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Minime. 171
- Subject: Minime. 171
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 4 Aug 2007 00:35:27 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 171 del 4 agosto 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Anche per oggi non si vola (parte terza) 2. Antonella Litta: Informazione e' democrazia 3. Ieri a Viterbo 4. Paolo D'Arpini: Una corsa verso l'autolesionismo 5. Giuseppe Tacconi: Un confronto pubblico e democratico 6. Marinella Correggia: A terra, per la Terra 7. Elisabetta Tramonto: L'Italia soffre di aeroportite 8. Paola Baiocchi: Lavoro precario e senza garanzie 9. Peppe Sini: Contro l'aeroporto. Una lettera aperta del 3 luglio 2007 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: ANCHE PER OGGI NON SI VOLA (PARTE TERZA) Da Norberto Bobbio e da Ernesto Balducci apprendemmo che talvolta un granello di sabbia puo' fermare una immensa macchina di devastazione. Ed e' un'idea fondamentale della nonviolenza quella che al male bisogna opporsi sempre, anche quando esso sembrasse soverchiante e l'opposizione ad esso sembrasse inane: l'azione buona non e' mai inane. A chi ci dicesse che contrastare la crescita del trasporto aereo (che per unanime ammissione sta contribuendo in misura abnorme al surriscaldamento del clima, una delle piu' drammatiche emergenze planetarie; che per unanime ammissione provoca gravi danni all'ambiente e alla salute delle persone; che per unanime ammissione e' una delle modalita' di trasporto piu' energivore, antiecologiche ed antieconomiche, ed infine persino antipolitiche - tema quest'ultimo su cui ci riserviamo di argomentare in altra occasione alla luce della piu' adeguata, aggiornata ed aggettante riflessione politica e morale, giuridica, filosofica e delle scienze umane), ed anzi agire per ottenere una drastica riduzione di esso, e' impegno di lunga lena e di gran pondo, diciamo in semplicita' e franchezza: ebbene, e' una buona ragione per cominciare subito. Difendiamo l'ambiente bene comune, difendiamo la salute diritto di tutte le persone, difendiamo la democrazia che ogni essere umano convoca e raggiunge e rispetta e degnifica. Facciamolo qui, facciamolo adesso. * Informiamo tutte le persone del vero e proprio disastro ambientale provocato dal trasporto aereo; informiamo tutte le persone della elevata pericolosita' del trasporto aereo; informiamo tutte le persone che vi sono alternative in termini di scelte di mobilita' di gran lunga migliori, preferibili sia dal punto di vista economico che dal punto di vista ecologico, che da quello sociale e politico (intendendo per politica l'azione ordinata al bene dell'umanita'); promuoviamo una presa di coscienza e un dibattito che si traducano in un necessario ed urgente esercizio di democrazia, con la forza della partecipazione, della condivisione, della responsabilita'. * Fermiamo la costruzione di nuovi aeroporti nel nostro paese. Impegnamoci per la riduzione dei voli. Ed opponiamoci altresi' allo scandalo - denunciato da tutti i piu' autorevoli studi italiani ed internazionali - dell'immenso sperpero di pubblico denaro sottratto a reali esigenze umane e dissipato a favore di una modalita' di trasporto (ovvero dei rapaci oligarchici interessi speculativi connessi) dalle conseguenze cosi' palesemente nocive per la collettivita'. Anche questo fascicolo del nostro notiziario dedichiamo interamente alla riflessione e alla documentazione, alla promozione dell'impegno civile, ragionevole, nonviolento, per la riduzione del trasporto aereo, come necessario contributo all'impegno per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la difesa della biosfera dell'unico mondo che abbiamo. 2. RIFLESSIONE. ANTONELLA LITTA: INFORMAZIONE E' DEMOCRAZIA [Diffondiamo la seguente dichiarazione di Antonella Litta, portavoce del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo, del 3 agosto 2007. Antonella Litta (per contatti: antonella.litta at libero.it) e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' nazionale ed internazionale. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto ambientale] Informazione e' democrazia Su una decisione che potra' avere conseguenze profonde e irreversibili per il nostro territorio e la nostra gente, vogliamo che vi sia la piu' ampia ed approfondita informazione scientifica, il dibattito piu' partecipato e piu' trasparente, affinche' tutti i cittadini possano esprimere un parere pienamente consapevole. Tutti hanno diritto ad essere informati, ad essere ascoltati, a partecipare a decisioni cosi' importanti. * Ambiente e' salute Siamo preoccupati per l'evidente forte impatto ambientale di un'opera la cui realizzazione non solo danneggia l'ambiente ma puo' avere gravi ripercussioni sulla salute delle persone. La maggior parte delle malattie derivano da fattori e situazioni di inquinamento ambientale, e quindi prendersi cura dell'ambiente e' di importanza fondamentale per difendere la salute delle persone. * Locale e' globale Ci stiamo impegnando non solo per difendere il nostro territorio, il diritto alla salute e al lavoro della nostra gente, i beni culturali e ambientali, le autentiche vocazioni produttive del viterbese, ma anche per contrastare un incremento incontrollato del trasporto aereo che sta contribuendo pesantemente al surriscaldamento del clima, che e' una delle principali emergenze ambientali globali di oggi. Nella situazione attuale tutte le scelte locali - ed in particolare quelle di cosi' rilevante impatto ambientale - incidono sullo stato del pianeta. * Vi sono alternative Chi pone la questione in termini di "o l'aeroporto o l'apocalisse" ripete antichi errori, vi sono altre alternative, e vi e' innanzitutto la necessita' di un confronto adeguato, scientificamente fondato, inteso a promuovere uno sviluppo armonioso ed autocentrato, con tecnologie appropriate, ecologicamente sostenibile, che crei occupazione di qualita' e salvaguardi e valorizzi le straordinarie risorse peculiari del nostro territorio. 3. INCONTRI. IERI A VITERBO [Diffondiamo il seguente comunicato stampa del Comitato che si oppone alla realizzazione dell'aeroporto a Viterbo] Si e' svolta venerdi' 3 agosto 2007 a Viterbo la conferenza stampa del comitato che si oppone alla realizzazione del terzo polo aeroportuale del Lazio e chiede un ridimensionamento del trasporto aereo in quanto altamente inquinante e pericoloso per l'ambiente e la salute dei cittadini. L'incontro e' stato aperto dalla dottoressa Antonella Litta, portavoce del Comitato, che ha riassunto i temi gia' svolti nella sua apprezzata relazione tenuta al Consiglio Provinciale di Viterbo del 30 luglio. E' poi intervenuta la dottoressa Marinella Correggia, saggista scientifica, autrice di molte pubblicazioni e referente italiano della rete internazionale dei comitati che denunciano il grave impatto ambientale del trasporto aereo con particolar riferimento all'emergenza globale del surriscaldamento del clima. L'incontro e' stato moderato da Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo. Sono intervenuti tra gli altri il dottor Walter Mancini, l'architetto e gia' docente universitario Giuseppe Tacconi, il professor Mauro Sarnari, il professor Alessandro Pizzi gia' sindaco di Soriano nel Cimino, il professor Osvaldo Ercoli gia' consigliere comunale e provinciale, che hanno esposto le ragioni dell'opposizione all'opera. Erano presenti persone rappresentative di varie esperienze di impegno civile e di impegno culturale nella citta' e nella provincia. Naturalmente vi e' stato anche lo spazio per l'espressione di voci favorevoli all'opera (a conferma di uno stile di comunicazione aperto all'ascolto delle opinioni altrui). Un contributo cospicuo e' stato dato dai giornalisti, con molte domande tutte pertinenti ed impegnative, che hanno dato luogo ad una riflessione vivace, polifonica ed appassionante. A tutti loro va il piu' vivo ringraziamento del Comitato. La conferenza stampa si e' prolungata per oltre due ore, a conferma dell'importanza di una disamina pubblica adeguata dei temi in discussione. * Per informazioni e contatti: - Comitato contro l'aeroporto: e-mail provvisoria presso: info at comitatonepiperlapace.it - Antonella Litta, portavoce del Comitato: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it 4. RIFLESSIONE. PAOLO D'ARPINI: UNA CORSA VERSO L'AUTOLESIONISMO [Dalla rivista mensile "Etrurialand", n. 60/2007 (disponibile anche nel sito www.etrurialand.info) riprendiamo il seguente intervento. Paolo D'Arpini (per contatti: circolo.vegetariano at libero.it) e' animatore del Circolo vegetariano di Calcata (in provincia di Viterbo) e di rilevanti esperienze ecologiste, di spiritualita', di solidarieta', di incontro tra le persone, le culture, con la natura vivente] Corsa verso l'autolesionismo. Cosi' chiamerei la foga con la quale i nostri amministratori litigano e sgambano per arrivare primi all'aeroporto. Una scena tragicomica alla Fracchia che corre all'ospedale per farsi amputare una gamba ed un braccio per accontentare il padrone. Da parecchio tempo seguo la vicenda degli sgambetti istituzionali per aggiudicare l'aeroporto a Viterbo. Come se questa fosse la soluzione ai problemi della Tuscia. Mi aspettavo che qualche voce saggia e lungimirante si levasse per indicare il male incombente di questo snaturato progetto ma invano. Son costretto a prendere la parola per evocare il rischio di uno scalo low cost (eufemismo che in realta' vuol dire "alto costo" in termini di pollution). Non voglio menzionare dati tecnici sulla quantita' in metri cubi di gas inquinanti, questo lo lascio fare ad altre associazioni amanti dei numeri, basterebbe chiedere agli abitanti di Ciampino o Fiumicino se son contenti delle condizioni in cui si trovano. Voli low (or hight) cost significa emissione pazzesca di gas serra e di polveri sottili sia per l'atterraggio che per la partenza, significa sorvolo a bassa quota del territorio, significa susseguirsi di boati acustici, etc. Insomma sarebbe come far di Viterbo il crocevia del traffico equivalente a dieci "autostrade del sole", oppure come avere cinquanta piste di Vallelunga in cui i bolidi girano e girano notte e giorno continuando a far rumore, emettendo sporcizia e fumo nero. E poi che vantaggio ne avrebbe il territorio - realmente -, aumenterebbe forse il turismo? No di certo giacche' lo scopo dei viaggiatori non e' quello di sbarcare a Viterbo bensi' di arrivare a Roma al piu' presto con bus navetta o taxi, un andirivieni continuo, quindi di sicuro altro inquinamento per la Citta' dei Papi e non si salverebbe da tale disastro nemmeno il territorio sorvolato in continuazione da aerei in giro di attesa per l'atterraggio. Invito alla riflessione i politici double side (destra-sinistra) cosi' avidi della primogenitura di questo mostro, che si studiassero lo stato dell'ambiente globale, che si interrogassero sul futuro dell'economia possibile, sulle risorse vere, sul rispetto verso le generazioni future, sul destino non ineluttabile della Tuscia di accogliere solo scomodi servizi (a vantaggio di chi?). 5. RIFLESSIONE. GIUSEPPE TACCONI: UN CONFRONTO PUBBLICO E DEMOCRATICO [Ringraziamo Giuseppe Tacconi per averci messo a disposizione il testo del suo intervento svolto nella seduta del Consiglio provinciale di Viterbo del 30 luglio 2007. Giuseppe Tacconi, architetto, gia' docente universitario, persona di grande cultura e di nitido impegno civile, e' impegnato nel comitato "Nepi per la pace" che ha promosso varie rilevanti iniziative e nel comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo] Mi chiamo Giuseppe Tacconi, residente a Nepi, membro del comitato "Nepi per la pace", la cui azione non puo' essere racchiusa tra le mura di un ghetto come qualcuno desidererebbe. La questione dell'aeroporto interessa tutti e avrebbe dovuto essere sottoposta ad un confronto pubblico e democratico in tempi congrui. L'opposizione alla realizzazione del terzo aeroporto regionale si fonda su: 1. preservazione della salute dei cittadini; 2. questioni ambientali in generale; 3. sviluppo compatibile e qualificato (miglioramento della qualita' della vita). Inoltre la notizia dello stanziamento di fondi per l'ampliamento dell'aeroporto di Fiumicino, pari ad oltre due milioni di nuovi passeggeri, rende superfluo il terzo scalo regionale. Infine sarebbe sufficiente chiedere agli abitanti di Ciampino quali vantaggi economici, occupazionali, commerciali, etc., hanno ottenuto dall'incremento del numero dei passeggeri che, in pochissimi anni, sono quintuplicati. Possiamo quindi almeno sospettare che dietro alla realizzazione di quest'opera ci possano essere gli interessi dei soliti potentati economici e politici. Perche' poi si vuol far credere che i terreni non utilizzati per l'aeroporto verrebbero automaticamente fagocitati dalla speculazione dei "palazzinari"? Perche' non ci si batte invece per avere nel Paese una reale politica urbanistica che tagli le unghie proprio a coloro che, grazie alla rendita di posizione, dal dopoguerra ad oggi hanno accumulato immense ricchezze? In Europa una seria politica dei suoli e' stata realizzata nei primi decenni del secolo scorso. Agli ambientalisti dell'ultima ora desidero ricordare che un ministro dei Lavori Pubblici democristiano, l'on. Fiorentino Sullo, aveva presentato in Parlamento nei primi anni Sessanta un disegno di legge tecnicamente pressoche' perfetto, che avrebbe impedito il saccheggio sistematico delle risorse paesaggistiche e ambientali del nostro Paese (ecomostri) oltre a consentire di vivere in citta' a misura d'uomo e non in squallide citta'-dormitorio. La legge fu immediataente affossata dai suoi stessi compagni di partito; fu costretto ad immediate dimissioni e sottoposto ad un indegno linciaggio, ricorrendo a distruttivi e infamanti attacchi anche sul piano personale. Il risultato di quella scelta scellerata e' sotto gli occhi di tutti. Basta sorvolare il territorio per suscitare in noi indignazione e vergogna per come gli amministratori, sia a livello regionale che locale, hanno consentito la vandalica devastazione. Ribadiamo quindi la nostra ferma opposizione alla realizzazione dello scalo aeroportuale che porterebbe solo sciagure per le popolazioni, consapevoli che la crescita economica e civile della Tuscia e del suo capoluogo si fondano su ben altre risorse. Da ultimo e' sorprendente come la solidarieta' espressa dalle regioni limitrofe a che il terzo scalo venga realizzato a Viterbo sia stata cosi' favorevolmente e cosi' ingenuamente accolta all'unanimita' dal Consiglio. Ma a nessuno e' venuto in mente il perche'? 6. RIFLESSIONE. MARINELLA CORREGGIA: A TERRA, PER LA TERRA [Ringraziamo Marinella Correggia (per contatti: mari.cor at libero.it) per averci messo a disposizione questo articolo parte del dossier apparso nell'ultimo fascicolo della rivista "Valori" col titolo "A terra, per la Terra" e il sommario "La necessaria riduzione della domanda passeggeri e merci e le alternative, al tempo del caos climatico". Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007] Invitato in Italia come relatore a un incontro sulla svendita del petrolio iracheno, Greg Muffit ha percorso in treno il tragitto Londra-Roma andata e ritorno. Coerenza oblige (sconosciuta agli attivisti italiani): anche se non e' un campaigner no-fly, Greg lavora per l'organizzazione inglese Platform che con approccio interdisciplinare porta avanti "in modo interdisciplinare obiettivi di giustizia sociale ed ecologica". Le pressioni dell'industria aeronautica non permetteranno di applicare tutti quei provvedimenti sul lato dell'offerta necessari a bloccare la crescita del settore: ma il clima lo richiede. Occorrera' dunque un'autoriduzione individuale e collettiva della domanda passeggeri e merci. La domanda crea l'offerta; una minore domanda si tradurra' presto in meno voli, meno espansione di aeroporti. Come e' facile calcolare, in un solo viaggio aereo di qualche ora possiamo provocare individualmente l'emissione di una tonnellata di gas serra: che e' piu' di quello che ci spetterebbe in un anno per il totale dei nostri consumi (alimentari, trasporto, energia ecc.) se il mondo fosse a) giusto e b) sostenibile. Infatti per contenere il riscaldamento climatico entro i due gradi centigradi, a livello mondiale le emissioni di gas serra dovranno essere ridotte in pochi decenni dell'80 per cento rispetto al 1990: da circa 30 miliardi annui di tonnellate di CO2 equivalente, a 6 miliardi, dunque piu' o meno una tonnellata per ciascun terrestre. * Alternative per i viaggiatori Prima di ogni viaggio, un pensiero e qualche calcolo. Scomodo, sed necesse est. E si aprono nuovi orizzonti. Tanto, non c'e' piu' nulla di leonardesco nel volo. - Evitare i voli a corto raggio: si' a treni, pulman, traghetti... Calcolando i tragitti da e verso l'aeroporto, il check-in e dintorni, spesso l'aereo non e' piu' veloce del treno, che provoca emissioni di CO2 dieci volte inferiori. Inoltre, con i treni notturni e relative cuccette non si perdono mattinate o pomeriggi e si risparmia sull'albergo. Su ferro o con pulman di linee internazionali si raggiungono in una notte o poco piu' anche molte citta' europee, con tariffe e promozioni low-cost. E quando c'e' di mezzo il mare, Mediterraneo, Tirreno e Adriatico sono quasi dei laghi; si arriva economicamente in Sardegna e in Grecia in una notte e anche la Spagna e' ben servita. Perfino negli incontri di lavoro, dovrebbe diventare un principio l'incorporare il mezzo (lo spostamento) nel fine (la riunione): come Gandhi insegno'. E' arricchente. - Boicottare i voli low cost e i charter. Perche' e' grazie alle compagnie a prezzi stracciati che i voli aerei continuano a crescere. Se rimanessero solo quelli di linea sarebbe gia' in passo avanti. - Non partire. Le teleconferenze dovrebbero diventare la norma. E i megasocial forum mondiali a cui gli italiani partecipano piu' di tutti (in aereo)? Forse e' piu' utile pagare il viaggio a qualcuno del Sud del mondo e mandare al massimo un delegato per gruppo, chiedendosi se serve a qualcosa oltre che a socializzare. - L'altro modo di far turismo (davvero responsabile). In Gran Bretagna esistono ormai siti dedicati alla bellezza e al senso dei viaggi in treno, pullman, nave ecc. Cambiamento che richiede un ripensamento delle vacanze. Anche del turismo "responsabile" in paesi esotici e lontani. La voglia di conoscere le altrui culture in modo solidale e' cieca se fa dimenticare che anche un turismo convertito ai viaggi "solidali" ma fatti in aereo e' insostenibile: oltretutto rischia di minare, causa caos climatico, l'esistenza stessa delle culture che vogliamo rispettosamente incontrare. Un viaggio "responsabile" ma in aereo per persona all'anno (o anche ogni due o tre anni) e' decisamente troppo. Parliamo di decrescita o iniziamo a praticarla, intanto rendendo le vacanze piu' vicine ed ecologiche? (Lo chiede anche il principio di reciprocita': anche gli appartenenti alle culture di laggiu' amerebbero venire a conoscere le nostre sul posto). * Svuotare i cargo - Attenzione ai "chilometri-cibo". In un'orizzonte di sostenibilita', sicurezza e sovranita' alimentare, secondo il rapporto Slow Trade Sound Farming del Wupperthal Institute il commercio internazionale deve diventare residuale. Tanto piu' se via aerea. Esempio Coldiretti: "per trasportare a Roma un chilo di ciliegie dall'Argentina in volo per una distanza di 12.000 km si consumano 5,4 kg di petrolio, per un kg di pesche dal Sudafrica nel viaggio di 8.000 chilometri si bruciano 4,35 kg di petrolio; gli arrivi di ogni kg di uva dal Cile richiedono 5,8 kg". Dunque: mangiare alimenti coltivati e trasformati il piu' vicino possibile. - Bioequo volante? Soil Association, la principale organizzazione britannica per la promozione e certificazione dell'agricoltura biologica, ha pubblicato Air Freight Green Paper, rapporto che suggerisce l'inclusione dell'impatto ambientale dei trasporti nella certificazione degli alimenti bio; e ha lanciato una consultazione: dobbiamo negare il marchio bio ai prodotti trasportati in aereo perche' freschi e deperibili? Cosi' fa gia' Biosuisse. Si potrebbe avanzare un'analoga richiesta agli attori italiani del commercio equo. 7. DOCUMENTAZIONE. ELISABETTA TRAMONTO: L'ITALIA SOFFRE DI AEROPORTITE [Ringraziamo Marinella Correggia (per contatti: mari.cor at libero.it) per averci messo a disposizione questo articolo parte del dossier apparso nell'ultimo fascicolo della rivista "Valori" col titolo "Epidemie, l'Italia soffre di 'aeroportite'" e il sommario "Il paese dei mille campanili e dei cento aeroporti. Per costruire, ampliare, rinnovare uno scalo piovono finanziamenti pubblici. Perche' non approfittarne? Poco importa se i passeggeri mancano e gli aeroporti vanno incontro al fallimento". Elisabetta Tramonto e' giornalista, collabora con varie testate, si occupa di temi ambientali e sociali] Fra Milano e Venezia c'e' un aeroporto ogni 40 km.: Malpensa, Linate, Brescia, Bergamo, Verona, Belluno, Vicenza, Padova, Trento, Bolzano, Asiago, Treviso, Istriana, Ghedi, Aviano e Venezia. Un centinaio di scali in tutta Italia, tra grandi e piccoli, militari, civili e da turismo. Ma perche' sbocciano come funghi? Semplice: sono un ottimo affare. Merito della pioggia di finanziamenti pubblici sugli aeroporti. Per costruire, convertire da militare a civile, rinnovare o ampliare uno scalo, infatti, si attinge alle tasche dei contribuenti, attraverso gli stanziamenti del Ministero dei Trasporti, dell'Unione Europea o delle societa' di gestione degli aeroporti, che per la maggior parte appartengono a Comuni, Province o Regioni. E la continua crescita del traffico aereo in Italia, seppur vera, non giustifica tutti gli aeroporti di cui e' cosparsa la penisola. Gli ultimi dati diffusi dall'Enac, l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, parlano di 122 milioni di passeggeri nel 2006, con un incremento di circa l'8% rispetto al 2005, superiore al 5% della media mondiale. "Certo, il traffico aereo in Italia sta aumentando, ma siamo ancora molto al di sotto dei principali paesi europei", precisa Dario Balotta, segretario generale Fit-Cisl Lombardia. "Da un indagine realizzata dalla Commissione europea emerge che tra Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna, siamo al primo posto per dotazioni infrastrutturali aeroportuali (scali, piste, hangar, ecc.), ma ultimi per numero di passeggeri (nel 2006, secondo i dati dell'Enac - ndr)". E il Governo sta a guardare senza intervenire? Finora si'. Le concessioni aeroportuali vengono decise dall'Enac e dal Ministero dei Trasporti. Se siamo invasi da scali e piste di decollo, quindi, e' anche colpa della compiacenza della pubblica amministrazione. "Abbiamo troppi aeroporti, e' mancata una pianificazione del settore", l'illuminazione e' arrivata al ministro ai Trasporti, Alessandro Bianchi, che ha portato in Consiglio dei ministri un atto di indirizzo per la riforma del trasporto aereo nazionale, ora in discussione in Parlamento. Il ministro Bianchi punta a una classificazione degli aeroporti italiani per eliminare la concorrenza eccessiva. Secondo quali criteri e che fine faranno gli scali considerati di troppo ancora non e' dato sapere. "Vorremmo creare dei sistemi aeroportuali coordinati, con un coordinatore che smisti il traffico nei vari scali, ad esempio dedicando un aeroporto al traffico internazionale, uno al low cost e uno al trasporto merci", spiega Geraldo Pelosi, funzionario del ministero dei Trasporti. "Il ministro Bianchi dovrebbe pero' chiarirsi le idee: oggi parla di ridurre gli aeroporti, mentre ieri (il 30 aprile - ndr) ha inaugurato il nuovo scalo siciliano di Comiso", denuncia Dario Balotta. * Cento piste, una miniera d'oro Comiso e' uno dei nuovi nati nella nidiata degli aeroporti made in Italy: una base missilistica nucleare trasformata in scalo civile, alla modica cifra di 47 milioni di euro. La Sicilia del resto e' un caso esemplare di capacita' di attirare finanziamenti pubblici per il sistema aeroportuale: 300 milioni di euro piovuti sugli scali dell'isola negli ultimi cinque anni, 230 per rinnovare o ricostruire tre aeroporti e realizzarne un quarto che entrera' in funzione nel 2008; e una sessantina per le nuove aerostazioni delle isole di Lampedusa e Pantelleria. E nel bel mezzo della Valle dei Templi di Agrigento sta per sbocciare un altro scalo: quello di Racalmuto. "L'aeroporto si fara', non c'e' dubbio" ha dichiarato in un'intervista il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, che alla fine di aprile ha destinato all'aeroporto 35 milioni, circa meta' del costo stimato. Il resto dovrebbe arrivare con un project financing: tra gli interessati, si parla della Save, la societa' che gestisce l'aeroporto di Venezia, del gruppo Flughafen Wien (aeroporti di Vienna e Malta) e del gruppo Milo Radice. La Puglia non e' da meno. Ad aprile l'Ap, Aeroporti Pugliesi, la societa' che gestisce gli scali locali e di cui la Regione e' il principale azionista, ha ricevuto il via libera dall'Unione Europea a uno stanziamento di 63 milioni di euro per "incrementare il traffico aereo". Non ci sarebbe quindi bisogno di tutti questi aeroporti? "Assolutamente no, tranne in alcuni casi isolati", risponde Oliviero Baccelli, vicedirettore del Certet Bocconi, il Centro di economia regionale, dei trasporti e del turismo. "Ci sono aree del Paese che avevano bisogno di avere piu' aeroporti, come il Lazio o la Campania, perche' erano sottoserviti. Sono scali con grandi bacini di mercato nell'arco di 2 ore, con un numero di passeggeri elevato, che hanno tratto certamente vantaggio dalla presenza di compagnie aeree low cost, ma che sarebbero riusciti a stare in piedi anche autonomamente da un punto di vista economico e finanziario". Ma sono la minoranza... "Purtroppo si' - continua Baccelli - Il problema sono tutte quelle realta', e sono molte, che sopravvivono solo grazie a finanziamenti pubblici, costruite senza alcuna motivazione di traffico. In Toscana, ad esempio, perche' scegliere tra Grosseto e Siena? Lo stesso vale per la Calabria, la Puglia, il Veneto o l'Emilia Romanga, dove fioriscono aeroporti senza alcuna ragion d'essere. Sono frutto di un campanilismo spinto e di una caccia al finanziamento pubblico. In questo modo pero' drogano mercato e provocano una concorrenza tra scali che va solo a loro discapito. Il rischio e' anche quello della cannibalizzazione tra aeroporti vicini. Se non c'e' una reale domanda che giustifichi due scali in una zona ristretta, uno soccombera'. Si pensi che il fatturato totale delle societa' di gestione degli aeroporti e' di circa 1,6 miliardi di euro, ma due terzi, circa un miliardo, finisce nelle tasche delle due aziende principali: la Sea che gestisce gli scali milanesi di Linate e Malpensa e Aeroporti di Roma. La miriade di altre societa' di gestione si spartiscono i 600 milioni restanti". Ma la presenza di un aeroporto non ha un impatto positivo sull'economia locale? "Solo oltre una soglia minima di traffico. Sopra il milione di passeggeri si possono ottenere vantaggi economici per il territorio, sotto diventa difficile gestire lo scalo da un punto di vista economico e i benefici per economia locale sono ridotti". 8. DOCUMENTAZIONE. PAOLA BAIOCCHI: LAVORO PRECARIO E SENZA GARANZIE [Ringraziamo Marinella Correggia (per contatti: mari.cor at libero.it) per averci messo a disposizione questo articolo parte del dossier apparso nell'ultimo fascicolo della rivista "Valori" col titolo "Volo precario" e il sommario "Costi della formazione a carico dei dipendenti, niente congedi maternita' o parentali, dietro la convenienza delle compagnie low cost ci sono lavoratori senza garanzie. E negli scali aeroportuali si diffonde il lavoro precario". Paola Baiocchi e' giornalista, collabora con varie testate, si occupa di temi ambientali e sociali] Stefania ha 27 anni e risiede a Pisa. Con la sua laurea in economia e un lavoro nel turismo, ha provato a entrare in Ryanair: saputo che la compagnia aerea stava assumendo per lo scalo toscano, ha cercato sul sito (completamente in inglese) l'indirizzo a cui mandare il proprio curriculum. Non ha trovato nessun numero di telefono, ma la mail di un'agenzia da contattare per sapere la data del recruitment day. Alla "giornata del reclutamento" poi Valentina non c'e' andata, perche' ha saputo che se avesse superato il colloquio avrebbe dovuto pagare 100 euro subito per la formazione come cabin crew, e poi altri 400 euro le sarebbero stati trattenuti dalle prime buste paga di un contratto a tempo determinato per tre anni. Un contratto non da subito con Ryanair, ma con Crewlink o una delle altre agenzie che gestiscono le assunzioni e i pagamenti dei lavoratori della compagnia. Per quanto tempo? Dipende: se non fai malattie e se ti adegui allo "stile" della societa'. Se Valentina ha detto no perche' pensa che la formazione specifica per l'azienda debba essere pagata dal datore di lavoro, ad altri l'idea e' andata bene e a Pisa, che sta diventando uno degli scali piu' importanti in Italia per la compagnia irlandese low cost, ci sono ormai circa un centinaio di addetti, tra piloti, tecnici e assistenti di volo (tra queste molte ragazze dei Paesi dell'Est, soprattutto ungheresi e ceche). Ma nemmeno un iscritto ai sindacati. E qui sta la prima irregolarita', ci spiega Tito Ribechini, segretario generale Filt Cgil Trasporti di Pisa: "Ci sono iscritti al sindacato anche tra gli addetti delle cooperative di carico-scarico o di trasporti che servono l'aeroporto. In Ryanair - continua Ribechini - non c'e' neanche un iscritto, e questo e' un problema perche' Ryanair sta sbaragliando la concorrenza delle compagnie di bandiera e il loro modello si sta diffondendo". Altre societa' scaricano sui dipendenti la formazione, spiega sempre Ribechini: "Nel settore della sicurezza per esempio la Sat, la societa' aeroportuale che gestisce il Galilei di Pisa, fa dei 'corsi di formazione' di due mesi non retribuiti". E se due mesi senza paga vi sembran pochi, c'e' chi se ne e' sentiti proporre da quattro a sei di "stage" negli uffici della Sat. Senza nemmeno un rimborso spese per i trasporti. Un lavoratore assunto dagli anni '90 al Galilei di Pisa, ci racconta che ha visto esplodere la precarieta' a partire dalla liberalizzazione e con l'arrivo dei voli low cost: "Dopo la formazione si e' assunti a tempo determinato per un paio di anni, poi si passa ancora per un anno di contratto di inserimento: insomma ci vogliono tre, anche quattro anni prima di essere assunti part time. In aeroporto i lavoratori part time non dovrebbero superare il 35% degli addetti, invece sono oltre il 50%. Per gli stagionali il limite e' il 10% e siamo al 20-25%. E' una precarizzazione che prima non esisteva e un abuso". * Il costo nascosto della convenienza Nessuno regala niente nell'economia di mercato e cosi' bisogna sapere che dietro i bassi costi di Ryanair ci sono orari di lavoro saturi, magari con tre-quattro viaggi al giorno sulle tratte nazionali e sei giorni di lavoro su sette. Chi lavora per RA deve pagarsi tutto: l'affitto della divisa (un euro al giorno anche se non voli), i manuali (obbligatori), il pasto consumato a bordo. Sembra che vengano anche trattenuti 30 euro per un giorno di malattia. Mauro Rossi, segretario nazionale Filt-Cgil ci spiega: "Ryanair e' in completa evasione delle leggi italiane e per lo Stato italiano i dipendenti Ryanair e' come se fossero dei disoccupati, perche' non hanno nessun tipo di contratto riconosciuto. Non esiste tutela della maternita', la societa' non versa i contributi previdenziali all'Inps. Tutto quello che e' stato conquistato come diritto, i lavoratori devono pagarselo: il primo anno di lavoro i piloti giovani lavorano praticamente gratis, per pagare i costi della formazione". E la sicurezza? "Relativa - risponde Rossi - molti piloti sono pensionati di altre compagnie. Ma il fatto piu' grave e' che altri paesi, come la Francia, hanno piu' difese nei confronti di RA, mentre in Italia Ryanair ha il suo profitto non solo dal biglietto, ma dalle condizioni che impone agli aeroporti, dove ottiene servizi gratis perche' assicura grandi quantita' di passeggeri. Paradossalmente - continua il segretario generale Filt Cgil - dato che molte delle societa' aeroportuali sono a partecipazione pubblica di province, comuni e regioni, si puo' configurare che Ryanair ottenga quello che Bruxelles vieta: cioe' gli aiuti pubblici alle compagnie". Molto ci si aspetta dal punto di vista della regolamentazione del settore low cost dal disegno di legge Bianchi, che pero' non e' ancora approvato. Per il momento si moltiplicano le interrogazioni parlamentari e regionali per chiedere che vengano applicati i contratti di lavoro e le istituzioni di protezione sociale italiani. Mentre sul web si moltiplicano i siti dove si cantano le lodi dei voli low cost come fossero una conquista del proletariato, e quelli dove i passeggeri si lamentano per aver perso i soldi del viaggio a causa del maltempo, mancano invece delle valutazioni statisticamente fondate sulle ricadute occupazionali delle low cost sui territori. Le dichiarazioni dell'amministratore delegato del Galilei, Pier Giorgio Ballino, che valuta mille posti di lavoro ogni milione di viaggiatori, sembrano poco realistiche confrontando il rapporto numerico tra addetti Ryanair e passeggeri trasportati: a fronte di 42 milioni di viaggiatori previsti per il 2007 Ryanair dichiara di avere 4.200 dipendenti, cioe' mille dipendenti ogni dieci milioni di turisti. Una bella differenza che fa pendere l'equilibrio nella principale compagnia low cost che opera in Italia, piu' verso l'estrazione del profitto, che sulla distribuzione del reddito da lavoro o da investimento, perche' anche verso i propri azionisti Ryanair si dimostra piuttosto "tirato": a marzo la liquidita' netta di RA ammontava a 336 milioni di euro. Ciononostante Michael O'Leary, numero uno della societa', non prevede di restituire cash ai suoi azionisti. 9. DOCUMENTAZIONE. PEPPE SINI: CONTRO L'AEROPORTO. UNA LETTERA APERTA DEL 3 LUGLIO 2007 [Riproponiamo nuovamente la lettera inviata dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo il 3 luglio 2007 ai mezzi d'informazione del viterbese, che ha dato avvio al processo di messa in discussione a Viterbo del progetto di realizzazione del terzo polo aeroportuale laziale] Vorrei esprimere la mia contrarieta' al progetto dell'aeroporto a Viterbo. Occorrerebbe ridurre il trasporto aereo, non incrementarlo. Occorrerebbe diminuire i voli e rendere piu' sicuri gli aeroporti, non aumentarli. L'umanita' ha bisogno di piu' lentezza, non di piu' velocita'; di maggior sicurezza, non di maggior rischio. Il pianeta ha bisogno di rispetto e risanamento dell'ambiente, non di ulteriore inquinamento. * Porre la questione in termini di concorrenza campanilistica tra tre citta' (naturalmente ho letto l'interessante studio del Comitato per l'aeroporto di Viterbo, che presuppone la positivita' della scelta di incrementare il trasporto aereo e si concentra sull'argomentare in favore della localizzazione del terzo polo aeroportuale laziale a Viterbo rispetto a Frosinone e Latina) e' un modo per non porre il vero problema: servono davvero nuovi aeroporti? Non servirebbe invece piu' sicurezza, piu' qualita' dell'ambiente, un'economia piu' rispettosa della natura e delle persone? Il territorio viterbese ha bisogno di migliore mobilita' ferroviaria, di maggiori e migliori servizi sanitari e sociali, di una edilizia non speculativa e non devastante che garantisca una casa a tutti, della difesa dell'ambiente e dei beni naturali e culturali, del sostegno alle reali vocazioni produttive centrate sull'agricoltura, sull'artigianato, sui beni ambientali e culturali e quindi anche sull'ospitalita' che sono peculiari dell'Alto Lazio. Vale per il viterbese quello che vale ovunque: occorre un modello di sviluppo autocentrato con tecnologie appropriate. E vale per il mondo intero l'esigenza gia' segnalata da anni sia dagli studiosi che dalle conferenze istituzionali internazionali e dai protocolli in quelle sedi elaborati: l'esigenza di passare a un modello di mobilita' sostenibile, l'esigenza di ridurre le emissioni inquinanti, l'esigenza di una mobilita' che privilegi la sicurezza degli esseri umani e la difesa della biosfera. Il trasporto aereo, come quello automobilistico privato, va drasticamente ridotto, e non incentivato. Continuo a trovare assai persuasive le analisi di Ivan Illich e di Murray Bookchin, di Mohandas Gandhi e di Vandana Shiva, di Alexander Langer e di Guido Viale; ed alcune idee che in forma forse un po' semplificata propone da anni Serge Latouche (e con lui la scuola di pensiero del Movimento antiutilitarista nelle scienze sociali e della "teoria della decrescita" - che su questioni cruciali non e' poi cosi' lontana da alcune intuizioni formulate alcuni decenni fa anche dagli studi promossi dal Club di Roma di Aurelio Peccei). In anni che sembrano assai lontani solo perche' rapidamente dimenticati, molte persone di questa provincia si opposero a devastanti progetti e a umilianti servitu'. Di quelle esperienze di cui ebbi l'onore di essere uno degli animatori e' erede oggi ad esempio la lotta contro le centrali a carbone e quelle sui rifiuti in difesa del diritto alla salute e della legalita', quelle per difendere l'acqua come bene comune, ed altre esperienze ancora di limpido impegno civile. All'epoca argomentai in un'infinita' di articoli, relazioni, opuscoli, bibliografie ragionate le ragioni forti dell'opposizione alla devastazione dell'ambiente e come esse si intrecciassero all'impegno per la legalita' e contro i poteri criminali, e come esse si fondassero su un'analisi non campanilistica ma globale e solidale, fondata su quel "principio responsabilita'" acutamente tematizzato da Hans Jonas. * Last, but not least: da dieci anni non ho piu' incarichi pubblici e ho concentrato il mio impegno civile sulla questione che mi sembra decisiva nel tempo presente: l'opposizione alla guerra e la proposizione di una politica di pace con mezzi di pace, ovvero attraverso la scelta della nonviolenza. Se oggi torno ad occuparmi di una questione che potrebbe sembrare "locale" e' perche' in essa invece vedo implicate questioni generali, e mi sembra - ma posso sbagliarmi, da anni non seguo con adeguata attenzione le vicende locali - che non si siano levate fin qui altre voci a dichiarare con chiarezza una decisa opposizione esplicita ed argomentata alla proposta dell'aeroporto a Viterbo. Grazie per l'attenzione, cordialmente... 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 171 del 4 agosto 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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