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Minime. 467
- Subject: Minime. 467
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 26 May 2008 01:09:46 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 467 del 26 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Stefano Rodota': L'uguaglianza calpestata 2. Cristina Tagliabue ricorda Pippa Bacca 3. Giovanna Providenti intervista Naamah Kelman 4. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 5. Pietro Gibellini ricorda Giuseppe Petronio (2003) 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. STEFANO RODOTA': L'UGUAGLIANZA CALPESTATA [Dal quotidiano "La Repubblica" del 22 maggio 2008 col titolo "L'uguaglianza calpestata". Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto corsi e seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo, Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed e' Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e Professor alla Stanford School of Law, California), direttore dele riviste "Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, dal 1997 al 2005 e' stato presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali. Tra le opere di Stefano Rodota': Il problema della responsabilita' civile, Giuffre', Milano 1964; Il diritto privato nella societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971; Elaboratori elettronici e controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a cura di), Il controllo sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna 1977; Il terribile diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino, Bologna 1981; Repertorio di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura di), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato, Sisifo, Roma 1994; Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1997; Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. Alle origini della Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998; Intervista su privacy e liberta', Laterza, Roma-Bari 2005; La vita e le regole, Feltrinelli, Milano 2006] Il caso ha voluto che l'annuncio del "pacchetto sicurezza" coincidesse con la discussione al Parlamento europeo sugli immigrati in Italia, alla quale la maggioranza ha reagito condannandola come una manovra contro il Governo. Brutto segno, perche' rivela che non v'e' consapevolezza della gravita' di quel che e' accaduto a Ponticelli, con un assalto razzista che la dice lunga sulle responsabilita' dei molti "imprenditori della paura" all'opera in Italia. Invece di riflettere su un caso che ha turbato l'Europa, ci si rifugia nella creazione di un nemico "esterno" dopo aver individuato il nemico "interno" nell'immigrato clandestino, nell'etnia rom. Ma l'iniziativa europea non e' pretestuosa, perche' i trattati sono stati modificati per prevedere un obbligo dell'Unione di controllare se gli Stati membri rispettano i diritti fondamentali. Una prima valutazione del "pacchetto" mette in evidenza, accanto all'opportunita' di alcune singole misure (come quelle relative all'accattonaggio e ai matrimoni di convenienza), una scelta marcata verso la creazione di un vero e proprio "diritto penal-amministrativo della disuguaglianza". Vengono affidati a sindaci e prefetti poteri che incidono sulla liberta' personale e sul diritto di soggiorno delle persone, con una forte caduta delle garanzie che pone problemi di costituzionalita' e di rispetto delle direttive comunitarie. Il diritto della disuguaglianza puo' manifestarsi anche attraverso le norme che prevedono la confisca degli immobili affittati a stranieri irregolari e disciplinano il trasferimento di denaro all'estero. Infatti, puo' determinarsi una spinta verso un ulteriore degrado urbano, visto che gli irregolari saranno obbligati a cercare insediamenti di fortuna. E la stretta sulle rimesse degli irregolari potrebbe far nascere forme odiose di sfruttamento da parte di intermediari. Lo spirito del pacchetto si coglie con nettezza considerando il reato di immigrazione clandestina. A nulla sono servite le perplessita' all'interno della maggioranza, i moniti del mondo cattolico (da ascoltare solo quando invitano ad opporsi alle unioni di fatto e al testamento biologico?), le osservazioni degli studiosi. Si fa diventare reato una semplice condizione personale, l'essere straniero, in contrasto con quanto la Costituzione stabilisce in materia di eguaglianza. Si prevedono aggravanti per i reati commessi da stranieri, incrinando la parita' di trattamento con riferimento alla responsabilita' personale. E' inquietante la totale disattenzione per quel che ha gia' stabilito la Corte costituzionale, in particolare con la sentenza n. 22 del 2007 che ha messo in guardia il legislatore dal prendere provvedimenti che prescindano "da una accertata o presunta pericolosita' dei soggetti responsabili", introducendo sanzioni penali "tali da rendere problematica la verifica di compatibilita' con i principi di eguaglianza e proporzionalita'". Questa logica va oltre il reato di immigrazione clandestina, impregna l'intero pacchetto, ignorando che "lo strumento penale, e in particolare la pena detentiva, non sono, in uno Stato democratico, utilizzabili ad libitum dal legislatore". Dopo aver annunciato una sorta di secessione dall'Unione Europea, accusata di faziosita', il Governo prende congedo dalla legalita' costituzionale? Il Governo dovrebbe sapere che i suoi provvedimenti possono essere cancellati da una dichiarazione di incostituzionalita'. Rimarrebbe, allora, solo l'"effetto annuncio" per gli elettori del centrodestra. Cosi', neppure l'efficienza e' assicurata. Un solo esempio. Tutti sanno che sono state presentate 728.917 domande di permesso di soggiorno (411.776 vengono da colf e badanti). I posti disponibili sono 170.000. Una volta esaurite le pratiche burocratiche, dunque, rimarranno fuori 558.917 persone. Che cosa si vuole farne? Che senso ha, di fronte a questa situazione, parlare di reato e abbandonarsi a proclamazioni "mai piu' sanatorie"? Ora i governanti parlano di una attenzione particolare per le badanti, ma la soluzione non sta nella ridicola procedura della legge Bossi-Fini, che subordina l'ingresso in Italia alla preventiva chiamata di un datore di lavoro. Chi farebbe arrivare una badante, alla quale affidare funzioni di cura, senza averla vista in faccia? Ed e' inaccettabile la furbesca soluzione di far tornare gli immigrati per una settimana nel loro paese, farli poi chiamare dal loro attuale datore di lavoro e cosi' farli rientrare regolarmente. Ma che razza di paese e' quello che da' una lezione di aggiramento delle leggi proprio agli immigrati dai quali si pretende il rispetto della legalita'? Si dice: in altri paesi l'immigrazione clandestina e' reato. Ma non si puo' usare la comparazione prescindendo dal contesto costituzionale, dalle modalita' che regolano l'accesso, dal sistema giudiziario. Quali effetti avrebbe sul nostro sistema giudiziario e sulle carceri l'introduzione di quel reato? Sarebbe insensato caricare le corti di diecine di migliaia di nuovi processi, condannando a morte un processo penale gia' in crisi profonda e rendendo piu' complesse le stesse espulsioni. Le carceri, gia' strapiene, scoppierebbero, o salterebbero tutte le garanzie facendo diventare i Cpt veri centri di detenzione. E tutto questo per colpire persone considerate pericolose "a prescindere", quasi tutte colpevoli solo di fuggire per il mondo alla ricerca di una sopravvivenza dignitosa. E la promessa di accoglienza per le badanti "buone" lascia intravedere ritardi burocratici e possibili arbitri. Si corre il rischio di avere norme, insieme, pericolose e inefficienti. Queste contraddizioni nascono dal trascurare le diverse forme di sicurezza che proprio l'immigrazione ha prodotto. Per le persone e le famiglie, anzitutto. Come ricorda Luca Einaudi nel libro su Le politiche dell'immigrazione in Italia dall'Unita' ad oggi, le schiere delle badanti hanno consentito di passare da un welfare sociale ad un welfare privato, diffondendo l'assistenza alle persone al di la' delle classi privilegiate. Vi e' stata sicurezza anche per il sistema delle imprese, provviste di manodopera altrimenti introvabile. E sicurezza per il paese, visto che e' stato proprio il contributo al Pil degli immigrati ad evitare rischi di recessione tra il 2003 e il 2005, a contribuire al pagamento delle pensioni di tutti. Detto questo, il tema dell'insicurezza non puo' essere affrontato ricordando solo che le statistiche sull'andamento dei reati dimostrano, almeno in alcuni settori, una loro diminuzione. Il senso di insicurezza non nasce solo dal diffondersi di fenomeni criminali, ma da una richiesta di protezione contro un mondo percepito come ostile, contro presenze inattese in territori da sempre frequentati da una comunita' coesa, dunque contro mutamenti culturali. Che cosa fare? Quando un sindaco coglie pulsioni profonde tra gli abitanti del suo comune, non puo' andare in televisione dicendo "non chiedo la pena di morte, ma capisco chi la invoca". Deve piuttosto evocare l'ombra di un Gran Lombardo e ricordare che Beccaria contribui' all'incivilimento del mondo con le sue posizioni contro la pena di morte. Quando un sindaco vede a disagio i suoi concittadini nella piazza del paese, non fa togliere le panchine per evitare che gli immigrati vadano li' a sedersi. Quando le situazioni s'infiammano, non si propone un "commissario per i Rom", confermando cosi' l'ostilit‡ contro un'etnia intera. Qui sta la differenza tra svolgere una funzione pubblica e il farsi imprenditori della paura. Nel discorso di presentazione del Governo, il Presidente del Consiglio ha sottolineato che "la sicurezza della vita quotidiana deve essere pienamente ristabilita con norme di diritto che siano in grado di affermare la sovranita' della legge in tutto il territorio dello Stato". Ben detto. Si aspetta, allora, una strategia di riconquista delle regioni perdute, passate sotto il controllo di camorra, 'ndrangheta, mafia. Non e' un parlar d'altro. Proprio la terribile vicenda napoletana ha messo in evidenza il protagonismo della camorra, unico potere presente, imprenditore della paura che esercita la violenza per accrescere la propria legittimazione sociale. La discussione parlamentare deve ripulire il "pacchetto", concentrarsi sulla migliore utilizzazione delle norme esistenti, sul rafforzamento delle capacita' investigative, sull'adeguamento delle risorse. Mano durissima contro le vere illegalita', contro chi sfrutta il lavoro nero e contro il caporalato, contro le centrali del commercio abusivo, dell'accattonaggio, della prostituzione. Non ruolo da sceriffo, ma capacita' di mediazione da parte dei sindaci, incentivando le "buone pratiche" gia' in atto in molti comuni. Mi sarei aspettato qualche proposta complessiva del "governo ombra", non l'eterno agire di rimessa, segno di subalternita'. E i sondaggi siano adoperati ricordando la lunga riflessione sui plebisciti come strumenti di manipolazione dell'opinione pubblica. Esempio classico: la richiesta ai cittadini di pronunciarsi sulla pena di morte all'indomani di una strage. La democrazia e' freddezza, riflessione, filtro. Se perde questa capacita', perde se stessa. 2. LUTTI. CRISTINA TAGLIABUE RICORDA PIPPA BACCA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo apparso sul quotidiano "Il sole 24 ore" del 17 aprile 2008 col titolo "Io cammino da sola". Cristina Tagliabue e' giornalista de "Il sole 24 ore". Pippa Bacca (Giuseppina Pasqualino Di Marineo), artista italiana, nata a Milano nel 1974, e' stata assassinata a Gebze, in Turchia, nel 2008. Sul lavoro artistico di Pippa Bacca cfr. il sito www.pippabacca.it] In pochi la conoscevano come Giuseppina. Gia' al Liceo, tutti la chiamavano Pippa Bacca. Il nome se l'era scelto da se': burlone, autoironico, scanzonato e al tempo stesso elitario e impegnato. Pippa, diminutivo simpatico di Giuseppina. Bacca, forse a creare una doppia consonanza, a spiegare il periodo delle mostre dedicate a Bacco, forse a raccontare il perche' di tutti i suoi abiti rigorosamente verdi, dei suoi mezzi tassativamente ecologici (la bici), del suo conoscere i significati delle parole (non aveva studiato arte, aveva fatto il liceo classico e un giorno, in vecchiaia, sognava una laurea di matematica). Bacca. Un modo per smitizzare il cognome troppo lungo ed eccentrico (Pasqualino di Marineo) e per far dimenticare l'eredita' che pur portava, alle spalle, di uno zio tanto importante e noto, con un cognome (Manzoni) e una storia difficile da superare. Pippa, delle glorie del passato, aveva deciso di riderci sopra. Aveva scelto, sin da piccola, di portare con se' l'autoironia anche sdoganandosi da circuiti altisonanti che l'avrebbero portata a un sicuro successo, ma che sarebbero stati legati, sempre e comunque, alla sua storia di "nipote di". E che forse l'avrebbero portata a fare arte in modo diverso. Forse meno spontaneo, aperto e generoso. Pippa Bacca - non solo nell'ultimo tragico brides on tour - aveva scelto di camminare da sola. Aveva intrapreso un percorso personale che l'aveva portata a non studiare le arti, ma a praticarle. Dopo gli studi classici a Milano, quindi, Pippa inizia a "operare" ed esporre. Tecnicamente operare, perche' la maggior parte dei suoi lavori erano frutto della mediazione di uno strumento: le forbici. "Non so dipingere - diceva senza vergognarsene - e uso le forbici per ritagliare sagome". Un artista non si misura piu' con il pennello ma con le idee, spiegava a chi le chiedeva il perche' dei suoi alberi appiccicati su tela con la colla, dei suoi architetti e personaggi ritagliati con la carta e contenuti all'interno di sacchettini trasparenti, dei suoi continenti, l'Africa, ritagliati dai sacchi della spazzatura e appoggiati a terra. Giusto il tempo di un pic nic degli amici. Giusto il tempo di pensarci un attimo, di riflettere sui Paesi che "immagazzinano" i nostri rifiuti. Il bello di Pippa, per chi l'ha conosciuta e per quelli che non hanno avuto questa fortuna, era la spontaneita', la "presa diretta". Mentre artisti internazionali commentano i fatti accaduti in Turchia spiegando che il gesto artistico di "fidarsi dell'altro" avrebbe dovuto essere "sotto controllo", Pippa Bacca, come tanti giovani e non, che ancora credono nelle buone intenzioni del prossimo, e' andata sola, sorridendo, incontro alla morte. Se fosse stato chiunque altro famoso autore, si sarebbe munito di un sistema di pr, di un fotografo, un cameraman, una sicurezza e una serie di "facilitazioni" affinche' l'opera d'arte e il gesto artistico (il viaggio nei Paesi toccati dalla guerra, l'abito da sposa) fossero visti, raccontati e spiegati al piu' vasto pubblico possibile, con impossibilita' di pericolo, e continui controlli alle persone ospitanti (le loro case, le loro auto). Invece Pippa, da artista contemporanea che e', ha scelto di fare tutto da sola. Il bellissimo vestito di sartoria si sarebbe - e lo e' stato - impreziosito del contributo di tante altre donne di Paesi che non siamo soliti conoscere e osservare. Per il resto, il racconto sarebbe avvenuto tramite un blog, fotografie, una telecamera che uno sponsor aveva gentilmente messo a disposizione, ma che lei, insieme alla compagna di viaggio Silvia Moro, avrebbero utilizzato. E' avvenuto tutto come lei l'ha raccontato, e come le immagini che ha pubblicato su internet ci hanno illustrato. Prima di partire, lei stessa, Pippa, aveva inviato una e-mail alle amiche, che iniziava con una frase di Fabrizio De Andre': "Della guerra sono stanca ormai, al lavoro di un tempo tornerei, a un vestito da sposa o qualcosa di bianco, per nascondere questa mia vocazione, al trionfo ed al pianto". Non si sa se al ritorno si sarebbero sposate, le due artiste, ma cosi' spiegavano il progetto di un racconto, del mondo al femminile: il viaggio e' da sempre un mezzo e un fine, e' una scelta di vita o per alcuni l'unico modo possibile di vivere, e' la metafora della vita stessa. Viaggiare con mezzi poveri mette in relazione il viaggiatore con la popolazione locale; viaggiare in autostop, fa si' che uno straniero si metta nelle mani di altri viaggiatori, ma ancora piu' spesso dei locali o di chi dello spostamento ha fatto il suo mestiere. La scelta dell'autostop e' una scelta di fiducia negli altri esseri umani, e l'uomo, come un piccolo dio premia chi ha fede in lui. Questo e' il frutto delle tantissime esperienze in autostop che nella vita di Pippa Bacca l'hanno portata in giro per l'Europa, sino a San Pietroburgo, Istanbul, Finisterre, Irlanda e nel nord e centro America. Dall'incontro con Silvia Moro, che al viaggio ha dedicato le sue ultime performance, e' nato un sogno ambizioso e poetico. Il sogno di percorrere in autostop i Paesi che sono stati sconvolti da guerre recenti e non sempre completamente sedate. Il viaggio non sarebbe il normale viaggio di due viaggiatrici ardite, ma il viaggio di due bellissime spose vestite per un matrimonio che forse e' gia' avvenuto o che non avverra' o forse e' rappresentato dal viaggio stesso. Un matrimonio con la terra, la pace, con la gente tutta, alla ricerca dello sposo? Chi e' e cosa rappresenta lo sposo? La sposa e' il bianco, la luce, il femminino, generatrice di vita, quindi di pace, dell'amore e della purezza. L'abito, l'unico che porteranno con se', inevitabilmente perdera' il suo candore per arricchirsi e diventare il supporto, il testimone, il diario narrato dalle tracce lasciate dalle materie dei luoghi attraversati, dai reperti raccolti lungo il cammino... e dai ricami delle donne locali, essendo il filo, in tutto il Mediterraneo, l'elemento decorativo e quindi di narrazione, di tutti gli abiti da sposa. Un'altra autrice, Fiorenza Infascelli, aveva dato un tragico inizio alla pellicola che aveva girato, dal titolo "Il vestito da sposa". Era la storia di una violenza subita, e di un matrimonio purtroppo mai avvenuto. Alla partenza del viaggio di Pippa Bacca, che abitava in corso Garibaldi, in centro Milano ma in una casa "popolare", c'era stata una piccola festa. Oggi, ritornata a Milano, mancano due giorni per salutarla. Forse, anche in un momento come il suo funerale, Pippa avrebbe parlato di pace. O di trionfo e di pianto, come cantava De Andre'. 3. TESTIMONIANZE. GIOVANNA PROVIDENTI INTERVISTA NAAMAH KELMAN [Dal sito di "Noi donne" www.noidonne.org col titolo "Naamah Kelman" e il sommario "Oggi ha 52 anni e da bambina aveva un'aspirazione quasi banale, dato il tipo di famiglia in cui e' cresciuta: voleva diventare una rabbina". Giovanna Providenti e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha" - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti; sta preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori, e un libro su Goliarda Sapienza. Naamah Kelman e' la prima donna ordinata rabbina in Israele] Oggi ha 52 anni e da bambina aveva un'aspirazione quasi banale, dato il tipo di famiglia in cui e' cresciuta: voleva diventare una rabbina - come suo padre e suo nonno - ma, essendo nata femmina, il suo sogno si presentava del tutto impossibile non essendo prevista la posizione di rabbina nello Stato di Israele. Questo prima della sua nomina, il 23 luglio del 1992. Abbiamo incontrato Naamah Kelman a Japur lo scorso mese di marzo e le abbiamo rivolto alcune domande. * - Giovanna Providenti: Perche' e' importante far sapere che esistono donne rabbine? - Naamah Kelman: La nomina di una donna al rabbinato introduce una nuova concezione di leadership in Israele, dato che in precedenza solo agli uomini era concesso questo titolo. La tradizione del rabbinato femminile (esclusa l'anticipatrice Regina Jonas, morta ad Auschwitz) inizia prima di lei: con l'ordinazione di Sally Priesand nel 1972 e la successiva ordinazione di 500 donne dagli anni Ottanta ad oggi negli Stati Uniti d'America. * - Giovanna Providenti: E nel resto del mondo? - Naamah Kelman: Ci sono donne rabbine laddove esiste il giudaismo riformato: in Usa, Europa, Sud America, ed ex Unione Sovietica, le donne possono oggi essere leaders in ogni area della comunita' giudaica e ad ogni livello accademico. La loro presenza ha trasformato il rabbinato, offrendo nuovi modelli di conduzione e insegnamento. Inoltre le donne rabbine hanno introdotto nuove aree di studio e di ricerca, stanno riscrivendo e creando rituali che prima non esistevano, dato che le donne erano assenti dalleintera sfera pubblica della "Jewish Life". Il cambiamento riguarda anche l'esegesi biblica, perche' le donne rabbine si pongono domande riguardo la presenza e il ruolo delle donne nella Bibbia e hanno iniziato a rileggerla in un'ottica differente da quella patriarcale. Stiamo restituendo alle donne la loro voce rimasta in secondo piano! Per esempio indaghiamo su come abbia reagito Sarah, la matriarca, quando Abramo prese i loro figli per sacrificarli, quale fosse il ruolo delle levatrici e delle donne che servivano nel tabernacolo o al tempio, e cosi' via. * - Giovanna Providenti: La presenza delle donne rabbino puo' cambiare qualcosa nel mondo? - Naamah Kelman: Non ne sono cosi' sicura... certo una sempre maggiore presenza di donne leader religiose puo' essere un'indicazione per le altre confessioni. Inoltre si potrebbe dire che la maggioranza delle rabbine sono attive nel dialogo intereligioso, nel costruire ponti con donne di diversa provenienza, laddove possibile... ma anche gli uomini che sono "in dialogo" sono molto bravi a cercarsi e comprendere l'un l'altro! Piu' che altro e' il movimento delle donne, ormai diffusosi ovunque come una valanga crescente, che dovunque passa conduce inevitabilmente a un cambiamento... Ormai e' evidente a tutti che non si puo' tornare indietro dal processo di uguaglianza! * - Giovanna Providenti: Secondo lei un numero maggiore di donne rabbine in Israele potrebbe portare piu' pace in Medio Oriente? - Naamah Kelman: Penso che se la maggioranza di noi, rabbini o no, usasse la religione come strumento di riconciliazione e speranza, invece che come causa di conflitto, allora potremmo ottenere qualcosa. Se tutti i capi religiosi diffondessero l'idea che ogni essere umano, in quanto creato ad immagine di Dio, va salvaguardato e tenuto a cuore, allora forse potremmo incontrarci e costruire insieme un mondo piu' pacifico. * - Giovanna Providenti: Ci dice qualcosa riguardo alla sua storia personale? - Naamah Kelman: Sono cresciuta in una famiglia in cui tutti e tre noi figli siamo stati educati a servire il popolo d'Israele: mio fratello maggiore sarebbe diventato un rabbino e io ne avrei sposato uno e mi sarei dedicata interamente alla famiglia e alla comunita', come mia madre. Grazie a Dio la rivoluzione femminista irrompendo sulla scena ha cambiato le cose, ed io sono diventata "l'uomo che avrei dovuto sposare". Sono cresciuta a New York in un'era di grandi mutamenti sociali... il movimento per i diritti civili, il movimento femminista, etc. Ho portato questo spirito in Israele. Ho sempre desiderato contribuire a costruire una societa' progressista, inclusiva, egalitaria e dove tutti siano rispettati e appagati. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto amorevolmente in questo, compreso il mio adorato fratello che e' anche il mio rabbino (io appartengo alla sua sinagoga) collega e anima gemella. * - Giovanna Providenti: E la relazione con i colleghi solo uomini durante gli anni di apprendistato? - Naamah Kelman: Sono stata ordinata nel 1992 e sono molto amica con la maggioranza dei miei colleghi uomini. Il mio amico piu' caro alla Rabbinical School e' ora il decano del nostro Seminario e io sono sua associata. * - Giovanna Providenti: Il fatto di essere una donna cambia qualcosa nella sua vocazione? - Naamah Kelman: Qualche volta vorrei poter mostrare maggiormente le mie emozioni, ed essere piu' calda e affettuosa. Si', insomma, i cosiddetti "attributi materni" sono li' e si fanno sentire, io tento di trovare un equilibrio ma certe cose non sono tanto popolari in una figura di leader! In quanto donna credo davvero di correre piu' rischi rispetto agli uomini, di avere piu' da perdere... * - Giovanna Providenti: Speranze per il futuro? - Naamah Kelman: Spero che presto le donne rabbine non saranno piu' una novita', che noi tutti possiamo creare una societa' piu' compassionevole e che le donne possano esserci in ogni ambito di leadership. 4. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 5. MEMORIA. PIETRO GIBELLINI RICORDA GIUSEPPE PETRONIO (2003) [Dal "Corriere del Ticino" del 16 gennaio 2003, col titolo "La letteratura per leggere la societa'. Ricordando Petronio" e il sommario "Lo storico italiano della letteratura Giuseppe Petronio si e' spento lunedi' all'eta' di 93 anni. Proponiamo ora un ricordo critico sull'attivita' dello studioso". Pietro Gibellini, italianista, critico e storico della letteratura, docente, saggista. Dal sito dell'Universita' Ca' Foscari di Venezia riprendiamo la seguente scheda: "Pietro Gibellini e' nato a Pralboino (Brescia) il 16 maggio 1945. Alunno del collegio "Ghislieri", si e' laureato in Lettere a Pavia (1968), discutendo la tesi con Dante Isella, correlatori Maria Corti e Cesare Segre. Gia' ricercatore nell'ateneo pavese (1974) e charge' de cours a Ginevra (1982), ha coperto la cattedra di Letteratura italiana all'Aquila (1987), poi a Trieste (1990), donde e' passato a "Ca' Foscari" (1996). E' stato docente a contratto all'Universita' Cattolica di Brescia. Oltre alla sua disciplina, ha insegnato anche Filologia italiana e Letteratura moderna e contemporanea. Si e' interessato di educazione letteraria, realizzando un'ampia storia-antologia per la scuola e insegnando alla Ssis del Veneto. Collabora alla pagina culturale di un quotidiano nazionale. Editore, commentatore e interprete di testi, ha offerto contributi dal Medioevo al Novecento, studiando in particolare l'eta' moderna: Belli, la poesia dialettale dell'Otto e del Novecento, la "linea lombarda" da Parini a Gadda, Manzoni, D'Annunzio, la critica delle varianti. Da alcuni anni si occupa del mito classico nella letteratura italiana, e sul tema guida una ricerca interateneo (Prin), Ora estesa alla memoria della Bibbia nella letteratura italiana. Attende all'edizione critica e commentata dei Sonetti di Belli per i "Meridiani". Coordina la sezione italianistica del Dottorato in Italianistica e Filologia classico-medievale. Presiede il comitato scientifico per l'Edizione Nazionale dell'opera di D'Annunzio, ed e' membro di quelli per Parini, Belli, Fogazzaro. E' nei comitati direttivi delle riviste "Critica letteraria", "Humanitas", "Rivista di letteratura italiana", "Letteratura e dialetti", "Ermeneutica letteraria". Ha diretto la collana di "Letteratura delle regioni d'Italia" dell'editrice La Scuola e la rivista "Quaderni dannunziani". Giuseppe Petronio (Marano di Napoli, 1909 - Roma, 2003) e' stato un illustre storico e critico letterario italiano. Docente di letteratura italiana all'Universita' di Cagliari e di Trieste, ha diretto per lungo periodo la rivista "Problemi", ha diretto anche il Centro internazionale per lo studio della letteratura di massa di Trieste. Tra le opere di Giuseppe Petronio: Giosue Carducci, D'Anna, Messina 1930; Il Decameron: saggio critico, Laterza, Bari 1935; Francesco De Sanctis 1817-1883, Paravia, Torino 1939; Formazione e storia della lirica manzoniana, Sansoni, Firenze 1947; Pirandello novelliere e la crisi del Realismo, Lucentia, Lucca 1950; Bonifacio VIII, Lucentia, Lucca 1950; Antologia Della narrativa romena, Guanda, Modena 1956; Parini e l'illuminismo lombardo, Feltrinelli, Milano 1961; Dall'illuminismo al verismo: saggi e proposte, Manfredi, Palermo 1962; L'attivita' letteraria in Italia, Palumbo, 1964, 1993; Il canto VIII del Purgatorio, Le Monnier, Firenze 1966; Antologia della critica letteraria, 3 volumi (La Civilta' comunale, Dal Rinascimento all'Illuminismo, Dal Neoclassicismo al Decadentismo), Laterza, Bari 1967; Dizionario enciclopedico della letteratura italiana, 6 volumi, Laterza, Bari 1970; Il romanticismo, Palumbo, Palermo 1973; Letteratura di massa e letteratura di consumo: guida storico e critica, Laterza, Bari 1979; L'autore e il pubblico, Studio Tesi, 1981; Teorie e realta' del romanzo, Laterza, Bari 1983; Il punto su: il romanzo poliziesco, Laterza, Bari 1985; Restauri letterari da Verga a Pirandello, Laterza, Bari 1990; Il sesso ossessivo: psicanalisi e critica letteraria, Solfanelli, Chieti 1992; Racconto del Novecento letterario in Italia (1890-1940), Laterza, Bari 1993; (con Antonio Marando), Letteratura e societa', voll. 1-3, Palumbo, 1993-1994; (con Vitilio Masiello), Produzione e fruizione. Antologia della letteratura italiana, voll. 1-3, Palumbo, 1993-1994; (con Vitilio Masiello), La produzione letteraria in Italia. Storia, testi, contesti, voll. 1-6, Palumbo, 1993-1995; Racconto del Novecento letterario in Italia (1940-1990), Laterza, Bari 1994; La letteratura italiana raccontata da Giuseppe Petronio, 5 voll., Mondadori, Milano 1995; Il piacere della lettura, Lupetti, 1996; Il piacere di leggere (La letteratura italiana in 101 libri), Mondadori, Milano 1997; (con Vitilio Masiello), Scrittori e libri, voll. 1-2, Palumbo, 1997; (con Vitilio Masiello), L'educazione letteraria, voll. 1-3, Palumbo, 1998-2000; Viaggio nel paese di poesia, Mondadori, Milano 1999; Sulle tracce del giallo, Gamberetti, Roma 2000; Racconto del Novecento letterario in Italia 1890-1990, Mondadori, Milano 2000; La nuova attivita' letteraria in Italia, Palumbo, 2000; Baracche del Rione americano. Un uomo e il suo secolo, Unicopli, Milano 2001; Romanticismo e verismo. Due forme della modernita' letteraria, Mondadori, Milano 2003] I novanta, Giuseppe Petronio, li aveva passati da un po', quando a Trieste, in un affollatissimo convegno per docenti di scuola media sul futuro della lingua e della letteratura italiana, parti', lancia in resta, contro gli avversari della sua idea di letteratura. E un anno dopo, al congresso dell'Associazione docenti universitari di italianistica, tenne una delle tre relazioni portanti, con Francisco Rico e con il sottoscritto, ben piu' giovani di lui, ma non piu' resistenti o facondi. Sempre in piedi, quest'uomo basso di statura ma compiaciuto del suo vigore, acquistava ora la fisionomia del maestro di vecchio stampo, ora dell'arringatore sempre infiammato. I miei ultimi incontri con lui confermano il suo stile intellettuale, che non mutava nel contesto didattico e in quello accademico, per lui frutto di una stessa militanza: quella che alimentava collaborando all'"Avanti" o a "Paese sera", o dirigendo la rivista "Problemi". Alla sua idea di letteratura, ispirata al socialismo marxista, era rimasto fedele: e non aveva esitato a rampognare pubblicamente certi discepoli che, dalla critica in tuta blu, erano passati a quella di tipo formalista o semiologico, in camice bianco. La trasmigrazione dal sovietismo all'americanismo ha infatti influenzato anche il costume letterario. Lo storicismo - che dall'idealismo desanctisiano assimilato nella nativa Campania (era nato a Marano nel 1909) lo aveva trasportato al sociologismo marxiano - lo trasmise nell'attivita' di docente universitario svolta a Cagliari e a Trieste, dopo una proficuo pellegrinaggio in atenei europei (Petronio era gran lettore di classici stranieri). Ma lo trasmise anche nelle aule dei licei, attraverso un fortunato manuale dal titolo significativo, L'attivita' letteraria in Italia, su cui si sono formate numerose generazioni. E poiche' la letteratura era soprattutto "attivita'" legata alle urgenze della societa', si capisce perche' il filo conduttore della sua ricerca attraversi i momenti di piu' intenso impegno degli scrittori (Parini e l'illuminismo lombardo, la questione meridionale letta attraverso Verga e Pirandello) e giunga fino alla letteratura di massa, dal romanzo giallo al rosa, che faceva storcere il naso ai critici estetizzanti. Certo, come mi disse replicando a una mia obiezione, ammetteva, si', una differenza tra il capolavoro de il testo documentario, ma preferiva chiamarla "plusvalore". La letteratura, insomma, gli interessava soprattutto come cartina di tornasole per interpretare la societa': giunse a paragonare chi s'immergeva troppo nel testo dimenticando il contesto a certi vermi che affogano nel formaggio. Di qui l'attenzione per le vicende degli autori attraverso il tempo, di cui sono frutto i trentadue volumi della Storia della critica da lui diretta, anzi orientata; di qui la simpatia per il realismo di Boccaccio e dei veristi, e la diffidenza per il decadente D'Annunzio, cui contrapponeva Pirandello. Il meglio di se' lo lascia percio' in panorami critici e in sintesi storiografiche, piu' che in originali apporti analitici. Lo lascia, soprattutto, nell'esempio di una passione per la contemporaneita', raccontando da vecchio - prim'attore fra primi attori - il "suo" Novecento letterario, una passione in cui sta il segreto della sua longevita' intellettuale. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 467 del 26 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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