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Minime. 561
- Subject: Minime. 561
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 28 Aug 2008 01:00:57 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 561 del 28 agosto 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La stessa cosa 2. Severino Vardacampi: L'internazionale oggi necessaria. Quindici tesi 3. Peppe Sini: La guerra afgana, la spina nella carne 4. Jeff Halper: Con la scelta della nonviolenza 5. "Memorial": La condivisione della memoria per ricomporre le ferite del Novecento 6. Daniela Rasia intervista Elena Gianini Belotti 7. Alcuni estratti da "Pensieri spettinati" di Stanislaw Jerzy Lec 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LA STESSA COSA Sono una stessa cosa la guerra e il razzismo. Sono una stessa cosa la guerra e il riarmo. Sono una stessa cosa la guerra e il totalitarismo. * Chi non si oppone alla guerra ne e' complice. La guerra, consistendo dell'uccisione di esseri umani, e' incompatibile con lo stato di diritto e la democrazia. La guerra, consistendo dell'uccisione di esseri umani, e' incompatibile con la politica intesa come civile convivenza degli esseri umani. La guerra, consistendo dell'uccisione di esseri umani, e' incompatibile con il diritto alla vita, con tutti gli altri diritti e con la dignita' di ogni essere umano. La guerra e' nemica dell'umanita'. * Tra la guerra e l'umanita' scegli la tua parte. Solo la nonviolenza piu' salvare l'umanita'. 2. EDITORIALE. SEVERINO VARDACAMPI: L'INTERNAZIONALE OGGI NECESSARIA. QUINDICI TESI 1. Per la lotta di liberazione delle oppresse e degli oppressi, per la lotta di liberazione che coincide anche con la lotta per la conservazione della biosfera e della civilta' umana, e' necessaria una nuova internazionale. * 2. Elemento decisivo di questa nuova internazionale e' l'opposizione alle uccisioni e alla guerra, ai suoi strumenti, ai suoi apparati. * 3. Scelta necessaria di questa internazionale e' la nonviolenza come metodo e come criterio, come sviluppo coerente della parte piu' rigorosamente responsabile e solidale, veritativa e liberatrice, delle tradizioni teoriche e pratiche da cui i movimenti delle oppresse e degli oppressi provengono, e come prospettiva per la politica del XXI secolo. * 4. Senza la scelta della nonviolenza non e' possibile opporsi alla guerra, alle sue logiche ed ai suoi apparati; non e' possibile opporsi allo sfruttamento onnicida; non e' possibile costruire una civile convivenza globale. * 5. Senza la consapevolezza che vi e' una sola umanita' in un mondo ormai interconnesso, e che quindi dell'integralita' di essa ed esso tutte e tutti si reca piena corresponsabilita', non e' piu' possibile un agire politico adeguato ai compiti dell'ora. La nonviolenza e' questa consapevolezza. * 6. Rispetto alle tradizioni liberali e democratiche, cosi' come rispetto alle tradizioni socialiste e democratiche, si tratta di ereditare criticamente il loro portato. * 7. Il femminismo e' la corrente calda della nonviolenza in cammino, il decisivo suo inveramento storico, la decisiva apertura, il concreto cominciamento. * 8. Quella che si chiamo' la nuova ecologia, e che oggi meglio diremmo - con formula piu' ampia ed aggettante - principio responsabilita' ed etica della cura, e' l'altro elemento fondativo. * 9. Rispetto alle tradizioni religiose, di tutte esse va accolto quanto convoca al bene comune, alla solidarieta', alla reciproca cura, alla misericordia che tutti e tutto raggiunge, alla comune protezione e salvezza. Va rigettato quanto implica totalitarismo e fanatismo. * 10. La politica democratica coerente e adeguata ai compiti dell'ora - la politica della nonviolenza - e' l'opposto del riduzionismo: e' riconoscimento, mediazione e ricomposizione, e' comprensione e gestione del conflitto, e' visione complessa e accudente della societa' e delle culture. * 11. Decisivo e' il campo del giuridico come inveramento ed applicazione del principio dell'uguaglianza sostanziale di ogni essere umano come persona portatrice di diritti, cosi' come sancito nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Cio' implica la definizione e la condivisione di istituzioni e di regole che si oppongano al maschilismo, al razzismo, a tutte le forme di oppressione e discriminazione, di sfruttamento e di esclusione, di misconoscimento e denegazione della dignita' e dei diritti di ogni essere umano e dell'umanita' nel suo insieme. * 12. L'opposizione alla violenza, la condivisione dei beni, l'esempio, l'educazione, la coerenza tra mezzi e fini, la coscienza della propria ed altrui fallibilita', l'ascolto reciproco, la deliberazione in comune e la verifica dei poteri; sono strumenti operativi indispensabili. * 13. L'azione politica e sociale della nonviolenza in cammino si da' nel conflitto e nella contraddizione, e insieme nella condivisione e nella solidarieta'. La nonviolenza e' lotta e comunicazione, o non e' nulla. * 14. Il riconoscimento del diritto a vivere, a pensare, a comunicare, il riconoscimento dell'altro, la piena contezza della complessita' e della relazionalita' come fondative dell'esistenza individuale e sociale: sono sostanza della scelta della nonviolenza in cammino. * 15. Tra umanita' e mondo extraumano vige una relazione complessa e interdipendente. La cura del mondo e la cura di se' sono interconnesse: non si da' civilta' umana senza cura della biosfera, non si da' piena estensione dei diritti umani senza rispetto per le altre forme di vita. 3. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA GUERRA AFGANA, LA SPINA NELLA CARNE La guerra terrorista e stragista in Afghanistan cui l'Italia partecipa in violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale. Le stragi che li' ogni giorno avvengono e di cui anche noi siamo corresponsabili. Questo orrore a cui dovremmo opporci con tutte le nostre forze. * Ed invece c'e' quasi solo questo foglio in tutta Italia a dirlo, che occorre opporsi alla guerra, che occorre contrastare le stragi, che occorre far cessare la partecipazione ialiana a quel crimine. 4. TESTIMONIANZE. JEFF HALPER: CON LA SCELTA DELLA NONVIOLENZA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 agosto 2008 col titolo "Perche' io, ebreo israeliano, sono su quelle barche". Jeff Halper, pacifista israeliano, e' urbanista e docente di antropologia all'Universita' Ben Gurion del Negev, vive a Gerusalemme e coordina l'Icahd, il Comitato israeliano contro la demolizione delle case palestinesi (www.icahd.org)] Questa mattina salpero' con una delle due barche del Free Gaza Movement da Cipro verso Gaza. L'obiettivo e' spezzare l'assedio israeliano - un assedio assolutamente illegale che ha costretto un milione e mezzo di palestinesi in condizioni sciagurate: prigionieri nelle loro stesse case, esposti ad ogni violenza militare, privati delle necessita' basilari per vivere, spogliati di ogni fondamentale diritto umano e della dignita'. La nostra iniziativa vuole smascherare la falsita' delle dichiarazioni israeliane, che sostengono che non c'e' alcuna occupazione in atto, o che l'occupazione si e' conclusa con il "disimpegno delle forze armate" o che l'assedio non ha nulla a che vedere con la questione "sicurezza". Cosi' come l'occupazione della Cisgiordania e di Gerusalemme est, dove Israele ha posto sotto assedio citta', villaggi ed intere regioni, l'assedio di Gaza e' politico. Ha l'intento di isolare il governo palestinese democraticamente eletto e spezzare la sua capacita' di resistere ai tentativi israeliani di imporre un regime di apartheid nell'intero paese. La nostra missione non parte solo dall'obiettivo di portare aiuti umanitari, sebbene siano previsti aiuti ai bambini. Rifiutiamo il concetto che la popolazione di Gaza sia sofferente a causa "di una crisi umanitaria". In realta' le loro sofferenze derivano da una precisa e deliberata politica di repressione a loro imposta dal mio governo, il governo di Israele. Ecco perche' io, ebreo israeliano, mi sono sentito in dovere di unirmi a questa importante tentativo. Come persona che cerca una giusta pace anche con coloro che mi sono sempre stati rappresentati come nemici, data la mia preoccupazione per i diritti all'autodeterminazione dei palestinesi e per il fatto che l'occupazione sta distruggendo il tessuto morale del mio paese, non posso permettermi di stare passivamente da parte. Un atteggiamento del genere significherebbe essere complici di comportamenti israeliani che si pongono all'opposto della vera essenza della religione, della cultura e della morale ebraica. Israele ha, ovviamente, delle legittime preoccupazioni circa la propria sicurezza, e gli attacchi palestinesi contro civili in Sderot ed altre comunita' poste al confine con Gaza non possono essere ammessi. Secondo la quarta Convenzione di Ginevra, Israele come "Forza occupante" ha il diritto di monitorare i movimenti di formazioni armate a Gaza, come questione di "urgente necessita' militare". Come persona che cerca di far terminare questo infinito conflitto attraverso mezzi nonviolenti, non ho obiezioni che la Marina israeliana abbordi le nostre imbarcazioni in cerca di armi - anche se so che questo non e' il parere di tutti i partecipanti a Free Gaza. Ma questo e' il limite invalicabile. Il diritto internazionale non da' ad Israele alcun diritto di imporre un assedio piu' ampio, in cui la popolazione civile viene colpita. Non ha alcun diritto di ostacolarci, di impedire a persone, che navigano in acque internazionali e palestinesi, di raggiungere Gaza - soprattutto dal momento che Israele ha dichiarato che non c'e' piu' occupazione a Gaza. Una volta che la Marina israeliana si sia convinta che noi non rappresentiamo un pericolo per la sicurezza, noi ci aspettiamo ragionevolmente di poter continuare il nostro pacifico e legale viaggio verso il porto di Gaza. Gente comune ha giocato ruoli chiave nella storia. Noi, e non solo i politici, abbiamo una responsabilita' politica e morale verso il nostro prossimo. Se, come ebreo israeliano, posso essere accolto dai palestinesi di Gaza come persona di pace, se essi mi hanno garantito il diritto morale e politico di parlare, e' necessario, allora, cambiare la politica che ostruisce la pace, la giustizia e i diritti umani. Voglio anche richiedere, a gran voce, il rilascio di tutti i prigionieri politici detenuti da Israele, inclusi i ministri del governo di Hamas e i parlamentari, e il ritorno a casa del soldato israeliano Gilad Shalit. Questa missione potrebbe drammaticamente trasformare il panorama politico, aprendo le porte a veri negoziati che non possono avviarsi senza una manifestazione di buona volonta' che puo' essere rappresentata proprio dal rilascio dei rispettivi prigionieri. Il mio viaggio a Gaza e' una dichiarazione di solidarieta' con il popolo palestinese e le sue sofferenze, e una accettazione di responsabilita' in nome del mio popolo, Israele. Solo noi, essendo la parte piu' forte nel conflitto e rappresentando la forza di occupazione, possiamo porre fine ad esso. La mia presenza a Gaza e' anche una riaffermazione che ogni risoluzione del conflitto deve includere tutti i popoli della regione, palestinesi come israeliani. Piu' di ogni altra cosa, la mia presenza nell'azione di Free Gaza afferma una mentalita' pacifica che israeliani e palestinesi hanno dimenticato in anni di cruenti conflitti. Noi ci rifiutiamo di essere nemici. Mi unisco ai miei compagni, provenienti da diciassette paesi, all'appello alle genti e ai governi di tutto il mondo perche' ci aiutino a porre fine all'assedio di Gaza, anzi all'occupazione. Aiutateci a costruire un pace giusta e duratura in questa torturata terra santa. Aiutateci a rimuovere una delle principali fonti di instabilita' politica e conflitto. 5. DOCUMENTI. "MEMORIAL": LA CONDIVISIONE DELLA MEMORIA PER RICOMPORRE LE FERITE DEL NOVECENTO [Dal quotidiano "La Repubblica" del 27 agosto 2008 col titolo "Come ricomporre le ferite del '900", il sommario "Ogni popolo sembra avere un suo XX secolo e lo ricorda a modo suo, Perche' e' importante invece che la memoria sia condivisa" e la nota redazionale "Pubblichiamo parte del documento di 'Memorial', l'associazione russa fondata nel 1989 che compie ricerche sulla repressione politica in Urss nel XX secolo e sulla violazione dei diritti umani negli ex Paesi dell'Est. Dal 2004 ha una filiale italiana"] Il XX secolo ha lasciato ferite profonde e mai rimarginate nella memoria di tutti i popoli dell'Europa Orientale e Centrale. Rivoluzioni, colpi di stato, due guerre mondiali, l'occupazione nazista dell'Europa, l'inconcepibile catastrofe dell'Olocausto. Un susseguirsi di dittature, ognuna delle quali privava gli uomini della liberta', e in cambio imponeva valori unificati, obbligatori per tutti. I popoli acquisivano, perdevano e tornavano ad acquistare un'indipendenza nazionale intesa, per lo piu', nell'ambito dell'autocoscienza etnica - e ogni volta l'una o l'altra comunita' si sentiva offesa e umiliata. E' la nostra storia comune. Ma ogni popolo ricorda questa storia a modo suo. La memoria nazionale rielabora e intende a modo proprio l'esperienza comune. E percio' ogni popolo ha un suo XX secolo. L'amarezza delle antiche offese puo' avvelenare i rapporti fra i popoli: se non si trovano leader come Vaclav Havel che ebbe il coraggio di chiedere pubblicamente scusa ai tedeschi espulsi dalla zona dei Sudeti dopo la guerra e ai loro discendenti. Gesti simbolici che possono ridurre sensibilmente la tensione tra i popoli. Purtroppo e' raro che persone della levatura morale di Havel diventino leader nazionali. Oggi le discussioni su argomenti storici sorgono non tanto intorno ai fatti, quanto intorno alle loro diverse interpretazioni. Per una lettura coscienziosa dell'uno o dell'altro avvenimento, e' necessario innanzitutto esaminarlo nel suo concreto contesto storico. Spesso tuttavia la scelta stessa di quel contesto genera valutazioni inconciliabili. Cosi', nel contesto della separazione forzata di Vilnius e della regione circostante dallo stato Lituano avvenuta nel 1920 e della loro successiva annessione alla Polonia, la restituzione di tali territori alla Lituania nell'autunno del 1939 appare un atto di ripristino della giustizia. Ma questo avvenimento e' considerato in tutt'altro modo nel contesto del patto Molotov-Ribbentrop, della fine dello Stato polacco, e degli altri avvenimenti delle prime settimane della seconda guerra mondiale. Come bisogna percepire gli avvenimenti del 1944, quando l'esercito sovietico scaccio' i tedeschi dalla Lituania, dall'Estonia e da gran parte della Lettonia? Come una liberazione dei Paesi Baltici dagli hitleriani? Come un'importante tappa sulla via della definitiva vittoria sul nazismo? Indubbiamente; e infatti proprio cosi' questi avvenimenti sono percepiti nel mondo. In Russia questa percezione e' particolarmente acuta, fa parte delle basi su cui si fonda l'autocoscienza nazionale. Ma per gli estoni, i lettoni e i lituani le vittorie militari dell'esercito sovietico significavano anche che i loro paesi tornavano a far parte dell'Urss, lo stato che nel 1940 li aveva privati dell'indipendenza nazionale; significavano il ritorno del regime che dal luglio del 1940 al giugno del 1941, si era fatto conoscere con numerosi arresti e condanne per reati politici, deportazioni di migliaia di persone in Siberia e Kazachstan, esecuzioni sommarie nei primi giorni di guerra. I cittadini della Russia e degli altri stati entrati a far parte dell'Urss hanno il diritto di essere orgogliosi dei successi militari dell'esercito sovietico nel 1944? Senza alcun dubbio: questo diritto e' stato pagato con il sangue di centinaia di migliaia di soldati. Ma devono sapere e capire che cosa, oltre alla liberazione dal nazismo, questi successi hanno portato ai popoli baltici. E questi ultimi devono ricordare che cosa significa per la Russia - e per l'umanita' intera - la memoria della lotta dei popoli contro il nazismo. L'elenco degli esempi in cui la memoria di un popolo entra in contraddizione con quella di un altro si potrebbe allungare. Queste contraddizioni non sono di per se' negative, al contrario: arricchiscono la coscienza storica di ciascun popolo e rendono piu' articolate le nostre idee del passato. In quel settore della storia di cui si occupa l'Associazione "Memorial" (e cioe' la storia del terrore di Stato sovietico) questa diversita' di valutazioni e' risultata non meno dolorosa che negli altri. Se non se ne prende coscienza, le tragedie del passato diventano la base per nuovi miti storico-politici, influiscono sulle mentalita' nazionali, le distorcono, mettono paesi e popoli l'uno contro l'altro. Quasi in tutti i paesi dell'ex "campo socialista" fioriscono oggi delle forme di riflessione storico-politica che inducono a concepire le "proprie" sofferenze esclusivamente come risultato della "altrui" cattiva volonta'. Inoltre si esasperano ed estremizzano le valutazioni storico-giuridiche di quanto e' avvenuto: per esempio, la parola "genocidio" e' diventata moneta corrente nel lessico politico di tutta una serie di paesi postcomunisti. Noi ci rendiamo conto che anche valutazioni estremistiche di questo genere non di rado recano in se' una parte di verita' storica. Ma riteniamo che una verita' parziale sia sempre pericolosa: in primo luogo per coloro che sono pronti a prenderla per verita' storica assoluta. Quando si coltiva l'immagine del proprio popolo come "vittima", si finisce col sottrarsi alle proprie responsabilita', a identificare il "carnefice" col vicino. Ma scrollarsi di dosso qualsiasi responsabilita' e scaricarla sul vicino non e' il presupposto migliore per la comprensione reciproca fra i popoli, e neppure per la propria rinascita nazionale. 6. RIFLESSIONE. DANIELA RASIA INTERVISTA ELENA GIANINI BELOTTI [Dal mensile "Letture", n. 612, dicembre 2004, col titolo "Gianini Belotti, dalla parte delle donne" e il sommario "Vincitrice del Premio Grinzane 2004 con il romanzo Prima della quiete, la studiosa non ha mai rinunciato ad attaccare le tante discriminazioni sessuali che le donne hanno storicamente subito e che tuttora persistono". Daniela Rasia scrive di argomenti culturali su "Letture". Elena Gianini Belotti, pedagogista e scrittrice, e' nata a Roma, dove attualmente vive alternando lunghi soggiorni nella campagna toscana; dal 1960 al 1980 ha diretto il Centro Nascita Montessori di Roma, per molti anni ha insegnato in un Istituto professionale statale per assistenti all'infanzia; collabora con quotidiani e periodici, ed e' autrice di saggi e romanzi che hanno fortemente contribuito alla riflessione sui temi legati all'essere donna in tutte le eta'; particolarmente con il suo Dalla parte delle bambine - considerato il manifesto del femminismo pedagogico - e' stata una delle voci piu' vive nella denuncia dell'oppressione maschile sulle donne. Opere di Elena Gianini Belotti: Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973; Che razza di ragazza, Savelli, Roma; Prima le donne e i bambini, Rizzoli, Milano 1980; Non di sola madre, Rizzoli, Milano 1983; Il fiore dell'ibisco, Rizzoli, Milano 1985; Amore e pregiudizio, 1988; Adagio un poco mosso, 1993; Pimpi' Oseli', 1995; Apri le porte all'alba, 1999; Voli, 2001; Prima della quiete, Rizzoli, Milano 2003; Pane amaro, Rizzoli, Milano 2006] Dell'ormai storico Dalla parte delle bambine (1973) di Elena Gianini Belotti, la generazione uscita dal Sessantotto ha fatto il libro culto della rivendicazione femminista. Con quest'opera aveva preso avvio un percorso saggistico-narrativo dell'autrice, dove i temi dell'educazione e dell'identita' maschile-femminile hanno ricoperto una parte fondamentale. Ricordiamo: Che razza di ragazza (1979), Prima le donne e i bambini (1980), Non di sola madre (1983), Il fiore dell'ibisco (1985), Amore e pregiudizio (1988), Adagio un poco mosso (1993), Pimpi' Oseli' (1995), Apri le porte all'alba (1999), Voli (2001). L'ultimo romanzo, Prima della quiete, vincitore del Premio Grinzane 2004, rievoca la storia tragica della maestra Italia Donati nella provincia toscana di fine '800, "caduta sul campo dell'emancipazione femminile", vittima innocente del pregiudizio dei tempi. * - Daniela Rasia: Come mai proprio questa vicenda, visto che altre analoghe ce ne sono state, come lei stessa dice nel romanzo? - Elena Gianini Belotti: E' vero, vicende analoghe ce ne sono state all'epoca di Italia Donati, ma la sua era ampiamente documentata. E poi bisogna pur scegliere una tra le tante da raccontare, se no salta fuori un saggio sulla condizione delle maestre dell'800, che non era nelle mie intenzioni. Mi sono imbattuta in questa storia per puro caso, ma da tempo ero affascinata dalle cause e ragioni del suicidio femminile e volevo indagarle. Il suicidio della Donati, a prima vista, mi era parso tipico del suo tempo, ma via via che procedevo nella consultazione dei documenti e nella scrittura, mi rendevo conto che, in maniera piu' subdola e sotterranea, i pregiudizi, le ostilita', la misoginia, di cui lei e' stata vittima, esistono e resistono anche oggi. * - Daniela Rasia: A un certo punto del suo percorso di narratrice-saggista lei opta decisamente per il genere romanzo: per quali motivi? - Elena Gianini Belotti: Ho cominciato a scrivere racconti quando avevo sedici anni, quindi la mia vocazione narrativa e' stata molto precoce. Quando, molto piu' tardi, ho ricominciato con Dalla parte delle bambine, avevo accumulato decenni di rabbie, indagini e riflessioni sulla programmata inferiorizzazione delle bambine, utilizzando anche il punto di vista privilegiato che mi consentiva il mio lavoro al centro nascite Montessori. E' del 1969, cioe' qualche anno prima dell'esplosione del femminismo, un mio articolo su "Noi donne" sui condizionamenti cui vengono sottoposte le bambine fin dalla nascita, che era gia' una scaletta del libro che avrei pubblicato quattro anni dopo. Ho scritto altri saggi su argomenti che mi sembrava urgente affrontare, poi sono tornata alla mia disposizione originaria e ho ripreso a narrare. * - Daniela Rasia: Dagli anni Settanta ad oggi: la relazione uomo-donna ha preso una strada diversa da quella allora auspicata? - Elena Gianini Belotti: Ho l'impressione che non abbia preso nessuna strada, perche' le donne ci hanno provato, gli uomini non hanno risposto e alla ricerca del dialogo si e' sostituita la contrapposizione. Molti uomini vivono malissimo un'identita' femminile piu' forte e determinata, e reagiscono con la violenza e la resistenza piu' o meno passiva. * - Daniela Rasia: Ritiene la resistenza ad accettare la sessualita' della donna matura sia ancora presente nella societa' d'oggi? - Elena Gianini Belotti: E' uno dei tabu' piu' duri a morire, l'interdizione resiste e le donne sono le prime a condividerla. Eppure basta guardarsi in giro per vedere donne mature molto attraenti, curiose, intelligenti, spiritose, vivaci. E' cosi': la donna e' ancora vista unicamente come corpo e sul corpo, non sull'intelletto, si gioca tuttora la seduzione femminile, segno che il dominio maschile, che comprende anche il possesso, reale o immaginario, delle donne giovani e feconde, non e' stato nemmeno scalfito. * - Daniela Rasia: Psicologia e psicoanalisi hanno aiutato le donne? - Elena Gianini Belotti: Io sono stata e sono ancora molto critica verso quelle teorie psicologiche che individuavano "la carenza di cure materne" nella primissima infanzia come prima causa della mancata salute mentale del bambino, mentre i bambini osservati erano orfani e abbandonati a se stessi e quindi soffrivano della carenza di cure da parte di chiunque. Ricerche viziate dall'ideologia dominante, cioe' della donna madre vista esclusivamente come riproduttrice e nutrice, e finalizzate al massiccio e immediato ritorno a casa di quelle che avevano lavorato e si erano conquistate un'indipendenza durante la guerra, per lasciare i posti di lavoro agli uomini che tornavano dal fronte. La mistica della maternita' viene tuttora predicata, perche' serve a indurre il senso di colpa delle madri e controllare la forza lavoro femminile, costringendo a casa per mancanza di servizi anche quelle che vorrebbero uscirne. Si dice che la presenza ininterrotta della madre sia fondativa della normalita' del bambino e cosi' si relegano ambedue in una soffocante solitudine "di coppia", in cui il padre o chiunque altro viene estromesso. Il bambino ha bisogno di molti rapporti affettuosi con adulti affettuosi per diventare un essere socievole. Per altro la psicoanalisi ha certamente aiutato le donne a vedere chiaro in se stesse e ad attenuare, se non a sconfiggere, l'autolesionismo indotto, frutto dell'inferiorizzazione sociale inevitabilmente interiorizzata. * - Daniela Rasia: Come giudica il contributo della sinistra nella conquista dei diritti delle donne? - Elena Gianini Belotti: La sinistra si e' lasciata trainare dal movimento delle donne e ha sostenuto i loro diritti in molte circostanze. Ma quello che le rimprovero e' di essersi limitata a battersi per il raggiungimento della parita' uomo-donna, cioe' per i diritti concreti lavorativi, salariali, sindacali, ma di non aver mai affrontato il cuore del problema, cioe' la natura, il carattere storico del rapporto uomo-donna. Voglio dire che, mentre la sinistra ha combattuto contro lo sfruttamento di classe, non ha mai affrontato lo sfruttamento di genere, per cui sembra tuttora normale per chiunque farsi accudire e servire dalle donne e rovesciare sulle loro spalle le enormi fatiche della sopravvivenza quotidiana. Donna e serva e' un grande libro di Armanda Guiducci, in cui affrontava, negli anni '80, il tema del lavoro subalterno casalingo femminile, "un gigantesco spettacolo di solitudine in cui per lo piu' si esaurisce il tempo e il senso dell'esistenza". La vera rivoluzione dei nostri tempi, quella piu' difficile, dovrebbe avvenire proprio nelle relazioni private, quelle in cui la sinistra non e' mai entrata. Come diceva Ingeborg Bachmann, "il fascismo incomincia nei rapporti privati e in primo luogo nei rapporti uomo-donna. Poiche' nei misfatti privati ci sono i germi di tutto, ci sono anche i grandi misfatti". 7. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "PENSIERI SPETTINATI" DI STANISLAW JERZY LEC [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di Stanislaw Jerzy Lec, Pensieri spettinati, Bompiani, Milano 1984 (1965). Stanislaw Jerzy Lec (Leopoli, 1909 - Varsavia, 1966), scrittore polacco, celebre autore di aforismi, nella seconda guerra mondiale fu detenuto in un campo di concentramento tedesco da cui riusci' a fuggire avventurosamente per unirsi alla Resistenza. Tra le opere di Stanislaw Jerzy Lec: Pensieri spettinati, costantemente ristampata da Bompiani] L'uomo - persona non grata. * La Rivoluzione francese ha dimostrato che restano sconfitti coloro che perdono la testa. * Se l'arte della conversazione fosse da noi in maggior onore, minore sarebbe l'incremento demografico. * E' forse per scontare il fatto che non credo nell'anima, che ne sono privo? * Al momento del confronto il cadavere non ha saputo riconoscere il proprio assassino. * Ho sognato della realta'. Che sollievo, svegliarsi! * E' una croce mettere d'accordo due coordinate. * Chissa' che cosa avrebbe scoperto Colombo se l'America non gli avesse sbarrato la strada. * Ci saranno sempre degli esquimesi pronti a dettare le norme su come devono comportarsi gli abitanti del Congo durante la calura. * Quanto un mito viene a cozzare contro un altro mito, lo scontro e' quanto mai reale. * Anche il manganello puo' indicare la strada. * La lotta per il potere va condotta contro di esso. * Da quando si e' messo in piedi sugli arti posteriori, l'uomo non sa piu' riacquistare l'equilibrio. * Se abbattete i monumenti, risparmiate i piedistalli. Potranno sempre servire. * Soffrire di cuore e non essere poeta? Vale forse la pena? * E' triste quando l'esistenza che ti e' pi? cara e' l'esistenza del problema. * La negazione e' un elemento positivo dell'insieme. * Bisogna essere decisi anche per tergiversare. * Si puo' chiudere un occhio sulla realta', ma non sui ricordi. * Come e' difficile provocare un'eco nelle teste vuote! * Peccato che per andare in paradiso si debba salire sul carro funebre. * Anche l'anima, ogni tanto, deve stare a dieta. * Bisogna continuamente ricominciare dalla fine. * Risparmi le parole. Ognuna potrebbe essere la tua ultima. * Se sono credente? Solo Iddio lo sa. * E' facile dire: "Eccomi!". Bisogna anche esserci. * Ci si puo' sputare addosso senza aprire la bocca. * C'e' chi si fa erigere un monumento come premio perche' si fa erigere un monumento. * "Un domani migliore" non da' mica la certezza di "un dopodomani ancora migliore". * L'uomo aumenta di prezzo, che e' lui stesso a pagare. * Gli ideali non sono fatti per gli idealisti. * In cima ad ogni vetta si e' sull'orlo dell'abisso. * C'e' chi vorrebbe capire cio' in cui crede, e altri che vorrebbe credere in cio' che capisce. * La somma degli angoli di cui ho nostalgia e' certamente superiore a 360. * Il troglodita non era troglodita. Rispecchiava il livello della civilta' dell'epoca. * Tutto e' illusione. Compresa la frase precedente. * Quando ti metti a saltare di gioia, bada che qualcuno non ti tolga la terra da sotto i piedi. * Il condannato non e' mai all'altezza della forca. * "Sono figlia del sole" mi diceva una lentiggine sul naso di Tizia. * Ci guardammo negli occhi: io vidi solo me, lei soltanto se'. * Le mani pulite dovrebbero forse essere piu' lunghe. * Chi ha mai chiesto alla tesi e all'antitesi se vogliono diventare sintesi? * Due linee parallele s'incontrano all'infinito - e ci credono. * La nostra ignoranza raggiunge mondi sempre piu' lontani. * Occupa una posizione sociale. Contro chi? * Perche' mai mentono quelli che non conoscono la verita'? * Dov'e' proibito ridere, non si ha il diritto di piangere. * Chi deve informare l'uomo della sua esistenza? * Oltre alla forza di gravita', cosa e' che ci trattiene sul globo terrestre? * Sono molti a starsene con le dita nel naso mentre la nazione vive i suoi momenti storici. E per lo piu' questi signori provengono da famiglie nelle quali il mettere le dita nel naso e' considerato una cosa orribile. * Sono convinto che l'uomo finira' per creare l'"omuncolo", l'uomo artificiale, ma per l'amor di Dio non ripeta il suo errore, non lo crei a somiglianza propria! * Tutto e' nelle mani dell'uomo. Percio' bisogna lavarle spesso. * Gli obesi vivono di meno; pero' mangiano di piu'. * Una bella menzogna? Attenzione! Siamo gia' nel campo della creativita'. * Il fieno ha un profumo per il cavallo e un altro ancora per gli innamorati. * Mi ha chiesto un tale: "Che faresti se tornando a casa trovassi l'amico di tua moglie a letto con un'altra donna?". * E' molto malsano vivere. Chi vive, muore. * I roghi non illuminano le tenebre. * Non voltare le spalle alla realta'? Ma se ci circonda da ogni lato! * Le rose profumano per mestiere. * Date a Dio quel che e' di Dio, a Cesare quel che e' di Cesare. E agli uomini? * Se un cannibale quando mangia si serve del coltello e della forchetta, si tratta d'un progresso? * L'insensatezza uccide. Gli altri. * Il tempo lavora. E tu? * E' piu' facile dare della prostituta a qualcuno, che esserlo. * Lo scetticismo e' davvero una comoda concezione del mondo? Gli scettici sono scettici sull'argomento. * E pensare che lo stesso fuoco che Prometeo sottrasse agli dei, accese il rogo di Giordano Bruno. * Si abbracciarono cosi' stretti che non rimase spazio per i sentimenti. * Bisogna battersi per il diritto alle eccezioni. Che "l'eccezione confermi la regola" solo se lo vuole. * Ogni scopa piano piano si scopa via da se'. * Il fondo non esiste. Ci sono soltanto limiti alla profondita'. * Siamo tuttora una societa' divisa in stati: ha la supremazia lo stato d'ubriachezza. * L'uomo che e' un genio e non lo sa - forse non lo e'. * Piu' e' ricca la tua fantasia, piu' ti senti povero. * Il fatto che sia morto, non significa affatto che sia vissuto. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 561 del 28 agosto 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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