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Minime. 126
- Subject: Minime. 126
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 20 Jun 2007 01:13:30 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 126 del 20 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Il 23-24 giugno con Odile Sankara 2. Severino Vardacampi: Una cosa che servirebbe oggi in parlamento 3. Franco Bianco ricorda Valerio Verra (2001) 4. Gianni Vattimo ricorda Valerio Verra (2001) 5. Vita Cosentino presenta "Sapienza quotidiana" di Antonietta Potente 6. Liliana Rampello presenta "La storia" di Elsa Morante 7. Anna Tito presenta "La rivolta libertaria" di Albert Camus 8. Riedizioni: Tucidide, La guerra del Peloponneso 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. IL 23-24 GIUGNO CON ODILE SANKARA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it). Odile Sankara, nata nel 1964, anno dell'indipendenza del suo paese, il Burkina Faso, e sorella del presidente Thomas Sankara (ucciso il 15 ottobre 1987), e' artista di teatro e di cinema, promotrice di cultura, operatrice sociale, suscitatrice di consapevolezza e impegno per i diritti. Un profilo di Odile Sankara e' in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 29] Care amiche e cari amici, sabato 23 e domenica 24 giugno la CasaLaboratorio dell'Asinara di Casaltone (Parma) ospitera' il laboratorio di teatro residenziale "Sulla scena del mondo" condotto dall'attrice burkinabe' Odile Sankara. Questa artista di cinema e teatro - sorella di Thomas Sankara, il presidente del Burkina Faso ucciso nel 1984 - si e' specializzata nel raccogliere e raccontare storie popolari. Nel 1992 ha creato insieme ad altre donne l'Associazione "Talents de femmes" attraverso la quale si impegna nel coniugare il cambiamento creativo, la tradizione e un alto senso della liberta' femminile. Il laboratorio comincera' sabato 23 alle 9,30 e terminera' domenica 24 alle ore 16, con pernottamento presso la CasaLaboratorio. La quota di partecipazione e' di 50 euro, comprensive di vitto e alloggio (portare lenzuola e coperte o sacco a pelo). Per informazioni e prenotazioni contattare: Luca 3296047007 o Chiara 3497726495. 2. PAROLE AL VENTO. SEVERINO VARDACAMPI: UNA COSA CHE SERVIREBBE OGGI IN PARLAMENTO Eravamo all'osteria da Iaiotto iersera, e con Bruce, Pacchiano e Pellegro si disputava delle solite cose - se veramente l'uomo-cavallo corresse piu' svelto del treno, se il piu' grande giocatore di quintiglio di tutti i tempi fosse il sor Vincenzo, cos'altro occorreva oltre l'elettrificazione piu' i soviet, e cosi' via - quand'ecco che scuotendosi dal vinoso torpore Annibale Carpaccio, sapete com'e' fatto, ricomincia a concionare. * Servirebbe un gruppo, anche minimo, di parlamentari che fossero persone amiche della nonviolenza (lo so che ci sono ben tre partiti che si dichiarano tali, ma io intendo persone che diano un valore alle parole che dicono e la cui parola abbia un valore - di macchi, pappi e bucchi nell'italica commedia ne abbiamo avuti fin troppi), e che possano essere strumento di rappresentanza e punto di riferimento nell'organo legislativo e per cosi' dire minima una struttura di servizio e di collegamento della sinistra diffusa che si oppone alla guerra e al terrorismo. Ovviamente non possono essere vecchi biscazzieri gia' complici degli squadristi e dei terroristi di stato o di setta, e gia' rotti ad ogni complicita' col totalitarismo e col regime della corruzione, col patriarcato e col militarismo. Basterebbe forse anche una sola persona nell'intero parlamento che scegliesse e dichiarasse di mettersi al servizio della sinistra che vuole una politica nonviolenta, che e' l'unica politica possibile per opporsi all'onnicidio planetario in corso. Speravamo che alcune donne elette nell'aprile 2006 potessero svolgere questa funzione: cosi' finora non e' stato, ma chissa'. Il problema si pone, e con urgenza: la sinistra in Italia - e con essa le liberta' fondamentali - verra' travolta dal berlusconismo se fin dalle prossime tornate elettorali amministrative o politiche non si costruira' - anche attraverso l'assai utile contributo di un referente parlamentare che con umilta' si metta al servizio di tale fine - un'aggregazione di sinistra rigorosamente nonviolenta, autonoma e definita, che possa portare in modo limpido e intransigente la voce e il volto e la proposta e l'azione della nonviolenza nelle istituzioni rappresentative - e ve ne e' un'urgenza estrema; una presenza elettorale ed istituzionale nonviolenta che certo poi possa anche allearsi con il cosiddetto centrosinistra (a seconda delle norme elettorali e dei concreti contesti potrebbe essere indispensabile) ma su posizioni nitide in materia di politica della pace e dei diritti umani, di difesa della biosfera e dell'umanita' che ne fa parte: facendo, qualora occorresse, buoni compromessi, giacche' siamo nel campo del possibile; ma giammai facendo quei compromessi non buoni il cui esito e' l'uccisione di esseri umani (ed e' uccisione di esseri umani la guerra afgana, e' uccisione di esseri umani il sostegno alla politica militare dell'attuale governo statunitense, e' uccisione di esseri umani l'attuale legislazione sull'immigrazione che ogni giorno fa morire nel mare nostrum carrettate di poveri cristi, e' uccisione di esseri umani ogni scelta di riarmo e ogni politica di potenza). Non e' esigenza che interessi solo noi naufraghi di antiche procelle perennemente corrucciati dell'oggi e del domani, ma l'intero spettro di cio' che resta della sinistra degli oppressi in Italia, anche quegli altri segmenti non inonesti di essa che ancora non hanno saputo fare la scelta della nonviolenza perche' ancora non hanno saputo leggerla nelle prassi maggiori e aggettanti della storia del movimento delle classi sfruttate e dei popoli oppressi. Se non cominciamo a lavorarci adesso, forse domani non ve ne sara' piu' il tempo. Cosi' Annibale Carraccione tartagliava, e tracannava intanto e - more solito - bestemmiava il governo, ogni governo. * C'era quella sera anche Gagliano, voi ve lo ricordate. Che di tanto cicalare in posa da gran bacalare non ne poteva proprio piu', e allora ci mise il carico da undici. E lo dici proprio tu che ormai e' dal secolo scorso che hai rinunciato a fare il tuo dovere, e hai sperperato tutti i tuoi talenti, vil renitente, fossile biffe, rudere incartapecorito? Di cosa parli, se non della vergogna tua? Si', lo dico proprio io, furente allora Annibale insorgeva, tremanti le guance rubizze di vene traslucide e di pelame candenti, acquosi e affocati gli occhi. Proprio perche' sono un vecchio dirigente di partito, un vecchio funzionario di partito, un vecchio agitatore e suscitatore e animatore di movimenti e lotte, e infine un vecchio e basta, lo dico proprio io. Perche' mi sembra del tutto chiaro che la casa brucia, e se non altri almeno io lo vedo, e il debbo adunque dire. C'e' gia', seppur tuttora priva di rappresentanze, una sinistra che ha fatto la scelta della nonviolenza, diffusa; e certo ancora sovente confusa, ancora sovente ingenua (e alla merce' di ogni sorta di ciarlatani), ma c'e': occorre che essa trovi la forza di riconoscersi, ed a questo forse potrebbe soprattutto oggi servire il Movimento Nonviolento di Capitini, a convocare all'incontro su basi programmatiche rigorose (quelle di quella carta che Capitini scrisse e che ancora ci persuade). Ma occorre anche che essa sinistra diffusa nonviolenta trovi uno strumento di lavoro che gli dia immediata effettuale presenza fin nell'organo legislativo dell'ordinamento giuridico italiano, e che gli metta altresi' a disposizione quelle risorse di servizio e finanziarie di cui chi cola' siede pur dispone - e se vuole, in pro del pubblico bene; come ad esempio a suo tempo dal parlamento europeo sapeva fare Alexander Langer. Occorre non un partito un piu', che il cielo ce ne scampi, ma neppure una rete di clientele e comparaggi; occorrerebbe io credo icche ette nunche non piu' che un referente di servizio in parlamento, e il resto ce lo sapremmo costruire da noi, ogni persona mettendoci del suo. Mi si dira': si puo' ben fare a meno di una voce e un'interfaccia in parlamento; ben sicuro, rispondo, ma farebbe tuttavia assai comodo, anzi assaissimo. Ma queste cose io le dico gia' sapendo che non sortira' questa voce da questa mescita, ed io stesso gia' sento il sopore, o il rimbambimento, che mi riafferra. Al che Gagliano, perfido di luciferina intelligenza, col triplice cachinno replicava, non altrimenti che col triplice cachinno; dopo di che piu' nulla di decente o di serioso aggiugnere si puote. Nessuno sa assestare certe stoccate meglio di Gagliano. * Cosi' passiamo le serate da Iaiotto, finche' l'alcole fa l'effetto suo (frase che puo' significare una cosa e il suo contrario, poiche' tutto e' dialettico in questo basso mondo, e sempre l'uno si divide in due). Non so. E' da tanto che sono confuso. E stracco. E stralinco. 3. MEMORIA. FRANCO BIANCO RICORDA VALERIO VERRA (2001) [Dal quotidiano "L'Unita'" del 7 luglio 2001, col titolo " Dalla Resistenza a Hegel, l'insegnamento di Valerio Verra" e il sommario "Un omaggio allo studioso da poco scomparso: la militanza da partigiano, gli studi con Pareyson e Gadamer e l'ultima interrotta fatica, la traduzione della 'Grande Enciclopedia'. Pubblichiamo il discorso di commemorazione per Valerio Verra effettuato nell'Ateneo romano che lo aveva da poco nominato professore emerito". Franco Bianco (Brescia 1932) e' professore ordinario di Storia della filosofia presso l'Universita' Roma Tre; studioso dello storicismo tedesco e dell'ermeneutica contemporanea; insieme con Umberto Curi dirige la collana "Filosofia delle scienze umane" per le Edizioni Franco Angeli; dirige la rivista "Paradigmi". Tra le opere di Franco Bianco: Distruzione e riconquista del mito, Milano 1962; La genesi della critica storica della ragione, Milano 1971; Storicismo ed ermeneutica, Roma 1974; Introduzione a Dilthey, Laterza, Roma-Bari 1985, 2005; Giudizi di valore e riabilitazione della filosofia pratica, Napoli 1990; Pensare l'interpretazione, Roma 1990; Le basi teoriche dell'opera di Max Weber, Laterza, Roma-Bari 1997; Introduzione all'ermeneutica, Laterza, Roma-Bari 1998, 2005; Introduzione a Gadamer, Laterza, Roma-Bari 2004; (a cura di), Il dibattito sui valori tra Ottocento e Novecento, Franco Angeli, Milano 2004. Opere su Franco Bianco: M. Failla (a cura di), "Bene navigavi". Studi in onore di Franco Bianco, Quodlibet, Macerata 2006. Valerio Verra (1928-2001) e' stato storico della filosofia e docente universitario. Dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente scheda: "Valerio Verra (1928-2001). Vita: Nato a Cuneo il 19 febbraio 1928, laureato nel 1949 in filosofia presso l'Universita' di Torino, con una tesi sul naturalismo di John Dewey, Valerio Verra ha compiuto studi di perfezionamento all'Universita' di Heidelberg. Nel 1958 ha ottenuto la libera docenza in Storia della filosofia presso l'Universita' di Torino. Dopo essere stato professore incaricato di Filosofia a Trieste nel 1961 e straordinario di Storia della filosofia nel 1964, dal 1968 al 1992 e' stato ordinario di Storia della filosofia all'Universita' La Sapienza di Roma e dal 1992 ordinario della stessa disciplina nella Terza Universita' di Roma. Dal 1970 e' membro dell'Ufficio di presidenza dell'Internationale Hegel Vereinigung, dal 1985 dell'Institut International de Philosophie, e dal l992 socio nazionale dell'Accademia dei Lincei. Opere: Il naturalismo umanistico e sperimentale di J. Dewey, Torino 1950; Dopo Kant. Il criticismo dell'eta' preromantica, Torino 1957; F. H. Jacobi. Dall'illuminismo all'idealismo, Torino 1963; Dialettica e filosofia in Plotino, Torino 1963; Mito, rivelazione e filosofia in J. G. Herder e nel suo tempo, Milano 1966; Introduzione ad Hegel, Roma-Bari 1988; Letture hegeliane. Idea divenire e storia, Roma 1992. Ha curato i volumi: La dialettica nel pensiero contemporaneo, Bologna l976; La filosofia dal '45 ad oggi, Torino 1976; La filosofia di Hegel, Torino l979; Hegel interprete di Kant, Napoli l981. Ha tradotto opere di Jacobi, Herder ed Hegel ed ha curato l'edizione critica delle opere di Maimon (7 voll., Hildesheim, 1965-'77). Pensiero: L'attivita' scientifica di Valerio Verra, se si prescinde dall'esplorazione della dialettica in Plotino, si e' rivolta a due campi principali: 1) la filosofia classica tedesca, attraverso studi sui postkantiani e i romantici, culminati nell'ultimo ventennio nello studio del pensiero di Hegel e nella traduzione, in parte pubblicata, della sua Enciclopedia delle scienze filosofiche; 2) la filosofia contemporanea, ed in particolare l'ermeneutica, la dialettica, l'utopia e il nichilismo, oltre che la filosofia italiana del Novecento". Tra le opere di Valerio Verra: Il naturalismo umanistico e sperimentale di J. Dewey, Torino 1950; Dopo Kant. Il criticismo dell'eta' preromantica, Torino 1957; F. H. Jacobi. Dall'illuminismo all'idealismo, Torino 1963; Dialettica e filosofia in Plotino, Torino 1963, Vita e Pensiero, Milano 1992; Mito, rivelazione e filosofia in J. G. Herder e nel suo tempo, Milano 1966; (con Francesco Adorno, Tullio Gregory), Storia della filosofia, Laterza, Roma-Bari 1973, 2002; (a cura di), La dialettica nel pensiero contemporaneo, Bologna l976; (a cura di), La filosofia dal '45 ad oggi, Torino 1976; (a cura di), La filosofia di Hegel, Loescher, Torino l979; (a cura di), Hegel interprete di Kant, Napoli l981; Introduzione a Hegel, Laterza, Roma-Bari 1988, 2001; Letture hegeliane,1992; Su Hegel, Il Mulino, Bologna 2007] Valerio Verra e' morto improvvisamente, nel sonno, il 20 giugno scorso. Nel febbraio aveva compiuto 73 anni e qualche mese addietro questa Facolta' lo aveva nominato professore emerito. A buon diritto, io credo, poiche' pochi come lui seppero congiungere un'attivita' didattica esemplare per rigore di metodo e capacita' di dedizione, con un esercizio costante dell'attivita' di ricerca, che gli consenti' di diventare, con il trascorrere degli anni, un punto di riferimento imprescindibile negli studi sulla filosofia tedesca degli ultimi tre secoli. Verra era nato a Cuneo e la' aveva vissuto, prima ancora di recarsi a Torino per gli studi universitari, una importante esperienza di vita - quella della Resistenza - di cui non amava parlare, ma che lo aveva segnato profondamente dal punto di vista morale prima ancora che politico. Era quello il momento - egli mi disse una volta, l'unica in cui ne parlammo - in cui era del tutto chiaro che cosa si dovesse fare, in cui era possibile distinguere con nettezza ove fosse il bene ed ove il male. Poi le acque si erano intorbidate e noi assistevamo - si era allora intorno alla fine degli anni Settanta - all'addensarsi sulla nostra vita pubblica di nubi che non promettevano nulla di buono. Verra aveva successivamente studiato a Torino, alla scuola di Augusto Guzzo, Luigi Pareyson e Nicola Abbagnano, la cui attenzione per Dewey non dovette restargli estranea, se e' vero che, malgrado la sua indubbia vicinanza a Pareyson, dedico' la propria tesi di laurea allo sperimentalismo del filosofo americano. Ma gli interessi e l'orientamento filosofico del suo principale maestro lo indirizzarono ben presto, dopo la laurea, verso la filosofia classica tedesca, parte essenziale di quell'imponente movimento poetico, letterario e speculativo che caratterizzo' in maniera peculiare quella che fu detta l'"eta' di Goethe". A quell'epoca Verra dedico' dapprima tutte le sue energie, svolgendo un paziente, a volte minuzioso lavoro di scavo, che gli consenti' di ricostruire a partire dalle fonti, allora assai poco conosciute, alcune tra le personalita' piu' importanti e infine di pervenire ad una mirabile sintesi delle complesse vicende speculative che caratterizzarono la posizione del piu' grande pensatore sistematico della modernita', e cioe' di Hegel. Ma la strada per giungere a tale traguardo era lunga e Verra la percorse lentamente, attraverso una serie di stazioni che devono essere ricordate. Alla pubblicazione, solo parziale, della sua tesi, aveva fatto seguito nel 1957, il volume Dopo Kant che offriva un primo saggio della esplorazione condotta dal giovane Verra del criticismo preromantico, il cui frutto piu' significativo sarebbe stato il grosso volume su Jacobi del 1963, che nel panorama storiografico del tempo s'impose per il ricorso sistematico alle fonti e, soprattutto, per la valorizzazione sagace ed acuta ad un tempo dell'imponente carteggio. Lo studio di questo autore aveva nel frattempo portato Verra in Germania, ove ebbe la ventura d'incontrare a Heidelberg il suo secondo maestro, Hans-Georg Gadamer, del quale era stato appena pubblicato l'opus maius. Verra fu attratto cosi' in una nuova orbita, che non gli era certo estranea, poiche' in essa ruotava il suo stesso maestro torinese, ma che ora s'imponeva di fare i conti piu' da vicino con la filosofia del Novecento, con i dibattiti sull'ermeneutica e sul pensiero di Heidegger che allora si andavano accendendo un po' dovunque in Europa. Fu Gadamer, oserei dire, che richiamo' l'attenzione di Verra sul problema della dialettica, che egli a partire da quelli anni indago' in tutta la sua complessita', spingendosi per un verso indietro, fino a Plotino, per l'altro in avanti, verso Hegel, che rappresento' il polo intorno a cui venne infine a configurarsi il suo massimo impegno storiografico. Pur tra queste nuove aperture Verra aveva pero' continuato a lavorare intorno al passaggio dall'illuminismo all'idealismo, aveva vinto la cattedra di Storia della filosofia presso l'Universita' di Trieste ed aveva pubblicato nel 1966 il risultato piu' maturo della sua lunga ricerca su Herder, inquadrandone la riflessione sul mito nel contesto dei dibattiti tardo-illuministici sull'argomento. Nel 1968, con le prime avvisaglie di un sovvertimento che doveva restare mitico, Verra venne chiamato alla II cattedra di Storia della filosofia presso la facolta' di Magistero della Universita' di Roma "La Sapienza": la Facolta' dalla quale molti di noi provengono. Aveva allora 40 anni e si puo' ben dire che fosse all'apice della fortuna accademica e dell'attivita' di studioso. Gli anni romani furono prevalentemente dedicati - lo attestano i corsi che tenne - all'approfondimento di Hegel, ma anche allo studio via via piu' intenso di Heidegger e dei problemi ad esso collegati: la filosofia di Nietzsche e la questione del nichilismo, che da un lato lo ricongiungeva ai suoi antichi interessi per Jacobi e dall'altro lo rendeva particolarmente sensibile alla lettura di alcuni poeti, tra i quali mi piace ricordare quella di Benn. Fu Hegel, tuttavia, dalla Fenomenologia all'Estetica, dalla Logica all'Enciclopedia, che occupo' soprattutto Verra in una serie di corsi che hanno lasciato il segno sui nostri studenti e in una serie di saggi che egli solo di recente, e solo parzialmente, aveva raccolto sotto il titolo di Letture hegeliane. Negli anni Settanta era stato intanto cooptato dall'Institut International de Philosophie e nel 1987 era entrato a far parte dell'Accademia dei Lincei. Nell'ultimo decennio, riprendendo una importante opera di mediazione che gia' aveva condotto in riferimento a Herder, Verra si dedico' con la solita abnegazione alla traduzione della hegeliana Grande Enciclopedia, cioe' all'edizione in lingua italiana dell'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio arricchita delle osservazioni e dei commenti che Hegel annoto' nel corso degli anni sulla copia personale del libro. Si trattava di un lavoro imponente, del quale era apparso presso la Utet, qualche tempo addietro, il primo volume. Nei mesi scorsi Verra, che a quest'impresa aveva subordinato ogni altro interesse, era riuscito a completare anche il secondo, del quale qualche giorno prima di morire gli erano infine giunte le bozze. Alla loro correzione guardava come alla preminente occupazione della sua estate operosa, ma la sorte ha voluto che egli non arrivasse a porvi mano. E se io ora vado con la mente a quel gran fascio di carte che ho visto giacere inerte sul suo tavolo, non posso fare a meno di avvertire, insieme con un sentimento profondo di gratitudine per l'esempio di vita che egli ci ha lasciato, una tristezza indicibile al pensiero che qualcun altro dovra' intervenire per portare a compimento la sua opera. 4. MEMORIA. GIANNI VATTIMO RICORDA VALERIO VERRA (2001) [Dal quotidiano "La stampa" del 24 giugno 2001 col titolo "Un filosofo piemontese. La scomparsa di Valerio Verra". Gianni Vattimo (Torino 1936), filosofo, docente universitario, e' da sempre impegnato per i diritti civili. Dal sito www.giannivattimo.it riprendiamo la seguente scheda biografica di Gianni Vattimo: "Gianni Vattimo e' nato nel 1936, a Torino, dove ha studiato e si e' laureato in filosofia; ha poi seguito due anni i corsi di Hans Georg Gadamer e Karl Loewith all'universita' di Heidelberg. Dal 1964 insegna all'Universita' di Torino, dove e' stato anche preside della facolta' di Lettere e filosofia. E' stato visiting professor in alcune universita' americane (Yale, Los Angeles, New York University, State University of New York) e ha tenuto seminari e conferenze in varie universita' di tutto il mondo. Negli anni Cinquanta ha lavorato ai programmi culturali della Rai. E' membro dei comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere; e' socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino. Laurea honoris causa dell'Universita' di La Plata (Argentina, 1996). Laurea honoris causa dell'Universita' di Palermo (Argentina, 1998). Laurea honoris causa dell'Universita' di Madrid (2003). Grande ufficiale al merito della Repubblica italiana (1997). Attualmente e' vicepresidente dell'Academia de la Latinidade. Nelle sue opere, Vattimo ha proposto una interpretazione dell'ontologia ermeneutica contemporanea che ne accentua il legame positivo con il nichilismo, inteso come indebolimento delle categorie ontologiche tramandate dalla metafisica e criticate da Nietzsche e da Heidegger. Un tale indebolimento dell'essere e' la nozione guida per capire i tratti dell'esistenza dell'uomo nel mondo tardo moderno, e (nelle forme della secolarizzazione, del passaggio a regimi politici democratici, del pluralismo e della tolleranza) rappresenta per lui anche il filo conduttore di ogni possibile emancipazione. Rimanendo fedele alla sua originaria ispirazione religioso-politica, ha sempre coltivato una filosofia attenta ai problemi della societa'. Il "pensiero debole", che lo ha fatto conoscere in molti paesi, e' una filosofia che pensa la storia dell'emancipazione umana come una progressiva riduzione della violenza e dei dogmatismi e che favorisce il superamento di quelle stratificazioni sociali che da questi derivano. Con il piu' recente Credere di credere (Garzanti, Milano 1996) ha rivendicato al proprio pensiero anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la post-modernita'. Una riflessione che continua nelle ultime pubblicazioni quali Dialogo con Nietzsche. Saggi 1961-2000 (Garzanti, Milano 2001), Vocazione e responsabilita' del filosofo (Il Melangolo, Genova 2000) e Dopo la cristianita'. Per un cristianesimo non religioso (Garzanti, Milano 2002). Recentemente ha pubblicato Nichilismo ed emancipazione (Garzanti, Milano 2003). Con la volonta' di battersi contro i dogmatismi che alimentano violenze, paure e ingiustizie sociali si e' impegnato in politica... [anche come eurodeputato]. Collabora come editorialista a La Stampa, Il Manifesto, L'Unita', L'Espresso, El Pais e al Clarin di Buenos Aires"] Un filosofo piemontese, cosi' si potrebbe definire Valerio Verra, professore emerito di Storia della filosofia all'universita' di Roma, scomparso improvvisamente lo scorso 20 giugno, all'eta' di settantadue anni; aggiungendo naturalmente "nel senso migliore", anche se Verra non si sarebbe certo risentito di questa connotazione regionale. La sua piemontesita' era fatta, come nei migliori intellettuali di questa regione (Gobetti, Bobbio, per dirne qualcuno), insieme di un grande cosmopolitismo culturale e di uno straordinario understatement; di interesse e rispetto quasi religioso per le cose di cui si occupava, uniti a un profondo senso dell'ironia, anzitutto verso se stesso e poi verso i cultori di quella disciplina alquanto misteriosa che rimane pur sempre la filosofia. La battuta forse piu' espressiva del modo in cui considerava il proprio lavoro e' rimasta, per molti di noi, famosa: a chi una volta in un dibattito lo aveva definito filosofo obietto' che non si sentiva un animale, ma solo uno zoologo; appunto, uno storico della filosofia, che si compiaceva nel ricostruire vicende e personalita' della storia del pensiero; e che non si avventurava a proporre tesi speculative proprie, ma solo per il rispetto e l'ammirazione che portava a coloro, non molti certo, che erano stati capaci di farlo, lasciando nella cultura quelle tracce al cui studio egli si dedicava. Nato a Cuneo nel 1928, aveva studiato a Torino con Guzzo, Abbagnano e Pareyson, di quest'ultimo essendo stato anche allievo gia' al liceo, quando il giovanissimo professore era un membro della Resistenza, compagno di Pietro Chiodi e degli altri di cui narrano le opere di Fenoglio. Non si puo' ricordare Valerio Verra senza evocare anche questi nomi emblematici della storia piemontese del Novecento: il suo carattere e la sua specifica spiritualita' testimoniavano una fedelta' mai venuta meno a queste origini, compreso anzitutto l'antifascismo cuneese che in lui, caratteristicamente, si accompagnava alla fede cattolica e a un certo conservatorismo di stampo liberale. Dopo un iniziale interesse per Dewey, a cui e' dedicata la sua tesi di laurea, Verra pubblico' opere fondamentali su F. H. Jacobi, dall'Illuminismo all'idealismo (Torino 1963); su Herder Mito rivelazione e filosofia in Herder e nel suo tempo, (Milano 1966), preparate da lunghi periodi di studio a Heidelberg, dove fu uno dei primi discepoli italiani di Hans-Georg Gadamer. Da lui, oltre che da Pareyson, Verra aveva ereditato l'interesse per Hegel, a cui sono dedicati i suoi lavori dei decenni recenti, fino alla monumentale traduzione della Filosofia della natura, di cui si accingeva a correggere le bozze, pronte presso la Utet. Con Verra non scompare pero' solo lo storico e lo studioso; egli fu anche un organizzatore di cultura e un eccellente insegnante; ai molti giovani che lo hanno avuto come professore ha lasciato l'esempio di un'intelligenza che, pur con ironica modestia, non si lasciava scoraggiare da nessuna asperita' testuale, come quelle presenti soprattutto in Hegel: anche la Fenomenologia dello spirito, spiegata da lui, diveniva meno oscura, acquistando un po' dell'amichevole trasparenza di carattere del commentatore. 5. LIBRI. VITA COSENTINO PRESENTA "SAPIENZA QUOTIDIANA" DI ANTONIETTA POTENTE [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it). Vita Cosentino e' un'autorevolissima intellettuale femminista. Antonietta Potente e' nata in Liguria nel 1958, teologa domenicana, docente di teologia morale a Roma e a Firenze, del 1994 vive in Bolivia, e la' ha aperto la sua vita comunitaria a un'esperienza di condivisione e di ricerca con famiglie di campesinos, di artigiani e di studenti di etnia indigena; insegna teologia nelle universita' di Cochabamba e La Paz, tiene conferenze e corsi in vari altri paesi latinoamericani. Tra le opere di Antonietta Potente: Osare un tempo nuovo, Anterem, 1995; La resistenza dei deboli. Una lettura del Cantico dei Cantici, Anterem, 1995; Raccogliere i frammenti. Dalla teologia missionaria alla teologia contestuale, Anterem, 1996; Un tessuto di mille colori. Differenze di genere, di cultura, di religione, Icone, 2000; Sapienza quotidiana. Una lettura del Qoelet dal sud del mondo, Icone, 2000; Gli amici e le amiche di Dio. Benedetto, Francesco, Domenico e le donne che hanno condiviso la loro ispirazione, Icone, 2000; La religiosita' della vita. Una proposta alternativa per abitare la storia, Icone, 2003; Molta gioia. La spiritualita' domenicana come stile di vita quotidiana, Icone, 2005; (con Giselle Gomez), Non e' tempo di trattare con Dio affari di poco conto, Fraternita' di Romena Onlus, 2006; La fede. Semplicemente appoggiarsi alla profondita' della vita, Icone, 2006; (con Giselle Gomez), Caterina & Teresa. Passione e sapienza nella mistica delle donne, Icone, 2006] Antonietta Potente, Sapienza quotidiana, Ed. Icone, euro 5,16. Ligure di nascita, l'autrice, una teologa domenicana, vive in Bolivia dal 1994. In questo piccolo e prezioso libro rilegge il Qoelet, un testo biblico dell'epoca dei Tolomei (III secolo a. C. circa), un tempo di cambiamento. Con Sapienza quotidiana Antonietta Potente parla del mondo e del tempo che stiamo vivendo, in un modo che non anticipo, ma che ho trovato luminoso perche' capace di aiutarci a vedere. Giannina Longobardi l'ha conosciuta qui in Italia e delle sue pubblicazioni ama in particolare questa, che continua a regalare e a segnalare alle amiche. Cosi' e' arrivata anche a me. 6. LIBRI. LILIANA RAMPELLO PRESENTA "LA STORIA" DI ELSA MORANTE [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it). Liliana Rampello e' un'autorevolissima intellettuale femminista, saggista e docente, insegna Estetica all'Universita' di Bologna; ha collaborato a molte riviste, tra cui "Il Verri", "Rinascita", "Studi di estetica", "Critica marxista", "Via Dogana"; nel sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) cura la stanza "Paradiso", dedicata a libri e recensioni; per la casa editrice Pratiche ha diretto la collana "Strumenti per scrivere e comunicare", e' consulente del gruppo editoriale Il Saggiatore. Opere di Liliana Rampello: La grande ricerca, Pratiche, Milano 1994; (a cura di, con Annarosa Buttarelli e Luisa Muraro), Duemilaeuna. Donne che cambiano l'Italia, Pratiche, Milano 2000; (a cura di), Virginia Woolf tra i suoi contemporanei, Alinea, Firenze 2002; Il canto del mondo reale. Virginia Woolf. La vita nella scrittura, Il Saggiatore, Milano 2005. Elsa Morante (1912-1985) e' stata una delle piu' grandi scrittrici italiane del Novecento. Opere di Elsa Morante: segnaliamo almeno Il gioco segreto, Garzanti, Milano 1941; Menzogna e sortilegio, Einaudi, Torino 1948; L'isola di Arturo, Einaudi, Torino 1957; Alibi, Longanesi, Milano 1958; Lo scialle andaluso Einaudi, Torino 1963; Il mondo salvato dai ragazzini, Einaudi, Torino 1968; La storia, Einaudi, Torino 1974; Aracoeli, Einaudi, Torino 1982. Si veda anche almeno Pro o contro la bomba atomica e altri scritti, Adelphi, Milano 1987; "Piccolo manifesto" e altri scritti, Linea d'ombra, Milano 1988; ed anche Le straordinarie avventure di Caterina, Einaudi, Torino 1959. Un'edizione in due volumi delle Opere e' apparsa presso Mondadori, Milano 1988. Opere su Elsa Morante: segnaliamo almeno Carlo Sgorlon, Invito alla lettura di Elsa Morante, Mursia, Milano 1972; Gianni Venturi, Elsa Morante, La Nuova Italia, Firenze 1977] Elsa Morante, La storia, Einaudi, Torino 2005, euro 13. La storia della Morante esce nel 1974 e suscita polemiche e stroncature critiche di ogni tipo. Non le riprendo qui, mi interessa al contrario suggerirne la lettura: e' un libro bellissimo, come pochi altri capace di raccontare l'Italia e la guerra per gli effetti che ha nella vita quotidiana di chi la subisce ed e' inerme, nemmeno capace di capirla, saperla. E' l'unico romanzo italiano del Novecento comparabile per altezza e ampiezza di visione al nostro romanzo storico dell'Ottocento, I promessi sposi di Manzoni. Elsa Morante (Roma 1912-85) e' autrice di Il gioco segreto (1941), Le bellissime avventure di Cateri' dalla trecciolina (1942), Menzogna e sortilegio (1948), L'isola di Arturo (1957), Lo scialle andaluso (1963), Il mondo salvato dai ragazzini (1968), La Storia (1974), Aracoeli (1982) e della raccolta di poesie Alibi (1958). Nel catalogo Einaudi sono presenti tutti i romanzi e i racconti nei Supercoralli, negli Struzzi e nei Tascabili. Nei Saggi brevi e' stato pubblicato il Diario 1938 (1989). 7. LIBRI. ANNA TITO PRESENTA "LA RIVOLTA LIBERTARIA" DI ALBERT CAMUS [Dal quotidiano "L'Unita'" del 4 gennaio 2000. Anna Tito e' giornalista, saggista, traduttrice, ricercatrice. Albert Camus, nato a Mondovi (Algeria) nel 1913, nel 1940 a Parigi, impegnato nella Resistenza con il movimento "Combat" (dopo la liberazione sara' redattore-capo del quotidiano con lo stesso titolo), premio Nobel per la letteratura nel 1957, muore nel 1960 per un incidente automobilistico. Lo caratterizzo' un costante impegno contro il totalitarismo e per i diritti umani, che espresse sia nell'opera letteraria e saggistica, sia nel giornalismo e nelle lotte civili (oltre che nella partecipazione alla Resistenza). In un articolo a lui dedicato ha scritto Giovanni Macchia (citiamo da Camus e la letteratura del dissenso, in Giovanni Macchia, Il mito di Parigi, Einaudi): "L'assurdo fu per Camus un punto di partenza... Poiche' non si puo' immaginare una vita senza scelta, e tutto ha un significato nel mondo, anche il silenzio, e vivere 'en quelque maniere' significa pur riconoscere l'impossibilita' della negazione assoluta, la prima cosa che noi non possiamo negare e' la vita degli altri. Nell'interno dell'esperienza assurda nasce come prima evidenza (credere al proprio grido) la rivolta: slancio irragionevole contro una condizione incomprensibile e ingiusta, e che pur rivendica l'ordine nel caos. E ricordo la gioiosa impressione che provoco' la formula cartesiana di Camus, con la sua aria di limpido giuoco, quando la leggemmo la prima volta. Non 'je me revolte, donc je suis': ma 'je me revolte, donc nous sommes'. Risollevare gli uomini dalla loro solitudine, dare una ragione ai loro atti; mettersi non dalla parte degli uomini che fanno la storia ma di coloro che la subiscono... Rivolta come fraternita'". Opere di Albert Camus: tra le opere di Camus particolarmente significative dal nostro punto di vista ci sembrano Il mito di Sisifo, Caligola, La peste, L'uomo in rivolta, tutti piu' volte ristampati da Bompiani. Utile anche la lettura dei Taccuini (sempre presso Bompiani). Si veda anche (con Arthur Koestler), La pena di morte, Newton Compton, Roma 1981. Opere su Albert Camus: numerose sono le monografie su Camus; si vedano almeno la testimonianza di Jean Grenier, Albert Camus, souvenirs, Gallimard, e per una sommaria introduzione: Pol Gaillard, Camus, Bordas; Roger Grenier, Albert Camus, soleil et ombre, Gallimard; Francois Livi, Camus, La Nuova Italia; una recente vasta biografia e' quella di Olivier Todd, Albert Camus, una vita, Bompiani] Come si puo' essere rivoluzionari e al tempo stesso giustificare la soppressione delle liberta'? Gran parte degli intellettuali marxisti rispondeva che la repressione era necessaria al cammino della storia verso il socialismo: un "assurdo storico" per Camus. "Dirsi rivoluzionari ed esaltare la pena di morte, la limitazione delle liberta' e la guerra significa essere reazionari... E la ragione per cui oggi viviamo dentro una storia reazionaria e' proprio perche' i rivoluzionari contemporanei hanno accettato un linguaggio del genere" scriveva nel 1949. Il testo, dal titolo "Intervista non pubblicata", breve e incisivo, viene ora ad aprire la raccolta dei saggi politici scritti da Camus nell'arco di vent'anni ("La rivolta libertaria", a cura di Alessandro Bresolin, con prefazione di Goffredo Fofi, Edizioni Eleuthera, 216 pp., 26.000 lire), finora rimasti in gran parte inediti in Italia, e che appaiono oggi straordinariamente attuali. Sono i piu' recenti scritti di Camus apparsi in Italia. Che tratti del franchismo, della repressione in Ungheria, delle disumane condizioni di vita dei fellah nelle campagne della Cabilia o ancora delle rivolte operaie di Berlino e di Poznan, e soprattutto della guerra d'Algeria, per lui, "la verita' di un pensiero non si stabilisce a seconda che sia di destra o di sinistra, e ancor meno per come decidono di utilizzarlo la destra e la sinistra". Mentre ribadisce che, senza liberta' non puo' esserci socialismo, esprime il suo sdegno per il modo in cui l'Europa occidentale degli anni '50 ha rivalutato l'anticomunista Franco e l'ipocrisia della logica del "non intervento" delle democrazie. Si', come scrive Fofi, "gli intellettuali barano, e Camus rifiutava di barare". Da vero laico, si appellava ad una "permanente fraternita' tra coloro che lottano contro il fato", contro le ingiustizie, la schiavitu', il totalitarismo, ma soprattutto contro il furto delle coscienze e gli strumenti tutti di cui si serve il potere per rendere gli individui consenzienti al suo dominio. I suoi scritti si attualizzano in un dopoguerra che termina fra il 1989 e il 1991: rimangono vivi per il semplice motivo che il persistere della crisi economica e il crescere dei nazionalismi e degli integralismi non si e' fermato, fanno temere un inizio di millennio oscuro, la lotta contro l'ingiustizia, l'oppressione, e l'oscurantismo e' un'impresa "sisifiana". Rincresce pero' che questa raccolta non annoveri i testi contro la pena di morte: contro il vergognoso e insensato stereotipo della legge del taglione egli scrisse, fra i primi, se non per primo, in Francia gia' nel 1957 con Arthur Koestler. Intendeva far cambiare la legge francese influenzando l'opinione pubblica su questo rito "primitivo", assolutamente indegno della civilta' contemporanea. "La pena di morte e' ingiusta e profondamente nociva" intitolo' un suo articolo. Suo padre, gli raccontarono, aveva deciso di assistere a una esecuzione; il delitto era particolarmente ributtante: un operaio agricolo preso da un delirio sanguinario aveva massacrato una famiglia di fittavoli con i loro bambini. "Si alzo' nel mezzo della notte per recarsi sul luogo, mescolato a una folla immensa. Di cio' che vide quella mattina, non disse niente a nessuno. Mia madre mi racconto' che era tornato a casa come una ventata, con il viso stravolto, si era rifiutato di parlare, e all'improvviso aveva cominciato a vomitare". E qui traspare la morale "semplice" di Camus: "Se la giustizia provoca il vomito dell'uomo che dovrebbe proteggere, sembra difficile sostenere che e' destinata a diffondere piu' pace e ordine nella citta'". 8. RIEDIZIONI. TUCIDIDE: LA GUERRA DEL PELOPONNESO Tucidide, La guerra del Peloponneso, Einaudi, Torino 1996, Mondadori, Milano 2007, 2 voll. per complessive pp. LXXX + 1640, euro 12,90 + 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). A cura di Luciano Canfora, testo greco a fronte, traduzioni, commenti e apparati di Canfora, Mariella Cagnetta, Aldo Corcella, Andrea Favuzzi, Stefania Santelia, Angela Todisco. Quasi solo con Tucidide - e Kafka - tu puoi fare il seguente esperimento: che apri una pagina a caso e cominci a leggere, e non puoi smettere piu'. O detto diversamente: che in ogni sua pagina tu senti la verita' in azione, la verita' in marcia. Tutto si impara leggendo Tucidide. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 126 del 20 giugno 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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