Minime. 563



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 563 del 30 agosto 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Osvaldo Caffianchi: Nulla si dica della guerra afgana
2. Peppe Sini: Cessi la partecipazione italiana alla guerra terrorista e
stragista
3. Un nuovo sito dedicato a Danilo Dolci
4. Un sito dedicato ad Aldo Capitini
5. Giusi Baldissone presenta "Colomba" di Dacia Maraini
6. Francesca Lazzarato presenta "Atteggiamento sospetto" di Muriel Spark
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. OSVALDO CAFFIANCHI: NULLA SI DICA DELLA GUERRA AFGANA

Nulla si dica della guerra afgana.
Quei morti non son morti, quei massacri
non sono stati, quegli orrori mai
si sono dati. E chi se ne preoccupa
certo e' un fellone, e mente per la gola.

Nulla si dica della guerra afgana.
Non ci disturbino nei nostri riti
certe notizie sordide e penose,
dobbiamo concentrarci sui problemi
veri: la forfora, il deodorante.

Nulla si dica della guerra afgana.
Non si faccia l'elenco dei partiti
che hanno votato per le stragi, il ghigno
contratto di chi gode del potere
di togliere la vita, di ammazzare.

Nulla si dica della guerra afgana.
Ne' si faccia l'elenco dei solerti
pretesi pacifisti e nonviolenti
d'un subito arruolatisi giulivi
a fare propaganda allo sterminio.

Nulla si dica della guerra afgana.
Non si disturbino gli assassini
che qui in Italia quegli orrori hanno
voluto, e votato, e sostenuto.
Perche' mai rovinarci le vacanze?

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: CESSI LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLA GUERRA
TERRORISTA E STRAGISTA

Cessi la partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in
Afghanistan.
Cessi la partecipazione italiana alla guerra imperialista e razzista in
Afghanistan.
Cessi la partecipazione italiana alla guerra mafiosa e totalitaria in
Afghanistan.
Cessi la partecipazione italiana alla guerra.
*
La pace si costruisce con la pace, con il disarmo, con la smilitarizzazione
dei conflitti, con il riconoscimento di umanita', con la solidarieta' che
tutti gli esseri umani raggiunge, che tutte le vite salva.
La guerra e' nemica dell'umanita'.
*
Torni l'Italia al rispetto del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale.
Torni l'Italia alla democrazia, alla civilta' giuridica, all'umanita'.
Cessi la partecipazione italiana alla guerra.
S'impegni l'Italia contro la guerra e le stragi.
*
Opporsi alla guerra e' necessario: per salvare delle vite, per contrastare
il totalitarismo, per fermare la barbarie, per difendere l'umanita'.
Opporsi alla guerra implica il ripudio delle armi e degli eserciti.
Opporsi alla guerra e' la prima e fondante scelta politica, la sola che
rende possibile una politica internazionale responsabile di solidarieta' tra
tutti i membri dell'umanita' in un mondo ormai del tutto interdipendente.
Opporsi alla guerra e' la prima e fondante scelta politica, la sola che
rende possibile opporsi al razzismo e ai poteri mafiosi trasnazionali, al
terrorismo degli stati e dei gruppi criminali.
*
Opporsi alla guerra.
Con la scelta della nonviolenza.
Vi e' una sola umanita'.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

3. MATERIALI. UN NUOVO SITO DEDICATO A DANILO DOLCI
[Da Gaetano G. Perlongo (per contatti: Centro Studi e Ricerche "Aleph", via
Vittorio Emanuele 47/49, 90040. Trappeto - Palermo -, e-mail:
perlongo at pertronicware.com o anche centrostudialeph at interfree.it) riceviamo
e diffondiamo.
Gaetano G. Perlongo e' nato a Solingen, in Germania, nel 1970 e vive a
Trappeto, in provincia di Palermo. E' autore di varie raccolte di versi e
infaticabile promotore della conoscenza della figura e dell'opera di Danilo
Dolci.
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43
dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di
Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale
(Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente
contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'.
Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di
massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del
1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica
scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento"
ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e
botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il
28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver
lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a
Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu'
povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio
al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la
denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si
impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la
costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a
Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le
disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro
intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2
febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di
disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una
strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958)
si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione".
Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare
questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza
sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del
fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle
accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della
vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo
Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino
1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli
attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto
Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a
Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci
e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a
processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo
metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita'
preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E'
convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento,
dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non
nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi
libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga,
impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere
e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico
sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi
nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di
alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di
costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro
economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che
faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento
di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per
tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno
necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni,
per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte
successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di
migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile;
l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e
cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile.
Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce
l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per
valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno
educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre
connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando
di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti
internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto,
frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con
numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla
distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci
evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi
al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di
effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione
capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della
complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone
"all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a
tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco
adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu'
recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra
esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica
e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge
della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30
dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo
spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel
portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita".
Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento
segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e
di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di
poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di
riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988;
La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le
opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze
1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988
(sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore,
Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe
Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo
Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro
fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e
la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello
Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della
rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su
Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo Dolci. Memoria e
utopia, 2004. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su
Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it,
www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org,
www.nonviolenti.org]

A cura di Gaetano G. Perlongo e' stato realizzato un nuovo sito dedicato a
Danilo Dolci: "Danilo Dolci. Fare presto (e bene) perche' si muore",
www.inventareilfuturo.com
Il sito contiene molti materiali di e su Danilo Dolci.

4. MATERIALI. UN SITO DEDICATO AD ALDO CAPITINI
[Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura
di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze
2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza
di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; cfr. anche il capitolo dedicato a
Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi,
Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro
di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini
sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini:
www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai
utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere
richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a
Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento
Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org]

Forse sara' non inutile ricordare ancora una volta a chi ci legge il
prezioso sito dedicato ad Aldo Capitini: "Parola di Aldo Capitini",
www.aldocapitini.it, che reca molti materiali di e sull'apostolo della
nonviolenza in Italia.
Il sito e' curato dall'Associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini" (per
contatti: presso la Libreria "L'Altra", via Ulisse Rocchi 3, 06121 Perugia,
tel. 0755736104, fax: 075887141, e-mail: capitini at tiscalinet.it).

5. LIBRI. GIUSI BALDISSONE PRESENTA "COLOMBA" DI DACIA MARAINI
[Dal mensile "Letture", n. 615, marzo 2005, col titolo "La Maraini ritrova
il gusto del racconto".
Giusi Baldissone e' docente e sasggista; dal sito www.lett.unipmn.it
riprendiamo la seguente scheda: "Giusi Baldissone e' nata a Vercelli, ha
compiuto gli studi universitari all'Universita' degli Studi di Torino, dove
si e' laureata in Lettere con Giorgio Barberi Squarotti, discutendo su
Eugenio Montale una tesi di laurea che ha avuto la dignita' di stampa (Il
male di scrivere, Einaudi, Torino 1979). Dal 1971 e' stata collaboratrice
dell'Istituto d'Italiano della Facolta' di Lettere e Filosofia
dell'Universita' degli Studi di Torino, dove ha svolto fino al 1974 seminari
in varie discipline. Nel 1971 ha iniziato altresi' la propria attivita' di
insegnamento nelle scuole superiori di Vercelli, ottenendo il ruolo
ordinario nel 1978. Nel 1993 ha vinto il concorso da ricercatore
universitario per Letteratura Italiana e il 16 marzo 1994 e' stata nominata
in ruolo alla Facolta' di Lettere e Filosofia (sede di Vercelli), dove
insegna Letteratura italiana per Lingue straniere moderne. Le linee di
ricerca che ha sviluppato in questi anni proseguono quelle gia' avviate fin
dal 1971 sostanzialmente su quattro piani metodologici: 1. La ricerca
critica, con particolare attenzione alla psicoanalisi e alla semiologia
applicate all'analisi testuale. Dopo la pubblicazione del volume monografico
Il male di scrivere. L'inconscio e Montale (Torino, Einaudi, 1979) ha
proseguito con l'analisi applicata ai testi di vari autori, quali Gozzano,
Marinetti ecc. In particolare, su Eugenio Montale ha continuato la ricerca
sia metodologica che tematica, aggiornando i propri studi nell'ambito del
dibattito critico, particolarmente intenso oggi su questo autore: con Le
muse di Montale, Novara, Interlinea, 1996, propone lo stato della questione
nel campo degli studi psicoanalitici sul poeta e sulle sue figure femminili.
2. La teoria e la storia dei generi letterari. Ha avviato i suoi studi sulla
teoria della novella fin dagli anni '8o, nell'ambito delle ricerche dirette
da Giorgio Barberi Squarotti. Ha proseguito con vari saggi, sempre sul
genere, fino alla pubblicazione nel 1992 del volume monografico Le voci
della novella. Storia di una scrittura da ascolto (Firenze, Olschki). Ha
pubblicato per la collana "L'avventura letteraria" di Tirrenia Stampatori
(Torino) vari saggi sulla letteratura teatrale, sulla satira, sulla parodia,
sull'utopia, sulla cronaca, sul poema, sul romanzo, sulla poesia lirica. Per
"Proteo" ha svolto ricerche sulla novella, sulla poesia visiva, sulla
Commedia dell'Arte. Per l'editore Bulzoni ha scritto un contributo sulla
letteratura dei filosofi, in una miscellanea su Letteratura e Filosofia. 3.
Alcune tematiche "trasversali", in parte ispirate ai metodi della Nouvelle
histoire, l'hanno particolarmente interessata nel corso di queste ricerche,
che sono confluite anche in una nuova prospettiva di analisi: la presenza
persistente e dilagante dell'occhio (vista e visione) in quasi tutte le
forme del linguaggio letterario; il nome delle donne nella letteratura. 4.
Un approccio alla ricerca filologica: con il lavoro su Edmondo De Amicis per
i "Meridiani" Mondadori si e' impegnata in una ricognizione piuttosto
approfondita nella caotica situazione editoriale dello scrittore. Ha riletto
interamente i due manoscritti di Primo Maggio, depositati alla Biblioteca
Civica di Oneglia, emendando numerosi errori contenuti nella precedente
pubblicazione. Ha ripristinato il testo di Cuore nell'edizione del
Cinquantenario, non piu' stampata correttamente (con le varianti d'autore)
dopo il 1936. Ha reperito tutte le prime edizioni (in rivista) dei racconti
e dato conto delle principali varianti. Ha "costruito" una biografia
deamicisiana sulla base di documenti originali e degli ultimi studi
pubblicati. Con l'edizione della commedia L'Inavertito di Nicolo' Barbieri
(Interlinea, Novara 2002), per la prima volta pubblicato autonomamente in
volume, ha curato la lezione definitiva del testo, collezionando vari
testimoni delle due edizioni originali, del 1629 e del 1630. Ha inoltre
analizzato, nell'Introduzione, il vasto panorama degli illustri imitatori di
Barbieri, da Moliere a Dryden, a Goldoni e oltre, che hanno trasformato
questo successo italo-francese della Commedia dell'Arte in un grande
palinsesto europeo destinato a durare nei secoli. Monografie: Il male di
scrivere. L'inconscio e Montale, Torino, Einaudi, 1979; Filippo Tommaso
Marinetti, Milano, Mursia, 1986; Le voci della novella. Storia di una
scrittura da ascolto, Firenze, Olschki, 1992; Gli occhi della letteratura.
Miti, figure, generi, Novara, Interlinea, 1999; Il nome delle donne. Modelli
letterari e metamorfosi storiche tra Lucrezia, Beatrice e le muse di
Montale, Franco Angeli, Milano 2005 (...)".
Dacia Maraini, nata a Firenze nel 1936, scrittrice, intellettuale
femminista, e' una delle figure piu' prestigiose della cultura democratica
italiana. Un breve profilo biografico e' in "Nonviolenza. Femminile plurale"
n. 47. Tra le opere di Dacia Maraini segnaliamo particolarmente: L'eta' del
malessere (1963); Crudelta' all'aria aperta (1966); Memorie di una ladra
(1973); Donne mie (1974); Fare teatro (1974); Donne in guerra (1975); (con
Piera Degli Esposti), Storia di Piera (1980); Isolina (1985); La lunga vita
di Marianna Ucria (1990); Bagheria (1993). Vari materiali di e su Dacia
Maraini sono disponibili nel sito www.dacia-maraini.it]

Dacia Maraini, Colomba, Rizzoli, 2004, pp. 375, euro 17.
*
Ogni libro, secondo il suo genere e la sua struttura, richiede la sua forma
di lettura. Nella lettura silenziosa che il romanzo esige, alcuni testi si
fanno percorrere tutti d'un fiato, con l'urgenza di arrivare al fondo della
storia; altri si concedono lunghe pause, intrecci con altre storie e
richiedono una lettura lentissima.
Puo' sembrare una contraddizione, ma Colomba racchiude contemporaneamente
queste due caratteristiche di lettura, quella veloce e quella lenta.
L'impressione e' subito espressa da Antonio Rizzolo, nel piccolo forum che
la rivista propone per "Il libro del mese": il romanzo della Maraini si
dispiega lentamente, il personaggio si presenta all'autrice e il racconto
del racconto contribuisce inizialmente a rallentare il ritmo, ad accogliere,
come osserva Ivana Perotti, anche il lettore come fosse un ospite, insieme
al personaggio di Zaira detta Za', la nonna che va in cerca della nipote
scomparsa.
Quando il lettore avra' anche lui assaggiato la famosa marmellata di
albicocche e bevuto il te' dell'autrice, non potra' piu' fare a meno di quel
romanzo, cercando via via di allungare il passo per addentrarsi sempre di
piu' nel fitto del bosco narrativo. Lentezza e desiderio di correre
continueranno a inquietarlo simultaneamente, fino al momento in cui il
finale non lo appaghera', costringendolo a discutere ancora.
A prodigare il gusto della narrazione sono, prima di tutto, il tono e la
qualita' del linguaggio e l'interesse per la storia, che ha una cornice di
puro metalinguaggio. "Quando le chiedono come nasce un suo romanzo, la donna
dai capelli corti risponde che tutto comincia con un personaggio che bussa
alla sua porta": sara' proprio Zaira a raccontare, pretendendo di essere
ascoltata fino in fondo, la storia di Colomba, scomparsa da un anno, che
nessuno cerca piu' tranne lei, che ogni giorno passa al setaccio, in sella
alla sua bicicletta, i boschi delle montagne abruzzesi. Fuga o rapimento?
Piccoli indizi, eloquenti solo per lei, le dicono che la nipote e' ancora
viva, e per comprendere che cosa e' successo e' necessario raccontare,
rievocare, ricomporre il mosaico di una famiglia andando a ritroso fino
all'Ottocento.
In fondo, e' quanto sta facendo anche la scrittrice, da qualche anno a
questa parte, da La lunga vita di Marianna Ucria in poi. La voce materna e'
convocata in cornice per liberare il fiume delle storie, richiesto dalla
scrittrice bambina. L'esplicito riferimento pirandelliano (ma anche
decameroniano, anche da Mille e una notte) consente la scelta del punto di
vista: e' il solo personaggio di Zaira che si presenta e a poco a poco viene
accolto, percio' la scrittrice mantiene un po' nell'ombra il personaggio
oggetto della ricerca che da' titolo al romanzo.
Qualche lettore restera' deluso di questa mancata messa a fuoco di Colomba:
di lei non sappiamo abbastanza, non sapremo mai i motivi della sua
fuga-rapimento-segregazione, ne' saremo aiutati ad avvicinare e identificare
il personaggio, il suo volto, i suoi gesti, i suoi pensieri. Di lei la
scrittrice ci lascera' l'immagine raffinata del dipinto in copertina (una
"soglia" comunque significativa) e una frase che vi allude all'interno del
libro. L'angosciosa fiaba, insomma, e' girata dall'altra parte, non vuole
raccontare di bambini dispersi nel bosco, ma di una nonna che ritrova alla
fine sua nipote.
Per una volta, e con qualche disappunto di lettori "smaliziati", Dacia
Maraini porta la sua storia al lieto fine: e' come se il personaggio di
Zaira comportasse questo, come se il ritrovamento fosse il premio dovuto a
Za', nella cui ottica si svolge tutta la storia, e fosse dovuto anche alla
bambina in cornice che chiede continuamente alla madre di raccontarle delle
storie.
Dimenticata Isolina, la donna tagliata a pezzi? Dimenticati i poveri bambini
di Buio? Forse no, ma il modo in cui e' congegnata l'architettura del libro
impone la sua legge. Secondo Alessandro Zaccuri quell'architettura e'
perfino eccessiva e l'autrice sembra non credere fino in fondo al
funzionamento degli elementi di novita' e di ricerca che rappresentano un
tributo al Novecento con tutta la sperimentazione sul romanzo (si pensi a Se
una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino).
Ma nella storia di Colomba e della lunga ricerca di Za' sono presenti
situazioni e paesaggi che la rendono affascinante e ricca di ariose liberta'
di scrittura: il bosco, per esempio, come sottolinea Ferruccio Parazzoli e
come la Maraini stessa gli conferma in uno scritto, si pone come un vero e
proprio personaggio all'interno del racconto, un deuteragonista capace di
determinare gli snodi non solo dell'ambientazione, ma dell'intera storia. Il
bosco, il paesaggio: l'ambiente tradizionale dei racconti di fate e
d'iniziazione, gia' analizzato in modo incomparabile da Propp e da
Bettelheim, diviene a poco a poco, nel romanzo, il luogo d'accoglienza del
lettore, delle sue domande e perplessita', delle sue meditazioni, il luogo
in cui, come l'ospite in casa della donna dai capelli corti, puo' sentirsi
accolto nel cuore della storia che si va costruendo.
Il bosco, insieme al desco della narratrice, e' il luogo che Calvino
definirebbe "dei destini incrociati", dove si intrecciano tutte le storie
possibili, dove la scelta che si compie in una direzione piuttosto che in
un'altra e' determinante per l'evoluzione del racconto. Luogo laboratorio,
in cui il lettore e' chiamato a condividere le scelte e in cui forse, dopo
essersi avventurato nel gomitolo a' rebours delle memorie di Za' e aver
concesso la propria adesione al personaggio, sara' proprio lui a determinare
l'esito del romanzo, divenendo autenticamente lector in fabula.
A lui, oltre che a Za', la donna dai capelli corti non potra' negare il
lieto fine, dopo averlo spinto in quel bosco a identificarsi nella quete,
pena una frustrazione non preparata, che spezzerebbe la cooperazione
interpretativa tra lettore e scrittore.
Nelle ricostruzioni precedenti, Dacia Maraini cospargeva il testo e il
paratesto di indizi significativi o dava per conosciuto un esito tragico
gia' storicizzato. Solo in questo romanzo e, non a caso, nella Lunga vita di
Marianna Ucria occulta quegli indizi e, forse, li cerca ella stessa nel
momento in cui costruisce il romanzo, tenendo il lettore sospeso riguardo
all'esito (anche se, nel titolo di Marianna Ucria l'aggettivo fornisce un
semindizio). Concludere semplicisticamente che sono i due romanzi in cui la
scrittrice si identifica maggiormente con i personaggi femminili danneggiati
significa ridurre il complesso lavoro della scrittura, ma si puo' in qualche
misura darlo per scontato. Marianna e Colomba sono due figure della
formazione femminile, tema che nessuno ha mai indagato a fondo nel suo patto
di danneggiamento, che la salvezza finale non ripara mai del tutto. Il lungo
lavoro della Maraini sull'intricato albero delle storie di formazione
femminile rappresenta un contributo importante e di valore universale, e
Colomba, dolente storia dei nostri giorni senza moralismi e senza
spiegazioni facili, propone al lettore un esile filo di speranza.

6. LIBRI. FRANCESCA LAZZARATO PRESENTA "ATTEGGIAMENTO SOSPETTO" DI MURIEL
SPARK
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 agosto 2008 col titolo "Ironica e
crudele, un'altra Muriel Spark" e il sommario "Alter ego romanzeschi.
Gaudenti scrittrici capaci di trasformare la finzione in vita vissuta.
L'autrice inglese degli Anni fulgenti di Miss Brodie e' tornata ieri in
libreria per Adelphi con un romanzo intitolato Atteggiamento sospetto".
Francesca Lazzarato dirige collane editoriali ed e' autrice, curatrice e
traduttrice di molti libri soprattutto per giovani e bambini.
Muriel Spark (Edimburgo, 1918 - Firenze, 2006), scrittrice, e' autrice di
molti apprezzati romanzi (ma anche saggi, versi, racconti, commedie,
antologie di classici). Tra le opere di Muriel Spark segnaliamo
particolarmente i romanzi: The Comforters (1957); Robinson (1958); Memento
Mori (1959); The Ballad of Peckham Rye (1960); The Bachelors (1960); The
Prime of Miss Jean Brodie (1961); The Girls of Slender Means (1963); The
Mandelbaum Gate (1965); The Public Image (1968); The Driver's Seat (1970);
Not to Disturb (1971); The Hothouse by the East River (1973); The Abbess of
Crewe (1974); The Takeover (1976); Territorial Rights (1979); Loitering with
Intent (1981); The Only Problem (1984); A Far Cry From Kensington (1988);
Symposium (1991); Reality and Dreams (1996); Aiding and Abetting (2000); The
Finishing School (2004)]

E' forse un reato starsene seduti su una pietra tombale in un vecchio
cimitero abbandonato? E, se la risposta fosse si', che tipo di reato
sarebbe? "Profanazione e violazione, oppure ostruzione o intralcio, mancanza
del dovuto riguardo, perfino atteggiamento sospetto" - risponde gentilmente
il giovane poliziotto interrogato in proposito. Ma poi, dato che siamo nella
Londra del 1950 e non nell'Italia dei sindaci sceriffi, saluta allegramente
e se ne va, augurando buona fortuna alla ragazza che si e' rifugiata in quel
luogo insolito per scrivere una poesia ed e' tutta assorta in un esercizio
metrico avvicente e complesso.
Cosi', con questa britannica scenetta in cui le forze dell'ordine si piegano
di buon grado alle ragioni della letteratura, comincia uno dei piu' bei
romanzi di Muriel Spark, Lottering with intent (1981), lungamente assente
dalle nostre librerie e finalmente riproposto da Adelphi con il titolo
Atteggiamento sospetto (pp. 185, euro 17) nella bella e curatissima
traduzione di Ettore Capriolo, la stessa della prima edizione italiana del
1990, apparsa presso Feltrinelli e ormai introvabile.
Sugli scaffali dei molti e fedelissimi lettori di una delle piu' grandi
scrittrici di lingua inglese del '900 si vanno dunque riempiendo i molti
vuoti lasciati da una accidentata traiettoria editoriale, che dagli anni '60
ai '90 ha visto transitare prima nel catalogo Mondadori e poi in quelli
Bompiani e Feltrinelli romanzi come La porta di Mandelbaum, tradotto dallo
stesso Capriolo, o Gli anni fulgenti di Miss Brodie nella memorabile
versione di Ida Omboni, Identikit, L'immagine pubblica, La finestra
sull'East River, Mementi Mori, Simposio, La ballata di Peckan Rye e molti
altri.
Una vera fortuna, per chi ama la prosa tagliente, l'ironica crudelta', il
disincanto e i complessi, perfetti intrecci a incastro della Spark, che
Adelphi abbia rimediato (come e' gia' accaduto nel caso di Simenon) alla
miopia editoriale di chi a suo tempo ha rinunciato a cuor leggero a
un'autrice di questo calibro, il cui vasto e duraturo successo e' la
conferma di quanto grida allegramente proprio uno dei personaggi di
Atteggiamento sospetto: "Al diavolo il lettore medio! Il lettore medio non
esiste!".
*
Esordiente a quarant'anni
E una doppia fortuna per chi non aveva ancora letto questo librino
perfidissimo la cui giovane protagonista, Fleur Talbot, ha diversi tratti in
comune con la sua creatrice: come lei convinta del proprio talento, come lei
appassionata lettrice ed esegeta del cardinale Newman, come lei cattolica
(la Spark, di padre ebreo e madre anglicana, si converti' al cattolicesimo
nel 1954), come lei totalmente assorbita da una scrittura che le procurava
un assoluto e imperituro "gaudio".
Si', c'e' molto dell'autrice in Fleur Talbot, a parte una certa differenza
d'eta', perche' diversamente dal suo personaggio la Spark comincio' a
scrivere e a pubblicare piuttosto tardi, dopo la fine della guerra e di un
matrimonio disastroso da cui era nato un figlio presto abbandonato alle cure
dei nonni paterni, e con il quale non ebbe mai buoni rapporti.
La sua opera prima, The Comforters, usci' quando la scrittrice, nata a
Edimburgo nel 1918, aveva quasi quarant'anni, ma da allora la sua carriera
conobbe una inalterata e inalterabile fortuna: almeno venti romanzi
(l'ultimo dei quali apparso nel 2004, due anni prima della morte avvenuta in
Toscana, dove la Spark viveva da un trentennio), raccolte di racconti e di
poesie, saggi, biografie (quelle dedicate a Emily Bronte e Mary Shelley sono
pubblicate in Italia da Le Lettere).
In seno a un corpus narrativo cosi' denso e importante Atteggiamento
sospetto potrebbe apparire come un'operina minore, quasi un divertissement
in cui tornano temi e situazioni presenti in altri romanzi dell'autrice: per
esempio il ritratto piu' che spietato del mondo letterario ed editoriale,
messo alla berlina con sapienza feroce; gli stravaganti club, le sette, le
misteriose associazioni dominate da personaggi ambigui e ansiosi di prendere
il controllo della vita e della mente altrui; e poi i bizzarri vegliardi che
si prendono il lusso di ignorare tutte le convenzioni, gli intellettuali e
gli alto-borghesi, le audaci ragazze "di pochi mezzi", le maligne "rose
inglesi", gli artisti nevrotici e le loro devote e nevrotiche mogli...
Motivi e personaggi gia' noti a chi ha letto Invidia, Gli scapoli e
soprattutto l'ineguagliabile A mille miglia da Kensington con suo grottesco
pisseur de copie.
E tuttavia Atteggiamento sospetto possiede una sua luce particolare, e' una
sorta di brillante "piccola frase", una preziosa variazione sul significato
della letteratura e sulla sua capacita' di dare un senso alla vita (ad
alcune vite, perlomeno) e riempirle di gioia, ansia e attesa. Questo e' lo
stato d'animo di Fleur Talbot, quando legge e soprattutto quando scrive,
sicura non di riprodurre ma di creare la vita, la stessa di cui e' un'avida
e interessata spettatrice, consapevolmente posseduta da un demone che la fa
gioire "nel vedere le persone per quello che erano, e sempre di piu', sempre
di piu'": preziosa materia prima, "pura poesia" scovata la' dove altri non
vedrebbero che una governante arrivista, una vecchia incontinente o un
ometto dal cranio a uovo. E' proprio scrivendo il suo primo romanzo,
Warrender Chase, che Fleur si rende conto di tutto questo, e la realta'
diventa per lei una sorta di caverna di Aladino, fonte di meraviglia e di
continua scoperta. Che prezioso rinvenimento, per esempio, che pepita d'oro
e' per lei il suo datore di lavoro, Sir Quentin, che si identifica col
cardinale Newman, distribuisce pasticche di dexedrina ed esorta i membri
della Associazione Autobiografica da lui fondata alla piu' assoluta
sincerita': una sorta di vampiro che divora i suoi adepti, ottenendone
un'obbedienza cosi' cieca da portare al suicidio.
*
Un disegno da scoprire
Ma e' Sir Quentin che ispira a Fleur il protagonista di Warender Chase,
oppure e' Fleur che disegna il destino dell'anziano e folle baronetto e dei
personaggi che lo circondano? Fatti e persone migrano nelle sue pagine per
abitarle, o chi racconta indovina moventi, azioni, pensieri, li anticipa e
li modella? Mai come in questo romanzo la Spark sembra chiedersi fino a che
punto la letteratura sia capace di svelare il disegno che e' sotto gli occhi
di tutti ma che solo pochi (i grandi narratori, coloro che scrivono "con
gaudio") riescono a scorgere nell'assurdo e intricato labirinto della
realta'.
Alla fine, dopo furti plurimi di manoscritti e documenti, incontri e
scontri, innumerevoli te' e sorprese che si susseguono al ritmo di un
frenetico vaudeville, i conti torneranno con caotica precisione e Fleur
diventera' per tutti quello che ha sempre saputo di essere: una scrittrice
all'inizio di una lunga, luminosa carriera, e, soprattutto, qualcuno che mai
e poi mai si sognerebbe di comportarsi in modo disonesto con i propri
lettori. Che non sono, va da se', lettori qualunque: perche', come dice
Fleur Talbot, l'idea che a leggere i propri libri siano dei mediocri e'
davvero insopportabile.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 563 del 30 agosto 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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