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Nonviolenza. Femminile plurale. 140
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 140
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 22 Nov 2007 11:10:54 +0100
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 140 del 22 novembre 2007 In questo numero: 1. Marinella Correggia: Inquinamento aereo, il parlamento europeo inizia a mettere dei limiti 2. Marinella Correggia: Contro l'espansione aeroportuale 3. Marinella Correggia: Piu' aeroporti, piu' effetto serra 4. Marinella Correggia: Come la Banca Europea per gli Investimenti finanzia il caos climatico 5. Marinella Correggia: Quei lunghi viaggi che solcano il clima 6. Marinella Correggia: Politici in volo 7. Marinella Correggia: Contro i "voli stupidi" 8. Marinella Correggia: La guerra al clima dei voli low cost 9. Marinella Correggia: Favorire il non volo 1. RASSEGNA STAMPA. MARINELLA CORREGGIA: INQUINAMENTO AEREO, IL PARLAMENTO EUROPEO INIZIA A METTERE DEI LIMITI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 novembre 2007, col titolo "Inquinamento aereo, mettiamo dei limiti". Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007] Il Parlamento europeo ha votato in plenaria un provvedimento che emenda la Direttiva 87 del 2003 cosi' da includere nello schema europeo di scambio delle emissioni anche i voli aerei, di qualunque vettore, in partenza e in arrivo nel blocco delle 27 nazioni dell'Unione Europea, con decorrenza dal 2011. Lo schema pone dei limiti alla quantita' di CO2 che un'industria puo' emettere obbligandola, se il tetto viene superato, ad acquistare diritti di emissione da chi ha risparmiato. Finora il settore aereo ne era esentato il che, insieme ad altri privilegi di cui gode, configura non solo una concorrenza sleale nei confronti di altri mezzi di trasporto ma anche una grave minaccia climatica: ha infatti permesso a un modo di viaggiare altamente energivoro di crescere esponenzialmente negli ultimi decenni. Il provvedimento europeo in questione, che prima di diventare legge deve andare ai governi nazionali per potenziali cambiamenti e per l'approvazione (la discussione a dicembre), stabilisce che le compagnie aeree devono acquistare all'asta per il 25%, a partire dal 2011, dei permessi di emissione quando superano un tetto del 70% piu' elevato rispetto alle emissioni del 1990. E altri settori hanno invece dovuto tagliare le proprie emissioni rispetto al 1990, sulla base del Protocollo di Kyoto. Ma la proposta della Commissione Ue, redatta nel dicembre 2006, era ancora piu' permissiva. Joao Vieira di Transport and Environment (T&E), la federazione europea di organizzazioni ambientaliste che ha fatto molta lobby in materia, non e' soddisfatta del risultato: "Gli eurodeputati rischiano di perdere la propria credibilita' in materia di lotta ai cambiamenti climatici; l'anno scorso avevano riconosciuto la necessita' di un approccio drastico rispetto alle crescenti emissioni del settore aereo, con obiettivi in linea con quelli fissati per gli altri settori. Ma hanno subito la pressione dell'industria. Di positivo c'e' il parziale riconoscimento del fatto che l'impatto climatico dell'aviazione non si misura solo in emissioni di CO2: queste vanno moltiplicate per due cosi' da tener conto dell'ossido di azoto e inoltre in futuro occorrera' calcolare gli effetti delle scie". Inoltre il Parlamento ha stabilito che il settore aereo potra' comprare diritti di emissione da altri settori - un facile giochetto - solo dopo aver migliorato l'efficienza degli aerei. La contabilizzazione delle emissioni sulla base di Kyoto non ridurra' di molto la crescita vorticosa del consumo di kerosene e dunque l'impatto climatico dell'aviazione: non costa molto acquistare permessi. T&E, dunque, da tempo auspica un altro e ben piu' efficace provvedimento: una bella tassa sul kerosene, come ce ne sono sugli altri carburanti. La sua assenza equivale a un sussidio di 35 miliardi di euro all'anno... Solo tre paesi nell'area europea hanno questa tassa: Norvegia, Svizzera e Paesi Bassi. Del resto, mentre per altri settori si puo' pensare all'energia solare o a qualche forma sostenibile di biomassa, l'intensita' energetica legata a un grosso aereo di linea e' tale da impedire alternative non fossili. Cominciare a discutere di una tassa avio, anche a livello italiano, sarebbe una bella mossa in vista della Conferenza sul clima a Bali, dove si porranno le basi per il dopo-Kyoto: nientemeno che per evitare il suicidio collettivo. Ormai perfino l'International Energy Agency (Iea), organo consultivo indipendente vicino ai paesi ricchi, e' preoccupata. Nel suo rapporto World Energy Outlook 2007 appena pubblicato calcola che ai ritmi attuali di aumento nel consumo di combustibili fossili, nel 2030 le emissioni di gas serra saranno cresciute del 57%, il che secondo il rapporto significherebbe un aumento della temperatura di disastrosi 3 gradi nel 2030 per arrivare a catastrofici 6 nei decenni successivi. L'Ipcc dell'Onu ha raccomandato che entro il 2050 le emissioni siano ridotte del 70% rispetto al 1990, solo cosi' si potra' evitare il peggio. Forse. Per l'Iea, occorre una "azione politica eccezionalmente vigorosa". 2. RASSEGNA STAMPA. MARINELLA CORREGGIA: CONTRO L'ESPANSIONE AEROPORTUALE [Dal quotidiano "il manifesto" del 5 giugno 2007, col titolo "Contro l'espansione aeroportuale"] Mentre nella politica italiana nessuno contesta l'espansione aeroportuale, in Gran Bretagna il dibattito ferve. Come riportano i quotidiani "The Independent" e "Guardian", gli attivisti inglesi antiaviazione hanno un alleato significativo. Aqqaluk Lynge, riconosciuto esponente della comunita' Inuit ed ex presidente del Consiglio circumpolare inuit. Egli ha lanciato un appello contro l'espansione dell'aeroporto di Stanstead, sottolineando il nesso - che ancora troppi non vogliono vedere - fra l'effetto serra che fa sciogliere il ghiaccio sotto il piedi degli inuit dallo stretto di Bering alla Groenlandia, e la cultura del volare sempre di piu'. L'occasione e' stato l'avvio della pubblica consultazione, fortemente richiesta al governo da una coalizione di ambientalisti e residenti, in merito ai piani di espansione del terzo aeroporto della capitale, Stanstead: da 80.000 a 264.000 voli all'anno, da 25 a 35 milioni di passeggeri. Secondo il governo inglese e la British Airports Authority, proprietaria dell'aeroporto, la sua crescita e' "vitale" per l'economia del paese. Come se il famosissimo rapporto britannico Stern che invece illustrava gli ingenti danni economici collegati all'effetto serra non fosse mai esistito. Piu' che vitale, quest'espansione e' mortale, spiega Aqqaluk Lynge; "Vorremmo che metteste in discussione i vostri stili di vita, fra i quali l'abitudine a volare. Siamo solo 160.000 persone ma il riscaldamento globale non minaccia solo i poli e gli orsi, minaccia il nostro diritto a esistere". E non solo il loro ma quello del pianeta. La consultazione su Stanstead durera' sei mesi. Ambientalisti e residenti metteranno al centro la contraddizione fra l'espansione aeroportuale e l'attenzione ambientale promessa dal governo quattro anni fa con il White Paper (Libro bianco) sull'aviazione. I piani di ampliamento riguardano in tutto 20 aeroporti inglesi, fra i quali Gatwick, Heathrow, Bristol e Norwich, perche' il governo prevede di arrivare per il 2020 a 460 milioni di passeggeri in arrivo o in partenza, il doppio di oggi. E gli ambientalisti chiedono: "Come farete allora a tagliare le emissioni di Co2 del 60% entro il 2050, come il Labour stesso ha promesso, e del 20% entro il 2010?". Le emissioni aggiuntive legate alla sola espansione di Stansted saranno pari a 5-7 milioni di CO2 l'anno; l'equivalente di quanto si risparmierebbe se tutte le case inglesi sostituissero tutte le lampadine a incandescenza con quelle a basso consumo. La campagna su Stansted non lavora certo con la logica Nimby, cioe' "non nel mio giardino ma in quello di qualcun altro". Anzi, John Stewart, presidente di Hacan, la campagna che lotta contro una terza pista del piu' mastodontico di tutti gli aeroporti, quello di Heathrow, ha dichiarato: "Se vinciamo in questa storica consultazione, sara' una grande sconfitta per tutti i piani di espansione aeroportuale nel nostro paese e per l'industria dell'aviazione". Di mezzo c'e' anche la foresta di Hatfield, circa 300 ettari, una delle piu' antiche del paese, meta di 200.000 turisti l'anno, con oltre 800 alberi piu' vecchi di 500 anni. Dista circa un miglio dalle piste e l'associazione protezionista National Trust, 3,3 milioni di iscritti, sostiene che gli alberi piu' vecchi si indeboliranno - diventando piu' facilmente preda di malattie - con l'aumento del rumore e dell'inquinamento atmosferico (figuriamoci i residenti, che sono ben meno forti e longevi degli alberi). Un degrado ambientale, estetico, storico e scientifico. Il governo inglese cerchera' di far quadrare il cerchio: non vuole scontentare il settore ma nemmeno quei tre milioni di iscritti al National Trust, e i determinati residenti intorno agli aeroporti nonche' i gruppi ambientalisti attivi sul clima. C'e' da sperare anche in un ravvedimento dei viaggiatori: meno domanda, niente espansione e il clima ringrazia. E almeno sui low cost, e almeno in Gran Bretagna, Ryan Air accusa qualche calo di vendite. 3. RASSEGNA STAMPA. MARINELLA CORREGGIA: PIU' AEROPORTI, PIU' EFFETTO SERRA [Dal quotidiano "il manifesto" dell'8 maggio 2007, col titolo "Piu' aeroporti, piu' effetto serra"] Tra le fonti di gas "di serra", quelli che riscaldano l'atmosfera terrestre, di rado si parla degli aerei. Sappiamo che i combustibili fossili (come carburanti derivati dal petrolio) sono la principale fonte dell'anidride carbonica, il principale tra i gas di serra; sappiamo di conseguenza che la prima cosa da fare per tagliare le emissioni e' intervenire sull'energia: sulle fonti (quelle rinnovabili) e sui consumi. I trasporti sono una parte rilevante dei consumi. E il trasporto aereo e' una parte non irrilevante del settore. Secondo un recente documento di lavoro della Commissione ambiente del Parlamento europeo, le emissioni di gas serra da trasporto aereo sono aumentate del 100% dal 1990; il trasporto aereo, se si considera l'effetto moltiplicatore detto "radiative forcing", incide fino al 9% sul totale delle emissioni, ma e' in continua crescita. Un'evoluzione incompatibile con gli obiettivi del protocollo di Kyoto e meno che mai con il target del 30% di riduzioni di gas serra nell'Unione Europea entro il 2020. Il settore inquina molto ma e' trattato principescamente: riceve ingenti sussidi, il kerosene degli aerei non e' tassato, non e' gravato di Iva sui biglietti, non e' compreso nello schema europeo dello scambio di emissioni. In Europa il 60% dei voli sono inferiori a 500 km e quindi potrebbero da subito essere sostituiti con viaggi in treno. E pero', sembra che l'impatto della crescita dell'aviazione civile non preoccupi piu' di tanto il nostro Ministro dei Trasporti, ne' il parlamento italiano, l'Enac (Ente nazionale aviazione civile), le regioni e gli enti locali, neppure i sindacati; per non dire dei gestori di aeroporti e delle compagnie aeree. Con accenti diversi, tutti questi attori sostengono l'espansione degli aeroporti disseminati nella penisola, con la realizzazione di nuovi pubblici per rispondere a una domanda in crescita. Cosi' almeno si ricava dagli interventi ascoltati durante il recente paludato convegno organizzato a Roma dal centro studi Demetra ("Il trasporto aereo nell'Europa delle regioni. Il sistema aeroportuale del Lazio"). E' in quell'occasione che il ministro Bianchi ha consegnato un premio a Marco Franchini, ora direttore generale degli aeroporti di Puglia "per aver interpretato positivamente i processi di privatizzazione e liberalizzazione avviati in Europa concretizzando gli obiettivi di sviluppo di diversi aeroporti italiani". Il ministro ha poi lodato "la positivita' del processo evolutivo, in crescita" del settore e "l'accessibilita' al trasporto aereo da parte di nuove categorie sociali grazie ai low cost" (ma volare a poco prezzo non e' cosi' "comunista" se, come indica un rapporto della rete europea Transport and Environment, non sono i poveri e gli emarginati a prendere l'aereo; nemmeno in Occidente). Bianchi ha fatto riferimento al disegno di legge per la riforma del trasporto aereo approntato dal Ministero, che muove da un concetto fondamentale: una "ricaduta sociale, pubblica", consistente nella "centralita' del passeggero-utente". Ha rivendicato la facolta' di programmazione del settore da parte dello Stato, "visto che ci investe tante risorse", ma "non per limitare la libera espressione di questo o quell'operatore" (per carita'). Il termine "ambiente" nel convegno e' stato evocato solo circa la necessita' di spostare i voli low cost Ryan Air (cinque milioni di persone l'anno) che ora gravano sull'aeroporto di Ciampino, con gravi danni alla salute psicofisica degli abitanti, in lotta da molto tempo. Si fara' un terzo aeroporto, sembrano tutti d'accordo. Ma l'obiettivo e' anche espandere Fiumicino che adesso ha solo 30,2 milioni di passeggeri l'anno e potrebbero raddoppiare (nei primi tre mesi del 2007, mentre infuriavano le notizie sul caos climatico, i voli sono aumentati del 5% rispetto all'anno prima; e del 17% quelli da Ciampino). In tutto questo, il problema del clima e' uscito dai radar. 4. RASSEGNA STAMPA. MARINELLA CORREGGIA: COME LA BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI FINANZIA IL CAOS CLIMATICO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 27 aprile 2007, col titolo "Bei: come ti finanzio il caos climatico"] Qualcuno sa che i soldi dei contribuenti europei, gestiti dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) vanno ad aiutare gli affari della Jaguar e della Land Rover? E chi ha interesse a tenerci nascosto il fatto che questi soldi pubblici servono a peggiorare i conti climatici per i quali il nostro continente e' pesantemente in rosso di fronte al mondo? Per fortuna, a fare le pulci a questa istituzione bancaria pensa il Cee Bankwatch Network, una rete internazionale di organizzazioni non governative che conta membri in undici paesi dell'Europa centrale e orientale: Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Georgia, Ungheria, Lituania, Macedonia, Polonia, Romania, Repubblica slovacca, Ucraina. L'obiettivo che si propone e' monitorare le attivita' delle istituzioni finanziarie internazionali che operano nella regione, prevenire l'impatto socialmente ed ecologicamente negativo delle attivita' finanziarie cosiddette di sviluppo proponendo alternative costruttive e partecipate. La rete punta la sua attenzione in particolare sull'energia, sui trasporti e sull'allargamento europeo. Ad esempio i suoi membri prendono parte agli incontri annuali delle istituzioni finanziarie e a livello nazionale, regionale e internazionale portano avanti il metodo del "dialogo costruttivo". Ma nelle critiche il Cee Bankwatch Network non scherza. Ad esempio, secondo il suo piu' recente rapporto, Lost in transportation: the European Investment Bank¥s bias towards road and air transport redatto da Pippa Gallop (e disponibile sul sito http://bankwatch.org/documents/lost_in_transport.pdf), la Banca europea degli investimenti (Bei) avrebbe finanziato generosamente e senza ritegno le infrastrutture legate al trasporto su strada e aereo, sostenendo dunque in tal modo il riscaldamento climatico, in netto contrasto con gli obiettivi di riduzione dei gas serra del 20% e con il Libro bianco europeo sui trasporti, che si propone di disaccoppiare lo sviluppo economico dalla crescita dei trasporti stessi. Il rapporto dell'Osservatorio bancario ha analizzato i 112 miliardi di euro che la Bei ha fornito a progetti nel campo dei trasporti per il periodo 1996-2005. In termini di volumi prestati, su base annua, la Bei e' la principale istituzione finanziaria pubblica internazionale al mondo; e si suppone che le sue attivita' debbano promuovere e appoggiare le politiche dell'Unione europea. In realta' il suo comportamento e' "allarmante", sostiene lo studio. Circa la meta' degli investimenti totali della Bei per il settore dei trasporti e' andato a strade e settore aereo; quanto all'Europa Centrale e Orientale, la percentuale sale al 68%. Molto generosa con gli aeroporti, la Bei ha finanziato l'espansione di aeroporti quali Heathrow terminal 5, Schipol 5th runway e Madrid Bajaras terminal 4. Tradotto in termini di aumento del traffico, in caso di uso totale delle aumentate capacita', le emissioni di CO2 (gas serra) aggiuntive sarebbero pari alle emissioni totali annuali di paesi come la Nuova Zelanda, la Slovacchia, l'Irlanda, la Norvegia... Passiamo alle quattro ruote. L'industria automobilistica, con clienti di grido quali, dicevamo, Jaguar e Land Rover, domina il settore prestiti industriali della Bei. Il sostegno alla produzione di autoveicoli totalizza un sonoro 63% del totale degli investimenti industriali della nostra banca. Il fatto e' che la Bei non ha una strategia propria nel campo dei trasporti ed e' "a disposizione" dei richiedenti. Bankwatch raccomanda cose precise: stop ai prestiti nel settore degli aerei (ma ecco che si affaccia un finanziamento per Malpensa), gia' pesantemente sussidiato e in crescita verticale; limitare alle tecnologie efficienti i prestiti nel settore strade e automobili; priorita' al trasporto pubblico, su ferro, urbano, intermodale; inserire obiettivi annuali di riduzione dei gas serra nei criteri di valutazione dei progetti; individuare una politica dei trasporti coerente con gli obiettivi ambientali dell'Unione Europea. 5 RASSEGNA STAMPA. MARINELLA CORREGGIA: QUEI LUNGHI VIAGGI CHE SOLCANO IL CLIMA [Dal quotidiano "il manifesto" dell'8 marzo 2007, col titolo "Quei lunghi viaggi che solcano il clima"] Il settore dell'aviazione civile provoca a livello mondiale piu' emissioni di gas serra di tutti i paesi africani messi insieme ed e' quello il cui contributo ai gas serra aumenta piu' in fretta, come abbiamo riferito piu' volte su "Terra terra" [la rubrica tenuta da Marinella Correggia sul quotidiano "Il manifesto" - ndr]. I prossimi 26 e 27 marzo molti attivisti europei delle campagne per la riduzione delle emissioni da trasporto aereo arriveranno a Bruxelles (in treno) per partecipare a un seminario con parlamentari europei, membri della Commissione, associazioni ambientaliste e comitati di cittadini residenti in prossimita' di aeroporti in perenne espansione. L'obiettivo dell'incontro sara' esplorare insieme l'efficacia che potrebbe avere l'inclusione del settore aereo nello schema di commercio di emissioni dell'Unione Europea e il varo di misure fiscali - come tasse sul kerosene (il carburante degli aerei) o sulle emissioni stesse. Il momento e' importante perche' durante il 2007 il Parlamento europeo e il Consiglio dei Ministri dell'Unione dovranno discutere una proposta in materia avanzata dalla Commissione alla fine del 2006. Pochi mesi prima - luglio 2006 - l'europarlamento aveva appoggiato con ampia maggioranza un rapporto del suo Comitato per l'ambiente che proponeva una serie di misure per ridurre le emissioni. Fra queste: un sistema di commercio delle emissioni "chiuso"; una tassa sulle emissioni; una tassa, interna all'Ue, sul kerosene; l'abolizione delle esenzioni d'imposta di cui gode il settore. Insomma, piu' che altro la fine di un buon numero di privilegi che si e' accompagnata a numerose sovvenzioni (basti pensare a quelle a Ryan Air, compagnia low cost che ha sconvolto la vita degli abitanti di Ciampino). In confronto all'aereo, la nave e' un mezzo di trasporto passeggeri e merci di gran lunga meno pesante per il clima. Trasportare una tonnellata di merci per un chilometro costa circa 0,90 kg di CO2 se il mezzo usato e' l'aereo; lo stesso kg trasportato in nave transoceanica "costa" 0,00675 kg. E meno male, perche' il 90% del traffico mondiale di merci e' via mare. Il problema, pero', e' che il commercio internazionale e' raddoppiato negli ultimi 25 anni. E' la globalizzazione, bellezza. Nel mondo si spostano sempre piu' cose, dai combustibili fossili alle derrate alimentari. Scambi in gran parte nient'affatto necessari (sorprende ad esempio sapere che ogni anno l'Italia importa perfino tonnellate di fiori di plastica dalla Cina). Un recente studio dell'Istituto per la fisica e l'atmosfera di Wessling, Germania, citato dal quotidiano inglese "Guardian", ha stimato che le emissioni totali del settore trasporto marittimo sono piu' elevate del previsto e potrebbero crescere del 75% nei prossimi 15-20 anni, se il commercio mondiale continuera' a espandersi. Secondo i calcoli dell'istituto tedesco la flotta globale di 70.000 navi ha utilizzato circa 280 milioni di tonnellate di carburante nel 2001, che potrebbero diventare 400 milioni nel 2020. Sull'ordine di grandezza e' d'accordo anche la multinazionale Bp, proprietaria di una flotta di 70 navi petroliere. Le emissioni totali di CO2 da trasporto marittimo sono stimate intorno al 4% delle emissioni totali da attivita' antropiche e intanto le navi diventano sempre piu' grandi e piu' veloci e piu' numerose: sono state ordinate 20.000 nuove imbarcazioni. L'International Maritime Organization (Imo: agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa della sicurezza marittima e della prevenzione dell'inquinamento da navi; il suo motto e' "trasporto marittimo sicuro ed efficiente per oceani puliti"), dovra' farsi carico di una strategia per le emissioni di gas serra; anche un suo studio ha stimato che le emissioni da qui al 2020 aumenteranno moltissimo - di oltre il 70% - a causa dell'aumento della domanda. E il Tyndall, istituto di ricerca indipendente in Irlanda, ha lanciato nei giorni scorsi uno studio di due anni sulle emissioni delle navi, sostenendo che il problema ha bisogno di essere affrontato con urgenza. 6. RASSEGNA STAMPA. MARINELLA CORREGGIA: POLITICI IN VOLO [Dal quotidiano "il manifesto" del 24 gennaio 2007, col titolo "Politici in volo (con tutti gli altri)"] Se ne vanta o se ne duole? Il governo inglese spendera' fino a 3 milioni di sterline in tre anni per compensare, sulla base del Protocollo di Kyoto, il danno climatico provocato dai voli internazionali (e quelli interni, meno giustificabili) del primo ministro Tony Blair e dei membri del suo gabinetto. Lo stesso Blair, qualche giorno fa, ha dichiarato che la lotta contro il cambiamento climatico non richiede "irragionevoli sacrifici" come il fatto che egli rinunci ai suoi viaggi per vacanza. Quanto alla compensazione per i voli ufficiali, e' stata acquistata presso il Trading Emissions Plc, un gestore di fondi di investimento che a sua volta "acquista" progetti di sviluppo di energie rinnovabili in paesi "in via di sviluppo" quali Brasile, Tailandia e Filippine. Per tre anni - dal 2007 al 2009 - le emissioni relative ai soli voli ministeriali inglesi provocheranno l'emissione di ben 255.000 tonnellate di anidride carbonica (ma il governo per precauzione ne acquistera' altre 50.000, al modico prezzo di circa 10 sterline la tonnellata). Una quantita' di gas serra impressionante: per un confronto, si pensi che la piu' grande centrale eolica europea, entrata in funzione a Carno nel Galles e in grado di fornire il 15% dell'elettricita' necessaria a un'intera contea (Powys), riuscira' a far risparmiare al clima "solo" 80.000 tonnellate di CO2 l'anno. I politici sono assidui frequentatori degli aerei. Nondimeno un tonnellaggio cosi' enorme per un esiguo numero di persone da' l'idea delle dimensioni del problema ambientale "traffico aereo", di cui "Terra terra" si e' occupata piu' volte e che in Gran Bretagna suscita un vivo dibattito, con atteggiamenti schizofrenici da parte del governo, frequenti prese di posizione da parte di editorialisti di quotidiani importanti come "The Guardian" e con una incisiva campagna condotta dall'ombrello di organizzazioni Airport Watch (www.airportwatch.org.uk) contro la costruzione e il potenziamento degli aeroporti. Gli ambientalisti hanno di recente commentato l'aggiornamento pubblicato lo scorso dicembre del famoso Libro bianco sull'aviazione, realizzato dal governo nel 2003: "Il governo appare tuttora deciso, a dispetto del dichiarato impegno contro i gas serra, ad alimentare la prevista triplicazione dei voli da qui al 2030". A riprova del fatto che il tema e' politicamente trasversale, il conservatore Tim Jeo, coordinatore del Comitato per l'audit ambientale della Camera dei Comuni, ha dichiarato che intanto e' possibile e necessario eliminare i voli interni al paese, sostituibilissimi con poche ore di treno. Si potrebbe pensare a tasse speciali per i voli a corto raggio usando il denaro per migliorare le ferrovie, cosi' da completare l'opera di sostituzione delle ali con le rotaie in 5 anni. In effetti, grazie allo stress legato ai controlli sugli aerei e in parte alla campagna ambientalista, su alcuni tragitti il trend si sta rovesciando a favore dei treni, un fenomeno positivo che l'aumento dei prezzi dei biglietti puo' pero' boicottare. Tornando ai voli ministeriali, anche il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg ha annunciato, nel discorso di Capodanno, che il governo acquistera' le quote "sviluppate" dai viaggi aerei all'estero dei propri membri. Intanto il ministro inglese per il Cambiamento climatico e l'ambiente Ian Pearson e' impegnato a far entrare l'aviazione civile nello schema del commercio di emissioni che sta predisponendo la Commissione Europea, finalmente intenzionata a comprendere il rampante settore aereo in un conteggio dal quale e' finora escluso (il che ha favorito il circolo vizioso bassi prezzi, tanti voli). In futuro, ogni compagnia aerea dovra' pagare i permessi per le emissioni di gas serra prodotte dai propri aerei. Ma in questo schema la maggior parte dei permessi saranno accordati gratis, e si dovra' pagare solo il sovrappiu', acquistandolo da altre compagnie aeree e altre industrie. Come non bastano le compensazioni volontarie: non solo quella del governo inglese per i suoi viaggi ministeriali, ma anche quelle offerte da diversi gruppi ai viaggiatori ordinari: voli in Tailandia, ci ritorni e ti metti a posto la coscienza pagando misere 20 sterline con le quali qualcuno piantera' alberi da qualche parte. Un fiorente mercato che arrivera' a valere 300 milioni d sterline nei prossimi tre anni; discutibili pero' i progetti finanziati e (dunque) i suoi effetti sul clima, tanto da apparire a molti il solito escamotage rispetto alla regola che sarebbe davvero efficace: ridurre le emissioni non altrove, ma a casa propria, si tratti di uno stato, di un comune o di un individuo. 7. RASSEGNA STAMPA. MARINELLA CORREGGIA: CONTRO I "VOLI STUPIDI" [Dal quotidiano "il manifesto" del 25 novembre 2006, col titolo "Il movimento dei no-fly contro i 'voli stupidi'"] Mentre a Roma il Comitato di Ciampino - cittadini, ambientalisti e autorita' locali - registra qualche successo nel "pressing" sulle istituzioni per ridurre il numero dei voli nel rampante aeroporto, diventa piu' percepibile in Europa e in Gran Bretagna la grave minaccia al clima globale, e cosi' al benessere locale, rappresentata dall'aumento costante dei voli aerei civili. "Terra terra" se ne e' piu' volte occupata negli ultimi anni. Il contributo dell'aviazione commerciale alle emissioni globali di Co2 e' pari al 3,5%, ma il vero impatto riscaldante va moltiplicato per 2,7 per il fenomeno detto "radiative forcing"; dunque la responsabilita' dell'effetto serra e' quasi pari al 10% del totale; e cresce piu' velocemente di tutti gli altri. D'altra parte il 45% dei percorsi all'interno dell'Unione Europea coprono meno di 500 km e dunque sono facilmente sostituibili con treni, bus e battelli. I calcoli degli ambientalisti inglesi dicono che per il tragitto Londra-Edinburgo, circa 500 km appunto, un aereo provoca l'emissione di 96,4 tonnellate di Co2, un treno 11,9 (potendo trasportare lo stesso numero di persone). Finora le emissioni del settore aviazione civile sono state escluse dagli obiettivi di riduzione del Protocollo di Kyoto, e il kerosene (carburante degli aerei) non e' stato tassato; gravi anomalie che la Commissione Ue e il Parlamento europeo cercano di affrontare, anche alla luce del fatto che di questo passo i voli all'interno dell'Unione potrebbero raddoppiare entro il 2020 e triplicare entro il 2030, annullando ogni sforzo "kyotesco". Mentre i parlamentari di Strasburgo hanno gia' votato la proposta della verde inglese Caroline Lucas di introdurre una tassa sul kerosene aereo, la Commissione dovrebbe discutere a dicembre una bozza di direttiva secondo la quale a partire dal 2011, tutti i voli in arrivo o in partenza da aeroporti dell'Unione Europea dovranno sottostare a un regime di quote di emissione di gas climalteranti, proprio come avviene fin da oggi a tutti gli altri settori dell'economia. Ci sara' inoltre un tetto ai permessi acquistabili, con una quota a scendere. L'applicazione di questo schema a tutti i voli in arrivo e in partenza da aeroporti europei potrebbe ridurre le emissioni di CO2 di 183 milioni di tonnellate all'anno. E' possibile che per i primi tempi il piano sia limitato ai voli all'interno dell'Unione Europea, allo scopo di evitare ricorsi legali soprattutto da parte degli Stati Uniti. Non sarebbe la loro prima guerra commerciale scatenata contro temi di importanza ambientale. Sul fronte inglese, il governo e' stretto fra l'obiettivo che si e' dato di ridurre del 60% le emissioni di gas serra entro il 2050 e le continue pressioni per espandere gli aeroporti. Secondo un rapporto della Oxford University se non si fa nulla le emissioni del settore aereo raggiungerano nel 2050 il 25% del totale. I movimenti la' sono molto attivi e il quotidiano "Guardian" ne da' spesso conto. Sostenuti da Greenpeace, Friends of the Earth e altri, ce n'e' uno per ogni aeroporto, a chiedere condizioni di vita piu' sane, sicure e silenziose per i residenti (e anche di non essere sfrattati, come e' gia' successo). Il 6 novembre scorso e' stato il giorno nazionale di protesta contro i voli piu' "stupidi", quelli a corto raggio. L'idea e' partita dopo che l'osservatorio Hacan Clear Skies, che fa le pulci all'aeroporto londinese di Heathrow, ha calcolato che il traffico si potrebbe decurtare di almeno 100.000 voli l'anno se fossero decurtati tragitti brevi, sostituibili con mezzi di trasporto piu' decenti. Plane Stupid ("stupido aeroplano": www.planestupid.com) e' uno dei tanti gruppi di azione diretta nati nel corso dell'ultimo anno. Insieme a un altro gruppo, London Rising Tide, ha bloccato gli uffici di alcuni agenti di viaggio e condotto proteste in 5 aeroporti, oltre che davanti all'Authority per l'aviazione civile. La richiesta minima e' sospendere qualunque piano di espansione aeroportuale; poi di sopprimere i voli brevi. E abolire le esenzioni fiscali totali di cui godono le compagnie aeree. Con quei soldi, calcolano i comitati no-fly, si potrebbero sostenere diversi investimenti sociali e i trasporti piu' sostenibili. Invece i biglietti di bus e treni sono cresciuti di prezzo, al contrario di quelli degli aerei e a scapito dei ceti sociali piu' poveri. Che non usano nemmeno i low cost. La compagnia low-cost Ryanair - che imperversa a Ciampino - ha definito le richieste del movimento inglese in modo piu' colorito di altre compagnie, ovvero cosi': "La solita cacca di cavallo". Poiche' oggi e' la giornata del non acquisto (in Italia sostenuta dai Bilanci di giustizia e da Terre di mezzo), un'idea sostenibile e' non comprare biglietti aerei. 8. RASSEGNA STAMPA. MARINELLA CORREGGIA: LA GUERRA AL CLIMA DEI VOLI LOW COST [Dal quotidiano "il manifesto" del 28 luglio 2006, col titolo "La guerra al clima dei voli low-cost"] Qualche tempo fa si discuteva in Europa di "cieli intasati" dal traffico aereo. A volte si discute di standard di sicurezza. Molto poco si discute pero' di quanto inquina l'aereo, in particolare in termini di gas "di serra" che alterano il clima. Eppure, l'effetto riscaldante combinato di CO2, ozono, vapore acqueo e scie di condensa e' circa tre volte piu' grande di quello della sola CO2 collegata agli elevatissimi consumi di carburante, secondo l'Intergovernmental panel on climate change, organismo tecnico dell'Onu. Per questa "triplicazione", gia' oggi - precisa il California institute of technology - il trasporto aereo provoca circa il 10% dell'effetto serra mondiale. E l'industria dell'aviazione prevede una triplicazione dei voli da qui al 2050; secondo le stime di Eurocontrol, riportate dal Progetto di relazione sulla riduzione dell'impatto del trasporto aereo sui cambiamenti climatici della Commissione ambiente del parlamento europeo, il traffico aereo dell'Unione Europea e' destinato ad aumentare piu' del doppio entro il 2020 rispetto al 2003. Giorni fa il parlamento europeo ha approvato la risoluzione 2005/2249 (Ini) che mira a ridurre l'impatto del trasporto aereo sui cambiamenti climatici. Due premesse. La prima e' che la commissione Ue si e' impegnata a limitare a due gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali l'aumento della temperatura mondiale; parallelamente, nel novembre 2005, l'europarlamento ha invitato i paesi europei a realizzare drastiche riduzioni delle emissioni di gas responsabili del cambiamento del clima: dell'ordine del 30% entro il 2020 e del 60-80% entro il 2050. L'altra e' che il trasporto aereo internazionale e nazionale, malgrado il suo rilevante e crescente contributo ai cambiamenti climatici, "non e' soggetto agli impegni derivanti dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfcc) e dal relativo Protocollo di Kyoto, ne' ad altri impegni internazionali in materia di clima". Ora la risoluzione di Strasburgo sostiene a grande maggioranza la proposta della Commissione europea che si concretizzera' entro la fine del 2006: includere nel sistema europeo di scambio delle quote di emissione tutti i voli in partenza dal territorio dell'Unione. Agli esercenti di aeromobili sarebbe permesso un tot - da definire - di emissioni di CO2 e ossidi di azoto, e per il sovrappiu' dovranno acquistare diritti sul mercato mondiale. Risultato previsto? Gli aumenti del prezzo dei biglietti sarebbero limitati e la domanda di trasporto aereo continuerebbe a salire, ma meno velocemente. Il diritto a comprare e vendere licenze d'inquinamento e' uno degli scandali dei negoziati sul clima; ma e' un altrettanto grande scandalo l'aver finora esonerato un settore cosi' inquinante e pesante da qualsiasi meccanismo per controllare le emissioni. Altri privilegi sono l'assenza di tasse sul kerosene (il carburante usato dai velivoli) e diversi sostegni pubblici. Alcuni paesi gia' praticano un piccolo sovrapprezzo sui biglietti per finanziare la lotta contro Aids, tubercolosi e malaria nei paesi poveri; ma dal punto di vista dell'intensita' di voli cio' non cambia nulla. Certo un effetto deterrente verrebbe dalla tassazione delle emissioni di gas serra o del kerosene (diretta causa delle emissioni), per ora impraticabile perche' rifiutata a livello internazionale (dagli Usa per primi). Con i loro privilegi gli aerei fanno una concorrenza sleale ad altri modi di trasporto ben piu' sostenibili, come il treno. Il crescente effetto serra da aviazione civile dipende proprio dal picco dei voli a causa dei bassi prezzi: il successo dei low-cost su brevi e medie tratte dovrebbe interpellare tutti, in primis i viaggiatori ecopax; infatti e' un esempio da manuale di esternalizzazione dei costi: prezzi stracciati per grandi danni. Se gli aerei militari fanno le guerre moderne, quelli commerciali - trasporto persone e merci - fanno guerra al clima (e peraltro contribuiscono alle guerre per il petrolio, poiche' ne richiedono in quantita'). Gli europarlamentari volano parecchio, forse piu' di tutti, e nondimeno ritengono che occorra finalmente un pacchetto completo di misure. Ma l'industria dei voli si e' scatenata: "Ogni approccio al problema aviazione e ambiente che chieda l'introduzione simultanea di tasse sul carburante, Iva sui biglietti aerei, tasse ambientali agli aeroporti e inclusione nel commercio di emissioni ignora la realta' del settore" ha tuonato Sylviane Lust, direttore generale della International carrier association. Una risposta da parte della cittadinanza responsabile - che magari ha calcolato preventivamente l'impatto in termini di CO2 di un proprio volo, andando sul sito www.climatecare.org - sarebbe: "Grazie, vado in treno, o in traghetto". 9. RASSEGNA STAMPA. MARINELLA CORREGGIA: FAVORIRE IL NON VOLO [Dal quotidiano "il manifesto" del 2 marzo 2006, col titolo "Un'alleanza per volare (e inquinare)"] Una settimana fa il quotidiano inglese "Guardian" ha messo le mani su una bozza di trattato fra Unione Europea e Stati Uniti che impedira' ai governi europei di prendere qualunque misura per ridurre l'impatto ambientale degli aerei senza l'approvazione di Washington. Un'iniziativa grave, ma non e' che l'ultima. Tutto parte dalla Convenzione di Chicago del 1944, poi rafforzata da moltissimi trattati bilaterali, la quale stabilisce che nessun governo possa tassare il kerosene per gli aerei. Biberon a vita per le compagnie aeree. La notizia da' modo al giornalista-scrittore-attivista George Monbiot di parlare, sul "Guardian" (ripreso sul sito www.monbiot.com), di quel disastro per il clima che e' e sara' sempre piu' il trasporto aereo. Nelle sue ricerche per il prossimo libro (si chiamera' Heat: how to stop the planet burning, e uscira' a settembre) su come l'Occidente potrebbe - e dovrebbe - ridurre del 90% entro il 2030 le proprie emissioni di gas serra, Monbiot ha scoperto che quasi ogni fonte di emissioni di gas di serra puo' essere ridotta in quella percentuale, o sostituita, senza una grave riduzione delle nostre liberta', ma che invece "non c'e' modo di sostenere viaggi rapidi sulle lunghe distanze" se non con gli aerei. L'aviazione civile non e' solo la fonte di emissioni di anidride carbonica in crescita piu' rapida (per effetto del vapore acqueo, oltretutto, l'effetto serra prodotto dagli aerei e' 2,7 volte maggiore di quello che ha la Co2 da sola). Secondo i calcoli del Tyndall Centre for Climate Change Research, a continuare cosi', nel 2050 le emissioni di gas serra del settore aereo in Gran Bretagna supereranno da sole del 134% gli obiettivi governativi relativi alle emissioni totali del paese! Ma i governi fanno presto: escludono le emissioni prodotte dagli aerei dall'obiettivo (in fondo, lo fanno anche i cittadini dell'Occidente, attivisti compresi, assaltando i voli low cost su medie e lunghe distanze). Nel suo libro bianco The Future of Air Transport, il governo inglese ha ammesso che "l'unica area in cui e' libero di legiferare autonomamente rispetto agli altri paesi e' lo sviluppo degli aeroporti"; riducendone la capacita' potrebbe dunque contenere o addirittura invertire la rotta. Invece sta ampliando Heathrow, Stansted, Birmingham, Edinburgh e Glasgow; altri dodici aeroporti seguiranno. Gia' un quinto di tutti i passeggeri che girano il mondo scendono o passano per un aeroporto inglese; ma il loro numero potrebbe raddoppiare da qui al 2030 arrivando a 476 milioni di persone all'anno. Anche se sembra cosi' democratico volare a basso costo, di fatto volano soprattutto gli abbienti. Secondo una ricerca inglese, chi ha una seconda casa fa fino a sei viaggi (brevi o lunghi) all'anno, e del resto la maggior parte della crescita dei voli riguardera' il 10% piu' ricco della popolazione. All'estremo opposto, chi non vola mai e' e sara' anche il piu' danneggiato dagli eventi climatici. Le siccita' in Etiopia sono collegate al riscaldamento dell'Oceano indiano; e "92 milioni di bengalesi si troveranno sott'acqua in questo secolo per permetterci di andare in vacanza a New York". Risolveranno tutto le migliorie tecnologiche? No. E non solo perche' gli aerei sono progettati per essere longevi (decenni e decenni) e non saranno rottamati tanto in fretta. Ma anche perche' aerei piu' efficienti tendono a essere piu' rumorosi (dunque ancor meno accettabili dalle popolazioni "sottostanti") e a produrre piu' vapore acqueo (con l'effetto di cui sopra). Infine, anche un'improbabile riduzione del 20% delle emissioni pro capite (pro volo) non potra' quasi nulla di fronte a una domanda in crescita esponenziale. Aerei a idrogeno anziche' a kerosene? Peggio che andar di notte: aumenterebbero tre volte l'emissione di vapore acqueo. Non c'e' niente da fare: i governi devono favorire il non volo - di persone e merci - anziche' il contrario... ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 140 del 22 novembre 2007 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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