Voci e volti della nonviolenza. 235



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 235 del 26 settembre 2008

In questo numero:
1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose
(parte quattordicesima)
2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'ottobre 2007
3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del novembre 2007
4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del dicembre 2007

1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI
RELIGIOSE (PARTE QUATTORDICESIMA)

Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla
rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso
teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture".

2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DELL'OTTOBRE
2007
[Dal mensile "Letture", n. 640, ottobre 2007, col titolo "Sguardi
approfonditi sui libri della Bibbia".
Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista,
ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura,
della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della
Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di
grande valore]

Siamo in pieno "anno paolino" e stiamo avviandoci verso l'"anno della
Bibbia": da un lato, infatti, si considera il 2007 come il bimillenario
della nascita dell'apostolo (la cui data e', pero', convenzionale: molti
studiosi la ritraggono di un decennio, verso il 6-5 a.C.); d'altro lato,
nell'ottobre 2008 si svolgera' il Sinodo dei vescovi che avra' per tema
proprio la Bibbia e la Chiesa.
Partiamo, dunque, con qualche testo esegetico. La collana "I libri biblici"
delle Paoline si arricchisce di un nuovo volume, quello dedicato ai
Proverbi, curato da Mario Cimosa della Universita' Pontificia Salesiana
(2007, pp. 383, euro 32). E' una ghiotta occasione per accostare uno scritto
biblico che incarna in modo emblematico la sapienza tradizionale di Israele
legata un po' realmente e un po' simbolicamente al re Salomone (X sec.
a.C.). Non per nulla, all'interno del libro, accanto a collezioni di detti e
di composizioni dalla genesi e dalla cronologia eterogenea, si incontrano
due ampie raccolte di proverbi salomonici ("Questi sono i proverbi di
Salomone..." da 10, 1 a 22, 16; "Ecco altri proverbi di Salomone..." da 25,
1 a 27, 22).
L'iridescenza tematica di queste pagine, che sembrano riproporre la storia
non piu' dall'alto dei grandi eventi salvifici ma dal basso della
quotidianita' dell'esistenza e della condizione umana, e' ben illustrata dal
commento di Cimosa che offre tutta la strumentazione necessaria per
comprenderne la fragranza, l'originalita' e anche l'aspetto didascalico.
Attenzione specifica e' riservata al fenomeno per cui l'antica versione
greca dei Settanta si differenzia spesso dal testo ebraico masoretico,
offrendo non solo varianti ma anche aggiunte, sempre secondo un taglio
narrativo-esemplare.
Se stiamo ancora all'interno della tradizionale classificazione dei "libri
sapienziali", possiamo qui inserire una veloce ma amabile lettura "corsiva"
del Cantico dei Cantici da parte di un altro esegeta salesiano, Gianni
Barbiero, che al poemetto biblico ha gia' consacrato nel 2004 un commento
scientifico nella collana delle Paoline sopra citata. Ora, sotto il titolo
Non svegliate l'amore (Paoline, 2007, pp. 126, euro 11), desunto dal testo
biblico stesso (2, 7; 3, 5; 8, 4), si delinea un percorso di lettura delle
1250 parole di cui si compone nell'originale ebraico l'opera. Le tappe sono
otto, secondo la partitura suggerita dal commentatore; lo sguardo e' teso
sia sulla pagina originaria coi suoi simboli e la sua trama sia sul
messaggio globale che nella frase del titolo avrebbe un po' la sua cifra
ideale. Si tratta di "un libretto rivoluzionario rispetto al modo con cui la
societa' del tempo concepiva l'amore e la sessualita'... L'amore umano,
nella prospettiva del Cantico, ha le sue leggi, non inventate dall'uomo ma
date da Dio. Esso e' fiamma di Jahweh (8, 6), e' mistero di vita e di morte,
che la societa' e la Chiesa hanno il dovere di accogliere e di proteggere,
non di costringere in schemi ad esso estranei".
Quest'opera ci permette un'ampia divagazione sul soggetto sviluppato dal
Cantico attraverso altre pubblicazioni di genere differente, non piu'
esegetico.
*
I mille volti dell'amore
Vorremmo, cosi', evocare la sintesi storico-teologica elaborata da tre
studiosi, Philippe Becquart, Guy Bedouelle e Jean-Louis Brugues, su Amore e
sessualita' nel cristianesimo (traduzione di Ida Bonali e Andrea Gianni,
Jaca Book, 2007, pp. 170, euro 18). Si parte, certo, anche dalle matrici
bibliche di riferimento, ma la prospettiva abbraccia l'intero orizzonte
storico con la sua evoluzione e i suoi punti fermi attorno ai nodi capitali
del tema in questione: la sessualita' e la corporeita', la bipolarita' nella
differenza sessuale, il matrimonio, la verginita', la dignita' della persona
e cosi' via. Ma queste linee coinvolgono anche le questioni piu' scottanti,
come l'omosessualita', i rapporti pre-matrimoniali, la contraccezione,
l'aborto, la masturbazione, il pudore.
A illustrare uno dei temi centrali connessi all'amore s'impegna, invece,
Carla Rossi Espagnet col suo saggio Famiglia & liberta' (Ares, 2007, pp.
232, euro 14). L'elemento significativo di queste pagine - che pure
inanellano tutte le facce di una realta' fondante della societa' com'e'
appunto la famiglia, nel loro taglio teologico e morale - e'
nell'esposizione della proposta cristiana cosi' come essa e' stata disegnata
dal Magistero, soprattutto col Vaticano II, con Giovanni Paolo II e coi vari
pronunciamenti degli organismi ecclesiali. Il progetto che ne risulta rivela
non solo una sua coerenza ma anche un valore che va oltre la dimensione
religiosa, mostrandone la fecondita' a livello antropologico di base
riflettendo, ad esempio, sulla liberta' individuale, nella fedelta',
sull'educazione dei figli. Contro ogni etica di basso profilo e a' la carte,
priva di solidita' morale autentica, questa traccia - peraltro stesa in modo
piano ed essenziale - puo' diventare una piccola guida di spiritualita'
familiare ma anche di comportamento umano autentico.
Una terza divagazione, ma di alto profilo, che ora proponiamo e' quella
offerta da uno dei piu' noti filosofi francesi contemporanei, Jean-Luc
Marion, col suo Il fenomeno erotico (traduzione di Laura Tasso, Cantagalli,
2007, pp. 286, euro 18,50). Purtroppo e' noto l'equivoco imperante che, nel
linguaggio attuale, considera eros e pornografia quasi come sinonimi. In
realta', l'eros - come gia' insegnava la civilta' greca che lo usava
nell'accezione di "amore" - e' una squisita attivita' umana, trascendente la
mera pulsione sessuale, ed e' fatta di sentimento di tenerezza, di volonta',
di passione, di estetica. Certo, l'eros non e' ancora l'agape, ossia la
donazione totale e assoluta nella reciprocita' dell'amore ("Il mio amato e'
mio e io sono sua... Io sono del mio amato e il mio amato e' mio", dice la
donna del Cantico dei Cantici); tuttavia ne e' il portale d'ingresso, ne e'
la condizione previa. Attorno all'eros si raggrumano elementi diversi,
talora negativi, ma per Marion esso e' gia' sinonimo dell'amore.
Per questo le sei meditazioni che compongono il suo libro, scritte in un
linguaggio spesso "magico" e affascinante, mettono sul tappeto tutte le
questioni: dall'erotizzazione della carne alla gelosia, dall'odio alla
solitudine e al tradimento, ma anche e soprattutto dall'amore e dalla sua
vitalita' alla fecondita' della generazione, dalla fedelta' alla
contemplazione del volto dell'amato. La domanda sottesa, di indole generale,
parte da Cartesio per il quale l'uomo e' un essere che pensa; tuttavia
Marion si chiede: l'uomo prima conosce e poi ama oppure e' amando che
conosce?
*
"Servo di Gesu' Cristo"
La nostra rassegna vira ora verso altri ambiti tematici. Ne segnaliamo due
attraverso opere emblematiche. Il primo orizzonte e' quello della storia
della Chiesa che ha uno dei suoi assi [qui vi e' una lacuna nel testo in
formato elettronico da cui abbiamo effettuato la trascrizione, ce ne
scusiamo con l'autore e con i lettori - ndr -] almeno si potra' comprendere
quanto grande e vasta sia l'anima dell'India che la "vulgata" attuale ci
presenta solo come potenza economico-politica emergente.
Lasciamo questo itinerario nella carne e nello spirito, nell'individuo e
nella coppia fino al "terzo che arriva" cioe' il figlio, per rientrare
nell'alveo da cui siamo partiti, quello degli studi biblici e, per
commemorare l'anno paolino, rimandiamo innanzitutto a una bella biografia
dell'apostolo.
L'ha scritta un noto studioso residente a Gerusalemme, il domenicano Jerome
Murphy-O'Connor dell'Ecole Biblique, Paolo (traduzione di Paolo Pellizzari,
San Paolo, 2007, pp. 319, euro 22), opera che ha alle spalle una poderosa e
piu' "tecnica" Vita di Paolo dello stesso autore, tradotta da Paideia nel
2003. Il genere e', in questo caso, quello piu' vivace di un ritratto che
delinea non solo la vicenda personale dell'apostolo - talora narrata quasi
"in soggettiva", senza pero' cadere nel romanzo storico - ma soprattutto il
suo percorso pubblico che ha avuto proprio nel movimento, ossia nei viaggi
missionari, la sua esplicazione. Non per nulla l'esegeta segue quegli
itinerari su un vero e proprio atlante, scandendone traiettorie e distanze
secondo le strade imperiali romane. Dodici sono le tappe in cui e'
articolata questa biografia, basata sulla stessa documentazione epistolare
paolina ma anche sul racconto lucano degli Atti degli apostoli, passando dai
primi anni e dall'ebraismo rigido alla conversione e al ministero pastorale,
fino all'approdo estremo romano. L'esecuzione capitale, da ricostruire fuori
del perimetro documentario neotestamentario (che s'arresta alla prigionia
romana, durante la quale - secondo Murphy-O'Connor - Paolo avrebbe composto
la Seconda Lettera a Timoteo), sarebbe da collocare nel 67 e, sempre secondo
il nostro autore, l'apostolo avrebbe avuto allora circa 73 anni. E', quindi,
chiaro che per questo studioso Paolo sarebbe sostanzialmente coetaneo di
Gesu', la cui nascita e' tendenzialmente ipotizzata nel 6 a.C.
Il cuore paolino pulsa, pero', soprattutto nei suoi scritti ed e' per questo
che rimandiamo almeno a una sua lettera, la piu' autobiografica e
appassionata. Si tratta de La Seconda Lettera ai Corinzi che ora e'
commentata dall'esegeta pugliese Giacomo Lorusso (Dehoniane, 2007, pp. 367,
euro 30). In verita' per approfondire questa epistola il lettore italiano ha
a disposizione gia' due commentari, quello accurato di Franco Manzi
(Paoline, 2002) e quello molto vasto di Antonio Pitta (Borla, 2006). I
problemi che la Lettera pone sono molto complessi. Se, infatti, parecchi
esegeti sono inclini a considerare l'opera come un documento unitario,
nonostante i mutamenti tematici e stilistici spesso repentini, molti altri
sono convinti di essere in presenza di una elaborazione redazionale di due o
persino di cinque lettere originariamente distinte, scoprendo in qualche
caso ulteriori interpolazioni, come nel caso del paragrafo 6,14-7,1 di
impronta apocalittica con filigrane giudeo-cristiane e fors'anche
qumraniche. Certo e' che la Seconda Lettera ai Corinzi costituisce una
testimonianza calorosa della personalita' di Paolo, in un momento topico e
critico del suo ministero apostolico e, come tale, merita un'analisi attenta
con gli strumenti esegetici indicati.
*
Scala al Paradiso
A questo punto ci resta solo lo spazio per un'appendice che ci porta - sulla
base di una pagina biblica - verso un altro orizzonte storico-letterario e
teologico. Innanzitutto il testo scritturistico: si tratta del cap. 28 della
Genesi che descrive la grandiosa visione di Giacobbe, mentre sta migrando
lontano dall'ira del fratello Esau' a causa dell'usurpata primogenitura.
"Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed
ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa" (28, 12). Ora, sul
finire del VII secolo un monaco del Sinai, basandosi su questo simbolo,
compose uno scritto mistico intitolato La scala del Paradiso (Paoline, 2007,
pp. 633, euro 48). Il suo nome era Giovanni ma ricevette la sua
identificazione col soprannome Climaco, proprio sulla base di quel titolo:
in greco, infatti, "gradini" si dice klimakes. Trenta sono appunto i gradini
della scala che, in modo analogo a quella di Giacobbe ma anche all'aspra
scalinata che oggi conduce alla vetta sinaitica di Mose', guida il fedele
dalla vita mondana della valle, passo per passo, fino alla vetta suprema
dell'incontro con Dio. Lassu' le tre virtu' teologali, suggellate
dall'amore, ci introdurranno nell'orizzonte limpido della divinita'. Ad
aiutare il lettore a non smarrirsi lungo questo sentiero d'altura c'e' la
vasta introduzione e il commento della curatrice di questa edizione italiana
dell'opera di Giovanni Climaco, Rosa Maria Parrinello.

3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL NOVEMBRE
2007
[Dal mensile "Letture", n. 641, novembre 2007, col titolo "I Salmi: studiati
e letti come poesie"]

Le 19.531 parole ebraiche che fanno del Salterio il terzo libro
anticotestamentario per estensione (dopo Geremia e Genesi), con un lessico
di circa 2.200 vocaboli, hanno generato una sterminata bibliografia che ne
ha sondato tutti gli aspetti storici, letterari, teologici ed ermeneutici,
ma ha lasciato un po' in penombra la dimensione strettamente
poetico-estetica. In questi ultimi decenni si e' cercato di rimediare a una
carenza cosi' significativa attraverso una serie di saggi specifici tra i
quali brilla ora l'opera - posta quasi a suggello di questa nuova
investigazione - preparata da un docente dell'Universita' di Basilea e gia'
apprezzato esegeta dei Salmi, Klaus Seybold: Poetica dei Salmi (traduzione
di Davide Astori, Paideia, 2007, pp. 365, euro 38,90).
Quattro sono i punti cardinali dell'analisi proposta. Si parte dalle
caratteristiche del verso che e' la microunita' di base, retta dal
parallelismo (un modulo tipico della poesia ebraica), scandito dal metro,
arricchito dalla sonorita' che crea figure foniche espressive. Si procede,
poi, nella seconda parte dello scavo poetico alla ricerca dell'ideazione e
strutturazione del testo ed e' cio' che avviene col ricorso ai generi
letterari, alla suddivisione strofica e soprattutto all'immaginario
simbolico. E' cosi' pronto il terzo punto cardinale che esamina l'uso
concreto del testo, cioe' la "pragmatica", con il ricorso alle risorse della
retorica, strumento importante di comunicazione, del canto che nei Salmi e'
suggestivo anche se di ardua ricostruzione, e soprattutto dell'impostazione
drammatica che rende incisiva la trama dell'invocazione orante. Giunge,
cosi', il momento di affrontare il Salterio come opera redazionale compatta,
nonostante la genesi iniziale autonoma di molte sue composizioni. Ed e'
questo l'ultimo punto cardinale di un saggio di non agevole lettura e di
impianto forse troppo ramificato e didascalico, ma certamente rilevante per
ricordare che la Parola divina si esprime in parole umane spesso "belle",
dotate di iridescenze poetiche che rendono piu' alto e trasparente il
messaggio teologico.
*
Bibbia irrinunciabile
Passiamo ora al Nuovo Testamento, collocandoci pero' sul versante di un
altro genere, quello strettamente teologico. E' ormai da anni che si discute
sullo statuto metodologico della "teologia biblica", con esiti molto
diversi; eppure i tentativi di elaborare un progetto sistematico di teologia
neotestamentaria si sono sempre piu' infittiti, coinvolgendo i piu' bei nomi
dell'esegesi del Novecento, a partire da Bultmann, Cullmann, Conzelmann,
Jeremias, Kuemmel, Dodd, Lohse, per approdare a Gnilka, Goppelt, Huebner
fino al nostro Segalla. Ora e' la volta di un autore meno noto ma con le
carte in regola, il protestante Francois Vouga della Facolta' teologica
tedesca di Bielefeld. La sua Teologia del Nuovo Testamento (traduzione di
Aldo Comba, Claudiana, 2007, pp. 544, euro 35) si presenta - a differenza di
altre, impostate sulla diacronia del pensiero neotestamentario e sulla sua
evoluzione - con un taglio piu' sistematico e "canonico" (ponendosi, quindi,
piu' dal punto di vista del Nuovo Testamento ormai codificato nel suo
insieme dal Canone).
Come afferma programmaticamente lo stesso autore, il problema fondamentale
che egli si e' prefisso, elaborando i dati che a livelli differenti il Nuovo
Testamento offre, e' questo: individuare "quali sono le affermazioni
centrali sulla salvezza, sulla condizione umana, sulla politica,
sull'esistenza dopo la morte e sul loro fondamento nell'evento della
risurrezione e della morte di Gesu' di Nazareth". Naturalmente non viene
escluso l'ambito della "fedelta' all'evento" Gesu' Cristo, ossia la
riflessione sulla Chiesa, un capitolo - il quinto nel piano dell'opera - di
un certo interesse soprattutto per il ricorso ad alcune metafore illuminanti
che specificano i singoli Vangeli secondo questa prospettiva, e per
un'analisi, forse troppo sintetica, anche del rapporto tra comunita' e
sacramenti negli scritti paolini e giovannei.
Non manca - sia nella prefazione di Andre' Gounelle sia nell'appendice
dedicata a due modelli antitetici come quello di Ferdinand Christian Baur,
basato sulla filosofia della storia, e l'approccio esistenziale di Rudolf
Bultmann - un'attenzione alla questione del metodo a cui sopra ci
riferivamo. Un'opera stimolante e originale, dunque, da discutere in qualche
sua parte ma condotta con vigore e passione vagliando un immenso materiale
com'e' quello neotestamentario.
Stando sempre in un ambito epistemologico generale, vorremmo suggerire
un'interessante "Guida alle interpretazioni cristiane della Bibbia": e'
l'opera, di taglio didattico ma di gradevole lettura, preparata da un'altra
protestante, Elisabeth Parmentier della Facolta' teologica di Strasburgo,
intitolata La Scrittura viva (traduzione di Giuseppe Cestari, Dehoniane,
2007, pp. 277, euro 30). Il volume e' articolato secondo una traiettoria
descrittiva (si parla appunto di un viaggio) che fa entrare in scena
progressivamente i vari modelli che sono stati elaborati per interpretare le
Scritture: da quello "kerygmatico", che era tipico della tradizione
patristica e medievale (si pensi, ad esempio, alla teoria dei "quattro
sensi"), al metodo storico-critico moderno ma anche ai nuovi approcci che
sono stati allestiti in questi ultimi decenni, in particolare il modello
semiotico, il narrativo e quelli di impostazione piu' esistenziale (ad
esempio, femminista). L'itinerario e' suggestivo e non si rinchiude in una
mera proposta di prospettive con le loro ovvie parzialita', bensi' come la
strumentazione preziosa per giungere a un amoroso "assedio" della Bibbia
cosi' che essa non solo riveli il suo messaggio ma anche la sua forza
"performativa" di "Scrittura viva".
*
Tema ridotto ma delicato
A questo proposito vorremmo evocare anche l'aspetto interpellante e fin
provocatorio che essa comporta con un esempio molto settoriale, ma di
indubbia attualita'. Tre biblisti, Innocent Himbaza e Adrian Schenker
dell'universita' svizzera di Friburgo e Jean-Baptiste Edart dell'Istituto
Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e sulla famiglia, affrontano
il tema delicato de L'omosessualita' nella Bibbia (traduzione di Marco
Zappella, San Paolo, 2007, pp. 123, euro 11). Tutti i testi biblici che
vertono su questo soggetto - una piccola manciata - vengono sottoposti a
un'accurata analisi, cercando di individuarne il valore normativo sotto il
velo delle coordinate storico-culturali e dei relativi condizionamenti.
Questo fa capire quanto decisiva sia la questione ermeneutica, a partire da
due quesiti radicali: quale percezione dell'omosessualita' avevano gli
autori sacri? La qualita' "contestuale" dei vari pronunciamenti non ne
estenua il peso etico? Su questo aspetto ci sono spunti nelle varie analisi
testuali e, in modo esplicito, nella conclusione che forse avrebbe meritato
una maggiore espansione e articolazione, fermo restando che "questo
argomento, cosi' presente nel dibattito sociale attuale, occupa un posto
assai ridotto nella Scrittura". Diventa, quindi, necessaria un'apertura di
orizzonti sia all'interno della Bibbia stessa, allargando il discorso
all'antropologia e all'amore umano, sia nel percorso della Tradizione
cristiana.
*
Un testo da "manuale"
E, per questa via, eccoci a qualche indicazione riguardante un paio di testi
sistematici di teologia. Stando nel settore della morale, vorremmo suggerire
un manuale che nasce da un lungo e appassionato magistero accademico: e' la
Teologia morale fondamentale di uno dei nostri maggiori moralisti, il
toscano Enrico Chiavacci, ora emerito ma ancora sulla breccia (Cittadella,
2007, pp. 397, euro 39,50). La stessa editrice aveva gia' pubblicato in
quattro volumi un suo Manuale di teologia morale; ora il campo si
circoscrive (in realta' si allarga) all'impianto generale che regge ogni
itinerario successivo nelle regioni specifiche dell'etica. Basti solo
leggere i titoli delle quattro sezioni in cui vengono distribuiti i 16
capitoli del volume per riuscire a percepire la vastita' dell'orizzonte
implicato: l'agire morale (che coinvolge temi come la coscienza, la legge
morale, il peccato); i costitutivi strutturali (legge naturale, legge umana,
magistero ecclesiale); il pensiero sociale cristiano (e qui l'autore rivela
la sua forte temperie "conciliare" con un'analisi intensa delle proposte
avanzate dalla Gaudium et spes); il complesso problema del contrappunto tra
la pluralita' delle culture e l'unicita' e l'identita' propria dell'annuncio
morale cristiano (detto in altri termini, pluralita' e relativismo di fronte
ai netti principi della morale cristiana).
*
Due "pesi massimi"
Chiavacci si rivela attento sia alla Tradizione ecclesiale sia alle istanze
nuove e sorprendenti che la modernita' pone sul tappeto. Il suo e' un
procedere sub luce Evangelii et humanae experientiae, tenendo fisso lo
sguardo al metodo impresso dal Concilio nel fare teologia.
Ebbene, uno dei temi piu' significativi di quell'assise conciliare fu quello
della "collegialita'" episcopale e del relativo nesso col primato papale. Su
questo tema ecclesiologico, che unisce idealmente in se' il Vaticano I con
la sua proclamazione dell'infallibilita' papale e il Vaticano II con la
parte della Lumen gentium dedicata al ministero episcopale, si impegnano due
vere e proprie star del firmamento teologico del Novecento, Karl Rahner e
Joseph Ratzinger, in un testo a due voci apparso per la prima volta in
italiano nel 1966 e ora riproposto, Episcopato e primato (traduzione di
Luigi Oitana, Morcelliana, 2007, pp. 191, euro 14).
Questi saggi furono elaborati come contributi al dibattito conciliare,
eppure gia' ne riflettono le prospettive e gli sviluppi, rivelando cosi' la
qualita' rigorosa e permanente della loro proposta. Inizia Rahner, marcando
il vincolo stretto tra la Chiesa, locale e universale, e l'eucaristia, cosi'
da impedire ogni classificazione meramente giuridico-amministrativa della
comunita' ecclesiale. Ratzinger continua lo scavo di questa correlazione
estendendolo alla Parola divina, predicata e custodita nella sua
autenticita' proprio attraverso la successione apostolica. Riprende il
discorso Rahner entrando nel merito della collegialita' episcopale che
vincola il singolo vescovo all'episcopato universale, mentre Ratzinger
illustra - a Concilio Vaticano II concluso - questa dottrina alla luce della
costituzione Lumen gentium. E', dunque, l'occasione per fare il punto su un
nodo cruciale dell'ecclesiologia attraverso la forte e sicura analisi di due
protagonisti del pensiero teologico.

4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL DICEMBRE
2007
[Dal mensile "Letture", n. 642, dicembre 2007, col titolo "Anche nella
Bibbia 'c'era una volta'" e la nota redazionale "Con questo articolo si
chiude la collaborazione di Sua Eccellenza mons. Gianfranco Ravasi con il
nostro mensile. A lui vanno i nostri piu' sinceri auguri per la nuova
attivita' pastorale e i piu' sentiti ringraziamenti per il suo prezioso e
illuminante contributo"]

Il suo nome e' legato alla ormai celebre classificazione dei generi
letterari del Salterio formalizzata in quella Einleitung in die Psalmen che
fu pubblicata postuma nel 1933 a cura di J. Begrich: stiamo parlando
dell'esegeta tedesco Hermann Gunkel (1862-1932), autore di opere considerate
quasi come dei piccoli classici, pur coi limiti della ricerca di quegli anni
(si pensi al suo commento alla Genesi o al suo saggio sui profeti). Una
raffinata casa editrice milanese inserisce ora nel suo ancor breve ma
straordinario catalogo un interessante studio pubblicato da questo biblista
di Halle nel 1917, accompagnandolo con un'introduzione della traduttrice,
Paola Sofia Baghini: La fiaba nell'Antico Testamento (Medusa, 2007, pp. 181,
euro 20).
Ora, e' chiaro che - accanto a testi di impronta storica - nella Bibbia
affiorano anche racconti che sono riconducibili a un genere caro a tutte le
culture, quello della fiaba, il cui fascino narrativo e fantastico non
esclude un eventuale nucleo di verita' e uno specifico messaggio. Pensiamo a
certe pagine della vicenda eroica di Sansone, dotato di una misteriosa
energia "pilifera", o al Giona inghiottito e vomitato da un pesce enorme,
antesignano dell'analoga avventura del nostro Pinocchio, o all'asina
parlante del profeta pagano Balaam o ancora ai colpi di scena della storia
di Tobia. Gunkel classifica questi racconti simbolici secondo i soggetti
coinvolti, come le varie entita' naturali, gli spiriti e i demoni, i
giganti, gli oggetti quotidiani, i bambini, gli uomini e le donne. Oppure
ricorre a componenti strutturali tematiche come la magia, la storia delle
origini, i gruppi sociali, le credenze sull'anima. Una classificazione che
dieci anni dopo, nel 1928, sara' radicalmente superata dalla famosa
Morfologia della fiaba di V. Propp che scegliera' una componente piu'
costante e permanente, cioe' la "funzione narrativa", strutturale nel
racconto fantastico.
Certo, sempre delicato e' definire il confine tra fantasia e realta'
trasfigurata, cosi' come calibrare l'approccio comparativo, ossia la
dipendenza o meno dalle altre culture che Gunkel - sulla scia della scuola
cosiddetta "religionista" - tende a esaltare. In realta', anch'egli
s'accorge di un'operazione che, come nel caso del mito, gli autori biblici
compiono sui materiali assunti da civilta' esterne: e' un'azione ermeneutica
di catarsi, di demitizzazione, di teologizzazione per cui veramente si puo'
dire che "la storia della religione di Jahweh e' anche, in parte, la storia
di una battaglia contro le fiabe". Si riportano, cosi', questi racconti
poetici nell'alveo della fede ebraica e nella storia delle epifanie divine.
*
Fedi sorelle ma distinte
Passando al Nuovo Testamento, vorremmo segnalare un piccolo ma gustoso
saggio di uno dei maggiori esegeti tedeschi contemporanei, Rudolf Pesch, un
cattolico laico, membro di quella Integrierte Gemeinde che ha come uno dei
suoi scopi il dialogo ebraico-cristiano. Uno degli ostacoli in questo
confronto fiorisce proprio da certe pagine neotestamentarie a prima vista
fieramente antigiudaiche. In particolare e' preso di mira il quarto Vangelo
che ripetutamente mette in scena i "Giudei" come gli avversari quasi
emblematici di Cristo. Ecco, allora, Pesch prendere di petto la questione
nel suo Antisemitismo nella Bibbia?, accompagnato da un sottotitolo
specifico, "Indagine sul Vangelo di Giovanni" (traduzione di Massimo
Faggioli, Queriniana, 2007, pp. 161, euro 13,50).
Sicuramente il Vangelo giovanneo rispecchia i primi conflitti tra la
Sinagoga e la Chiesa e l'aspetto polemico puo' striare alcune righe di
quell'opera.
Ma e' indispensabile, per una corretta interpretazione, tener conto della
prospettiva d'insieme dello scritto evangelico che e' di chiaro impianto
teologico e il libro di Pesch - che ha il vantaggio di procedere in modo
molto piano e didascalico - mostra non solo come bisogna correttamente
identificare la categoria "Giudei" del quarto Vangelo ma anche come
quest'ultimo abbia una visione sorprendentemente positiva dell'ebraismo,
tant'e' vero che e' propria di Giovanni l'affermazione che "la salvezza
viene dai Giudei" (4, 22).
Continuando in questa linea vorremmo allegare al dibattito un altro testo,
scritto da un rabbino americano, Jacob Neusner, col titolo significativo Un
rabbino parla con Gesu' (traduzione di Francesco Bianchi, San Paolo, 2007,
pp. 202, euro 14).
L'opera, che e' apparsa per la prima volta in inglese nel 1993 e in italiano
nel 1996, ha ricevuto una risonanza straordinaria in seguito al rilievo che
ad essa ha attribuito Benedetto XVI nel suo Gesu' di Nazaret: "Questa
disputa del grande erudito ebreo Jacob Neusner mi ha aperto gli occhi sulla
grandezza della parola di Gesu'". L'autore immagina di sedersi tra la folla
che sta ascoltando il Discorso della Montagna di Cristo. Inizia un'avventura
dell'anima che porta questo ebreo a una straordinaria sintonia col messaggio
ascoltato ma anche a una progressiva divaricazione che scandisce nettamente
la distanza tra ebraismo e cristianesimo. E', questa, la via del dialogo
che, accanto all'incontro, conosce anche le ragioni della distinzione e
dell'identita'. Rispetto a Cristo e al Regno di Dio l'ebreo Neusner opta
alla fine per la Torah di Mose' e per il Regno di santita' che l'etica dei
fedeli instaura nella storia.
Naturalmente si potrebbe elevare qualche riserva sulla nozione di Regno di
Dio (o dei cieli) come lo concepisce Neusner, trascendente ma non astorico;
tuttavia l'opera costituisce un interessante esempio di incontro
appassionato tra le due fedi sorelle.
*
Un inedito Gesu' islamico
Non vogliamo, a questo punto, far mancare un altro incrocio di religioni,
quello tra cristianesimo e islam e lo facciamo attraverso un vero e proprio
gioiello, dovuto a uno dei nostri migliori arabisti, Alberto Ventura. Egli
ha curato gli scritti mistici di quella figura musulmana indimenticabile che
e' stato al-Husayn ibn Mansur al-Hallaj: Il Cristo dell'Islam (Mondadori,
2007, pp. 168, euro 15). Si tratta di un personaggio che ha da sempre
affascinato i cultori di arabistica e che in Occidente e' stato proposto dal
grande orientalista francese Louis Massignon (1883-1962), il quale dedico'
ad al-Hallaj decenni di ricerca e approfondimento, fino al punto da esserne
quasi dominato.
Nella Baghdad dei califfi quest'uomo dalla fede assoluta, eccezionale per
spiritualita' e genialita', sublime nelle sue intuizioni e nella sua stessa
biografia, fu processato e crocifisso nella pubblica piazza. Era l'anno 922
e, anche in quel particolare supplizio, al-Hallaj incarnava la sua passione
e il suo amore per Cristo. Certo, era il Gesu' del Corano che egli seguiva,
ma la sua carica mistica gli faceva intuire dimensioni inattese,
"evangeliche", conducendolo a un'imitazione e a un'adesione tale da rendere
questo poeta sacro musulmano una sorta di "Cristo dell'Islam". Nel volume
Ventura raccoglie in unita' la trilogia delle opere certe di al-Hallaj: il
Canzoniere, con le sue emozionanti poesie mistiche, il Libro dei Tawasin sul
mistero dell'identita' spirituale tra l'uomo e Dio, e i Detti ispirati, una
serie di "parole" divine, simili ai loghia evangelici, destinati a
illustrare la via che il fedele deve seguire nella sua esistenza per Dio.
*
Pellegrinaggio terreno
Inoltriamoci ora, in quest'ultima parte della nostra rubrica, all'interno
della tradizione cristiana. In un orizzonte cosi' vasto, anche a livello
bibliografico, segnaliamo una originale antologia che e' stata allestita da
tre importanti studiosi, Manlio Simonetti, Giuseppe Bonfrate e Piero Boitani
per la bella collana degli "Scrittori greci e latini" della Fondazione
Valla. Il titolo Il viaggio dell'anima (Mondadori, 2007, pp. 558, euro 27)
fa balenare il filo conduttore che regge la selezione dei testi, desunti da
autori patristici (Origene, Girolamo, Gregorio di Nissa, uno pseudo-Ambrogio
e Agostino) e medievali (Bruno d'Asti, Bernardo di Clairvaux e Pier
Damiani). Attraverso il ricorso all'allegoria questi scrittori adottano
alcuni passi biblici come una sorta di mappa per un itinerario dello
spirito.
Come l'Israele che peregrina nel deserto, cosi' l'anima passa di tappa in
tappa dal peccato sino alla pienezza dell'incontro con la Parola divina. Il
racconto dell'esodo di Israele dall'Egitto, letto da Origene attraverso due
capitoli del libro dei Numeri, si trasforma in una parabola mistica che si
sfrangia in mille iridescenze fatte di rimandi ad altri testi biblici, ma
che si configura anche come una proposta teologica che mette in scena
l'Incarnazione di Cristo, "disceso nell'Egitto di questo mondo" per farci
ascendere alla luce del cielo e dell'intimita' divina.
Sulla scia del maestro alessandrino gli altri autori introducono una serie
di variazioni, ciascuno con una propria impronta, e i curatori si premurano
nella loro introduzione di mostrare come questo "viaggio dell'anima" sia
continuato nelle pagine di tanti altri scrittori, a partire dallo stesso
Dante fino al Pilgrim's Progress di Bunyan o alle opere di Giovanni della
Croce, per lambire anche i nostri giorni con Thomas Mann e i Quattro
quartetti di Eliot.
*
Le tante piccole Chiese
Dalle vette raggiunte dalle anime assetate di infinito scendiamo nella valle
della storia ove s'incrocia la Chiesa che pellegrina nel mondo, con la sua
presenza spaziale, temporale e istituzionale. Salutiamo, percio', con
interesse il primo dei volumi che saranno dedicati a Le diocesi d'Italia,
uno dei tanti dizionari che le edizioni San Paolo stanno elaborando. Questo
primo tomo, curato da Luigi Mezzadri, Maurizio Tagliaferri ed Elio Guerriero
delinea il quadro delle "regioni ecclesiastiche" italiane (San Paolo, 2007,
pp. 310, euro 65). Di queste sedici circoscrizioni viene indicato un profilo
storico, a cui e' premessa un'immensa bibliografia generale ed e' associata
un'appendice riguardante l'Ordinariato militare, un glossario e l'elenco
delle diocesi dell'attuale Conferenza episcopale italiana e di quelle
storiche e titolari. Di queste regioni la maggiore per estensione (40.674
kmq) e per parrocchie (3.526) e' il Triveneto, per abitanti lo e' invece la
Lombardia (9.120.276), mentre per numero di diocesi, nonostante gli
accorpamenti di epoca recente, primeggia la Campania (25 diocesi). E' un
ritratto generale della Chiesa italiana che attende di essere specificato
nei volumi successivi attraverso i profili delle singole diocesi e della
loro storia secolare che emblematicamente gia' rifulge nella splendida
sequenza fotografica delle 42 cattedrali metropolitane.
*
Un'appendice
Questa e' l'ultima volta che firmo la rubrica "I libri della fede". Essa e'
nata, su impulso dell'indimenticabile Giuseppe Barigazzi allora
vicedirettore della rivista, nel 2001: da allora per settanta numeri di
"Letture" ho proposto una gamma vasta di pubblicazioni religiose,
testimonianza della fecondita' di questo genere bibliografico, spesso
disatteso dalla critica di giornali e riviste.
Ora, dopo un numero cosi' biblicamente "perfetto" di interventi e con il mio
nuovo e impegnativo compito presso i dicasteri culturali della Santa Sede,
e' necessario che passi la mano ad altri, ringraziando i lettori
dell'attenzione e i responsabili della rivista per l'amicizia, in attesa di
scendere nella platea dei lettori che apprezzano un importante e vivace
strumento di cultura com'e' "Letture", a me cara fin dagli anni lontani dei
primi studi seminaristici e a cui ho collaborato per piu' di un trentennio.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 235 del 26 settembre 2008

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