Minime. 645



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 645 del 20 novembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Alessandro Pizzi: Otto argomenti contro il ritorno al nucleare
2. Antonella Litta relatrice a due convegni a Marino e a Genova
3. Enrico Piovesana: I cacciabombardieri italiani nella guerra afgana
4. Dijana Pavlovic: Un racconto rom
5. Paolo Perazzolo intervista Jose' Saramago
6. Paolo Pegoraro presenta "In terra sconsacrata" di Alessandro Zaccuri
7. Monica Ruocco presenta "Amore in esilio" di Bahaa Taher
8. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009"
9. L'Agenda dell'antimafia 2009
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. ALESSANDRO PIZZI: OTTO ARGOMENTI CONTRO IL RITORNO AL
NUCLEARE
[Ringraziamo Alessandro Pizzi (per contatti: alexpizzi at virgilio.it) per
questo intervento.
Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt),
citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono
diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel
volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta',
ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione
diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha
promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di
Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei
principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto
aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e
sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti
umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio]

Il nucleare non serve a risolvere il problema energetico.
Una petizione popolare indirizzata al Presidente della Repubblica, al
Presidente del Senato, al Presidente della Camera, al Presidente del
Consiglio, lanciata ai primi di settembre dall'associazione "Per il bene
comune" ha per titolo: "Non abbiamo bisogno del nucleare".
Trovo molto appropriato il titolo e del tutto condivisibile il contenuto
della petizione. Per chi volesse firmare l'appello l'indirizzo e':
http://petizione.perilbenecomune.org/
Per giustificare la scelta nucleare viene messa in atto una vera campagna di
disinformazione.
*
1. Chi vuole il nucleare afferma che l'energia prodotta ha costi bassi e
favorisce l'indipendenza energetica.
Non e' vero che il nucleare ci libera dalla dipendenza dall'estero, tanto e'
vero che l'uranio, l'Italia dovrebbe importarlo. L'uranio non e'
inesauribile e ha un costo che da 2001 al 2007 e' moltiplicato per dieci.
Studi come "The economic future of nuclear power" condotto dall'Universita'
di Chicago nell'agosto 2004 per conto del Dipartimento dell'energia
statunitense sui costi del nucleare confrontati con quelli relativi alla
produzione termoelettrica da gas naturale e carbone, o "The future of
nuclearpower" pubblicato nel 2003 dal Massachusetts Institute of Technology,
dimostrano come i costi del nucleare sono maggiori rispetto a quelli
relativi alla produzione termoelettrica da gas naturale e carbone. Secondo
una stima del dipartimento dell'energia degli Usa i costi dell'elettricita'
da nuovi impianti in funzione al 2015 e al 2030 sono: Carbone 56,1 dollari
per MWh al 2015 e 53,7 al 2030; Gas 55,2 dollari per MWh al 2015 e 57,2 al
2030; Eolico 68,0 dollari per MWh al 2015 e 67,9 al 2030; Nucleare 63,3
dollari per MWh al 2015 e 58,8 al 2030 (fonte: Eia/Doe 2007 Annual
Forecast - valori espressi in  dollari del 2005 per MWh. Inoltre e' da
tenere presente che per gli impianti nucleari negli Usa e' previsto un
sussidio di 18 dollari al MWh. Tra costo industriale e sussidio il costo
raggiunge circa gli 80 dollari al MWh).
Non c'e' da stupirsi se l'Enel e Edison si dichiarano pronti a coprire il
15-20% del fabbisogno elettrico al 2030 con 10-15 centrali. Piu' la bolletta
e' alta, piu' si consuma, piu' guadagnano.
*
2. Altra menzogna e' raccontata a proposito del risparmio sull'emissione di
gas ad effetto serra come l'anidride carbonica.
Non si dice che gli impianti nucleari richiedono enormi quantita' di acciaio
speciale, zirconio e cemento, materiali che per la loro produzione
richiedono carbone e petrolio. Anche le altre fasi della filiera nucleare,
dall'estrazione del minerale d'uranio, alla produzione delle barre di
combustibile, fino al loro stoccaggio e riprocessamento fanno si' che le
emissioni indirette della produzione di un kWh da energia nucleare e'
comparabile con quella del kWh prodotto in una centrale a gas.
*
3. I fautori del nucleare affermano che oggi le centrali sono piu' sicure.
Con la tecnologia oggi disponibile rimangono irrisolti tutti i problemi di
sicurezza e dello smaltimento delle scorie. Da mettere in evidenza le
conseguenze sulla salute dei cittadini per la fuoriuscita dalle centrali
anche di piccole dosi di radioattivita'. La ricerca sui reattori sicuri
"Generation IV" promossa dagli Stati Uniti insieme ad altre nazioni, a cui
si e' aggiunta anche l'Italia, sui reattori raffreddati ad acqua o a gas e
su quelli a spettro veloce, si e' posta l'obiettivo di pervenire entro il
2030 a un prototipo di reattore, quindi siamo lontani dall'oggi. Per quello
che riguarda lo smaltimento delle scorie radioattive, ricordo che secondo
l'inventario dell'Apat (Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i
Servizi Tecnici) in Italia c'e' una montagna di rifiuti altamente
radioattivi: circa 25.000 m3 di rifiuti, 250 tonnellate di combustibile
irraggiato - pari al 99% della radioattivita' presente nel nostro Paese -, a
cui vanno sommati i circa 1.500 m3 di rifiuti prodotti annualmente da
ricerca, medicina e industria e i circa 80-90.000 m3 di rifiuti che
deriverebbero dallo smantellamento delle quattro centrali e degli impianti
del ciclo del combustibile, che aspettano ancora un sito sicuro per lo
smaltimento.
*
4. Centrali e bombe nucleari sono strettamente connesse.
La relazione tra il nucleare civile e quello militare e' strettissima, tanto
e' vero che, ad esempio, all'Iran gli Usa vogliono proibire la costruzione
di centrali nucleari con l'accusa che utilizzerebbe parte della filiera per
la costruzione di bombe atomiche.
*
5. La propaganda menzognera afferma che il nucleare serve per risolvere il
problema energetico.
Il nucleare produce solo energia elettrica. Anche se il Governo fosse in
grado di costruire le centrali nucleari necessarie a coprire il 25% del
fabbisogno di energia elettrica, come recentemente sostenuto dal Ministro
Scajola, darebbe un modesto contributo al bilancio energetico nazionale.
Infatti in Italia secondo i dati del Bilancio energetico nazionale del
Ministero dello Sviluppo Economico e una elaborazione dell'Enea sui consumi
finali per il 2007 l'elettricita' rappresenta solo il 18%, contro il 48% di
petrolio, il 29% di gas e il 5% di carbone, cosi' distribuiti per settori:
Trasporti: 97% petrolio, 1% gas, 2% elettricita'; Industria: 19% petrolio,
40% gas, 12% carbone, 29% elettricita'; Residenziale e Terziario: 11%
petrolio, 55% gas, 4% carbone, 30% elettricita'.
Quindi con il nucleare si andrebbe a coprire con l'ipotesi Enel tra il 2,5%
e il 3,6% di tutti i consumi finali, e secondo Scajola il 4,5% di tutti i
consumi finali. Questo sarebbe il contributo del nucleare al problema
energetico nazionale.
Inoltre gli ingenti investimenti per il nucleare toglierebbe risorse per lo
sviluppo delle energie rinnovabili.
La petizione popolare, ricordata all'inizio, riporta che in Italia
basterebbe che venisse coperto di pannelli fotovoltaici solo lo 0,4% delle
superfici costruite per soddisfare l'intero fabbisogno nazionale di energia
elettrica.
Ma c'e' una risorsa ancora piu' importante a mio parere, quella chiamata
efficienza energetica negli usi finali dell'energia elettrica. Uno studio,
commissionato da Greenpeace, dal titolo "La rivoluzione dell'efficienza",
fatto dal Gruppo di ricerca sull'efficienza negli usi finali dell'energia
del Dipartimento di Energetica del Politecnico di Milano, dimostra che il
risparmio di energia elettrica va ben oltre il 20% previsto dal Piano
d'azione per l'efficienza energetica della Commissione Europea con
conseguente diminuzione delle emissioni di CO2.
Va ricordato che L'Unione Europea recentemente ha dato il via libera al
piano sul clima, denominato "20-20-20". Cioe' il raggiungimento del 20%
della produzione energetica da fonti rinnovabili, il miglioramento del 20%
dell'efficienza e un taglio del 20% nelle emissioni di anidride carbonica.
Traguardi da raggiungere in tutta Europa entro la data del 2020 (per quanto
riguarda l'Italia, dovra' tagliare il 13% di emissioni di C02 nei settori
non inclusi nel sistema di scambio di emissioni (Ets) e dovra' aumentare del
17% i consumi energetici da fonti rinnovabili entro il 2020, rispetto ai
livelli del 2005).
Lo studio sopra richiamato ha preso in considerazione i settori
Residenziale, Terziario commerciale, Terziario pubblico e Industriale con
interventi riguardanti gli usi finali per illuminazione, per i motori
elettrici, per gli elettrodomestici e, inoltre, per la riduzione del consumo
dovuto allo stato di Stand-by e per consumi a vuoto (per esempio un impianto
di illuminazione o ventilazione in funzione fuori dalle ore di uso di un
ufficio; nastri trasportatori, macchinari, aria compressa in funzione senza
utilizzo nell'industria), per  l'aumento dell'efficienza di treni e tram,
per la produzione di acqua calda sanitaria con solare termico, per le
lavatrici e lavastoviglie con alimentazione di acqua calda prodotta
esternamente, per esempio collegandole all'impianto a gas per l'acqua calda
o meglio ancora all'impianto di pannelli solari termici escludendo la
resistenza elettrica e per interventi sull'involucro edilizio per il
raffrescamento passivo a basso consumo.
"Il Rapporto ci presenta una buona notizia. Esiste in Italia un potenziale
di efficienza ampiamente ottenibile entro il 2020 e superiore al 20% che, se
realizzato, produrrebbe benefici economici netti. E' possibile tagliare 50
milioni di tonnellate di CO2 rispetto allo scenario tendenziale con un
vantaggio economico per la societa' e aumentando l'occupazione". Cosi' si
esprime lo studio del Politecnico di Milano.
*
6. Investimenti e fonti energetiche rinnovabili.
Per ottenere il risparmio di energia elettrica e per la diffusione delle
energie rinnovabili e' necessaria una volonta' politica per un consistente
investimento. Investimento che, come ampiamente dimostrato dal rapporto "La
rivoluzione dell'efficienza", ha un ritorno benefico sull'ambiente
(significativa diminuzione delle emissioni di  CO2) e sull'economia in
termini di occupazione e risparmio. Il gruppo di ricerca afferma: "Nel
complesso per raccogliere il potenziale economicamente conveniente
occorrerebbero investimenti in tecnologie e programmi per circa 80 miliardi
di euro (circa 5,7 miliardi/anno negli anni dal 2007 al 2020), con un
beneficio economico che si protrarra' nel tempo fino al 2040. Il beneficio
economico cumulato netto, cioe' la riduzione della bolletta elettrica meno
gli investimenti sopra citati, risulterebbe di 65 miliardi di euro
attuali... In termini occupazionali, in base a una analisi di casi
internazionali, si stima un aumento dell'occupazione tra 46.000 e 80.000
posti di lavoro per 14 anni".
*
7. Cambio di stile di vita.
Risparmio di energia elettrica con conseguente minore emissioni di gas ad
effetto serra puo' essere ottenuto anche con atti di responsabilita'
personale, con un cambio di stile di vita.
Voglio fare solo alcuni esempi. Per capire come cambiare stili di vita per
non utilizzare inutilmente l'energia, per diminuire le emissioni di gas
serra e per vivere in armonia con noi stessi e con il pianeta rimando al bel
libro di Marinella Correggia, La rivoluzione dei dettagli. Manuale di
ecoazioni individuali e collettive, Feltrinelli, Milano 2007.
Esempi. Si puo' vivere benissimo con meno elettrodomestici, cito dal libro
di Marinella Correggia: "Meno elettro- piu' 'mano-domestici'. Ogni gesto una
macchina? Grattugia, spremiagrumi, coltello, apriscatole, scopa,
radiosveglia, spazzolino, rasoio, scale, tutto elettrico? E' ora che si
facciano avanti i 'manodomestici', che aiutano senza clic"; a proposito
della lavastoviglie: "Non l'ha ordinata il medico. Nelle famiglie piccole
lavare i piatti a mano puo' essere un buon esercizio di meditazione o
socializzazione e se ben fatto risparmia acqua, prendendo poco tempo"; a
proposito di divertimenti: "Divertirsi si' ma... perfino i divertimenti
incidono parecchio; oltre a notti bianche, discoteche e concerti, non appena
apre una sala multimediale la potenza richiesta agli installatori e' enorme:
dell'ordine di 500 Kw"; per non parlare delle partite di calcio giocate in
notturna, non certo per esigenze sportive ma solo per motivi commerciali
delle televisioni che le trasmettono; e' stato calcolato ("Terna Web
Magazine" del 10 luglio 2008) che per illuminare lo stadio Olimpico di Roma
per i 90 minuti della partita si consumano 5372 Kwh, 4,5 volte il consumo
pro capite in un anno dei cittadini dei capoluoghi di provincia.
*
8. Conclusione.
L'introduzione delle energie rinnovabili, soprattutto il solare fotovoltaico
e termodinamico, l'introduzione delle tecnologie per l'efficienza negli usi
finali di energia elettrica e il risparmio possono escludere completamente
il ricorso al costoso e pericoloso nucleare.
Il 4 novembre 2008 la Camera ha compiuto il primo passo per il ritorno al
nucleare con l'approvazione dell'Agenzia per la sicurezza delle centrali
atomiche, che secondo i piu' ottimisti dovrebbero entrare in funzione nel
2020, per arrivare a regime nel giro di una decina di anni.
Se il Governo vuole ritornare al nucleare non lo fa per questioni di
energia, ma per favorire qualche industriale, a partire da chi si occupa di
acciaio e cemento, e per controllare il territorio, per ridurre gli spazi
della partecipazione democratica dal basso della popolazione alle scelte
politiche. Tanto e' vero che il pacchetto approvato alla Camera addirittura
prevede la "militarizzazione" dei territori su cui dovranno sorgere le
centrali nucleari e anche la possibilita' di commissariamento se non si
trova l'accordo con la popolazione.
A noi il compito di svelare le menzogne dei potenti, di fare informazione
corretta e di facilitare la partecipazione consapevole dei cittadini alle
scelte politiche.

2. INCONTRI. ANTONELLA LITTA RELATRICE A DUE CONVEGNI A MARINO E A GENOVA
[Diffondiamo il seguente comunicato dal titolo completo "La dottoressa
Antonella Litta relatrice a due convegni a Marino e a Genova sull'impatto
sanitario delle strutture aeroportuali"]

La dottoressa Antonella Litta, portavoce del Comitato che si oppone al
mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo,
sara' nelle prossime settimane relatrice a due convegni di studio a Marino
(Roma) e a Genova.
*
A Marino - comune che subisce direttamente il grave impatto dell'aeroporto
di Ciampino, con cui il suo territorio confina - sara' relatrice alla tavola
rotonda sul tema "L'aeroporto di Ciampino e la salute dei cittadini", che si
svolgera' sabato 29 novembre 2008, dalle ore 16 alle ore 19, presso il
salone parrocchiale della parrocchia "Nativita' della beata vergine Maria"
in via Gramsci 1, a Santa Maria delle Mole.
*
A Genova sara' relatrice al prestigioso convegno nazionale delle "Giornate
italiane mediche per l'ambiente" sull'inquinamento delle catene alimentari,
che si terra' giovedi' 11 e venerdi' 12 dicembre 2008.
*
Breve notizia sulla dottoressa Antonella Litta
Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla
realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di
medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in
Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica
presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione
di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani
sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato
sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11,
pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per
l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia).
Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale
ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni
medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi
africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di
programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato
"Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla
legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente.

3. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: I CACCIABOMBARDIERI ITALIANI NELLA GUERRA
AFGANA
[Dal sito di "Peacereporter (http://it.peacereporter.net/) riprendiamo il
seguente articolo del 19 novembre 2008 col titolo "L'Italia vola in guerra"
e il sottotitolo "Afghanistan, i nostri Tornado vanno a combattere"]

I quattro cacciabombardieri italiani Tornado del VI stormo "Diavoli Rossi"
di Ghedi partiranno per l'Afghanistan "nei prossimi giorni". Lo ha
confermato ieri il generale Vincenzo Camporini, Capo di stato maggiore della
Difesa.
*
Missione di guerra
Secondo i "caveat" imposti dal governo italiano, la missione di questi aerei
da guerra - che ci costera' oltre quattro milioni di euro al mese - non
sara' quella di sganciare missili e bombe. Ma cio' non vuol dire che non
parteciperanno alla guerra.
I quattro Tornado - che non saranno sotto comando italiano, bensi' a
disposizione del comandante statunitense David D. McKiernan - verranno
impiegati su tutto lo spazio aereo afgano in operazioni di sorveglianza del
territorio ma anche in operazioni di intelligence e ricognizione, ovvero di
"acquisizione obiettivi". Vale a dire che individueranno gli obiettivi che
poi verranno bombardati da altri caccia alleati o attaccati dalle truppe di
terra della Nato.
Affermare che i Tornado non parteciperanno alla guerra e' come dire che non
lo fa l'ufficiale di puntamento addetto a un pezzo d'artiglieria che da' le
coordinate di tiro all'artigliere, o che non lo facevano i soldati che
venivano spediti in perlustrazione fuori dalle trincee prima di un attacco.
*
Lo dicono anche i militari
"Le missioni aeree di ricognizione non hanno finalita' ricreative e
umanitarie", ha ironizzato il generale Fabio Mini, ex comandante della
missione Kfor in Kosovo. "Sono missioni da combattimento vero e proprio in
quanto preludono all'attacco con bombe a grappolo, incendiari ed esplosivi
ad alto potenziale".
La stessa ovvieta' fu evidenziata nel marzo 2007 dall'associazione pacifista
di ufficiali tedeschi "Darmstaedter-Signal" alla vigilia dell'invio dei sei
Tornado della Luftwaffe che ora i nostri quattro vanno a sostituire con gli
stessi compiti. "Non si puo' dire che il loro impiego sara' 'non-combat'
perche' i risultati dei loro voli di ricognizione guideranno gli attacchi
condotti da altri aerei o da truppe di terra".
*
E magari anche bombe
Al di la' di questo, rimane il dubbio che i Tornado alla fine possano venire
segretamente usati anche per bombardare. "Gli aerei sotto controllo
americano non hanno limiti operativi e i nostri cacciabombardieri saranno
chiamati a 'cacciabombardare'", ha dichiarato il generale Mini.
D'altronde, osservano molti, per fare perlustrazione e osservazione delle
postazioni nemiche non bastano gli aerei spia telecomandati come i
"Predator", che sono fatti apposta?
Anche durante la guerra del Kosovo del 1999 i Tornado italiani,
ufficialmente, svolgevano solo missioni di ricognizione e supporto aereo.
Poi si scopri' che sganciarono tonnellate di bombe su Belgrado.

4. RIFLESSIONE. DIJANA PAVLOVIC: UN RACCONTO ROM
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 10 novembre 2008 col titolo "Il prefetto che
rispettava i Rom"]

Un racconto rom ci narra di Hitler Tuka: "C'era una volta un re che odiava i
Rom e li voleva ammazzare, perche' erano diversi da lui e parlavano una
lingua che lui non capiva. Ma ai giorni nostri ammazzare tante persone non
e' proprio una grande cosa, allora penso' di far diventare tutti i Rom
criminali, difatti ammazzare criminali e' tutt'altra cosa. Quindi da'
l'ordine di cacciare tutti i Rom dalle citta' nei boschi in modo che la'
abbiano freddo e fame cosi' ruberanno le patate ai contadini, ed ecco i
ladri!...".
In questo racconto si mescolano la memoria del Porrajmos, lo sterminio dei
Rom, al disagio sociale dei moderni campi di segregazione, i cosiddetti
"campi nomadi", che, se proprio ci devono essere, devono stare lontano,
nascosti agli occhi dei "normali" cittadini. A Milano come a Roma, dove
addirittura devono essere spostati al di fuori del grande raccordo anulare.
E le donne e gli uomini che lavorano? e i bambini che vanno a scuola? Chi se
ne frega, che se ne tornino al loro Paese, pensa e dice la Lega dimenticando
che meta' dei Rom sono di origine italiana dal '400, prima di tanti
"lumbard".
Campi nomadi quindi come discariche sociali nelle quali e' molto difficile
mantenere quei pezzi di vita decente strappati al pregiudizio e all'odio ed
e' piu' facile ricorrere a tutto quello che si puo' per sopravvivere.
Queste cose il prefetto di Roma Carlo Mosca le sapeva bene quando ha
rifiutato di schedare con le impronte i bambini Rom e spiegava che non
aiutava la sicurezza sgomberare comunita' che avevano un minimo di
stabilita' spargendo sul territorio persone disperate.
Ma queste cose banalmente civili non lo sono quando la paura dell'altro
serve a raccattare consenso politico e a offrire un capro espiatorio a un
Paese in crisi sociale, economica e morale. Allora via chi ostacola questo
percorso, via chi capisce che altro deve essere il modo di affrontare un
processo irreversibile come quello dell'immigrazione e della convivenza nel
rispetto reciproco di etnie, culture, religioni diverse. Io vengo dalla
Serbia, dalla ex-Jugoslavia, ho vissuto il dramma, la violenza, il dolore
della rottura della convivenza tra le tante diversita' che formavano la mia
nazione e per questo so bene quanto siano preziosi uomini che al di la'
dell'appartenenza politica abbiano bene in mente il valore delle diversita'
e dei principi che regolano la convivenza democratica.
Prefetto Mosca, nais, te aves bahtalo'! (in romanes: grazie e la fortuna sia
con lei) perche' ha fatto capire al mio popolo che si puo' sperare in
persone come lei nel momento in cui in questo Paese sembrano tornare i modi
del terribile Hitler Tuka.

5. RIFLESSIONE. PAOLO PERAZZOLO INTERVISTA JOSE' SARAMAGO
[Dal mensile "Letture", n. 611, novembre 2004, col titolo "Saramago: Adesso
e' ora di dire basta" e il sommario "Nell'ultimo suo Saggio sulla lucidita'
lo scrittore portoghese si scaglia contro le ingiustizie e le sopraffazioni
della societa', ponendosi in difesa dei diritti umani, senza i quali non
c'e' vera democrazia"]

L'ultimo libro di Jose' Saramago, Saggio sulla lucidita', si apre con
un'epigrafe in cui si invitano i cani a ululare e si chiude con l'amara
constatazione di come questi vengano messi a tacere. Una metafora di grande
efficacia, nella quale puo' essere riassunto il senso non solo di
quest'ultimo romanzo, ma dell'intera sua produzione. Quell'esortazione a
ululare, indirizzata a tutti gli uomini, esprime il bisogno sempre piu'
urgente di reagire, di ribellarsi a una storia che, agli occhi di Saramago,
e' in gran parte storia di sopraffazioni, di dominio dei potenti sui deboli,
di ingiustizie. Come pure quella disillusa constatazione finale rivela la
consapevolezza del perpetuarsi delle violenze e delle iniquita', del
prevalere del male.
Che fare, allora? I protagonisti del Saggio sulla lucidita' provano con
qualcosa di assolutamente inedito: votano in massa scheda bianca alle
elezioni, confermando e accentuando la scelta in una successiva e
"riparatrice" tornata elettorale. Una rivolta civile che fa degli abitanti
di questa innominata citta' - parenti stretti di quelli di La caverna e
soprattutto di Cecita'- dei terribili nemici del potere costituito.
*
- Paolo Perazzolo: Saramago, cominciamo da quell'"ululare" posto all'inizio
del romanzo. Che cosa significa in realta'? Ha forse a che fare con la
"lucidita'" del titolo?
- Jose' Saramago: Se affrontassimo la realta' con lucidita' e con la massima
obiettivita' possibile, e riuscissimo finalmente a vederla in tutta la sua
brutalita', probabilmente nascerebbe in noi una tale indignazione che la
reazione minima sarebbe quella di ululare. Dalla terra dovrebbe salire un
enorme "basta", perche' stiamo vivendo in un inferno: la politica non
risolve nessun problema, il potere economico ci deride e noi che cosa
facciamo? Ci rassegniamo a leggere sui giornali o ad ascoltare dalla
televisione che tutto continua come sempre. D'altra parte, che alternative
abbiamo? Al massimo possiamo andare a votare ogni quattro anni, insediare un
Governo al posto di un altro... E con questo? Il potere e' comunque altrove,
nei consigli di amministrazione delle grandi multinazionali, e nessuno puo'
modificare il cda della Coca-Cola o di qualche altra azienda.
*
- Paolo Perazzolo: I protagonisti dei suoi romanzi, pero', sembrano
delineare una progressiva presa di coscienza...
- Jose' Saramago: Quel processo di progressiva consapevolezza appartiene
forse piu' all'autore, dato che non percepisco nel mondo un movimento
simile. C'e' chi condivide la mia analisi, ma non vedo un aggregarsi di
massa attorno a un'idea, anche perche' mancano valori in grado di attirare
le persone. L'uomo ha bisogno di idee forti, ma purtroppo questo bisogno a
volte porta ad abbracciare idee devastanti, come la storia del Novecento ha
ampiamente dimostrato. Se le idee buone, costruttive fanno marcia indietro,
avanzano quelle cattive, distruttive.
*
- Paolo Perazzolo: Nei suoi libri lei ha mostrato l'inaffidabilita' radicale
della politica: da dove, allora, possono venire gli ideali di cui l'umanita'
ha sete?
- Jose' Saramago: Dalla filosofia, non intesa come corrente ideologica,
bensi' come capacita' di riflessione. So che non ci possono essere sette
miliardi di filosofi nel mondo, ma tutti possiamo adottare l'atteggiamento
filosofico. Per definizione l'uomo e' l'essere in grado di pensare: ma come
sta utilizzando questa capacita' l'uomo contemporaneo? Il progresso
tecnologico e scientifico hanno raggiunto risultati straordinari, certo, ma
non bastano. Ci e' necessaria la capacita' di riflettere sulla vita e sulla
societa'.
*
- Paolo Perazzolo: E' in corso un dibattito sul concetto di democrazia
occidentale. Per alcuni e' un modello insuperabile, altri invece non gli
hanno risparmiato feroci critiche.
- Jose' Saramago: Non vedo attorno a noi vere democrazie. Se un sistema
politico e sociale non riesce a opporsi agli abusi economici non e' vera
democrazia; se non riesce a far rispettare i diritti umani, non e' nemmeno
vera democrazia. Esistono diritti umani senza democrazia, ma non democrazia
senza diritti umani. In realta' abbiamo costruito un sistema di istituzioni,
partiti, governi che definiamo democratici, ma che non godono di un potere
effettivo. Viviamo in democrazie amputate, condizionate, in balia del potere
economico.
*
- Paolo Perazzolo: In Saggio sulla lucidita' il Governo mette sotto
controllo i cittadini, servendosi di tecnologie sofisticate. Siamo
nell'epoca del Grande fratello?
- Jose' Saramago: Il concetto di privacy ormai non esiste piu'. Tutte le
nostre comunicazioni possono essere intercettate, come aveva previsto Orwell
in 1984. Recentemente Israele ha mandato in orbita un satellite in grado di
controllare un oggetto di 30 centimetri sulla superficie terrestre. Siamo
sottoposti a un regime di vigilanza continua. In nome di che cosa? Della
cosiddetta sicurezza, utilizzata come pretesto per privare i cittadini della
loro liberta'.
*
- Paolo Perazzolo: Perche' tornano in gioco i personaggi di Cecita'?
- Jose' Saramago: A un certo punto mi e' parso naturale affidare a loro la
continuazione della storia, anche se all'inizio della stesura del nuovo
romanzo non l'avevo previsto. Cecita' non voleva essere un romanzo
esplicitamente politico, ma negli ultimi anni la situazione mondiale si e'
aggravata. Ecco perche' Saggio sulla lucidita' affronta in maniera piu'
diretta la questione politica. Tutti i miei romanzi immaginano una
situazione paradossale: partono cioe' da un caso in se' impossibile, che il
testo cerca poi di rendere possibile. In questo caso la situazione di
partenza e' quella di una citta' in cui la stragrande maggioranza dei
cittadini vota scheda bianca. Che cosa accadrebbe, mi sono chiesto? La
risposta e' nel romanzo, anzi e' il romanzo.
*
- Paolo Perazzolo: Si e' detto che questo libro e' il suo testamento: e'
vero?
- Jose' Saramago: Gia' dopo L'assedio di Lisbona mi ero chiesto che cosa
avrei potuto scrivere ancora. Lo stesso ho pensato una volta concluso Saggio
sulla lucidita', anche perche' ho raggiunto gli 82 anni, ma la verita' e'
che sto gia' scrivendo un nuovo libro.
*
Postilla. Premio Nobel del 1998
Jose' Saramago e' nato ad Azinhaga nel 1922 e si e' trasferito a Lisbona con
la famiglia in giovane eta'. Abbandonati gli studi universitari per
difficolta' economiche, per mantenersi ha lavorato come fabbro, disegnatore,
correttore di bozze, traduttore, giornalista. Negli anni della dittatura di
Salazar e' stato uno strenuo oppositore del regime, che ne ha censurato
l'attivita' giornalistica. Solo dopo la caduta di Salazar si e' dedicato
esclusivamente all'attivita' letteraria. Narratore, poeta e drammaturgo, ha
vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1998.
Presso Einaudi ha pubblicato L'anno della morte di Ricardo Reis, La zattera
di pietra, Storia dell'assedio di Lisbona, Viaggio in Portogallo, Cecita',
Oggetto quasi, Tutti i nomi, Il racconto dell'isola sconosciuta, La caverna,
Il Vangelo secondo Gesu' Cristo, Manuale di pittura e calligrafia, L'uomo
duplicato, Poesie e Teatro. Saggio sulla lucidita' (pp. 290, euro 17,50) e'
il suo ultimo romanzo.

6. LIBRI. PAOLO PEGORARO PRESENTA "IN TERRA SCONSACRATA" DI ALESSANDRO
ZACCURI
[Dal mensile "Letture" n. 650, ottobre 2008 col titolo "Il destino del
tempio chiamato corpo"]

Alessandro Zaccuri, In terra sconsacrata. Perche' l'immaginario e' ancora
cristiano, Bompiani, Milano 2008, pp. 150, euro 10.
*
Delle molte cose che si possono dire su questo saggio brillante ce n'e' una
che mi preme in particolare: In terra sconsacrata nasce da un intenso atto
di amore per l'immaginario. Perche' chi crede che il Verbo si e' fatto carne
non potra' disprezzarne neppure la piu' sfigurata o deforme parvenza; e chi
crede che una Storia di salvezza s'interseca con tutte le storie, anche le
piu' abbiette e meschine (Mt 1, 1-16), non potra' piu' ignorarne nessuna.
Ecco allora che Zaccuri, finissimo critico, si confronta con i consumi
culturali della nostra epoca con lo stesso acume che dedica ai grandi
classici, riconoscendo a colpo sicuro metafore capovolte come negativi
fotografici, eppure ancora pregne dell'irradiazione originaria. Sono i
simboli cristiani, spogliati della loro valenza teologica e della loro
efficacia liturgica a "beneficio" della funzione narrativa: ecco allora che
il martirio, svuotato della sua funzione redentiva, diventa horror; il
miracoloso, se privato della fede, produce la meccanica del magico; il
linguaggio dell'estasi mistica, quando l'anima e' disgiunta dal corpo, si
muta in pornografia. La lista e' lunga. E merita particolare attenzione il
costante interrogativo sul destino del corpo che tutti ci poniamo, si creda
o meno nella risurrezione e nel purgatorio. Ma finche' abbiamo immagini,
dice Zaccuri, anche apparentemente opposte, possiamo dialogare (in fondo
anche il diavolo e' roba dei cristiani). Non e' da li' che arriva il
pericolo. E' quando la carne vuole farsi Verbo di propria iniziativa,
ripudiando se stessa, che cominciano i guai. Perche' allora non c'e' piu'
spazio per le storie, ma solo per le idee. E uno gnostico sa essere molto
piu' spaventoso di un vampiro.

7. LIBRI. MONICA RUOCCO PRESENTA "AMORE IN ESILIO" DI BAHAA TAHER
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 settembre 2008 col titolo "Tristi
straniamenti lontano dall'Egitto" e l sommario "Romanzi. Da Ilisso Amore in
esilio di Bahaa Taher"]

Bahaa Taher, Amore in esilio, Ilisso, 2008, pp. 255, euro 13,50.
*
"Magari avessi potuto sorvolare questo mondo, che e' un muro solido e
spesso, e con te vicino dirigermi verso un altro mondo, soffice e diafano,
senza mattoni ne' appuntamenti, ne' giornali ne' guerre, ne' fame ne' morte,
ne' le preoccupazioni di ieri, ne' le sorprese di domani". Il conflitto
dell'intellettuale arabo con l'autorita', e ancor di piu' con se stesso -
come esemplificato da queste parole - e' un tema ricorrente nei lavori del
romanziere egiziano Bahaa Taher.
La questione e' al centro di Amore in esilio, tra i romanzi piu' apprezzati
dello scrittore, pubblicato dalla casa editrice Ilisso di Nuoro, nella cui
collana di narrativa sono ormai presenti molti titoli di autori arabi. Il
protagonista della vicenda e' un giornalista egiziano di fede nasseriana che
sceglie di vivere in Europa, dopo i dissidi esplosi con la direzione del suo
giornale per motivi politici e dopo la separazione dalla moglie. Gli
articoli che invia al giornale vengono immancabilmente scartati con le scuse
piu' diverse, anche se il direttore continua a esprimergli stima e amicizia.
"Non era cominciata cosi'" - si interroga il protagonista - "perche' mai
continuo a tormentare me stesso e il redattore capo? Non mi togliera' lo
stipendio, e questo e' cio' che conta". Nella citta' europea, anch'essa
anonima, il giornalista si trova a dover svolgere il ruolo di padre a
distanza di un figlio simpatizzante fondamentalista e una figlia che invece
si affanna per soddisfare i propri desideri materiali, vittima del
consumismo e della societa' dell'apparire. La distanza materiale e affettiva
che lo separa dai figli e' solo un aspetto della marginalita' che l'uomo
vive personalmente anche dal punto di vista politico e intellettuale.
L'esilio e, insieme ad esso, la sensazione di estraneita' coinvolge ogni
aspetto della sua vita e del suo essere. Solo l'incontro con la giovane
austriaca Brigitte, anche lei espatriata in qualche maniera, gli offre la
possibilita' di essere accolto e nuovamente amato. Tuttavia, questa
inaspettata storia d'amore che, per un attimo, sembra dare alla vita
dell'uomo un nuovo colore si infrange, dissolvendosi, nel presente impetuoso
e disordinato. Il giornalista rifiutera' allora anche questa opportunita',
come quella offertagli dal ricco principe arabo il quale cerca di
convincerlo a scrivere per il giornale che ha intenzione di fondare.
La lotta personale dell'uomo si intreccia con gli avvenimenti che scuotevano
il mondo agli inizi degli anni '80: la situazione cilena, dei rifugiati dai
paesi di quello che allora non si esitava a chiamare "Terzo Mondo" ma,
soprattutto, la questione palestinese e la tragedia di Sabra e Chatila che
prorompe in tutta la sua drammaticita' nella parte finale del romanzo.
Proprio in queste ultime pagine, in cui il lettore ripercorre gli sforzi
disperati e, il piu' delle volte, vani dei giornalisti per diffondere la
verita' su quanto stava accadendo in Libano, emerge la profonda lacerazione
interiore del protagonista del romanzo. L'impossibilita' di rivelare e di
rivelarsi, il dover vivere costantemente una condizione in cui la propria
individualita' e la vera faccia del mondo non possono essere espresse. E a
questo punto il protagonista sente di essere diventato "una vittima di chi
ha trasformato la tua delusione, la tua debolezza, il tuo forte desiderio di
restituire uno schiaffo al mondo, schiaffo che non potrai mai dare se non
rubando la felicita'".
Nella sua postfazione Paola Viviani, competente traduttrice del romanzo,
scrive che "l'amore sembra davvero essere andato in esilio" in questo
lavoro, dove la crudelta' da' l'impressione di sopraffare qualsiasi tipo di
lotta, politica o personale. In questo, come in altri romanzi di Bahaa
Taher, il protagonista si affanna per dare concretezza ai propri ideali
politici, alla propria esistenza vissuta in un esilio senza fine. L'unica
risposta sta nell'incontro con l'altro sesso, sempre troppo breve, spesso
doloroso o deludente, e destinato a perdersi nella storia.
Il protagonista senza nome del romanzo di Taher presenta non poche analogie
con le scelte operate dallo scrittore nella sua vita. Nato al Cairo nel
1935, Taher intraprese la carriera di giornalista avvicinandosi ad ambienti
politici di sinistra e, come tanti giovani della sua generazione, dopo la
rivoluzione di luglio, divento' un sostenitore della politica nasseriana
antimperialista. Pur apprezzando le realizzazioni in campo sociale ed
economico del nazionalismo, Taher si mostro' ben presto critico nei
confronti della deriva autoritaria di Nasser. La sua posizione divento'
ancora piu' critica sotto Sadat. Nel 1975, il governo gli vieto' infine di
scrivere e Taher scelse l'esilio volontario. Alla fine degli anni '80, il
romanziere si stabili' in Svizzera, lavorando come traduttore presso le
Nazioni Unite, riuscendo anche a riprendere la sua attivita' di scrittore.
Baha Taher rientro' infine al Cairo dove, nel '98, gli fu attribuita dallo
stato egiziano la massima onorificenza per la letteratura, come per segnare
la fine di un'epoca e ricomporre il dissidio dello scrittore con il potere.

8. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009"

Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano
per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita',
per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla
forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione
tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno
dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della
nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata.
E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009".
- 1 copia: euro 10
- 3 copie: euro 9,30 cad.
- 5 copie: euro 8,60 cad.
- 10 copie: euro 8,10 cad.
- 25 copie: euro 7,50 cad.
- 50 copie: euro 7 cad.
- 100 copie: euro 5,75 cad.
Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946,  e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it

9. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009

E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne
nella lotta contro le mafie e per la democrazia.
E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di
Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani.
Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro
Impastato o all'editore.
*
Per richieste:
- Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa
Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail:
csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it
- Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax:
923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito:
www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 645 del 20 novembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
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