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Minime. 293
- Subject: Minime. 293
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 4 Dec 2007 00:40:03 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 293 del 4 dicembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Oggi a Viterbo 2. Necessita' di un giornale della nonviolenza in Italia 3. Incontri con Jeff Halper in Italia 4. Il premio di "Human Rights First" conferito a Fariba Davoodi Mohajer 5. Daniel Howden: La ragazza di Qatif 6. "Lo Chopin partiva. Storie di donne". Ventisei racconti-interviste da "Una citta'" 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. OGGI A VITERBO Si tiene oggi, martedi' 4 dicembre 2007 con inizio alle ore 16,30, a Viterbo presso la sala delle conferenze della Provincia, a Palazzo Gentili, in via Saffi un convegno su "Le emergenze ambientali e sanitarie nell'Alto Lazio. La situazione attuale, le azioni da proseguire, le iniziative da intraprendere", terzo dei convegni di approfondimento scientifico promossi dal Comitato che si oppone al terzo polo aeroportuale del Lazio e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo (i due precedenti convegni si sono svolti il 21 settembre e il 18 ottobre). * Il programma e' il seguente: 1. Apertura: presidenza di Osvaldo Ercoli; intervento di apertura di Antonella Litta; interventi di saluto di rappresentanti istituzionali; introduzione di Peppe Sini: "Modello di sviluppo di servitu', intreccio politico-affaristico, penetrazione dei poteri criminali, devastazione ambientale nell'Alto Lazio: una ricostruzione storica, un modello di analisi, alcune proposte di intervento". 2. Relazioni: relazione di Giuseppe Nascetti, docente di ecologia all'Universita' della Tuscia: "Alto Lazio in emergenza. Gli aspetti ambientali"; relazione di Mauro Mocci, medico, epidemiologo: "Alto Lazio in emergenza. Gli aspetti sanitari"; relazione di Gennaro Francione, magistrato: "Alto Lazio in emergenza. Gli aspetti giuridici. Natur e Kultur nell'Alto Lazio per la difesa costituzionale del territorio". 3. Esperienze e riflessioni: interventi dei comitati, i movimenti, le associazioni impegnate per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente e dei beni comuni, la lotta contro l'economia illegale, la corruzione politico-amministrativa e la penetrazione dei poteri criminali nell'Alto Lazio. 4. Dibattito e conclusioni. 2. RIFLESSIONE. NECESSITA' DI UN GIORNALE DELLA NONVIOLENZA IN ITALIA Sono numerosissime oggi in Italia le iniziative delle persone amiche della nonviolenza. E questo foglio non riesce a darne conto perche' ogni giorno occorrerebbe pubblicare decine e decine di segnalazioni di incontri, dibattiti, azioni nonviolente, studi, ricerche, esperienze e riflessioni, lotte e proposte. La nonviolenza e' ormai davvero in cammino e sempre piu' persone colgono in essa una scelta che merita il loro impegno critico e creativo, teorico e pratico, relazionale e politico. Si stanno infatti finalmente sciogliendo molti equivoci durati troppo a lungo. Diviene sempre piu' chiaro che il pacifismo ministeriale dell'attuale governo e dei partiti che lo compongono e sostengono e' solo un altro nome della complicita' con le guerre e le stragi, col razzismo e l'imperialismo. E diviene sempre piu' chiaro che nessuna complicita' puo' esserci con gli pseudopacifisti squadristi, militaristi, autoritari, virilisti. Diviene sempre piu' chiaro che la pace si costruisce solo con metodi di pace. Diviene sempre piu' chiaro che la lotta contro l'ingiustizia puo' essere condotta solo rifiutando e contrastando tutte le ingiustizie. Diviene sempre piu' chiaro che per opporsi alla violenza dominante occorre una scelta rigorosa di opposizione a tutte le violenze, di lotta contro tutte le violenze. Diviene sempre piu' chiaro che occorre la scelta nitida e intransigente della nonviolenza. * Per contrastare la violenza maschile, l'ideologia maschilista, le strutture del patriarcato, occorre la scelta nitida e intransigente della nonviolenza. Come ci ha insegnato l'esperienza del movimento e del pensiero delle donne. Per contrastare la devastazione della biosfera occorre la scelta nitida e intransigente della nonviolenza. Come ci ha insegnato la riflessione scientifica onesta e la concreta esperienza dei movimenti ecologisti. Per contrastare le strutture, le ideologie e le prassi dello sfruttamento economico, dell'oppressione politica, della sopraffazione culturale, dell'ottundimento ideologico e della manipolazione delle coscienze e delle intelligenze occorre la scelta nitida e intransigente della nonviolenza. Come ci ha insegnato l'esperienza del movimento socialista e libertario delle classi oppresse, come ci hanno insegnato i movimenti per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, come ci hanno insegnato le esperienze alternative dei saperi critici e di critica pratica negli e degli ambiti istituzionali. Per contrastare il razzismo, il colonialismo, l'imperialismo e lo specismo occorre la scelta nitida e intransigente della nonviolenza. Come ci ha insegnato l'esperienza gandhiana. Per garantire un futuro alla civilta' umana occorre la scelta nitida e intransigente della nonviolenza. Come ci ha insegnato la grande riflessione giuridica, etica e bioetica contemporanea. * E' tempo che in Italia le persone amiche della nonviolenza ed i movimenti nonviolenti organizzati, e le esperienze teoriche e pratiche che alla nonviolenza vengono vieppiu' accostandosi - usando sovente lessici diversi ma sempre piu' vicine e solidali nella verifica concreta della pratica sociale -, si dotino di uno strumento di comunicazione adeguato, come puo' essere hic et nunc un giornale quotidiano diffuso in tutte le edicole oltre che nella rete telematica. Questo obiettivo urgente proponiamo ai movimenti nonviolenti e alle persone della nonviolenza amiche. Uscire occorre dalla subalternita', uscire occorre dalle ambiguita'. E' l'ora di proporre la nonviolenza in tutta la sua ampiezza e complessita' di proposta teoretica, ermeneutica, metodologica, operativa, progettuale; della nonviolenza come scelta morale e come progetto e movimento politico; della nonviolenza come politica adeguata alle tragiche sfide del XXI secolo. Un giornale della nonviolenza, per avere uno strumento di collegamento, di informazione e formazione che raccogliendo, sviluppando e mettendo in sinergia le molte esperienze informative nonviolente gia' in corso, aiuti a costruire cultura e linguaggio comune, aiuti a promuovere l'azione complessa e complessiva oggi necessaria per contrastare l'ordine sessista, rapinatore e devastatore, per contrastare sfruttamento, inquinamento e guerra; per contrastare con la forza della verita' la violenza onnicida. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 3. INCONTRI. INCONTRI CON JEFF HALPER IN ITALIA [Dalla redazione di "Una Citta'" (per contatti: unacitta at unacitta.org) riceviamo e diffondiamo. Jeff Halper, pacifista israeliano, e' urbanista e docente di antropologia all'Universita' Ben Gurion del Negev, vive a Gerusalemme e coordina l'Icahd, il Comitato israeliano contro la demolizione delle case palestinesi (www.icahd.org)] Jeff Halper, ebreo americano, si e' trasferito in Israele negli anni '70, dove oggi vive con la famiglia. Urbanista, antropologo, gia' docente alla Ben Gurion University e oggi coordinatore dell'Icahd, il Comitato israeliano contro la demolizione delle case dei palestinesi, sara' in Italia dal 4 al 12 dicembre per parlare dell'attuale situazione in Israele-Palestina e per promuovere la Campagna di ricostruzione che ha preso avvio quest'anno in occasione del quarantesimo anniversario dell'inizio dell'Occupazione. Dal 1967 ad oggi sono state demolite 18.000 case. Un ebreo ortodosso newyorkese, sopravvissuto alla Shoah, sempre piu' a disagio per una politica dei governi israeliani in cui non si riconosce ha donato un milione e mezzo di dollari, grazie ai quali l'Icahd ricostruira' ogni casa palestinese demolita, circa 300 ogni anno. per saperne di pi?: www.icahd.org/eng e www.18000homes.org * Calendario degli incontri pubblici con Jeff Halper: - giovedi' 6 dicembre, Milano, ore 18, Casa della cultura, via Borgogna 3; - venerdi' 7 dicembre, Forli', ore 18, sede associazioni universitarie, via Valverde 15; - sabato 8 dicembre, Sorrivoli (Cesena), ore 15,30, Associazione Il Castello; - lunedi' 10 dicembre, Bologna, ore 21, Centro Amilcar Cabral - Sala dell'Angelo, via San Mamolo 24, con Nadia Baiesi (Scuola di Pace di Monte Sole) e Massimo Tesei ("Una Citta'"); - martedi' 11 dicembre, Torino, ore 17, Dipartimento di Studi Politici, via Giolitti 33; - mercoledi' 12 dicembre, Torino, ore 20.30, Scuola per l'Alternativa, modera: Ada Lonni. * In occasione degli incontri sara' presente uno stand con il volume di Jeff Halper, Brutti Ricordi, edizioni Una Citta', 2007. Per ulteriori informazioni sul tour di Jeff Halper in Italia: tel. 054321422, e-mail: unacitta at unacitta.it 4. MONDO. IL PREMIO DI "HUMAN RIGHTS FIRST" CONFERITO A FARIBA DAVOODI MOHAJER [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione questo comunicato di Human Rights First dal titolo "2 dicembre 2007: conferito il Premio di 'Human Rights First' alla difensora iraniana dei diritti umani Fariba Davoodi Mohajer"] La liberta' e la dignita' non sono privilegi, sono il diritto di nascita di ogni persona. Giustizia ed equita' non sono ideali, sono i fondamenti di una societa' civile. Sfortunatamente, questi diritti non ci vengono dati liberamente. Sfortunatamente, devono esseri conquistati da uomini e donne di coraggio. Ogni giorno nel mondo migliaia di individui, alcuni noti ma molti di piu' del tutto anonimi, mostrano uno straordinario coraggio nel perseguire l'ottenimento del nostro comune diritto di nascita. Ogni anno Human Rights First conferisce i suoi premi per i diritti umani allo scopo di onorare il lavoro di questi straordinari individui. Nel 2001, Fariba Davoodi Mohajer, famosa giornalista ed attivista iraniana, fu arrestata all'interno della propria casa e picchiata di fronte ai suoi bambini. Fu imprigionata e interrogata per quaranta giorni, bendata, in isolamento in una localita' sconosciuta. Il suo crimine: aver scritto articoli e parlato nelle universita' della serie di omicidi di intellettuali nel suo paese, e aver chiesto riforme politiche e diritti per le donne in Iran. E' stata processata e condannata a due anni di prigione, poi la sentenza e' stata sospesa. Da allora, Fariba ha scritto per una lunga serie di pubblicazioni che sono state via via bandite, ha guidato un gran numero di gruppi per il cambiamento sociale, ed e' divenuta una delle organizzatrici del crescente movimento delle donne iraniane. Nel 2006, quando centinaia di donne scesero nelle strade a chiedere la propria uguaglianza di fronte alla legge, Fabira fu di nuovo arrestata, e poi rilasciata dietro cauzione. Ne' lei ne' le altre donne si scoraggiarono. Decisero che poiche' si proibiva loro di dar voce alle proprie opinioni come giornaliste, avvocate, giudici o politiche, e di manifestare pubblicamente, avrebbero contattato le altre donne porta a porta, una casa dopo l'altra, per informarle sulle leggi che violano i loro diritti umani di base. Questa iniziativa, chiamata "La Campagna per un milione di firme", ha attirato l'attenzione all'esterno e all'interno dell'Iran, ed e' divenuto il movimento riformista piu' partecipato in Iran oggi. Parlare a voce alta per i diritti delle donne, in Iran, e' pericoloso. Fariba racconta la storia di una delle sue colleghe che e' stata pesantemente picchiata dalla polizia all'atto del suo arresto, solo per essere picchiata di nuovo dal padre quando e' stata rilasciata. Questo e' un esempio che indica come le donne subiscano violenza nella societa' e nelle loro case. In un clima di repressione, che e' pericoloso per chiunque critichi apertamente il governo, le donne come Fariba devono affrontare numerosi ostacoli sia nella sfera privata che in quella pubblica. Il 18 aprile 2007, in un processo a porte chiuse al quale Fariba non era presente, un tribunale iraniano l'ha condannata per "violazione della sicurezza nazionale" in relazione al suo ruolo durante le proteste del 2006. La sentenza e' stata di quattro anni di prigione. Fariba, che si trova all'estero, spera di ritornare in Iran nei prossimi mesi, anche se questo significhera' affrontare la galera. "Questa e' la nostra linea di difesa: se prendete queste donne, ce ne sono altre dopo di loro. Noi saremo qui, e voi udrete le nostre voci. Il governo deve capire che e' naturale, per una donna, dire quello che pensa. La forza del movimento delle donne sta nel fatto che non hanno paura di quel che puo' capitargli dopo" (Fariba Davoodi Mohajer, 17 marzo 2007). Per maggiori informazioni e vedere il video della consegna del premio: www.humanrightsfirst.org 5. MONDO. DANIEL HOWDEN: LA RAGAZZA DI QATIF [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo apparso su "The Indipendent" del 29 novembre 2007. Daniel Howden, giornalista dell'"Independent", si occupa di questioni internazionali] In Arabia Saudita e' diventata nota semplicemente come "la ragazza di Qatif", una teen-ager che e' stata vittima di uno stupro di gruppo, poi umiliata dalla polizia e dalle autorita' giudiziarie. Il suo caso e' finito nei titoli dei media internazionali ed ha causato un vivo imbarazzo al governo. Per il Ministro della Giustizia saudita, la giovane e' "un'adultera" la cui vicenda viene usata per criticare il regno. Per gran parte del resto del mondo, e' il simbolo di tutto quello che non va in Arabia Saudita. Oggi la ragazza vive praticamente agli arresti domiciliari. Le e' proibito parlare e puo' essere portata in galera in qualsiasi momento. I movimenti dei suoi familiari sono tenuti d'occhio dalla polizia religiosa ed i loro telefoni sono sotto controllo. Il suo avvocato Abd al-Rahman al-Lahem, attivista per i diritti umani di lunga data, e' stato sospeso. Il suo passaporto e' stato confiscato e deve essere interrogato la prossima settimana: l'esito dell'interrogatorio potrebbe comportare la sua rimozione dall'ordine professionale. Il crimine della "ragazza di Qatif", pare, e' l'essersi rifiutata di stare zitta su quanto le era accaduto. La diciannovenne ha dapprima cercato di ottenere giustizia contro i sette uomini che l'hanno stuprata, poi si e' lamentata pubblicamente della sentenza che la condannava a 90 frustate per "promiscuita'", e cioe' il crimine dell'essere in uno spazio pubblico con un maschio che non era suo parente, prima dell'aggressione. La copertura giornalistica data alla vicenda questo mese, sui media sauditi usualmente soggetti a stretta censura, ha infuriato le autorita'. La condanna e' stata aumentata a 200 frustate e sei mesi di prigione. Questa sentenza pende ancora sulla giovane. * Il suo destino e' diventato un'istanza politica, e il principe Saud al-Faisal e' stato costretto, sebbene molto seccato, a rispondere a domande sul caso durante i colloqui di pace ad Annapolis, questa settimana. "Cio' che e' oltraggioso in questa faccenda e' che essa viene usata contro il governo ed il popolo saudita", ha dichiarato alla stampa. Il Ministro della Giustizia saudita ha lanciato una deliberata campagna di diffamazione contro la ragazza, ribatte Farida Deif, una delle esperte per il Medio Oriente di Human Rights Watch. Farida Deif e' fra i pochi osservatori indipendenti che abbiano potuto incontrare la giovane. "Stanno dicendo che non e' veramente una vittima", dice Deif, "Sottintendono che sia un'adultera. Sostengono che non era vestita prima che gli aggressori entrassero nella sua auto". "The Independent" ha ottenuto la testimonianza in cui la ragazza descrive l'aggressione, la sua lotta per indurre la polizia ad agire, e le penose udienze in tribunale che ne sono seguite. * Il suo calvario comincio' con una chiamata telefonica. "Avevo un'amicizia via telefono", ha raccontato a Human Rights Watch, "Avevamo entrambi 16 anni quando inizio'. Non ci siamo mai incontrati, conoscevo solo la sua voce. Ad un certo punto ha cominciato a minacciarmi, ed io ad avere paura. Disse che avrebbe informato la mia famiglia della nostra relazione telefonica se non gli davo una mia fotografia, ed io gliela feci avere". Dopo qualche mese dal suo matrimonio con un altro uomo, quest'anno, la giovane donna comincio' a preoccuparsi che quella fotografia venisse usata contro di lei, e chiese al ragazzo di rendergliela. Egli si disse d'accordo a condizione che i due si incontrassero e facessero un giro in auto insieme. Pur riluttante, la giovane accetto' l'appuntamento in un vicino mercato. Stavano tornando a casa in auto dopo il giro, quando una seconda macchina si mise di traverso davanti a loro. "Dissi all'individuo che era con me di non aprire la portiera, ma lui lo fece. Io urlavo". I due sono stati portati in un luogo sicuro dove sono stati entrambi stuprati, piu' volte. "Mi trascinarono fuori dall'auto", racconta la ragazza, "Mi colpivano forte. Io gridavo: 'Dove volete portarmi? Potrei essere vostra sorella'. Il posto dove andammo era scuro. Si fecero avanti dapprima in due. Quello con il coltello mi violento' per primo. Ero distrutta. Volevo scappare ma non sapevo neppure dov'ero. Cercavo di allontanarli da me ma non ci riuscivo. Nel mio cuore non c'era piu' niente, dopo di cio'. Ho passato due ore ad implorarli di riportarmi a casa". Poi fu la volta del secondo uomo, poi del terzo. "Erano molto violenti", ricorda la ragazza. I suoi aggressori le dissero che sapevano che era sposata. Poi fu stuprata da un quarto uomo, e da un quinto. "Il quinto mi fece delle foto con il cellulare, cosi' com'ero. Tentai di coprirmi il volto ma non me lo permisero". * Nonostante la richiesta del pubblico ministero per la condanna massima relativa alla violenza sessuale, la Corte di Qatif ha sentenziato per quattro degli aggressori da uno a cinque anni di prigione, e dalle 80 alle mille frustate, ma solo per rapimento, perche' lo stupro non sarebbe "provato". Le immagini sul telefono cellulare sono state prodotte in tribunale, ma i giudici le hanno ignorate. La tortura continuo' dopo il quinto stupro. Altri due uomini, uno con il viso coperto, vennero a violarla. Poi tornarono tutti e sette per ricominciare daccapo. "Infine mi portarono a casa. Mi ci condussero con la loro automobile. Avevano preso il mio telefonino e dissero che se lo rivolevo dovevo chiamarli. Avevano visto la foto di mio marito nel mio portafoglio, mentre frugavano fra le mie cose. Quando sono uscita dalla macchina non riuscivo neppure a camminare. Ho suonato, e mi ha aperto mia madre. Ha detto: 'Non stai bene, sembri stanca'. Pensava che fossi stata in giro con mio marito. Non ho mangiato per una settimana dopo le violenze. Solo acqua. Non dicevo niente a nessuno. Adesso non riesco a dormire senza sonniferi e ancora vedo le loro facce, nel sonno". * Secondo l'interpretazione saudita della "sharia", alle donne non e' permesso comparire in pubblico in compagnia di uomini che non siano loro parenti. Inoltre, le donne saudite sono spesso condannate alla frusta e persino a morte per adulterio e per altri comportamenti percepiti come crimini. In aggiunta a questi gia' notevoli ostacoli che la vittima doveva affrontare, in un paese che ha il record mondiale del minor rispetto per i diritti delle donne, la ragazza fa anche parte della minoranza sciita ed i suoi aggressori erano sunniti. Questa divisione settaria sarebbe stata cruciale per quanto accaduto dopo. "I criminali cominciarono a raccontare nel vicinato di come mi avevano stuprata. Pensavano che mio marito avrebbe divorziato da me. Volevano rovinare la mia reputazione. Io avevo voluto salvarla riottenendo la mia fotografia, ed era andata ancora peggio". Irfan Al-Alawi, un accademico saudita esperto di persecuzioni religiose, dice che il retroscena settario e' la chiave del crimine: "Qatif e' il centro di una larga minoranza sciita nella provincia orientale dell'Arabia Saudita. La cosiddetta 'polizia religiosa', i mutawiyin, che sono sempre brutali, in questo caso hanno agito anche a sostegno della dominazione sunnita". * Contro le aspettative dei suoi aggressori, il marito della giovane non ha divorziato quando ha saputo cos'era accaduto. Ha cercato giustizia in tribunale. Il marito ricorda la frustrazione provata nel vedere gli aggressori di sua moglie andarsene in giro liberi: "Due di questi criminali passeggiavano nel quartiere proprio di fronte a me. Li vedevi ai funerali e ai matrimoni. La polizia avrebbe dovuto arrestarli, e rispettare noi due. A un certo punto ho chiamato la polizia e ho detto: 'Trovatemi una soluzione. Questi delinquenti sono per strada. Cosa faccio se rapiscono mia moglie un'altra volta?'. E il funzionario mi ha risposto di trovarli e interrogarli io stesso". L'uomo ha telefonato alla polizia per quattro volte prima che qualsiasi azione fosse intrapresa. Ma quando il caso della ragazza e' arrivato in tribunale la violenza contro di lei e' continuata: "I giudici dicevano: Che relazione avevi con questo individuo? Perche' sei uscita di casa? Li conoscevi quegli uomini? E mi urlavano contro, mi insultavano. Si sono rifiutati di lasciar entrare mio marito nella stanza. Uno di loro mi ha detto che sono una bugiarda perche' non ricordo bene le date. E continuavano: Perche' sei uscita di casa? Alla seconda udienza mi hanno chiamata dalla sala d'aspetto. Sono entrata con mio marito. Ad alcuni hanno dato tre anni, ad altri cinque. Io pensavo che quella gente neppure dovrebbe vivere. Credevo che gli avrebbero dato venti anni. Poi uno dei giudici ha detto: Tu ti prendi 90 frustate, e ringrazia Dio che non vai in galera. Ho chiesto perche', e lui ha risposto: Lo sai, il perche', e' khilwa hair sharan: la promiscuita' genera il male. Tutti mi guardavano come se la colpevole fossi io. Volevo morire". * E non e' ancora finita. La ragazza di Qatif e suo marito hanno un futuro molto incerto. La giovane e' stata aggredita dal fratello che ha tentato di ucciderla. Il suo avvocato, Al-Lahem, crede che ora la ragazza potrebbe essere presa a bersaglio dagli estremisti sunniti. Lo scioccante trattamento che ha subito potrebbe essere riassunto in quanto detto dal marito dopo la prima sentenza: "Sembrava che la criminale fosse lei. Quando i giudici hanno letto la sentenza ho chiesto loro: Ma non avete nessuna dignita'?". 6. LIBRI. "LO CHOPIN PARTIVA. STORIE DI DONNE". VENTISEI RACCONTI-INTERVISTE DA "UNA CITTA'" [Dalla redazione di "Una citta'" (per contatti: mailing at unacitta.org) riceviamo e diffondiamo la notizia della pubblicazione di questo nuovo libro] Lo Chopin partiva. Storie di donne. 26 racconti-interviste realizzate dalla rivista "Una citta'" in quindici anni di vita. Prefazione di Lea Melandri. 256 pagine. 15 euro (12 per gli abbonati a "Una citta'", 10 per acquisti di 5 copie almeno). * "Il fascino dei racconti di vita, quando conservano le movenze della parola, gli scatti della voce, le emozioni del narratore o della narratrice, e' che non si vorrebbe mai che finissero. Come capita da bambini, viene da dire 'ancora!', per allontanare il silenzio e l'ombra di morte che si porta dietro... Sono quasi sempre madri, figlie, sorelle, mogli, interni di famiglia, relazioni parentali, appartenenze intime, su cui eventi traumatici - la guerra, un colpo di Stato, un atto terroristico, una malattia, una morte - hanno aperto uno squarcio doloroso, la linea di demarcazione tra un prima e un dopo, ma anche l'inizio di un viaggio che sembrava destinato ad altri: l'impegno sociale, lo studio, il piacere di raccontare per se' e per molti cio' che resta ancora irrimediabilmente privato e 'impresentabile' di ogni singola vita". (Dalla prefazione di Lea Melandri) * Indice del libro Olga. La lavatrice Una vita da casalinga passata fra l'indifferenza del marito e l'ingratitudine dei figli, "senza mai esser andata a Parigi". I piccoli miglioramenti, l'indipendenza economica, la vecchiaia, il marito che torna quando e' ormai tardi, la ribellione silenziosa... * Magda Taroni. Hanno ucciso il libraio Innamorarsi da giovane di una citta' in cui i libri e la musica si mischiavano con l'Oriente, con la casbah e il deserto, in cui il mare, il clima, il cibo, tutto era magnifico, in cui brillava alto, dopo la sofferenza, il sole dell'avvenire. Una citta' da cui ora si fugge... * Ulla Barzaghi. Usare il dolore Una malattia, l'aids, tradita dalla borghesia e dalla cultura. Il rischio di creare ghetti per moribondi. Le devastazioni prodotte nelle famiglie e nell'opera di prevenzione dall'immagine dell'ammalato come appestato. La paura della paura degli altri... * Lisa Foa. Momenti magici Nella Resistenza ognuno riusci' a dare il meglio di se'. L'evasione da San Vittore e "i turbamenti" della banda Koch. Il brutto grigiore del dopoguerra quando nella guerra fredda si raffreddarono anche le amicizie e l'Italia torno' conformista... * Sulamit Schneider. Carpentras Le risse fra ragazzi arabi ed ebrei al tempo dell'Algeria. Quelle scritte sui muri, ricorrenti. L'idea dei genitori che non cambiera' mai: "o noi o loro", e quei racconti che ti accompagnano per tutta la vita. Il trauma di Sabra e Chatila... * Claudia Marzocchi. Stasera e domattina Vivere con una bimba disabile, modellare la propria vita sulla sua, opporsi a medici che tendono a guarire un corpo, non a far star meglio una persona. Un futuro misurato solo sul domani e sul dopodomani. * Bianca Guidetti Serra. La cartolina da Auschwitz Un gruppo di amici di scuola che con le leggi razziali del '38 ebbero l'iniziazione alla politica. La delusione del comunismo, un impegno che e' continuato e, al di la' della politica, lo straordinario valore, nella vita, dell'amicizia. * Giuliana Ciani. Le tendine Tre anni e undici mesi di carcere per una chiave. Il collettivo "arcobaleno" e le brigatiste rosse che convocavano continuamente riunioni politiche di cui non se ne poteva piu'. La fine di qualcosa e la nascita di qualcos'altro. * Elisabeth Seebacher. La serva piccola Figli e figlie dati via e costretti al servizio di contadini, spesso miserabili anche loro, in cambio di vitto e alloggio. L'incredibile, e spietato, sistema di servaggio che reggeva i masi sudtirolesi fino a pochi decenni fa. * Lucia Calzari. Io e la Clem Il grande sodalizio di due sorelle gemelle, cementato dalla lotta per poter studiare, dalla ribellione alle rigide convenzioni dei primi anni Sessanta, dalla comunanza delle amicizie. Quel giorno tremendo del '74 in cui tutto fini' a Piazza della Loggia, Brescia. * Anna Segre. Quel mobile Venti mesi difficilissimi, passati a fingere di essere malato per sfuggire ai tedeschi. Il diario, una collezione rara di francobolli, il rapporto difficile con la figlia. Il ruolo misconosciuto di chi rischio' la vita per salvare degli ebrei. * Giovanna Cappelletto. Loro La grande sensibilita' di ragazzi che soffrono della sindrome dell'orfano. Le tante ore di fronte alla tv, le poche di sonno, e la faticosa battaglia, forse persa, a favore del libro. Ma della ex Jugoslavia a casa hanno parlato... * Laura Bonaparte. Ricordare insieme ai nipoti La lotta per ritrovare i corpi dei figli, per salvaguardare la memoria storica di quel che e' successo, in nome dei nipoti... Il rifiuto di prendere in cura il torturatore perche' l'aver torturato procura un danno irrimediabile... * Luisa Melazzini. Ti scrutano Negli anni la cura delle vite prende il sopravvento sull'indignazione per l'ingiustizia sociale. Il giovane pastore che a 4.000 metri ha i jeans e il walkman. La scissione interiore dei giovani e il problema di non vergognarsi di se stessi. * Nelly Norton. Lo Chopin partiva Una giovane ebrea polacca che doveva andare in Inghilterra e si ritrovo' in India, imparo' cinque lingue, ritorno' in Polonia, sposo' un militante comunista, divenne comunista, ma alla fine, con l'ultima ondata antisemita, decise di partire... * Katharina Mahn. Poi, il terzo giorno Una dose massiccia, e prolungata, di chemio, che sarebbe mortale... Un trattamento che porta il paziente in condizioni estreme e l'importanza della presenza di persone care che continuino a "chiamare" alla vita... * Gina Gatti. La casetta col giardino Un periodo felice, fatto di studi, di amicizie, di riunioni, di impegno, quando c'era Allende e si era ragazzi e si facevano progetti... La tortura che serve a terrorizzarti, ad ammutolirti, a spezzarti. L'esilio in Italia e il lento recupero. * Maria Luisa Rigato. Miss Biblicum Quel che oggi e' scontato, le donne ministri dell'Eucarestia, fu frutto negli anni Sessanta di una lunga lotta. La prima ricerca sulla suocera di Pietro. Il desiderio di un sacerdozio femminile contro cui, nei Vangeli, non c'e' nulla. * Maria Tugnoli. Le firme Il giorno tremendo in cui vieni a sapere che stanno raccogliendo le firme contro di te. L'inizio di una lotta quotidiana ed estenuante per difendersi da spacciatori "marocchini", da cittadini che ormai ti detestano, dalla polizia che ti sospetta... * Silva Bon. Nulla di scontato Una vita tutt'altro che facile, un matrimonio che va male, la malattia che ti travolge, i figli con cui non ti vedi piu', e poi... poi un centro di salute mentale che funziona, un gruppo di auto-aiuto, di donne che leggono e discutono, che si raccontano. * Beatrice Bortolozzo. Buon lavoro papa' L'impegno solitario, costato tanti soprusi, ma alla fine vittorioso, di Gabriele Bortolozzo, operaio al petrolchimico di Marghera, per provare la tremenda nocivita', fatale a tanti operai, dei reparti Cvm. * Romana Sansa. Esule senza rancore I ricordi di una bambina istriana che insieme alla famiglia subi' la pulizia etnica. Il rifiuto di ogni revanscismo e la soddisfazione per il successo della lista multietnica. Il desiderio di un legame con la terra in cui e' sepolto il padre... * Laura Pariani. Lo spazio, il vento, la radio Il lungo viaggio di una quindicenne dalla Brianza alla Patagonia per conoscere un nonno anarchico che nel lontano '26 per sfuggire ai fascisti attraverso' l'oceano per finire in una terra lontana da tutto e da tutti e sterminata... * Tatiana Gentilini. Con un auricolare solo Il doppio lavoro, gli studi universitari, la palestra, il Grande fratello di cui, alla catena, tutti parlano. Oggi, al contrario di un tempo, e' quello che succede fuori che entra in fabbrica quotidianamente. La catena di montaggio che resta dura... * Anna Milone. Era li', davanti a casa L'ospedale di fronte funzionava, i vigili dicevano di stare attenti perche' si scivolava, il peggio era passato, e pioveva... alla tv davano un film con Demi Moore, e intanto la montagna si era mossa, Gaetano era da basso, in cucina... * Dorina Palmieri. Lungo la via Emilia Una famiglia emiliana, socialista per generazioni, fatta di gente dura, cresciuta nel senso del dovere verso la famiglia e la politica. La scelta naturale della Resistenza. Le figure straordinarie della bisnonna e della nonna. * Il libro si puo' acquistare in internet andando alla pagina www.unacitta.it/paginelibriquaderni/chopin.html Oppure lo si puo' richiedere direttamente a "Una citta'" (tel. 054321422, fax: 054330421, e-mail: unacitta at unacitta.it) ed effettuare il pagamento tramite bonifico bancario o con bollettino postale (anche dopo aver ricevuto il libro). Le spese di spedizione sono a nostro carico. - Bonifico bancario 0740/00000048 - Una Citta' societa' cooperativa presso la Cassa dei Risparmi di Forli' e della Romagna, Filiale 00108 di Piazza Dante Alighieri 19, 47100 Forli' (BBAN O 06010 13208 074000000048 IBAN IT36 0060 1013 2080 7400 0000 048 BIC CRF0IT2F). - Conto corrente postale n. 12405478 - Una Citta' societa' cooperativa, via Duca Valentino 11, 47100 Forli'. 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 293 del 4 dicembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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