cui attinge, un dato che riflette, peraltro, le molte tensioni di una societa' in cui coesistono sistemi di valori e modelli comportamentali che sono spesso in aperta opposizione tra loro. La scelta del comitato organizzatore di valorizzare proprio questo aspetto dell'attuale panorama culturale turco appare, dunque, doppiamente importante, dato che essa sembra suggerire, o quantomeno lascia auspicare, anche l'inizio di una riflessione collettiva piu' aperta sulla impossibilita' di inquadrare una societa' cosi' complessa in paradigmi identitari e culturali monolitici e non osmoticamente comunicanti tra loro. "Invece che soffocare la ricchezza del nostro mondo culturale - ha aggiunto Muge Gursoy Sokmen - si e' scelto di andare (a Francoforte) tutti insieme". Insieme nella differenza. E a guardare la lunghissima lista degli autori che hanno preso parte agli incontri organizzati a cominciare dallo scorso marzo in preparazione della Fiera e di quelli che avranno luogo durante gli intensi giorni della Buchmesse, pare che effettivamente in Germania ci andranno propri tutti. Se da una parte la Turchia sembra non aver mai amato e promosso tanto i suoi artisti, anche quelli piu' scomodi, poche d'altra parte sono state le defezioni. La piu' significativa risale all'estate scorsa, quando un gruppo di intellettuali di solida fede repubblicana (tra essi il poeta e saggista Ahmet Oktay, lo scrittore Tahsin Yucel, la critica letteraria Fusun Akatli e due pioniere della scrittura al femminile, Leyla Erbil e Nazihe Meric) hanno rifiutato l'invito a partecipare alla Buchmesse in segno di protesta contro l'Akp, il partito islamico che con una consistente maggioranza dal 2002 e' alla guida del paese e che, a loro dire, usa simili manifestazioni in modo strumentale, pur continuando a rappresentare una seria minaccia per la sopravvivenza dei valori laici e repubblicani su cui e' stato fondato lo Stato turco. La maggioranza degli scrittori invitati, tuttavia, e tra essi anche quelli che si esprimono in termini di aperta critica nei confronti del partito del primo ministro Tayyip Erdogan, hanno ritenuto piu' opportuno non trasformare la Buchmesse in una nuova arena di contrapposizioni politico-ideologiche interne alla Turchia, e di partecipare invece a questo importante appuntamento internazionale per far conoscere del proprio paese la sua dimensione letteraria, tanto spesso ignorata. Scorrendo la lista delle iniziative in programma per la Fiera si ha l'impressione, del resto, che la Turchia, al di la' di ogni facile slogan, voglia effettivamente rilanciare la propria produzione letteraria nella sua pluralita', senza timore di sollevare questioni delicate come quella dell'appartenenza identitaria. Appare significativo, ad esempio, che tra gli incontri monografici volti a rendere omaggio ad alcune delle voci piu' note e rappresentative della letteratura turca contemporanea - dall'ormai "ufficialmente riabilitato" Nazim Hikmet, al prolifico ultranovantenne poeta Fazil Husnu Daglarca, dal Premio Nobel per la letteratura 2006 Orhan Pamuk, al "grande maestro" Yasar Kemal - uno sara' dedicato all'autore curdo Mehmed Uzun, scomparso lo scorso anno. Nell'intenzione degli organizzatori l'incontro sara' un tributo alle opere dello scrittore, per lo piu' scritte in curdo kurmanci, e agli sforzi da lui profusi nel "ricreare" e legittimare il curdo come lingua letteraria, quegli stessi sforzi che, in un passato non molto lontano, gli erano costati accuse, censure e un lungo esilio in Svezia. Altrettanto importante sembra l'incontro dedicato a scrittori di origine armena che vedra' confrontarsi sul tema delle espressioni letterarie delle minoranze autori quali Migirdic Margosyan e la giovane Jaklin Celik, che scrivono le loro opere in turco, con Esther Heboyan e Raffi Kebabciyan Kantyan che, pur non avendo mai reciso i legami con la nativa Turchia, da anni vivono e operano rispettivamente in Francia e Germania. E pure interessante si profila l'incontro dal titolo "Il viaggio della letteratura turca: differenti colori, differenti voci" che mettera' a confronto il poeta armeno Ikna Sariaslan, lo scrittore e poeta curdo Selim Temo e lo scrittore ebreo Mario Levi, accomunati tutti dall'avere - pur con punti d'osservazione e strategie letterarie alquanto diverse - esplorato e rivendicato, attraverso le loro opere, la specificita' delle proprie radici culturali e identitarie. Sara' il piu' noto e tradotto tra gli scrittori turchi, Orhan Pamuk, a tenere il discorso inaugurale in occasione della cerimonia d'apertura prevista per questo pomeriggio, alla quale lo scrittore presenziera' al fianco del presidente turco Abdullah Gul e del presidente tedesco Horst Koehler. Il suo ultimo romanzo, Masumiyet Muzesi ("Il Museo dell'innocenza"), e' uscito il 29 agosto, giusto in tempo per essere presentato alla Fiera ed e' stato, altrettanto prontamente, pubblicato in tedesco (Museum der Unschuld, Hanser Verlag). Ma se i diritti di questo romanzo sono stati gia' venduti in piu' di trenta paesi, e continua instancabile la traduzione delle precedenti opere dello scrittore (e' da poco uscita in Italia la sua raccolta di scritti Altri colori. Vita, arte, libri e citta', traduzione di Giampiero Bellingeri e Semsa Gezgin, Einaudi), il resto della pur dinamica produzione letteraria turca rimane poco conosciuta al di fuori dei confini nazionali. * Noir mediterraneo sul Bosforo Da questo punto di vista, dunque, la vetrina della Buchmesse rappresenta per la Turchia una quanto mai attesa occasione per esporre e far conoscere piu' da vicino i propri talenti letterari, vecchi e nuovi. A tale fine, sono stati organizzati, nella sessione dedicata alle letture, numerosissimi incontri con gli autori. Molti i giovani scrittori presenti, come, per esempio, il prolifico Tuna Kiremitci e l'acclamato Murat Uyurkulak, che ha saputo catalizzare l'attenzione del pubblico e della critica con la prosa densa ed evocativa dei suoi primi due romanzi: Tol: Bir Intikam romani ("Tol: un romanzo di vendetta") che, pubblicato nel 2002, e' stato adattato per il teatro e lo scorso anno tradotto anche in tedesco, e Har: Bir Kiyamet romani ("Har: un romanzo apocalittico") apparso, invece, due anni fa. Accanto a loro, autori gia' da tempo affermati in Turchia e il cui nome ha cominciato con determinazione a imporsi negli ultimi anni anche sulla scena letteraria internazionale. Come i poeti Enis Batur, Hilmi Yavuz e Ataol Behramoglu, e scrittori quali il gia' citato Mario Levi, Nedim Gursel e Ahmet Altan, il popolarissimo autore di romanzi di ambientazione ottomana e dal sapore vagamente "orientalista" (di Altan e' stato recentemente pubblicato in italiano L'amore e' come la ferita di una spada, traduzione di Giampiero Bellingeri e Paola Ragazzi, Bompiani, 2008). O come Murathan Mungan, che rimane una delle voci piu' sofisticate e influenti della letteratura turca degli ultimi anni e che, gia' da tempo tradotto in francese, greco e tedesco, potra' presto essere letto anche in Italia dove e' in corso di pubblicazione per Giunti il suo romanzo breve Cador ("Chador", 2004). O infine come Hasan Ali Toptas, il "Kafka della letteratura turca", secondo la definizione della critica letteraria Yildiz Ecevit, di cui e' di recente apparso in traduzione tedesca uno dei romanzi di maggior successo Golgesizler ("I senza ombra", 1995). Ampiamente rappresentato e' poi quello che e' ormai diventato un filone molto prolifico della narrativa turca contemporanea: il poliziesco a sfondo politico-sociale, una sorta di tassello turco del noir mediterraneo. Il suo primo e principale esponente Ahmet Umit, gia' ospite alla Fiera del libro di Lipsia lo scorso marzo, non ha fatto ritorno a Francoforte, ma sono invece presenti Celil Oker, autore di una fortunata serie che ha come protagonista il detective privato Remzi Unal, e Mehmet Murat Somer, la cui serie piu' spumeggiante (si chiama hop-ciki-yaya), si incentra, invece, sulle rocambolesche, e tutte notturne, attivita' investigative di un travestito. Molto spazio e' riservato alla produzione letteraria al femminile, con una nutrita schiera di scrittrici presenti. E considerando quanto importante e innovativo e' stato il contributo che con le loro opere hanno dato alle piu' recenti evoluzioni della narrativa turca, soprattutto per quel che concerne la sperimentazione di nuove tecniche narrative e l'esplorazione di inedite dimensioni emozionali, non si puo' certo dire che si tratta di un'attenzione immeritata o semplicemente dettata da considerazioni di genere. Presenti a Francoforte molte delle scrittrici che, pur rimanendo pressoche' sconosciute all'estero, hanno dominato la scena letteraria turca negli ultimi decenni. Tra le altre Adalet Agaoglu, il cui Olmeye Yatmak ("Coricarsi a morire"), pubblicato per la prima volta nel 1973 e considerato un classico della letteratura turca contemporanea, e' apparso per la prima volta in traduzione solo quest'anno, nella bella collana Tuerkische Bibliothek della tedesca Unionsverlag. E ancora la sofisticata Pinar Kur, Erendiz Atasu e Nazli Eray, il cui romanzo Orphee ("Orfeo", 1983) sara' presto pubblicato in Italia da Gremese. * E in chiusura, "voci e radici" Ma l'elenco potrebbe continuare a lungo. Accanto a loro, saranno a Francoforte le altrettanto numerose esponenti delle generazioni piu' giovani, dalla poetessa Benja Matur che, pur avendo adottato il turco come lingua d'espressione letteraria, dichiara di infondere in esso tutta la forza espressiva del curdo, alle scrittrici Asli Erdogan, Sebnem Isiguzel (di cui e' recentemente apparso in italiano il romanzo Edera, traduzione di Elettra Ercolino e Pinar Gokpar, Fazi, 2008) e Aysegul Devecioglu, che nei suoi primi due acclamati romanzi - Kus Diline Oykuyen ("Imitando la lingua degli uccelli", 2004) e Aglayan Dag Susan Nehir ("Montagna che piange, fiume che tace", 2007) - ha affrontato un periodo molto complesso della storia turca, quello del colpo di stato del 1980, e temi delicati come la formazione dell'identita' nazionale turca. La piu' nota tra le scrittrici, complice forse l'accusa di offesa alla turchita' che l'aveva vista coinvolta nel 2006, rimane Elif Safak. L'autrice, che ha da poco dato alle stampe un nuovo romanzo dal titolo Siyah Sut ("Latte nero"), sara', insieme allo scrittore turco-tedesco Feridun Zaimoglu, che in Germania fa un po' gli onori di casa, ospite del dibattito intitolato "Radici e voci", con cui il 19 ottobre si chiudera' ufficialmente l'edizione 2008 della Fiera di Francoforte. A Gulten Akin, la piu' autorevole e vibrante voce femminile della poesia turca, spettera' il compito di passare il testimone al paese ospite d'onore della Buchmesse 2009: la Cina. 9. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL: SETTANT'ANNI FA [Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 15 novembre 2008 col titolo "70 anni fa le leggi razziali"] Fu una settimana terribile, quella che trascorse fra il 10 e il 17 novembre di settant'anni fa. Per gli ebrei, ma forse ancora prima per l'Europa tutta e quell'idea di civilta' che il Vecchio Continente s'era fatto, lungo un cammino di millenni. Fra il 9 e il 10 novembre del 1938 la Notte dei Cristalli in Germania fece quasi cento vittime, rase al suolo centinaia di sinagoghe e distrusse migliaia di negozi. Qualche giorno dopo, proprio il 17 di novembre, in Italia entrano in vigore nella loro interezza le leggi razziali. Ma quella buia settimana non fu solo una casuale coincidenza sfavorevole, un incrocio di episodi nefasti. Quei due eventi erano carichi di conseguenze ma anche di radici. Fanno parte della storia ebraica, ovviamente, perche' i figli d'Israele ne sono chiamati in causa come vittime designate. Ma fanno soprattutto parte della storia d'Europa. Di tutti. A settant'anni di distanza, quella vicenda cosi' violenta sembra remota. Le commemorazioni, del resto, paiono fatte apposta per allungare il passo dallo scenario evocato, rendono tutto un po' astratto. Eppure, nel panorama geografico e culturale dell'Europa, quel passato e' ancora presente. Brucia, eccome. Forse proprio i libri sono il modo migliore per calibrare distanze, ragionarci su. Partendo da lontano, come fa Francesco Cassata, un giovane storico torinese, in La difesa della razza. Politica, ideologia e immagine del razzismo fascista (Einaudi, pp. 413, euro 34). Si tratta di un ampio saggio dedicato alla rivista "promotrice" di quella pulizia etnica che fu la ragion d'essere delle leggi razziali, e che usci' dall'agosto del 1938 fino al giugno del 1943. Lo studio ripercorre la vita di questo periodico e i suoi rapporti con il potere, presenta le firme che "contribuirono" alla battaglia dichiarata nel titolo. E' un lavoro di grande interesse. Mentre Cassata propone un'interpretazione del fenomeno storico attraverso l'analisi di un caso specifico, Simon Levis Sullam in L'archivio antiebraico. Il linguaggio dell'antisemitismo moderno (Laterza, pp. 100, euro 14) tenta un'analisi generale, non tanto dei fatti, quanto di ordine "filologico" e lessicale. Anche in questo caso, gli spunti di riflessione sono notevoli. Da una sponda all'altra di questa storia, in Testimoni del non-provato. Ricordare, pensare e immaginare la Shoah nella terza generazione (Carocci, pp. 327, euro 26) Raffaella di Castro (formazione filosofica) prova a declinare l'appartenenza "riflessa" dei figli dei sopravvissuti. E' un testo interessante anche questo, denso di materiali e pensieri. Solo un po' cauto nell'esporre se stessi, il proprio vissuto con il suo non detto, travolto da troppa bibliografia. 10. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009" Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita', per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009". - 1 copia: euro 10 - 3 copie: euro 9,30 cad. - 5 copie: euro 8,60 cad. - 10 copie: euro 8,10 cad. - 25 copie: euro 7,50 cad. - 50 copie: euro 7 cad. - 100 copie: euro 5,75 cad. Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 11. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009 E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne nella lotta contro le mafie e per la democrazia. E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani. Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro Impastato o all'editore. * Per richieste: - Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it - Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax: 923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito: www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 662 del 7 dicembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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