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Minime. 430
- Subject: Minime. 430
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 19 Apr 2008 00:47:15 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 430 del 19 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Stanislao Arditi e Oliviero Lorelli: Per la sinistra della nonviolenza 2. Il 19 aprile a Bologna 3. A Rimini il 20 aprile 4. Maria G. Di Rienzo: Bambine 5. Ottavio Ragone intervista Gaetano Arfe' (2007) 6. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 7. Valentina Parisi presenta "L'indagine del tenente Gregory" di Stanislaw Lem 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. STANISLAO ARDITI E OLIVIERO LORELLI: PER LA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA 1. Non come sommatoria dei delusi e degli scontenti, ma come illimpidimento ed approfondimento delle ragioni delle oppresse e degli oppressi, delle ragioni della giustizia e della liberta', della responsabilita' che riconosce e libera. Non come cartello intergruppi o fuga in avanti o come presunzione avanguardistica, ma come consapevolezza sincera dei compiti dell'ora, e del valore e insieme delle insufficienze delle esperienze passate. Come rottura e come eredita'. Rottura delle subalternita' e fuoriuscita dalle ambiguita'. Eredita' delle lotte e delle riflessioni delle correnti calde del movimento socialista e libertario, femminista, ecologista, antirazzista e antimafia. * 2. Il femminismo e' il centro e il cuore della sinistra che si schiude alla nonviolenza e fa della nonviolenza la scelta e il criterio che costituiscono la "conditio sine qua non" della politica necessaria. Il femminismo e' la scelta decisiva su cui la sinistra della nonviolenza nasce. O sara' consapevole delle parzialita' e del limite, della cura e dell'alterita', o non vi sara' la sinistra della nonviolenza. O sara' plurale e complessa perche' riconosce che l'umanita' e' di due generi, o non vi sara' la sinistra della nonviolenza. O sara' antipatriarcale, e quindi antimilitarista, antiautoritaria, antitotalitaria, o non vi sara' la sinistra della nonviolenza. Il femminismo e' il centro e il cuore della sinistra della nonviolenza. * 3. Fermare la guerra e' la prima urgenza. Ma per contrastare la guerra e' necessaria la scelta del disarmo, dell'antimilitarismo, la scelta della nonviolenza. La sinistra della nonviolenza nasce per opporsi alla guerra, alle sue radici, alle sue logiche, alle sue strutture. La sinistra della nonviolenza o chiama ad opporsi alla guerra che sempre consiste dell'uccisione di esseri umani, o non esiste. La sinistra della nonviolenza e' l'antitesi della barbarie della guerra. E cosi' come la guerra porta l'autoritarismo, la sinistra della nonviolenza e' radicalmente democratica ed egualitaria; cosi' come la guerra porta la distruzione delle relazioni e della natura, la sinistra della nonviolenza costruisce relazioni e difende la natura; cosi' come la guerra uccide e umilia, la sinistra della nonviolenza salva e degnifica. L'opposizione alla guerra e a tutte le strutture ad essa connesse (e tra esse: le dittature, i terrorismi, le organizzazioni criminali, cio' che e' inteso a opprimere, ricattare, assassinare) e' il primo impegno della sinistra della nonviolenza. * 4. Ma oltre l'impegno contro la guerra urgente e decisivo e' l'impegno contro la devastazione della biosfera. E poiche' la devastazione della biosfera e' in corso a ritmi sempre piu' accelerati e con esiti sempre piu' catastrofici, e' indispensabile che la sinistra della nonviolenza faccia dell'impegno ecologista il terreno decisivo del suo agire quotidiano. La sinistra della nonviolenza o e' ecologista o non e'. * 5. Ma la sinistra della nonviolenza e' innanzitutto sinistra, la sinistra adeguata alla sfida di questo inizio di millennio. E' quindi erede e inveratrice delle lotte delle oppresse e degli oppressi per il riconoscimento dell'eguagianza di dignita' e diritti di ogni essere umano. Non scrive i menu per i ristoranti dell'avvenire, ma e' il movimento reale che contrasta l'orrore presente, difende l'umanita' e la casa comune, si sforza di preservare la civilta' dalla barbarie, ha a cuore la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano. Chiama per questo le oppresse e gli oppressi alla lotta, chiama alla lotta ogni persona di volonta' buona. 2. INCONTRI. IL 19 APRILE A BOLOGNA Sabato 19 aprile, dalle ore 10 alle 17, a Bologna, nella sala sindacale della stazione ferroviaria, si terra' l'assemblea "per una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza" promossa dai partecipanti al precedente incontro del 2 marzo realizzato a seguito dell'appello diffuso lo scorso febbraio da Michele Boato, Maria G. Di Rienzo e Mao Valpiana. * Per informazioni e contatti coi promotori dell'iniziativa: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org 3. INCONTRI. A RIMINI IL 20 APRILE [Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: via Spagna 9, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo] A Rimini domenica 20 aprile si terra' il seminario del Movimento Nonviolento su "Informazione e nonviolenza". Nell'ambito del Convivio dei Popoli la rivista "Azione nonviolenta" ha organizzato un importante seminario sul tema cruciale "Informazione e nonviolenza" per affrontare i seguenti aspetti: - Come influire sui mass media per un'informazione diversa e corretta sui temi pace/guerra? - Quale rapporto tra riviste cartacee e informazione web (blog, mailing lists, giornali web, ecc.)? - Quale futuro per le riviste "storiche" come la nostra? - La legge sull'editoria finanzia gli organi di informazione dei partiti, ma non tutela la stampa di movimento: come modificare una legge cosi' ingiusta? Alcuni giornalisti esperti del settore ci aiuteranno nella riflessione: Beppe Lopez, autore del libro La casta dei giornali; Roberto Natale, presidente dell Federazione nazionale della stampa italiana; Giuseppe Muraro, giornalista Rai. Introduce e modera: Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta". Il seminario si tiene a Rimini, domenica 20 aprile, dalle ore 10,30 alle 17,30 presso la "Sala degli Archi" che si trova sotto il porticato del Palazzo Comunale in piazza Cavour. La piazza si raggiunge a piedi dalla stazione in circa 10 minuti. Per chi arriva in macchina, si puo' parcheggiare nella adiacente piazza Malatesta. * Per ulteriori informazioni: "Azione nonviolenta", via Spagna 9, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 4. RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: BAMBINE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81] Allegria. Presto arrivera' anche da noi. Lo ha prodotto il "gigante" dei supermercati Tesco e in Gran Bretagna costa solo quattro sterline. Si tratta di un reggiseno imbottito per bambine a partire dai sette anni. Avete letto bene, ma lo riscrivo: bambine di sette anni. Alcuni stilisti lo hanno definito "salace" poiche' ha uno scollo basso fatto per mostrare "la pelle del seno". Un portavoce della Tesco ha difeso il prodotto asserendo che praticamente lo hanno fatto per il bene delle bambine: "che sono molto sensibili al loro aspetto, a quell'eta'". Consola, nevvero, tanta comprensione. Potrebbero compiere un passo in piu' e distribuire i loro regginiente gratis, poiche' io sono certissima che le bimbe sono sensibili, ma sono altrettanto certa che a sette anni non hanno seni di cui occuparsi, non ancora. E che dovrebbero spendere le quattro steriline, o l'equivalente in euro, in caramelle e pastelli, se non in libri come facevo io alla loro eta'. La pressione sociale operata sulle piccole affinche' appaiano "adulte", e adulte significa appetibili sessualmente per gli uomini, non laureate o autonome tanto per dire, sta diventando insopportabile. Ad eta' sempre piu' basse le bambine si giudicano, e giudicano le altre bambine, basandosi sulle apparenze. La maggior parte dei giocattoli, e cartoni animati e programmi e libri per l'infanzia, a loro disposizione, le stanno spingendo pesantemente sulla strada della "principessa rosa" (fata, ballerina, modella), i cui scopi nella vita sono sognare, attendere e infine compiacere il "principe azzurro". Per il quale sono disponibili solo gli attrezzi del supereroe macho (guerriero, cowboy, pilota, mostriciattolo corazzato). * Comincia qui, lo sapete. E sapete anche cosa diventa dopo. Diventa salari ineguali per le donne a parita' di mansioni. Diventa il non trovare piu' la tua scrivania quando torni dalla maternita'. Diventa il misero 24% dei seggi parlamentari europei occupati da donne (con la felice eccezione della Spagna) e il 90% maschile dei consigli d'amministrazione di tutta Europa. Diventa traffico di donne e bambine, violenza sessuale, prostituzione forzata. Diventa la proposta di un modello, per femmine e maschi, impossibile da raggiungere ai piu', e quindi generatore di frustrazione, insicurezza, infelicita', rabbia. Dovremmo cominciare a rigettarlo, se abbiamo a cuore i nostri bambini e le nostre bambine, se davvero speriamo e vogliamo il meglio per loro. Le pesanti penalita' poste sull'essere donna in termini economici tiene le donne "al loro posto", e cosi' fanno il mutarne i corpi in pezzi di ricambio da consumo sessuale, il trasformare le bambine in donne con i reggiseni imbottiti, e incitare le adulte a buttare la loro vita nell'inutile tentativo di restare "ragazzine attraenti" con trucco, giarrettiere e chirurgia plastica. Inevitabilmente, cio' contribuisce a deprivarle di quel rispetto che meritano come esseri umani, e rende molto piu' semplice aggredire una bambina in pieno giorno nella metropolitana e tentare di stuprarla, perche' di quella bambina e a quella bambina si continua a dire che non serve a nient'altro. * Io trovo molto interessante la stampa estera, soprattutto quando scrive dell'Italia. E' sempre utile considerare come gli altri ti vedono dal di fuori. Per cui vi regalo in finale questo commento britannico sulla televisione nostrana: "E' impossibile guardare la tv in Italia e farsi l'idea che nel paese ci siano donne intelligenti". 5. MEMORIA. OTTAVIO RAGONE INTERVISTA GAETANO ARFE' (2007) [Ringraziamo Maria Teresa Proto Pisani (per contatti: mtpropi at iol.it) per averci inviato la seguente intervista apparsa sul quotidiano "La Repubblica" dell'8 luglio 2007 col titolo "Gaetano Arfe'. Il socialista che combatte per la liberta' delle idee". Ottavio Ragone, giornalista, e' una delle figure piu' autorevoli della redazione napoletana del quotidiano "La Repubblca". Gaetano Arfe', figura illustre della sinistra italiana, e' deceduto nel 2007. Dal sito della Fondazione Turati (www.pertini.it/turati) riprendiamo alcune stralci della scheda a lui dedicata: "Gaetano Arfe' e' nato a Somma Vesuviana (Napoli) il 12 novembre 1925. Si e' laureato in lettere e filosofia all'Universita' di Napoli nel 1948. Si specializzo' in storia presso l'Istituto italiano di studi storici presieduto da Benedetto Croce, con cui entro' in contatto fin dal 1942. Nel 1944 si arruolo' in una formazione partigiana di "Giustizia e Liberta'" in Valtellina. Nel 1945 si iscrisse al Partito socialista e divenne funzionario degli Archivi di Stato intorno al 1960. A Firenze era gia' entrato in contatto con Calamandrei, Codignola e il gruppo de "Il Ponte" e aveva collaborato con Gaetano Salvemini alla raccolta dei suoi scritti sulla questione meridionale. Nel 1965 ottenne la libera docenza in storia contemporanea e insegno' a Bari e a Salerno. Nel 1973 divenne titolare della cattedra di storia dei partiti e dei movimenti politici presso la facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' di Firenze. Nel 1959 venne nominato condirettore della rivista "Mondo Operaio", carica che conservera' fino al 1971. Dal 1966 al 1976 fu direttore dell' "Avanti!". Dal 1957 al 1982 fu membro del comitato centrale e della direzione del Psi. Nel 1972 venne eletto senatore... Nel 1976 venne eletto deputato... Nel 1979 venne eletto deputato al Parlamento europeo... Nel 1985 lascio' il Psi, motivando la sua scelta nel volumetto La questione socialista (1986). Nel 1987 venne eletto senatore per la sinistra indipendente. Ha scritto numerosi libri e saggi, tra cui la Storia dell'"Avanti!" (1958) e la Storia del socialismo italiano 1892-1926 (1965)". Dalla Wikipedia, edizione italiana (http://it.wikipedia.org), riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Gaetano Arfe' (Somma Vesuviana, 12 novembre 1925 - Napoli, 13 settembre 2007) e' stato un politico, giornalista e storico italiano. Nel 1942, subito dopo la licenza liceale, entra a far parte di "Italia Libera", un gruppo clandestino di ispirazione azionista e viene presentato a Benedetto Croce da Ettore Ceccoli, editore e libraio ex comunista e amico del padre. All'universita' conosce Giorgio Napolitano e prende a frequentare giovani antifascisti. La polizia pero' lo tiene d'occhio e i genitori lo mandano da uno zio a Sondrio. Giunto nella citta' lombarda ai primi del 1943, collabora con alcuni azionisti che aiutano prigionieri di guerra, perseguitati politici ed ebrei a varcare il confine svizzero. Arrestato e tornato libero dopo alcune settimane, svolge attivita' di collegamento tra il Cln di Sondrio e Milano e i partigiani della Valtellina ai quali si unisce nel 1944 militando in una formazione di Giustizia e LIberta' fino alla Liberazione. Dopo la guerra, nel 1945 si iscrive al partito socialista, nel quale rimarra' fino al 1985, e ricomincia a studiare. Laureatosi in lettere e filosofia a Napoli nel 1948, si specializza in storia presso l'Istituto Italiano per gli Studi Storici presieduto da Benedetto Croce. Negli anni Cinquanta, mentre e' funzionario presso l'Archivio di Stato di Napoli, partecipa ad una manifestazione per la pace organizzata dalla "Gioventu' meridionale" con l'appoggio del Pci, e per questo viene trasferito d'autorita' a Firenze, dove entra in contatto con la rivista "Il Ponte" e con personalita' dell'antifascismo quali Romano Bilenchi, direttore del "Nuovo Corriere", Delio Cantimori, Cesare Luporini, Piero Calamandrei e Tristano Codignola. Collabora inoltre con Gaetano Salvemini alla raccolta degli scritti sulla questione meridionale. Dal 1965 e' libero docente di Storia contemporanea nelle Universita' di Bari e Salerno. Nel 1973 diviene titolare della cattedra di Storia dei partiti e movimenti politici presso la facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli Studi di Firenze. Dal 1959 al 1971 e' condirettore della rivista socialista "Mondo Operaio", e dal 1966 diviene direttore del quotidiano socialista "Avanti!", alla cui guida restera' per dieci anni. Proprio a causa delle inchieste sulle "trame nere" pubblicate sul giornale da lui diretto, Arfe' e' vittima di un attentato terroristico che il 2 aprile del 1975 devasta la sua abitazione con un ordigno esplosivo, provocando il ferimento di tre persone. Nel Psi fa parte del comitato centrale e della direzione del partito dal 1957 al 1982; nel 1972 e' eletto senatore nel collegio di Parma, e ricopre il ruolo di vicepresidente della Commissione istruzione e poi della Commissione esteri, ed e' relatore della legge sui Provvedimenti urgenti per l'Universita'. Nel 1976 e' eletto deputato nel collegio di Parma-Modena-Reggio-Piacenza; entra nella Commissione affari costituzionali e rappresenta il gruppo socialista nelle trattative sul Concordato. Nel 1979 viene eletto deputato al Parlamento europeo per il collegio Nord-est per le liste del Psi: e' relatore sul tema della politica televisiva europea e promuove la Carta dei diritti delle minoranze etniche e linguistiche. E' stato membro della Commissione per la gioventu', la cultura, l'educazione, l'informazione e lo sport e della Delegazione al comitato misto Parlamento europeo/Assemblea della Repubblica del Portogallo. Ha aderito al gruppo parlamentare del Partito del Socialismo Europeo. La Risoluzione del Parlamento europeo dedicata alla tutela delle minoranze etniche e linguistiche, approvata il 16 ottobre 1981, e' anche nota come "Risoluzione Arfe'". Nel 1986, in totale disaccordo col segretario Bettino Craxi, lascia il partito socialista, e da' alle stampe lo scritto La questione socialista, con cui motiva la fuoruscita dal Psi. Nel 1987, e' eletto senatore nel collegio di Rimini come indipendente nelle liste del Pci. Muore a Napoli il 13 settembre 2007 in seguito ad una crisi respiratoria. Fra i suoi scritti piu' importanti: Storia dell'Avanti!, edizioni Avanti!, Milano 1956-1958, ristampato a cura di Franca Assante, Giannini, Napoli, 2002; Storia del socialismo italiano 1892-1926, Einaudi, Torino 1965; Storia delle idee politiche economiche e sociali, (cura del V volume, sull'eta' della rivoluzione industriale), Utet, Torino 1972; La questione socialista: per una possibile reinvenzione della sinistra. Einaudi, Torino 1986; I socialisti del mio secolo, a cura di Donatella Cherubini, Lacaita, Manduria-Bari-Roma, 2002; Scritti di storia e politica, a cura di Giuseppe Aragno, La Citta' del Sole, Napoli 2005. Numerosi i suoi scritti ed interventi su personaggi e tematiche di storia dei movimenti politici, con attenzione anche alle vicende di Giustizia e Liberta', dell'anarchismo, su momenti e personaggi minori della storia del movimento operaio. Negli ultimi anni della sua vita ha collaborato con la rivista online "Fuoriregistro". Opere su Gaetano Arfe': Ciro Raia, Gaetano Arfe'. Un socialista del mio paese, Piero Lacaita editore, Manduria-Bari 2003". Molti utili materiali sono nel sito www.amicidigaetano.ilcannocchiale.it] C'e' chi prende a colpi di mitra le idee, come i nazisti che nell¥autunno del '43 sparavano sui libri del padre antifascista, e chi spende una vita a difenderle come Gaetano Arfe'. Anche l'aspetto lo testimonia. Oggi questo vecchio socialista si presenta curvo nelle spalle, quasi che il fisico avesse scavato una trincea intellettuale alle proprie convinzioni. La sua storia comincia da quel battaglione di tedeschi. Era un branco di lanzichenecchi, ricorda Arfe', granatieri della divisione "Goering". Avanzavano urlando e sparacchiando nella campagna silenziosa di Somma Vesuviana. Uccisero un povero fornaio in paese e tanta altra gente, solo perche' affacciata alla finestra. Poi spedirono roventi pallottole calibro 9 nel cuore dei libri conservati in biblioteca, a casa del papa' di Gaetano, fiero antifascista. Interi scaffali presi a colpi di mitraglia. Spiccavano, tra quei volumi, un¥edizione originale de Lo cunto de li cunti di Giovan Battista Basile, una preziosa Historia del Concilio Tridentino di Paolo Sarpi, trattati di politica e filosofia. Migliaia di idee violate dal piombo. Ma in quanto idee, piu' forti delle pallottole. Quella sparatoria a Somma - erano i primi di ottobre del 1943 - segno' per sempre la vita di Gaetano Arfe'. Sessantaquattro anni dopo i ricordi affiorano, a tratti piacevoli, a tratti dolorosi come trafitture nell'anima. E' sempre cosi', d'altronde, a 82 anni. Si incontra Gaetano, oggi, nella sua casa di via Crispi. Il fragore di Napoli sale attenuato dalle finestre, la luce rischiara il volto rugoso. E' un napoletano anomalo, Arfe', lo si direbbe straniero in patria. Composto e saggio. Parla senza gesticolare, non affetta simpatia cialtronesca. E' intriso di uno spirito civico estraneo ai costumi dominanti in citta'. Non ha mai chiesto cariche, ne' premi, ne' tribune per svettare. "Una volta volevano nominarmi ministro della Pubblica istruzione, rifiutai. Non mi sentivo tagliato per l'arte di governo". Non s'e' arricchito. Ogni tanto scrive articoli e saggi. Fa vita ritirata, ma non si tira indietro. Quest'uomo dagli occhi miti adesso fuma assorto la pipa da cui promana un buon sentore di tabacco. La nebbiolina azzurra svolazza nel salotto. Sul pavimento listelli di legno scuro. Trasmettono, assieme ai tanti libri, un senso antico di raccoglimento. Due poltrone in un angolo. Sulle pareti una foto di Croce gia' corpulento e in la' con gli anni, gli incontri con Gaetano Salvemini, Giuseppe Saragat e Pietro Nenni, i bozzetti sbiaditi di vignette pubblicate sull'"Avanti", organo del Psi di cui Arfe' fu direttore per dieci anni, fino al 1976. Lascio' l'incarico quando Craxi vinse il congresso socialista del Midas, questione di incompatibilita'. Un'altra foto raffigura Gaetano giovane, con la divisa militare e il mitra in spalla, ai tempi di "Giustizia e Liberta'" e del Partito d'azione, quando combatteva in Valtellina come partigiano, sulle montagne intorno a Sondrio. "Ci addestravano gli americani", spiega, "da loro imparai ad usare le armi". Circostanza che tanto tempo dopo, a meta' degli anni '70, gli torno' utile. Da direttore dell'"Avanti" condusse una campagna contro le trame nere e la "Rosa dei venti". I gruppi eversivi neofascisti lo colpirono dapprima con insulti e lettere anonime. Poi, nel 1974, la casa di Arfe' a Roma fu distrutta da una carica di tritolo. Lui si salvo' perche' era a Firenze. Nenni defini' quell'attentato "una decorazione". Arfe' rifiuto' la scorta. Prese a girare armato, come ai tempi della Valtellina. Una Beretta calibro 22 per difesa personale, gliela consiglio' l'allora capo dell'antiterrorismo, Umberto Improta. La Resistenza, il carcere in cui lo rinchiusero i tedeschi, hanno segnato la vita di Arfe' come un punteruolo incide il legno giovane. Sacrifici, tanto coraggio. Poi, al termine della guerra, un'esistenza pubblica, nel partito e nelle istituzioni. Fu senatore, deputato fino al '94, prese parte alla prima legislatura di Strasburgo. In prima fila e sempre con incarichi di responsabilita' nel Psi che fu di Nenni, Francesco De Martino, Riccardo Lombardi, Sandro Pertini. Con De Martino, anch'egli nativo di Somma Vesuviana e allievo della madre di Arfe', coltivo' fino all'ultimo giorno uno speciale rapporto intellettuale e umano. In qualche modo ne segui' la parabola. L'avvento di Craxi gli costo' il gelo dell'incomprensione. Fu un'incompatibilita' morale e politica. Tutta la vecchia guardia socialista venne emarginata. "Tangentopoli a parte, Craxi era un uomo di un autoritarismo insopportabile. Vero animale politico, ebbe molte intuizioni. Ma si comportava come Luigi XIV, 'il partito sono io'. Difatti quando lui cadde, crollo' anche il Psi". Oggi si interroga, Arfe', percorrendo a ritroso la vita. Cosa accade quando le idee si diradano fin quasi a scomparire? E se il buio ingoia un'intera epoca? Che resta di un'esistenza militante? Cosa puo' fare un vecchio socialista se il deserto divora i terreni un tempo fertili della propria cultura politica? Chi puo' mai fecondarli, il nuovo Partito democratico? "Rutelli? Mah, la Dc era laica, lui no", taglia corto Arfe'. Si fa fatica perfino a parlare di socialismo in Italia, osserva. "Oggi invece e' piu' che mai necessaria una critica del sistema economico dominante. Il socialismo ha, da quando e' nato, questa tradizione e funzione. Io vedo le ragioni per avere paura. L'inquinamento minaccia l'aria, l'acqua, perfino le stagioni. Cosa accadra' tra quarant'anni? E' pensabile un sistema in cui l'unico imperativo sia la crescita economica? Ritengo di no. Di fronte a cio', serve un pensiero politico critico. Socialista, ma non solo". Quanto al Partito democratico, "esso e' carico di contraddizioni e culturalmente eterogeneo. Ne fanno parte nostalgici del comunismo, liberisti spinti, fanatici della crescita, cattolici veri e cattolici clericali. Una miscela, insomma, che non trova punti di coagulo. Prima o poi scoppieranno e comunque il Pd non arrivera' al 30%. Anche a sinistra vedo gruppi ristretti guidati da leader. La forza delle cose - suppone Arfe' - potrebbe spingere a un'intesa. Molto dipende dalla legge elettorale. E' in atto in tutto il sistema politico italiano un processo lungo, che passera' attraverso fratture e unificazioni provvisorie". Dalla strada lo sbuffo scoppiettante dei motori inchioda il pensiero. E' il rumore di fondo della citta', la sua fumigante colonna sonora. "Possibile che siamo sempre gli ultimi? Rifiuti, abusi edilizi, camorra, una Napoli culturalmente opaca. E' evidente la responsabilita' di chi amministra", sbotta Arfe', ma non ha il tono di un'accusa. L'invettiva non gli appartiene, e poi forse non lo ascolterebbero. "Ci fosse stata almeno una seduta del Consiglio comunale o del Consiglio regionale per rivolgere un appello ai cittadini - prosegue - per spingere l'opinione pubblica a prendere coscienza degli enormi problemi irrisolti. Una scossa, un fremito. Invece no, nulla. Ma l'orgoglio dei napoletani va risvegliato, non vedo altra strada". Non sospettava questo opaco destino, Arfe', quando nel 1942 aderi' a "Giustizia e liberta'", a Napoli. "Il gruppo clandestino era organizzato da un piccolo libraio, Ettore Ceccoli, un amico di mio padre. Quando io aderii, mi presento' Benedetto Croce. Rammento quell'incontro. Croce mi fece un piccolo esame sui libri che avevo letto, mi consiglio' De Sanctis, Silvio e Bertrando Spaventa. Rimasi fedele in pieno alle sue indicazioni. Mi iscrissi all'universita'. Mi trovavo in facolta', in via Mezzocannone, quando il palazzo di fronte fu distrutto dai bombardamenti. Precipitarono infissi e calcinacci. Appena la polvere si dirado', vidi una testa d'uomo poggiata su una cassetta delle lettere. Quello fu il mio primo impatto con la guerra. Poi - racconta Arfe' - mia madre mi spedi' in Valtellina, per proteggermi dai fascisti. Era insegnante, fu anche maestra di De Martino, a Somma Vesuviana. Al nord, durante la guerra di liberazione, entrai in contatto con uomini di altissime qualita' umane, comunisti come Giulio Chiarelli e Giovanni Scari'. Mi parlarono di Gramsci e delle lotte operaie nella Torino degli anni '20. Loro pero' entrarono negli ingranaggi dello stalinismo, io non fui mai comunista". Nel '47 Arfe' segui' Saragat nella scissione socialdemocratica, nel '48 torno' nel Psi. Nel frattempo lavorava nell¥Archivio di Stato. Nel '52 partecipo' ad una manifestazione a Napoli con Berlinguer, e il ministro Scelba, per punizione, lo spedi' a Firenze. Li' collaboro' al "Ponte" di Pietro Calamandrei ed ebbe rapporti con La Pira e don Milani. Napoli, in quegli anni, era culturalmente viva. Arfe' elenca i centri di eccellenza, le associazioni, le riviste: l'istituto Croce, il gruppo Gramsci, "Cultura nuova" di Gerardo Marotta, "Nord e Sud", "Cronache meridionali". Figure prestigiose di intellettuali, l'editore Gaetano Macchiaroli, Vittorio De Caprariis, Francesco Compagna. Il deposito di libri in via Mezzocannone custodito da Filippo Cassola, cugino di Augusto Graziani, famoso docente di storia antica. "In quell'epoca conobbi Giorgio Napolitano. Era com'e', composto, sobrio, dicevano fosse figlio di re Umberto". Il dialogo con Napolitano, fatto anche di lunghi carteggi, non s'e' mai interrotto. "Entrambi sostenevamo la necessita' di una revisione critica della storia del Pci e del Psi per giungere ad una sintesi politica. Redigemmo un manifesto comune per l'unita' europea con Altiero Spinelli, ma Craxi non fu d'accordo. I comunisti lasciarono per non sfidarlo". Nella veste di capo dello Stato, Napolitano si spende molto per la sua citta'. "E cio' e' positivo, entro certi limiti", ritiene Arfe'. "Sta diventando, suo malgrado, il nuovo san Gennaro. I napoletani cercano un protettore. Ma questo atteggiamento li induce al lassismo, all'attendismo". E la borghesia ritirata sull'Aventino di cui parla il prefetto Alessandro Pansa? "Mah. Croce era proprietario terriero e ignorava perfino dove si trovassero i suoi possedimenti, li amministrava il fratello. Tuttavia aveva senso dello Stato, faceva il suo mestiere di uomo di studi. Oggi, invece, chi puo' non fa niente, tranne pochi. Giocano, si divertono. Grandi borghesi? Non so, credo di no. I piu' difettano di virtu' civiche". Ora annuisce, calmo. Non si ferma, Arfe', anche adesso che e' vecchio. Pensa alla Napoli violata. Nella mente, febbrile, organizza la resistenza del pensiero contro i nuovi lanzichenecchi. 6. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 7. LIBRI. VALENTINA PARISI PRESENTA "L'INDAGINE DEL TENENTE GREGORY" DI STANISLAW LEM [Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 aprile 2008, col titolo "Da Stanislaw Lem una parodia del thriller", e il sommario "Gelidamente autoreferenziale, l'unico giallo concepito dal filosofo e scrittore polacco e' basato sulla programmatica infrazione delle regole stabilite dal genere, di cui mette in discussione gli stessi presupposti. Lo ha tradotto Bollati Boringhieri con il titolo L'indagine del tenente Gregory". Valentina Parisi, docente, saggista, traduttrice, e' una fine slavista. Stanislaw Lem e' nato nel 1921 a Lwow, in Polonia (ora Lviv, Ucraina). Dopo studi di filosofia, si laurea in medicina all'universita' di Lwow e - dopo la seconda guerra mondiale - si trasferisce a Cracovia; successivamente abbandona la medicina per dedicarsi alla biologia e alla cibernetica, discipline sulle quali pubblica anche vari saggi; nel 1951 pubblica il suo primo romanzo di fantascienza. La fama di Lem e' legata soprattutto ai romanzi Eden (1959) e Solaris (1961) che, come ebbe a scrivere Darko Suvin, rappresentano una sorta di "parabola che mostra come i criteri antropocentrici e le soluzioni di tipo religioso sono spesso inapplicabili alle situazioni complesse dell'uomo moderno". Nel 1973 ottiene il Premio letterario dallo stato polacco, nel 1976 il Grand Prix al terzo Congresso europeo di fantascienza. Nel 1977 il suo nome e' addirittura tra i candidati per il premio Nobel per la letteratura. Lem e' stato probabilmente lo scrittore piu' importante di fantascienza non angloamericana (i suoi libri sono stati tradotti in circa 30 lingue ed hanno venduto piu' di 12 milioni di copie). E' deceduto nel marzo 2006. "Poeta, autore di saggi, ma soprattutto scrittore di fantascienza, Stanislaw Lem, nato in Polonia nel 1921, e', insieme a Philip Dick e a Kurt Vonnegut, uno dei grandi narratori dell'anti-utopia contemporanea. Questi tre autori hanno descritto con anticipo di venti-trent'anni il destino antropologico delle societa' occidentali, in cui scienza e tecnologia la fanno da padrone" (Marco Belpoliti)] A partire da Vita e opinioni di Tristram Shandy nella storia della letteratura sono apparse ciclicamente opere che mimano i contorni esteriori di un genere a fini evidentemente ludici e parodistici. Testi che sembrano ostentare in maniera dimostrativa i meccanismi e gli espedienti della propria composizione, autentici congegni a orologeria dell'evoluzione letteraria (se vogliamo prestar fede allo schema proposto da Jurij Tynjanov in Avanguardia e tradizione), che sanciscono l'ormai avvenuta canonizzazione di un genere e, nel contempo, ne fanno deflagrare le strutture troppo rigide. Nella speranza, forse, che dalle ceneri dei modelli giocosamente fatti a pezzi possa sorgere la fenice di un nuova originalita'. Tra questi libri gelidamente autoreferenziali possiamo contare anche l'unico thriller mai scritto da Stanislaw Lem, ora proposto da Bollati Boringhieri col titolo L'indagine del tenente Gregory nell'ottima traduzione di Vera Verdiani. Qui l'autore di Solaris si diverte a irridere le rassicuranti certezze del giallo deduttivo in stile Agata Christie, mettendone in discussione i presupposti stessi: l'idea che i tasselli dell'agire umano possano ricomporsi in un mosaico intelligibile e che esista una salda - benche' a volte oscura - correlazione tra cause ed effetti. A questa prospettiva fiduciosa Lem oppone la visione cosmologica gia' delineata nei suoi romanzi di fantascienza: un universo frammentario dove ogni disegno complessivo rischia di smarrirsi in un oceano di dettagli contraddittori e in cui la nostra intelligenza non puo' che naufragare. Il "giallo" di Lem (scritto nel 1957-'58) comincia in medias res, tra le mura sacre di Scotland Yard, evocate con pennellate livide che ricordano gli interni di Edward Hopper. Durante una concitata riunione, gli investigatori ricostruiscono i contorni di un caso che sta assumendo dimensioni sempre piu' ampie: nelle notti di nebbia, dagli obitori e dalle camere ardenti vicino a Londra spariscono i cadaveri, come sottratti da una mano invisibile. L'implacabile regolarita' degli episodi, l'assenza totale di qualsiasi indizio o movente sembrano addirittura smentire la presenza di un autore materiale. L'anziano ispettore Sheppard decide inaspettatamente di affidare l'indagine a un outsider, l'impressionabile tenente Gregory, il quale essendo assai piu' incline alla speculazione metafisica che non all'esame materiale delle prove, si lascia sedurre dalla tesi della soprannaturalita' del caso: "La perfetta, sperimentata efficienza della macchina investigativa pareva rivoltarsi contro se stessa. Piu' cresceva il numero dei fatti scrupolosamente misurati, fotografati e verbalizzati, piu' l'intera struttura appariva assurda". Frustrato, Gregory finisce per rivolgersi al dottor Sciss, esperto di statistica ingaggiato da Sheppard per calcolare, in base alla costante di progressione del fenomeno, l'andamento futuro delle sparizioni. Ed e' proprio la personalita' di quest'ultimo - solitario scienziato persuaso che la casualita' degli eventi possa essere circoscritta in formule matematiche - a instillare in Gregory il seme di un sospetto che si trasformera' ben presto in ossessione. Non potrebbe essere proprio l'altezzoso Sciss ad aver ideato quella messinscena perfetta per prendersi gioco della polizia? Tuttavia, gli asfissianti pedinamenti a cui l'ispettore sottoporra' lo studioso riveleranno soltanto una realta' di alienazione e squallore. Ne' l'esasperata confessione che Gregory strappera' infine a Sciss, ne' le ipotesi suggerite a Sheppard da una notizia di cronaca riusciranno a sciogliere l'enigma. L'indagine resta dunque senza soluzione, quasi a dimostrare che "l'infinito numero delle Cose deride la nostra passione per l'Ordine". Fondato sulla programmatica infrazione delle regole del genere poliziesco, L'indagine del tenente Gregory e' un romanzo insolitamente glaciale e spiazzante anche per Lem, autore non certo propenso a lusingare le aspettative del lettore. La linea narrativa piu' convincente e' senz'altro quella del confronto dialettico tra i due protagonisti, alfieri di due metodi conoscitivi diversi che si riveleranno entrambi inadeguati a risolvere il caso. Da una parte, Sciss e' il prototipo dello scienziato puro (figura ricorrente nelle opere di Lem), uno stravagante "dalla piccola testa da uccello" che si diverte a elaborare peregrini confronti statistici tra fenomeni in apparenza slegati - come la scomparsa dei cadaveri e la percentuale di mortalita' per cancro nei pressi di Londra. Il suo e' il freddo delirio dello studioso convinto di scorgere i nessi di un rigoroso ordine matematico la' dove i comuni mortali vedono solo caos. Al contrario, l'introverso tenente Gregory annaspa tra una miriade di indizi oscuri e inafferrabili, "come nubi invisibili sospinte dal vento". Ben presto, la sua inchiesta si dilatera' all'inverosimile, trasformandosi da incombenza professionale in problema metafisico, paranoia e ossessione - non a caso, il titolo polacco era semplicemente Sledztwo, "indagine", a sottolinearne il carattere emblematico. Il detective di Lem e' infatti l'individuo sartriano gettato nel mondo, immerso in una realta' urbana dai contorni allucinati, dove le facce dei passeggeri riflesse sui finestrini della metropolitana tendono a liquefarsi, come nei ritratti di Bacon. Di fronte alle possibilita' pressoche' infinite prospettate dai calcoli statistici di Sciss, Gregory si ritrae spaventato, aggrappandosi alla necessita' di trovare comunque un colpevole come fosse l'unico modo per giustificare il proprio posto all'interno di quel caos che si chiama mondo. Come sintetizza efficacemente lo scrittore Black, amico di Sciss, e "porte parole" dell'autore: "Per lei, l'esistenza di un colpevole non e' una questione di successo o di sconfitta, ma di senso o non senso della sua professione. E poiche' per lei quell'uomo rappresenta pace, conforto e salvezza, in un modo o nell'altro lo avra'. Trovera' quel bastardo anche se non dovesse esistere!". Nulla di sorprendente dunque se, nell'ultima scena del romanzo, il vecchio Sheppard e l'inetto Gregory si daranno appuntamento per l'indomani a Scotland Yard onde elaborare a tavolino la chiave dell'enigma. Una soluzione che Lem sottace al suo lettore, troncando di netto la narrazione. Il suo scopo era infatti quello di mostrare come il suo eroe, proprio come uno scrittore di romanzi gialli, sara' costretto a creare dal nulla il colpevole che gli e' indispensabile, dal momento che per lui, in quanto poliziotto, "al mondo esistono solo i Barabba". Mediante la contaminazione della detective story con elementi presi dalla science fiction, Lem riflette col consueto pessimismo sul carattere virtuale della realta' che ci circonda e sull'incapacita' della mente umana di abbracciarne il mistero. Un tema, quest'ultimo che, di li' a poco, trovera' un perfetto equivalente visivo nell'oceano ignoto di Solaris. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 430 del 19 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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