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Minime. 225
- Subject: Minime. 225
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 27 Sep 2007 00:53:13 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 225 del 27 settembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. I cittadini e le cittadine del presidio permanente "No Dal Molin": Vicenza come Viterbo 2. Solidarieta' con la lotta nonviolenta di liberazione del popolo birmano 3. Maria G. Di Rienzo: Alcune notizie di fine settembre 4. Andre' Gorz 5. I Medici per l'ambiente ricordano Lorenzo Tomatis 6. Verso il congresso del Movimento Nonviolento 7. Raffaella Mendolia intervista Alberto Trevisan 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE: I CITTADINI E LE CITTADINE DEL PRESIDIO PERMANENTE "NO DAL MOLIN": VICENZA COME VITERBO [Attraverso Martina Vultaggio (per contatti: freak_blabla at yahoo.it) riceviamo e diffondiamo la seguente dichiarazione di solidarieta' dei cittadini e le cittadine del presidio permanente "No Dal Molin" di Vicenza] Vicenza come Viterbo: due aeroporti, uno militare e uno civile; due casi di distruzione del territorio; un unico movente: il profitto. Noi cittadini del presidio permanente contro il Dal Molin di Vicenza esprimiamo la nostra massima solidarieta' ai comitati che, a Viterbo, si battono contro la costruzione di un nuovo aeroporto. Leggiamo dal vostro appello che chiedete il rispetto del diritto alla salute, alla sicurezza, ad un ambiente vivibile, al lavoro dignitoso, alla mobilita' per tutti. Questi temi ci accomunano. Se rivediamo i vari percorsi dei comitati che da tutta Italia aderiscono al patto, ci accorgiamo di come siano simili: anche noi aspettiamo una valutazione di impatto ambientale; anche noi pensiamo ad un differente modello di sviluppo; e cosi' a Napoli, in Val Susa, a Ciampino... * Ci rallegra il fatto che ogni giorno sempre piu' cittadini prendono coscienza di cosa sta accadendo sulla propria pelle e comincino a dire no; partono dal proprio piccolo, per cominciare poi percorsi allargati, di rete, di solidarieta'. Stiamo costruendo, tutti insieme, degli esempi di democrazia e resistenza dal basso; stiamo lottando per la nostra terra, ma anche creando percorsi includenti, di partecipazione attiva, in quest'epoca di grande vuoto e delusione dalla politica. Questa e' l'Italia che ci piace. Non ci piace, invece, l'Italia delle grandi opere costruite a tavolino; l'Italia delle lobby, delle ecomafie, della militarizzazione. * Un'ultima battuta: abbiamo sentito dire che il sindaco di Viterbo aveva proposto la vostra citta', eventualmente, per il progetto Dal Molin. Se cosi' fosse, questo chiarirebbe abbastanza il modello di sviluppo del territorio che chi governa ha in mente. Per noi, invece, e' chiaro: ne' a Vicenza, ne' altrove. Un abbraccio, a presto. I cittadini e le cittadine del presidio permanente "No Dal Molin" 2. APPELLI. SOLIDARIETA' CON LA LOTTA NONVIOLENTA DI LIBERAZIONE DEL POPOLO BIRMANO Ovunque si promuovano iniziative di solidarieta' con la lotta nonviolenta del popolo birmano. Ovunque si chieda alle organizzazioni internazionali e agli stati di porre fine ad ogni complicita' con la dittatura militare e di esercitare invece una forte pressione diplomatica e costruttiva perche' in Myanmar si giunga alla democrazia e al rispetto dei diritti umani. Ovunque si realizzino iniziative di informazione e di sostegno a quanti con la forza della nonviolenza lottano in Myanmar come ovunque per la dignita' umana di tutti gli esseri umani, per la solidarieta' che tutti gli esseri umani unisce, riconosce, raggiunge. 3. MONDO. MARIA G. DI RIENZO: ALCUNE NOTIZIE DI FINE SETTEMBRE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo articolo. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81] "La primaria difesa contro la violenza di genere e' la pace, perche' le donne e le bambine sono usualmente le prime vittime della guerra". Cosi' il rappresentante delle Nazioni Unite Alan Doss ha aperto il suo intervento a Monrovia (Liberia), il 3 settembre, durante l'Assemblea generale dei Consigli delle Chiese, a cui ha partecipato anche il vicepresidente liberiano Joseph Boaki. Doss ha aggiunto che anche in tempo di pace sono necessarie misure specifiche per contrastare la violenza di genere, in special modo lo stupro. Ugualmente significative le parole del vicepresidente: "Delle donne, che hanno giocato un ruolo fondamentale nel portare la pace in Liberia, si abusa ogni giorno". Boaki ha annunciato le misure del proprio governo per lottare contro le violenze sessuali, fra cui un miglioramento dell'assistenza sanitaria alle vittime ed una velocizzazione dei processi penali. C'e' da ricordare che lo stupro fu usato come "arma di guerra" durante la guerra civile liberiana, che e' durata 14 anni e che, secondo le stime delle Nazioni Unite, ha ucciso 270.000 persone. * Sempre restando nell'ambito dell'Onu, sara' utile sapere che il 20 settembre gli Usa, il Canada, l'Australia e la Nuova Zelanda hanno votato contro una risoluzione che chiedeva anche a questi paesi l'adozione della "Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli Indigeni". La Dichiarazione, che tutela culture ed istituzioni indigene, include anche un articolo che pone particolare attenzione ai bisogni delle donne, e condanna la violenza contro di esse: sara' per questo che non l'hanno votata? * Nelle regioni indiane colpite recentemente da inondazioni, hanno fatto la loro comparsa le "capanne della maternita'", un intervento congiunto di governo ed Unicef. Il disastro ambientale, oltre ad aver sommerso cliniche ed ospedali, ha creato profughi e fra loro vi sono ovviamente anche donne incinte o in procinto di partorire. Dopo un primo tentativo nei pressi di un villaggio che e' stato sommerso, Bargama Gachhi, e la prima bambina nata sana, le capanne si sono moltiplicate in altre cinquanta zone. Per ognuna di esse vi sono quattro infermiere ostetriche, quattro paramedici e tre medici a rotazione. Le capanne forniscono gratuitamente assistenza materna e prenatale, oltre a informazioni sulla pianificazione familiare, ed il governo indiano progetta di renderle permanenti. * Una bella differenza con il gruppo "Restituta" di Londra, che sta chiedendo al papa di intervenire per proibire al personale di un ospedale cattolico di discutere di contraccezione e fecondazione artificiale con i propri pazienti. Fino ad ora non hanno avuto molti risultati, perche' medici e mediche ed infermieri ed infermiere hanno dichiarato all'unanimita' che se una tale politica verra' messa in atto si licenzieranno in massa. * Dove, da circa un decennio, i contraccettivi sono banditi da ospedali e cliniche (Manila, Filippine) si e' arrivati alla crisi sanitaria. Potete leggere l'intero, sconvolgente, rapporto nel sito www.reproductiverights.org L'ex sindaco di Manila, Jose' Atienza, aveva proclamato il bando nel 2000, dichiarando di attenersi agli insegnamenti del Vaticano. Il nuovo sindaco, Alfredo S. Lim, e' entrato in carica nello scorso luglio, e a lui femministe, attivisti/e per i diritti umani e personale sanitario stanno chiedendo di revocare il bando, che ha avuto un impatto devastante soprattutto sulle donne piu' povere: "All'ottava gravidanza ho rischiato di morire. Il dottore mi aveva detto di non restare piu' incinta. Ho chiesto mi legassero le tube, ma anche l'intervento mi avrebbe messo a rischio, e comunque l'ospedale non lo fa piu'. Pero' mi proibiscono di usare contraccettivi. Adesso penso che la prossima volta che partoriro' dovro' morire. Noi guadagniamo 150 pesos al giorno (due euro e quaranta centesimi, ndr) con cosa li compro i condom? E cosa do' da mangiare a tutti i miei bambini?". Alcune donne povere tentano di sottrarsi ai rapporti sessuali, il che ha avuto come risultato violenze fisiche e stupri da parte dei mariti... Un grande risultato, signor ex sindaco: mi auguro che ella si sia definitivamente ritirato dalla politica. * Della protesta delle donne saudite, che hanno inviato il 23 settembre la loro petizione al re Abdullah per riottenere il diritto a prendere la patente, forse gia' sapete. Quel che potreste non sapere e' che appunto la facolta' di guidare un'auto (assieme al diritto di muoversi liberamente, come dice la petizione) e' andata perduta per le donne saudite nel 1990, grazie ad una "fatwa" emanata dal Consiglio dei grandi ulema. "Ci restituiscano cio' che ci hanno rubato", dice Wajeha al-Humwaider, analista di sistemi petroliferi ed attivista della protesta, "Persino i cani e i gatti hanno piu' diritti delle donne arabe"î. Pare davvero che nel paese serpeggi una sana femminile inquietudine: le studentesse delle facolta' di legge, ad esempio, non capiscono perche' non possono esercitare la professione una volta laureate: in cinque stanno redigendo uno studio che presenteranno sempre al re, in cui dimostrano che essere attive come avvocate non e' contrario all'Islam. * Dal re alla regina: Rania di Giordania ha lanciato il 10 settembre un progetto (con budget iniziale di un milione di dollari) per combattere la violenza contro le donne. Gli scopi dell'azione sono fornire assistenza medica e legale alle donne vittime di abusi, e suscitare consapevolezza pubblica sul problema. La maggior parte delle donne giordane, secondo l'ultima indagine demografica sulla salute della popolazione (2002), crede che i loro mariti siano in qualche modo autorizzati ad usare violenza fisica o verbale. "Cio' che rende il progetto cosi' importante", ha detto Asma Khader, che dirige la Commissione nazionale giordana per le donne, "e' che ci stiamo muovendo dalla teoria alla pratica. L'ostacolo principale e' cambiare le percezioni delle persone: ed e' questo cio' che ci serve per contrastare la violenza". * Ricordate la campagna iraniana "Un milione di firme" per i diritti umani delle donne, vero? Grazie ad Amnesty International, che la sostiene, potreste aver avuto la fortuna di non sentirne parlare solo da me. Un bel po' di donne sono finite in carcere per aver semplicemente firmato o raccolto le firme: l'ultima in ordine di tempo e' Bahareh Hedayat, ventiquattrenne studentessa universitaria, arrestata durante un pacifico sit-in di protesta contro gli arresti indiscriminati di altri studenti. * Ma a fine luglio e' stata la volta di un attivista di sesso maschile. Amir Yaghoub Ali ha compiuto vent'anni nella sezione 209 della prigione di Evin, in isolamento, perche' fa parte del sempre maggior numero di giovani uomini impegnati nella campagna che chiede uguaglianza per le donne. La madre di Amir, che e' stata informata dell'arresto del figlio dopo dieci giorni, ha chiesto al giudice in cosa consistessero gli "undici capi d'accusa" contestati al ragazzo: era forse illegale raccogliere firme? Le e' stato risposto che "Non si tratta di accertare cosa sia legale e cosa no. (detto da un giudice, credo sia il massimo). Quel che dobbiamo investigare e' l'intenzione dietro alle sue attivita'. Amir e' un maschio, cos'ha lui a che fare con le donne? E' uno studente, e avrebbe dovuto badare ai suoi studi". * La follia dilaga, anche in Cecenia, dove dal 13 settembre le impiegate pubbliche devono mettersi un fazzoletto in testa o verranno licenziate. Il presidente Ramzan Kadyrov, trentenne, a detta di molti osservatori locali ed internazionali ha trasformato la regione nel suo feudo privato. Le leggi che anche lui dovrebbe rispettare separano stato e religione, e danno eguali diritti ai due sessi. Ma Kadyrov, dopo aver effettuato un pellegrinaggio in Arabia Saudita, ha dichiarato che "le tradizioni cecene sono diverse". * Problemi con le "tradizioni" anche per la simpatica signora Ni, un'operaia cinese che ha trascinato in giudizio i suoi datori di lavoro. La signora Ni e' stata infatti licenziata in base alla "tradizione" che vuole che le donne stiano zitte, soprattutto davanti ai loro superiori maschi. Poiche' ha risposto al suo caporeparto invece di mettersi a piangere, e si e' rifiutata di pagare la multa impostale semplicemente per aver aperto bocca, l'operaia e' stata cacciata. Ma lei crede che non vada bene: "Il padrone mi ha detto che, secondo le regole della ditta, non ha importanza che sulla questione io avessi ragione o torto. Ai subordinati e' permesso solo obbedire, ha insistito. Io pero' credo di avere dei diritti, oltre che dei doveri". * Alla sinagoga Tifereth Israel, nello Iowa, per quanto si definiscano "conservatori", pensano invece che uomini e donne siano fatti per stare insieme su questa Terra. E per parlarsi liberamente. Percio' non li ha scandalizzati celebrare lo Yom Kippur (21 settembre) con un team composto dalla rabbina, una cantrice e la presidente della sinagoga stessa, la dottoressa Marty Rosenfeld, che ha dichiarato: "Abbiamo preso posizione sull'eguaglianza dall'inizio, dando riconoscimento all'eguaglianza fra donne ed uomini. Quando per farlo ci e' servito cambiare il nostro libro di preghiere, lo abbiamo fatto". Alleluja! * Fonti: Abc News, Arab News, Associated Press, France Presse, Hindustan Times, Indigenous People's Caucus, Inter-Press Service, New York Times, Reuters, Wall Street Journal, We News, Women's Media Center. 4. LUTTI. ANDRE' GORZ [Andre' Gorz e' deceduto. Dal sito del quotidiano "La stampa" riprendiamo la seguente tragica notizia: "Si e' suicidato il filosofo Andre' Gorz. Il grande intellettuale francese e' stato ritrovato morto insieme alla moglie nella loro casa di Vosnon. Si e' suicidato, assieme alla moglie, Andre' Gorz, grande filosofo francese e cofondatore del settimanale "Nouvel Observateur". Aveva 84 anni e sua moglie Dorine, affetta da una malattia degenerativa, ne aveva 83. Sono stati ritrovati, l'uno a fianco all'altro, nella loro casa di Vosnon, nell'Aube. Gorz, 84 anni, aveva diretto negli anni Sessanta "Les Temps Modernes", la rivista fondata da Jean-Paul Sartre nel 1944, alla quale diede il proprio segno, traendo ispirazione anche da quella parte della sinistra italiana che si riconosceva in nomi come Vittorio Foa e Bruno Trentin. Nel 1964 fondo' con Jean Daniel il settimanale "Nouvel Observateur" ma piu' tardi se ne sarebbe distanziato portandosi su posizioni piu' radicali e facendosi padre in Francia del pensiero dell'ecologia politica e dell'anticapitalismo. Autore di numerosi volumi, fra questi Ecologia e politica, Ecologia e liberta', Addio al proletariato e Metamorfosi del lavoro, la sua ultima opera era intitolata Lettere a D. La storia di un amore, pubblicata lo scorso anno. Si concludeva con la frase 'Vorremmo non sopravvivere l'uno alla morte dell'altro. Ci siamo detti che se, per assurdo, dovessimo vivere una seconda vita, vorremmo trascorrerla insieme'. Ieri sulla porta della loro casa di Vosnon, dove la coppia viveva da un ventennio, un semplice messaggio 'Avvisare la gendarmeria'. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha espresso il suo dolore per la scomparsa del filosofo, 'grande figura di intellettuale della sinistra francese ed europea'"] Da settimane ho accatastati sul mio tavolo di lavoro anche alcuni suoi libri, e quasi ogni giorno mi dicevo che dovevo ritrovare quel brano o quell'altro che mi pare di ricordare e che ci tornerebbe assai utile a chiarire questo e quel punto nella lotta che stiamo conducendo contro il folle progetto del mega-aeroporto di Viterbo. * Andre' Gorz e' morto, con la sua compagna Dorine, e per me e per tanti come me e' un altro pezzo di storia, e della mia storia, della mia vita, che se ne va per sempre. La storia di quella sinistra alla quale decisi di appartenere una volta per sempre quando ero ancora un ragazzino, la sinistra antitotalitaria, la sinistra degli oppressi, la sinistra dell'internazionale futura umanita', la sinistra di Franco Fortini. In questa sinistra ci sono Luce Fabbri e Sergio Turone, Albert Camus e Jean-Paul Sartre, Anna Kuliscioff e Rosa Luxemburg, Margarete Buber Neumann ed Heinrich Boell, Hannah Arendt e Simone Weil, Riccardo Lombardi e Marianella Garcia, Alex Langer ed Eliseo Milani, Luigi Pintor e Giorgiana Masi, Victor Serge e Mohandas Gandhi, Aldo Capitini e Danilo Dolci, ed infinite altre persone ancora. E tra i viventi Rigoberta Menchu' e Vandana Shiva. La sinistra che senza esitazione si oppone ai gulag e ai lager, alla schiavitu' e all'atomica, al patriarcato e al razzismo, alla guerra afgana, al terrorismo tutto. La sinistra del partito dei fucilati. La sinistra di Andre' Gorz. La sinistra che vuole difendere e salvare la biosfera e con essa la civilta' umana, l'umanita' intera, presente e futura. * Prendo ora in mano ancora una volta questo libro dalla copertina bianca e verde, vecchio del 1966 e come tutti i vecchi libri odoroso di uno strano odore, e leggo a pagina 294: "Non sono sicuro di aver mantenuto tutto cio' che avevo promesso". Parole scritte tra il '55 e il '56. Lungo il tragitto degli anni sei stato fedele al tuo impegno, hai fatto la tua parte, hai dato adempimento alla promessa col tuo costante, tenace lavoro di ricerca della verita', di umana solidarieta', di contrasto all'oppressione e alla menzogna, vecchio Borbottone. E pure in quest'ora, nell'ora dello strazio indicibile, ebbene, di tanto tuo ragionare, scrivere, esortare e lottare per un mondo vivibile e un'umanita' civile fraterna e sororale, noi che restiamo te ne siamo grati, ancora e sempre. * Ma anche vogliamo dire che quell'ultima tragica scelta non condividiamo. Per quel poco che possiamo intuire piu' che sapere, noi che non pretendiamo di ergerci a giudici, sommessamente diciamo ancora una volta che ogni vita umana ci e' cara. Ed ogni morte ci lascia sbigottiti ed affranti, schiantati nell'abisso. 5. LUTTI. I MEDICI PER L'AMBIENTE RICORDANO LORENZO TOMATIS [Attraverso Luisa Mondo (per contatti: luisa.mondo at epi.piemonte.it) riceviamo il seguente comunicato dell'Isde] Lorenzo Tomatis e' mancato il 21 settembre 2007: ci sentiamo addolorati, sgomenti, soli. E non soltanto noi Medici per l'Ambiente, che abbiamo avuto Lorenzo come maestro e, dal 1990, presidente del comitato scientifico Internazionale di Isde, ma anche tutti coloro che, come abitanti di questo pianeta, hanno a cuore il destino dell'uomo. Lorenzo Tomatis e' stato infatti grande come medico, come ricercatore, come scrittore, ma soprattutto come uomo: ed e' stato per ciascuno di noi un maestro perche' ha messo sempre al primo posto, fino all'ultimo suo giorno di vita, il rispetto per la vita, e per la dignita' dell'uomo. Non sembrino esagerate queste parole: se la strada indicata da uomini come Lorenzo fosse stata seguita, il mondo sarebbe oggi diverso, piu' a nostra misura, meno inquinato, piu' equo. Lorenzo nasce a Ancona nel 1929 e si laurea in medicina, sperimentando, gia' al momento della laurea, la protervia baronale di un professore che utilizza per la propria libera docenza il lavoro sperimentale da lui condotto per oltre un anno. Deluso ed amareggiato si laurea con una tesi sulla poliomielite. Giovane medico lavora poi in un istituto per malati cronici di Tbc, toccando con mano la sofferenza e la rassegnazione di una umanita' dal destino in gran parte segnato, che ricordera' magistralmente nelle pagine del romanzo autobiografico Il fuoriuscito. Abbandonando un mondo accademico in cui non trova spazio, si trasferisce negli Stati Uniti nel 1957 e nel 1967 approda a Lione, dove crea e dirige l'Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Iarc) fino al 1993. Negli anni in cui dirige la Iarc lavora con passione e rigore metodologico: la sua produzione scientifica e' amplissima e vedono la luce in quegli anni, sotto la sua direzione, le monografie Iarc, nelle quali prende forma l'attuale sistema di valutazione e classificazione delle sostanze cancerogene. Il suo rigore scientifico ed il suo acume di ricercatore si declineranno sempre intorno ad una visione della scienza, della medicina e della ricerca al servizio dell'uomo. In un mondo accademico sempre piu' chiuso e condizionato da dogmi, e in una medicina sempre piu' "distratta" e sempre piu' influenzata dalle corporations e dai potentati economici, Tomatis ha continuato a dare una testimonianza tenace, limpida, coerente del valore etico della medicina. Con lungimiranza gia' da qualche decennio Tomatis aveva identificato nelle generazioni a venire le vittime innocenti della deriva della nostra civilta', questa era la sua preoccupazione piu' viva: "le generazione a venire non ci perdoneranno il danno che stiamo facendo loro". Noi Medici per l'Ambiente che abbiamo avuto la grande opportunita' di conoscerlo ed amarlo e di averlo come maestro in questi anni, cercheremo di essere sempre all'altezza del suo insegnamento e di conservare la sua memoria. A questo fine vorremmo chiedere a tutti coloro che hanno avuto modo in questi anni di conoscere Lorenzo Tomatis e di imparare qualcosa da lui, di inviarci i loro ricordi, messaggi e documenti. Isde - International Society of Doctors for Environment -Italia Per contatti: isde at ats.it 6. INIZIATIVE. VERSO IL CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Si svolgera' dal primo al 4 novembre a Verona il XXII congresso nazionale del Movimento Nonviolento sul tema "La nonviolenza e' politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti". * Giovedi' primo novembre Mattina ore 10,30: Apertura del segretario e relazione introduttiva Pomeriggio - Comunicazioni sulla rivista "Azione nonviolenta", sul centri studi, sui gruppi locali... - Dibattito in assemblea plenaria. * Venerdi' 2 novembre Mattina Lavoro in tre commissioni: I Corpi civili di pace; Il servizio civile volontario; L'educazione alla nonviolenza Pomeriggio Lavoro in tre commissioni: Economia, ecologia, energia; Risposte di movimento alla crisi della politica; Resistenza nonviolenta contro il potere mafioso * Sabato 3 novembre Mattina - Riferiscono le prime tre commissioni e poi dibattito - Riferiscono le altre tre commissioni e poi dibattito - Spazio per presentare le mozioni Pomeriggio - Dibattito sulle mozioni - Votazioni - Rinnovo delle cariche * Domenica 4 novembre Mattina - "Non festa, ma lutto", iniziativa nonviolenta: camminata attraverso luoghi simbolici della citta'. * Per ulteriori informazioni: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org 7. RIFLESSIONE. RAFFAELLA MENDOLIA INTERVISTA ALBERTO TREVISAN [Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per averci messo a disposizione la seguente intervista estratta dalla sua tesi di laurea su "Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento (1990-2002)" sostenuta presso la Facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli studi di Padova nell'anno accademico 2002-2003, relatore il professor Giampietro Berti. Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea una rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia. Alberto Trevisan, obiettore di coscienza al servizo militare prima che la legge riconoscesse questo diritto e per questo tre volte incarcerato, impegnato nel Movimento Nonviolento del cui coordinamento nazionale fa parte, e' da sempre una delle figure di riferimento della nonviolenza in Italia ed ha preso parte con ruoli di responsabilita' a molte rilevanti esperienze per i diritti e la democrazia, di solidarieta' e di pace. Tra le opere di Alberto Trevisan: Ho spezzato il mio fucile. Storia di un obiettore di coscienza, Edizioni Dehoniane, Bologna 2005] - Raffaella Mendolia: Per cominciare vorrei chiedere occupazione, livello di istruzione, luogo di residenza. - Alberto Trevisan: Da oltre 35 anni sono inserito nel mondo del lavoro e ho svolto varie mansioni sia manuali che intellettuali. Ho cominciato a lavorare sin da ragazzo (16 anni) come telefonista portiere mentre frequentavo il liceo classico: ho conseguito il titolo di maturita' classica e poi ho conseguito il diploma universitario di assistente sociale nel 1973. Ho svolto anche un lavoro come operaio in una fabbrica chimica dal 1973 al 1975 quando ho vinto il concorso per assistente sociale psichiatrico, lavoro che ho svolto dal 1975 al 1998. Attualmente lavoro sempre come assistente sociale presso il settore servizi sociali del Comune di Padova, e dopo aver lavorato alcuni anni presso un centro territoriale di servizio sociale ora mi occupo di pagine web dal punto di vista dei contenuti per una corretta informazione telematica nei confronti dell'utenza. Oltre al Diploma di assistente sociale sono laureando presso la Facolta' di Scienze della formazione per la laurea in Servizio sociale. Dal 16 gennaio 2004 frequentero' un corso di perfezionamento in bioetica, argomento che mi attira professionalmente oltre a quello dei diritti umani e di educazione alla pace (sono stato dal 1995 al 1999 assessore alla Pubblica istruzione, all'educazione alla pace e ai diritti umani nel mio Comune di residenza, Rubano (Pd). Andro' in pensione il 31 marzo 2004. * - Raffaella Mendolia: Come e' entrato in contatto con il Movimento Nonviolento, a che eta', cosa l'ha spinta? - Alberto Trevisan: Sono entrato in contatto con il Movimento Nonviolento nel 1967, anno in cui mi sono iscritto all'universita'. Il primo contatto l'ho avuto con Pietro Pinna, primo obiettore di coscienza in Italia, e a quei tempi animatore del Movimento Nonviolento e responsabile della rivista "Azione nonviolenta", essendo uno dei collaboratori di Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento in Italia ed ideatore nel 1961 della prima Marcia Perugia-Assisi. Pur non essendo stretto militante del Movimento Nonviolento ho sempre avuto un occhio di riguardo a questo movimento e in seguito sono stato tra i primi obiettori al servizio militare, scontando nelle carceri italiane militari circa 18 mesi dopo tre processi, e fui scarcerato il 23 dicembre 1972 in seguito all'approvazione della legge che riconosceva appunto il diritto all'obiezione di coscienza e permetteva lo svolgimento del servizio civile sostitutivo (la legge n. 772/72); servizio civile che non ho svolto dato che secondo l'art.12 della legge fui congedato per aver passato molti mesi (piu' di 12 mesi) in carcere. Ho fatto l'obiezione di coscienza all'eta' di 23 anni mentre all'eta' di 19 ho cominciato ad avere i primi contatti con il Movimento Nonviolento. * - Raffaella Mendolia: Attualmente in che campo presta la sua opera? - Alberto Trevisan: Essere nonviolenti oggi significa impostare la propria vita sulla base della nonviolenza intesa come insieme di teoria e tecniche sulla base degli insegnamenti di Gandhi e molte altre persone che hanno contribuito a rendere sempre di piu' la nonviolenza un modo di interpretare e vivere la propria esistenza. L'obiezione di coscienza e' solo uno degli strumenti ma forse il piu' importante perche' e' la chiave di volta delle nostre scelte quotidiane: e' soprattutto assumersi le proprie responsabilita'; capire le ragioni degli altri; trascendere i conflitti sia personali che collettivi; e molti altri atteggiamenti. * - Raffaella Mendolia: La carta Ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento: qual e' la sua portata oggi e quale ritiene che fosse al momento della sua formulazione? - Alberto Trevisan: La Carta del Movimento Nonviolento e' attuale oggi come ieri: non e' un caso che una delle definizioni piu' ricordate di Capitini e' proprio "la nonviolenza come varco attuale della storia". Bisognerebbe che fosse maggiormente diffusa e conosciuta da chi si batte per i diritti civili: questo lavoro e' necessario farlo durante le grandi aggregazioni soprattutto in occasione di eventi importanti come il rifiuto della guerra. Mi sembra che questo apporto i nonviolenti lo stiano dando nell'ambito della neonata Rete di Lilliput e non solo. * - Raffaella Mendolia: Ritiene che essa sia stata sviluppata in tutte le sue direttrici d'azione? - Alberto Trevisan: La Carta non ha ancora raggiunto molti settori della societa' civile: ecco perche' e' necessario che il movimento con la sua identita' si apra sempre di piu' alle istanze della societa', e in particolare si rivolga ai giovani e alle ragazze che in molte stanno accettando la proposta del servizio civile volontario. Per non buttare al vento trenta anni di servizio civile alternativo al servizio militare bisognera' impegnare molte energie per convincere i ragazzi a svolgere il servizio civile su base volontaria. * - Raffaella Mendolia: Quali sono le iniziative piu' significative intraprese dal Movimento Nonviolento negli ultimi dieci anni? - Alberto Trevisan: Le iniziative piu' significative sono prima di tutto la forza del Movimento Nonviolento che da 40 anni stampa una rivista sempre piu' aggiornata sui temi della nonviolenza, poi i vari convegni e congressi del movimento; inoltre le marce organizzate in prima persona dal movimento come quella Perugia-Assisi del 2000 e soprattutto l'ultima marcia Assisi-Gubbio che ha dimostrato l'autonomia del Movimento Nonviolento dal piu' variegato mondo pacifista, pur non mancando mai agli appuntamenti del movimento per la pace. * - Raffaella Mendolia: Qual e' la posizione del Movimento Nonviolento nel panorama politico attuale? - Alberto Trevisan: Il movimento ha rapporti sia con i partiti che con le istituzioni pur mantenendo la sua autonomia; si puo' dire che in un certo periodo vi era una certa affinita' con il movimento dei Verdi, ma quando il movimento verde ha assunto le vesti di un vero e proprio partito, l'autonomia e' ritornata sui giusti binari senza pero' dimenticare che uomini provenienti o vicini al Movimento Nonviolento, come nel caso di Alex Langer o altri, hanno avuto cariche politiche importanti partendo dal piccolo comune sino al Parlamento Europeo. * - Raffaella Mendolia: Qual e' il grado di maturita' del Movimento Nonviolento di oggi, che risultati ha raggiunto, quali difetti devono essere corretti? - Alberto Trevisan: Il Movimento Nonviolento ha raggiunto un grado di maturita' abbastanza elevato rispetto ad altri tempi. Questo e' dovuto alla publicazione continua di una rivista che raccoglie consensi e nuovi lettori. Il movimento dovrebbe aprirsi di piu' alla societa' civile perche' e' tempo di passare dal grande lavoro di riflessione alle cose concrete: la marcia Assisi-Gubbio e' andata in questa direzione e quindi si tratta di trovare altre modalita' per aprirsi di piu'. Molto dipendera' anche dalla forza di cui dispone: indispensabili l'inserimento di persone, ragazze e ragazzi, in servizio civile volontario da inserire in progetti previsti specificatamente per il Movimento Nonviolento. * - Raffaella Mendolia: Ritiene che Il Movimento Nonviolento abbia una visibilita' adeguata? - Alberto Trevisan: Per il momento il Movimento Nonviolento si affaccia sul panorama socio-culturale con una buona visibilita' e anche nell'agone politico: il problema e' intensificare gli sforzi per aumentare il livello attuale. * - Raffaella Mendolia: Il movimento nel futuro: e' preferibile essere minoranza esigua o movimento di massa? Quali sono le sue concrete possibilita' di sviluppo? - Alberto Trevisan: Questa domanda e' particolarmente delicata e ci vorrebbe troppo tempo per una risposta esaustiva o quantomeno piu' completa. Mi limito a dire che non si tratta di essere minoranza o movimento di massa perche' il problema principale e' mantenere la propria identita'. Piu' e' forte l'identita' sui tempi medio-lunghi piu' ci sono possibilita' di diventare, se non di massa, di grande respiro di consensi. Pensare globale per agire locale: questa potrebbe essere la chiave di lettura del nostro futuro di nonviolenti. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 225 del 27 settembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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