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Voci e volti della nonviolenza. 231
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 231
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 19 Sep 2008 13:41:01 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 231 del 19 settembre 2008 In questo numero: 1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose (parte decima) 2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'aprile 2006 3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del maggio 2006 4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del giugno-luglio 2006 5. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'agosto-settembre 2006 1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI RELIGIOSE (PARTE DECIMA) Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture". 2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DELL'APRILE 2006 [Dal mensile "Letture", n. 626, aprile 2006, col titolo "Tre studi biblici uniti nella speranza". Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista, ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di grande valore] Nel mese legato alla morte e risurrezione di Cristo iniziamo il nostro itinerario nei libri della fede con un piccolo strumento di meditazione su un grande testo biblico. Gianni Cappelletto dedica a Giobbe (Messaggero, 2005, pp. 173, euro 9,50), una guida di lettura secondo le tappe caratteristiche della lectio divina: preparare il cuore all'ascolto, ascoltare la parola nella sua testualita', approfondirne il senso per comprenderlo e, infine, contemplare, condividere con gli altri il frutto della parola meditata. Naturalmente Giobbe, che la tradizione cristiana ha proposto come figura del Christus patiens, e' qui svelato nella sua vera anima: non si vuole tanto risolvere il vortice di enigmi insiti al mistero del male, quanto piuttosto far si' che uomo e Dio s'incontrino proprio la' dove si celebrano apparentemente l'assenza divina e la ribellione umana. La Pasqua, pero', e' il necessario e inscindibile approdo della passione di Cristo. Quale occasione migliore per cogliere tutte le iridescenze teologiche di quell'evento salvifico se non attraverso l'annunzio di san Paolo? Ecco, allora, in un unico volume, simile a un breviario o messalino, una lectio continua limpida, puntuale ed essenziale delle Lettere di Paolo a cura di Bruno Maggioni e Franco Manzi (Cittadella, 2005, pp. 1717, euro 62). Questo sussidio potrebbe veramente corrispondere a un genere diffuso nel mondo anglosassone, quello del companion, ossia del libro che ti accompagna nella conoscenza delle Scritture, offrendoti quadri introduttori inappuntabili, esegesi testuali precise ma non troppo analitiche, risultati tematici spogli da apparati critici (necessari invece nei commenti piu' "tecnici"). Un "manuale" nel senso stretto del termine, ossia da tenere a portata di mano quando si vuole, in modo piu' diretto e immediato, comprendere e far fiorire nei suoi significati una pagina paolina (le bibliografie aggiunte possono suggerire eventuali ulteriori sviluppi esegetici). Una delle opere anticotestamentarie che professano la speranza nella risurrezione e' il Secondo Libro dei Maccabei, soprattutto in quel celebre cap. 7 che dipinge la tragica vicenda del martirio di un'intera famiglia ebraica sotto la repressione siro-ellenistica al tempo della rivolta dei Maccabei. Luigi F. Pizzolato e Chiara Somenzi studiano in un saggio molto suggestivo proprio I sette fratelli Maccabei nella Chiesa antica d'Occidente (Vita e Pensiero, 2005, pp. 261, euro 20). Si tratta, quindi, di un'investigazione nella tradizione, la quale assume l'evento del sacrificio di quella madre e dei suoi sette figli secondo profili nuovi ora di taglio spirituale, ora di finalita' teologica, altre volte con un'impronta apologetica. Oltre a vari documenti e alla ricostruzione del fondale storico che dalle origini si stende fino al V secolo, con un'attenzione particolare alla tradizione romana, si offre il testo latino - con la relativa versione e con un'ampia analisi critica - della Passio Sanctorum Machabaeorum, un testo modellato sull'apocrifo Quarto Libro dei Maccabei, interessante per la teologia che si intuisce in filigrana, legata alla polemica sul nesso tra liberta' e grazia, intercorsa tra la corrente dipendente da sant'Agostino e i semipelagiani. * Storia, cultura e politica Lasciamo ora l'orizzonte pasquale e inoltriamoci in quella tradizione a cui gia' apparteneva la Passio appena citata. Facciamo subito emergere un'opera molto significativa del nostro maggior mariologo, Stefano De Fiores, Maria sintesi di valori (San Paolo, 2005, pp. 580, euro 44). Il progetto dell'opera e la sua originalita' sono illustrati gia' nel sottotitolo: "Storia culturale della mariologia". Non siamo, quindi, di fronte a un trattato teologico ma a un grandioso affresco storico-letterario-spirituale: da esso si configura, pero', anche la teologia mariana ma dal punto di vista diacronico della sua formulazione e rappresentazione. Si tratta di due millenni che si aprono con la cultura mediterranea antica (fino al 604, anno della morte di Gregorio Magno, considerata come fine dell'era patristica), procedono con la civilta' medievale (fino al 1492) e si distendono non solo alla cultura moderna ma anche a quella postmoderna (curiosa e' la sezione riservata appunto agli anni che vanno dal 1989 in avanti). L'autore domina una materia sterminata, anche perche' ogni anno si pubblicano almeno 1.300 titoli su Maria di Nazaret e perche' i temi, le prospettive e i profili sono variegati e mutevoli. Eppure, nonostante questo orizzonte cosi' fluido e quasi inesauribile, De Fiores riesce a offrire finalmente una vera e propria storia della mariologia. Se ci attestiamo, invece, alle origini cristiane, dobbiamo segnalare un saggio ben piu' specifico ma anch'esso interessante. Eric Noffke analizza le modalita' con cui ebrei e cristiani del I secolo reagirono alla sfida dell'imperialismo romano: Cristo contro Cesare (Claudiana, 2006, pp. 319, euro 22,50). L'autore, che e' ora pastore valdese a Roma, si colloca nella linea del recente approccio socio-politico alle Scritture e cerca di studiare un fenomeno molto complesso e non omogeneo. Da un lato, infatti, c'e' l'ideologia imperiale augustea con la sua propaganda e coi mezzi anche politico-militari di convincimento. D'altro lato, c'e' una diversificata reazione da parte dell'ebraismo che in alcuni casi (Erode insegna) aderisce e in altri reagisce (pensiamo alla resistenza intellettuale espressa da una serie di testi apocrifi). Similmente, nel mondo cristiano ci imbattiamo nell'atteggiamento di Cristo, "un pacifico rivoluzionario", in quello di Paolo apparentemente ambiguo (conservatore o reattivo?) e nella palese resistenza antiromana dell'Apocalisse ("E' caduta, e' caduta Babilonia la grande!"). Si deve, percio', procedere con un'attenta calibratura dei dati, tenendo conto della molteplicita' delle situazioni e delle sensibilita': questa poliedricita' di comportamenti e di atteggiamenti puo' essere uno spunto anche per i rapporti della Chiesa con un potere politico di altra taratura e complessita' com'e' quello del mondo globalizzato attuale. A questo proposito vogliamo segnalare un bel libretto che si legge d'un fiato. Esso raccoglie i Dialoghi post-secolari tra un politico, Giuliano Amato, e un vescovo, Vincenzo Paglia, (Marsilio, 2006, pp. 109, euro 7,50). Il confronto non si esaurisce, pero', attorno al nodo tra fede e politica, tra religione e societa', ma si allarga fino ad abbracciare l'intero orizzonte dell'autentico dialogo. Cosi', non si teme di inoltrarsi anche nella delicata interlocuzione tra etica laica e morale religiosa, nel nesso tra ragione e fede, nella dialettica tra relativo e assoluto, nel contrappunto tra amore laico e amore vissuto nella fede. I due interlocutori rivelano una profondita' e una coerenza che allontana il rischio di generiche concordanze; eppure il frutto del loro dialogo e' molto efficace e positivo per "apprendere l'arte del convivere tra diversi: sarebbe pericolosissimo, oltre che antistorico, se per vivere assieme fossimo costretti ad abolire ogni differenza". Ma questa "civilta' del convivere" non significa una mera coesistenza da tregua, bensi' una feconda interazione e talora anche osmosi o critica. Sempre stando in questo ambito, vogliamo riservare un cenno anche a un testo didattico (e come tale molto chiaro e utile) di introduzione all'etica sociale cristiana. Lo elaborano due teologi, Ernesto Combi ed Eros Monti col titolo emblematico Fede e societa' (Centro Ambrosiano, 2005, pp. 361, euro 16,50). Il cuore dello strumento e' nella presentazione molto puntuale della dottrina sociale della Chiesa nei suoi principi capitali: la persona, la sussidiarieta', la solidarieta', il bene comune, la partecipazione e la destinazione universale dei beni. Naturalmente il retroterra e' costituito dalle radici tematiche bibliche. Ma l'opera si espande poi in una ricca applicazione concreta sia nell'ambito politico (e qui si ricostruisce, anche se soltanto per sommi capi, la vicenda storica del difficile rapporto tra fede e politica), sia in quello economico, cercando appunto di declinare nelle coordinate sociali quei principi costitutivi a cui prima si accennava. * Tra ragione e amore A questo punto riserviamo un'appendice a due altri temi in connessione tra loro, temi che gia' emergevano nelle ultime due opere evocate. Innanzitutto il dialogo tra fede e ragione. E' cio' che e' illustrato in modo ampio e profondo in un saggio di Antonio Stagliano' dal titolo evocativo Su due ali (Lateran University Press, 2005, pp. 374, euro 20), evidente ammiccamento alla famosa immagine di apertura dell'enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II. Non per nulla il sottotitolo ribadisce che di scena sono "l'impegno della ragione e la responsabilita' della fede". Fondamentale e' proprio quella congiunzione "e" che intreccia e non oppone o confonde fede e ragione. Non e' possibile in poche battute riassumere la delicatezza e l'ampiezza di questa connessione: le pagine di Stagliano' si muovono con grande passione e rigore, attingendo alla storia ma anche procedendo nella riflessione teoretica, senza dimenticare anche nodi scottanti, come quello del "sinergismo" tra scienza e teologia. Infine, un po' sulla scia della prima enciclica di Benedetto XVI, ecco l'interrogazione sull'amore all'interno di una societa' paradossalmente erotizzata e frigida. E' anch'esso un sussidio didattico il corso di morale familiare che il padovano Giampaolo Dianin ha elaborato col titolo Matrimonio, sessualita', fecondita' (Messaggero, 2006, pp. 575, euro 32). Fermo restando che lo studio affronta la teologia cristiana del matrimonio, largo spazio e' pero' riservato ai punti pastorali piu' incandescenti ai nostri giorni: indissolubilita', legami spezzati, morale sessuale, procreazione responsabile. Ma e' costante in Dianin l'impegno a inquadrarli sempre nel contesto globale della visione cristiana dell'amore umano. E' solo in questa armonia d'insieme e nella coerenza generale della proposta che possono trovare collocazione le specifiche applicazioni e le eventuali eccezioni. Non per nulla il riferimento fondamentale e' a due testi del Concilio Vaticano II che fanno quasi da stella polare (Optatam totius n. 16 e Gaudium et spes n. 22): essi incrociano vocazione cristiana e scelta morale, antropologia e cristologia, amore e fede. 3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL MAGGIO 2006 [Dal mensile "Letture", n. 627, maggio 2006, col titolo "Tre strumenti utili per approfondire"] Lasceremo largo spazio in questa puntata della nostra rubrica a un trittico di poderosi strumenti di ricerca che felicemente potrebbero essere ospitati in una biblioteca personale o pubblica. Il primo posto tocca di diritto al dizionario Le immagini bibliche a cura di Leland Ryken, James C. Wilhoit e Tremper Logman III (ed. italiana a cura di Marco Zappella, San Paolo, 2006, pp. 1.634, euro 120). Si tratta di un grosso tomo di origine americana gestito da un plotone di oltre 150 esegeti che non si sono fermati fino a quando hanno elaborato qualcosa come 833 voci, partendo dai simboli presenti nel libro di Abacuc e marciando fino a spiegarci che lo "zolfo" infuocato "e' chiaramente uno strumento di meritata punizione per i nemici di Dio", con un eventuale "riferimento alla fumigazione dei malvagi" (chi non ricorda la fine di Sodoma e Gomorra?). Che l'impresa sia ardua (e preziosa) e' indiscutibile perche' il testo biblico e' simile a un manto tutto costellato di immagini, di metafore, di simboli, di similitudini, di parabole che rendono l'orizzonte concreto un incessante arsenale dal quale cavare significati trascendenti e trasfiguranti. Basti solo pensare all'acqua, alla luce, alla vegetazione ma anche all'agnello che diventa titolo di Cristo o a un manufatto storico come la torre di Babele, o a un dato topografico come il monte Sion, o a personaggi come Abele, Caino, Mose', Davide, Adamo (non c'e', pero', Giuda il traditore per eccellenza). Si capisce, allora, come si possa arrivare a quelle centinaia di voci, anche se a noi pare - sfogliando questo immenso rosario di figure - che forse si eccede perche' alla fine in una Scrittura religiosa si potrebbe sospettare che tutto e' passibile di traslazione metaforica; quindi meriterebbe di concentrarsi maggiormente su categorie specifiche e sulle relative costellazioni, lasciando stare voci che alla fine risultano necessariamente vaghe e approssimative come "aiuto, bene, immortalita', male, musica, storia" e cosi' via. Sta di fatto, pero', che l'opera risulta non solo originale ma anche una sorta di pellegrinaggio in un mondo di meraviglie, con alcune soste su questioni metodologiche, come nel caso dell'importante spazio riservato alle "figure retoriche" o ai "motivi letterari" (particolarmente interessante e' l'attenzione rivolta al "monomito" e alle sue quattro possibili fasi evolutive). Similmente e' rilevante l'ampia premessa che viene dedicata alla classificazione degli archetipi secondo un suggestivo diagramma (pp. XXVIII-XXXI) che vorrebbe temperare il rischio di dispersione fenomenica delle immagini in uno sparpagliamento scoordinato e confusionario. Fermiamoci qui e lasciamo al lettore il compito di continuare nella sua navigazione nel mare simbolico delle Scritture, un oceano nel quale "se descubren nuevos mares cuanto mas se navega", come diceva il mistico spagnolo Fray Luis de Leon. * Le memorie di Gesu' Proseguiamo la nostra navigazione nell'oceano letterario e spirituale delle Scritture con un altro sussidio, questa volta frutto del lavoro indefesso di un esegeta italiano, il padovano Giuseppe Segalla che da oltre trent'anni si sta appassionando attorno al tema esplicitato dal titolo stesso dell'opera che ora presentiamo: Teologia Biblica del Nuovo Testamento (Elledici, 2006, pp. 616, euro 37). Si tratta di uno scritto che puo' essere appunto considerato il succo di una lunga ricerca e il suggello di una collana, "Logos", che attraverso otto volumi (l'ultimo articolato in due tomi) ha offerto un "corso di studi biblici", elaborato da una cinquantina di esegeti italiani. La questione affrontata da Segalla e' tutt'altro che semplice, anche perche' il Nuovo Testamento, oltre a essere composto da 27 scritti diversi, rivela uno spettro piuttosto variegato di prospettive. E', quindi, indispensabile isolare un eventuale principio coordinatore che costituisca quasi il nodo d'oro che tenga insieme il contrappunto armonico e complesso della molteplicita'. Sulla scia di una proposta metodologica generale elaborata in un paio di saggi del 1992 e del 1999 dal tedesco A. Assmann, Segalla suggerisce che l'asse portante di questa sintesi delle diversita' sia la memoria storica, orale e scritta, della vicenda di Gesu' con la sua pretesa teologica di essere la rivelazione ultima, escatologica di Dio all'uomo, cosi' da costituire il cuore operativo e interpretativo dell'intero arco della storia. E', dunque, chiaro quale sara' in queste pagine il nodo a cui si faceva cenno, la struttura fondamentale dell'intero progetto, cioe' la memoria storica di Gesu' che si presenta in un duplice e inscindibile profilo: e' memoria della tradizione di Gesu' e memoria su Gesu'. In entrambe le sue espressioni, essa rivela un'ulteriore inestricabile duplicita': da un lato, ha una complessa configurazione storica e letteraria; d'altro lato, si delinea come memoria unitaria canonica, sigillata dallo Spirito e quindi norma della fede. Siamo, quindi, in presenza di una rivelazione "attestata", fatta cioe' "testo" ma anche "testimonianza", cioe' storia e scrittura ma anche Parola divina. Quello che abbiamo finora delineato e' solo il profilo generale, guida di un percorso che poi si dipana all'interno dell'intero orizzonte neotestamentario, seguendone tutte le articolazioni e quindi divenendo a sorpresa anche una nuova presentazione di quel ricco e variegato mondo, segnato appunto dalla memoria del Gesu' storico e da quella del kerygma o annuncio cristiano. * Il vero induismo Il terzo strumento di ricerca ci conduce lontano dal perimetro della cultura ebraico-cristiana e occidentale. Appare, infatti, in quella monumentale "Enciclopedia delle religioni" voluta dal grande Mircea Eliade (1907-1986) il volume dedicato all'Induismo, curato nell'edizione "tematica europea" da Dario M. Cosi, Luigi Saibene e Roberto Scagno e pubblicato in sinergia da Citta' Nuova e Jaca Book (2006, pp. 507, euro 140). L'oggetto preso in considerazione costituisce una sorta di stella che brilla e affascina molti ai nostri giorni. Purtroppo il piu' delle volte si tratta di attrazioni stimolate da conoscenze banali, da esotismi di maniera, da vagheggiamenti misticoidi, da sincretismi approssimativi. Ecco, allora, l'occasione per un sano antidoto che permetta in modo non acritico e sentimentale di penetrare non solo nella cosmologia, nel culto, nel diritto, nell'iconografia, nella filosofia, nella letteratura, nella musica, nella poesia religiosa, nei riti di passaggio, nelle tradizioni spirituali e nelle Scritture sacre dell'India, ma anche di puntualizzare alcune categorie che sono entrate anche nel bagaglio ideale dell'Occidente, spesso attraverso deformazioni o semplificazioni: penso, ad esempio, all'ahimsa, sbrigativamente identificata con la "nonviolenza" gandhiana, all'ayurveda, ossia al tradizionale sistema induista di medicina, alle spesso equivocate nozioni di brahma, dharma, karman, mantra, om, samadhi (piu' "enstasi" che "estasi"), samsara (la teoria della rinascita), fino allo yoga, forse la categoria piu' banalizzata, ridotta com'e' in Occidente a una sorta di ginnastica snob. Ci sarebbe poi l'occasione per conoscere in modo non approssimativo tipologie religiose indiane diverse dall'induismo come il jainismo, o movimenti teologici che hanno inciso nell'induismo e nel buddhismo come il tantrismo, una dottrina dai contorni molto fluidi, nonostante il vocabolo che la origina significhi "trama, ordito, telaio". Ne' e' da sottovalutare la possibilita' di avere ritratti accurati di personaggi rilevanti della cultura e della spiritualita' indiana, come Abhinavagupta, Aurobindo, Kabir, Krishnamurti, Radhakrishnan, Ramanuja, Tagore, Varuna, per non parlare poi dei libri sacri come la Bhagavadgita o le Upanisad, i Veda e i Vedanta. Si puo', dunque, ritagliare un suggestivo itinerario nell'induismo proprio ricorrendo all'alfabeto dell'enciclopedia, le cui voci sono quasi sempre minitrattati sul tema considerato. * Marco, Ambrogio e le altre Lo spazio che ci rimane lo riserviamo a tre brevi segnalazioni. Quest'anno liturgico e', come si sa, basato per quanto riguarda il lezionario festivo sul Vangelo cronologicamente piu' antico, fonte degli altri evangelisti. Nella collana "Sacra Pagina" appare Il Vangelo di Marco, commentato da John R. Donahue e Daniel J. Harrington, due noti esegeti gesuiti americani (traduzione di Giovanni Vischioni, Elledici, 2006, pp. 435, euro 32). Il testo marciano, suddiviso in 62 paragrafi, e' analizzato secondo due criteri, quello dell'"intratestualita'", ossia cercando di porsi all'interno del progetto di Marco cosi' come egli lo fa emergere dal suo scritto, e quello dell'"intertestualita'", cioe' tentando di identificare i legami con l'Antico Testamento, il contesto giudaico-cristiano e con la provocazione per il lettore attuale. Provocatorio e' anche il libretto allestito da due eminenti latinisti, Alfonso Traina e Ivano Dionigi, e dal filosofo Massimo Cacciari, mettendo a confronto da un lato il sant'Ambrogio delle Epistole 17 e 18 e, d'altro lato, il prefetto di Roma Simmaco con la sua Terza Relazione. Il titolo e' emblematico, La maschera della tolleranza (con testo latino a fronte, Bur, 2006, pp. 148, euro 8,60): lo scontro verte sull'altare della Vittoria nel Senato romano che Ambrogio vorrebbe censurare ed eliminare come un reperto del passato religioso col quale non e' ammissibile alcun compromesso, mentre Simmaco sarebbe incline a conservarlo come segno di pluralismo e tolleranza. Non sfugge il valore soprattutto attuale di tale confronto piuttosto aspro e severo. Infine segnaliamo una sorprendente ricostruzione della vita delle donne religiose medievali effettuata da Vincenza Musardo Talo' nel libro Il monachesimo femminile (San Paolo, 2006, pp. 430, euro 28). Le figure che sfilano in queste pagine rivelano una straordinaria vitalita', creativita', liberta' e originalita': Eloisa, Ildegarda di Bingen, Matilde di Magdeburgo, Chiara, Caterina, Brigida. Ma accanto ad esse si muove un mondo femminile che nel monachesimo riesce a ottenere un'autonomia che la societa' di allora negava, inoltrandosi non solo in esperienze spesso "marginali" come le beghine o le pinzochere ma anche esplorando percorsi inediti di spiritualita', di arte e persino di scienza. Il risultato e' quello di un grande affresco storico e culturale di un orizzonte tutt'altro che secondario rispetto a quello maschile. 4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL GIUGNO-LUGLIO 2006 [Dal mensile "Letture", n. 628, giugno-luglio 2006, col titolo "Quei piccoli, bravi editori 'di nicchia'"] Lo storico inglese secentesco Thomas Fuller asseriva nel suo Holy State che "la cultura ha guadagnato soprattutto da quei libri con cui gli editori hanno perso". Non e', in verita', questa una legge infallibile; tuttavia vorremmo iniziare con due opere che sono pubblicate da editori di nicchia e riguardano autori che non primeggiano neppure nelle classifiche settoriali. Proponiamo innanzitutto un esegeta che offre un commento al Vangelo letto nelle domeniche di quest'anno liturgico, attraverso una casa editrice che vorremmo far conoscere ed esaltare per il suo catalogo ricco e qualificato. Nello Casalini pubblica una Lettura di Marco per la Franciscan Printing Press di Gerusalemme (2005, pp. 381, s.i.p.), collegata allo Studio biblico della Flagellazione e all'attivita' non solo pastorale ma anche scientifica che i francescani compiono in Terrasanta (per sostenere le iniziative di questa editrice indichiamo ai nostri lettori l'e-mail: fpp at bezeqint.net). Nello scorso numero della rivista avevamo segnalato il commento a Marco dei gesuiti americani John R. Donahue e Daniel Harrington (Elledici); ora suggeriamo questa Lettura perche' si rivela come un condensato essenziale dei molteplici e piu' aggiornati commentari marciani, con un piano di analisi molto semplice e progressivo. L'"annuncio in forma di racconto biografico" o, se si vuole, la cristologia narrativa di Marco e' qui seguita attraverso una trama in due grandi movimenti: il primo abbraccia la sostanza dell'opera coi suoi primi 13 capitoli, ai quali subentra il secondo percorso che affronta il culmine del Vangelo, ossia la narrazione della passione, morte e risurrezione di Cristo (dal cap. 14 fino alla famosa finale tronca di 16, 8), il tutto scandito in 28 paragrafi testuali. Parlavamo di editori e autori di nicchia. L'altro esempio e' il robusto "studio esegetico-pastorale sul quarto Vangelo" di un prete romano, Enrico Ghezzi, Come abbiamo ascoltato Giovanni (2006, pp. 1343, euro 45). L'editore e' Digigraf (di Pontecchio Marconi - Bologna, via Cartiera, 118: ne indichiamo anche in questo caso il recapito, nonostante la distribuzione dell'opera sia affidata alla piu' nota Dehoniana Libri). Leggendo le pagine di questo itinerario testuale giovanneo, vengono spontanee due considerazioni. Si ammira innanzitutto la serieta' dello studio di questo sacerdote in cura d'anime, come si suol dire, che non esita a riservare ore al vaglio dei piu' importanti commenti giovannei, accuratamente allegati a supporto delle analisi delle singole pericopi. Si ha, quindi, una solida base esegetica. Da essa viene fatta emergere l'altra dimensione che caratterizza l'opera, ossia l'applicazione pastorale che, in tal modo, risulta sempre pertinente e sobria, mai evanescente e allegorica, pur svelando la ricchezza e le molteplici iridescenze che il testo giovanneo contiene in germe. * Lazzaro e il prodigo Stando all'orizzonte neotestamentario, ma rompendo il perimetro della "marginalita'" editoriale, vorremmo segnalare due volumetti paralleli di una collana originale che sta movendo i primi passi sotto il titolo "Itinerari biblici". Si selezionano figure evangeliche come Lazzaro, delineato da Alain Marchadour (traduzione di Fausto Savoldi, Queriniana, 2006, pp. 138, euro 10,50), o Il figlio prodigo studiato da Rene' Luneau (traduzione di Piero Crespi, Queriniana, 2006, pp. 156, euro 13). Ma cio' che affascina in questi ritratti non e' solo l'analisi narrativa, dotata di una sua originalita' e freschezza, ma anche il coinvolgimento di tutte le letture che hanno puntato sul testo evangelico da angolature talora sorprendenti, con esito e applicazioni non scontate eppure pertinenti. Cosi', e' ovvio che per il figlio prodigo entri in scena Gide (o Rilke o Peguy o Bloy) ma e' suggestivo che si ascolti anche l'ermeneutica psicanalitica di una Dolto (o di Beirnaert o Balmary), avanzando - dopo aver sogguardato l'odierna teologia - fino ai figli prodighi di oggi, con tutta la gamma di problemi, interrogativi e attese che essi sollecitano. * Il Gesu' che "sente" Una particolare pista di ricerca neotestamentaria e', poi, quella suggerita da un sorprendente saggio di Americo Miranda che, sulla scia di quella "filosofia dei sentimenti" che da qualche tempo muove i suoi passi anche da noi (si pensi al filosofo Salvatore Natoli), si e' consacrato all'analisi dei verba affectuum presenti nei Vangeli: volere, desiderare, soffrire, piangere, meravigliarsi, indignarsi, commuoversi, amare, essere contento, sentire compassione, turbarsi e cosi' via. Ne e' nato, cosi', un profilo de I sentimenti di Gesu' (Dehoniane, 2006, pp. 145, euro 13), un testo che recupera l'umanita' di Cristo da un angolo visuale quasi inesplorato con risultati suggestivi. In finale si ha, infatti, un'immagine di Cristo che intreccia in se' alterita' ed esemplarita': egli svela una sua identita' unica, ma al tempo stesso si propone come un paradigma esemplare e imitabile ("Imparate da me che sono mite e umile di cuore...", Matteo 11, 29). * Spiritualita', ma con stile Ma, a questo punto, come sempre, inoltriamoci nella successiva tradizione cristiana. Qui, tra i molti soggetti studiati in questi ultimi mesi, optiamo per una figura quasi misteriosa (incerte sono le stesse date estreme della sua vita, da collocarsi comunque nel XII secolo) eppur affascinante, Isacco della Stella. Domenico Pezzini ci offre ora, in un primo tomo, la versione commentata dei suoi Sermoni, dalla Settuagesima fino alla Pentecoste (Paoline, 2006, pp. 390, euro 25). Questo monaco cistercense, di origine inglese (anche se ironicamente confessa di sognare di non essere inglese e di non incontrare inglesi!), divenne abate di un piccolo monastero francese nel dipartimento di Vienne, La Stella appunto, ma alla fine lo troviamo in un'isoletta desolata, Re', al largo di La Rochelle (allontanamento punitivo? reclusione voluta? esilio "politico" per il sostegno a Thomas Becket o altro ancora?). Continua anche in questo caso il mistero. Mistero che, pero', si squarcia quando si vuole conoscere il suo pensiero e non tanto attraverso i pur interessanti trattatelli sull'anima e sul canone della Messa, quanto piuttosto con la lettura dei suoi sermoni. E' cio' che fa appunto quest'ottima edizione, anche attraverso la splendida introduzione di Pezzini. Egli, infatti, non si accontenta di indicare i temi che scandiscono i vari tempi liturgici presi in considerazione da questi 30 discorsi (sui 55 a noi pervenuti), ma si impegna anche a studiarne le modalita' retoriche perche' "i sermoni di Isacco sono non solo una scuola di teologia e di spiritualita', ma anche una scuola di stile". Certo e' che la dottrina di questo magister e monaco risulta particolarmente significativa, tesa com'e' a penetrare nel mistero di Dio, nei soggetti teologici piu' ardui come la predestinazione, la grazia e la redenzione, sempre pero' col desiderio di non esaurire la ricerca in una collezione di teoremi sacri, frutto della piu' lucida speculazione, ma di introdurre l'ascoltatore nel riflesso esistenziale che questi temi generano attraverso la conversione, la vita fraterna, l'esercizio corretto della liberta'. * Non fu solo censura Se procediamo oltre nella storia della cristianita', un'epoca sempre feconda per la ricerca storiografica risulta il Cinquecento, soprattutto a causa del fermento impresso in quel secolo dalla Riforma e dalle reazioni cattoliche generate proprio da quell'irruzione veemente. Cosi', ci sembra significativo segnalare un ampio studio dello storico Vittorio Frajese dal titolo emblematico, Nascita dell'Indice (Morcelliana, 2006, pp. 449, euro 32), un fenomeno molto piu' complesso di quanto supponga lo stereotipo che ruota attorno a questa istituzione ecclesiastica. Un fenomeno da collocare all'interno della censura ecclesiastica, usata come strumento di governo ma paradossalmente anche come mezzo di formazione, di approfondimento, di riforma. In questa luce risulta molto stimolante la terza parte di questo vasto saggio, che segue alle altre due riservate alla ricostruzione storica del sorgere della censura e dell'Indice, ricostruzione peraltro favorita dall'apertura dell'Archivio del Sant'Uffizio, a partire dal 1996. Nell'ultima sezione dell'opera, infatti, si analizzano le modalita' dell'esercizio della censura, le sue finalita', il modello culturale che ne conseguiva, la concezione del libro sottesa a questa politica, le nuove letture e la "controriforma" che si edificava proprio attraverso le selezioni bibliografiche. Il tutto condotto da Frajese sempre con un attento rimando alla documentazione a nostra disposizione per ricostruire questo fenomeno che procedera' nei secoli successivi con alterne vicende e un progressivo affievolirsi fino all'estinzione decretata da Paolo VI. * Bimbi "interreligiosi" Avviamoci ora alla conclusione con una piccola appendice che ci conduce fuori dal recinto solitamente visitato dalle nostre recensioni. Vorremmo, infatti, segnalare - tra le mille pubblicazioni che vengono sfornate per questi particolari fruitori - un testo per bambini. Abbiamo scelto il prodotto di un'editrice che ha, al riguardo, un catalogo fittissimo di titoli, la salesiana Elledici che ora, in collaborazione ecumenica con la valdese Claudiana, propone un volume per il dialogo interreligioso. Katia Mrowiec, Michael Kubler e Antoine Sfeir presentano i grandi interrogativi sulle tre religioni monoteistiche in cento risposte destinate ai bambini: Dio Iahve' Allah (traduzione di Marisa Patarino, 2006, pp. 188, euro 16,50). Si va dai temi di fede a quelli cultici, dalle tradizioni ai simboli, dalla prassi alle questioni piu' scottanti (fanatismo, integralismo, conversione, diritti delle donne e cosi' via). Il tutto in un linguaggio limpido e con un incessante apparato iconografico e un curioso calendario finale delle varie religioni da allestire attraverso l'impegno del piccolo lettore. 5. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DELL'AGOSTO-SETTEMBRE 2006 [Dal mensile "Letture", n. 629, agosto-settembre 2006, col titolo "Due ottimi dizionari sulla fede dei Padri"] In previsione del fatto che questo fascicolo della rivista si affaccia anche alle soglie dell'anno accademico, iniziamo la nostra carrellata bibliografica con un genere molto particolare, quello dei dizionari. Quasi in contemporanea sono apparsi due poderosi strumenti enciclopedici riguardanti l'antica letteratura cristiana. Parliamo innanzitutto dell'edizione italiana curata da Celestino Noce del Dizionario di letteratura cristiana antica (Urbaniana University Press - Citta' Nuova, 2006, pp. 914, euro 140). Ben 122 studiosi tedeschi, sotto la guida di Siegmar Doepp e Wilhelm Geerlings, allestiscono in quest'opera una vasta convocazione degli autori cristiani che vanno dal I all'VIII secolo, adottando come confine estremo la morte di Giovanni Damasceno (724) per l'Oriente e quella del Venerabile Beda (735) per l'Occidente: da quella linea di demarcazione si procederebbe infatti verso il Medio Evo. La folla degli autori elencati non ha riscontro in nessun altro manuale, anche perche' si inseguono, in schede sempre essenziali e bibliografie puntuali, persino figure marginali ma pur necessarie per svelare quanto sia variegato e ricco quell'orizzonte letterario e teologico, troppo spesso abbandonato o ignorato della cultura moderna. Interessante e' anche l'inserzione di voci che riguardano generi e forme letterarie, criteri ermeneutici, metodi esegetici, fenomeni storici piu' generali. A questo sussidio finora inedito in Italia (mentre in Germania e' gia' alla terza edizione) accostiamo un testo parallelo, apparso nell'originale italiano nel 1983 e ora riproposto in una seconda edizione aggiornata e arricchita con l'aggiunta (meritata) nel titolo dell'aggettivo "nuovo". Si tratta, dunque, del Nuovo Dizionario patristico e di antichita' cristiane, diretto da Angelo Di Berardino e per ora fermo alla lettera E (Marietti 1820, 2006, coll. 1898, euro 80). In questo caso di scena e' una legione di studiosi in prevalenza italiani, ma non mancano i grandi nomi della ricerca internazionale. Diciamo subito che si tratta di uno strumento gia' collaudato e che non puo' assolutamente mancare in una biblioteca di scienze religiose. Le voci, infatti, sono ampie e modulate con finezza, accompagnate da bibliografie preziose e aperte in questa nuova edizione anche a soggetti inattesi eppur significativi, come l'accusa di ateismo rivolta dai pagani ai cristiani, il giudaismo e il peso che riveste nella prima letteratura cristiana, la figura di Omero riletta dalla nuova religione, il valore teologico e apologetico del miracolo, ma anche affiorano temi difficilmente considerati in analoghe opere, come l'intolleranza, la metempsicosi, i sogni, il suicidio, la teologia negativa. Tale, infatti, e' la promessa fatta nella presentazione di questa nuova edizione: essa fa si' - con le riscritture di voci importanti (nel primo volume, penso all'"agostinismo") - che si attenda un pronto completamento del dizionario anche negli altri tomi alfabetici. * Terra e cielo Proseguiamo questa incursione nel genere enciclopedico con un curioso "dizionario teologico di spiritualita' del creato", intitolato L'albero della vita di Michael Rosenberger (traduzione di Franco Bontempi, Dehoniane, 2006, pp. 300, euro 25). In questi ultimi decenni s'e', infatti, acceso l'interesse per una sorta di "teologia ecologica", reagendo a quel distacco acosmico che ha avuto matrici ora platoniche ora razionalistiche. Certo, in agguato puo' esserci sempre il romanticismo naturalistico o l'esoterismo panteistico. Ma sta di fatto che la religione ebraico-cristiana non puo' prescindere dalla dimensione cosmica ampiamente attestata dalle Scritture, anche se esse poi riservano un primato alla storia e al tempo. La gamma delle voci e' molto variegata e va da una serie di soggetti necessari come "animali", "corpo", "creazione", "sacrificio", "tecnica", "vita" ad altri suggestivi e poco considerati, come "dignita' delle creature", "liturgia come luogo di spiritualita' del creato" (ci stupiamo, pero', dell'assenza di una voce esplicita dedicata al "tempio" cosmico), "vegetarianesimo", "sabato della creazione", "governo della casa", "alimentazione e digiuno" e cosi' via. Interessante e' anche il fatto che ogni bibliografia ha un paragrafo preliminare riservato ai documenti ecclesiali: si rivela, cosi', quanto sia cresciuta l'attenzione ai temi del creato da parte non solo del magistero universale cattolico ma anche di quello delle Chiese locali e di altre istituzioni ecclesiali. E dalla terra passiamo al cielo con gli Inni sul Paradiso di quel grande cantore della Chiesa sira che e' sant'Efrem (a cura di Ignazio De Francesco, Paoline, 2006, pp. 358, euro 36). Si tratta di 15 composizioni che si ancorano al testo biblico ma lo fanno poi fiorire in tante iridescenze interpretative e teologiche. Nel primo inno, infatti, si esalta la Torah come "scrigno delle rivelazioni, ove e' svelato il racconto del giardino, descritto in cio' che e' visibile, glorioso in cio' che e' celato". Quello proposto da Efrem, diacono della Chiesa di Edessa, morto nel 373 e proclamato Dottore della Chiesa anche dalla cattolicita' (nel 1920 da Benedetto XV), e' una sorta di pellegrinaggio mistico nello spazio trascendente del "paradiso", termine di origine persiana entrato nell'ebraico e nel greco delle Scritture per esaltare quel "giardino" di meraviglie ove si consuma la visione beatifica comparata a un "pascolo" che sazia e inebria, attraverso "torrenti di soavita' che fluiscono dallo splendore del Padre mediante il suo Primogenito". Rimaniamo ancora nell'oltrevita con la riedizione - accompagnata da una bella premessa del filosofo Sergio Givone - di un saggio fondamentale: e' il celebre scritto Psiche del filosofo tedesco Erwin Rohde, nato ad Amburgo nel 1845, amico di Nietzsche, morto a Heidelberg nel 1898 (traduzione di E. Codignola e A. Oberdorfer, Laterza, 2006, pp. 634, euro 28). L'opera, apparsa in due tomi nel 1890 e 1894, e' dedicata al culto dei morti e alla fede nell'immortalita' presso i Greci. Parte dai poemi omerici che abbozzano il ritratto di una sopravvivenza umbratile e snervata in un Ade inerte, molto simile allo Sheol biblico. Le antiche credenze greche erano, pero', piu' ottimistiche anche perche' per esse l'anima era dotata di un'energia salvifica. Cosi', nella spiritualita' greca si e' sempre piu' accesa la fede nell'immortalita', sia a livello colto (Platone) sia a livello popolare, nelle varie tradizioni e nei culti locali. L'esito supremo di questa avventura dell'anima, la psyche' appunto del titolo, e' - secondo Rohde - nella concezione orfico-dionisiaca di netta impronta mistica. * Dirigere lo spirito A condurci verso quella meta e' naturalmente la via della giustizia sulla quale ci spinge la nostra liberta' ma anche il sostegno dei maestri dello spirito. Ebbene, alla cosiddetta "direzione spirituale" sono stati recentemente dedicati due testi. Il primo ha un titolo impegnativo, Storia della direzione spirituale, e' curato da un noto storico del cristianesimo, Giovanni Filoramo, e promette di svilupparsi in piu' volumi (il primo e' riservato all'"eta' antica": Morcelliana, 2006, pp. 532, euro 40). L'idea di una guida spirituale appare gia' nell'antichita' greca (Esiodo e la scuola pitagorica), brilla nel cristianesimo con Gesu', circondato dai discepoli e pronto a inviarli poi ad "ammaestrare tutte le nazioni" (Matteo 28, 19) e si diffonde a raggiera nei Padri della Chiesa e soprattutto nel monachesimo orientale. Il testo in questione e' elaborato da vari studiosi e quindi si rivela piu' esemplificativo che sistematico, anche se riesce a delineare l'orizzonte molto suggestivo in cui questa pratica spirituale si impone. A proporre un analogo profilo, anche se in forma piu' sintetica e onnicomprensiva e' l'altro volume curato da Michele Calafato, Maestri (Franco Angeli, 2006, pp. 270, euro 26). In queste pagine si spazia in tutte le culture, coinvolgendo percio' anche Laozi, Buddha, Confucio, l'ebraismo e l'islam, naturalmente senza ignorare il cristianesimo e la sua secolare tradizione di accompagnamento spirituale: esemplare e' la figura dello starec Zosima dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij. Curiosa in queste pagine e' la tenebrosa icona del maestro perverso, ossia la rappresentazione del "carisma malato", impersonato qui dall'educazione al terrore impartita da Osama bin Laden. Sta di fatto, comunque, che - nonostante il tentativo pudico di evitare un termine troppo "imperativo" come quello di "direttore spirituale", sostituito dai piu' rispettosi "guida, accompagnamento, colloquio, discernimento, dialogo spirituale" - questa esperienza rimane capitale in una cultura priva di padri e apparentemente ribelle ai maestri. * Capolavoro del sufismo Concludiamo il nostro sondaggio selettivo con un grande capolavoro mistico. Appare, infatti, per la prima volta in versione italiana integrale quel grandioso poema che e' il Mathnawi, un'opera persiana di 51.630 versi di Jalal al Din Rumi (traduzione di Gabriele Mandel Khan e Nur-Carla Cerati-Mandel, 6 voll., Tascabili Bompiani, 2006, pp. 399; 315; 412; 329; 398; 437; euro 46. E' un'occasione assolutamente unica per conoscere questo gioiello spirituale, un "Corano in versi", come fu definito, ma anche per incontrare la figura che dette origine alla scuola del sufismo, divenuto popolare anche in Occidente sotto il nome di "dervisci danzanti", a causa della sama', la danza sacra di grande fascino. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 231 del 19 settembre 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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