Minime. 413



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 413 del 2 aprile 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Martin Luther King: Io ho un sogno
2. Martin Luther King: Un tamburo maggiore per la rettitudine
3. Martin Luther King: Sogni non realizzati
4. Sergio Albesano e Mao Valpiana: A quarant'anni dalla morte di Martin
Luther King
5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
6. Giobbe Santabarbara: Io e il signor conte
7. Riletture: Grazia Deledda, Romanzi e novelle
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: IO HO UN SOGNO
[Riproponiamo ancora una volta il seguente discorso estratto dall'antologia
di scritti e discorsi di Martin Luther King curata da Fulvio Cesare Manara,
Memoria di un volto: Martin Luther King, Dipartimento per l'educazione alla
nonviolenza delle Acli di Bergamo, Bergamo 2002, che reca traduzioni di
discorsi e scritti del grande maestro della nonviolenza. Il testo seguente
e' quello dell'indimenticabile discorso tenuto alla marcia a Washington per
l'occupazione e la liberta', Washington, 28 agosto 1963; la traduzione (di
Tania Gargiulo) e' ripresa da Martin Luther King, "I have a dream",
Mondadori, Milano 2000, 2001, pp. 226-230. Cosi' Martin Luther King
descrisse la circostanza: "Cominciai a parlare leggendo il mio discorso, e
fino a un certo punto continuai a leggere. Quel giorno sentivo nell'uditorio
una rispondenza straordinaria, e tutt'a un tratto mi venne in mente questa
cosa. Nel giugno precedente, dopo essermi unito a un tranquillo raduno di
migliaia di persone nelle strade del centro di Detroit, nel Michigan, avevo
tenuto un discorso nella Cobo Hall, in cui mi ero servito dell'espressione
'io ho un sogno'. L'avevo gia' usata piu' volte nel passato, e semplicemente
mi venne fatto di usarla anche a Washington. Non so perche': prima di
pronunciare il discorso non ci avevo pensato affatto. Dissi la frase, e da
quel momento in poi lasciai del tutto da parte il manoscritto e non lo
ripresi piu'".
Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi
all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo
stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama.
Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta
nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti
degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di
attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther
King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994
(edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di
Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona
1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura
di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della
nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la
liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza
1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo
aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la
comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e'
in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther
King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono
usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve
(January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 -
November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4.
Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New
Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel
(September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito:
www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann,
Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996;
Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004. Esistono
altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King,
Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di
non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico
approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther
King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee
personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in
America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile
1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale]

Oggi sono felice di essere con voi in quella che nella storia sara'
ricordata come la piu' grande manifestazione per la liberta' nella storia
del nostro paese.
Un secolo fa, un grande americano, che oggi getta su di noi la sua ombra
simbolica, firmo' il Proclama dell'emancipazione. Si trattava di una legge
epocale, che accese un grande faro di speranza per milioni di schiavi neri,
marchiati dal fuoco di una bruciante ingiustizia. Il proclama giunse come
un'aurora di gioia, che metteva fine alla lunga notte della loro cattivita'.
Ma oggi, e sono passati cento anni, i neri non sono ancora liberi. Sono
passati cento anni, e la vita dei neri e' ancora paralizzata dalle pastoie
della segregazione e dalle catene della discriminazione. Sono passati cento
anni, e i neri vivono in un'isola solitaria di poverta', in mezzo a un
immenso oceano di benessere materiale. Sono passati cento anni, e i neri
ancora languiscono negli angoli della societa' americana, si ritrovano esuli
nella propria terra.
Quindi oggi siamo venuti qui per tratteggiare a tinte forti una situazione
vergognosa. In un certo senso, siamo venuti nella capitale del nostro paese
per incassare un assegno. Quando gli architetti della nostra repubblica
hanno scritto le magnifiche parole della Costituzione e della Dichiarazione
d'indipendenza, hanno firmato un "paghero'" di cui ciascun americano era
destinato a ereditare la titolarita'. Il "paghero'" conteneva la promessa
che a tutti gli uomini, si', ai neri come ai bianchi, sarebbero stati
garantiti questi diritti inalienabili: "vita, liberta' e ricerca della
felicita'".
Oggi appare evidente che per quanto riguarda i cittadini americani di
colore, l'America ha mancato di onorare il suo impegno debitorio. Invece di
adempiere a questo sacro dovere, l'America ha dato al popolo nero un assegno
a vuoto, un assegno che e' tornato indietro, con la scritta "copertura
insufficiente". Ma noi ci rifiutiamo di credere che la banca della giustizia
sia in fallimento. Ci rifiutiamo di credere che nei grandi caveau di
opportunita' di questo paese non vi siano fondi sufficienti. E quindi siamo
venuti a incassarlo, questo assegno, l'assegno che offre, a chi le richiede,
la ricchezza della liberta' e la garanzia della giustizia.
Siamo venuti in questo luogo consacrato anche per ricordare all'America
l'infuocata urgenza dell'oggi. Quest'ora non e' fatta per abbandonarsi al
lusso di prendersela calma o di assumere la droga tranquillante del
gradualismo. Adesso ' il momento di tradurre in realta' le promesse della
democrazia. Adesso e' il momento di risollevarci dalla valle buia e desolata
della segregazione fino al sentiero soleggiato della giustizia razziale.
Adesso e' il momento di sollevare la nostra nazione dalle sabbie mobili
dell'ingiustizia razziale per collocarla sulla roccia compatta della
fraternita'. Adesso e' il momento di tradurre la giustizia in una realta'
per tutti i figli di Dio.
Se la nazione non cogliesse l'urgenza del presente, le conseguenze sarebbero
funeste. L'afosa estate della legittima insoddisfazione dei negri non
finira' finche' non saremo entrati nel frizzante autunno della liberta' e
dell'uguaglianza. Il 1963 non e' una fine, e' un principio. Se la nazione
tornera' all'ordinaria amministrazione come se niente fosse accaduto, chi
sperava che i neri avessero solo bisogno di sfogarsi un po' e poi se ne
sarebbero rimasti tranquilli rischia di avere una brutta sorpresa.
In America non ci sara' ne' riposo ne' pace finche' i neri non vedranno
garantiti i loro diritti di cittadinanza. I turbini della rivolta
continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione finche' non
spuntera' il giorno luminoso della giustizia.
*
Ma c'e' qualcosa che devo dire al mio popolo, fermo su una soglia rischiosa,
alle porte del palazzo della giustizia: durante il processo che ci portera'
a ottenere il posto che ci spetta di diritto, non dobbiamo commettere torti.
Non cerchiamo di placare la sete di liberta' bevendo alla coppa del rancore
e dell'odio. Dobbiamo sempre condurre la nostra lotta su un piano elevato di
dignita' e disciplina. Non dobbiamo permettere che la nostra protesta
creativa degeneri in violenza fisica. Sempre, e ancora e ancora, dobbiamo
innalzarci fino alle vette maestose in cui la forza fisica s'incontra con la
forza dell'anima.
Il nuovo e meraviglioso clima di combattivita' di cui oggi e' impregnata
l'intera comunita' nera non deve indurci a diffidare di tutti i bianchi,
perche' molti nostri fratelli bianchi, come attesta oggi la loro presenza
qui, hanno capito che il loro destino e' legato al nostro. Hanno capito che
la loro liberta' si lega con un nodo inestricabile alla nostra. Non possiamo
camminare da soli. E mentre camminiamo, dobbiamo impegnarci con un
giuramento: di proseguire sempre avanti. Non possiamo voltarci indietro.
C'e' chi domanda ai seguaci dei diritti civili: "Quando sarete
soddisfatti?". Non potremo mai  essere soddisfatti, finche' i neri
continueranno a subire gli indescrivibili orrori della brutalita'
poliziesca. Non potremo mai  essere soddisfatti, finche' non riusciremo a
trovare alloggio nei motel delle autostrade e negli alberghi delle citta',
per dare riposo al nostro corpo affaticato dal viaggio. Non potremo mai
essere soddisfatti, finche' tutta la facolta' di movimento dei neri restera'
limitata alla possibilita' di trasferirsi da un piccolo ghetto a uno piu'
grande. Non potremo mai essere soddisfatti, finche' i nostri figli
continueranno a essere spogliati dell'identita' e derubati della dignita'
dai cartelli su cui sta scritto "Riservato ai bianchi". Non potremo mai
essere soddisfatti, finche' i neri del Mississippi non potranno votare e i
neri di New York crederanno di non avere niente per cui votare. No, no, non
siamo soddisfatti e non saremo mai soddisfatti, finche' la giustizia non
scorrera' come l'acqua, e la rettitudine come un fiume in piena.
Io non dimentico che alcuni fra voi sono venuti qui dopo grandi prove e
tribolazioni. Alcuni di voi hanno lasciato da poco anguste celle di
prigione. Alcuni di voi sono venuti da zone dove ricercando la liberta' sono
stati colpiti dalle tempeste della persecuzione e travolti dai venti della
brutalita' poliziesca. Siete i reduci della sofferenza creativa. Continuate
il vostro lavoro, nella fede che la sofferenza immeritata ha per frutto la
redenzione.
Tornate nel Mississippi, tornate nell'Alabama, tornate nella Carolina del
Sud, tornate in Georgia, tornate in Louisiana, tornate alle baraccopoli e ai
ghetti delle nostre citta' del Nord, sapendo che in qualche modo questa
situazione puo' cambiare e cambiera'.
*
Non indugiamo nella valle della disperazione. Oggi, amici miei, vi dico:
anche se dobbiamo affrontare le difficolta' di oggi e di domani, io continuo
ad avere un sogno. E un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.
Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgera' e vivra' il significato
vero del suo credo: noi riteniamo queste verita' evidenti di per se', che
tutti gli uomini sono creati uguali.
Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli
ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme
alla tavola della fraternita'.
Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, dove si patisce
il caldo afoso dell'ingiustizia, il caldo afoso dell'oppressione, si
trasformera' in un'oasi di liberta' e di giustizia.
Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in
cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l'essenza della
loro personalita'.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno, laggiu' nell'Alabama, dove i razzisti sono piu'
che mai accaniti, dove il governatore non parla d'altro che di potere di
compromesso interlocutorio e di nullification delle leggi federali, un
giorno, proprio la' nell'Alabama, i bambini neri e le bambine nere potranno
prendere per mano bambini bianchi e bambine bianche, come fratelli e
sorelle.
Oggi ho un sogno.
Ho un sogno, che un giorno ogni valle sara' innalzata, ogni monte e ogni
collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi
tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sara' rivelata, e
tutte le creature la vedranno insieme.
Questa e' la nostra speranza. Questa e' la fede che portero' con me tornando
nel Sud. Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione
una pietra di speranza.
Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra
nazione in una bellissima sinfonia di fraternita'.
Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme,
andare in prigione insieme, schierarci insieme per la liberta', sapendo che
un giorno saremo liberi.
Quel giorno verra', quel giorno verra' quando tutti i figli di Dio potranno
cantare con un significato nuovo: "Patria mia, e' di te, dolce terra di
liberta', e' di te che io canto. Terra dove sono morti i miei padri, terra
dell'orgoglio dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi liberta'". E se
l'America vuol essere una grande nazione, bisogna che questo diventi vero.
E dunque, che la liberta' riecheggi dalle straordinarie colline del New
Hampshire.
Che la liberta' riecheggi dalle possenti montagne di New York.
Che la liberta' riecheggi dagli elevati Allegheny della Pennsylvania.
Che la liberta' riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.
Che la liberta' riecheggi dai pendii sinuosi della California.
Ma non soltanto.
Che la liberta' riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.
Che la liberta' riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Che la liberta' riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del
Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la liberta'.
E quando questo avverra', quando faremo riecheggiare la liberta', quando la
lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da
ogni citta', saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli
di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno
prendersi per mano e cantare le parole dell'antico inno: "Liberi finalmente,
liberi finalmente. Grazie a Dio onnipotente, siamo liberi finalmente".

2. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: UN TAMBURO MAGGIORE PER LA RETTITUDINE
[Nuovamente riproduciamo il seguente testo e nuovamente ringraziamo Fulvio
Cesare Manara per averci messo a disposizione l'antologia di scritti e
discorsi di Martin Luther King da lui curata, Memoria di un volto: Martin
Luther King, Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di
Bergamo, Bergamo 2002, che reca sue traduzioni di discorsi e scritti del
grande maestro della nonviolenza. Il testo seguente e' la traduzione di "The
Drum Major Instinct", sermone pronunciato nella chiesa battista di Ebenezer,
Atlanta, il 4 febbraio 1968]

Ogni tanto, immagino, tutti noi pensiamo in modo realistico al giorno in cui
resteremo vittime di quello che e' il definitivo comune denominatore della
vita: quella cosa che chiamiamo morte. Tutti noi ci pensiamo. E di tanto in
tanto io penso alla mia morte, e penso al mio funerale. Non ci penso in
maniera morbosa. Di tanto in tanto mi domando: "Che cosa vorrei che
dicessero?". E stamani lascio a voi la parola.
Quel giorno mi piacerebbe che si dicesse: Martin Luther King junior ha
cercato di dedicare la vita a servire gli altri.
Quel giorno mi piacerebbe che si dicesse: Martin Luther King junior ha
cercato di amare qualcuno.
Vorrei che diceste, quel giorno, che ho cercato di essere giusto sulla
questione della guerra.
Quel giorno vorrei che poteste dire che ho davvero cercato di dar da
mangiare agli affamati.
E vorrei che poteste dire, quel giorno, che nella mia vita ho davvero
cercato di vestire gli ignudi.
Vorrei che diceste, quel giorno, che ho davvero cercato, nella mia vita, di
visitare i carcerati.
Vorrei che diceste che ho cercato di amare e servire l'umanita'.
Si', se volete dire che sono stato un tamburo maggiore, dite che sono stato
un tamburo maggiore per la giustizia. Dite che sono stato un tamburo
maggiore per la pace. Sono stato un tamburo maggiore per la rettitudine.
E tutte le altre cose di superficie non conteranno. Non avro' denaro da
lasciare dietro di me. Non avro' le cose belle e lussuose della vita da
lasciare dietro di me. Ma io voglio avere soltanto una vita impegnata da
lasciarmi alle spalle. Ed e' tutto quel che volevo dire.
Se riesco ad aiutare qualcuno mentre passo, se riesco a rallegrare qualcuno
con una parola o con un canto, se riesco a mostrare a qualcuno che sta
andando nella direzione sbagliata, allora non saro' vissuto invano. Se
riesco a fare il mio dovere come dovrebbe un cristiano, se riesco a portare
la salvezza a un mondo che e' stato plasmato, se riesco a diffondere il
messaggio come il Maestro ha insegnato, allora la mia vita non sara' stata
invano.

3. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: SOGNI NON REALIZZATI
[Nuovamente riproduciamo il seguente testo e nuovamente ringraziamo Fulvio
Cesare Manara. Il testo seguente e' quello del sermone pronunciato nella
chiesa battista di Ebenezer, ad Atlanta, il 3 marzo 1968]

Immagino che uno dei grandi tormenti della vita sia che non smettiamo mai di
cercare di terminare quel che non puo' essere terminato. Ci viene imposto di
farlo. E cosi' anche noi, come Davide, in tante circostanze della vita
dobbiamo arrenderci ai fatti: i nostri sogni non si sono realizzati.
La vita e' una serie continua di sogni infranti. Il Mahatma Gandhi si e'
adoperato per anni e anni per l'indipendenza del suo popolo. Ma Gandhi ha
dovuto arrendersi al fatto di essere stato assassinato e di morire con il
cuore spezzato, perche' il paese che voleva unificare alla fine e' stato
diviso fra India e Pakistan, in conseguenza del conflitto fra indu' e
musulmani.
Woodrow Wilson sognava una Lega delle Nazioni, ma e' morto prima che la
promessa fosse esaudita.
L'apostolo Paolo a un certo punto dice di voler andare in Spagna. Era il suo
sogno piu' grande, portare il vangelo in quella regione. Paolo non e' mai
andato in Spagna; e' finito nella cella di un carcere a Roma. Cosi' e' la
vita.
Tanti fra i nostri antenati cantavano canti di liberta'. E sognavano il
giorno in cui sarebbero potuti uscire dalla schiavitu', dalla lunga notte
dell'ingiustizia. E cantavano certe piccole canzoni: "Nessuno sa i guai che
ho patito, nessuno lo sa, soltanto Gesu'". Pensavano a giorni migliori e
accarezzavano il loro sogno. E dicevano: "Sono tanto felice, perche' i
dolori non durano per sempre. Tra poco, tra poco, potro' deporre il mio
pesante fardello" (1). E cantavano cosi' perche' avevano un sogno grande e
potente; ma molti di loro sono morti senza vederlo realizzato.
E ciascuno di voi, in un certo modo, sta costruendo una specie di tempio.
La lotta c'e' sempre. Ogni tanto ci fa perdere di coraggio. Ogni tanto
diventa molto deludente. Alcuni di noi cercano di costruire un tempio della
pace. Facciamo dichiarazioni contro la guerra, protestiamo, ma e' come se
con la testa volessimo abbattere un muro di cemento. Sembra che non serva a
niente. E molto spesso, mentre si cerca di costruire il tempio della pace si
rimane soli; si resta scoraggiati; si resta smarriti.
Ebbene, cosi' e' la vita. E quel che mi rende felice e' che attraverso la
prospettiva del tempo riesco a sentire una voce che grida: "Forse non sara'
per oggi, forse non sara' per domani, ma e' bene che sia nel tuo cuore. E'
bene che tu ci provi". Magari non riuscirai a vederlo. Il sogno puo' anche
non realizzarsi, ma e' comunque un bene che tu abbia un desiderio da
realizzare. E' bene che sia nel tuo cuore.
*
Adesso, lasciatemi aggiungere un altro punto. Ogni volta che vi accingete a
costruire un tempio creativo, di qualunque genere sia, dovete accettare il
fatto che nel cuore dell'universo esiste una tensione tra bene e male.
L'induismo descrive questa situazione come una lotta fra illusione e
realta'. La filosofia platonica la descriveva come una lotta fra il corpo e
l'anima. Lo zoroastrismo, una religione antichissima, la descriveva come una
tensione fra il dio della luce e il dio delle tenebre. Il giudaismo
tradizionale e il cristianesimo la descrivono come una tensione fra Dio e
Satana. Comunque vogliate chiamarla, nell'universo esiste la lotta fra il
bene e il male.
Ebbene, non si tratta di una lotta collocata da qualche parte laggiu', nelle
forze esterne dell'universo, e' una lotta strutturale alla nostra stessa
vita. Gli psicologi hanno cercato di affrontare la questione alla loro
maniera, e quindi la descrivono in vari modi. Secondo Freud, questa tensione
e' la tensione fra quelli che egli chiama Es e Super?io. Alcuni di noi
pensano che sia una tensione fra Dio e l'uomo.
Comunque, in ciascuno di noi, c'e' una guerra in corso. E' una guerra
civile. Non conta chi sei, non conta dove vivi, nella tua vita c'e' una
guerra civile in corso.
E ogni volta che tu ti disponi a essere buono, qualcosa ti strattona, ti
dice di essere malvagio. Succede nella tua vita. Ogni volta che ti
predisponi ad amare, qualcosa comincia a tirarti dalla sua parte, cercando
di farti arrivare a odiare. Ogni volta che vorresti essere buono e dire cose
gentili sugli altri, qualcosa ti spinge a essere geloso e invidioso e a
diffondere malignita' sul loro conto. C'e' una guerra civile in corso.
In tutti noi esiste una sorta di schizofrenia, come la chiamerebbero gli
psicologi e gli psichiatri. E a volte tutti noi in qualche modo sappiamo di
avere dentro un mister Hyde e un dottor Jekyll. E alla fine dobbiamo
esclamare, insieme a Ovidio, il poeta latino: "Vedo le cose migliori della
vita e le approvo, ma quelle che faccio sono le cose malvagie". Alla fine ci
tocca essere d'accordo con Platone, e dire che l'indole dell'uomo e' come un
uomo che guida un carro con due cavalli testardi, ciascuno dei quali vuole
andare in una direzione diversa. Oppure, a volte ci tocca esclamare
addirittura, come fa sant'Agostino nelle Confessioni: "Signore, purificami,
ma non subito" [Confessioni, lib. VIII, cap. 7]. Alla fine, ci tocca
esclamare con l'apostolo Paolo: "E cosi' non faccio quel bene che voglio;
faccio invece il male che non voglio" [Rm, 7, 19]. Oppure, alla fine
dobbiamo dire con Goethe che "in me c'e' stoffa sufficiente per un
galantuomo e per un farabutto".
Nel cuore della natura umana esiste una tensione: e ogni volta che ci
disponiamo a sognare i nostri sogni o a costruire i nostri templi, dobbiamo
essere cosi' onesti da riconoscerlo.
*
In ultima analisi, Dio non ci giudica per i singoli incidenti o per i
singoli errori che commettiamo, ma per la tendenza generale della nostra
vita. In ultima analisi, Dio sa che i suoi figli sono deboli e sono fragili.
In ultima analisi, quel che Dio chiede e' che il vostro cuore sia retto.
E' la questione che vorrei sollevare con voi: il vostro cuore e' retto? Se
non lo e', raddrizzatelo oggi; chiedete a Dio di raddrizzarlo. Fate che di
voi si possa dire: "Magari non avra' raggiunto la vetta piu' alta, magari
non avra' realizzato tutti i suoi sogni, pero' ha tentato". Non e' forse
meraviglioso che si possa dire di voi una cosa simile? "Ha tentato di essere
un uomo buono. Ha tentato di essere un uomo giusto. Ha tentato di essere un
uomo onesto. Aveva buon cuore". E mi sembra di sentire una voce che
attraverso l'eternita' grida: "Io ti accetto. Tu hai ricevuto la mia grazia
perche' era nel tuo cuore. Ed e' molto bene che fosse nel tuo cuore".
Non so per quanto riguarda voi, ma io posso rendere una testimonianza. Non
e' il caso che andiate a dire in giro che Martin Luther King e' un santo. No
davvero. Stamani voglio che sappiate che sono un peccatore come tutti i
figli di Dio. Pero' voglio essere un uomo buono. E un giorno voglio sentire
una voce che mi dice: "Ti accolgo e ti benedico, perche' hai tentato. E'
bene che cio' fosse nel tuo cuore".
*
Note
1. King cita due celebri esempi della tradizione spiritual: Nobody Knows e
By and By.

4. MEMORIA. SERGIO ALBESANO E MAO VALPIANA: A QUARANT'ANNI DALLA MORTE DI
MARTIN LUTHER KING
[Ringraziamo Sergo Albesano e Mao Valpiana (per contatti:
azionenonviolenta at sis.it) per questo intervento.
Sergio Albesano e' impegnato nei movimenti di pace, di solidarieta' e per la
nonviolenza, cura una rubrica di storia e una di libri su "Azione
nonviolenta". Opere di Sergio Albesano: Storia dell'obiezione di coscienza
in Italia, Santi Quaranta, Treviso 1993; con Bruno Segre e Mao Valpiana ha
coordinato la realizzazione del volume di AA. VV., Le periferie della
memoria. Profili di testimoni di pace, coedizione Anppia e Movimento
Nonviolento, Torino-Verona 1999.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo
ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e
uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita
l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di
donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo
profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su
nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in
cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre
2007]

Martin Luther King, insieme a Gandhi, e' certamente il profeta della
nonviolenza piu' conosciuto al mondo. Ha condotto un movimento che ha scosso
le fondamenta degli Stati Uniti, riuscendo a dare dignita' al popolo nero e
a conquistare, per tutti, diritti, democrazia e pace. Ha contribuito in modo
determinante al movimento contro la guerra del Vietnam. Ha aperto la strada
ad una nonviolenza moderna, occidentale, efficace, laica e religiosa. Ci
lascia una grande eredita' civile, morale, culturale, spirituale.
*
Il mattino del 28 agosto 1963 duecentocinquantamila persone confluirono a
Washington da tutte le parti del Paese. Secondo le stime ufficiali, tra i
dimostranti c'erano circa 170.000 neri e 80.000 bianchi. Il presidente
Kennedy stava cercando di far approvare la legge sui diritti civili e aveva
sconsigliato di organizzare la grande marcia, poiche' temeva che suonasse
come un ricatto nei confronti dei delegati. King ribadi': "Di tutte le
campagne alle quali io abbia partecipato e' sempre stato detto che
capitavano al momento sbagliato". Tuttavia i dirigenti neri fecero di tutto
per assicurare che la manifestazione fosse assolutamente pacifica. Duemila
poliziotti neri di New York si erano offerti come volontari per il servizio
di sicurezza. Joan Baez canto' l'inno del movimento "We shall overcome" e
milioni di telespettatori assistettero al corteo, che era lungo chilometri.
I dirigenti del movimento per i diritti dei neri lessero le loro
rivendicazioni, che avrebbero poi sottoposto alla Casa bianca: leggi
efficaci per i diritti civili, finanziamenti federali per i programmi di
integrazione, abolizione della segregazione in tutte le scuole pubbliche
entro la fine del 1963, riduzione del numero dei delegati per tutti gli
Stati che limitavano il diritto al voto dei neri, richiesta di un'edilizia
popolare pubblica, iniziative federali contro la sottoccupazione e
l'abolizione di posti di lavoro, aumento del minimo salariale. King fu
l'ultimo a parlare e pronuncio' il famoso discorso I have a dream. "Io ho un
sogno: che un giorno sulle colline rosse della Georgia i figli degli schiavi
e i figli degli schiavisti di un tempo possano sedere assieme al tavolo
della fratellanza. Io ho un sogno: che un giorno persino lo Stato del
Mississippi, uno Stato che sta languendo nella foga dell'ingiustizia e
dell'oppressione, si trasformi in un'oasi di liberta' e giustizia. Io ho un
sogno: che un giorno i miei quattro figli potranno vivere in una nazione che
non li giudichera' per il colore della loro pelle, ma per il loro
carattere".
*
Un anno dopo, nell'ottobre 1964, il comitato per l'assegnazione del Nobel
scelse Martin Luther King come vincitore del premio per la pace. Con i suoi
trentacinque anni King era la persona piu' giovane a cui fino a quel momento
fosse stato conferito il premio. Alla cerimonia ad Oslo, King pronuncio' un
discorso, che concluse affermando che, quando sara' scritta la storia di
quest'epoca, si dovra' rendere un tributo ai tanti "umili figli di Dio", mai
contati ne' menzionati, le cui sofferenze per la causa della giustizia hanno
generato una nuova epoca, "una terra piu' bella, un popolo migliore e una
cultura piu' nobile". La cerimonia fu diffusa in eurovisione in tutta
l'Europa occidentale. Era la prima volta che la gioventu' poteva
identificarsi in un premio Nobel, il sogno di King diventava un nuovo
simbolo di speranza.
*
Quattro anni dopo, nel febbraio 1968, a Memphis i netturbini neri erano in
sciopero, chiedevano il riconoscimento del loro sindacato, nuovi contratti
di lavoro e l'istituzione di un ufficio per le conciliazioni. Il sindaco
rifiuto' le loro richieste e le autorita' comunali dichiararono illegale lo
sciopero e fecero intervenire la polizia. Come reazione furono boicottati i
negozi dei bianchi, fu organizzato un sit-in davanti al municipio e le
chiese dei neri promossero assemblee di protesta. Dopo quattro settimane
l'amministrazione cittadina ancora non dava segni di cedimento e allora
venne chiamato in aiuto Martin Luther King, la cui presenza doveva essere
una motivazione in piu' per i netturbini in sciopero. Inoltre avrebbe dato
rilievo pubblico alla loro lotta. Egli parlo' davanti a quindicimila
persone, spronando i netturbini a continuare la loro lotta e invitando tutti
i neri di Memphis a organizzare uno sciopero generale.
Il 4 aprile King si stava preparando in albergo prima di recarsi ad un
comizio indetto per quel giorno. Dopo essersi annodato la cravatta usci' sul
balcone. La pallottola di grosso calibro colpi' King sotto il labbro, gli
spappolo' il mento, gli trapasso' il midollo spinale e rimase conficcata
nelle vertebre cervicali. King e' morto all'istante. Aveva sempre saputo che
quella sarebbe stata la sua fine. Nel discorso che aveva tenuto la sera
prima, aveva detto: "Desidero soltanto compiere la volonta' di Dio. Egli mi
ha concesso di salire in cima alla montagna. Io ho guardato oltre e ho visto
la Terra Promessa. Forse io non arrivero' fin la' con voi. Ma voglio che voi
sappiate, questa notte, che noi insieme, come popolo, giungeremo alla Terra
Promessa. Per questo oggi sono felice. No, non mi preoccupa piu' niente. Non
temo nessun uomo. I miei occhi hanno visto l'arrivo del Signore, il suo
splendore".
*
Nella sua teoria e pratica della nonviolenza Martin Luther King si e'
ispirato al mahatma Gandhi: "Se l'umanita' deve progredire, la figura di
Gandhi e' imprescindibile". Per King la forza della nonviolenza era il
potere dell'amore: "Ma quando parlo d'amore non parlo di una debole e
sentimentale corresponsione. Parlo di quella forza che tutte le grandi
religioni hanno considerato come il supremo elemento unificatore della vita.
L'amore e' in qualche modo la chiave che apre la porta che conduce alla
realta' ultima".
Egli ha avuto due avversari: il razzismo del potere bianco e la violenza
delle pantere nere. Ha quindi dovuto impostare sempre una strategia su due
fronti e alla fine la sua nonviolenza ha vinto e convinto: "La compassione e
la nonviolenza ci aiutano a considerare il punto di vista del nemico, ad
ascoltare le sue domande, a conoscere il suo giudizio nei nostri confronti.
Giacche' dal suo punto di vista possiamo davvero scorgere la fondamentale
debolezza della nostra propria condizione, e se siamo maturi possiamo
imparare, crescere e trarre profitto dalla saggezza dei fratelli che sono
definiti come i nostri avversari".
La nonviolenza di Martin Luther King ha lasciato un segno indelebile in
tutta l'umanita' e ci ha insegnato con i fatti che il vero amore fa bene a
chi lo fa e a chi lo riceve: "L'approccio nonviolento non cambia subito il
cuore dell'oppressore. Agisce prima sui cuori e le anime di coloro che vi si
impegnano. Da' loro una nuova dignita'; risveglia risorse di forza e
coraggio che non sapevano neppure di possedere. Infine raggiunge
l'oppressore e scuote la sua coscienza al punto che la riconciliazione
diventa una realta'".

5. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per
molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per
la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza.
Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del
commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di'
chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

6. LE ULTIME COSE. GIOBBE SANTABARBARA: IO E IL SIGNOR CONTE

Giunge anche a me l'invito a un cocktail (quando si dice l'americanismo...)
organizzato da tal "Sinistra arcobaleno" con tanto di sottosegretario
uscente. Ci deve essere un errore, e' l'llustrissimo signor conte Dracula
che beve certa roba, io no.
*
Io non voto per il superpartito della guerra. Io non voto per il
superpartito della violazione del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale. Io non brindo con il sangue degli afgani. Io voto a sinistra
della ex-sinistra. E sono pure astemio.

7. RILETTURE. GRAZIA DELEDDA: ROMANZI E NOVELLE
Grazia Deledda, Romanzi e novelle, Mondadori, Milano 1971, 2006, pp. XXVII +
940, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). E' il
"meridiano" curato da Natalino Sapegno che ripropone della Deledda alcuni
romanzi (Elias Portolu, Canne al vento, La madre, Annalena Bilsini, Cosima)
e alcuni racconti tratti da Chiaroscuro e da Il fanciullo nascosto. La
Deledda scrive male - e' l'idea ricevuta, e come tutte le idee ricevute non
e' priva di una sua verosimiglianza e di una sua verita'. Ma posti al
paragone di Kafka e di Dostevskij, anche Sartre e Camus scrivono male,
eppure tu li leggi. Dante schiaccia Silone, ma neanche di Silone potremmo
fare a meno. Ed ogni volta che all'opera di Grazia Deledda mi sono di nuovo
accostato, di nuovo ho sentito ad un tempo un'irritazione per quanto vi e'
di ancora non risolto e un'attrazione per quanto vi e' di ancora oscuro (che
sono poi la stessa cosa): come se vedesse nel cuore degli uomini e del
mondo, ma vi vedesse come in uno specchio e per enigmi - che e' appunto, ben
lo sapeva Paolo, il vedere che ci e' dato quando osiamo guardare nell'abisso
e nell'empireo - e nel profondo delle nostre concrete esistenze e della
storia e del mondo che son nostri, se possiamo chiosare. E faticasse a
trovare una lingua che sapesse dire quell'indicibile, e la sua fatica e' la
nostra di ogni giorno, di ogni notte, di ogni cammino, di ogni incontro, di
ogni solitudine.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 413 del 2 aprile 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
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