Voci e volti della nonviolenza. 149



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 149 del 20 febbraio 2008

In questo numero:
1. In trentatre righe e mezza tutti gli adempimenti tecnici per la
presentazione delle liste della nonviolenza, ed alcune altre quisquilie
ancora
2. Otello Barbacane: Se
3. Federico Fioretto: Alla scuola di Gandhi e Vinoba
4. Marco Sodi: Un inizio, un buon inizio
5. Severino Vardacampi: Liste femministe, ecologiste, nonviolente

1. ISTRUZIONI PER L'USO. IN TRENTATRE RIGHE E MEZZA TUTTI GLI ADEMPIMENTI
TECNICI PER LA PRESENTAZIONE DELLE LISTE DELLA NONVIOLENZA, ED ALCUNE ALTRE
QUISQUILIE ANCORA

La cui virtu' preclara
e i portenti infiniti
son noti all'universo
e in altri siti
(Dulcamara nell'Elisir donizettiano)

0. Premessa
Il problema e' di smetterla di discettare del sesso degli angeli. E di fare
un'analisi concreta della situazione concreta.
*
1. Il calendario degli adempimenti
1.1. Il simbolo: il contrassegno elettorale (il simbolo delle liste) va
depositato tra il 29 febbraio e il 2 marzo 2008 (entro le ore 16): affinche'
nell'assemblea di Bologna del 2 marzo si possa decidere anche una eventuale
partecipazione alle elezioni politiche con nostre liste, occorre averlo gia'
depositato (il semplice deposito, del resto, nulla pregiudica). L'assemblea
di Bologna il 2 marzo decidera' come meglio crede, ma e' bene che possa
decidere avendo ancora a disposizione tutte le opzioni.
Propongo che i promotori dell'appello, cioe' Michele Boato, Maria G. Di
Rienzo e Mao Valpiana, o una persona da loro delegata, ne depositi uno per
tempo (decidano loro quale, evitando di correre il rischio che sia simile a
quello di altri - cosa che potrebbe portare alla sua reiezione da parte
dell'istituzione di controllo). Prego tutti di astenersi dall'aprire adesso
un dibattito sul simbolo, poiche' abbiamo troppe altre cose da fare se
vogliamo esplorare davvero la possibilita' di presentare liste della
nonviolenza alle elezioni politiche.
1.2. L'assemblea del 2 marzo: quale che sara' la sua scelta, ed anche se non
ne sortisse nessuna (ma in un certo senso sarebbe una scelta anche questa),
sara' comunque un fatto di democrazia. Ed avere in queste settimane che
quella data precedono aver promosso la proposta di liste femministe,
ecologiste, della nonviolenza, sara' stato comunque anche questo un fatto di
democrazia, e di presa di coscienza, e di uscita dalla subalternita' e dalla
rassegnazione. Ma il 2 marzo e' davvero il termine ultimo per prendere una
decisione, oltre il quale rinviare significa rinunciare. E dunque se questo
e' vero, come e' vero, e' indispensabile che prima del 2 marzo si svolgano
consultazioni e assemblee ovunque in Italia vi siano persone interessate e
interessabili a questa proposta, e che le risultanze di questa sorta di
"assemblea itinerante" che avra' luogo in queste due settimane siano recate
a Bologna, e possibilmente rese note con il maggior anticipo possibile alle
tre persone che l'appello per l'incontro hanno promosso.
1.3. Le candidature: e' opportuno che le disponibilita' siano espresse, per
quanto possibile, prima del 2 marzo; cosicche' il 2 marzo si possa
effettualmente decidere.
1.4. Le firme dei presentatori: occorre raccoglierle (ed e' anche una cosa
buona, poiche' la raccolta delle firme costituisce una utile verifica
preliminare sulla effettiva presenza di persone e gruppi impegnati
nell'iniziativa), ma non sono molte (e sulla base di plurime esperienze
credo di poter affermare che basterebbe essere presenti in un paio di citta'
per ogni regione per riuscirci). La raccolta delle firme sara' possibile (se
il 2 marzo a Bologna si decidesse la presentazione delle liste e il 3 se ne
definisse la composizione in ogni circoscrizione in cui si e' in grado di
presentarle) tra il 4 e il 7, riservando l'8 alla richiesta e alla raccolta
dei certificati elettorali relativi ad ogni sottoscrittore, e potendo cosi'
procedere alla presentazione il 9 o il 10 marzo 2008 come previsto dal
calendario degli adempimenti elettorali.
Si consideri inoltre che laddove si andasse alla presentazione anche di
liste locali per le elezioni amministrative, si potrebbero raccogliere le
firme insieme sia per la lista delle amministrative che per la lista delle
politiche.
1.5. La presentazione delle liste: si effettua il 9 e il 10 marzo 2008.
*
2. Sul programma
Non deve essere onnicomprensivo, ma limitato ad alcuni punti fondamentali su
cui tra tutte e tutti noi vi sia gia' il consenso: ad esempio l'opposizione
integrale alla guerra, al riarmo, al militarismo, al maschilismo, al
razzismo, alla violazione dei diritti umani, alla devastazione della
biosfera (altri temi particolari, lo sappiamo, sono controversi anche tra le
persone amiche della nonviolenza, proprio perche' la nonviolenza non e'
un'ideologia totalitaria ma solo una guida per l'azione componibile con
diversi punti di vista e tradizioni culturali diverse).
Propongo che i tre promotori dell'appello predispongano una proposta
sintetica da portare al confronto il 2 marzo a Bologna in cui, in non piu'
di dieci capoversi che non superino nell'insieme le due pagine, si delineino
i punti di convergenza muovendo da femminismo, ecologia e nonviolenza.
*
3. Del metodo, dei criteri
3.1. Il metodo di lavoro non puo' che essere quello tipico delle esperienze
nonviolente: il metodo del consenso. Con la saggezza, la pazienza e l'ironia
che lo sostanziano e lo inverano.
3.2. Un criterio a mio parere fondamentale nella predisposizione delle liste
potrebbe essere quello di riequilibrare la rappresentanza di genere e
muovere verso la democrazia paritaria e duale, e quindi nelle liste
applicare il principio "50 e 50" alternando una donna e un uomo, a partire
sempre da una donna.
3.3. Qualche criterio per le candidature: una eta' non piu' giovane che
metta al riparo dalla possibile tentazione futura di volersi costruire una
carriera; il non aver debiti (ovvero doveri di gratitudine e obblighi di
reciprocita') con potentati vari; una storia personale limpida per un
ragionevole lasso di anni risalendo all'indietro a partire da oggi (l'esser
stati buoni buoni a casa, ovviamente, non costituisce un titolo di merito;
ma neanche l'esser stati onnipresenti negli schiamazzi).
3.4. Propongo di delegare ad interim i tre promotori dell'appello ad
esercitare il ruolo di provvisorio collegio di garanzia, naturalmente con
l'aiuto di tutte le persone che riterranno opportuno consultare.
*
4. La questione finanziaria
Non e' vero che solo i ricchi possono presentare liste alle elezioni. Certo,
sono molto avvantaggiati, ma:
4.1. se noi sapessimo utilizzare e valorizzare in modo democratico le
tecnologie telematiche come molti dicono che sappiamo fare (e non e' vero,
altrimenti non si spiegherebbe l'orgia e il diluvio di idiozie che circolano
nelle varie liste di dibattito sedicenti ecopacifiste, equosolidali,
nonviolente et similia) potremmo fare una campagna elettorale che per essere
sobria e parsimoniosa non sarebbe molto meno efficace di quella invasiva e
sprecona delle liste degli assaltatori della diligenza del pubblico erario;
4.2. se noi non fossimo subalterni ci renderemmo conto che si puo' supplire
alla limitata disponbilita' finanziaria con l'intelligenza,l'esperienza e la
creativita'. Chiedo venia, ma parlo appunto per esperienza: sono un vecchio
militante del movimento operaio, ho cominciato a fare campagne elettorali
che avevo i calzoni corti, e ormai ho una barba bianca lunga un metro.
*
5. Il collegamento con le elezioni amministrative
Le liste alle politiche potrebbero essere anche per cosi' dire "l'ombrello"
che potrebbe garantire - ope legis - visibilita' e quindi anche passaggio
sui mass-media mainstream (tv, quotidiani nazionali) anche per le liste
locali che a femminismo, ecologia e nonviolenza facessero riferimento.
*
6. La questione organizzativa
So che e' l'aspetto piu' rognoso.
6.1. Innanzitutto evitiamo gli equivoci: non si propone di fare un partito,
ma solo di presentare liste della sinistra della nonviolenza nelle
circoscrizioni in cui si diano le condizioni che lo consentano (ovvero vi
sia un radicamento, con esperienze rilevanti e persone significative).
6.2. Inoltre: se ci si perde nel labirinto di una discussione astratta sui
massimi sistemi non si combina nulla; quindi evitiamo di cominciare a
discutere di cio' che non e' strettamente necessario. Il tempo e' cosi'
breve, neppure due settimane, che si possono definire solo le cose
essenziali.
6.3. Proporrei quindi di procedere con una modalita' sperimentale e
processuale (nel senso del procedere, della progressivita' da costruire pian
piano):
a) promuovere subito riunioni ovunque possibile, e inviare i risultati di
esse ai tre promotori del'appello; se in una riunione si concorda sulla
proposta di presentare liste di persone amiche della nonviolenza alle
elezioni politiche, segnalare ai tre promotori dell'appello anche le
disponibilita' personali ad eventuali candidature;
b) dove non e' possibile fare riunioni, comunque le persone interessate si
mettano in contatto con i tre promotori dell'appello e segnalino il proprio
interesse e la propria eventuale disponibilita' a contribuire
all'iniziativa;
c) il 2 marzo si vede a che punto siamo, se si procede si definiranno via
via i criteri e l'agenda.
*
7. In cauda venenum
Sono vecchio, la mia vista si affievolisce ogni giorno di piu', ed aver
dedicato questi ultimi dieci anni o giu' di li' a fare questo foglio
sobbarcandomi ogni giorno alla lettura di centinaia di articoli
frequentemente malscritti, comunicati spesso farneticanti, documenti non di
rado illeggibili e lettere sovente logorroiche oltre ogni dire, e dipoi alla
correzione dei refusi e alla verifica della veridicita' delle notizie
contenute nei testi che scelgo di pubblicare nel notiziario, ebbene, e'
stata impresa che temo avrebbe messo a dura prova la pazienza finanche di
quei santi padri del deserto. Cosi' non vedo l'ora che si faccia il
quotidiano cartaceo della nonviolenza per passare il testimone e poter
smettere di redigere io questo misero foglio elettronico. Non vedo l'ora che
qualche persona amica della nonviolenza vada in parlamento per potermi
finalmente dare un po' di pace e dedicare almeno uno spicchio degli anni che
mi restano alla mia famiglia, alle altre diecimla cose che mi appassionano e
di cui mi occupo, ed ai libri che vorrei ancora leggere e soprattutto a
quelli che vorrei rileggere, e magari anche a quelli che non ho mai avuto il
tempo di scrivere perche' la casa bruciava ed io, sfortunaccia delle
sfortunacce, mi sono trovato sempre tra quelli che sapevano e potevano, e
quindi dovevano, dar mano alle secchie. Se invece di far parte dei pompieri
di Viggiu' fossi stato il tamburo principal della banda d'Affori forse avrei
avuto una piu' serena vita: lieta no, ma sicura dall'antico dolor.

2. RIFLESSIONE. OTELLO BARBACANE: SE
[Otello Barbacane e' un antico collaboratore de "La nonviolenza e' in
cammino"]

Se la nonviolenza non e' fuga dalla responsabilita', ma assunzione di
responsabilita'.
Se la nonviolenza non e' paura del conflitto, ma riconoscimento e gestione
del conflitto (e quando occorre anche suscitamento di esso).
Se la nonviolenza non e' indifferenza, ma prendersi cura.
Se la nonviolenza non e' la vilta' che uccide, ma la lotta che salva le
vite.
Allora di fronte alla barbarie immensa della guerra, di fronte alla barbarie
immensa del maschilismo, di fronte alla barbarie immensa del razzismo, di
fronte alla barbarie immensa dell'irreversibile devastazione della biosfera,
di fronte alla barbarie immensa dello sfruttamento e della rapina dominante
che ogni giorno uccide a decina di migliaia nel mondo bambini di tutto
innocenti, ebbene, ogni persona della nonviolenza amica ha il dovere di
contrastare questo orrore.
E quando in un ordinamento giuridico democratico vi sono democratiche
elezioni per rinnovare l'organo legislativo, e tutti i partiti politici in
parlamento gia' presenti si sono macchiati del crimine della guerra, e del
patriarcato, e del razzismo, e dell'ecocidio e della negazione di
fondamentali diritti umani che a tutti gli esseri umani pertengono, ebbene,
e' allora dovere di ogni persona amica della nonviolenza adoperarsi
affinche' a scrivere le leggi della repubblica, e a difendere e inverare
quelle buone esistenti, vadano persone buone e adeguate. E non potendo
candidarle nei partiti del regime della corruzione, dell'irresponsabilita' e
della complicita', per la contraddizione che non lo consente, ebbene, e'
allora necessario fare quanto e' umanamente possibile per costruire liste
elettorali di persone amiche della nonviolenza, per tentar di recare cosi'
il punto di vista, il criterio, le proposte e l'azione della nonviolenza
dove si fanno le leggi, dove si governa la cosa pubblica.
Per questo non vi e' bisogno di tante bizantinerie per affermare cio' che e'
chiaro ed evidente a chiunque: presentare liste elettorali della sinistra
della nonviolenza, femministe ed ecologiste, socialiste e libertarie,
antirazziste e antimafia, che affermino i diritti umani di tutti gli esseri
umani, e' cosa buona. E' cosa giusta. E merita il tuo impegno.

3. RIFLESSIONE. FEDERICO FIORETTO: ALLA SCUOLA DI GANDHI E VINOBA
[Ringraziamo Federico Fioretto (per contatti: info at associazione-ariel.it)
per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.
Federico Fioretto, ricercatore e amico della nonviolenza, e' vicepresidente
dell'Associazione Ariel di Gazzola (Piacenza), collaboratore dei "Quaderni
Satyagraha", responsabile del progetto Neotopia (www.neotopia.it), curatore
del volume di Vinoba Bhave, I valori democratici, Gabrielli, Verona 2008 (di
imminente pubblicazione).
Vinayak Bhave, detto Vinoba, 1895-1982, discepolo e collaboratore di Gandhi,
ne prosegui' l'impegno. Promosse grandi campagne nonviolente, la "Societa'
per l'elevazione di tutti" (Sarvodaya Samaj), il movimento per il dono della
terra ai contadini. Opere di Vinoba: Gandhi. La via del maestro, Edizioni
Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1991; I valori democratici, Gabrielli,
Verona 2008. Opere su Vinoba: Shriman Narayan, Vinoba, Cittadella, Assisi
1974; Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio,
Jaca Book, Milano 1980. Nella rete telematica:
www.mkgandhi-sarvodaya.org/vinoba]

Non potro' essere a Bologna, perche' sto organizzando la trasferta a Locri
per il primo marzo a sostegno dell'attivita' delle Comunita' Libere
rispondendo al loro appello, e della loro splendida lotta nonviolenta alla
'ndrangheta e alle massonerie deviate. Cerco comunque di dare un mio
contributo, per condividere la mia convinzione in materia.
Viviamo in una societa' strutturalmente violenta, sotto pressoche' ogni
aspetto. Dico questa banalita' perche' in questa frase possiamo capire su
quale tipo di analisi possiamo trovare un punto di partenza comune e
risparmiare tante premesse.
Credo che questa societa' si sia potuta instaurare per la latitanza
sostanziale dei suoi cittadini. I cittadini (noi tutti, chi piu' chi meno,
non sempre dei generici "loro") hanno dedicato tutta la loro attenzione alla
soddisfazione del proprio ego, dei propri desideri e piaceri personali,
all'accumulo di ricchezze e privilegi privati, appaltando ai sacerdoti (in
Italia prevalentemente la Chiesa cattolica romana) la propria spiritualita'
e la "sicurezza" (economica, sociale, sanitaria e cosi' via) allo Stato,
nelle sue varie forme; con cio' si sono disinteressati di queste aree
essenziali della vita delegandole con irresponsabilita'. In questo vuoto si
e' formata la partitocrazia, della quale oggi i cittadini si lamentano. Ma
ancora pretendono dallo Stato che li mantenga "al sicuro", con la polizia,
l'esercito, il sistema sanitario, le pensioni, l'Inail, le indennita' per i
danni dei cinghiali, per le calamita' naturali, i contributi agricoli, la
cassa integrazione e cosi' via.
Faccio un solo esempio, tratto dall'appello che mi alleghi, tanto per dire
una mia opinione: a Vicenza il governo e' pro Dal Molin. Personalmente lo
trovo vergognoso, siamo d'accordo. Ma piu' ancora trovo umiliante per la
nostra dignita' di esseri umani che una citta' straricca come Vicenza debba
farsi ricattare per mille posti di lavoro, di fronte ai quali la stragrande
maggioranza della societa' china il capo e accetta la brutale occupazione
americana, votando e sostenendo i governi che garantiscono la presenza dei
datori di lavoro d'oltreoceano.
E ancora dieci giorni fa Alex Zanotelli, collegandosi in diretta con il
nostro convegno Neotopia (www.neotopia.it), lamentava che non si riesce a
portare in piazza in massa la gente di Napoli per scuotere davvero la
vergogna del problema rifiuti in Campania: come al solito noi cittadini
vogliamo continuare a produrre rifiuti e vogliamo che "il governo" li faccia
sparire senza puzza, senza costi, senza veleni.
*
Allora torno a Gandhi, il maestro della nonviolenza che troppi citano e
troppo pochi imitano (gia' successo a Cristo: "perche' mi chiamate Signore,
Signore, e non fate quello che vi dico?"): "Dio e' Verita', la via alla
Verita' passa per la nonviolenza".
In altre parole la nonviolenza e' un percorso di autorealizzazione
spirituale, e chi non ha capito questo farebbe meglio a lasciar riposare in
pace le ceneri di Gandhi. Senza nulla togliere a tutte le altre nobili
strade, ma bisogna chiamare le cose con il loro nome. Autorealizzazione
spirituale significa realizzare quaggiu' il Regno dei cieli, cioe' vivere
come gli esseri divini che siamo, non starsene come beoti a contemplare un
qualche tipo di reliquia dall'alba al tramonto, sia chiaro.
Dunque credo che la strada maestra per gli "amici della nonviolenza" (meglio
stare con Capitini dal lato della prudenza e dell'umilta', perche' di
nonviolenti gia' realizzati ce n'e' pochini) sia quella di ascoltare
l'ammonimento di Vinoba: "Il successo del nostro lavoro dipende dalla
purezza e dall'integrita' della nostra condotta individuale" (verso la fine
dell'edizione italiana de I valori democratici", da me curata e che
apparira' in marzo da Gabrielli Editore, con riflessioni critiche di Arun
Gandhi, Nanni Salio, Piero Giorgi e Valeria Ando', che abbiamo presentato in
anteprima al convegno "Neotopia").
Sempre Vinoba, la cui tesi sposo in pieno, ammonisce che il nuovo
Satyagraha, da cui verra' la realizzazione dello stato Sarvodaya, cioe' la
societa' nonviolenza, consiste nel servizio disinteressato svolto da persone
che nel servire trovano la realizzazione di se', come servitori di una
famiglia umana nella quale si identificano pienamente. Gandhi stesso
motivava il proprio ingresso in politica con la sua fede religiosa, che lo
portava all'identificazione con l'umanita' intera e dunque gli recava
l'esigenza dell'impegno per affrontarne i problemi attraverso l'impegno
politico. Ma i tempi sono cambiati, e comunque gia' Gandhi e Vinoba
lasciarono la politica nel partito ben prima del 1947.
La nonviolenza (quella ispirata a Gandhi) non puo' condividere la cosiddetta
"democrazia" della maggioranza, ne' il sistema della competizione tra
partiti che passano il tempo a denunciare l'uno i difetti dell'altro e si
occupano solo di trovare il modo migliore di vincere le prossime elezioni,
oppure con le "porcate" di impedire ai probabili altri vincitori di
governare.
La nonviolenza deve ispirare i propri amici a un lavoro che Vinoba ben
descrive: "Le diverse etichette di partito attualmente in uso continueranno;
il popolo le vuole e pensa che siano utili. Ma noi non abbiamo un partito;
siamo cio' che si chiama una 'terza forza'. Nel gergo dell'attualita' 'terza
forza' significa una forza che non si identifica ne' con il blocco di potere
americano ne' con quello russo. Ma nel mio linguaggio 'terza forza'
significa una forza che sia opposta alla violenza (dunque non e' forza
violenta) e sia distinta dalla forza della legge (dunque non e' forza di
polizia). Le forze sono: la forza violenta, la forza di polizia e la forza
del nostro tipo. Questa terza forza deve essere ampliata, non allo scopo di
creare una setta o un partito distinti, ma a quello di unire tutti in una
umanita' comune".
Percio' male stanno nella casa della nonviolenza (che si rifa' a Gandhi)
l'invettiva e l'odio coltivati ed espressi nei confronti perfino dei
Berlusconi e dei Bush: nonviolenza e' amore, anche per l'avversario che non
diventa mai "nemico", ma e' essere divino incarnato che va risvegliato dal
sonno della coscienza in cui e' sprofondato mediante la sofferenza,
l'impegno e il servizio.
Per accettare e compiere questo alto dovere, di coscienza forte e unificante
di un Paese e di una societa', servono persone pronte a raccogliere la sfida
della purezza di cui sopra.
Sempre Vinoba ne I valori democratici: "L'obiettivo primario, fondamentale
dei membri di questa societa' (Il Lok Sevak Sangh - Associazione al servizio
del popolo - che costituisce il testamento politico di Gandhi, stilato poche
ore prima della morte) sarebbe l'analisi dei livelli di valori accettati dal
popolo. Essi sarebbero prima di tutto costantemente attenti a mantenere la
purezza delle proprie vite private; sarebbero anche preoccupati del
comportamento corretto della propria famiglia, dei propri amici, dei propri
fratelli nella religione e, naturalmente, di quello dei propri concittadini.
Essi scaverebbero nei propri cuori per smascherare qualunque non-verita' che
possa nascondervisi. Esaminerebbero anche se stessi per scoprire qualunque
traccia di paura e analizzarne la natura. La paura e' di molti tipi, ed essi
dovrebbero scoprire quale tipo di paura domini nei loro cuori e lottare per
liberarsene. Dovrebbero quindi lavorare costantemente per realizzare
l'ideale dell'impavidita' completa e duratura. Ogni loro azione sarebbe
contrassegnata dal dominio di se'. Praticherebbero una continua disciplina
del pensiero, della parola e dell'azione. Esaminerebbero i propri principali
mezzi di sostentamento e farebbero in modo di sostenersi per quanto
possibile mediante un lavoro fisico produttivo; farebbero esperimenti in
questa direzione e come individui, come famiglie ed anche in gruppi piu'
estesi. Tutto questo lavoro fondamentale sul livello dei valori vitali e' il
loro primo compito".
Credo che oggi come oggi l'insieme variegato degli amici piu' o meno stretti
della noviolenza sia ben lontano da questi parametri che il discepolo piu'
vicino a Vinoba stilava per i novelli Satyagrahi, le avanguardia che
avrebbero dovuto costruire la societa' nonviolenta nel mondo moderno,
postbellico e postcoloniale. Si tratta di un mondo che sebbene spesso nobile
nelle sue idealita' e produttivo di spunti di alto civismo, e' frammentato,
spesso conflittuale (o quantomeno concorrenziale) al suo interno,
scoordinato, e soffre non di rado del male moderno del protagonismo e del
personalismo. Quante invettive gli uni contro gli altri si leggono e sentono
nel mondo dei cosiddetti nonviolenti!
La coerenza richiesta dalla pratica della nonviolenza non e' facile da
raggiungere perche' comporta radicali mutazioni nello stile di vita, nelle
relazioni, lotte interiori non sempre vittoriose con paure e attaccamenti;
troppo spesso queste componenti vengono tralasciate e troppo spesso,
quand'anche vengano parzialmente affrontate, cio' avviene senza l'approccio
spirituale che Gandhi (ma anche Gesu' ben prima di lui) ci ha insegnato
essere il solo potenzialmente vincente per costruire il mondo nonviolento
che diciamo di desiderare.
Attorno a questo, per non dilungarmi ulteriormente qui, ho gia' scritto
ampiamente nel volume del premio Terzani a cura dell'associazione Un tempio
per la pace di Firenze (www.untempioperlapace.it) e parzialmente e con
specificita' differenti nel volume su L'11 Settembre di Gandhi dei "Quaderni
Satyagraha", a cui rinvio.
*
Fatta questa premessa su cio' che credo, e' evidente quale possa essere la
mia conclusione sulla proposta che mi sottoponi con tanta stima: credo che
finche' gli amici della nonviolenza (lo affermo riconoscendo i limiti di
ogni generalizzazione cosi' ampia) non avranno intrapreso il lavoro
spirituale su se stessi necessario alla purificazione della propria
personalita' e della condotta di vita, finche' i gruppi in cui si associano
non si saranno dati generosamente al servizio della collettivita' acquisendo
il merito che, affermava Gandhi, e' indispensabile a poter avere influenza
sulla societa' mediante il sacrificio del Satyagraha, una discesa nell'arena
della politica del potere e dei partiti portera' solo a un'ennesima
sconfitta e a un'ulteriore caduta nel livello di apprezzamento della
nonviolenza da parte dell'opinione pubblica.
Affermo cio' con dispiacere, perche' vorrei esistessero scorciatoie che
permettessero rapidamente di giungere a un cambio di rotta della nostra
societa'...
Anch'io soffro nel vivere in questo mondo violento. Ma ho avuto troppi amici
e conoscenti parlamentari qua e la' (o frequenza di politici in genere) per
credere ancora che l'ingresso nelle stanze della politica del potere da
parte di persone pur benintenzionate, ma prive dell'incrollabile forza
spirituale verso l'acquisizione della quale Gandhi e Vinoba ci spronano,
possa produrre qualcosa di buono con i mezzi stessi del sistema che si vuole
cambiare.
Credo invece che questa societa' abbia bisogno di una vera e propria
rivoluzione, la quale puo' avvenire solo se prima avviene nel cuore degli
esseri umani e che, pur procedendo "a tutto vapore" nel lavoro interiore,
rubando le parole a Piero Giorgi e' "possibile, legale, lenta, nonviolenta".
E per definizione una rivoluzione non si puo' fare dal di dentro di un
sistema che corrompe e degrada tutto cio' che tocca.
Per questa ragione il mio lavoro, nel piccolo che posso toccare con le mie
umili mani, sta passando dalla riscoperta degli undici Voti del Satyagraha
Ashram, che ritengo possano divenire attualissime norme di vita per il XXI
secolo per quanti vogliano vivere in modo nonviolento, e dal progetto
Neotopia per la contaminazione dei saperi e delle prassi con l'ideale della
nonviolenza.
Su questi, appena uscira' in libreria l'edizione italiana di Vinoba (attorno
ai primi di aprile) inizieremo un giro di condivisione e confronto a partire
dalla proposta di Vinoba che sara' ampio quanto ci sara' desiderio di farlo
diventare.
Mi rendo conto che questa posizione risolve ben poco dell'imbarazzo per noi
elettori che andremo a votare fra poco, tra una sconcezza e l'altra. Ma,
sempre usando lo sguardo interiore e l'umilta' che Gandhi sapeva
magistralmente praticare, non possiamo far finta di avere una forza che non
abbiamo, ne' recriminare con altri se ancora non siamo stati cosi'
convincenti nel guadagnarcela.
Inoltre, credo che nell'immediato potrebbe sortire un risultato migliore
l'impegno di una "terza forza" che sorveglia il lavoro parlamentare e nelle
varie assemblee legislative dei delegati eletti, denunciandone le
manchevolezze - come ad esempio con il tuo utile notiziario - e
sottolineandone le cose buone, che non la casuale elezione di uno sparuto
gruppo di "duri e puri" senza alcun potere all'interno del sistema e
nell'invariata latitanza della societa' civile; l'assenza di quest'ultima
dalla vita Politica (non a caso maiuscola) e' infatti, a parer di Vinoba e
piu' modestamente anche mio, il vero problema.
Abbiamo tanto da fare, e molte possibilita' di incidere, se ci attiviamo
ciascuno su se stesso e negli ambienti dove vive il quotidiano nella pratica
e nella testimonianza della nonviolenza come l'hanno insegnata Gandhi e
Gesu' (Martin Luther King, ricordo, disse: "Gesu' ci forniva il messaggio,
Gandhi il metodo").
... mi fermo qui rimandando ad altre occasioni ulteriori approfondimenti.
Sono sempre aperto al confronto con altre posizioni e pronto a cambiare idea
quando le trovi fondate, ma per ora qui sto...

4. RIFLESSIONE. MARCO SODI: UN INIZIO, UN BUON INIZIO
[Ringraziamo Marco Sodi (per contatti: anatole2003 at libero.it) per questo
intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera.
Marco Sodi e' formatore alla nonviolenza, promotore a suo tempo di un
appello - che ebbe molti autorevoli sostegni - per il ritiro dei soldati
italiani dall'Afghanistan, impegnato nell'esperienza della "Fucina della
nonviolenza" di Firenze ed in molte iniziative di solidarieta', per la pace
e il disarmo]

... Condivido peraltro nel merito la premessa fatta nell'articolo in cui si
motivano i molti perche' si debba e si possa proporre delle liste di "amici
della nonviolenza". "L'incontro del 2 marzo ha un senso se prima del 2 marzo
si e' sviluppata una riflessione corale ovunque...", e da questo invito
contenuto nel testo come amico della nonviolenza vorrei ripartire.
*
Parlare di noi per agire assieme
In questi venti mesi molto si doveva e si poteva fare per pungolare e
sottoporre a giudizio il governo Prodi rispetto alle linee di azione della
carta del Movimento Nonviolento, e per quello che vale alcuni persuasi della
nonviolenza si sono posti delle domande continuando a camminare, a
partecipare alle mobilitazioni che si sono succedute, promuovendo un appello
per il ritiro dei soldati italiani dall'Afghanistan
(www.ildialogo.org/forum/forumRitiroAfga21122006.htm) e sempre nel febbraio
2007 convocando proprio a Vicenza un incontro per discutere "del movimento
che vogliamo", dopo il quale ci siamo dati appuntamento a Firenze, Roma,
Bologna, Milano e ancora Roma lo scorso 17 marzo per la manifestazione con
oltre 30.000 partecipanti.
Da quella data ha avuto inizio una carovana contro la guerra, per il disarmo
e la pace, che avrebbe attraversato in tre direttrici di marcia il paese,
partendo a nord-ovest da Novara, a nord-est da Aviano e Vicenza e a sud da
Sigonella. L'obiettivo della carovana e' stato quello di convergere su Roma
per la data del 2 giugno per ricordare la Repubblica nata dalla Resistenza
con una marcia di pace contro la parata militare ai Fori Imperiali.
Ci siamo reincontrati con molte compagne e molti compagni di viaggio il 9
giugno, altra importantissima scadenza: la manifestazione nazionale contro
la presenza nel nostro paese del presidente degli Stati Uniti d'America,
George Bush, principale responsabile del quotidiano massacro bellico nel
mondo.
In questo cammino ci siamo incontrati tra diversi,anche tra non persuasi
della nonviolenza ma convinti che tutto inizi dal ripudio della guerra cosi'
come della violenza esercitata e teorizzata. Ci siamo sperimentati diversi
tra diversi, simili tra simili, ma soprattutto ci siamo toccati come
cittadini. Esseri umani, briciole di un'Italia che resiste alla logica del
pensiero unico dominante che fa del potere un suo strumento e lo applica nei
rapporti tra le persone, spingendoci alla competizione, verso la distruzione
e alla sconfitta del piu' debole.
Nella carovana in giro per l'Italia abbiamo reincontrato molti amici, reti,
movimenti e comitati locali ma abbiamo perso anche molti di quella vasta
marea che si rifa' ai principi del Movimento Nonviolento.
Adesso possiamo e vogliamo metterci in gioco, come cittadini, dando il
nostro contributo alla gestione diretta e responsabile del potere, inteso
come opportunita' del "poter fare" rispetto alla comunita', il potere di
tutte e tutti.
*
E ora dopo venti mesi cosa ci e' rimasto?
Missioni militari: basta l'elenco a far tremare i polsi. Libano,
Afghanistan, Kosovo, Iraq, Sudan e Somalia. Il governo ha deciso con un
decreto approvato in Consiglio dei ministri il 25 gennaio scorso. Il decreto
dovra' essere convertito in legge e il ministro della solidarieta' sociale,
Paolo Ferrero, promette che in Parlamento ci sara' da discutere, perche'
nella sostanza e nella forma il testo e' quasi uguale a quello dell'anno
scorso: come se in dodici mesi, tra Kabul, Pristina e Beirut, non fosse
cambiato nulla. In tutto i soldati e gli agenti di polizia italiani in
missione all'estero sono quasi 7.000.
La promessa del governo Berlusconi della costruzione della nuova base Dal
Molin di Vicenza che fine fara' dopo la caduta del governo e visto che che
la nomina di Paolo Costa a commissario straordinario di governo (giugno
2007) scade a luglio di quest'anno? Questi intanto continua a dire che il
lavoro sara' terminato entro il 2011.
Nonostante l'articolo 30 della finanziaria limiti gli incentivi al CIP6 alle
soli fonti rinnovabili, Bersani ha trovato una via d'uscita nella
possibilita' di concedere i finanziamenti a quelle fonti d'energia
assimilabili, tenendo conto pero' dei pareri delle commissioni competenti in
parlamento. Il primo impianto potrebbe essere proprio l'inceneritore di
Salerno inserito assieme a quelli di Acerra e Caserta nel piano del
supercommissario De Gennaro.
E' stato chiuso qualche Cpt, ma non tutti, e la Bossi-Fini vige ancora... La
legge Amato-Ferrero che la doveva sostituire e' ferma in Parlamento. Come le
varie proposte di legge sul diritto d'asilo. Sulla questione della
cittadinanza dei bambini nati da genitori stranieri in Italia, l'attuale ius
sanguinis non e' stato modificato con lo ius solis. In compenso abbiamo
avuto il decreto sulla sicurezza. Il decreto anti-romeni, emanato dal
governo a novembre, e' all'esame del senato.
Al governo la parola Pacs non e' piaciuta, cosi' li ha chiamati Dico. Poi il
"Family day" del maggio scorso. E sono arrivati i Cus, i contratti di unione
solidale. Di fatto l'Italia ad oggi non ha ancora una legge che regolamenti
i diritti-doveri delle coppie conviventi.
Il ddl Lanzillotta, presentato come emendamento alla finanziaria, che non
distingueva tra servizi a rilevanza economica e quelli che ne sono privi
anche se questi ultimi sono come dice la Corte Costituzionale di esclusiva
competenza locale, e' stato perlomeno bloccato e stralciato dal testo dalla
Commissione bilancio della Camera nel dicembre scorso.
Il governo aveva chiesto una delega al parlamento per riordinare il settore
della cooperazione e tra le altre cose creare un'agenzia ad hoc sganciata in
parte dalla Farnesina. E' la legge delega varata nel gennaio 2007... ma
adesso tutto resta come prima: immobilizzato.
La Tav Torino-Lione e' stata compresa nella lista del Governo Prodi, in
sostanziale continuita' con la politica delle infrastrutture e dei trasporti
del governo Berlusconi e dunque in continuita' con la legge-obiettivo che
delega al governo la decisione sui lavori, scavalcando le normali procedure,
compreso il parere degli enti locali.
Sul superamento della legge 30, l'unico provvedimento organico e' stato il
protocollo d'intesa sul welfare. Sulle pensioni si conferma la linea della
riforma Maroni. Quanto alla legge 30 essa viene appena ritoccata.
Si riducono le imposte sul lavoro straordinario e sui contratti di
inserimento. E' prevista la riduzione del costo del lavoro per la
contrattazione di secondo livello (aziendale e territoriale).
Siamo al secondo compleanno della legge Fini-Giovanardi. Nei diciotto mesi
di governo gli unici tentativi sono stati la proposta di legge Boato
presentata nel 2006 e mai calendarizzata e il decreto Turco del novembre
2006... decreto bocciato dal Tar del Lazio dopo quattro mesi per mancanza di
approfondimenti tecnici.
*
I mezzi ed i fini sono parimente importanti, dunque come muoverci
La composizione delle liste cosi' come l'indicazione dei candidati
potenzialmente eleggibili dovra' essere un esercizio dell'affidarsi a quanti
tra di noi possono e vogliano, esplicitandone ragioni e motivazioni e
presentandosi in assemblea, mettersi integralmente in discussione. Nessuno
e' indispensabile ma tutti sanno che contributo poter dare come persone
singole: chi e' piu' esperto su un tema, chi e' ben conosciuto nella sua
comunita', chi ha doti relazionali maggiori, chi e' capace di scrivere
documenti politici o comunicati stampa, chi per natura e' molto comunicativo
etc. Percio' ci sara' chi si candidera', chi fara' da portavoce, chi
lavorera' come segreteria o cordinamento. L'importante credo sia sapere che
"se si sogna da soli e' solo un sogno se si sogna assieme e' la realta' che
comincia". Al di la' degli effettivi risultati elettorali.
Sara' importante che ogni persona che si vorra' candidare accetti di essere
messo in discussione (con il voto) dall'assemblea che costituisce ad ora
(finche' non si decide altrimenti) l'unico luogo deputato al prendere
decisioni, mentre la rete potrebbero essere strumento di scambio di
informazioni e aggiornamento. Un blog forse potra' essere utile come
contenitore di dibattiti. La riappropriazione di questi strumenti puo'
servirci se li usiamo in maniera condivisa ed efficiente.
Intendo dire cioe' che i tempi davvero stretti di presentazione delle liste
di candidati ci permettono di fare cio' che siamo capaci di fare meglio,
cioe' applicare il metodo del consenso, ri-de-costruendo questo tempo di
pochi giorni come un'occasione di crescita individuale e collettiva, di
empowerment. Avviare un'altra campagna, distratta dai clamori degli spot
elettorali ma interessata a costruire e rafforzare una rete di persone che
si possa spendere per questo fine: l'uscita della nonviolenza dalla delega
in bianco e dalla subalternita' nel campo specifico dell'agire
politico-istituzionale.
*
I principi guida non possono che essere per me la carta stessa del Movimento
Nonviolento, che di seguito trascrivo.
"Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli".
*
Il programma lo si costruisce assieme in assemblea: anche perche' i principi
sopra ricordati ci dicono molto sul come agire e di conseguenza sul cosa
fare e presentare. Potremo partire da un brain storming su temi reali che
sentiamo necessari e costitutivi dell'azione nonviolenta verso un'altra
societa' possibile. Da questi individuarne l'articolazione e recuperare le
parole-chiave che una volta riordinate nero su bianco possono fare da
cornice del quadro che vogliamo dipingere. Obiezioni strutturali sono
bloccanti solo della decisione o tema/parola specifica ma non dell'intero
processo. Serviranno uno o due facilitatori e un segretario che prende nota
di tutto.
Succedera' tutto quello che sentiamo il bisogno che succeda, non puo' che
essere un inizio, un buon inizio.

5. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: LISTE FEMMINISTE, ECOLOGISTE,
NONVIOLENTE

Non c'e' davvero bisogno di molte parole per dire perche' sarebbe necessario
che alle prossime elezioni politiche si presentassero liste femministe,
ecologiste, nonviolente.
Perche' la situazione italiana e' veramente drammatica: se due anni fa vi
poteva essere la speranza che un governo della coalizione antiberlusconiana
avrebbe fermato (o perlomeno si sarebbe adoperato per fermare) la deriva
autoritaria e guerrafondaia, le pulsioni razziste e golpiste, la corruzione
e l'illegalitarismo dei potenti, il saccheggio dei beni comuni e la
devastazione della biosfera, ora nessuna illusione e' piu' possibile nutrire
sui partiti politici che a quella coalizione diedero vita. Poiche' essi in
questi due anni su tutto hanno ceduto, e di quella deriva, di quelle
pulsioni, di quella corruzione e quel saccheggio e quella devastazione si
sono fatti seguaci, e della guerra terrorista e stragista si sono fatti
protervi e cinici prosecutori.
E' necessario dunque presentare liste femministe, ecologiste, nonviolente,
revocando ogni delega ai corrotti e ai violentisti, uscendo da ogni
subalternita', rompendo ogni ambiguita', affermando quella semplice verita'
che tutte e tutti gia' sappiamo: che solo la nonviolenza puo' contrastare la
catastrofe in corso.
La nonviolenza, di cui il femminismo e' la corrente calda e il massimo
inveramento storico; la nonviolenza, che dell'umanita' tutta e di tutta la
natura si prende cura.
La nonviolenza, che si oppone a tutte le guerre e a tutte le uccisioni.
La nonviolenza, principio e prassi di liberazione e di responsabilita', di
solidarieta' che tutti raggiunge, di riconoscimento e inveramento della
comune dignita'.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 149 del 20 febbraio 2008

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