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Minime. 230
- Subject: Minime. 230
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 2 Oct 2007 00:31:51 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 230 del 2 ottobre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Messaggio del Segretario generale dell'Onu per la prima Giornata internazionale della nonviolenza, 2 ottobre 2007 2. "Azione nonviolenta" di ottobre 2007 3. Giovanni Burgio intervista Umberto Santino sui trent'anni del Centro Impastato 4. Giulio Vittorangeli: La violenza degli uomini 5. Il 9 ottobre a Roma 6. Il 18 ottobre a Viterbo 7. Unione donne in Italia: Noi vogliamo cose semplici e grandi 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. ANNIVERSARI. MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU PER LA PRIMA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA, 2 OTTOBRE 2007 [Dall'Ufficio delle Nazioni Unite per l'Italia (sito: www.unric.org) riceviamo e diffondiamo. Sono evidenti i limiti di questo testo; stara' all'impegno di tutte le persone di volonta' buona nel corso del tempo qualificare sempre di piu' la ricorrenza del 2 ottobre, farne occasione di accostamento alla nonviolenza cosi' come Gandhi l'ha pensata e vissuta: la nonviolenza che e' lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro tutte le menzogne e le oppressioni. Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l’autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l’India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006] Le Nazioni Unite sono state create nella speranza che l'umanita' non solo mettesse fine alle guerre, ma potesse un giorno renderle inutili. I fondatori speravano che l'Organizzazione potesse fermare la violenza, diffondendo la cultura della pace, promuovendo la tolleranza e migliorando la dignita' umana. Gli stessi ideali si riassumono nell'eredita' lasciataci dal Mahatma Gandhi, il cui compleanno celebriamo oggi. Il suo impegno pacifico contro gli ingiusti regimi dell'India e del Sudafrica ha conquistato l'immaginazione mondiale. Personificando la nonviolenza nella vita di tutti i giorni, ha ispirato innumerevoli persone a condurre un'esistenza migliore e piu' significativa. "La nonviolenza e' il primo articolo della mia fede. E' anche l'ultimo articolo del mio credo", fu la risposta che diede il Mahatma quando accusato di fomentare agitazioni contro lo Stato. L'ispirazione che ci viene dal Mahatma e' oggi necessaria piu' che mai. Tutto attorno a noi vediamo comunita' sempre piu' invischiate nell'intolleranza e nelle tensioni tra culture. Vediamo il dogma dell'estremismo e delle ideologie violente guadagnare terreno, mentre le forze moderate indietreggiano. Di recente, siamo stati testimoni della forza letale usata contro manifestanti disarmati e nonviolenti, i quali erano un esempio degli insegnamenti del Mahatma. Oggi, vi e' un gran bisogno di contrastare queste tendenze e promuovere una reale tolleranza e nonviolenza ad ogni livello, dal singolo individuo fino agli Stati nazionali. La Giornata internazionale della nonviolenza puo' servire a questo sforzo. Che possa dunque essere d'aiuto nel diffondere il messaggio di nonviolenza del Mahatma Gandhi ad un pubblico sempre maggiore, per giungere rapidamente al giorno in cui ogni giorno sara' quello della nonviolenza. 2. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI OTTOBRE 2007 [Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) riceviamo e diffondiamo] E' uscito il numero di ottobre 2007 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. * In questo numero: XXII Congresso del Movimento Nonviolento "La nonviolenza e' politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti"; Amiche e amici della nonviolenza si riuniscono a Verona per dare idee e gambe ed un progetto comune, Elena Buccoliero intervista Daniele Lugli; Ideare il manifesto del Congresso con un lavoro didattico progettuale, di Tamara Boscia e Loretta Viscuso; Disegnare la nonviolenza con immagini, forme, colori, gli studenti dell'Istituto d'Arte di Trento; Sul rapporto tra etica e politica. Il pensiero di Krippendorff, politologo della nonviolenza, di Valentina Paze'; Con i quaccheri in Irlanda cresce il processo di pace, di Franco Perna; L'Inps non ama gli obiettori, ma perde la causa davanti ai giudici, di Alerino Peila e Manlio Mazza. Le rubriche: Cinema. Il coraggio della verita' in una storia d'amore, a cura di Enrico Pompeo; Educazione. Educhiamo-ci alla pace: un processo formativo costante, a cura di Pasquale Pugliese; Economia. I detergenti equosolidali estratti dal cocco del babaco', a cura di Paolo Macina; Giovani. Cucinare con il sole, lavarsi con il ghiaccio, a cura di Elisabetta Albesano; Per esempio. Le tredici nonne salvatrici del pianeta, a cura di Maria G. Di Rienzo; Movimento. Testimoni della nonviolenza al nuovo centro di Mestre, a cura di Raffaella Mendolia; Libri. Catastrofi climatiche e disastri sociali, a cura di Sergio Albesano. In copertina: La nonviolenza e' politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti. In seconda: 1907-2007. Un secolo fa, il futuro, ottobre 1907, a cura di Luca Giusti. In terza di copertina: Pax et Biani, Il Congresso del Movimento. In ultima: Materiale disponibile. * Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". 3. MEMORIA. GIOVANNI BURGIO INTERVISTA UMBERTO SANTINO SUI TRENT'ANNI DEL "CENTRO IMPASTATO" [Dal sito del Centro Impastato riprendiamo la seguente intervista pubblicata su "Centonove" del 13 luglio 2007. Giovanni Burgio, studioso impegnato nel movimento antimafia, ha condotto una rilevante ricerca sulla figura e il messaggio di Pio La Torre. Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli 2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in cammino" nei nn. 931-934] - Giovanni Burgio: In questi trent'anni quali ritiene siano state le battaglie piu' importanti affrontate dal Centro, oltre ovviamente tutta la vicenda di Peppino Impastato? - Umberto Santino: La battaglia piu' lunga dall'inizio della nostra attivita' a oggi e' stata quella contro la scarsita' di risorse. Siamo autofinanziati, poiche' finora non siamo riusciti ad ottenere delle norme che stabiliscano dei criteri oggettivi per l'erogazione di fondi pubblici (gli altri centri nati dopo di noi sono finanziati con leggine-fotografie) e quindi abbiamo avuto notevoli difficolta' a mettere in piedi la struttura (biblioteca, emeroteca, archivio), a condurre le nostre attivita' di ricerca e documentazione e a pubblicare. In alcuni casi abbiamo trovato degli editori, altre volte abbiamo pubblicato direttamente con grossi problemi per la distribuzione. L'impegno del Centro si e' sviluppato su vari terreni, dalla lotta alla mafia a quella per la pace, soprattutto negli anni in cui si volevano installare i missili a testata nucleare a Comiso. Certo l'impegno piu' gravoso e' stato quello per Peppino Impastato. Prima abbiamo dovuto smantellare la montatura che lo voleva terrorista e suicida, poi abbiamo cercato di salvarne la memoria, e per molti anni siamo stati in pochi ed eravamo considerati i compagni del terrorista. Per avere giustizia ci sono voluti piu' di vent'anni e in tutto questo tempo non ci siamo limitati a chiedere giustizia ma abbiamo stimolato in tutti i modi la magistratura, raccogliendo elementi di prova, presentando esposti e dossier. Una svolta c'e' stata con la pubblicazione della storia di vita della madre di Peppino nel volume La mafia in casa mia, dove Felicia raccontava del viaggio del marito negli Stati Uniti dopo un incontro con Badalamenti in seguito alla distribuzione di un volantino in cui Peppino lo attaccava duramente. Negli Stati Uniti Luigi Impastato, parlando con una parente, le aveva detto: "Prima di uccidere Peppino debbono uccidere me". Su questa base si e' riaperta l'inchiesta ma per arrivare al processo c'e' voluta la dichiarazione di un mafioso collaboratore di giustizia che faceva parte della famiglia Badalamenti. Si e' arrivati a lui per una nostra richiesta di interrogarlo sul delitto Impastato, dopo aver appreso dalla stampa che un badalamentiano collaborava con la giustizia. Poi, com'e' noto, ci sono stati due processi, uno contro il vice di Badalamenti, Palazzolo, l'altro contro Badalamenti, conclusi con trent'anni di carcere e con l'ergastolo. Sul comportamento di rappresentanti delle forze dell'ordine e della magistratura abbiamo chiesto alla Commissione parlamentare antimafia di occuparsene, dato che il riferimento contenuto in una prima sentenza del 1984 non aveva avuto seguito, Nel dicembre del 2000 la Commissione ha approvato una relazione in cui si riconosce che carabinieri e magistrati, indirizzando le indagini solo sull'ipotesi dell'atto terroristico, avevano depistato e coperto i mafiosi. La vittoria e' stata quindi su tutta la linea. Ora pero' dobbiamo raddrizzare e integrare l'immagine mediatica, alquanto riduttiva, formatasi in seguito al grande successo del film: Peppino non era un Peter Pan di provincia che faceva piazzate notturne ma un dirigente politico, non era subalterno al Pci ma si muoveva autonomamente fin da giovanissimo, Badalamenti non era un benefattore della famiglia Impastato e l'inchiesta si e' riaperta non per autonoma volonta' della procura, ma per l'impegno quotidiano della madre e del fratello di Peppino, di alcuni compagni di militanza e di noi del Centro di Palermo, intitolato a Peppino quando quasi tutti lo consideravano un terrorista. * - Giovanni Burgio: La mafia nel corso del tempo e' cambiata o e' strutturalmente e nelle sue caratteristiche fondamentali sempre la stessa? - Umberto Santino: Prima bisognerebbe dire cosa per noi si intende per mafia. Non c'e' solo Cosa nostra con qualche altro gruppo di criminali organizzati, c'e' soprattutto un sistema di relazioni con soggetti formalmente esterni: professionisti, imprenditori, amministratori, politici, rappresentanti delle istituzioni. Quella che chiamiamo "borghesia mafiosa". Storicamente la mafia intreccia continuita' e innovazione, come del resto tutti i fenomeni di lunga durata. Ci sono aspetti permanenti, a cominciare dalla "signoria mafiosa", cioe' il controllo, tendenzialmente totalitario, sulle attivita' e sulle relazioni che si svolgono sul territorio. L'estorsione e' una forma di esercizio di questo signoraggio territoriale, una sorta di fiscalita' criminale che vuol dire: qui comandiamo noi. I pizzi sono documentati sulla piazza di Palermo fin dal XVI secolo, quando piu' che di mafia si puo' parlare di "fenomeni premafiosi". Anche l'uso della violenza e' una costante, almeno nelle fasi in cui si svolge la gara egemonica interna ed esterna, con l'eliminazione dei concorrenti e di chi ostacola l'attivita' dei gruppi mafiosi. Ma anche l'elasticita', l'adattamento ai mutamenti del contesto, l'inserimento nelle nuove attivita' piu' redditizie si puo' considerare un dato strutturale. Antico e nuovo convivono in un rapporto di reciproca funzionalizzazione. * - Giovanni Burgio: La mafia si puo' sconfiggere? E se si', come? - Umberto Santino: Si puo' lottare e sconfiggere se si e' capaci di confrontarsi con il fenomeno mafioso in tutti i suoi aspetti: crimine, accumulazione, potere, codice culturale, consenso sociale. E se si agisce non solo sulla leva della repressione ma pure su quella della prevenzione e si mette in agenda non solo la lotta contro i cinque-seimila affiliati ai gruppi mafiosi ma pure lo smantellamento del sistema relazionale. Bisogna agire sugli aspetti che rendono mafiogena una societa': l'esiguita' dell'economia legale e la gracilita' delle infrastrutture sociali, per cui l'illegalita' e' una risorsa per ampi strati della popolazione e l'associazionismo criminale un rifugio rassicurante, la prassi della politica come ricorso ai santi protettori e della vita quotidiana come competizione aggressiva e con tutti i mezzi. Occorre un progetto, non un pronto soccorso. Tutta la legislazione antimafia e' legata all'idea di mafia come emergenza delittuosa e non come fenomeno continuativo, e anche buona parte delle iniziative della societa' civile e' legata dall'emozione suscitata dai grandi delitti e dalle stragi. La lotta contro la mafia dev'essere un impegno continuativo, quotidiano e deve essere capace di costruire concrete alternative, come l'uso razionale delle risorse e la partecipazione democratica, senza deleghe a presunti liberatori. * - Giovanni Burgio: Perche' il lavoro del Centro Impastato e' costantemente ignorato dai politici, dall'universita', dalle istituzioni e dai media? - Umberto Santino: Non sarei cosi' drastico. Il Centro non e' una cittadella assediata. Siamo riusciti ad ottenere risultati significativi. Parecchie ricerche del nostro programma sono state condotte a termine e pubblicate, lavoriamo moltissimo nelle scuole, siamo invitati nelle altre regioni d'Italia e all'estero. Senza un rapporto con alcuni uomini politici non si sarebbe potuta fare la relazione della Commissione antimafia sul depistaggio per il delitto Impastato. Abbiamo fatto corsi e seminari in alcune Universita', altre usano come libri di testo nostre pubblicazioni. In manuali in uso presso Universita' americane le pagine sulla mafia italiana sono scritte da me. Certo, non sempre abbiamo un riconoscimento adeguato. Sui media non abbiamo molto spazio, anche perche' testate che si definiscono "di sinistra" praticano piu' o meno accentuate forme di bigottismo e di appartenenza e noi siamo rigorosamente non appartenenti. Ora molti parlano di borghesia mafiosa ma spesso si dimentica di ricordarne la paternita'. Dopo il successo del film su Peppino sono nate associazioni e sezioni di partito a lui dedicate che spesso ignorano il nostro lavoro, poiche' si fermano all'icona cinematografica, molto piu' "digeribile" del Peppino reale. Tutto questo puo' amareggiarci ma non scoraggiarci: sapevamo fin dall'inizio che il nostro lavoro, fuori dagli schemi, per il tipo di analisi e di attivita' che svolgiamo, sarebbe stato difficile. Ci sono state delusioni nei nostri tentativi di creare coordinamenti e reti o di farne parte. Nel corso degli anni Ottanta si concluse negativamente l'esperienza del Coordinamento antimafia, nato nel 1984 su una nostra proposta, e recentemente siamo usciti da Libera, condizionata da una gestione carismatica incompatibile con la democrazia associativa, con referenti regionali nominati e non eletti, dirigenti che "scompaiono" senza nessuna discussione, impegni presi e proposte accolte e poi lasciati cadere. Comunque ci riproviamo, anche dopo le delusioni. Per adesso lavoriamo alla realizzazione di una iniziativa ambiziosa: il Memoriale laboratorio della lotta alla mafia, che comprenda un percorso storico, un itinerario didattico, una biblioteca e un archivio molto piu' grandi di quelli che abbiamo costituito con il Centro, una casa delle associazioni e uno spazio di socializzazione, un laboratorio di iniziative unitarie. Stiamo provando a mettere insieme vari soggetti e ci auguriamo che questa volta ci si riesca. E anche per gli impegni nel sociale, come l'antiracket e le lotte dei senzacasa, abbiamo realizzato buoni rapporti con quel che si muove sul territorio, per esempio con Addiopizzo, che ha raccolto il testimone di Libero Grassi (siamo stati tra i pochissimi che l'hanno sostenuto quando era vivo) e il comitato "12 luglio" che rappresenta una svolta nelle lotte per le case a Palermo, avendo individuato, anche con il nostro aiuto, nelle case confiscate ai mafiosi una possibile strada per risolvere almeno parzialmente uno dei tanti problemi permanenti della citta'. 4. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LA VIOLENZA DEGLI UOMINI [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell’Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Sappiamo, da dati ufficiali, che la prima causa di morte e di invalidita' permanente per le donne di tutto il mondo, e' la violenza maschile. Quest'ultima, ne uccide e ne mutila piu' che l'infarto, o il cancro, o la oggi tanto esecrata anoressia. L'evidenza, quella cruda dei numeri, mostra che la violenza sulle donne e' trasversale e globale, sconfina fra civilta', etnie e continenti e non risparmia affatto l'Occidente opulento e democratico, al contrario. Il problema infatti non regredisce, ma al contrario si ripresenta, come un sintomo ritornante e irrisolto e inasprito, laddove piu' solida e' la liberta' guadagnata dalle donne. C'e' regressione e reazione maschile, dall'Ottocento in poi, ogni volta che c'e' uno scatto di liberta' femminile. Ogni volta, l'insicurezza e lo spaesamento maschile per "la donna nuova" si arma di violenza e si traveste di virilismo; e appena puo' (anche oggi) va al fronte, o inventa fronti inesistenti (come oggi, con lo scontro di civilta' e le guerre culturali). Cito, piu' o meno a memoria, un articolo di qualche tempo fa, della giornalista e scrittrice Ida Dominijanni, su questo argomento. "Proviamo a immaginare una scena rovesciata: che sia un uomo a scrivere questo editoriale, uomini a prendere il microfono, uomini a scendere in piazza e ad esporsi in tv. A dirci perche' loro, o un loro amico o un loro nemico o un loro vicino di casa, sentono di tanto in tanto l'incontenibile impulso a far male a una donna, a possederla violentemente, o a eliminarla dal creato; a chiudere una storia d'amore infilando l'ex amata in un cassonetto, o a costringere ad amarli una che non vuol saperne, o piu' semplicemente a malmenare la moglie o la figlia al riparo delle mura domestiche, nel regno di una privacy delinquenziale che nessuna intercettazione infrange. Perche'? La domanda resta senza risposta". Come dire, che e' la sessualita' maschile a restare avvolta in un velo di omerta'. Percio' la violenza contro le donne deve essere letta e indagata all'interno dei rapporti che gli uomini hanno con le donne: tutti gli uomini, giacche' questa non e' una violenza episodica o eccezionale, ne' patologica nel senso di essere agita da uomini con problemi psicologici o sociali, ma in qualche modo, invece, normale e anzi strutturale. Ed ancora, la violenza contro le donne, in quanto violenza dei diritti umani della meta' della popolazione di un paese, e' questione fondamentale per una democrazia e uno stato di diritto. Il riconoscimento, o meno, della liberta' soggettiva delle donne, non e' soltanto una questione culturale, ma anche giuridica. Ecco perche' sono da contrastare ed abolire tutte quelle leggi, in ogni angolo del mondo, che negano in radice la liberta' delle donne, in primo luogo la liberta' di dire da se' chi si e' e chi si vuole essere. In particolare, tutte quelle leggi che non riconoscono alle donne la loro piena liberta' di scelta in ordine alla procreazione. * E' per questo che quanto accaduto recentemente in Nicaragua ci riguarda direttamente e ci indigna. Il 13 settembre il parlamento nicaraguese, con 66 voti a favore e solo tre contrari, ha ribadito che ogni tipo di aborto terapeutico e' reato, anche in caso di rischio per la vita della madre, di gravi malformazioni del feto o di maternita' seguita a violenza sessuale, e va punito con una pena da uno a tre anni di carcere. E' stato dunque sancito quanto deliberato nell'ottobre scorso, quando con un tratto di penna era stato cancellato un diritto vigente da cent'anni. I parlamentari hanno respinto anche le mozioni che chiedevano di consentire l'interruzione volontaria della gravidanza almeno nei casi estremi, quando la madre corre serio pericolo ed e' gia' stato tentato di tutto per salvare sia lei che il nascituro. Intanto, nel solo mese di giugno di quest'anno tale divieto ha provocato la morte di 54 donne. Restano il ricorso agli aborti clandestini e il fai-da-te per le donne che cercano di eludere il divieto, e l'emergenza delle bambine madri e l'abuso sessuale sulle donne nicaraguensi, spesso minorenni vittime degli stessi familiari. Intanto le associazioni per la difesa della donna, dei suoi diritti e dei medici ostetrici, hanno lanciato una campagna a livello internazionale, ripresa dall'Associazione Italia-Nicaragua, che invita quanti sono contrari a questa legge a inviare una e-mail alle autorita' del Nicaragua, basta collegarsi al sito dell'Associazione: www.itanica.org 5. INCONTRI. IL 9 OTTOBRE A ROMA [Dall'Unione donne in Italia (per contatti: udinazionale at tin.it) riceviamo e diffondiamo] Martedi' 9 ottobre, alle ore 11,30, presso la sede nazionale dell'Udi, in via dell'Arco di Parma 15, a Roma, si svolgera' una conferenza stampa sulla campagna "50 e 50 ovunque si decide" e di presentazione della manifestazione del 13 ottobre a Roma. Per informazioni e contatti: Unione donne in Italia (Udi), tel. 066865884, cell. 3498444924, e-mail: udinazionale at tin.it 6. INCONTRI. IL 18 OTTOBRE A VITERBO Giovedi' 18 ottobre a Viterbo si svolgera' il secondo convegno sul tema "Un mega-aeroporto a Viterbo? No, grazie". Per una mobilita' adeguata e sostenibile, per un modello di sviluppo al servizio delle persone, in difesa dei beni ambientali e culturali, in difesa del diritto alla salute, per valorizzare e non devastare le risorse e le vocazioni produttive del territorio, per la legalita' e la democrazia, per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della biosfera. * Per informare e sensibilizzare la cittadinanza il comitato che si oppone all'aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo ha organizzato un secondo convegno di studi il giorno giovedi' 18 ottobre a Viterbo, presso la sala conferenze della Provincia, Palazzo Gentili, in via Saffi, con inizio alle ore 17. Partecipano al convegno in qualita' di relatori: l'on. Giulietto Chiesa, europarlamentare, giornalista e saggista; il professor Giuseppe Nascetti, docente di Ecologia all'Universita' della Tuscia; l'on. Enrico Luciani, presidente della Commissione Trasporti della Regione Lazio. Presiede il convegno la dottoressa Antonella Litta, portavoce del comitato. * Un mega-aeroporto a Viterbo? No, grazie Difendiamo la salute dei cittadini, l'ambiente e i beni culturali e sociali di Viterbo, l'economia locale e il diritto a un lavoro valido e sicuro. Difendiamo la biosfera e i diritti di tutti. Difendiamo la democrazia. Impediamo una speculazione scandalosa e gravemente nociva. * Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it 7. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: NOI VOGLIAMO COSE SEMPLICI E GRANDI [Dall'Unione donne in Italia (per contatti: udinazionale at tin.it) riceviamo e diffondiamo] Sabato 13 ottobre 2007 a Roma in piazza Farnese dalle 14 alle 20 i Centri di raccolta "50 e 50 ovunque si decide" promuovono una manifestazione nazionale nel pieno della raccolta delle firme per la legge di iniziativa popolare "Norme di democrazia paritaria nelle assemblee elettive" per dire "io voglio esserci per decidere del futuro ovunque". Le donne dei cento Centri nati spontaneamente in tutta Italia saranno le protagoniste di questo evento di cui tante e tanti sono a conoscenza visto che abbiamo gia' raccolto tantissime firme. Contiamo di superare il doppio di quelle necessarie entro il 30 novembre, data in cui si concludera' la raccolta delle firme. La nascita e la pratica quotidiana nei Centri sono gia' politica e la loro autenticita' scompagina gli schemi in un momento in cui sembrerebbe non esserci scampo tra i vecchi equilibrismi di potere da una parte e un facile qualunquismo parolaio dall'altra. Non e' un caso se solo la "grande stampa" e soprattutto il servizio pubblico non si sono accorti di nulla. Sara' perche' questa manifestazione non e' a favore di questo governo e neppure contro. O perche' questa campagna non favorisce il proporzionale e neppure il maggioritario. O perche' siamo donne che non "appartengono" agli apparati e difficili da addomesticare agli interessi di una parte piuttosto che un'altra. O perche' non saremo mai "femministe" accettate dal potere perche' buone a parlare su tutto e bravissime a non cambiare nulla. Noi vogliamo cose semplici e grandi. Vogliamo l'applicazione di un principio fondamentale di democrazia. L'articolo 51 della Costituzione attende di essere applicato dal 1948. Donne e uomini devono essere messi nelle condizioni di essere responsabili alla pari della gestione della cosa pubblica. Ovunque si decide. La stagione delle quote e' politicamente conclusa. Chi le nomina ha solo paura di intaccare interessi consolidati. Sono venuti meno anche gli alibi di natura giuridica legati ad una lettura antica della Costituzione. Ora finalmente e' il tempo della democrazia paritaria. * Campagna "50 e 50 ovunque si decide" promossa dall'Udi - Unione Donne in Italia, via dell'Arco di Parma 15, 00186 Roma, tel. 066865884, e-mail: udinazionale at tin.it, siti: www.50e50.it e www.udinazionale.org 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 230 del 2 ottobre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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