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Minime. 307
- Subject: Minime. 307
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 18 Dec 2007 00:53:52 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 307 del 18 dicembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Mao Valpiana: A Vicenza la nonviolenza contro la guerra 2. Gruppo donne "No Dal Molin": Un invito 3. Adriano Paolella e Zelinda Carloni: Globalizzazione. Idee per capire, vivere e opporsi al nuovo modello di profitto (2001) (parte prima) 4. Riletture: Roberto Bosio, Riccardo Moro, Pagare con la vita 5. Riletture: Antonio Nanni, Una nuova paideia 6. Riletture: Innocenzo Siggillino (a cura di), I media e l'islam 7. Riedizioni: Peter Gomez e Marco Travaglio, Le mille balle blu 8. Riedizioni: Peter Gomez e Marco Travaglio, Regime 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: A VICENZA LA NONVIOLENZA CONTRO LA GUERRA [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007] Sabato 15 dicembre ho partecipato alla manifestazione di Vicenza contro la nuova base militare Dal Molin. Con altre amiche ed amici della nonviolenza ero dietro lo striscione del Movimento Nonviolento, con la bandiera del fucile spezzato. Ho visto una manifestazione composita, composta, civile, molto partecipata, che ha attraversato le vie della citta'. I vicentini ci hanno accolto con tranquillita': molti si sono uniti al corteo, altri salutavano dalle finestre. La partecipazione e' andata al di la' di ogni previsione. Probabilmente eravamo in cinquantamila. I timori del sindaco, esternati alla vigilia, "la manifestazione sara' un flop", "ci saranno problemi di caos in citta'", "verra' rovinato il clima natalizio, con danni ai commercianti", si sono dimostrati del tutto infondati. Tutto si e' svolto nel migliore dei modi. Come doveva essere, e come e' stato. * Un'annotazione di contorno (ma per me di sostanza). Al termine della manifestazione sono salito sul treno per rientrare a Verona. Il convoglio e' partito con oltre due ore di ritardo per "problemi di ordine pubblico". In realta' non c'era alcun problema, se non che i responsabili di Trenitalia hanno deciso di controllare tutti i biglietti dei passeggeri prima di salire sul treno, ancora dentro alla stazione che era gremita di passeggeri, fermando i treni sui binari. Questo ha ovviamente provocato il caos (probabilmente cercato e voluto, per creare un clima ostile ai manifestanti) su tutta la linea ferroviaria Milano-Venezia. Ad un certo punto alcuni giovani vandali spazientiti ed irresponsabili hanno rotto i vetri delle porte di passaggio fra un vagone e l'altro. Me ne sono occorto poco dopo aver visto che Piercarlo Racca si era dato da fare, durante l'attesa della partenza, per aggiustare un finestrino che non si chiudeva piu'. Conclusione: Trenitalia ha creato disagi e caos su tutta la linea, mentre circolava la voce che i ritardi erano dovuti "ai pacifisti che occupavano la stazione di Vicenza"; invece fra i pacifisti c'e' chi rompe i vetri, e c'e' chi li aggiusta (e questa e' la differenza fra certi no global e i nonviolenti). 2. DOCUMENTAZIONE. GRUPPO DONNE "NO DAL MOLIN": UN INVITO [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente lettera del gruppo donne "No Dal Molin" dei primi di dicembre 2007 che invitano le donne della Libreria delle donne di Milano alle iniziative del 14-16 dicembre] Cara Silvia, ti scriviamo per invitarti alla manifestazione che stiamo organizzando per il 15 dicembre. Per la verita' si sta lavorando per la costruzione di piu' iniziative, che dovrebbero tenersi nelle giornate del 14, 15, 16 dicembre, ma il calendario ancora non e' pronto. Il periodo appena trascorso e' stato tumultuoso. Come forse avrai sentito a Vicenza nella seconda settimana di novembre il presidio ha attuato il blocco dei due ingressi dell'aeroporto per tre giorni e tre notti per protestare contro i lavori di bonifica dell'area che erano iniziati in sordina, facendo entrare i mezzi nottetempo. La bonifica consiste nella rilevazione e disinnesco delle bombe che gli Usa stessi lanciarono nel novembre del 1944 su questo territorio, operazione prelimilare all'avvio dei lavori per la costruzione della base che avra' poi il compito di portare bombe su altri Paesi. Ci siamo avvicendate/i, dal 6 al 9 novembre, sera, giorno e notte - un freddo! - per impedire che entrassero gli addetti alla bonifica; si e' temuto lo sgombero, specie durante la prima notte e all'alba del secondo giorno. La prima sera era iniziata con un grave incidente: un militare italiano ha deliberatamente investito un manifestante, Francesco Pavin, che si stava dirigendo all'ingresso destinato ai militari, ed e' poi fuggito dentro l'aeroporto. Questo incidente, di cui si stanno accertando le responsabilita', ha causato problemi al questore e probabilmente ha pesato sulla decisione di non procedere allo sgombero cosi' come era stato richiesto dal sindaco e da un assessore di An. Infatti non sarebbero stati sgomberati solo i disobbedienti, ma anche gente comune, tante donne, uomini, pensionati che sono convenuti ai due ingressi dandosi il cambio: non sarebbe stata una bella immagine da mandare in onda e noi eravamo decisi alla resistenza nonviolenta. La ditta Abc di Firenze ha sospeso per qualche giorno i lavori. C'e' stata una fiaccolata il 18 novembre per ricordare le vittime civili dei bombardamenti del 1944. Una parte del gruppo donne e' andata venerdi' scorso a Firenze per manifestare davanti ai cancelli della ditta e ha impedito ai dipendenti di entrare. Ti alleghiamo il volantino con le motivazioni dell'iniziativa. E' stata una bella avventura, anche se non e' arrivata alla stampa nazionale. Il "Giornale di Vicenza", una testata locale, ha pubblicato l'articolo che ti mandiamo per conoscenza, mettendo in evidenza la denuncia - in realta' non e' chiaro se sia stata effettivamente presentata - piuttosto che il significato dell'azione. Ora stiamo lavorando per preparare le iniziative di dicembre. Ci piacerebbe che partecipassi, magari con altre amiche della Libreria che ospiteremmo volentieri. ... Insomma, venite? Nell'attesa, un caro saluto da parte di tutto il gruppo e un abbraccio! Gruppo donne No Dal Molin P. S.: se guardi in www.altravicenza.it trovi altre notizie degli eventi. 3. DOCUMENTAZIONE. ADRIANO PAOLELLA E ZELINDA CARLONI: GLOBALIZZAZIONE. IDEE PER CAPIRE, VIVERE E OPPORSI AL NUOVO MODELLO DI PROFITTO (2001) (PARTE PRIMA) [Da "A. rivista anarchica", n. 274, estate 2001, riprendiamo il seguente dossier dal titolo "Globalizzazione. Idee per capire, vivere e opporsi al nuovo modello di profitto", a cura di Adriano Paolella e Zelinda Carloni (disponibile anche nel sito www.anarca-bolo.ch/a-rivista e nel sito www.arivista.org)] 1. I caratteri fondamentali del modello Ampliamento del mercato L'ampliamento del mercato e' ottenuto attraverso l'aumento dei consumi pro capite, attraverso l'aumento del numero degli acquirenti, attraverso l'aumento della tipologia delle merci. * Aumento dei consumi pro-capite I consumi pro-capite aumentano attraverso un meccanismo di pubblicita' e di costruzione di immagine che fa divenire "necessari" dei prodotti. Il meccanismo produttivo individua la disponibilita' economica degli individui (per tipo, area geografica, cultura) e definisce merci adeguate a stimolare l'acquisto e quindi ad aumentare ogni oltre limite plausibile i consumi. Il mercato delle "voglie" e' immensamente piu' grande di quello delle necessita'. Durante gli ultimi 25 anni i consumi sono aumentati ogni anno del 2,3% (1). Gran parte degli statunitensi e degli europei sono dei tacchini che mangiano molto oltre le loro necessita', mangiano per nevrosi e perche' non riescono a difendersi dal mercato. Ogni anno negli Usa le industrie del settore alimentare spendono in pubblicita' 30 miliardi di dollari, piu' di ogni altro settore; anche in Francia, Belgio e Austria gli alimenti sono le merci piu' pubblicizzate. Tra esse quelle maggiormente sostenute sono i cibi "grassi e dolci" in quanto stimolano maggiormente, danno maggiore dipendenza e garantiscono i maggiori margini di profitto (2). * Aumento del numero degli acquirenti L'aumento e' ottenuto attraverso il recupero di fasce sociali (medie) o ambiti geografici potenzialmente acquirenti. Il limite di questa espansione del numero degli acquirenti e' stabilito esclusivamente dalla necessita' di mantenere ambiti di poverta', anche all'interno dei paesi ricchi, in cui recuperare mano d'opera a basso costo. Nei paesi industrializzati (Ocse) le persone povere sono 100 milioni, 37 milioni sono i senza lavoro, l'8% dei bambini vive sotto la soglia di poverta', oltre 100 milioni di individui sono senza casa (1). * Aumento della quantita' delle merci Le merci prodotte sono solo una parte del mercato. Per ampliare gli scambi e garantire attraverso di essi il profitto si commercializzano anche risorse comuni o profondamente personali che divengono merci: acqua, sesso, conoscenze, natura. Dal 1985 al 1996 gli scambi commerciali mondiali sono passati da 315 miliardi a 6.000 miliardi di dollari (3). Il prodotto dell'economia mondiale e' salito dai 31.000 miliardi di dollari del 1990 ai 42.000 miliardi di dollari del 2000 (6.300 miliardi di dollari nel 1950) (4). Vi e' un turismo "sessuale" finalizzato all'uso di bambini. Nel circuito vi sono 800.000 bambini in Thailandia, 500.000 in India, 100.000 a Taiwan, 60.000 nelle Filippine, ecc. Ogni anno 300.000 tedeschi viaggiano per questo tipo di turismo e 25.000 australiani vanno nelle Filippine (5). Il consumo delle acque minerali (la privatizzazione di un bene comune) e' aumentato nel mondo di decine di volte negli ultimi venti anni (negli Usa di nove volte tra il 1978 e il '98) (4). * Il brevetto sulla natura Sono tre gli accordi del Wto (World Trade Organisation, Organizzazione mondiale per il commercio) che possono creare difficolta' agli stati nel mantenere o rafforzare le proprie leggi di tutela nei confronti degli Ogm (organismi geneticamente modificati): Sps, Tbt, Trip. I primi due impongono pesanti oneri ai governi che desiderino limitare l'ingresso degli Ogm nel proprio paese, e minacciano sanzioni commerciali da parte del Wto per soluzioni autonome o multilaterali sulla questione Ogm. L'accordo Trip (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights) sancisce, attraverso la possibilita' di brevetto, i diritti delle imprese sulla "proprieta' intellettuale", che viene estesa ai prodotti farmaceutici, ai prodotti chimici per l'agricoltura, alle varieta' botaniche e al germoplasma dei semi, a quelli derivanti da secoli di ibridazione delle piante, tra cui i metodi tradizionali di cura. Impone inoltre alle nazioni la difesa dei diritti di proprieta' sui microrganismi, tra cui le linee cellulari umane e animali, i geni e le cellule del cordone ombelicale. Di fatto l'accordo Trip insidia ulteriormente la precaria sicurezza alimentare del mondo, aggravando il problema di accessibilita' e distribuzione del cibo e delle sementi. Quando le imprese brevettano un seme, i piccoli agricoltori locali devono pagare i diritti annuali per l'uso, anche se e' il prodotto di ibridi ottenuti nell'arco di generazioni proprio dagli antenati di quegli agricoltori. Questa e' biopirateria, ovvero il saccheggio della natura e del sapere indigeno (6) (7). * I brevetti sono troppo costosi per i paesi poveri La Fondazione Gaia, un'associazione ambientalista inglese, viene contattata da un'organizzazione non governativa della Namibia che cerca consulenza per brevettare una pianta locale con proprieta' medicinali, al fine di prevenire atti di biopirateria da parte di societa' farmaceutiche multinazionali. In seguito ad una ricerca sui costi, la Fondazione Gaia giunge alla conclusione che ottenere un brevetto comporta una spesa proibitiva per una collettivita' con scarsi mezzi economici.Una comunita' povera che voglia garantirsi la proprieta' delle forme indigene di vita biologica, dovrebbe registrare i brevetti in tutte le nazioni sviluppate; quindi, per richiedere, ottenere e mantenere i brevetti, i contadini e le comunita' locali dovrebbero affrontare costi esorbitanti: lo studio rivela che dieci brevetti, validi in cinquantadue paesi a copertura di una sola invenzione, costano circa cinquecentomila dollari. Lo studio calcola anche le spese ulteriori che si dovrebbero affrontare nel caso si renda necessario difendere un brevetto in un tribunale civile, dove i costi delle cause ricadono soltanto sui possessori dei brevetti, e non sulla controparte statale. "Emerge chiaramente, da queste cifre, che in nessun modo una comunita' della Namibia potra' mai permettersi di salire sul carro dei brevetti. I costi da sostenere fanno dei brevetti un dominio dei ricchi e dei potenti" (7). * Indebolimento della comunita' Le comunita', oltre ad essere destrutturate nella loro cultura, sono fortemente limitate nella loro capacita' decisionale. I possessori del capitale monetario interloquiscono direttamente con le comunita' superando ogni filtro, quale quello definito dall'interesse di stato o quello stabilito dalle leggi stesse degli stati. Fino a ieri i grandi gruppi economici hanno indirizzato le scelte dei governi rimanendo pero' in una posizione formalmente subordinata; oggi danno indicazioni ai governi dichiarando la propria superiore capacita' operativa e gestionale in termini economici e, in ragione di questo, la congruita' della loro gestione sociale e culturale delle societa'. In questo momento nessuno stato ha piu' la possibilita' di indirizzare o controllare cosa succede nel mercato. Nessun controllo di nessun tipo puo' essere messo in atto sugli operatori: e' buono cio' che risponde a logiche di mercato, qualunque sia il suo esito sulla popolazione e sull'ambiente. La popolazione e' stata allontanata dalle scelte sia in quanto i temi centrali dell'esistenza vengono impostati sulla base di criteri esclusivamente economici, sia in quanto parallelamente alla struttura sociale e politica, si e' strutturata una organizzazione decisionale che non ha una sede fissa, che non e' conosciuta nei suoi partecipanti, che non rende conto del suo operato alla collettivita', nemmeno formalmente. Molto del potere dei governi, gia' tanto lontani dalla popolazione, e' stato ceduto a soggetti quali il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale , il Wto, a loro volta dominati da interessi aziendali di soggetti che fanno parte al massimo di una decina di paesi, ma che sono principalmente statunitensi. 2.000 miliardi di dollari sono le transazioni che si effettuano ogni giorno mentre solo 300-350 miliardi di dollari e' l'ammontare di tutte le riserve di tutte le banche centrali dei G7 nel 1999 (8). Le cinque societa' Mitsubishi hanno ricavati di vendite per un importo annuo di 320 miliardi di dollari (circa un decimo del Pil giapponese; per riferimento, il Prodotto interno lordo dell'Italia e' di 1141 miliardi di dollari, dell'Argentina di 295 miliardi di dollari (17)) e sono collegate tra loro per mezzo di politiche comuni su prezzi, produzione, commercializzazione e per politiche sociali ed economiche pubbliche; il loro comune agente e' il Partito Liberaldemocratico, di cui finanziano il 37% delle spese (10). Nel 1975 circa l'80% delle transazioni di valuta furono rivolte ad affari reali (acquisizione di risorse o di prodotti, investimenti su attivita'); il 20% fu di carattere speculativo. Alla fine del secolo circa il 2,5% delle transazioni furono rivolte ad affari reali mentre il rimanente 97,5% e' stato di carattere speculativo. La concentrazione del capitale, l'enorme aumento dell'entita' del mercato, la mancanza di limiti alla circolazione degli investimenti rende gli stati fortemente esposti alle aggressioni degli operatori; vendite repentine di moneta portano alla crisi monetaria di interi paesi (crisi sterlina britannica del 1991, delle monete scandinave nel 1992 e '93, di alcune monete asiatiche del 1997). Cio' comporta una sudditanza enorme delle politiche dei paesi nei confronti degli interessi privati (10). * Wto L'istituzione e' una "persona giuridica" ed i suoi regolamenti sono vincolanti per i suoi membri. L'organizzazione e' basata sulle "commissioni di risoluzione delle sentenze" composte da tre esperti commerciali senza coinvolgimento alcuno dei cittadini. La decisione viene adottata automaticamente a meno che tutti i membri dell'Organizzazione la respingano. Se le leggi di uno stato violano i regolamenti dell'Organizzazione esse devono esser abrogate, se non lo sono vengono applicate sanzioni commerciali: sono almeno 160 le leggi nazionali gia' modificate in numerosi paesi per seguire i regolamenti. L'Organizzazione stabilisce dei tetti per gli standard ambientali, alimentari e di sicurezza; se gli standard nazionali sono piu' restrittivi, e non se lo sono meno, possono essere sottoposti a giudizio. Il trattato che istituisce l'Organizzazione e' composto da 22.000 pagine, come evidenzia Ralph Nader "questi testi 'danno forma' a un governo dell'economia mondiale dominato dai giganti dell'imprenditoria, senza fornire una parallela normativa giuridica democratica che ne permetta il controllo" (9). Nessuno stato ha aderito all'Organizzazione dopo un dibattito almeno parlamentare, nessuno stato ha stimolato una discussione pubblica che interessasse i cittadini, nessuno ha predisposto elementi informativi. * Il piano del Wto per i paesi in via di sviluppo Il Wto svolge un'azione di spinta verso la globalizzazione economica delle imprese. Per effetto di questa azione vasti segmenti delle popolazioni e delle economie dei paesi in via di sviluppo vengono catapultati nel mercato globale. Questa strategia ha conseguenze allarmanti per il 75% della popolazione mondiale che vive ancora dei frutti della terra e dipende per il proprio sostentamento dall'agricoltura su piccola scala. Uno degli scopi del Wto e' trasformare rapidamente queste economie rurali di sussistenza in economie di mercato ad ampia circolazione di denaro. Per funzionare come tali, villaggi rurali e interi paesi dovrebbero rinunciare ad essere indipendenti nella produzione di cibo ed altri generi di prima necessita'. La produzione dovrebbe essere completamente finalizzata ai mercati mondiali, in modo da guadagnare il denaro per comprare il cibo e gli altri generi necessari. Se i patti sanciti dal Wto fossero pienamente rispettati, e i tassi di importazione, o i tassi di efficienza produttiva delle coltivazioni forzate occidentali venissero imposti ai paesi in via di sviluppo, due miliardi di persone verrebbero estromesse dal settore agricolo andando, con ogni evidenza, ad ingrossare le fila di una manodopera urbana che, essendo costantemente in esubero, sara' certamente a basso costo (7). * La riduzione della diversita' I sistemi sociali, cosi' come quelli naturali, si sono strutturati per permettere il massimo dell'utilizzazione delle risorse locali senza che questo comporti la loro distruzione, ma al contrario consentendo la perpetuazione della possibilita' di sfruttamento delle risorse; quindi si sono diversificati nei modi, nella cultura, nelle tecniche in ragione dell'ottimizzazione delle loro caratteristiche e del loro essere situati in un determinato luogo. L'uniformare gli individui, le coltivazioni, le tecniche rende il massimo del profitto ad alcuni ma distrugge i sistemi sociali e naturali imponendo un modello astratto ma unificato. Questo si presenta come un modello a ridotta efficienza, ad elevato consumo energetico, ignorante delle condizioni locali ma efficace nello sfruttamento intensivo delle risorse, nell'ampliamento del mercato per merci preconfezionate che provoca l'indebolimento e il collasso dei sistemi locali, la riduzione e poi la perdita dell'autonomia sociale. Di tutte le varieta' vegetali agricole catalogate negli Usa nel 1900 ne sopravvive oggi solo il 3%. Delle oltre 30.000 varieta' di riso coltivate in India agli inizi del XIX secolo, ne rimasero a meta' del XX secolo solo 50 di cui 10 hanno occupato i tre quarti delle risaie del paese (6). Nel XIX secolo le lingue parlate erano 15.000, alla fine del XX secolo meno di 6.000. Una persona su 5 parla inglese e per l'80% di questi l'inglese e' la seconda lingua (sovrapposizione culturale); i due terzi degli scienziati elabora in inglese. In Brasile nel XVI secolo vi erano circa 8.000.000 di persone distribuite in 1400 tribu'. Oggi vi sono 350.000 indios in 215 tribu' (10). * 2. I principi su cui si struttura il modello di sistema Il mito del progresso La societa' proposta e' una societa' in progresso, una societa' che cerca nuove soluzioni, nuove tecniche, e le innovazioni sono sempre viste come potenziali strumenti per il miglioramento. Una societa' lanciata verso il futuro, con un grande passato, ma senza il presente. I Lakota, popolazione del nord America, avevano una societa' stabile. Non progredivano ma avevano trovato la modalita' migliore per vivere e non l'abbandonavano. La societa' occidentale, con il mito del progresso, ipotizza il raggiungimento di sempre maggiori soddisfacimenti dei bisogni (reali o indotti) come se questo fosse automaticamente il raggiungimento della maggiore felicita' possibile. In virtu' di questa logica si compiono misfatti sugli altri uomini, che non godono di questa possibilita', e sulla natura. La presunta felicita' dell'uomo occidentale e' pagata direttamente dalle popolazioni del terzo mondo e indirettamente da tutti, attraverso i micidiali danni provocati alla natura e all'ambiente. Il progresso porta innovazioni finalizzate per gran parte al lucro; non richieste dalla collettivita' esse non rispondono alle necessita' ne' ai desideri diretti, insinuano invece nuovi desideri e necessita'. Il ritmo dell'evoluzione risponde all'evoluzione del capitale e non a quello degli uomini, alla ragione di dover guadagnare di piu', alla ragione di dover muovere sempre piu' le merci e questa frenesia definisce un tempo che, anch'esso, non risponde al tempo degli individui. Una societa' che progredisca in questo modo e' una societa' infelice. * Il fine della scienza La ricerca scientifica non segue un fine sociale condiviso. Va dove la portano i finanziamenti, che provengono in modo massiccio da apparati economici di mercato, e per questo definisce strumenti che rispondono prima di tutto alla necessita' di ottenere profitti. Gli Ogm (Organismi geneticamente modificati) non nascono dalla constatazione dei problemi alimentari, piu' connessi con la distribuzione (ad esempio l'80% dei bambini malnutriti dei paesi in via di sviluppo vive in nazioni che hanno eccedenze alimentari (2)), ma dalla volonta' di concentrare ulteriormente la produzione in ambiti territoriali controllati e di aumentare la produttivita' per ettaro e quindi i profitti di coloro che gia' oggi producono e vendono. * Il benessere materiale Il benessere viene inteso e vissuto come fatto individuale ed ottenuto attraverso l'acquisizione delle merci. In un'indagine svolta negli Usa nel 1997 circa i desideri e le esigenze degli americani, e' emerso che la risposta alla domanda "cosa rende una vita felice", e' stata per l'85% relativa all'ottenimento e al possesso di beni materiali (casa di villeggiatura, piscina, seconda televisione, aria condizionata ecc.) Non vi e' benessere che non si trasformi in merce e non vi e' giudizio che non sia giudizio economico. * La partecipazione culturale al modello La meccanica messa in atto da questo modello sociale fa si' che esso non solo sia condiviso ma auspicato, desiderato, voluto dalla popolazione di gran parte dei paesi. Strumento per la diffusione del modello sono le immagini che pubblicita', video e media trasmettono: un mondo superficiale, apparentemente senza problemi, apparentemente pieno di sesso, di potere personale, di colori. Un mondo apparente. La partecipazione e' cosi' profonda che anche quando siano noti gli effetti negativi comportati essi sono sommersi dalla volutta' del sistema. * Il disinteresse verso le risorse Nellíelaborazione dell'"impronta ecologica globale" (metodo di confronto tra disponibilita' e uso delle risorse) e' individuata una disponibilita' di unita' di superficie per ogni abitante della terra pari a 2,0-2,2. Ma l'attuale richiesta e' pari a 2,85 unita' di superficie pro-capite (Italia 5,6 unita' di superficie a persona contro una disponibilita' di 1,92, Usa 12,22 contro 5,57 disponibili) (11). Cio' vuol dire che si stanno utilizzando risorse in una quantita' del 30% superiore a quelle disponibili e questa eccedenza e' verificabile nella quantita' di emissioni inquinanti non recuperate, nella distruzione dei sistemi naturali, nell'uso delle risorse in maniera superiore alla capacita' rigenerativa delle stesse. * 3. Gli esiti del modello La riduzione della diversita' e l'aumento della disuguaglianza Mentre, da una parte, si tende all'annullamento delle diversita' tra gli individui, dall'altra si aumenta la disuguaglianza tra ricchi e poveri: i ricchi divengono piu' ricchi e i poveri piu' poveri. La differenza tra ricchi e poveri si registra per gli individui, per aree geografiche e per stati. L'azione sugli stati e' il primo meccanismo per portare la poverta' tra le persone. Fare indebitare gli stati, fare avvantaggiare di questo gruppi interni, mantenere le imprese ricche attraverso il debito degli stati poveri. Uno dei meccanismi usato per aumentare i profitti e' concentrare il controllo della produzione e del commercio mondiale in un numero ridotto di soggetti: merci uguali distribuite in tutto il pianeta. Il 20% della popolazione mondiale consuma l'86% dei consumi totali. Il rimanente 80% della popolazione il 14% dei consumi totali. Il 20% piu' ricco della popolazione mondiale nel 1961 aveva un reddito di 30 volte superiore a quello del 20% piu' povero; nel 1991 di 61 volte superiore; nel 1999 disponeva dell'86% del totale del Pil mondiale mentre il 20% piu' povero dell'1% (8). 2,8 miliardi di individui vivono con meno di due dollari al giorno, 1,2 miliardi di individui vivono con meno di 1 dollaro al giorno e 1,1 miliardi sono denutriti (4). Nel 1999 nelle piantagioni di ananas Del Monte in Kenya, un bracciante guadagnava 3.000 lire al giorno (pari al prezzo di 3 kg. di farina di mais); nel 1998 in Indonesia gli operai che lavoravano per la Nike erano pagati per 270 ore mensili meno di 64.000 lire (pari al 31% dei bisogni vitali di una famiglia di 4 persone) (12). L'incidenza del costo della manodopera su di un paio di scarpe Nike e' dell'1,96% i profitti degli azionisti il 3,53%, il margine dei dettaglianti del 41,42%, le imposte del 20,4% (5). Negli Usa nel 1975 il reddito medio di un dirigente di massimo livello (strato I) era di 41 volte superiore a quello medio degli operai e impiegati (strato VIII e IX); negli anni Novanta 187 volte superiore (8); l'1% piu' ricco della popolazione possiede il 48% del capitale finanziario del paese mentre l'80% ne detiene il 6%; non e' un caso che dal 1973 al 1993 il reddito del 10% piu' ricco della popolazione e' aumentato del 22% mentre quello del 10% piu' povero e' diminuito del 21% (3). L'aumento dei profitti sulle merci e' aumentato esponenzialmente: fatto 100 il prezzo del caffe', l'87% rimane al nord, il 13% torna ai paesi produttori (stato, esportatore, grossista, fabbrica di decorticazione) e di questo solo il 3% va ai contadini; per le banane solo il 12% torna ai paesi produttori e solo il 4% ai contadini (3). Il numero di persone che soffre la fame e quello che e' sovralimentato e' simile: almeno 1,2 Mld di persone. Il 55% degli abitanti degli Usa, il 54% della Russia, il 51% dell'Inghilterra, il 50% della Germania e' sovralimentato; il 56% degli abitanti del Bangladesh, il 53% dell'India, il 48% dell'Etiopia, il 40% del Vietnam e' sottoalimentato (13). Le 200 multinazionali piu' grandi sono in 9 paesi: Giappone (92), Usa (53), Germania (23), Francia (19) (10). Nel 1992 le prime 200 multinazionali hanno realizzato un fatturato pari al 26,7 del Prodotto lordo mondiale (24,2% nel 1982), e le prime 10 multinazionali controllano un terzo delle attivita' detenute all'estero dalle prime 100 multinazionali. Nel 1992 la General Motors e la Exxon hanno avuto un fatturato rispettivamente di 132 e 116 miliardi di dollari simile al Pil (Prodotto interno lordo) della Malesia e del Cile, rispettivamente 136 e 117 miliardi di dollari (19). Nel 1989 il 91% della produzione mondiale di automobili era realizzata da venti multinazionali; il 90% del materiale medico mondiale da sette multinazionali; l'85% dei pneumatici da sei; il 92% del vetro, l'87% del tabacco e il 79% dei cosmetici da cinque multinazionali; il 41% delle assicurazioni, il 44% del mercato pubblicitario, il 54% dei servizi informatici da otto multinazionali (19). * Prestiti: una strategia per il controllo sociale Tra il 1980 e il 1996 i paesi dell'Africa subsahariana hanno pagato due volte l'ammontare del loro debito estero; oggi si trovano tre volte piu' indebitati (253 miliardi di dollari di debito nel 1997 contro gli 84 miliardi di dollari del 1980, nel frattempo hanno pagato 170 miliardi di dollari per oneri del debito). Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale riscuotono dai paesi indebitati (poveri) cifre enormemente piu' grandi di quelle prestate e attraverso questo cappio controllano la politica interna dei paesi con gli adeguamenti strutturali imposti ai singoli paesi (licenziamenti, aperture al mercato delle multinazionali, ingresso dei capitali, privatizzazioni) per avere altri prestiti o dilazioni temporali, ne riducono fino ad annullarla l'autonomia politica e sociale. Operazioni come "Sdebitarsi" non considerano la funzionalita' del debito rispetto alla gestione da parte dei potenti delle risorse dei paesi e portano a risultati concreti marginali e ad una confusione nelle reali posizioni. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario hanno annunciato di finanziare fino a 7 miliardi di dollari iniziative tendenti a rendere maggiormente sostenibile il pagamento del debito dei paesi piu' poveri e indebitati, ma il debito di quei paesi ammonta a 200 miliardi di dollari e 200 miliardi di dollari sono svaniti nel mercato borsistico asiatico nel solo mese di agosto del 1977 (10). * Banca Mondiale Tassello fondamentale per il controllo del mercato globale. Istituita per finanziare attivita' nei paesi "poveri" (il tasso del prestito e' stato nel 1993 del 7,5%) essa e' un mezzo per il controllo politico dei paesi e uno strumento per far lavorare aziende occidentali privilegiando quelle statunitensi. Alla banca aderiscono con sottoscrizioni di capitali circa 170 paesi; essa e' controllata dai paesi ricchi (gli Usa controllano il 17,5% delle azioni con diritto di voto, 6,6% Giappone, 5% Francia, Germania, Gran Bretagna, ecc.; i 45 paesi africani controllano il 4% del totale) e per l'esattezza dai paesi dove risiedono le maggiori 200 multinazionali; le attivita' finanziate vengono commissionate per gran parte ad imprese Usa (14). La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale richiedono, per ottenere nuovi prestiti, adeguamenti strutturali ovvero misure tese a facilitare l'ingresso nei paesi di capitali stranieri, ad aumentare la privatizzazione dei servizi e del patrimonio pubblico, alla riduzione degli addetti, ecc. intervenendo pesantemente sulle scelte politiche dei paesi (15). * L'ambiente compromesso, il territorio e le comunita' destrutturati L'ambiente e le comunita' vengono usate come risorse, materia prima con cui creare profitto. I beni comuni sono privatizzati, acquisiti e rivenduti dove prima erano gratuitamente fruiti. Al prelievo corrisponde la produzione di scorie (emissioni inquinanti e ambiti di societa' emarginati) che alterano le condizioni complessive del pianeta con effetti spaventosi sulla salute umana. La cultura viene asservita alla produzione e concentrata fittiziamente nei paesi forti. Lo spessore del ghiaccio artico e' diminuito dagli anni '50 del 42%; ogni anno la copertura di ghiaccio della Groenlandia perde un volume pari a 51 chilometri cubi (13). L'ultima volta che la regione del Polo Nord rimase priva di ghiaccio come nel luglio 2000, fu 50 milioni di anni fa (4). In alcune aree del Pacifico e dell'Oceano Indiano il temporaneo riscaldamento delle acque superiore ai massimi ha provocato la morte o l'alterazione del 90% delle barriere coralline (4). Il deficit mondiale di acqua e' stimato in 200 miliardi di metri cubi annui (si preleva acqua senza che si ricarichino i corpi idrici). Gran parte delle falde mondiali sono inquinate: tra il 50 e il 60% delle campionature fatte nel mondo rileva la presenza di inquinanti in concentrazioni sostanzialmente nocive. Vi sono centinaia di milioni di persone che bevono regolarmente acque fortemente inquinate (4). Ogni anno quasi 5 milioni di persone muoiono per malattie causate da inquinamento delle acque (16). Dal 1751 sono stati immessi in atmosfera 271 miliardi di tonnellate di carbonio; dal 1958 al '99 le concentrazioni di anidride carbonica in atmosfera sono aumentate del 17% (4). Ogni anno circa 3 milioni di persone muoiono per inquinamento atmosferico (16). Ogni anno la foresta vergine si riduce di 14 milioni di ettari; fra il 1997 e il 1998 gli incendi provocati dagli uomini hanno bruciato in Amazzonia 5,2 milioni di ettari di foreste, macchia arbustiva e savana; in Indonesia 2 milioni di ettari di foresta sono andati in fumo (2). Circa 6 milioni di ettari si desertificano annualmente (non sono piu' coltivabili quasi sempre per una cattiva conduzione agricola); quasi 5 milioni di ettari ogni anno sono occupati dall'espansione degli insediamenti. L'84% della ricerca viene attuata in 10 paesi e il 95% dei brevetti e' controllato dagli Usa (16). * Secondo gli Usa l'etichettatura degli Ogm rappresenta un'illecita barriera commerciale Gli Usa non si limitano ad opporsi alle restrizioni sugli Ogm, ma usano il Wto per contrastare l'etichettatura degli alimenti geneticamente modificati. Gli Usa sostengono che l'etichetta creerebbe pregiudizi nei consumatori e costituirebbe una "illecita barriera commerciale". Dietro pressioni dell'opinione pubblica gli Usa "moderano" in qualche modo la propria posizione, accettando l'etichettatura obbligatoria di alimenti contenenti Ogm, ma solo "nella misura in cui il nuovo alimento mostri di aver subito importanti cambiamenti dal punto di vista della composizione", trascurando che, di fatto, gli Ogm implicano per definizione mutamenti genetici e hanno subito "importanti cambiamenti dal punto di vista della composizione" (7). (Parte prima - segue) 4. RILETTURE. ROBERTO BOSIO, RICCARDO MORO: PAGARE CON LA VITA Roberto Bosio, Riccardo Moro, Pagare con la vita. Lo scandalo dell'indebitamento dei paesi poveri, Emi, Bologna 2000, pp. 192, euro 7,75. Scritto da due economisti impegnati per la finanza etica e nella solidarieta', questo libro e' un'utile introduzione alla questione - allo scandalo - del debito internazionale dei paesi del sud del mondo nei confronti degli strozzini del nord, e una presentazione di alcuni materiali e iniziative per contrastare la perpetuazione di questo crimine. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 5. RILETTURE. ANTONIO NANNI: UNA NUOVA PAIDEIA Antonio Nanni, Una nuova paideia. Prospettive educative per il XXI secolo, Emi, Bologna 2000, pp. 192, euro 11,36. "Questo volume e' il tentativo di comunicare in sintesi che cosa sono chiamati a fare oggi le istituzioni educative, i movimenti e i singoli educatori, per poter offrire alle nuove generazioni una proposta formativa globale ma al contempo plurale e democratica", cosi' l'autore ad apertura del libro, un libro ad un tempo semplice e introduttivo, ortativo a molti percorsi, con utili quadri riassuntivi e ampie bibliografie orientative. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 6. RILETTURE. INNOCENZO SIGGILLINO (A CURA DI): I MEDIA E L'ISLAM Innocenzo Siggillino (a cura di), I media e l'islam. L'informazione e la sfida del pluralismo religioso, Emi, Bologna 2001, pp. 192, euro 11. Il volume raccoglie gli interventi del sesto incontro cristiano-musulmano sul tema "Religioni e mass-media: L'islam e non solo", svoltosi a Modena il 18-19 novembre 2000. Contributi di Paolo Naso, Marco Tosatti, Roberto Righetto, Stefano Allievi, Hamza R. Piccardo, Magdi Allam, Federico Tagliaferri, Raffaele Luise, Hamza Massimiliano Boccolini, Cristina Sebastiani, Abdallah Kabakebbji, Aldo Giannasi, Soana Tortora, Luigi Bobba, Brunetto Salvarani, Innocenzo Siggillino. L'opera e' dedicata alla memoria del curatore, deceduto quando il libro stava per andare in stampa; scrivono gli amici: "Innocenzo ha fatto molte cose. Ma nell'ultima fase della sua vita e' stato soprattutto l'ideatore, l'animatore, l'organizzatore testardo e infaticabile degli incontri cristiano-musulmani di Modena...". Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 7. RIEDIZIONI. PETER GOMEZ E MARCO TRAVAGLIO: LE MILLE BALLE BLU Peter Gomez e Marco Travaglio, Le mille balle blu, Rcs, Milano 2006, Nuova iniziativa editoriale - L'Unita', Roma 2007, pp. 476, euro 7,50 (in suppl. al quotidiano "L'Unita'"). Tutte le bugie - e i processi - di Berlusconi (ma naturalmente quella degli autori e' una fatica di Sisifo: nessun libro potrebbe contenerle tutte e tutti). Con le vignette di Ellekappa. E una fotografia del '78 che e' un compendio di storia d'Italia passata, presente e - temiamo - futura. 8. RIEDIZIONI. PETER GOMEZ E MARCO TRAVAGLIO: REGIME Peter Gomez e Marco Travaglio, Regime, Rcs, Milano 2004, Nuova iniziativa editoriale - L'Unita', Roma 2007, pp. XXII + 410, euro 7,50 (in suppl. al quotidiano "L'Unita'"). La censura in tv negli anni di Berlusconi al governo. Con una postfazione di Beppe Grillo. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 307 del 18 dicembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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