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Minime. 369
- Subject: Minime. 369
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 18 Feb 2008 00:32:49 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 369 del 18 febbraio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Giobbe Santabarbara: Della differenza tra la povera sinistra della nonviolenza e la ricca sinistra arcobalena, o degli arresi 2. Il 21 febbraio a Mestre, il 2 marzo a Bologna, frattanto ovunque possibile 3. Elena Liotta: La politica del quotidiano 4. Adriana Perrotta Rabissi: Un lungo e continuo lavoro di "riparazione culturale" 5. Stefania Cantatore: Fare politica in questo paese 6. Maria G. Di Rienzo: La strega 7. "Peacereporter": Nel mirino degli integralisti 8. Miguel Mellino presenta "La condizione postcoloniale" di Sandro Mezzadra 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: DELLA DIFFERENZA TRA LA POVERA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA E LA RICCA SINISTRA ARCOBALENA, O DEGLI ARRESI E' tutta qui la differenza: che loro si sono arresi alla disumanita', se ne sono lasciati insignorire, sono passati dalla parte dei soverchiatori, dei mangiatori di carne umana. E noi no. * Che loro si sono arresi a fare la guerra terrorista e stragista in Afghanistan. E noi no. Che loro si sono arresi alla persecuzione terrorista e stragista dei migranti, e noi no. Che loro si sono arresi alla violazione della legalita' costituzionale. E noi no. Che loro si sono arresi a governare in combutta col regime della corruzione e per conto delle classi rapinatrici. E noi no. Che loro si sono arresi alla devastazione della biosfera. E noi no. Che loro si sono arresi al patriarcato e al maschilismo. E noi no. * Ci chiedono perche' non possiamo votare per gli assassini: perche' chi vota per farsi governare dagli assassini e' un complice degli assassini. Ci chiedono perche' non possiamo votare per i partiti che hanno violato la Costituzione: perche' chi vota per chi viola la Costituzione e' un complice dell'eversione dall'alto, del golpe neofascista. * Per questo invochiamo le liste della sinistra della nonviolenza, femminista e ambientalista, antirazzista e antimafia, socialista e libertaria, responsabile e solidale, che si oppone a sfruttamento inquinamento e guerra, fondata sul principio "Tu non uccidere", per la pace con mezzi di pace, per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. * E' tutto cosi' semplice, una volta tanto. 2. INCONTRI. IL 21 FEBBRAIO A MESTRE, IL 2 MARZO A BOLOGNA, FRATTANTO OVUNQUE POSSIBILE Giovedi' 21 febbraio dalle ore 18 in punto alle 20 a Mestre, presso il nuovo Centro culturale "Cittaperta" (in via Col Moschin 20, angolo via Felisati, a 300 metri dalla stazione Fs, lungo via Piave), si svolgera' un incontro, aperto a tutte le persone delle regioni del nord-est interessate, sull'appello promosso da Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana su "Crisi politica, cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?". * Domenica 2 marzo a Bologna, nella sala sindacale dei ferrovieri (appena usciti dalla porta principale della Stazione, lato piazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette, dove c'e' un'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei carabinieri: poco avanti, sulla destra, c'e' la sala con la scritta Cub. L'orario e' in via di definizione), si terra' l'assemblea nazionale delle persone amiche della nonviolenza promossa dall'appello di Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana per verificare la possibilita' di liste femministe, ecologiste e della nonviolenza alle elezioni di aprile. * Prima del 2 marzo e' necessario che ovunque possibile si svolgano incontri delle persone amiche della nonviolenza affinche' in quella data i partecipanti possano prendere delle decisioni sulla base di una riflessione il piu' possibile estesa e condivisa. * Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org Chi volesse inviare contributi scritti anche a questo notiziario, indirizzi a: nbawac at tin.it 3. RIFLESSIONE. ELENA LIOTTA: LA POLITICA DEL QUOTIDIANO [Ringraziamo Elena Liotta (per contatti: e_liotta at yahoo.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera alle persone promotrici dell'appello per liste femministe, ecologiste, nonviolente. Elena Liotta, nata a Buenos Aires il 25 settembre 1950, risiede a Orvieto, in Umbria; e' psicoterapeuta e psicologa analista, membro dell'Ordine degli Psicologi dell'Umbria, membro dell'Apa (American Psychological Association), socia fondatrice del Pari Center for New Learning; oltre all'attivita' psicoterapica, svolta prevalentemente con pazienti adulti, in setting individuale, di coppia e di gruppo, ha svolto e svolge altre attivita' culturali e organizzative sempre nel campo della psicologia e della psicoanalisi; tra le sue esperienze didattiche: professoressa di Psicologia presso la "American University of Rome"; docente in corsi di formazione, e coordinatrice-organizzatrice di corsi di formazione a carattere psicologico, per servizi pubblici e istituzioni pubbliche e private; didatta presso l'Aipa, societa' analitica accreditata come scuola di specializzazione post-laurea, per la formazione in psicoterapia e per la formazione di psicologi analisti; tra le altre esperienze parallele alla professione psicoterapica e didattica: attualmente svolge il ruolo di Coordinatrice psicopedagogica e consulente dei servizi sociali per il Comune di Orvieto, e di Coordinatrice tecnico-organizzativa di ambito territoriale per la Regione Umbria nell'Ambito n. 12 di Orvieto (dodici Comuni), per la ex- Legge 285, sul sostegno all'infanzia e adolescenza e alle famiglie, occupandosi anche della formazione e monitoraggio dei nuovi servizi; e' stata assessore alle politiche sociali presso il Comune di Orvieto; dopo la prima laurea ha anche lavorato per alcuni anni in campo editoriale, redazionale e bibliografico-biblioteconomico (per "L'Espresso", "Reporter", Treccani, Istituti di ricerca e biblioteche). Autrice anche di molti saggi apparsi in riviste specializzate e in volumi collettanei, tra le opere di Elena Liotta segnaliamo particolarmente Educare al Se', Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2001; Le solitudini nella societa' globale, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2003; con L. Dottarelli e L. Sebastiani, Le ragioni della speranza in tempi di caos, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2004; Su Anima e Terra. Il valore psichico del luogo, Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2005; La maschera trasparente, La Piccola Editrice, Celleno (Vt) 2006; A modo mio. Donne tra creativita' e potere, Magi, Roma 2007] Cari amici, tali vi considero e vi sento, presenti e vicini nell'idea e nella pratica della nonviolenza (rivolta alle persone, agli animali, all'ambiente naturale e inanimato che ci circonda, con tutte le sue diversita'). Ho letto con attenzione e sofferta adesione le vostre parole. Faro' quello che posso per divulgare i materiali... Dopo l'incontro di Bologna forse emergeranno delle possibili strategie o qualche esempio possibile? Tenetemi al corrente... Ma devo essere sincera. Io mi sento scoraggiata in questo momento, offesa dalle colpe evidenti di una sinistra tanto amata in passato. Sento anche lo spreco della mia coscienza matura di donna, tanto faticosamente raggiunta. Vedo il mio impegno nel lavoro ancora entusiasta, avanzare sempre allo stesso passo lento, uno a uno, una persona alla volta che capita si riesca a sensibilizzare a un livello minimo di serieta', sui temi che ci stanno a cuore... La politica del piccolo, del quotidiano. Sembra niente di fronte alla marea di problemi che stanno piombando addosso a tutti noi. E dire che ero, sarei ancora, un'ottimista ragionevole. La realta' politica, sociale e culturale che mi trovo intorno, nella "verde" Umbria, nell'Umbria che e' sempre stata governata dalla "sinistra" da quando esiste la Repubblica Italiana, e' desolante (qui il nome di Capitini e' solo quello di un istituto scolastico!). Sono attonita all'idea di votare - avendo tempo fa ventilato addirittura di non farlo piu' in queste condizioni. Una cara amica aveva detto e io condiviso: "sono stanca di votare chi mi fa schifo per evitare chi mi fa paura". Io ho accolto con favore l'idea delle liste civiche, anche se la mia conoscenza interna della politica e dei giochi delle pubbliche amministrazioni mi fa pensare a come poi tutte le liste civiche, a cose fatte, finiscono per confluire nei partiti istituzionali, di cui spesso sono un alias o una maschera. Luogo di emersione per facce nuove, pulite? Anche quelle in buona fede possono essere manipolate a qualche livello. E poi? Nel successivo svolgersi delle azioni governative, qualora le liste vincessero, le priorita' elettorali potrebbero finire come quasi sempre accade anche per cose importantissime, sbandierate come indispensabili, in fondo alla lista, quando non fuori del tutto. Osservo localmente da 15 anni la non-costruzione di un asilo nido promesso ad ogni tornata elettorale, un piano solo, cosa che ci vorrebbero un paio di mesi e soldi che sono evaporati in molte altre spese inutili o superflue. E non per cattiva volonta' degli eletti puliti. Ma perche' essi si troverebbero in un sistema comunque marcio che li rende impotenti. Questa e' l'esperienza di molte persone, donne e uomini, che ci hanno creduto e messo tutto se stessi, anche molti proposti dai partiti. Figuriamoci senza questo retroterra, con i temi "deboli" della pace, dell'ambiente, delle donne... "Si', vabbe', e' giusto avete ragione... pero'... siete romantici, idealisti, fuori dalla realta'...": gia' li sento. E poi la sfilza di priorita' di centrodestra che anche la sinistra sostiene, come giustamente notate anche voi. Non ci sono le forze. La saggezza orientale direbbe di sostare e rinforzarsi perche' i tempi non sono maturi. Ma non voglio apparire disfattista, non mi riconoscerei io stessa, e per questo aggiungo che se si presenteranno, laddove mi e' possibile sostenerle con il voto o in altra forma, delle liste centrate sugli obiettivi comuni, sicuramente le sosterro', come sostengo sempre anche le donne. Il resto e' chiaramente espresso, e da me condiviso, nei materiali che avete diffuso. Infine, per quanto mi riguarda, da quando mi sono dimessa dalla politica e ho smesso silenziosamente di rinnovare la tessera di un partito in cui ero entrata con un certo sforzo, ho giurato a me stessa di non cascarci piu'. Finche' la politica sara' questa. E dato che le cose in dieci anni sono peggiorate di molto e non accennano a migliorare, io continuo con la mia pratica del piccolo, della relazione ad personam, massimo gruppi, la scrittura, la formazione... e il voto naturalmente. Vi mando un caro saluto. 4. RIFLESSIONE. ADRIANA PERROTTA RABISSI: UN LUNGO E CONTINUO LAVORO DI "RIPARAZIONE CULTURALE" [Ringraziamo Adriana Perrotta Rabissi (per contatti: adrianina at tiscali.it) per questo intervento, che estraiamo da una piu' ampia lettera personale. Adriana Perrotta Rabissi e' docente di italiano e storia e fa parte della Libera Universita' delle Donne; si occupa di storia del femminismo, di lavoro, di linguaggio dal punto di vista psicosociale. Dal 1981 al 1994 e' stata membro della segreteria del Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna in Italia (trasformatosi nel 1994 in Fondazione Elvira Badaracco); per il Centro ha svolto attivita' di organizzazione e coordinamento di convegni nazionali ed internazionali e seminari di studio su temi relativi alla condizione delle donne, al linguaggio sessuato, alla letteratura e alla scrittura delle donne, alla storia dei movimenti politici delle donne; attivita' di ricerca nei campi della storia dei movimenti politici delle donne, in particolare dell'emancipazionismo e del neofemminismo degli anni Settanta e Ottanta, della storia, della scrittura e della letteratura delle donne; attivita' di documentazione nell'Archivio del Centro. Fa parte del comitato scientifico della Fondazione Badaracco, per la quale cura i rapporti con la Rete Lilith (la rete dei centri, biblioteche e archivi delle donne in Italia) e organizza momenti seminariali e convegni nazionali e internazionali. E' socia dell'Associazione per una libera universita' delle donne di Milano, per cui progetta, organizza e conduce dal 1994 corsi e seminari su temi relativi alla condizione delle donne in Italia e alle sue modificazioni strutturali in relazione al sessismo della lingua, alle rappresentazioni del maschile e del femminile sedimentate nella lingua di comunicazione, alla storia e alla letteratura delle donne nel Novecento, ai mutamenti sociali verificatisi nel campo della famiglia e del lavoro. Svolge dal 1979 attivita' di formazione, di educazione degli adulti, di aggiornamento dei docenti delle secondarie e delle/degli operatrici e operatori culturali. Ha organizzato e condotto corsi monografici delle 150 ore sulla condizione delle donne per il Consorzio Ticino 3; dal 1991 organizza e conduce corsi rivolti alla cittadinanza per il Comune di Milano sui temi del linguaggio sessuato, della letteratura, della storia delle donne, delle modificazioni della condizione delle donne nella famiglia e nel lavoro. E' stata docente di storia del Novecento, storia delle donne e della letteratura delle donne in corsi di aggiornamento dei docenti di Milano, Grosseto, Bergamo, Bolzano, Ferrara, Rovigo, e per l'Istituto svizzero di pedagogia per la formazione professionale di Lugano. E' stata formatrice in corsi e seminari sui linguaggi documentari e sull'indicizzazione tramite thesaurus, organizzati da Istituzioni italiane, dalla Cee, da Centri di ricerca e documentazione delle donne. Ha pubblicato saggi e articoli nelle riviste "Dwf", "Lapis", "Leggere donna", "La Balena Bianca", "il Paese delle Donne", "Golem. L'indispensabile". Tra le opere di Adriana Perrotta Rabissi: "Itinerario bibliografico sul rapporto donne/scrittura", in Calabro' A. R., Grasso L. (a cura di), Dal movimento femminista al movimento diffuso. Ricerca e documentazione nell'area lombarda, Milano, Franco Angeli, 1985; "Questo balsamo, la lettura: ovvero la necessita' della cultura", in Buttafuoco A., Zancan M. (a cura di), Svelamento. Sibilla Aleramo: una biografia intellettuale, Milano, Feltrinelli, 1988; Assolo. Sibilla Aleramo", in "Donnawomanfemme", n 3,1986; (a cura di, con Perucci M. B. ), Perleparole. Le iniziative a favore dell'informazione e della documentazione delle donne europee, Atti del convegno internazionale del Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna in Italia, Utopia, Roma 1988; "Dalle parole delle donne a 'Linguaggiodonna'", in Perleparole, cit.; (con Perucci M. B.), Perleparole, in "Minerva", n. 9, settembre 1988; "Tra nuova sinistra e autocoscienza. Milano:1972-1974", in Crispino A. M. (a cura di), Esperienza storica femminile nell'eta' moderna e contemporanea. Parte seconda, Roma, Udi - La Goccia,1989; (con Perucci M.B.), Linguaggiodonna. Primo thesaurus "di genere" in lingua italiana, Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna in Italia, II ed., Milano 1991; (con Perucci M. B.), Un Convegno sull'informazione 'al femminile', in "Biblioteche oggi", n. 4, luglio-agosto 1988; "Le parole per dire", in Buttafuoco A. (a cura di), Modi di essere. Studi,riflessioni, interventi sulla cultura e la politica delle donne in onore di Elvira Badaracco, Bologna, E M Ricerche, 1991; Fra una parola e l'altra. La riflessione delle donne tra storia e memoria di genere, in "La Balena Bianca. I fantasmi della societa' contemporanea", n. 4, 1992; "Di corpi e di parole. Viaggio attraverso un dizionario di parolechiave, in "La Balena Bianca. I fantasmi della societa' contemporanea", n. 5, 1992; "Parlare e scrivere senza cancellare uno dei due sessi", in Eleonora Chiti (a cura di), Educare ad essere donne e uomini. Intreccio tra teoria e pratica, Torino, Rosenberg e Sellier, 1998;(con Luciana Tavernini), "Un percorso storiografico del Novecento", nell'ipertesto consultabile al sito Donne e conoscenza storica, www.url.it/donnestoria/; Sono soldi i soldi?, in "Golem. L'indispensabile", giugno 2001; La lingua e' neutrale rispetto ai sessi?, nel sito www.retelilith.it; (con varie coautrici), L'in-canto delle parole, Milano, Universita' delle donne, 2002; Donne di parole, in "Scuola ticinese", a. XXXII, serie III, n. 254, gennaio-febbraio 2003; (con varie coautrici), Le parole mal-trattate, Milano, Universita' delle donne, 2003] Quello di cui sono poco convinta oggi e' che si possa, nel breve tempo che ci resta da qui alle prossime elezioni, incanalare in organismi di natura politico-elettorali bisogni, istanze, etc... che richiedono secondo me un lungo e continuo lavoro di "riparazione culturale", lavoro del quale i periodici on line che tu proponi sono un momento importante. Negli anni Settanta dicevamo (movimento delle donne) di non lasciarci distogliere, ad operar delle scadenze esterne che ci piombavano addosso, dalla ricerca di nostri tempi e luoghi di riflessione-pratica politica, mi rendo conto che e' mutata la situazione, che tutto si e' velocizzato su comando del "mercato" (o degli uomini e delle donne [poche] che lo manovrano, nascondendosi dietro l'astratto neutro-neutrale), mi rendo conto del fatto che non c'e' un tempo infinito quando persone, animali e "cose" vengono quotidianamente distrutte, umiliate, oppresse, e noi con loro, anche se a gradi diversi di sofferenza, per questo preferisco operare (non voglio piu' usare, da oggi in poi, un termine che ho usato per quarant'anni della mia vita: lottare) nel mio piccolo ambito quotidiano, dando appoggio alle situazioni che piu' mi corrispondono nel momento... 5. I COMPITI DELL'ORA. STEFANIA CANTATORE: FARE POLITICA IN QUESTO PAESE [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente intervento. Stefania Cantatore, impegnata nel movimento delle donne e promotrice di molte iniziative per la pace e i diritti umani, e' una delle animatrici dell'Udi (Unione donne in Italia) di Napoli e a livello nazionale] Fare politica in questo paese si puo', noi la facciamo. Nell'ultima legislatura abbiamo presentato, con piu' del doppio delle firme necessarie, una proposta di legge per riformare la legge elettorale. Una legge che era (ed e') incostituzionale a giudizio di molti, ma che nei fatti - e con effetti che tutti hanno potuto constatare - era iniqua nel suo aspetto peggiore: l'esclusione delle donne dai luoghi decisionali. Di fronte alla strage continua, il femminicidio, abbiamo avanzato le nostre proposte di modifica della legge vigente. Soprattutto abbiamo fatto politica con e tra donne, mettendo in moto energie e nuove consapevolezze, avviando iniziative autofinanziate che hanno cambiato la logica di sempre che e' chiedere alla politica denaro e favori, alle condizioni dei centri di potere. Noi scegliamo ogni giorno di essere cosi': autonome e libere nello spazio che abbiamo difeso e siamo costrette ancora a difendere. E' uno spazio che nessuno ci ha concesso e vuole concederci, e che anzi ci viene conteso, perche' in quello non possiamo essere moderate. Noi non abbiamo avuto parola, nella crisi dell'attuale governo, ne' abbiamo chiesto elezioni anticipate con una legge elettorale che e' tagliata su un modello istituzionale autoconservativo e democraticamente incompiuto. Noi diciamo che quello cui stiamo assistendo e' un mero passaggio di competenze, uno scambio di posti tra uomini, sempre gli stessi. Noi siamo cambiate e vivendo nel paese piu' scopertamente maschilista in Europa, siamo attaccate apertamente sul piano dell'immagine, nel tenore di vita, nelle leggi che abbiamo voluto per incivilire il Paese. Hanno bisogno di dividerci e spezzettarci, vogliono governare i nostri corpi per giungere alla loro "governabilita'" che e' l'assoggettamento delle intelligenze. Nulla sembra amministrato in Italia, dalle risposte ai bisogni alla salvaguardia del patrimonio comune, salvo l'assegnazione di posti. Hanno inventato il Governo dei Sentimenti. Nella realta', la moderazione dell'indignazione viene rinominata con codici morali su misura. Il nuovo/antico codice morale e' un protocollo unilaterale al quale ci si deve conformare, massima espressione di cio' che i governi intendono fare per cittadine e cittadini. Dai centri decisionali partono esortazioni, inviti, richiami all'etica. Noi sappiamo che l'etica si impone e si rappresenta attraverso il dominio sulle facolta' e sui desideri delle donne. Il conflitto maschile sulla laicita' dello Stato e' in realta' un conflitto sul come imporre alle donne di conformarsi ai desideri maschili. E' un conflitto di supremazia tra dogmi clericali, e il principio della Ragion di Stato, che hanno in comune come oggetto la sottomissione di un intero genere. E' una contesa sulla "modernizzazione" che non tocca la strutturalita' dei principi. Quando gli uomini al potere dicono di voler affrontare i "problemi strutturali del Paese", pronunciano la piu' evidente delle contraddizioni: parlano degli effetti prodotti da un sistema che si riproduce all'infinito, ma che in effetti sono interessati a mantenere. Anni di cambiamenti annunciati, di trasformazioni apparenti hanno fatto si' che le donne di questo paese - con sistemi e percentuali non dissimili da quelli dei secoli passati - siano le piu' povere tra i poveri, che vengano uccise e violate, che i loro bambini vengano usati ed abusati, che non abbiano l'uso degli spazi fisici, quasi che portino una virtuale "lettera scarlatta" a segnalare la loro presenza indesiderata quando non si assoggettano alle complicita' che continuamente vengono poste per il loro accesso "alla normalita'". * Tra le normalita' che si vogliono ristabilire nel nostro paese, c'e' il ritorno alla generalizzata clandestinita' dell'aborto: quello controllabile dal denaro e dal desiderio maschile. Ma tra tutto questo e la legge 194, ci siamo noi. E visto che sono sempre di piu' e solo gli uomini (e piu' di prima) ad avere voce su questo, noi sapremo difenderci come abbiamo sempre fatto. La differenza femminile, il corpo fertile sono la contesa, sono il motivo di ogni aggiustamento, di ogni trasformismo. Noi da tempo lo sappiamo. Per questo possiamo - e ne siamo responsabili - fare la politica che facciamo. Per questo continueremo a costruire, con e senza le crisi di governo. 6. UMANITA'. MARIA G. DI RIENZO: LA STREGA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza? Discutiamone il 2 marzo a Bologna". Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81] Su Fawza Falih pende una condanna a morte per stregoneria. Oggi, in Arabia Saudita. Arrestata nel 2006 sulla base delle testimonianze dei vicini (uno dei quali sarebbe diventato impotente a causa delle arti malefiche di Fawza), la donna e' stata costretta a firmare con l'impronta delle dita una confessione estorta a minacce, che non e' neppure in grado di leggere, perche' e' analfabeta. Si e' difesa in tribunale, raccontando il modo in cui e' stata costretta a "confessare", ma senza successo. Secondo i giudici del tribunale di Quraiyat, la morte di Fawza sarebbe di "pubblico interesse" e "intesa a proteggere il credo, le anime e le proprieta' di questo paese". Molto spirituale questo intessere insieme fede, anime e beni immobili, rivelatore direi. Il pene inservibile dell'uomo stregato e' da annoverare fra questi ultimi? Solo per curiosita'. D'altronde l'Arabia Saudita non ha un Codice penale (ha una legge sulla procedura giuridica emanata nel 2002 che garantisce a malapena il diritto di difesa), quindi le sentenze dipendono spesso dal capriccio del giudice, che puo' allontanare gli avvocati difensori dall'aula a sua discrezione e non ha l'obbligo di cercare l'evidenza dei reati. Dio lo ispira, naturalmente, e tanto basta. Liberateci dalle vostre superstizioni, uomini di (poca) fede. Voi giocate con le astrazioni, noi perdiamo la vita. Liberate Fawza, che se pure cantasse incantesimi da mane a sera non vi ha fatto alcun male. Riconoscete il sacro nei suoi occhi, nelle sue mani, nel suo respiro. E inchinatevi ad esso. Nulla di lei vi appartiene. * Fonti: Arab News, Associated Press, International Herald Tribune. 7. UMANITA'. "PEACEREPORTER": NEL MIRINO DEGLI INTEGRALISTI [Da "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 15 febbraio 2008, dal titolo "India, concesso visto a scrittrice femminista minacciata dagli integralisti". Taslima Nasreen (Nasrin) e' l'autrice del romanzo Vergogna, Mondadori, Milano 1995 in cui denuncia il fanatismo religioso; per averlo scritto ha subito persecuzioni ed e' stata condannata a morte da integralisti islamici del Bangladesh. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Taslima Nasreen, nota anche come Taslima Nasrin (Mymensingh, 25 agosto 1962) e' una scrittrice, medico, attivista femminista dei diritti umani ed intellettuale bengalese. Per i sui meriti le e' stato riconosciuto il Premio Sakharov per la liberta' di pensiero nel 1994... Membro onorario del National Secular Society, i suoi libri sono stati tradotti in venti lingue ma la sua autobiografia e' vietata in Bangladesh. A riguardo il governo si e' giustificato affermando che 'contengono sentimenti anti-islamici ed affermazioni che potrebbero distruggere l'armonia religiosa del Bangladesh'. Costretta all'esilio dal 1994 per sfuggire alle minacce di morte da parte di fondamentalisti islamici, conserva ancora la cittadinanza bengalese ma il suo governo non ha mai preso provvedimenti per consentirle un ritorno in patria sicuro. Oggi vive in India... Nel marzo 2007 un gruppo musulmano indiano ha posto anche una taglia di 500.000 rupie per la sua decapitazione... Taslima Nasrin (Magi) e' nata a Mymensingh. Suo padre era medico e professore di una scuola medica statale. Ha studiato al Mymensingh Medical College. Nella sua autobiografia ricorda di essere stata abusata sessualmente da parenti ed altri uomini quando era ancora giovanissima. Questi episodi avrebbero avuto un grande peso sulla sua vita futura, trasformandola in una strenua femminista. Inizio' la sua carriera dedicandosi alla poesia ed al giornalista, acquisendo subito una certa notorieta'. Con il tempo e' passata alla letteratura scivendo una serie di libri in cui si esprime coraggiosamente a favore della parita' di diritti per le donne e contro l'oppressione delle minoranze nelle societa' islamiche, in special modo quella del Bangladesh. Nel 1993, proprio in seguito ad una serie di articoli di denuncia della condizione femminile nell'Islam, fondamentalisti islamici promulgarono una fatwa contro di lei e posero una taglia sulla sua testa. Quando anche il governo bandi' il suo libro intitolato Lajja (Vergogna) ove parlava dele torture subite dalla minoranza Hindu in Bangladesh, aumentarono ancor piu'le minacce di morte e si vide confiscato anche il passaporto. el 1994 gruppi organizzati vicini a religiosi fondamentalisti ne chiesero l'impiccagione dopo che su 'The Statesman' era comparsa la seguente sua affermazione: 'il Corano dovrebbe essere rivisto completamente'. Il governo a quel punto non solo non prese provvedimenti contro chi la minacciava, ma spicco' anche un mandato di arresto per portarla in giudizio accusandola di blasfemia. Temendo una condanna fino a due anni ed il rischio di essere uccisa in carcere, Nasrin si nascose e, dopo due mesi, ottenne il permesso di lasciare il paese per l'esilio. In quell'anno il Parlamento europeo le assegno' il Premio Sakharov per la liberta' di pensiero... Nel novembre 2003 il governo del West Bengal in India bandi' il libro di Nasrin intitolato Dwikhandito, la terza parte della sua autobiografia. Nel 2004 un religioso indiano musulmano offri' una seconda taglia di 20.000 rupie a chiunque le avesse 'annerito' la faccia, gesto considerato gravemente ingiurioso. Nel 2005 tento' di declamare un poema contrario alla guerra intitolato 'America' di fronte ad un grande raduno di bengalesi che seguivano la North American Bengali Conference al Madison Square Garden. Fu cacciata prima di salire sul palco. Nel marzo 2006 fu tra i firmatari della lettera "Insieme contro il nuovo totalitarismo", la risposta sua e di altri undici illustri intellettuali alle violenze fisiche e verbali seguite alla pubblicazione delle caricature di Maometto sul 'Jyllands-Posten' con cui si si schieravano a difesa dei valori della laicita' e della liberta'. Nel marzo 2007, l'All India Ibtehad Council promise 500.000 rupie per la sua decapitazione. A riguardo Taqi Raza Khan, il presidente del gruppo, affermo' che l'unico modo per togliere la taglia era che Nasreen 'chieda scusa e bruci i suoi libri e fogli'. Tra i libri di Taslima Nasrin: a) raccolte: Nirbachito column (Selected Columns); Jabo na keno jabo (Why shouldn't I go? I will); Noshto meyer noshto goddo (Impure prose from an impure girl); ChoTo choTo dukkho kotha (small sad stories); b) romanzi: Opprpokkho (Opposition) 1992; Shodh (Revenge) 1992; Nimontron (Invitation) 1993; Phera (Return) 1993; Bhromor Koio Gia (Tell Him The Secret) 1994; Forashi Premik (French Lover) 2002; Lajja (Shame); c) scritti autobiografici: Amar Meyebela (My Girlhood) parte prima; Utal Hawa (Wild Wind) parte seconda; Ko (Speak Up) parte terza - con altro titolo: Dwikhandito (Split in Two)-; Sei Sob Andhokar (Those Dark Days) parte quarta; Meyebela, My Bengali Girlhood - A Memoir of Growing Up Female in a Muslim World; d)poesie: The Game in Reverse: Poems and Essays by Taslima Nasrin 1995; Shikore Bipul Khudha (Hunger in the Roots), 1986; Nirbashito Bahire Ontore (Banished Without and Within), 1989; Amar Kichu Jay Ashe Ne (I Couldn't Care Less), 1990; Atole Ontorin (Captive In the Abyss), 1991; Balikar Gollachut (Game of the Girls), 1992; Behula Eka Bhashiyechilo Bhela (Behula Floated the Raft Alone), 1993; Ay Kosto Jhepe, Jibon Debo Mepe (Pain Come Roaring Down, I'll Measure Out My Life for You), 1994; Nirbashito Narir Kobita (Poems From Exile), 1996; Jolopodyo (Waterlilies), 2000; Khali Khali Lage (Feeling Empty), 2004; Kicchukhan Thako (Stay For A While), 2005"] Le autorita' dello stato del Bengala Occidentale hanno deciso di estendere il visto per una scrittrice femminista bengalese a vivere per altri sei mesi in India. Taslima Nasrin era da anni nel mirino degli integralisti musulmani per il contenuto di alcune sue opere... tanto da dover scappare come esule politica dal suo paese natale, il Bangladesh; ma la sua stessa presenza a Calcutta nell'ultimo anno era stata messa a repentaglio dalle minacce di due partiti islamici integralisti, tanto che Nasrin era stata messa sotto scorta e protetta in una abitazione segreta a Delhi. Per proteggere la sua incolumita' Nasrin si e' addirittura detta disponibile a cancellare alcune frasi "controverse" dal suo ultimo libro Dwikhondito ("Divisa in due"); la novella era stata bandita dall'amministrazione dello stato del Bengala occidentale, dove un quarto della popolazione professa la fede musulmana. In novembre e' stato necessario trovarle un rifugio piu' sicuro a Delhi; il governo federale indiano ha promesso di dare ospitalita' e sicurezza a Nasrin. "Ma rimarranno queste pesanti limitazioni alla mia liberta' di movimento e di espressione", ha detto la scrittrice, aggiungendo che vorrebbe tornare presto a Calcutta. I suoi oppositori la accusano di aver chiesto una "riforma" del Corano, perche' accordi maggiori liberta' alle donne, ma la scrittrice nega che la questione stia in questi termini. Nel 1990 Nasrin aveva lasciato il Bangladesh dopo aver ricevuto minacce di morte; da tre anni era tornata a Calcutta, dopo un lungo periodo europeo. L'ultima volta era stata avvicinata e aggredita da alcuni estremisti musulmani a Hyderabad in agosto, dove si trovava per tenere una conferenza. 8. LIBRI. MIGUEL MELLINO PRESENTA "LA CONDIZIONE POSTCOLONIALE" DI SANDRO MEZZADRA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 febbraio 2008, col titolo "Studi postcoloniali. Viaggio ai confini mobili del capitalismo globale" e il sommario "Un mondo dove convivono diversi modi di produzione, di lavoro e temporalita' storiche. La condizione postcoloniale, un saggio di Sandro Mezzadra". Miguel Mellino, studioso argentino da tempo residente in Italia, dottore di ricerca in scienze etnoantropologiche, svolge attivita' didattica e di ricerca presso la cattedra di antropologia culturale dell'Universita' Orientale di Napoli; si occupa di studi postcoloniali, cultural studies e di ricerca antropologica sulle societa' complesse, in particolare sulle migrazioni, sul razzismo e sul multiculturalismo; per la casa editrice Meltemi ha tradotto e curato l'edizione italiana di The Black Atlantic. Modernita' e doppia coscienza, di Paul Gilroy, e Il soggetto e la differenza, di Stuart Hall. Opere di Miguel Mellino: La critica postcoloniale. Decolonizzazione, capitalismo e cosmopolitismo nei postcolonial studies, Meltemi, 2005. Sandro Mezzadra insegna storia del pensiero politico contemporaneo e studi coloniali e postcoloniali al'Universita' di Bologna, e' membro della redazione di "Filosofia politica" e di "Scienza & Politica"; i suoi principali argomenti di ricerca sono la storia delle scienze dello Stato e del diritto in Germania tra Otto e Novecento, la storia del marxismo, la teoria critica della politica: globalizzazione, cittadinanza, movimenti migratori, studi postcoloniali. Pubblicazioni principali: von Treitschke, La liberta', Torino 1997 (cura e introduzione); La costituzione del sociale. Il pensiero politico e giuridico di Hugo Preuss, Il Mulino, Bologna 1999; Diritto di fuga. Migrazioni, cittadinanza, globalizzazione, Ombre Corte, Verona 2001, 2006; Marx, Antologia di scritti politici, Carocci, Roma 2002 (cura e introduzione, con Maurizio Ricciardi); Marshall, Cittadinanza e classe sociale, Roma-Bari 2002 (cura e introduzione); (a cura di), I confini della liberta'. Per una analisi politica delle migrazioni contemporanee, DeriveApprodi, 2004; (con Carlo Galli, Edoardo Greblo), Il pensiero politico del Novecento, Il Mulino, Bologna 2005; La condizione postcoloniale. Storia e politica nel presente globale, Ombre corte, Verona 2008] Nella loro introduzione a Translation, Biopolitics and Colonial Difference, Naoki Sakai e Jon Solomon - due dei critici piu' originali degli studi postcoloniali asiatici ospiti a Bologna nei giorni scorsi di due seminari sul tema della traduzione - affermano che le "entita' macro-spaziali" (stati-nazione, regioni o altre comunita' culturali omogenee) lasciateci in eredita' dalla modernita' coloniale non sono la traduzione letterale di un qualche presunto soggetto trascendentale (come la sovranita' nazionale o l'Occidente) ma una forma storicamente specifica di "appropriazione del comune". Se guardiamo ai conflitti piu' importanti del nostro presente, si puo' certo sostenere che questa descrizione del progetto coloniale moderno restituisca una dimensione politica davvero cruciale a uno dei presupposti essenziali degli studi postcoloniali: il capitalismo moderno si e' costituito come una "macchina produttrice di differenziazione", si e' sempre dispiegato attraverso dispositivi biopolitici di segregazione e confinamento. * Oltre i limiti dello spazio Sakai e Solomon sono piuttosto chiari su questo punto: le recinzioni materiali sono state da sempre accompagnate da recinzioni "immateriali". I processi di accumulazione originaria hanno riguardato certo i beni materiali, ma hanno scatenato la loro violenza anche sulle culture, le lingue, i saperi. Attorno a premesse di questo tipo e' andato configurandosi negli studi postcoloniali un importante dibattito sulla nozione di "capitalismo postcoloniale". Puo' dirci davvero qualcosa sulla condizione globale contemporanea? Il libro di Sandro Mezzadra La condizione postcoloniale. Storia e politica nel presente globale (Ombre corte, pp. 180, euro 16) offre alla discussione su questo tema un contributo sicuramente originale. Sin dalle prime pagine, e "correggendo" un importante deficit politico e di radicalita' che attraversa buona parte della critica postcoloniale di matrice anglosassone, Mezzadra mette bene in luce che cio' che intende per "condizione postcoloniale" ha a che vedere soprattutto con i modi in cui sono andate articolandosi sia la costituzione materiale dell'attuale capitalismo globale, sia le insorgenze che lo attraversano e che ne contestano i principi. Aprendo l'archivio degli studi postcoloniali in modo giustamente selettivo Mezzadra colloca al centro della sua analisi la nozione di confine o, meglio, quel principio di confinamento spaziale e temporale che era al tempo stesso "codice e limite interno fondamentale del progetto coloniale". Era proprio questa proliferazione di confini a produrre nelle societa' coloniali cio' che Frantz Fanon chiamava ne I dannati della terra uno "spazio proteiforme", ovvero uno spazio sociale eterogeneo caratterizzato dalla coesistenza nello stesso territorio di diversi modi di produzione, diversi regimi di lavoro e diverse temporalita' storiche. * Geografie frattali del dominio In modo estremamente convincente, e affrontando l'argomento a partire da molteplici punti di vista, Mezzadra individua nell'infiltrazione di questi codici coloniali di confinamento negli ex-spazi metropolitani la specificita' "postcoloniale" della nostra condizione contemporanea. E' proprio la diffusione globale di questo principio coloniale di confinamento e quindi l'irruzione di questo spazio disomogeneo o proteiforme nel cuore delle stesse metropoli occidentali a consentirci di definire il nostro presente come postcoloniale. Secondo Mezzadra, infatti, "una volta che il confine coloniale ha cessato di organizzare in modo coerente la geografia globale, esso si diffonde ovunque, riproducendosi sulla superficie apparentemente liscia del presente globale: accompagna la nuova logica delocalizzata della produzione, segna in modo brutale intere societa' che furono un tempo capaci di liberarsi dal giogo coloniale, introduce nuove radicali differenze di status e nuove forme di apartheid nell'Occidente postcoloniale, si fortifica fisicamente, condannando potenzialmente a morte chiunque tenti di attraversarlo, passando tra le recinzioni tra Tijuana e San Diego o facendo naufragio nel Mediterraneo". E' cosi' che la condizione postcoloniale, in quanto sintomo della sovrapposizione di quei confini "infrasistemici" che avevano permesso in passato di distinguere chiaramente la dimensione spazio-temporale delle metropoli da quelle delle colonie, mette radicalmente in discussione qualsiasi interpretazione storicistica del presente, qualsiasi tipo di sapere improntato a una qualunque filosofia della storia. In effetti, si tratta di una condizione che vede il riaffiorare disordinato dell'insieme dei passati storici che il capitalismo moderno ha trovato sulla sua strada, in cui sussunzione formale e sussunzione reale del lavoro al capitale riescono a ibridarsi, a convivere fianco a fianco senza definire una qualche tendenza lineare di sviluppo. Mezzadra pero' ci mette costantemente in guardia dall'evitare facili analogie tra la condizione coloniale del passato e quella postcoloniale del presente. Il post di postcoloniale non sta mai ad indicare una persistenza stabile e lineare nel presente del passato coloniale. Esprime certamente delle continuita', nel senso che tra le genealogie del presente globale vi e' anche e soprattutto il colonialismo moderno, ma non puo' costituirsi come un semplice equivalente del termine neocoloniale. Soprattutto perche' la "scoperta dell'eguaglianza" trasmessaci dalle lotte anticoloniali, il rifiuto del mondo a scomparti tipico della situazione coloniale, costituisce un portato irreversibile del nostro presente. * La possibile defezione Cosi', cio' che Mezzadra tiene a sottolineare e' che la radicalita' delle rivendicazioni di egalite' e liberte' profuse in tutto il mondo dalle insurrezioni anticoloniali ha messo per sempre in crisi la possibilita' di assumere come scontato lo stesso principio del confinamento e la conformazione "attorno ad esso di un modello univoco di governo dei processi politici e produttivi, nonche' uno stabile assetto dei confini, geo-politici o identitari". Mi pare che proprio qui il suo lavoro offra suggerimenti davvero interessanti attraverso cui pensare la nozione di capitalismo postcoloniale: nella sua definizione dell'istanza postcoloniale come condizione instabile e aleatoria in cui le possibilita' stesse del capitale - il suo costituirsi come "macchina di differenziazione" - devono essere costantemente riaffermate, ovvero vengono quotidianamente sfidate dalle pratiche di uomini e donne che nella loro irriducibile molteplicita' cercano di sottrarsi all'azione dei suoi dispositivi biopolitici di confinamento: nel Chiapas come in Palestina, a Buenos Aires come nelle banlieues parigine. E che nel momento stesso della loro soggettivazione aprono la questione politica della loro ricomposizione in quanto classe: della traduzione della loro inclusione differenziale nella produzione di un nuovo comune. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 369 del 18 febbraio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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