Minime. 308



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 308 del 19 dicembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Dante Bernini: Un pensiero suggerito dall'amicizia
2. Maria G. Di Rienzo: Per Aqsa e le altre
3. Adriano Paolella e Zelinda Carloni: Globalizzazione. Idee per capire,
vivere e opporsi al nuovo modello di profitto (2001) (parte seconda e
conclusiva)
4. Letture: Francesco Pompeo (a cura di), La societa' di tutti
5. Riletture: Tatjana Bassanese, Cacao. Cosi' dolce, cosi' amaro
6. Riletture: Roberto Bosio, Verso l'alternativa. Intervista a Susan George
7. Riletture: Patrizia Caiffa, Guatemala. Il canto muto del quetzal
8. Riletture: Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al risparmio
responsabile
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. DANTE BERNINI: UN PENSIERO SUGGERITO DALL'AMICIZIA
[Dal Comitato "Nepi per la pace" (per contatti: e-mail:
info at comitatonepiperlapace.it, sito: www.comitatonepiperlapace.it) riceviamo
e diffondiamo il testo del messaggio inviato da mons. Dante Bernini al
comitato in occasione della V edizione della manifestazione "Natale festa di
pace" svoltasi a Nepi (Vt) domenica 16 dicembre.
Dante Bernini (Viterbo, 1922),  vescovo emerito della diocesi di Albano,
presidente emerito di Pax Christi International, e' una delle figure piu'
illustri dell'impegno di pace, solidarieta', nonviolenza]

Cari amici,
non potendo essere presente al vostro incontro di domenica 16 dicembre
desidero farvi pervenire un caro saluto ed offrirvi un pensiero suggeritomi
dall'amicizia.
So che state riflettendo sulla responsabilita', di ciascuno e di tutti, tesa
a "salvaguardare il creato".
E' un compito che, secondo il libro della Genesi nella Bibbia, e' stato
affidato a noi dallo stesso Creatore del cielo e della terra. Purtroppo e'
anche il primo dovere-diritto che rischiamo di ignorare e, quel che e'
peggio, di calpestare. Le conseguenze le stiamo subendo dentro ed intorno a
noi.
Rischiamo anche di perdere il senso della nostra e della altrui dignita'. E,
contemporaneamente, il senso del rapporto con la madre terra e con l'intero
universo.
Invece di sentirci intelligenti e consapevoli affidatari del mondo ce ne
sentiamo arroganti, onnipotenti, assoluti padroni.
Solo adesso cominciamo ad avvertire i limiti di "esseri creati". Solo adesso
cominciamo a parlare di sviluppo sostenibile e non piu' di progresso senza
confini e senza alcun rispetto di regolamenti e di leggi etiche e morali,
fondamento irrinunciabile di ogni progetto e programma per un futuro
vivibile.
Il Natale, se lo volessimo, potrebbe essere un momento di riflessione anche
ecologica. Basterebbe scoprirne l'invito alla spiritualita', alla
familiarita', alla semplicita' dei pensieri e dei sentimenti. Alla vicinanza
ed alla solidarieta', con gli altri e con la natura.
Vi auguro un buon Natale 2007 ed un buon anno 2008.

2. LUTTI. MARIA G. DI RIENZO: PER AQSA E LE ALTRE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un
piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in
"Notizie minime della nonviolenza" n. 81]

Aqsa Parvez e' stata uccisa lunedi' 10 dicembre 2007, a Missisauga, in
Canada, strangolata da suo padre. Aqsa, la cui famiglia e' di origine
pakistana ma che era nata in Canada, aveva 16 anni e frequentava il liceo.
Ogni mattina si metteva l'hijab e infilava un paio di pantaloni larghi;
arrivata a scuola si toglieva il fazzoletto e andava a cambiarsi, indossando
i jeans. I lividi che aveva addosso li avevano visti tutti, in classe. I
genitori o uno dei fratelli, che la seguivano e la spiavano dalle finestre
del liceo, anche. Aqsa aveva chiesto ospitalita' alle amiche piu' volte,
diceva che non poteva piu' vivere in quella casa: aveva ragione. Infatti,
quando ci e' tornata per prendere alcune sue cose, giacche' in quel momento
era ospite dell'amica Krista Garbutt, e' stata uccisa. Anche questo la
ragazza l'aveva previsto: "Mio padre mi uccidera'", ha detto giorni prima ai
compagni di scuola, che non l'hanno presa sul serio. Non si muore per un
pezzo di stoffa in testa, andiamo. E naturalmente Aqsa era libera di
mettersi o togliersi il velo, no? Non mi risulta neppure che sul Corano stia
scritto: "E se tua figlia non obbedisce ai tuoi ordini strangolala con le
tue mani".
"Suo padre non faceva che tormentarla con musulmano questo e musulmano
quello, ma lei voleva solo vivere, e dimostrare che si poteva aver fede
anche in altri modi", racconta Alex Prasad, uno dei suoi compagni. "I suoi
parenti venivano a scuola, entravano dall'ingresso posteriore per spiarla,
per vedere se aveva addosso l'hijab oppure no", aggiunge un altro studente,
Joel Brown, "Aqsa aveva paura. Una volta abbiamo visto suo fratello e lei e'
corsa a mettersi la sciarpa in testa, terrorizzata. Mi aveva detto che suo
padre intendeva ammazzarla, ma spesso si dicono queste cose e non mi sarei
mai aspettato di non rivederla a scuola". Muhammed Parvez, il padre
cinquantasettenne, non ha mostrato la minima emozione durante la sua prima
apparizione in tribunale a Brampton. Suo figlio Wadaq, ventiseenne, e'
accusato di aver tentato di ostacolare le indagini sulla morte della
sorella.
Non riporto le scemenze sugli ormoni degli adolescenti e i tentativi di
sviare la questione cianciando sulle "diversita' culturali", che ovviamente
ora impazzano sulla stampa canadese. Si sta persino tentando di screditare
le testimonianze dei compagni e delle amiche di Aqsa. Non dev'essere
l'hijab. Non se ne puo' parlare. E' una semplificazione. Se lo saranno
inventato. Aqsa non e' piu' qui a dirci com'e' andata, giusto? Allora
banchettiamo anche su questo cadavere.
*
Se ne volete altri spostiamoci a Bassora, Iraq, dove quest'anno i vigilantes
religiosi hanno ucciso e allegramente mutilato solo quaranta donne che
"violavano gli insegnamenti islamici". Se ne andavano in giro senza hijab. E
per questo, dopo essere state ammazzate e fatte un po' a pezzi, sono state
sepolte a mezzo nella spazzatura, con bigliettini appiccicati addosso che
spiegano come i loro abiti fossero inadeguati.
*
Non bastano? Andiamo a Sulaimaniyah, Kurdistan iracheno: le donne ammazzate
quest'anno sono quattrocento. Le piu' fortunate sono morte a colpi d'arma da
fuoco o strangolate come Aqsa, ma sono pochissime. La stragrande maggioranza
e' stata bruciata viva dopo un pestaggio piu' o meno pesante. Alcuni sono
"suicidi": si chiude la ragazza o la donna battuta da qualche parte con
tutto il necessario, che provveda da sola. Un uomo di Kirkuk e' stato
fortunosamente fermato prima che potesse uccidere la sorella, anti-islamica
malvestita sgualdrina senza velo. Quando durante l'interrogatorio gli hanno
chiesto perche' volesse ammazzare la donna ha risposto: "Secondo me e'
un'adultera. E adesso siamo in democrazia, no?". Direi che e' una splendida
sintesi dell'idiozia religiosa e laica, e la dimostrazione pratica di come
il terrorismo contro le donne non abbia confini: e' multiculturale.
*
Fonti: contatti personali, The Guardian, The Associated Press, Reuters, Cnn.

3. DOCUMENTAZIONE. ADRIANO PAOLELLA E ZELINDA CARLONI: GLOBALIZZAZIONE. IDEE
PER CAPIRE, VIVERE E OPPORSI AL NUOVO MODELLO DI PROFITTO (2001) (PARTE
SECONDA E CONCLUSIVA)
[Da "A. rivista anarchica", n. 274, estate 2001, riprendiamo per ampi
stralci il seguente dossier dal titolo "Globalizzazione. Idee per capire,
vivere e opporsi al nuovo modello di profitto", a cura di Adriano Paolella e
Zelinda Carloni (disponibile anche nel sito www.anarca-bolo.ch/a-rivista e
nel sito www.arivista.org). Ci preme sottolineare come nel paragrafo su "La
trappola della violenza" (qui non riportato) gli autori esprimano una
posizione esplicitamente, nettamente e fortemente contraria alla violenza;
la posizione di questo notiziario, come e' noto, e' che occorra passare da
una sia pur gia' apprezzabile posizione esplicitamente, nettamente e
fortemente contraria alla violenza, alla scelta nitida e intransigente della
nonviolenza come opposizione a tutte le violenze. Solo la nonviolenza puo'
salvare l'umanita']

Il passo successivo della logica dei brevetti
La Monsanto ha brevettato semi che non possono riprodursi. I semi sterili,
soprannominati terminator, possono essere attivati utilizzando una sostanza
chimica, e la semenza prodotta dal raccolto non potra' mai germinare. E'
facile pensare le conseguenze di questa prassi se si pensa che in questo
modo gli agricoltori sono costretti a comprare per ogni semina i prodotti
della Monsanto; per di piu', e' possibile che i raccolti terminator possano
accidentalmente impollinare le piante normali.
Nel 1996 negli Stati Uniti circa due milioni di acri sono stati piantati con
una varieta' di cotone geneticamente modificato della Monsanto, chiamata
"Bollgard". Questo tipo di cotone e' una varieta' transgenica ingegnerizzata
con Dna ricavata da un microrganismo del suolo per produrre proteine
velenose contro un parassita del cotone. La Monsanto ha imposto agli
agricoltori una "tassa  tecnologica" in aggiunta al prezzo delle sementi
dalla quale ha raccolto in un solo anno 51 milioni di dollari. Ma, al
contrario di quanto assicurato, la diffusione del parassita nelle
coltivazioni geneticamente modificate e' stata 20-50 volta superiore di
quella che si verifica per impianti tradizionali (7).
*
E' vietato ai paesi limitare il commercio di prodotti ottenuti con il lavoro
minorile o con il lavoro coatto
Le commissioni del Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade, espressione
degli accordi internazionali che preludono all'istituzione del Wto - World
Trade Organisation) per la risoluzione delle controversie decretano che le
merci non possono ricevere un trattamento commerciale diverso a seconda del
modo in cui siano state prodotte o raccolte. La possibilita' di distinguere
tra metodi di produzione e' indispensabile per la difesa dell'ambiente in
parte basata sulla possibilita' di trasformare le condizioni e i processi
entro cui si producono le merci e si coltivano, si raccolgono, si lavorano i
prodotti della terra.
In ragione di questa norma ad esempio gli Usa non potrebbero bandire i
palloni di calcio fabbricati in Pakistan, che l'Organizzazione
internazionale del lavoro (Oil) documenta come frutto del lavoro di bambini
in condizioni di sopruso. Inoltre l'accordo fa espressamente divieto ad ogni
paese del Wto che abbia sottoscritto l'accordo di impedire contratti
governativi con imprese che violano i diritti del lavoro, dell'uomo e
dell'ambiente.
La merce e' giudicata rispetto alla sua funzione: un pallone di calcio e' un
pallone di calcio, a prescindere dalle condizioni della sua produzione (7).
*
Biopirateria sul riso
Il produttore texano RiceTec ottiene nel 1997 un brevetto per il riso
Basmati, pur ammettendo nella domanda di brevetto che in India e in Pakistan
il Basmati e' coltivato da generazioni. RiceTec si e' limitata a modificare
leggermente il riso tradizionale indiano. Il fatto suscita forti proteste a
Nuova Delhi, poiche' il Basmati rappresenta un importante prodotto da
esportazione per l'India.
In base all'accordo Trip, l'India deve far rispettare i diritti derivanti
all'azienda americana dal brevetto, a danno dei coltivatori indiani (7).
*
L'uomo oggetto del mercato
La sopravvivenza e' divenuta l'obiettivo degli uomini; non si cercano piu'
condizioni di benessere comune ma soluzioni individuali all'interno del
mercato. Estratto dalla societa' e dall'ambiente l'individuo non vive ma
sopravvive.
Egli e' principalmente usato dal mercato che commercia sulle sue necessita',
sui suoi desideri, sulla sua salute.
I paesi ricchi e i ricchi dispongono di molte piu' cure di quante ne abbiano
i poveri; essi, costituendo la domanda di medicina, indirizzano la ricerca e
le offerte dei prodotti: ci si interessa cosi' molto di piu' dei malanni
(anche non gravi) delle popolazioni e degli anziani facoltosi di quanto non
ci si interessi dei milioni di persone che ogni anno muoiono di vaiolo o
morbillo.
La Dal Monte, qualche anno fa, ha dimostrato come si possa ribaltare la
realta' e farla divenire una qualifica della merce, per quanto brutale essa
possa essere. Le grandi compagnie stimolano la produzione di una monocoltura
in ampi territori convincendo gli agricoltori ad abbandonare sistemi e
colture tradizionali con finanziamenti o assicurazioni sulle vendite. L'area
diviene succube di un mercato che non e' gestito dalla comunita' locale ma
dalla compagnia che, raggiunta la dipendenza di quei territori, stabilisce
il prezzo del prodotto e quindi massacra a propria convenienza prima
l'economia e poi la societa' locale. La Del Monte stabilisce prima i prezzi
e poi il livello di qualita' delle banane filippine; quando il mercato e'
pieno giudica di cattiva qualita' anche il 50% del prodotto mentre quando la
domanda e' elevata arriva fino al 5% (3). Questa oscillazione, indipendente
dalle condizioni locali e motivata esclusivamente dall'interesse della
compagnia, che produce miseria e disperazione tra la popolazione, e'
divenuta una pubblicita', "l'uomo Dal Monte ha detto si'", nota ed usata
anche al di la' dell'uso strettamente commerciale.
*
Il timore di una causa presso il Wto induce la Corea del Sud ad abbassare
gli standard sulla sicurezza dei cibi
Nel 1995 gli Usa minacciano di denunciare al Wto una normativa della Corea
del Sud che prevede lunghe procedure di controllo sulla frutta
d'importazione. L'avvertimento in realta' e' rivolto indirettamente a Cina e
Giappone. Il governo coreano dichiara che il problema e' stato gonfiato, che
il giudizio del Wto dovrebbe essere invocato su questioni di grande rilievo
e non su inezie, considerati i costi che la procedura comporta. Le spese che
si devono affrontare per sostenere una causa presso il Wto sono motivo di
grande preoccupazione, specie per i paesi piu' poveri. Cosi' quando gli Usa
inoltrano la denuncia la Corea del Sud accetta di patteggiare, giudicando
piu' conveniente abbassare gli standard di sicurezza alimentare che
misurarsi con gli Usa. Nell'aprile del '95 i tempi delle procedure di
controllo sulla frutta importata sono ridotti da 25 a 5 giorni (7).
*
Le minacce statunitensi inducono la Tailandia ad abbandonare la politica sui
prezzi per un accesso diffuso ai farmaci
Dopo sette anni di pressioni e minacce, la Tailandia finisce per modificare
la sua legge sui brevetti del 1992. La commissione di controllo sui farmaci,
che era stata istituita come strumento per la sanita' pubblica, aveva fatto
abbassare il prezzo dei farmaci salvavita come il flucanozole, usato per il
trattamento di una forma di meningite che in Tailandia colpisce un malato di
aids su cinque. La commissione aveva autorizzato tre aziende farmaceutiche
locali a produrre il farmaco, portandone cosi' il costo dai 14 dollari per
la dose giornaliera, richiesti dalla distributrice Pfizer, ad un dollaro.
Altri farmaci anti aids, applicando le stesse misure, passarono da un costo
di 324 a soli 87 dollari. Benche' questo tipo di licenza sia consentito
dagli accordi Trip, gli Usa giustificarono la loro accanita campagna contro
la legge tailandese dichiarandola non conforme all'accordo e sostenendo che
l'esistenza stessa della commissione di controllo sui farmaci e'
incompatibile con il Wto (7). La vicenda del controllo del mercato delle
medicine, nonostante il buon esito avuto con la vicenda aids-Sudafrica, non
e' assolutamente risolta.
*
Minacce all'Unione Europea per la normativa degli standard sull'inquinamento
Negli anni scorsi l'Unione Europea propone di bandire entro il 2004 i
prodotti elettronici che contengono piombo, mercurio, cadmio, cromo
esavalente e ritardanti a fiamma alogena, e di varare una legge che imponga
la presenza di un 5% di materiale riciclato nelle componenti plastiche
dell'elettronica; inoltre di imporre alle aziende di farsi carico del
recupero e dello smaltimento delle attrezzature elettroniche dismesse.
L'industria elettronica (l'Aea) e il governo degli Stati Uniti sferrano
un'offensiva in grande stile contro questa proposta. L'Aea accusa l'Unione
Europea di violare un certo numero di norme Wto, e aggiunge la sbalorditiva
affermazione che non esistono prove che i metalli pesanti, come il piombo,
rappresentano una minaccia per la salute umana e per l'ambiente.
*
4. L'esito ricercato: l'asservimento delle comunita'
Le modificazioni del clima
La temperatura complessiva del pianeta sta aumentando in ragione di fenomeni
innescati dall'uomo (effetto serra, produzione di calore, ecc.). Il rischio
maggiore e' quello che debbono affrontare le comunita' localizzate gia' oggi
in condizioni ambientali estreme o in ambiti particolarmente sensibili
all'innalzamento delle temperature (vicinanza ai deserti, scarsezza di
risorse). Ma la principale condizione derivante dalla modificazione e'
l'aumento della imprevedibilita' delle condizioni climatiche e la violenza
del loro manifestarsi. Le "grandi catastrofi naturali" negli anni Ottanta
furono 20, negli anni Novanta 86 (eventi connessi al clima - quali uragani,
inondazioni, frane - sono stati l'80% del totale) ed hanno provocato la
morte negli ultimi quindici anni di 561.000 persone di cui solo il 4% nei
paesi industrializzati (4), nonche' danni all'agricoltura, difficolta' a
mantenere l'agricoltura tradizionale, necessita' di investimenti per
ricostruire e per rendere indipendente l'agricoltura dagli eventi naturali
(serre, industrializzazioni, etc). Una comunita' che non puo' regolarsi
autonomamente con il clima e' asservita.
*
La carenza di acqua
I consumi di acqua nel mondo continuano ad aumentare. L'agricoltura moderna
industrializzata monocolturale, disinteressata all'ambiente, richiede una
quantita' crescente di acqua. La disponibilita' si riduce, i costi
aumentano, il controllo della risorsa e' fondamentale. I forti
privatizzeranno il bene comune acqua e gestiranno la sua disponibilita'. Una
comunita' senz'acqua e' asservita.
*
L'aumento della popolazione e l'alimentazione
Le Nazioni Unite prevedono per i prossimi 50 anni l'aumento della
popolazione del pianeta di 3 miliardi di individui (dagli attuali 6 ai 9
miliardi). La superficie coltivata pro-capite si ridurra' ulteriormente. Vi
sono dei paesi come la Nigeria dove si passera' da 0,15 ettari a 0,07 per il
solo aumento del numero della popolazione, senza considerare gli effetti
dell'innalzamento delle temperature e della carenza di acqua sulla grande
quantita' di terreni aridi e semiaridi. Sara' necessario aumentare la
produzione nelle aree gia' produttive che non saranno interne al paese.
Negli ultimi venti anni il commercio mondiale dei prodotti agricoli
(esportazioni/importazioni) e' piu' che raddoppiato (2): i paesi in via di
sviluppo importano alimenti di base (necessari alla sopravvivenza) ed
esportano prodotti particolari (di "benessere": frutta esotica, caffe',
cacao, ecc.) che hanno sostituito tutte le altre coltivazioni, le quali
dipendono dal mercato globale e sono suscettibili (vedere la vicenda della
cioccolata) a qualunque taglio da parte degli importatori. Una comunita' che
non produce quello che mangia e' asservita.
*
L'impossibilita' di scegliere
Nonostante il riconosciuto problema ambientale nessun consumo, nessuna
emissione e' diminuita nell'ultimo decennio. Consumi di combustibili
fossili: 7.150 milioni di Tep (tonnellate equivalenti petrolio) nel 1990,
7.647 milioni di Tep nel 1999; produzione autoveicoli: 36 milioni nel 1990,
39 milioni nel 1999; numero autoveicoli circolanti: 445 milioni nel 1990,
520 milioni nel 1999; esportazioni pesticidi: 9 miliardi di dollari nel
1990, 11,4 miliardi di dollari nel 1998, ecc. (2) (4) (13) (17).
Questa esponenziale e continua crescita e' conveniente per i produttori di
merci ma non lo e' assolutamente per le comunita'. Una comunita' che non ha
la possibilita' di scegliere e' una comunita' asservita.
*
Il potere economico si sostituisce a quello politico
Il capitale privato ha permeato la struttura amministrativa sia fisicamente
(ad esempio nell'amministrazione Clinton il Ministro del Tesoro, il
direttore della Banca Mondiale e molti altri ruoli erano ricoperti da
tecnici gia' gestori di grandi multinazionali), sia come obiettivo (gli
eletti si interessano sempre piu' al mondo degli affari la cui soddisfazione
e' finalita' obbligata e condizione indispensabile della loro esistenza)
(15). Anche in ragione di questo qualunque alternativa parlamentare non muta
le condizioni e l'ambito operativo dell'economia, non intacca le scelte dei
grandi capitali. La ragione dell'interesse nei confronti delle grandi
proprieta' private che si propongono come gestori di paesi risiede appunto
nel fatto che attraverso il loro successo si confermerebbe la possibilita'
di acquisire direttamente da parte del capitale non solo le attivita' ma le
persone che in un paese sussistono. Una comunita' che non gestisce la
propria politica e' asservita.
*
La dipendenza
Individui incapaci di autogestire la propria esistenza, comunita' non
connesse al territorio, disinteressate all'ambiente, dipendenti da politiche
e da organizzazioni esterne, senza strumenti, parti di un processo
produttivo e di mercato in cui non incidono, questo e' lo scenario che si
sta costituendo. Un sistema regolato da pochi con una umanita' dipendente da
un modello che gli toglie l'autonomia. Rendere dipendente l'umanita' e' il
principale sistema per asservirla.
*
5. Le modalita' di risposta
Il potere e il suo doppio
Gran parte delle informazioni contenute in questo testo sono elaborate da
organismi internazionali controllati dallo stesso mercato che provoca i
problemi trattati. E' abbastanza frequente trovare nei documenti dell'Onu e
degli organismi in cui si articola (nonche', cosa ancor piu' incredibile, in
quelli della Banca Mondiale che con la sua politica ha contribuito alla
poverta' mondiale) accenni sulla necessita' di ridurre i debiti dei paesi o
sulla necessita' di conservare l'ambiente e le comunita'. Gran parte delle
persone che si interessano intelligentemente di tale problema non riescono
ad individuare le motivazioni prime di questo modello, ed in particolare non
vi riesce la maggior parte degli intellettuali americani, nonostante
facciano una analisi della situazione molto corretta; si assiste cosi' alla
predisposizione di soluzioni che sono definite all'interno del sistema
esistente, mettendo a loro presupposto quegli stessi caratteri che sono alla
base dell'attuale modello e che ostacolano qualunque soluzione migliorativa
(in particolare il mercato e i profitti che esso produce viene considerato
come situazione di partenza da regolare e non da eliminare nelle attuali
forme).
*
Tra integralismo e compromesso
Il sistema non funziona ed e' facile prendere le distanze da esso, ma se la
distanza e' troppo profonda si rischia di perdere i contatti con il resto
degli individui e di scegliere una pratica persecutoria nei confronti di
coloro i quali sono vittime (seppur spesso coscienti) del sistema. E' dunque
necessario trovare un fare politico che non avvii forme di integralismo ma
che con fermezza manifesti la possibilita' di soluzioni diverse senza cedere
ai compromessi maggiormente presenti sia nella pratica della relazione che
in quella dell'autoreferenzialita'.
*
La necessita' di intelligenza
E' necessario percorrere cammini che non siano prevedibili. Evitare il
confronto in terreni scontatamente perdenti ed evitare di cadere in trappole
tese. E' necessario assumere atteggiamenti lucidi che promuovano azioni che
effettivamente infastidiscano e limitino la prevaricazione di questo
modello, azioni che siano comprese e partecipate dalle comunita' e dagli
individui. Quando Gandhi, sebbene nell'ambito limitato di un movimento per
l'indipendenza, individuo' nell'acquisizione dei vestiti dagli inglesi uno
dei meccanismi per consolidare il potere coloniale, non invito' a
distruggere i depositi delle compagnie ma invito' a farsi, come tradizione
indiana, i vestiti da soli e quest'azione, sentita e condivisa, inizio' a
scardinare il potere costituito. E il colonialismo inglese sugli indiani e
nel mondo non era sicuramente meno pesante e invasivo del potere della
globalizzazione.
*
Azioni coerenti
La limitazione dell'efficacia dei movimenti e' connessa anche alla mancanza
di coerenza che i suoi appartenenti mostrano. Automobilisti irriducibili,
tifosi, puttanieri, accumulatori di denaro, gratuitamente violenti,
dogmatici, non possono ipotizzare di scardinare un sistema che si fonda
proprio su questo tipo di atteggiamenti. Essere conflittuali comporta anche
avere una modalita' di vita non coerente con i dogmi della societa'
criticata; comporta avere una omogeneita' tra mezzi e fini.
I Lakota americani sono riferimento di un modo di vita diverso. Se avessero
militarmente vinto e quindi avessero mostrato una efficienza militare
superiore a quella degli occupanti sarebbero stati piu' yankee di loro. Cio'
non significa che chi perde e' migliore, ma che se si vince con armi infami
e' una vittoria infame quella che si conquista.
*
Recuperare il senso dell'agire individuale
Dopo anni di strutturazione di organizzazioni e di attesa di grandi
strategie politiche all'interno dei movimenti di opposizione e' necessario
recuperare il senso dell'agire individuale ovvero la coerenza e la capacita'
di incidere anche individualmente.
Questo sistema avendo destrutturato gli organismi politici e amministrativi
cerca un'interlocuzione da persona a persona. La cerca perche' ritiene,
rispondendo alle medesime logiche che hanno tarpato le sinistre, che
l'individuo disorganizzato sia piu' facile da gabbare che l'individuo
organizzato. Ma se l'individuo non organizzato e' piu' cosciente di quanto
la sua presenza all'interno di una organizzazione fatta di deleghe possa
richiedere e prevedere, il confronto diviene a tutto svantaggio del sistema
in quanto, in questa condizione, dovrebbe contrastare non uno ma infiniti
leader.
*
Il relazionarsi coordinato di individui
In questo quadro ancor piu' evidente appare l'incredibile limitatezza del
sistema delle deleghe. Le deleghe di fatto riducono il peso delle singole
posizioni in quanto omogeneizzano nella loro reiterazione le posizioni e
trovano tra esse il comune denominatore. Il passaggio dalla base al capo del
governo, o al capo di una opposizione, ha decine di livelli di delega e
quindi di compromissione in cui le minoranze, di volta in volta, divengono
sempre meno incidenti sulle scelte operate.
Il partito, il movimento organizzato, le avanguardie, l'imposizione delle
linee, i leader, le carriere politiche compongono uno scenario cupo da cui
e' necessario liberarsi anche se si ritiene che un'azione strutturata
gerarchicamente sia maggiormente efficace: potra' pure esserlo ma al prezzo
di snaturare gli obiettivi e le forme di partenza. L'agire individuale si
coordina in un agire comune con relazioni paritetiche, non gerarchiche e non
impositive. Un modo di relazionarsi da cui puo' anche scaturire una
organizzazione, ma una organizzazione "leggera" in cui vi sia autonomia e
responsabilita' delle scelte e che sia retta dal comune denominatore della
coerenza e dell'obiettivo di criticita' rispetto alle situazioni.
*
Ridurre, rallentare, riflettere
Una azione imprescindibile e' ridurre i consumi ed in questo gli abitanti
del mondo occidentale hanno una grande possibilita' di essere attivi.
Ridurre gli acquisti riduce la richiesta di merci e l'importanza del
mercato, riduce lo spreco di energia; rallentare i tempi delle azioni e
degli spostamenti, visto che piu' velocemente ci si muove e piu' si consuma:
la trappola del tempo e' strumento di mercato; riflettere sulle cose che si
fanno, su ogni gesto, sul come e il perche' si compie. Nell'acquisto operare
una distinzione critica tra le merci, boicottare i prodotti non corretti
(eticamente, socialmente, ambientalmente), indirizzare il mercato. Acquisire
prodotti da soggetti conosciuti, piccoli produttori, e non dalle
multinazionali.
*
Individuare e sostenere delle realta' che per la loro esistenza sono dei
limitatori del sistema
Vi e' una diffusa serie di azioni che, anche solo per essere attuate,
limitano la diffusione del modello. Ad esempio l'autoproduzione dei cibi o
la riparazione dei prodotti. Tali azioni possono essere svolte dalle persone
piu' diverse, ma sono intrinsecamente conflittuali, anche senza diretta
consapevolezza, nei confronti dei principi che regolano questo modello.
Sostenerle e' fondamentale.
*
Contribuire alla ricomposizione delle comunita'
Stare nei luoghi, relazionarsi con essi e con le comunita', utilizzare le
capacita' tecniche di esse e mettere a disposizione le proprie. Contribuire
a renderle autonome o maggiormente indipendenti.
*
Confrontarsi, uscire dalle case, parlare, sentire, inventare
Parlare delle cose semplicemente, con chiarezza, stimolando proprio quelle
persone che sembrano avere gia' preso una posizione allineata.
Contribuire a togliere i pregiudizi e le abitudini indotte. Ritornare ad
essere soggetti attivi, propositivi, disponibili. La propria presenza, il
proprio essere e' un elemento politico fondamentale che trova modo di
sostenere ipotesi alternative al modello dato se relazionato creativamente e
positivamente con altri.
*
6. Fonti e riferimenti
1. Undp (1998), Rapporto 1998 su Lo sviluppo umano. I consumi ineguali,
Rosemberg & Sellier, Torino.
2. Brown L.R., Flavin C., French H. (2000), State of the World, Edizioni
Ambiente, Milano.
3. Gesualdi F. (1999), Manuale per un consumo responsabile, Feltrinelli,
Milano.
4. Brown L.R., Flavin C., French H. (2001), State of the World, Edizioni
Ambiente, Milano.
5. Nanni A. (1997), Economica leggera, Emi, Bologna.
6. Shiva V. (1999), Biopirateria, Cuen, Napoli.
7. Wallach L., Sforza M. (2000), Wto, Feltrinelli, Milano.
8. Gallino L. (2000), Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza, Bari.
9. Brecher J., Costello T. (1996), Contro il capitale globale, Feltrinelli,
Milano.
10. Istituto del Tercer Mundo (1999), Guida del Mondo 1999/2000, Emi,
Bologna.
11. Wackernagel M., Rees W.E. (2000), L'impronta ecologica, Edizioni
Ambiente, Milano.
12. Centro nuovo modello di sviluppo (2000), Guida al consumo critico, Emi,
Bologna.
13. Brown L.R., Renner M., Halweil (2000), Vital Signs, Edizioni Ambiente,
Milano.
14. George S, Sabelli F. (1994), Crediti senza frontiere, Edizioni Gruppo
Abele, Torino.
15. Chossudovsky M. (1998), La globalizzazione della poverta', Edizioni
Gruppo Abele, Torino.
16. Undp (1999), Human development Report 1999, Oxford University Press,
Oxford.
17. The economist (1999), Il mondo in cifre 1999, Interazionale Editore,
Roma.
18. Amoroso B. (1996), Della globalizzazione, La Meridiana, Molfetta.
19. Andreff W. (2000), Le multinazionali globali, Asterios Editore, Trieste.
*
Altri riferimenti
Amnesty International (2000), Diritti umani e ambiente, Ecp, Firenze.
Bologna G., Gesualdi F., Piazza F., Saroldi A. (2000), Invito alla sobrieta'
felice, Emi, Bologna.
Bove' J., Dufour F. (2000), Il mondo non e' in vendita, Feltrinelli, Milano.
Centro nuovo modello di sviluppo (1996), Boycott!, Macro Edizioni, Forli'.
Celli G., Marmiroli N., Verga I. (2000), I semi della discordia, Edizioni
Ambiente, Milano.
Chomsky N. (1999), Sulla nostra pelle, Marco Tropea Editore, Milano.
French H. (2000), Ambiente e globalizzazione, Edizioni Ambiente, Milano.
Masullo A. (1998), Il pianeta di tutti, Emi, Bologna.
Meloni M. (2000), La battaglia di Seattle, Editrice Berti, Milano.
Renner M. (1999), State of the War, Edizioni Ambiente, Milano.
Rifkin J. (1998), Il secolo biotech, Baldini & Castoldi, Milano.
Robertson R. (1999), Globalizzazione, Asterios Editore, Trieste.
Spybey T. (1997), Globalizzazione e societa' mondiale, Asterios Editore,
Trieste.
Vaccaro S. (a cura di) (1999), Il pianeta unico, Eleuthera, Milano.

4. LETTURE. FRANCESCO POMPEO (A CURA DI), LA SOCIETA' DI TUTTI
Francesco Pompeo (a cura di), La societa' di tutti. Multiculturalismo e
politiche dell'identita', Meltemi, Roma 2007, pp. 240, euro 18,50. Una
raccolta di saggi di grande interesse, aperta da un ampio saggio
introduttivo del curatore, con contributi di Jean-Loup Amselle, Michela
Fusaschi, Jagdish Singh Gundara, Michel Prum, Benedicte Deschamps, Nicholas
L. Waddy, Livio Sansone, Maria Cristina Marchetti, che illustrano e
analizzano sia concreti casi di studio sia tematiche complessive. Un libro
la cui lettura raccomandiamo.

5. RILETTURE. TATJANA BASSANESE: CACAO. COSI' DOLCE, COSI' AMARO
Tatjana Bassanese, Cacao. Cosi' dolce, cosi' amaro, Emi, Bologna 2001, pp.
160, euro 8,78. Il ciclo economico del cacao e l'azione del commercio equo e
solidale. Un bel libro introduttivo, di denuncia e di proposta. Per
richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna,
tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it,
ordini at emi.it, sito: www.emi.it

6. RILETTURE. ROBERTO BOSIO: VERSO L'ALTERNATIVA. INTERVISTA A SUSAN GEORGE
Roberto Bosio, Verso l'alternativa. Intervista a Susan George, Emi, Bologna
2001, pp. 160, euro 8,78. Cuore del libro e' un'intervista dell'autore a
Susan George, economista, direttrice del Transnational Institute e
dell'Observatoire sur la mondialisation, una delle figure piu' vive
dell'impegno ecoequosolidale; ma il volume e' soprattutto un ampio
repertorio di schede e documenti sulla "globalizzazione" devastatrice e
rapinatrice, e sulle proposte e i movimenti "altermondialisti" che ad essa
si oppongono. Forse qualche semplificazione di troppo - come accade sovente
nei volumi pubblicati dalla benemerita casa editrice -, ma resta certo una
utile lettura. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella
179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it,
stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it

7. RILETTURE. PATRIZIA CAIFFA: GUATEMALA. IL CANTO MUTO DEL QUETZAL
Patrizia Caiffa, Guatemala. Il canto muto del quetzal, Emi, Bologna 2001,
pp. 144, euro 7,23. Partendo dall'esperienza di un progetto della Comunita'
internazionale di Capodarco nel quartiere di El Limon alla periferia di
Citta' del Guatemala, ed incontrando vari autorevoli testimoni della realta'
guatemalteca (l'intervista che chiude il libro e' a Rigoberta Menchu'),
l'autrice - giornalista esperta di temi sociali e della solidarieta'
internazionale - offre una descrizione di alcuni caratteri salienti della
tuttora drammatica situazione guatemalteca. Per richieste alla casa
editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax:
051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito:
www.emi.it

8. RILETTURE. CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO: GUIDA AL RISPARMIO
RESPONSABILE
Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al risparmio responsabile.
Informazioni sul comportamento delle banche per scelte consapevoli, Emi,
Bologna 2002, pp. 352, euro 13. Come tutti i libri curati dal "Centro nuovo
modello di sviluppo" di Vecchiano anche questo e' un utilissimo strumento di
lavoro: un'analisi chiara - comprensibile a tutti i lettori - della condotta
degli istituti di credito, una documentazione rigorosa, precise proposte
d'iniziativa, indicazioni di campagne e alternative, riferimenti per la
conoscenza e per l'azione. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di
Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail:
sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 308 del 19 dicembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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