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Minime. 454
- Subject: Minime. 454
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 13 May 2008 00:40:34 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 454 del 13 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Irena Sendler 2. Maso Notarianni: Nessuna notizia dal sud 3. Maso Notarianni: Venticinquemila insegnanti in sciopero 4. Enrico Piovesana: Offensiva della Nato 5. Francesca Bianchi: Carlo Alberto Madrignani 6. Luigi Reitani intervista Elfriede Jelinek (2004) 7. Daniele Zappala' intervista N. Scott Momaday (2004) 8. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. LUTTI. IRENA SENDLER E' deceduta ieri Irena Sendler (Varsavia, 1910-2008), eroina della Resistenza, che salvo' duemilacinquecento bambini dalla Shoah. Tu che leggi queste righe serbane memoria, proseguine l'impegno. 2. AFGHANISTAN: MASO NOTARIANNI: NESSUNA NOTIZIA DAL SUD [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del'8 maggio 2008 col titolo "Nessuna notizia dal sud del Paese" e il sommario "L'offensiva militare rimane un mistero. La raccolta dell'oppio non e' piu' contrastata dalla Nato". Maso Notarianni, giornalista, e' impegnato nell'esperienza dell'organizzazione umanitaria Emergency e dirige "Peacereporter"; e' attualmente a Kabul come inviato] Continua ad essere impossibile raccontare quel che sta accadendo nel sud dell'Afghanistan, dove l'Isaf sta conducendo una operazione militare in grande stile. L'unica certezza e' che l'aeroporto di Lashkargah e' da una settimana chiuso a tutti i voli civili, siano aerei o elicotteri, proprio per ordine della stessa Isaf. E' di oggi la notizia di un soldato canadese morto durante gli scontri con i ribelli talebani. Di quel che accade ai civili, invece, non e' dato sapere. Come se l'informazione fosse filtrata dalla stessa nuvola di polvere che oggi avvolge Kabul. Quel che si sa, e' che gli angloamericani dell'Isaf stanno conducendo una operazione militare in grande stile, pomposamente annunciata. Ma i combattenti afgani, per ora, sembrano pensare ad altro. In questi giorni si sta svolgendo il raccolto primaverile dell'oppio. E la stragrande maggioranza dei combattenti ha, per adesso, lasciato cadere i kalashnikov e impugnato i falcetti, per portare a casa quel po' di danaro sufficiente a mantenere la famiglia. Peraltro, tra le poche notizie che dal sud arrivano alla capitale, ce ne e' proprio una che riguarda la raccolta dell'oppio, a cui sembrerebbe che i militari occidentali siano del tutto disinteressati. "Potrebbe essere il segno di una nuova politica impostata in modo da non far salire troppo la tensione. Le azioni di contrasto alla raccolta dell'oppio hanno sempre scatenato rivolte, anche armate. E hanno sempre dato respiro alla propaganda antioccidentale dei talebani. Quest'anno e' la prima volta che quaggiu' non si sente parlare mai di azioni di contrasto al raccolto", mi raccontano in difficili telefonate i nostri informatori che per ovvie ragioni di sicurezza richiedono l'assoluto anonimato. Le uniche voci ad arrivare sono quelle dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, unica struttura civile ad operare in tutto il sud del paese. "In questi giorni sono cominciati ad arrivare pazienti dalle zone colpite dai bombardamenti", racconta Marco Garatti, che dell'ospedale e' coordinatore oltreche' chirurgo. "Che pero' ci hanno raccontato di sporadici bombardamenti, non di operazioni militari in grande stile. Da quel che ci dicono sembrerebbe che le bombe vengano usate per tenere libera la strada che da Gamser porta verso il sud piu' che per colpire movimenti talebani". Garatti conferma anche la scarsa attivita' di contrasto al raccolto dell'oppio: "Non abbiamo saputo di nessuna operazione militare contro il raccolto di primavera, che sta andando alla grande, e che tiene occupati praticamente tutti, qui al sud. Anche il cielo di Lashkargah, che di solito e' sulle rotte delle operazioni militari, in questi giorni e' abbastanza tranquillo. Non vediamo grandi movimenti di aerei o di elicotteri". Secondo i bollettini militari, le attivita' sono in corso. Nei primi quattro giorni di maggio, sarebbero state almeno dieci le missioni combat dell'aviazione. Nelle quali non si e' fatto risparmio nell'uso di bombe ad alto potenziale distruttivo. "I primi pazienti arrivati sono feriti da arma da fuoco. Civili colpiti mentre cercavano di scappare. Purtroppo, uno di loro e' morto. Il viaggio dal loro villaggio al nostro ospedale e' lungo. E non ci sono in zona strutture in grado di stabilizzare i feriti", racconta ancora Garatti. "Il giorno dopo, domenica, sono arrivati invece tre pazienti feriti da un bombardamento. Uno di loro, un ragazzino di circa 13 anni, ha perso una gamba". 3. AFGHANISTAN: MASO NOTARIANNI: VENTICINQUEMILA INSEGNANTI IN SCIOPERO [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 7 maggio 2008 col titolo "Afghanistan: venticinquemila insegnanti scioperano"] Uno sciopero generale dei docenti sta paralizzando le poche attivita' scolastiche nel Paese che da quasi tre decenni e' sotto le bombe. Gli insegnanti afgani protestano contro il governo, accusato di tenere i loro salari ad un livello troppo basso. Oggi, un insegnante afgano guadagna circa tremila afgani al mese, che corrispondono a circa quaranta euro. Ma il ministro dell'istruzione, Hanif Atmar, non vuole sentire ragioni: "Fino a che il Parlamento non approvera' la legge che regolamenta i salari dei dipendenti pubblici, non ci sara' alcun aumento di stipendio. Questo sciopero - ha aggiunto il ministro - e' del tutto ingiustificato". Al ministro risponde, altrettanto a muso duro, un rappresentante degli insegnanti, Amir Mohamed Ansari: "Ci hanno promesso migliaia di volte gli aumenti di stipendio. Ma queste promesse non si sono mai concretizzate. Questa volta lo sciopero continuera' fino a che gli aumenti non arriveranno". Ad Ansari fa eco il direttore del liceo Akbar Sanah: "Continueremo finche' le nostre richieste non saranno accolte. Se il governo non avesse i fondi, potrei capire gli stipendi bassi - aggiunge - ma quando vedo che ci sono migliaia di persone che guadagnano diverse centinaia di dollari al mese, capisco che abbiamo tutti i diritti per continuare a scioperare e a chiedere al governo che rispetti i nostri diritti". Le parole di Akbar Sanar non possono non fare presa sul corpo docente afgano. Sono in effetti tanti i funzionari e i dirigenti che hanno stipendi altissimi rispetto alla media. E la situazione e' aggravata - come sempre succede - dalla pioggia di "aiuti umanitari" e dall'affollamento di migliaia di organizzazioni governative e non governative attirate come api al miele dai fondi per la cosiddetta ricostruzione dell'Afghanistan, oppure organizzazioni come quelle gestite direttamente dalle Nazioni Unite, che pagano salari spropositatamente alti ai loro dipendenti locali. Un meccanismo che non funziona, e che sta mettendo a dura prova la pazienza degli afgani, sempre meno disposti a tollerare le "truppe di occupazione". Cosi' vengono chiamati i soldati occidentali, e la corruzione che e' esplosa grazie ai fondi per la ricostruzione del Paese. Intanto, gli insegnanti non hanno ancora incassato gli stipendi del mese scorso, ma siu questo il ministro dell'educazione Atmar ha promesso che entro dieci giorni i salari verranno regolarmente pagati. 4. AFGHANISTAN: ENRICO PIOVESANA: OFFENSIVA DELLA NATO [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 30 aprile 2008 dal titolo "Siate liberi!" e il sommario "Si chiama cosi' la nuova grande offensiva lanciata dalla Nato in Afghanistan". Enrico Piovesana, giornalista, lavora a "Peacereporter", per cui segue la zona dell'Asia centrale e del Caucaso; e' stato piu' volte in Afghanistan in qualita' di inviato] Gli uomini delle compagnie Alpha e Bravo del 24mo corpo di spedizione dei Marines sono veterani dell'Iraq. Hanno combattuto per mesi nella provincia di Al Anbar, il cuore del cosiddetto "triangolo sunnita", oggi considerato "pacificato" dalle truppe d'occupazione Usa. Terminato il lavoro, questi professionisti della guerra sono stati mandati in quello che oggi il Pentagono considera il vero fronte caldo della "guerra globale al terrorismo": l'Afghanistan. Sono arrivati in 2.300 dopo una breve pausa in North Carolina. La loro missione afgana, sotto comando Isaf-Nato, durera' sette mesi e ha come obiettivo la riconquista delle roccaforti talebane nel sud dellíAfghanistan. * Azada Wosa Dopo un mese di preparazione e pianificazione, lunedi' i Marines del 24mo sono entrati in azione assieme a migliaia di soldati britannici e afgani nella provincia meridionale di Helmand. Si tratta della maggiore offensiva in questa regione dalla battaglia per la riconquista della roccaforte talebana di Musa Qala dello scorso dicembre. Questa volta, l'obiettivo e' prendere il controllo militare di un altro importante bastione talebano: Garmsir, una citta'-mercato circondata da piantagioni di papavero da oppio e piu' fuori dal Dasht-i-Margo, il Deserto della Morte. Si trova una sessantina di chilometri a sud di Lashkargah, lungo il corso del fiume Helmand. Il nome in codice di questa offensiva e' Azada Wosa, che nella lingua dei pashtun significa "Siate liberi". * L'attacco. La vera e propria offensiva e' scattata ieri, prima dell'alba. Colonne di blindati veloci sono arrivate via terra da ovest, dall'avamposto britannico di Dwyer, quello dov'era andato a giocare alla guerra il principino Harry. Contemporaneamente, uno stormo di grandi elicotteri Usa da trasporto truppe decollati da Kandahar ha sorvolato a bassa quota il deserto a est di Garmsir, scaricando nelle vicinanze centinaia e centinaia di marines armati fino ai denti. Avanzando tra i campi di papavero i soldati statunitensi, britannici e afgani si sono avvicinati ai bordi della citta', rispondendo al fuoco difensivo dei talebani con lanciarazzi e artiglieria. Sono immediatamente intervenuti i jet e gli elicotteri alleati, bombardando gli edifici di periferia da cui partiva il fuoco nemico. * "Nessuna vittima" La battaglia e' proseguita per tutta la giornata, al termine della quale il comando Isaf-Nato ha dichiarato che Garmsir era stata riconquistata senza perdite da parte alleata. Nulla si sa sul numero di talebani uccisi. Riguardo ai civili afgani, i comandanti rassicurano che "la citta' era praticamente deserta perche' la popolazione era fuggita da tempo". Ma allora da dove e' saltato fuori il bambino afgano di 11 anni di cui parlano tutte le agenzie di stampa, "ferito durante la battaglia da un razzo lanciato dai talebani" e amorevolmente soccorso dai soldati britannici "che lo hanno immediatamente portato in elicottero alla loro base dov'e' stato sottoposto a intervento chirurgico"? Anche Musa Qala, secondo la Nato, era deserta. Ma poi e' venuto fuori che i civili c'erano, e a decine sono morti sotto le bombe dei "liberatori". 5. LUTTI. FRANCESCA BIANCHI: CARLO ALBERTO MADRIGNANI [Dal sito del quotidiano "La Nazione" riprendiamo il seguente articolo dell'8 maggio 2008 dal titolo "Studioso curioso e instancabile, era ordinario di Letteratura Italiana. Lutto nel mondo accademico: e' scomparso Carlo Alberto Madrignani" e il sommario "Uno studioso instancabile e curioso. Un docente innamorato dell'insegnamento. Una firma prestigiosa le cui ricerche hanno riportato l'attenzione su testi della letteratura italiana dimenticati...". Francesca Bianchi scrive su "La Nazione". Carlo Alberto Madrignani (1936-2008), docente, storico e critico della letteratura, saggista, ha insegna Letteratura italiana all'Universita' di Pisa. Ha esordito con una ricerca su Francesco Redi nel 1961-'62 e si e' poi dedicato a studiare il romanzo italiano moderno. Ha pubblicato: Capuana e il naturalismo, Bari, Laterza, 1970; Illusione e realta' nell'opera di Federico De Roberto, Bari, De Donato, 1972; Ideologia e narrativa dopo l'Unificazione. Ricerche e discussioni, Roma, Savelli, 1974; Cultura e letteratura nell'eta' del positivismo, in La letteratura italiana. Storia e testi, diretta da C. Muscetta, VIII, 1: Il secondo Ottocento. Lo stato unitario nell'et‡ del positivismo, Roma-Bari, Laterza, 1975, "La Domenica letteraria" di F. Martini e A. Sommaruga. Introduzione e Indici, Roma, Bulzoni, 1978; Rosso e nero a Montecitorio. Il romanzo parlamentare della nuova Italia (1861-1901), Firenze, Vallecchi, 1980; L'ultimo Cassola, Roma, Editori Riuniti, 1993; Il romanzo. Da Nievo a D'Annunzio, in F Brioschi, C. Di Girolamo, Manuale di letteratura italiana, Torino, Bollati Bonghieri, 1996. Ha curato l'edizione critica de L'Imperio e il "Meridiano" Romanzi Novelle e Saggi di F. De Roberto Milano, Mondadori, 1981 e 1984; Daniele Cortis e Leila di A. Fogazzaro, Milano, Mondadori, 1980 e 1983; Decadenza di L. Gualdo, Milano, Mondadori, 1981; Il re delle bambole di E. De Amicis, Palermo, Sellerio, 1980; Drammi intimi di G. Verga, Palermo, Sellerio, 1989; Tortura di L. Capuana, Palermo, Sellerio, 1987; Un invito per Amalia in A. Guglielminetti, Il ragno incantato, Bergamo, Bolis, 1986; Il libro di don Chisciotte di E. Scarfoglio, Napoli, Liguori, 1986; Da fanciullo. Memorie del mio amico Trisano, Pisa, Ets, 1992; Sulle Americhe (1789) di P. Chiari, Pisa, Ets, 1993. Ha introdotto le edizioni francesi di G. Verga, Dal tuo al mio, Mastro-don Gesualdo, Drammi intimi; G. Nobili, Memorie lontane. Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 maggio 2008 riprendiamo la seguente breve nota dal titolo "Ricordi. L'Ottocento ritrovato di Carlo Madrignani": "Nato a Sarzana nel 1936, Carlo Alberto Madrignani si iscrive alla Facolta' di Lettere dell'Universita' di Pisa e diventa allievo di Luigi Russo e, dopo alcuni anni di insegnamento nelle scuole superiori, e' tra i "fondatori" della facolta' di Lettere all'Universita' di Siena. Dopo un iniziale interesse per Redi e il Quattrocento fiorentino, la ricerca di Carlo Alberto Madrignani si volge verso narratori siciliani fino a quel momento poco studiati. Derivano da questo impegno i volumi su Capuana (Capuana e il naturalismo, 1970) e su De Roberto (Illusione e realta' nell'opera di Federico De Roberto, 1972), autore per il quale Madrignani e' il primo a rivendicare l'importanza e il valore artistico de I vicere'. Alla monografia segue l'edizione critica dell'Imperio e la riproposta di Spasimo, per infine pervenire all'edizione delle Opere nei Meridiani Mondadori (1983). Nell'ambito cronologico del secondo Ottocento si muovono il volume Ideologia e narrativa dopo l'Unificazione (1974), la collaborazione alla storia letteraria Laterza, diretta da Carlo Muscetta, e poi a quella della casa editrice Boringhieri. Madrignani ha compilato un'antologia del romanzo parlamentare, Rosso e nero a Montecitorio (1980), poi ripresa per entrare a far parte degli Annali della Storia d'Italia Einaudi. Dopo il 1989 ha scritto L'ultimo Cassola. Letteratura e pacifismo (1991). Alla fine del 2007 ha pubblicato Effetto Sicilia, che sintetizza il suo quarantennale studio sulla letteratura meridionale, mentre e' in corso di stampa una nuova edizione del Manoscritto di un prigioniero di Carlo Binia. Ha diretto la collana ´Piccola Miscellaneaª per la casa editrice Ets di Pisa; e (con A. M. Morace) la collana "Il romanzo italiano: storia e testi" presso Manni di Lecce"] Uno studioso instancabile e curioso. Un docente innamorato dell'insegnamento. Una firma prestigiosa le cui ricerche hanno riportato l'attenzione su testi della letteratura italiana dimenticati e carte inedite di narratori celebri restituite ai lettori dopo un lungo oblio. E' scomparso all'eta' di 72 anni, dopo una lunga e dolorosa malattia, il professor Carlo Alberto Madrignani. Allievo di Luigi Russo, sarzanese di nascita e ordinario dal 1979 di letteratura italiana presso la facolta' di Lettere e filosofia dell'Ateneo, si e' sempre occupato di storia e critica del romanzo. Ha scritto per le principali case editrici italiane dedicandosi in particolare al verismo, partendo da Capuana e Federico De Roberto, di cui ha curato l'edizione delle Opere nei Meridiani Mondadori. Ma i suoi interessi si sono rivolti anche al romanzo settecentesco e, negli ultimi anni, ad autori come Cassola, Graf, De Amicis, Tarchetti, Pancrazi riuniti poi nel volume di saggi Effetto Sicilia che sintetizza il suo quarantennale studio sulla letteratura meridionale mentre un'ultima appassionata edizione e' volta alla riscoperta del Manoscritto di un prigioniero del livornese Carlo Bini. La sua curiosita' lo ha portato anche verso territori non strettamente letterari (il cinema, la videoarte e le arti figurative) e autori contemporanei presentati con prefazioni di attualita'. Come e' successo per Camilleri, Consolo, Calabro', Riccarelli, Angioni, Montesano oltre a Montale e altri poeti amici. Orami docente fuori ruolo, nel febbraio del 2007 aveva ricevuto l'Ordine del Cherubino. Tanti i messaggi di cordoglio per la famiglia compreso quello di Marco Filippeschi: "Con Carlo Alberto Madrignani - scrive il sindaco - scompare prematuramente un uomo, un intellettuale che ha dato molto alla nostra citta', come docente, per il suo impegno civile e la sua passione politica. Lo voglio ricordare come l'ho conosciuto: amico dei piu' giovani, curioso, con riferimenti culturali solidissimi e percio' aperto all'innovazione della politica, sensibile ai grandi temi del futuro. Ci mancheranno tanto la sua forza critica cosi' disponibile all'ascolto degli altri, la sua arguzia, la sua simpatia umana". 6. RIFLESSIONE. LUIGI REITANI INTERVSTA ELFRIEDE JELINEK (2004) [Dal quotidiano "L'Unita'" del 16 novembre 2004 col titolo "Come un verme nella mela". Luigi Reitani e' direttore del Centro interdipartimentale di ricerca sulla pace "Irene" dell'Universita' di Udine; germanista di vaglia e traduttore di poesia di acutissima sensibilita', insegna letteratura tedesca e austriaca all'Universita' di Udine; autore di varie pubblicazioni e ricerche in materia di letteratura austriaca contemporanea, Goethezeit, primo Novecento viennese, letteratura tedesca contemporanea, comparatistica e teoria letteraria, e in altri ambiti di ricerca (letteratura italiana, storia, traduzioni di saggistica filosofica e letteraria); ha tradotto opere di Ingeborg Bachmann, Thomas Bernhard, Elfriede Jelinek, Friederike Mayroecker, Friedrich Schiller, Arthur Schnitzler; per la collana dei Meridiani di Mondadori ha tradotto e commentato la prima edizione italiana integrale delle liriche di Friedrich Hoelderlin, di cui ha anche rivisto il testo critico tedesco (Tutte le liriche, Milano 2001, 2004). Elfriede Jelinek (1946), scrittrice e drammaturga austriaca, premio Nobel per la letteratura nel 2004. Opere di Elfriede Jelinek: La voglia, Frassinelli, 1990, Sperling & Kupfer, 1994, 2004; La pianista, Einaudi, 1991, ES, 2002, Einaudi, 2005; Nuvole. Casa, SE, 1991; Le amanti, Sonzogno, 1994, Sperling & Kupfer, 2004; Sport. Una piece. ?Fa niente. Una piccola trilogia della morte, Ubulibri, 2005; Voracita', Frassinelli, 2005; L'addio. La giornata di delirio di un leader populista, Castelvecchi, 2005; Bambiland, Einaudi, 2005. Cfr anche il sito: www.elfriedejelinek.com] Non e' facile, per Elfriede Jelinek, sfuggire all'ondata di interesse e curiosita' che l'ha investita dopo l'inaspettato conferimento del premio Nobel. Attaccata dalla grande stampa tedesca, l'autrice della Pianista (edizioni ES) vede in queste critiche solo una conferma dei meccanismi che ha cercato di rappresentare nelle sue opere. Anche se non si rechera' di persona a ritirare il premio a Stoccolma, Elfriede Jelinek sara' comunque presente alla cerimonia con un discorso che sta registrando in video, e che tratta del rapporto tra arte e vita. * - Luigi Reitani: Elfriede Jelinek, che cos'e' per lei la letteratura? - Elfriede Jelinek: E' solo la prima domanda ed e' gia' quasi impossibile rispondervi. Dio mio... Per me la letteratura probabilmente e' il contrario della parola detta, del "dire" (reden). Letteratura e' "parlare" (sprechen). Chi nella vita cammina accanto agli altri, senza mai raggiungerli, appunto perche' non sa vivere, inizia a parlare (per questa ragione il mio discorso per il Nobel si intitola In fuorigioco). Parlare e' il contrario di dire, discorrere. Si realizza (almeno nel mio caso) in uno spazio completamente diverso da quello del linguaggio quotidiano. Ma questo parlare ricava, sempre nel mio caso, il suo materiale dal linguaggio quotidiano, come pure dai miti della vita quotidiana, ecc. Mi interessa la superficie delle cose, e da li' avanzo penetrando fino al nocciolo. Come un verme nella mela. * - Luigi Reitani: In una lettera aperta a Alfred Kollertsch (direttore della rivista letteraria "Manuskripte", il principale organo dell'avanguardia letteraria austriaca) e a Peter Handke, lei ha difeso nel 1969 la politicita' della letteratura. Come vede oggi le cose? Ritiene che la letteratura possa ancora avere una sua incidenza politica o sociale? - Elfriede Jelinek: Non credo piu' in questa misura nella incidenza politica della letteratura, come vi credevo allora, quando del resto molti di noi vi credevano (come si vede, Handke gia' allora non era tra loro!). Ma cio' in cui vorrei continuare a credere e' la possibilita' di cogliere e denudare i meccanismi sociali, nel mio caso attraverso l'ironia, il sarcasmo e i giochi di parole, fino ai calembour piu' banali. * - Luigi Reitani: Lei viene spesso rappresentata come un'autrice radicalmente femminista e nella sua opera il tema del rapporto tra i sessi ha indubbiamente un ruolo importante e spesso centrale. Penso ad esempio alle Amanti (edizioni ES). Esiste per lei una letteratura "al femminile", una letteratura delle donne? - Elfriede Jelinek: Si', esiste. Certo non pretendo di poter distinguere sempre la letteratura di un uomo da quella di una donna, quando mi si sottopone un testo. Ma ritengo che la relazione tra un uomo e una donna, nelle attuali condizioni sociali, non possa che costituire, anche nel caso migliore, una relazione tra servo (servetta) a padrone. E la servetta, la donna, che non appartenga a una casta molto considerata (e il cui valore e' determinato dalla bellezza e dall'eta', dunque da costanti biologiche), deve studiare molto attentamente il padrone per poterlo descrivere. Dunque si serve di una sorta di linguaggio oggettuale (per usare una categoria di Roland Barthes), mentre il padrone ha a disposizione l'intero metalinguaggio. Naturalmente in tutto questo ci sono innumerevoli varianti e gradini intermedi. Ma i romanzi polizieschi di Ruth Rendell, ad esempio, sono cosi' riusciti anche perche' come donna ha dovuto studiare i meccanismi sociali molto meglio di un uomo. * - Luigi Reitani: Spesso le si rimprovera di dedicare troppo spazio a tematiche strettamente austriache e di risultare per questo provinciale. Penso ad esempio al monologo in cui mette in scena il presidente della Carinzia Haider ("L'addio", portato in Italia sulle scene da Warner Waas). Come risponde a queste critiche? - Elfriede Jelinek: L'Austria e' sempre stata una provocazione. Ha avuto una parte rilevante nel nazionalsocialismo. Hitler e' stata "esportato" in Germania dall'Austria, dove ha completato la sua educazione antisemita ed e' divenuto quel mostro politico che e' stato, tutto cio' che ha fatto lo ha appreso in Austria nella sua giovinezza, da giovane. L'ipocrisia della menzogna storica dell'Austria come il primo (innocente, piccolo, povero, indifeso) paese invaso dai nazisti, la sua storia antisemita, la cacciata e l'annientamento dell'intelligenza ebraica, il disprezzo delle minoranze, in primo luogo di quelle slave, gia' durante la monarchia - tutto cio' e' una coltura batterica in cui hanno avuto luogo esperimenti, prove per la fine del mondo, che poi ha avuto realmente luogo. Per questo l'Austria e' stata sempre per i suoi intellettuali come per le sue artiste e artisti una spina nel fianco, se cosi' si puo' dire. Una ragione per "parlare". Uno degli scrittori piu' importanti del dopoguerra e' stato Hans Lebert, senza di lui ne' Thomas Bernhard, ne' Jonke, ne' io o qualsiasi altro che abbia scritto romanzi - come si puo' dire - anti-Heimat, "contropatriottici" e "antipaesani", sarebbero stati immaginabili. * - Luigi Reitani: C'e' dunque nella sua opera una rilevanza di una tradizione letteraria specificamente austriaca? - Elfriede Jelinek: Questa tradizione e' per me la piu' importante e io non mi sono mai potuta e voluta slegare da essa. E' come se si dovesse scavare da essa. E come se si dovesse scavare incessantemente nelle macerie, nella sporcizia, per riportare alla luce i morti che cosi' volentieri vi sarebbero stati definitivamente sepolti. Credo che questo processo di demitologizzazione sia stato determinante per molte autrici e molti autori del dopoguerra austriaco, nel loro impeto creativo. * - Luigi Reitani: Nella sua opera lei si serve continuamente di citazioni e di una complessa quanto raffinata tecnica di montaggio. Ad esempio nella piece teatrale Nuvole. Casa (edizioni SE), s'incontrano brani di Holderlin, Kleist, Heidegger e persino lettere di membri della Raf. O nel romanzo Figli di morti (non ancora pubblicato in italiano) ricorre l'inizio delle celebre poesia di Celan "Fuga della morte". Perche' tutto questo? - Elfriede Jelinek: Nello scrivere mi interessa la seconda natura, non la natura prima. Mi interessa dunque in primo luogo come i meccanismi e i processi sociali si rispecchino nella mitologia dozzinale, nei fenomeni di superficie, per cosi' dire. Io descrivo questi riflessi per restituire alle cose la loro storia, ovvero per costringere lo stesso linguaggio (con l'ausilio di una sorta di procedimento che lavora con il suono, con la dimensione acustica delle parole), anche contro la sua volonta', a restituire la verita' che sta dietro le cose. Per questo uso i brandelli del linguaggio degli altri, degli estranei, come segnali, come indicazioni stradali, per rendere ancor piu' visibile tale processo. Le citazioni che utilizzo mi trasportano, per cosi' dire, sempre piu' in la', mi trascinano avanti. * - Luigi Reitani: Come si deve avvicinare ai suoi testi un lettore italiano? - Elfriede Jelinek: Questo e' molto difficile, perche' appunto per il procedimento linguistico che adopero i miei testi sono quasi impossibili da rendere in un'altra lingua, in modo tale che, per usare un'espressione musicale, si possano cogliere tutte le loro sfumature. Non si deve comunque rimanere attaccati alla superficie, alla trama. E' la lingua stessa che parla, ma questo lo fa purtroppo solo nella mia lingua madre. Per delle autentiche traduzioni avrei bisogno in realta' di scrittrici o scrittori. * - Luigi Reitani: Che cosa e' cambiato per lei con il premio Nobel? - Elfriede Jelinek: Spero che non sia cambiato nulla. Non ho piu' preoccupazioni finanziarie (anche prima pero' quasi non ne avevo), e almeno non devo piu' preoccuparmi del mio futuro. Ci si puo' sempre ammalare e non essere piu' in grado di scrivere. A questo ora si e' provveduto. Ho sempre una grande paura di ammalarmi, perche' entrambi i miei genitori sono impazziti, ognuno a suo modo, e mia madre e' morta in eta' molto avanzata. E' pur sempre possibile che io prima di morire per molti anni non sia piu' in grado di scrivere. Per il resto spero davvero di poter continuare la mia vita estremamente riservata, naturalmente tra un certo tempo, questo mi e' chiaro. 7. RIFLESSIONE. DANIELE ZAPPALA' INTERVISTA N. SCOTT MOMADAY (2004) [Dal quotidiano "Avvenire" del 14 maggio 2004 col titolo "Il poeta dei pellerossa" e il sommario "Parla lo scrittore nativo americano N. Scott Momaday, che ieri ha ricevuto a Parigi il premio per la pace 2004 dell'Unesco. 'Gli indiani faticano ancor oggi a tener viva la memoria storica e i giovani rischiano di perdere l'identita'. La vera svolta s'e' avuta grazie al cinema dopo il film Balla coi lupi, che ha fatto cadere molti stereotipi'". Daniele Zappala', giornalista, scrive sul quotidiano "Avvenire". N. Scott Momaday (Lawton, Oklahoma, 1934) e' uno scrittore e docente universitario nativo-americano (kiowa), autore nel 1968 di Casa fatta di alba, un libro attraverso cui tutti siamo dovuti passare. Nel 2004 e' stato proclamato "artista dell'Unesco per la pace". Tra le opere di N. Scott Momaday: The Journey of Tai-me (1967); House Made of Dawn (1968); The Way to Rainy Mountain (1969); Angle of Geese (1974); The Gourd Dancer (1976); The Names: A Memoir (1976); The Ancient Child (1989); In the Presence of the Sun (1992); The Native Americans: Indian County (1993); The Indolent Boys (1993); Circle of Wonder: A Native American Christmas Story (1994); The Man Made of Words: Essays, Stories, Passages (1997); In the Bear's House (1999). Opere su N. Scotto Momaday: in italiano per un avvia cfr. il documentario disponibile in videocassetta di Matteo Bellinelli, Navarro Scott Momaday, Emi, Bologna 2000] "Credo che questo premio sia un modo per celebrare il mondo degli indiani d'America. Qualcosa di simile al Sundance Festival: attenzione per la natura, per le lingue, per l'umanita' tutta". Cosi' dice N. Scott Momaday, proclamato ieri "artista dell'Unesco per la pace 2004". Dopo essere giunto nella sede parigina dell'organizzazione internazionale col suo bastone adorno di motivi tradizionali blu, il grande scrittore nativo kiowa che vinse a sorpresa nel 1969 il premio Pulitzer col romanzo House made by dawn (ed. it. Casa fatta di alba, Guanda) spiazza chi gli indica un lungo corridoio. Vuole uscire fuori, nel "giardino giapponese". Ed e' in quest'oasi di eucalipti e rivoli d'acqua - unica, in un quartiere di palazzi ministeriali - che ci parla degli indiani d'America di oggi e di letteratura. Lui, divenuto fra l'altro professore universitario in quegli stessi Stati Uniti contro i quali il protagonista del suo capolavoro, una volta uscito dalla propria riserva, si scontra tragicamente. * - Daniele Zappala': Quali sono oggi le sfide piu' importanti degli indiani d'America? - N. Scott Momaday: Credo che la principale sia quella di mantenere l'identita' culturale tradizionale minacciata. Soprattutto i giovani stanno perdendo la conoscenza della lingua e dei riti, perche' vi e' una frattura fra le generazioni. Personalmente, mi preoccupo proprio di questa salvaguardia. * - Daniele Zappala': Attraverso la Fondazione Buffalo Trust, da lei fondata... - N. Scott Momaday: Si', abbiamo progetti sulla comunicazione fra anziani e giovani. Ma anche programmi per preservare la tradizione orale attraverso la sua registrazione. Per non dimenticare lo stile di vita tradizionale, abbiamo per esempio registrato numerosi video. La fondazione e' impegnata in Alaska, nelle regioni piu' prossime della Siberia e naturalmente negli Stati Uniti. * - Daniele Zappala': Come giudica la situazione sociale ed economica degli indiani? - N. Scott Momaday: E' impossibile generalizzare, data la variet‡ delle tribu'. Ma e' vero che economicamente gli indiani hanno bisogno di aiuto quasi su ogni fronte. A livello sociale, essi spesso continuano a vivere in un mondo a parte, in molte circostanze sono isolati. Per l'assimilazione, c'e' ancora molto da fare. * - Daniele Zappala': L'assimilazione deve passare attraverso la scuola? - N. Scott Momaday: Si', ma ancora oggi i bambini indiani che frequentano scuole indiane non ricevono la stessa educazione che larga parte del Paese riceve. Cosi' restano indietro ed e' molto difficile per loro accedere ai college, alle universita'. Le cose stanno evolvendo, ma molto lentamente. * - Daniele Zappala': Il controllo delle terre e delle risorse minerarie resta un problema? - N. Scott Momaday: Anche qui non si deve generalizzare. Ma le tribu' del Sud vivono spesso in terre ricche di importanti risorse e l'intenzione di sottrarle agli indiani e' sempre esistita. Privarli di queste terre pone pero' grandissimi problemi a livello dell'identita'. * - Daniele Zappala': La percezione occidentale degli indiani d'America le sembra ancora condizionata da stereotipi? - N. Scott Momaday: Certe volte mi dico che, in qualche modo, stiamo ancora vivendo in un fumetto. Ed e' molto difficile uscirne. Ancora oggi sono rari i film che danno un'immagine accurata e reale. Credo che Balla coi lupi abbia rappresentato un grande passo in questa direzione. Ma ogni volta che il regista non e' nativo, si rischia di ricadere negli stereotipi. Adesso, un numero crescente di film realizzati dagli indiani con attori indiani si sta facendo strada, e alcune opere sono ottime. * - Daniele Zappala': "L'immaginazione e' l'aspetto creativo del linguaggio", si legge in House made by dawn. Il potere del linguaggio e' sempre cosi' importante per lei? - N. Scott Momaday: Piu' che mai, piu' che mai. Credo che finora abbiamo davvero fallito nel comprendere l'importanza del linguaggio. Lo consideriamo come qualcosa di gia' dato. Forse perche' abbiamo cosi' tanta radio, televisione, oltre alle informazioni scritte e a internet. La parola ha apparentemente perduto il suo potere e spesso non riusciamo a comprendere quanta forza e quanto fascino esistano in realta' nelle parole. Soprattutto i popoli che non hanno una tradizione ritmica, dovrebbero riappropriarsene. Perche' cio' significa anche comprendersi in profondita', parlare in modo piu' responsabile, imparare a ricordare. Anche quando si continuano a inviare delle e-mail. * - Daniele Zappala': Cio' vale anche per la parola "pace" e per la sua interpretazione, soprattutto nei Paesi occidentali? - N. Scott Momaday: Si', quanto alla pace credo che la si veda soprattutto in opposizione a situazioni di guerra. Lo vediamo anche oggi, e non solo in Iraq. Ma la pace esiste al di la' dell'assenza di conflitti armati. La pace e' un modo di vivere con la terra. E' anche cosi' che, nel mondo sempre piu' piccolo in cui viviamo, si potra' trovare un'effettiva unita' del genere umano. 8. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 454 del 13 maggio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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