Minime. 510



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 510 dell'8 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: La pretesa del dittatore
2. Oggi a Roma in piazza contro le leggi-canaglia
3. Anche a Milano oggi in piazza contro le leggi-vergogna
4. Anche in altre citta' si manifesta oggi per la legalita' costituzionale,
contro i poteri criminali e contro il razzismo
5. Scrittori e scrittrici per l'infanzia contro la persecuzione dei bambini
rom
6. Un appello "In difesa della Costituzione"
7. Enrico Piovesana: Strage a Kabul
8. Isabella Rossi presenta "Madri cattive" di Caterina Botti
9. Mascia Nassivera intervista Jorgen Stender Clausen su Hans Christian
Andersen (2002)
10. Maria Mataluno intervista Renata Lollo su Hans Christian Andersen (2005)
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA PRETESA DEL DITTATORE

La pretesa del governo e della sua masnada di sottrarsi ai controlli di
legalita', la pretesa di godere dell'impunita' per i crimini commessi, e' la
riproposizione del solito sogno di tutti i malfattori.
Certo, bisogna essere davvero accecati dalla propria protervia per non
accorgersi che l'argomento berlusconiano secondo cui avendo la sua minoranza
organizzata vinto le elezioni, ipso facto lui ed i suoi sodali devono godere
del privilegio di essere esonerati dall'obbligo del rispetto delle leggi,
acquisiscono il privilegio per cui ogni loro crimine - e molti ne hanno
commessi e procurati - deve essere condonato. Ma gia' i tragici greci
sapevano che gli dei accecano coloro che vogliono perdere.
E la pretesa berlusconiana di ripetere qui oggi la mossa del "doppio stato"
nazista su cui Fraenkel scrisse un non dimenticato saggio rivela fino in
fondo cosa stia accadendo nel nostro paese: che una cricca criminale, forte
di un potere di persuasione e controllo e manipolazione di massa che ad essa
deriva da un esteso controllo di tanta parte dei media televisivi, forte
della complicita' pressoche' totale e totalitaria del ceto politico, e forte
di un lungamente scientificamente coltivato imbarbarimento della societa',
ebbene, questa cricca criminale sta cercando di realizzare compiutamente
(giacche' in ampia misura esso si e' gia' realizzato) quel golpe che fu
progettato dai tempi della P2, quella P2 cui l'attuale presidente del
Consiglio dei ministri era iscritto.
Occorre sconfiggere questo disegno criminale.
Con la forza della verita', con la forza della legalita', con la forza della
democrazia.
Occorre riaffermare l'uguaglianza di tutti gli esseri umani dinanzi alla
legge.
Occorre riaffermare l'uguaglianza di dignita' e diritti di tutti gli esseri
umani.
Per questo oggi e' giusto e necessario scendere per le strade e nelle piazze
in difesa dell'ordinamento giuridico, della civilta', dei diritti umani di
tuti gli esseri umani.

2. INIZIATIVE. OGGI A ROMA IN PIAZZA CONTRO LE LEGGI-CANAGLIA

Oggi a Roma in piazza Navona alle ore 18 molte persone e movimenti
manifestano contro le leggi-canaglia del governo dell'illegalita' e del
razzismo; manifestano per la legalita' costituzionale e per i diritti umani;
manifestano per la democrazia.
Per informazioni, adesioni e contatti:
http://temi.repubblica.it/micromega-online

3. INIZIATIVE. ANCHE A MILANO OGGI IN PIAZZA CONTRO LE LEGGI-VERGOGNA
[Da Nando dalla Chiesa (per contatti: posta at nandodallachiesa.it) riceviamo e
diffondiamo.
Nando dalla Chiesa e' nato a Firenze nel 1949, sociologo, docente
universitario, gia' parlamentare e sottosegretario; e' stato uno dei
promotori e punti di riferimento del movimento antimafia negli anni ottanta;
e' persona di straordinaria limpidezza morale. Dal sito sopra citato
riprendiamo anche questa breve autopresentazione (risalente a qualche tempo
fa) di Nando dalla Chiesa: "Chi sono? Uno che ama impegnarsi, specialmente
se sono in gioco la liberta' e la giustizia. Ma anche la decenza mentale e
morale. Insomma, mi piace la democrazia e ho cercato di darmi da fare per
lei in tanti modi, anche se non ho ancora capito se lei me ne sia grata. Ora
sono sottosegretario al Ministero dell'Universita' e della Ricerca, con
delega al diritto allo studio, ai conservatori e alle accademie. Sono della
Margherita ma sono soprattutto un ulivista convinto, praticamente un fan del
partito democratico che si vorrebbe fare. Il mestiere, dite. Gia', sono un
sociologo dell'economia, laureato in Bocconi e insegno la mia materia a
Scienze Politiche di Milano (ma per ora sono in aspettativa). Scrivo libri
(fino a oggi una ventina) e collaboro con diversi giornali. In particolare
mi onoro di essere tra gli editorialisti dell'Unita' di Furio Colombo e
Antonio Padellaro. Da qualche tempo sono anche editore. Ho fondato una casa
editrice che non e' nemmeno piu' solo una promessa e che si chiama Melampo.
Soci d'avventura, Lillo Garlisi e Jimmy Carocchi, miei allievi bocconiani
arrivati al successo nell'editoria per i fatti loro. Faccio pure del teatro.
O meglio, a tanto mi ha spinto l'era berlusconiana. E penso che nei prossimi
anni mi ci dedichero' un bel po'. E infine, mi piace fondare. Mica solo la
casa editrice. Ho fondato un circolo di nome 'Societa' civile' nella Milano
degli anni ottanta. Una splendida creatura collettiva che ha tenuto botta al
regime della corruzione di quel periodo. Poi, con il mio amico Gianni
Barbacetto, ho fondato il mensile omonimo, grande esperienza giornalistica
fatta da ragazzi irripetibili. Ho fondato con Leoluca Orlando e Diego
Novelli la Rete, un movimento che diede agli inizi degli anni novanta
dignita' politica nazionale all'idea che si dovesse combattere la mafia. Ho
fondato il piccolo movimento di Italia democratica, anche quello con
mensile, che conflui' nell'Ulivo battendosi contro il razzismo e la
secessione. E pure Omicron, rivista sulla criminalita' organizzata al nord,
sempre con Gianni Barbacetto. E il comitato di parlamentari 'La legge e'
uguale per tutti' per fronteggiare l'offensiva del signor B.; un comitato
alla testa di tante manifestazioni degli ultimi cinque anni e che ha
prodotto l'unica esperienza di teatro civile al mondo fatto da parlamentari.
Ho anche fondato con Fabio Zanchi e Lidia Ravera il Mantova Musica Festival,
giunto ormai alla terza edizione e nato per contestare Sanremo finito nelle
mani di Tony Renis. Soprattutto ho fondato una famiglia con Emilia. Ne sono
nati Carlo Alberto e Dora, i miei gioielli, che se li avesse visti Cornelia
ne sarebbe rimasta folgorata, altro che i suoi Gracchi, con tutto il
rispetto...". Opere di Nando dalla Chiesa: Il potere mafioso. Economia e
ideologia, Mazzotta 1976; Delitto imperfetto. Il generale, la mafia, la
societa' italiana, Mondadori 1984, Editori Riuniti 2003; (con Pino
Arlacchi), La palude e la citta'. Si puo' sconfiggere la mafia, Mondadori
1987; Il Giano bifronte. Societa' corta e colletti bianchi: il lavoro, la
cultura, la politica, Etas libri 1987; Storie di boss ministri tribunali
giornali intellettuali cittadini, Einaudi 1990; Dizionario del perfetto
mafioso. Con un breve corso di giornalismo per gli amici degli amici,
Mondadori 1990; Il giudice ragazzino. Storia di Rosario Livatino assassinato
dalla mafia sotto il regime della corruzione, Einaudi 1992; Milano-Palermo:
la Nuova Resistenza (a cura di Pietro Calderoni), Baldini & Castoldi 1993; I
trasformisti, Baldini & Castoldi 1995; La farfalla granata. La meravigliosa
e malinconica storia di Gigi Meroni il calciatore artista, Limina 1995; La
politica della doppiezza. Da Andreotti a Berlusconi, Einaudi 1996; (a cura
di), Carlo Alberto dalla Chiesa, In nome del popolo italiano. Autobiografia
a cura di Nando dalla Chiesa, Rizzoli 1997; Storie eretiche di cittadini
perbene, Einaudi 1999; Diario di fine secolo. Della politica, della
giustizia e di altre piccolezze, Edizioni Pequod 1999; La partita del
secolo. Storia di Italia-Germania 4-3. La storia di una generazione che
ando' all'attacco e vinse (quella volta), Rizzoli 2001; La legge sono io.
Cronaca di vita repubblicana nell'Italia di Berlusconi. L'anno dei
girotondi, Filema edizioni 2002; La guerra e la pace spiegate da mio figlio,
Filema edizioni 2003; La scuola di via Pasquale Scura. Appassionato elogio
dell'istruzione pubblica in Italia, Filema edizioni 2004; La fantastica
storia di Silvio Berlusconi. Dell'uomo che porto' il paese in guerra senza
avere fatto il servizio militare, Melampo 2004;  Capitano, mio capitano. La
leggenda di Armando Picchi, livornese nerazzurro, Limina 1999, nuova
edizione 2005; Vota Silviolo!, Melampo 2005; Le ribelli, Melampo 2006.
Scritti su Nando dalla Chiesa: suoi ritratti sono in vari libri di carattere
giornalistico (tra gli altri di Giorgio Bocca, Giampaolo Pansa, Corrado
Stajano); tra le intervista si veda ad esempio quella contenuta in Edgarda
Ferri, Il perdono e la memoria, Rizzoli 1988. Il sito di Nando dalla Chiesa
e': www.nandodallachiesa.it]

Contro le leggi vergogna, in difesa del libero giornalismo e della legge
uguale per tutti.
Per testimoniare la nostra fedelta' alla Costituzione repubblicana.
Martedi' 8 luglio alle ore 18 alla Loggia dei Mercanti (piazza Duomo).
Anche a Milano in piazza contro le leggi-vergogna.
*
Primi promotori: Comitato milanese per la Legalita'; Le Girandole; Chiara
Cremonesi; Carlo Monguzzi; Basilio Rizzo, Nando dalla Chiesa
*
Per adesioni: posta at nandodallachiesa.it

4. INIZIATIVE. ANCHE IN ALTRE CITTA' SI MANIFESTA OGGI PER LA LEGALITA'
COSTITUZIONALE, CONTRO I POTERI CRIMINALI E CONTRO IL RAZZISMO

Dal sito della rivista "Micromega"
(http://temi.repubblica.it/micromega-online) riprendiamo per stralci il
seguente elenco (parziale e provvisorio) di altre citta' in cui oggi si
manifesta, come a Roma e a Milano, contro le leggi-canaglia del governo
dell'illegalita' e del razzismo.
Torino, Genova, Brescia, Padova, Pordenone, Siena, Bari, Londra, Atene...

5. APPELLI. SCRITTORI E SCRITTRICI PER L'INFANZIA CONTRO LA PERSECUZIONE DEI
BAMBINI ROM
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 7 luglio 2008 col titolo "Impronte ai piccoli
rom: noi autori di libri per bambini lanciamo un appello"]

Come autori di libri per bambini e ragazzi esprimiamo una forte
preoccupazione per le iniziative assunte recentemente dal ministero
dell'Interno di usare come metodo di identificazione per i minori Rom la
schedatura delle impronte digitali.
Troppo spesso, nel documentarci per scrivere le nostre storie, abbiamo
incontrato leggi che "per il bene" di bambini emarginati e senza voce in
capitolo, hanno di fatto sancito ingiustizie e discriminazioni.
Se vogliamo far si' che i piccoli Rom non vivano fra i topi, cerchiamo di
integrarli con le loro famiglie, di mandarli a scuola, di toglierli da
situazioni di degrado, invece di fare le barricate quando si tenta di
sistemarli in situazioni piu' dignitose.
Qualora questa misura fosse effettivamente attuata, violando a nostro parere
i principi che regolano la convivenza civile come la Costituzione, la
Convenzione sui Diritti dell'Infanzia approvata dalle Nazioni Unite nel 1989
e ratificata dall'Italia nel 1991, non potremmo fare a meno di provare un
forte senso di disagio nel proporre ai nostri piccoli lettori testi che
parlano di solidarieta', di incontro fra i popoli o narrano di violenze e
prevaricazioni subite dai loro coetanei come se fossero accadute nel passato
e non potessero ripetersi mai piu'.
Non vorremmo appartenere a uno Stato che un giorno debba chiedere scusa alle
sue minoranze.
*
Vanna Cercena', Emanuela Nava, Dino Ticli, Moony Witcher, Alberto Melis,
Janna Carioli, Angelo Petrosino, Francesco D'Adamo, Luisa Mattia, Emanuela
Bussolati, Arianna Papini, Guido Sgardoli, Roberto Denti, Giusi Quarenghi,
Angela Nanetti, Stefano Bordiglioni, Aquilino, Bruno Tognolini

6. APPELLI. UN APPELLO "IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE"
[Dal sito della rivista "Micromega"
(http://temi.repubblica.it/micromega-online) riprendiamo il seguente appello
promosso il 4 luglio 2008 da cento costituzionalisti, li' presentato con la
seguente nota redazionale "Cento costituzionalisti contro il lodo Alfano.
Una raccolta di firme in difesa della Costituzione. Lodo e processi
rinviati, strappo all'uguaglianza. Cento costituzionalisti in campo contro
il lodo Alfano che sospende i processi delle quattro piu' alte cariche
istituzionali e contro la norma blocca-processi. Il documento e' intitolato
'In difesa della Costituzione" ed e' firmato da ordinari di diritto
costituzionale e discipline equivalenti: tra essi gli ex presidenti della
Consulta Valerio Onida, Gustavo Zagrebelsky e Leopoldo Elia. A coordinare la
raccolta di firme e' stato Alessandro Pace, presidente dell'Associazione
italiana costituzionalisti"]

I sottoscritti professori ordinari di diritto costituzionale e di discipline
equivalenti, vivamente preoccupati per le recenti iniziative legislative
intese: 1) a bloccare per un anno i procedimenti penali in corso per fatti
commessi prima del 30 giugno 2002, con esclusione dei reati puniti con la
pena della reclusione superiore a dieci anni; 2) a reintrodurre nel nostro
ordinamento l'immunita' temporanea per reati comuni commessi dal Presidente
della Repubblica, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Presidenti
di Camera e Senato anche prima dell'assunzione della carica, gia' prevista
dall'art. 1 comma 2 della legge n. 140 del 2003, dichiarato illegittimo
dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 24 del 2004, premesso che
l'art. 1, comma 2 della Costituzione, nell'affermare che "La sovranita'
appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione", esclude che il popolo possa, col suo voto, rendere
giudiziariamente immuni i titolari di cariche elettive e che questi, per il
solo fatto di ricoprire cariche istituzionali, siano esentati dal doveroso
rispetto della Carta costituzionale, rilevano, con riferimento alla legge di
conversione del decreto legge n. 92 del 2008, che gli artt. 2 bis e 2 ter
introdotti con emendamento a tale decreto, sollevano insuperabili
perplessita' di legittimita' costituzionale perche': a) essendo del tutto
estranei alla logica del cosiddetto decreto-sicurezza, difettano dei
requisiti di straordinaria necessita' ed urgenza richiesti dall'art. 77,
comma 2 Cost. (Corte cost., sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008); b)
violano il principio della ragionevole durata dei processi (art. 111, comma
1 Cost., art. 6 Convenzione europea dei diritti dell'uomo); c) pregiudicano
l'obbligatorieta' dell'azione penale (art. 112 Cost.), in conseguenza della
quale il legislatore non ha il potere di sospendere il corso dei processi,
ma solo, e tutt'al piu', di prevedere criteri - flessibili - cui gli uffici
giudiziari debbano ispirarsi nella formazione dei ruoli d'udienza; d) la
data del 30 giugno 2002 non presenta alcuna giustificazione obiettiva e
razionale; e) non sussiste alcuna ragionevole giustificazione per una cosi'
generalizzata sospensione che, alla sua scadenza, produrrebbe ulteriori
devastanti effetti di disfunzione della giustizia venendosi a sommare il
carico dei processi sospesi a quello dei processi nel frattempo
sopravvenuti; rilevano, con riferimento al cosiddetto lodo Alfano, che la
sospensione temporanea ivi prevista, concernendo genericamente i reati
comuni commessi dai titolari delle sopra indicate quattro alte cariche,
viola, oltre alla ragionevole durata dei processi e all'obbligatorieta'
dell'azione penale, anche e soprattutto l'art. 3, comma 1 Cost., secondo il
quale tutti i cittadini "sono eguali davanti alla legge".
Osservano, a tal proposito, che le vigenti deroghe a tale principio in
favore di titolari di cariche istituzionali, tutte previste da norme di
rango costituzionale o fondate su precisi obblighi costituzionali,
riguardano sempre ed esclusivamente atti o fatti compiuti nell'esercizio
delle proprie funzioni. Per contro, nel cosiddetto lodo Alfano la
titolarita' della carica istituzionale viene assunta non gia' come
fondamento e limite dell'immunita' "funzionale", bensi' come mero pretesto
per sospendere l'ordinario corso della giustizia con riferimento a reati
"comuni".
Per cio' che attiene all'analogo art. 1, comma 2 della legge n. 140 del
2003, i sottoscritti rilevano che, nel dichiararne l'incostituzionalita' con
la citata sentenza n. 24 del 2004, la Corte costituzionale si limito' a
constatare che la previsione legislativa in questione difettava di tanti
requisiti e condizioni (tra cui la doverosa indicazione del presupposto - e
cioe' dei reati a cui l'immunita' andrebbe applicata - e l'altrettanto
doveroso pari trattamento dei ministri e dei parlamentari nell'ipotesi
dell'immunita', rispettivamente, del Premier e dei Presidenti delle due
Camere), tali da renderla inevitabilmente contrastante con i principi dello
Stato di diritto.
Ma cio' la Corte fece senza con cio' pregiudicare la questione di fondo, qui
sottolineata, della necessita' che qualsiasi forma di prerogativa
comportante deroghe al principio di eguale sottoposizione di tutti alla
giurisdizione penale debba essere introdotta necessariamente ed
esclusivamente con una legge costituzionale.
Infine, date le inesatte notizie diffuse al riguardo, i sottoscritti
ritengono opportuno ricordare che l'immunita' temporanea per reati comuni e'
prevista solo nelle Costituzioni greca, portoghese, israeliana e francese
con riferimento pero' al solo Presidente della Repubblica, mentre analoga
immunita' non e' prevista per il Presidente del Consiglio e per i Ministri
in alcun ordinamento di democrazia parlamentare analogo al nostro, tanto
meno nell'ordinamento spagnolo piu' volte evocato, ma sempre inesattamente.
*
Alessandro Pace, Valerio Onida, Leopoldo Elia, Gustavo Zagrebelsky, Enzo
Cheli, Gianni Ferrara, Alessandro Pizzorusso, Sergio Bartole, Michele
Scudiero, Federico Sorrentino, Franco Bassanini, Franco Modugno, Lorenza
Carlassare, Umberto Allegretti, Adele Anzon Demmig, Michela Manetti, Roberto
Romboli, Stefano Sicardi, Lorenzo Chieffi, Giuseppe Morbidelli, Cesare
Pinelli, Gaetano Azzariti, Mario Dogliani, Enzo Balboni, Alfonso Di Giovine,
Mauro Volpi, Stefano Maria Cicconetti, Antonio Ruggeri, Augusto Cerri,
Francesco Bilancia, Antonio D'Andrea, Andrea Giorgis, Marco Ruotolo, Andrea
Pugiotto, Giuditta Brunelli, Pasquale Costanzo, Alessandro Torre, Silvio
Gambino, Marina Calamo Specchia, Ernesto Bettinelli, Gladio Gemma, Roberto
Pinardi, Giovanni Di Cosimo, Maria Cristina Grisolia, Antonino Spadaro,
Gianmario Demuro, Enrico Grosso, Anna Marzanati, Paolo Carrozza, Giovanni
Cocco, Massimo Carli, Renato Balduzzi, Paolo Carnevale, Elisabetta Palici di
Suni, Maurizio Pedrazza Gorlero, Guerino D'Ignazio, Vittorio Angiolini,
Roberto Toniatti, Alfonso Celotto, Antonio Zorzi Giustiniani, Roberto
Borrello, Tania Groppi, Marcello Cecchetti, Antonio Saitta, Marco Olivetti,
Carmela Salazar, Elena Malfatti, Ferdinando Pinto, Massimo Siclari,
Francesco Rigano, Francesco Rimoli, Mario Fiorillo, Aldo Bardusco, Eduardo
Gianfrancesco, Maria Agostina Cabiddu, Gian Candido De Martin, Nicoletta
Marzona, Carlo Colapietro, Vincenzo Atripaldi, Margherita Raveraira, Massimo
Villone, Riccardo Guastini, Emanuele Rossi, Sergio Lariccia, Angela
Musumeci, Giuseppe Volpe, Omar Chessa, Barbara Pezzini, Pietro Ciarlo,
Sandro Staiano, Joerg Luther, Agatino Cariola, Nicola Occhiocupo, Carlo
Casanato, Maria Paola Viviani Schlein, Carmine Pepe, Filippo Donati, Stefano
Merlini, Paolo Caretti, Giovanni Tarli Barbieri, Vincenzo Cocozza, Annamaria
Poggi.

7. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: STRAGE A KABUL
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del 7 luglio 2008 col titolo "Kabul, attacco all'India" e il
sommario "Un kamikaze fa strage all'ambasciata indiana: 41 morti. decine di
feriti".
Enrico Piovesana, giornalista, lavora a "Peacereporter", per cui segue la
zona dell'Asia centrale e del Caucaso; e' stato piu' volte in Afghanistan in
qualita' di inviato]

Sono almeno quarantuno i morti e centoquaranta le persone ferite nel
gravissimo attentato avvenuto stamane all'alba a Shahre Nau, nel pieno
centro di Kabul, dove un kamikaze alla guida di un'autobomba si e' lanciato
contro i cancelli dell'ambasciata indiana.
*
Kabul accusa i servizi pachistani
"Non siamo stati noi a fare questo", si e' affrettato a dichiarare il
portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid.
"Riteniamo che l'attentato sia stato realizzato in coordinamento e
consultazione con un servizio di intelligence della regione", si legge in
una nota del ministero degli Interni afgano.
Vista la scelta dell'obiettivo, dietro questa strage potrebbero
effettivamente esserci militanti legati al Pakistan. I settori piu'
integralisti e nazionalisti dell'esercito pachistano e della sua
intelligence (l'Isi) sono infatti molto irritati dalla crescente influenza
politica, economica, culturale e ora anche militare che il suo nemico
storico, l'India, sta esercitando sull'Afghanistan. Si tratta di quegli
stessi ambienti politici e militari che fin dagli anni '90 hanno sostenuto
la necessita' che il Pakistan prendesse saldamente il controllo
dell'Afghanistan per mezzo di un regime "amico" (i talebani) al fine di
scongiurare l'alternativa che a farlo fosse l'India. L'incubo
dell'accerchiamento indiano e' sempre stata un'ossessione per i generali
pachistani, e oggi pare sul punto di avverarsi.
*
La crescente influenza indiana in Afghanistan
L'amicizia tra il governo afgano di Hamid Karzai e quello indiano non e' una
novita'. L'India e' stata fin dal 2002 la potenza regionale che maggiormente
ha sostenuto il nuovo regime di Kabul e finanziato la ricostruzione del
Paese, cooperando in ogni settore e favorendo un lungimirante processo di
"colonizzazione culturale": le nuove generazioni afgane oggi ascoltano
musica indiana, si nutrono di film di Bollywood, vestono alla moda indiana.
L'India e' il loro modello di riferimento, come "l'America" lo era per
l'Italia del dopoguerra.
Tutto questo si e' combinato con un sentimento antipachistano diffusissimo
tra gli afgani, ben consapevoli delle mire espansionistiche e
destabilizzatici del "Fukistan" - come spesso lo chiamano - nei confronti
del loro Paese.
La crescente tensione militare sul confine afgano-pachistano, con Karzai che
ha appena minacciato di inviare i suoi soldati in Pakistan per inseguire i
talebani, completano un quadro che agli occhi dell'intelligence pachistana
non e' certo rassicurante. Soprattutto alla luce del recente accordo tra
Kabul e Nuova Delhi per l'addestramento militare dei soldati afgani.

8. LIBRI. ISABELLA ROSSI PRESENTA "MADRI CATTIVE" DI CATERINA BOTTI
[Dal sito di "Noi donne" (www.noidonne.org) col titolo "Due in una. Una
riflessione filosofica su bioetica e gravidanza".
Isabella Rossi e' traduttrice, interprete e pubblicista.
Caterina Botti, docente e saggista, insegna Etica delle donne
all'Universita' di Roma "La Sapienza" e Bioetica filosofica all'Universita'
di Siena; e' autrice di diversi saggi ed ha collaborato alla stesura del
Dizionario di bioetica, curato da Eugenio Lecaldano (Laterza 2002). Opere di
Caterina Botti: Bioetica ed etica delle donne, Zadig, 2000; (con Fabrizio
Ruffo), Bioetica. Discipline a confronto, Ediesse, Roma 2002; Madri cattive.
Una riflessione su bioetica e gravidanza, Il Saggiatore, Milano 2007]

Cos'e' una buona madre e cosa e' una cattiva? Da questa domanda ha preso
spunto il libro Madri cattive (Il Saggiatore, pp. 250, euro 18), una
riflessione su bioetica e gravidanza di Caterina Botti, docente di etica
delle donne presso l'Universita' La Sapienza di Roma.
"E' un libro che parte dalla mia esperienza di gravidanza sette anni fa - ha
dichiarato l'autrice durante la recente presentazione a Perugia, presso la
libreria Feltrinelli -. Io insegno filosofia e mi occupo di bioetica,
ragionando intorno alle possibilita' conoscitive mi sono resa conto che
entrambi i poli del dibattito vivono dell'astrazione del bene e del male ma
tacciono sulla gravidanza". In altre parole sui nove mesi di gravidanza non
c'e' morale, ma solo su aborto e concepimento. Una constatazione da cui
scaturisce una deduzione: alla donna non viene riconosciuta l'attivita'
della responsabilita' durante questo periodo ma solo la colpa
dell'irresponsabilita'. Infatti secondo Caterina Botti, se vogliamo
riconoscere alla donna incinta lo statuto di soggetto, non possiamo usare le
griglie della tradizione filosofica che ragiona sull'uno, mentre la donna e'
due in uno. Due sono le posizioni attualmente. Secondo quella laica
l'embrione forse e' vita, forse no e la donna decide sull'aborto. Dall'altra
parte si fa valere il due: la vita vince sul diritto alla liberta'. Ad
opinione dell'autrice del libro entrambe queste posizioni non colgono il
punto: l'autonomia di relazione. Riconoscere, eticamente, alla donna
l'autonomia di relazione significa prendere atto del fatto che la donna e'
testimone dei suoi interessi e di quelli del feto. E' dai sentimenti della
donna, infatti, che parte il bilanciamento di questi interessi. Ogni scelta
che la donna fa durante la gravidanza, in altre parole, e' una scelta fatta
nella condizione di due in uno, con la consapevolezza cioe' di essere
incinta e di rappresentare gli interessi di due in uno.
Importante affermazione questa, che mette in discussione la tradizione
filosofica stessa. Secondo Caterina Botti i criteri di bene e male ereditati
tendono a reiterare una serie di stereotipi, senza tenere conto del fatto
che l'umanita' e' relazionale e dipende dai sentimenti di una donna.
Sentimenti che sono arbitrari e che hanno una ragione di essere profonda e
individuale. Ed e' legittimo secondo la filosofa porsi una domanda: "Come si
pongono le leggi nei confronti della liberta' individuale e dell'autonomia
relazionale degli esseri umani su cui essa si fonda?". Le risposte possono
essere sicuramente molteplici e differenti a secondo degli Stati, ma in
generale la difficolta' a tracciare proprio i confini della liberta'
individuale e' palese. Un esempio chiarificatore: negli Usa e' possibile per
legge imporre un cesareo coatto, ma non e' possibile obbligare un padre o
una madre a donare un rene al figlio morente.
La presentazione del libro, promossa su iniziativa della consigliera di
parita' Marina Toschi, con un'interessante introduzione di Adelaide Coletti,
portavoce della rete delle donne, e il contributo dello psichiatra Giampaolo
Bottaccioli, ha dato luogo ad un vivace dibattito.

9. LIBRI. MASCIA NASSIVERA INTERVISTA JORGEN STENDER CLAUSEN SU HANS
CHRISTIAN ANDERSEN (2002)
[Dal "Corriere del Ticino" del 2 gennaio 2002 col titolo "Andersen, fra
ottimismo e infelicita'" e il sommario "Un autore che trasformo' un ago in
una fiaba. A colloquio con lo studioso Jorgen Stender Clausen. Tutte le sue
opere sono riunite per la prima volta in traduzione italiana".
Mascia Nassivera e' giornalista.
Jorgen Stender Clausen, docente universitario, e' uno dei maggiori esperti
di letteratura danese, direttore della rivista "Studi nordici"]

"In alto mare, l'acqua e' azzurra come i fiordalisi e trasparente come il
diamante, ma in certi punti e' tanto profonda che, se la si volesse
misurare, bisognerebbe accumulare l'uno sull'altro chissa' mai quanti
campanili...": poche righe della Sirenetta, la sua favola piu' famosa, e
gia' Andersen ha preso per mano il lettore per accompagnarlo lungo il
sentiero dei sogni e della fantasia. Dietro ogni pagina si scorge l'ombra
solitaria di un bambino che, spesso deriso dai compagni come accadeva al
Brutto Anatroccolo, trascorreva il tempo passeggiando lungo il ruscello o
accoccolandosi in cortile all'ombra di un cespuglio: aspettava con
impazienza la sera, quando il papa' lasciava i suoi attrezzi da calzolaio e
cominciava a leggergli le novelle delle Mille e una notte e a farlo giocare
con le marionette.
Dalla povera casa di Odense, dove sempre amaro era il sapore della fame, il
giovane Andersen si trasferi' a Copenaghen per tentare la carriera di
attore: un fallimento annunciato fin dalle prime apparizioni, quando il suo
aspetto dinoccolato e goffo, le braccia troppo lunghe e i piedi "di
dimensioni cosi' gigantesche che nessuno si sarebbe mai sognato di rubargli
gli stivali" impedirono al ragazzo di superare le risate e i fischi del
pubblico. Poi, all'improvviso, nel 1835 arrivo' la folgorazione, e l'una
dopo l'altra nacquero Soldatino di stagno, Scarpette rosse, La sirenetta, Il
brutto anatroccolo, La principessa sul pisello, La piccola fiammiferaia.
Racconti che adesso e' possibile leggere, per la prima volta in traduzione
italiana, in edizione integrale.
In occasione dell'arrivo in libreria di Fiabe e storie, il professor Jorgen
Stender Clausen, uno dei massimi esperti di letteratura danese nonche'
direttore della rivista "Studi nordici", ricorda la figura del favolista
piu' amato da adulti e bambini.
*
- Mascia Nassivera: Professor Clausen, secondo lei c'e' una relazione tra le
difficili condizioni economiche di Andersen e la sua scelta di scrivere
favole?
- Jorgen Stender Clausen: Io credo di si'. Andersen proveniva da una
famiglia molto povera, fu cresciuto da un padre calzolaio, una mamma
lavandaia e un nonno piuttosto bizzarro, che era solito camminare per le vie
di Odense inghirlandato di fiori e cantando a squarciagola. Date le
premesse, si puo' affermare che Hans Christian sia stato il primo scrittore
proletario della Scandinavia; con tutte le difficolta' del caso. Non
essendoci ancora un movimento operaio, l'unico modo che Andersen trovo' per
sopportare la superbia dei piu' fortunati fu quello di rifugiarsi in un
mondo fantastico tutto suo, il mondo delle favole appunto. Anche dopo il
successo, continuo' a essere vittima della buona societa', che cerco' sempre
di plasmarlo secondo i suoi schemi e modelli tradizionali. Lo scrittore non
riusci' mai a liberarsi di quella camicia di forza e, almeno apparentemente,
ne accetto' i comandamenti.
*
- Mascia Nassivera: Una delle particolarita' delle sue fiabe e' il fatto di
avere come protagonisti oggetti quotidiani di solito inanimati.
- Jorgen Stender Clausen: Con una geniale intuizione, accanto a maghi e
principesse, Andersen dono' vita a utensili da cucina, piante, bambole di
porcellana e vecchi lampioni: una novita' straordinaria scaturita da anni di
meditazioni e prove. Importante fonte di ispirazione furono per lui i
racconti tante volte ascoltati dalla madre, grazie ai quali pote'
attraversare le porte segrete del folklore danese, e quelli della tradizione
favolistica mondiale, dalle Mille e una notte ai fratelli Grimm. Fra le
tante storie che compose, ce n'e' una che ha un'origine molto particolare.
Un giorno un suo amico, uno scultore famoso, gli disse che la sua fantasia
era talmente grande che avrebbe potuto trarre una fiaba persino da un ago.
Detto fatto, Hans Christian invento' L'ago da rammendo.
*
- Mascia Nassivera: E' vero che lo stile adottato da Andersen ricevette
aspre critiche da parte dei contemporanei, e come mai?
- Jorgen Stender Clausen: Si'. Le prime fiabe furono scritte in uno stile
abbastanza ricercato. Ben presto, pero', egli adotto' la lingua parlata
dalle classi popolari e dai bambini, usando la cadenza e i dialoghi di tutti
i giorni per dare vita e parola agli oggetti quotidiani. Anche per questo e'
facile per i lettori sentirsi a casa propria, leggendo i suoi racconti
sospesi tra realta' e immaginazione. Naturalmente su una prosa del genere
piovvero moltissime critiche, anche se forse le stoccate piu' irridenti
toccarono alla sua particolare concezione di vita, definita da molti
"piagnucolosa". Celebre rimase la stroncatura del grande filosofo Soren
Kierkegaard, che sentenzio': "Andersen non ha idea di che cosa sia una
fiaba, ha un buon cuore e basta". Hans Christian rispose a modo suo, con un
racconto che ritraeva Kierkegaard nei panni di un saccente molto pedante.
*
- Mascia Nassivera: In che misura le vicende biografiche di Andersen entrano
nella sue favole?
- Jorgen Stender Clausen: La vita di un autore e' sempre presente nei suoi
scritti, e Andersen non fa certo eccezione. Molto della sua biografia si
legge in controluce nel Brutto anatroccolo, nella Sirenetta e nella
Principessa sul pisello. E non a caso il racconto Era buona a nulla ritrae
una madre distrutta dal lavoro e dall'alcool, mentre Nella stanza dei
bambini parla di un teatro fatto con pochi oggetti, proprio come gli aveva
insegnato il padre. Tutto sommato mi sembra che dai suoi racconti emerga il
messaggio di un ottimista, anche se molto sui generis: direi che la
definizione piu' calzante e' quella di "un ottimista che porta un pesante
fardello di infelicita'".
*
- Mascia Nassivera: Secondo lei, l'incontro con la cantante lirica Jenny
Lind, considerata da molti il grande amore della sua vita, influenzo' in
qualche modo il lavoro di Andersen?
- Jorgen Stender Clausen: E' impossibile non notare che, dopo aver
conosciuto "l'usignolo svedese", come la Lind veniva chiamata, Andersen
scrisse capolavori come Il brutto anatroccolo e La regina della neve. Non
credo pero' che il sentimento di Hans Christian per Jenny - che peraltro non
ricambio' mai la sua passione e lo considero' sempre e solo un buon
fratello - debba essere idealizzato. Molti critici, infatti, leggendo con
attenzione i diari dello scrittore, hanno creduto di scoprirvi i segni di
una omosessualita' latente. A meno che non si tratti di una finzione
letteraria cara al gusto dell'epoca, che aveva un debole per gli aspetti
scabrosi, ritengo questa tesi molto probabile.
*
- Mascia Nassivera: Professor Clausen, un'ultima curiosita': e' vero che
Andersen non si considero' mai uno scrittore per l'infanzia?
- Jorgen Stender Clausen: Si racconta che, di fronte a una statua che lo
ritraeva circondato da ragazzini festosi, abbia esclamato seccato: "Perche'
solo bambini? Io non ho scritto solo per i bambini". Personalmente credo si
tratti di un problema superato, visto che la fiaba, come del resto il mito,
e' un genere che puo' essere amato e capito sia dagli adulti che dai piu'
piccoli. Una forma di espressione universale.

10. PROFILI. MARIA MATALUNO INTERVISTA RENATA LOLLO SU HANS CHRISTIAN
ANDERSEN (2005)
[Dal "Corriere del Ticino" del primo aprile 2005 col titolo "Fiabe per
imparare a guardare piu' in la'" e il sommario "Questa la lezione di Hans
Christian Andersen a duecento anni dalla nascita".
Maria Mataluno e' giornalista, saggista, operatrice culturale.
Renata Lollo e' docente di Letteratura per l'infanzia all'Universita'
Cattolica di Milano. Tra le opere di Renata Lollo: La poesia di David Maria
Turoldo, Neri Pozza, 1971; Olga Visentini tra fascismo e Repubblica,
Prometheus, 1996; Cultura magistrale a Milano. Il "Gruppo d'azione" e la
Biblioteca nazionale dei maestri italiani, Prometheus, 1996; Sulla
letteratura per l'infanzia, La Scuola, 2003]

Lo scrittore e poeta danese Hans Christian Andersen, nato nel 1805, compie
200 anni.
Le celebrazioni in suo onore dureranno tutto l'anno, in Danimarca ma anche
nel resto del mondo, con un calendario che conta oltre 4.000 appuntamenti.
In Danimarca la data ufficiale dell'inizio delle manifestazioni e' il giorno
esatto del compleanno di Andersen: domani. Gli eventi in suo onore - aperti
ufficialmente da un gala trasmesso in mondovisione - continueranno fino al 6
dicembre, data in cui gli fu conferita la cittadinanza onoraria a Odense,
sua citta' natale. Tra le tante iniziative previste, la completa
ristrutturazione del Museo di Odense, "La fiaba piu' grande" (al Castello di
Rosenborg), un'esposizione ideata come un libro gigante che ripercorre la
storia dello scrittore attraverso oggetti personali e manoscritti; "Andersen
in cinese" (ad Aalborg) nella quale gli rendono omaggio venticinque artisti
cinesi con oltre cento tra sculture, dipinti, installazioni, video e stampe;
e ancora, le duemila orme sparse per Copenhagen nell'ambito di "Sulle tracce
di Hans Christian Andersen", che permettera' ai visitatori di conoscere la
vita, le abitudini, i luoghi da lui frequentati. La sua arte rivivra'
inoltre nel Festival del film 2005, che presentera' a Copenhagen, Odense,
Arhus e Aalborg un centinaio di film ispirati alle sue opere e, tra l'altro,
La Sirenetta, musical, il piu' grande evento danese previsto, con 650
partecipanti su un palco gigante che galleggera' nel porto di Copenhagen.
Hans Christian Andersen nacque in miseria, il 2 aprile 1805, nella casa di
un ciabattino e di una lavandaia alcolizzata. E forse fu proprio il contesto
di squallore dei suoi primi anni di vita a spingerlo a crearsi un mondo
alternativo. Un mondo alla rovescia nel quale pero' i valori non sono
invertiti al punto da escludere il male e il dolore, che nelle favole di
Andersen hanno anzi una "giustificazione" che sarebbe impossibile trovare
nella realta'. "Cio' che rende uniche le sue fiabe - dice Renata Lollo,
docente di Letteratura per l'infanzia alla Cattolica di Milano - e' che
Andersen non si allontana mai dai ritmi e dai desideri piu' profondi
dell'uomo, il quale tramite la sua lettura avverte che la vita e' un dono
prezioso di cui essere grati, e che non e' mai finita, anche quando passa
attraverso la morte".
*
- Maria Mataluno: Uno dei temi costanti delle sue fiabe e' quello della
diversita': un argomento che, al di la' delle interpretazioni che
l'associano alla sua presunta omosessualita', e' uno dei suoi punti di
forza. Ogni bambino, infatti, non si sente "diverso" rispetto al resto del
mondo?
- Renata Lollo: La "diversita'" espressa dai testi di Andersen puo' anche
richiamare qualche dato autobiografico, ma non va letta solo in
quest'ottica. La diversita' e' l'irripetibilita' di ciascuna persona,
l'originalita' e la solitudine di ogni scelta. Andersen mette in rilievo la
diversita' fra l'interiorita' e l'esteriorita', fra la percezione che ognuno
ha di se stesso e il giudizio del mondo. E' indubbio che il bambino
percepisca il proprio esistere come bisogno di affermazione identitaria
anche rispetto ai suoi principali punti di riferimento, e tutti gli eroi che
"ce la fanno da soli" alimentano nei piccoli il rispetto della propria e
dell'altrui unicita'. In questo senso e' significativo il racconto Il
vestito nuovo dell'imperatore, dove e' il bambino e non l'adulto a
dichiarare falsa l'esibizione del vestito imperiale in realta' inesistente.
*
- Maria Mataluno: Nelle fiabe di Andersen sono frequenti il dolore e la
morte. Ma qual e' la concezione della morte che ne emerge? Esse possono
aiutare i bambini a prendere confidenza con questa realta'?
- Renata Lollo: La morte e' l'eterno interrogativo che inquieta e fa grande
l'essere umano, e il dolore fa parte di questo mistero. In Andersen la morte
e' nella vita e somiglia al sonno nel Folletto Serralocchi; assume valenze
angoscianti e drammatiche in Storia di una mamma, mentre un particolare
rapporto col dolore e con la morte e' evidente nella Piccina dei fiammiferi
e nella Sirenetta. Nella prima favola l'insistenza sul dolore immeritato non
da' adito a sentimenti di rivolta, ma a una piu' elevata forma di
accoglienza del dolore. La bambina muore sola, nel freddo, ma non e'
disperata: per lei la morte non e' la fine di tutto, ma una porta aperta
verso l'infinito. Anche la Sirenetta, difficilissima evocazione di una
ricerca appassionata della vita immortale, sa che per l'assoluto non c'e'
prezzo. Lei ama il Principe, ma il suo scopo non e' coronare un sogno
d'amore, bensi' ottenere l'anima immortale. La conquistera' dopo aver
perduto il Principe, attraverso un cammino di morte e rinascita dall'acqua
verso la luce. E' difficile dire se Andersen possa aiutare i bambini di oggi
a prendere confidenza con la morte. Di certo egli "nomina" e rispetta la
vulnerabilita' dell'essere umano davanti agli eventi dolorosi, e questo puo'
generare riflessione, coraggio e speranza.
*
- Maria Mataluno: Andersen e' considerato uno dei primi scrittori ad aver
dato voce ai bambini, guardando la realta' da un punto di vista infantile.
Ma qual e' la visione dell'infanzia che emerge dalle sue pagine?
- Renata Lollo: Andersen dona voce all'infanzia nel dare forma letteraria
alla qualita' infantile della propria immaginazione e sensibilita'. I suoi
testi mostrano un'infanzia capace di stupirsi, di apprezzare il dono della
vita e della natura, che non e' mai cosi' matrigna da non offrire qualche
consolazione anche a chi e' malato o soffre. E' un'infanzia sul crinale
della vita e della morte, che da questo punto di osservazione privilegiato
si rende conto che, sebbene tutto lentamente muoia, "gli occhi non muoiono",
come si legge nella favola La nonna, e potranno vedere comunque sempre piu'
in la'. E' anche per questo che, in tempi di Internet e della Playstation,
le fiabe di Andersen appaiono ancora piene di senso e di forza vitale, e
leggerle insieme ai propri figli puo' essere un'opportunita' per lasciarsi
guidare da questo inimitabile scrittore a guardare in alto, o "dove nessuno
vede".

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 510 dell'8 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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