Minime. 98



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 98 del 23 maggio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Opporsi alla guerra
2. Con l'altra America fermiamo le guerre di Bush. Un appello
3. Due osservazioni critiche all'appello che precede
4. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
5. Umberto Santino: Appunti a proposito di liberta' di informazione in terra
di mafia
6. Letture: AA. VV. Nicaraguita, la utopia de la ternura
7. Riedizioni: Euripide, Le tragedie
8. Riedizioni: Rosa Luxemburg, La rivoluzione russa
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. OPPORSI ALLA GUERRA

Opporsi alla guerra. Al terrorismo, alle uccisioni, agli eserciti, alle
armi. Opporsi.
Solo la pace costruisce la pace.

2. DOCUMENTAZIONE. CON L'ALTRA AMERICA FERMIAMO LE GUERRE DI BUSH. UN
APPELLO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 maggio 2007 riprendiamo il seguente
appello promosso da vare associazioni]

Sabato 9 giugno George W. Bush sara' a Roma. Il G8 di Rostock in Germania
sara' appena finito. Ancora una volta i potenti si incontrano in una sede
illegittima per decidere le sorti del mondo circondati dalla protesta di
cittadini e popoli che in tutto il pianeta chiedono diritti, democrazia,
giustizia globale e pace. Negli anni della sua presidenza Bush con i suoi
alleati ha fatto enormi disastri che il mondo intero sta pagando a caro
prezzo.
Ha fatto guerra alla pace e al diritto internazionale inventando la teoria
della guerra preventiva e permanente, occupando militarmente l'Afghanistan e
l'Iraq, seminando morte e distruzione fra le popolazioni civili, fomentando
crisi regionali, praticando embarghi.
Basta con le guerre. Via tutti gli occupanti.
Ha fatto guerra alla convivenza pacifica ponendosi a capo della crociata
occidentale contro il mondo islamico, fomentando tutti gli integralismi e
ponendo il mondo a rischio dello scontro di civilta' con il riarmo,
l'aumento delle spese militari, la militarizzazione, anche dello spazio.
Disarmo e incontro di civilta' per uscire da questo disastro.
Ha fatto guerra alla pace in Medio Oriente sostenendo la politica
unilaterale di Israele calpestando il diritto internazionale che condanna il
Muro, le colonie e l'occupazione che dura da 40 anni.
Basta occupazione e muro; diritti e uno stato sovrano per i palestinesi. Due
stati per due popoli.
Ha fatto guerra alla democrazia riducendo in nome della lotta al terrorismo
i diritti individuali e collettivi, legittimando la detenzione illegale, i
rapimenti, l'uso della tortura e continuando a usare la pena di morte.
Basta crimini contro l'umanita'.
Ha fatto guerra alla giustizia imponendo al mondo il liberismo economico e
aumentando le disuguaglianze impoverendo miliardi di persone nei paesi del
nord e del sud arricchendo le multinazionali e i poteri forti.
Basta con lo strapotere economico e della finanza internazionale; rapporti
paritari nord-sud.
Ha fatto guerra alla liberta' con il suo fanatismo religioso cercando di
colpire i diritti delle donne, i diversi orientamenti sessuali, la ricerca
scientifica e la verita' della storia.
Liberta' di scegliere la propria vita; pieni diritti civili per tutte e
tutti; liberta' di ricerca.
Ha fatto guerra all'uguaglianza facendo di ogni migrante un pericolo per la
sicurezza, consolidando il muro della morte che separa Stati Uniti e
Messico, rifiutando di firmare la Convenzione Onu sulla diversita' culturale
che tutela il patrimonio e le espressioni culturali dei popoli del mondo.
Tutti i diritti umani per tutti e tutte.
Ha fatto guerra al mondo intero rifiutandosi di firmare il protocollo di
Kyoto aggravando la catastrofe ambientale e il cambiamento di clima che
mette a rischio il futuro di tutti.
Proteggiamo l'unica terra che abbiamo.
L'italia e l'Europa devono agire in autonomia contro la logica del dominio e
della guerra: diciamo no alla base Dal Molin, alle basi Usa, alla
militarizzazione, alle armi nucleari, agli F35, allo scudo missilistico.
Vogliamo verita' e giustizia per Nicola Calipari; vogliamo liberta' per
Hanefi; che Emergency possa tornare in Afghanistan.
Siamo con gli statunitensi che contestano ogni giorno le politiche liberiste
e neo-con. Siamo con tutti coloro che costruiscono un'alternativa per un
mondo diverso, per vivere in pace.
Per tutto questo abbiamo abbiamo indetto una manifestazione nazionale a
Roma, per le ore 15.
*
Promuovono: Arci, Associazione per la pace, Donne in nero, Fiom-Cgil, Forum
ambientalista, Lavoro e societa' - Cgil, Legambiente, Libera, Lunaria, Ics,
Un Ponte per, Statunitensi per la pace e la giustizia - Roma, Comitato
Fermiamo la guerra di Firenze, Statunitensi contro la guerra - Firenze, Udu,
Uds, Transform-Italia...
*
Per adesioni: nobush2007 at tiscali.it

3. RIFLESSIONE. DUE OSSERVAZIONI CRITICHE ALL'APPELLO CHE PRECEDE

La prima: il silenzio sull'illegale, criminale partecipazione militare
italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan. Tacere su questo
e' inammissibile.
*
La seconda: il silenzio sulla necessita' della scelta della nonviolenza, che
e' invece la scelta esatta ed urgente per poter fare una politica di pace
adeguata ai compiti dell'ora.
*
Opporsi alla scellerata politica del governo Bush e' giusto e doveroso.
Tacere sull'effettuale complicita' con quella politica da parte del governo
e del parlamento italiano e' peggio che un'omissione o un errore. La pace si
costruisce con la pace, la smilitarizzazione dei conflitti, il disarmo, la
solidarieta' concreta con le vittime, scelte di verita' e di giustizia,
principio responsabilita' in azione: in una parola, la pace si costruisce
con la scelta della nonviolenza. Un'opposizione alla guerra che non si
svolga in programma operativo e costruttivo nonviolento resta meramente - ed
infine ipocritamente - declamatoria e ininfluente.

4. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle
persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma
nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno
delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il
codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno
compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da
qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono
dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento
Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in
banca o alla posta.
Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento
Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

5. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: APPUNTI A PROPOSITO DI LIBERTA' DI
INFORMAZIONE IN TERRA DI MAFIA
[Dal sito del Centro Impastato (www.centroimpastato.it) riprendiamo il
seguente intervento del 6 novembre 2006.
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia
difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e
guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano
1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia
agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto
Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio
a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda
edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di
sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto
politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia
interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la
democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella
della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in
terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato",
Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di
Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli
1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e
il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli
2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007. Su Umberto
Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna
di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in
cammino" nei nn. 931-934]

Non ha senso parlare solo dell'informazione in Sicilia, delle esperienze
positive e negative consumatesi nell'isola, degli otto giornalisti uccisi
dalla mafia (voglio ricordarli: Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni
Spampinato, Peppino Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Mauro
Rostagno, Beppe Alfano), della Radio dei poveri Cristi di Danilo Dolci
durata appena un giorno, di Radio Aut e di Tele Jato ecc. ecc. Lo sguardo va
necessariamente allargato sul piano nazionale e per non sfondare porte
aperte, piu' che riferirmi alle grandi testate, piu' o meno inginocchiate
davanti al potere democristiano prima e berlusconiano dopo, mi riferiro'
alla stampa di sinistra da cui era e sarebbe lecito attendersi qualcosa di
piu' e di diverso.
*
Un po' di storia
Cominciamo dall'assassinio di Peppino: 9 maggio 1978, il Centro siciliano di
documentazione c'era gia' dall'anno prima. La stampa che allora definimmo
"di regime" scrisse che Peppino era un terrorista e un suicida. Solo il
"Quotidiano dei lavoratori" (tra gli altri Pino Ferraris, che non era un
giornalista) e "Lotta continua" ci diedero una mano per smontare la
montatura imbastita da carabinieri e magistrati. Ma della redazione di
"Lotta continua" nessuno venne in Sicilia. Non venne il direttore Enrico
Deaglio, non vennero i vecchi compagni di Peppino, come Mauro Rostagno, a
cui Peppino era legatissimo. Ho visto per l'ultima volta Mauro tre mesi
prima che l'uccidessero e gli ho accennato a Peppino. Ho capito che il
discorso lo infastidiva e ho preferito non insistere.
"Il manifesto" diede la notizia in modo incredibile. G. R. (Gianni Riotta),
che successivamente sarebbe asceso ai fasti del "Corriere", dell'editoria e
della televisione (dove si dice che come direttore del Tg1 abbia archiviato
il "panino": la rivoluzione che tutti auspicavamo!), scrisse una noticina
striminzita: polizia e carabinieri parlano di attentato, i compagni dicono:
"E' stata la mafia". Tutto qui. La notizia non sarebbe stata ripresa e
l'anno dopo quando preparavamo la manifestazione nazionale contro la mafia,
la prima della storia d'Italia, "Il manifesto" non dedico' neppure una riga.
Il giornale ha avuto il ruolo che sappiamo su tantissimi temi e abbiamo
seguito con trepidazione quanto e' successo a Giuliana Sgrena che ho
conosciuto ai tempi di Comiso nei primi anni '80, e a Nicola Calipari,
caduto nella guerra infinita che insanguina l'Iraq, ma su mafia, Sicilia e
Mezzogiorno "Il manifesto" ha sempre scritto poco e male. Bisognera'
aspettare molti anni per trovare qualche pezzo di Guido Ruotolo sulla
vicenda processuale che faticosamente cercavamo di portare avanti assieme ai
familiari e ai compagni di Peppino.
A livello politico gli unici che ci aiutavano erano i compagni di Democrazia
Proletaria, Giovanni Russo Spena, da allora fino alla relazione della
Commissione antimafia sul "caso Impastato" (dopo si e' eclissato assieme a
tutti i "rifondati", che evidentemente preferiscono altri interlocutori, in
nome di un movimentismo senza strategia...) e per un po' di tempo Silvano
Miniati e Guido Pollice che mi affido' il compito di scrivere gran parte
della relazione di minoranza della Commissione antimafia del 1985.
Ma torniamo alla stampa o piu' in generale all'informazione. 1979, l'anno
dell'uccisione di Mario Francese, Boris Giuliano, Cesare Terranova e Lenin
Mancuso. A Palermo, sotto i portici di piazzale Ungheria il Centro espone
una mostra fotografica, con fotografie di Letizia Battaglia, Franco Zecchin
e altri. Passa Joe Marrazzo, il notissimo giornalista televisivo. Ci chiede
di poter riprendere la mostra e intervista le persone che la guardano.
Intervista Letizia Battaglia e me. Ci chiede di portare la mostra a Corleone
e fa parecchie interviste. Viene fuori un servizio interessante, ma
dell'intervista a Letizia viene trasmessa una battutina sulla paura, non
c'e' traccia della mia, in cui parlavo del lavoro del Centro, che aveva gia'
fatto il convegno nazionale "Portella della Ginestra: una strage per il
centrismo", in cui per primi e poi per anni da soli sostenevamo la valenza
strategica della strage, mentre la storiografia ufficiale parlava della
violenza come espressione della crisi e dell'isolamento del blocco agrario,
che invece si apprestava a vincere mentre avrebbero perso il movimento
contadino e le sinistre. Il Centro aveva promosso nel maggio del '79, primo
anniversario dell'uccisione di Peppino, la manifestazione nazionale contro
la mafia, ma evidentemente queste informazioni "non fanno notizia". Scrivo
una lettera di protesta: ci avete presentati come portatori di pannelli, ma
la cosa si ferma li'.
"Samarcanda", la notissima trasmissione di Santoro, non ha mai dedicato un
secondo al Centro mentre sono state dedicate ore di trasmissione a Leoluca
Orlando e ai suoi amici, tra cui c'erano Carmine Mancuso passato dopo
qualche tempo a Forza Italia, e padre Pintacuda, che allora sosteneva che il
"sospetto e' l'anticamera della verita'", successivamente passato nei
dintorni di Forza Italia. Quando e' stato ucciso Libero Grassi (1991)
pensavamo che ci si desse qualche spazio: assieme ai Verdi avevamo
organizzato l'unica iniziativa pubblica per sostenerlo (un'assemblea nella
sala delle lapidi: eravamo solo in trenta, vistosamente assenti i devoti di
Orlando) ma i redattori della trasmissione non lo sapevano.
12 marzo 1992: uccidono Salvo Lima. Su Lima avevamo redatto due dossier, uno
presentato prima a Roma e poi a Strasburgo nel 1984, con l'allora
giovanissimo Claudio Fava de "I siciliani", una rivista che costituisce una
delle pagine piu' significative del giornalismo d'inchiesta non solo in
Sicilia ma in Italia (a proposito: i libri di Giuseppe Fava sono da tempo
introvabili. Bisognerebbe fare una nuova edizione di tutte le sue opere). Il
secondo dossier su Lima fu presentato a Roma da Giovanni Russo Spena e da me
nel 1989. Lima aveva risposto per iscritto al primo dossier, un caso unico e
debbo dire che la risposta era molto civile. Subito dopo l'assassinio di
Lima "Samarcanda" va in onda da Palermo al Foro Italico, mi invitano ad
andare, vado con i due dossier, parlo con Mannoni, non sapeva nulla dei
dossier ma mi dice che mi dara' la parola, attendo invano per due o tre ore
e tolgo il disturbo, anche perche' dalla folla dei presenti si levava un
applauso, sciagurato, alla morte di Lima.
Febbraio 1995. Dalla piazza di Terrasini va in onda "Tempo reale". Tutto il
tempo e' dedicato al sindaco Manlio Mele che accusava, assieme ad Orlando,
il maresciallo Lombardo, suicida da li' a poco. Nelle vicinanze della piazza
c'era la sede di Radio Aut. Nessuno parla di Peppino Impastato e dei suoi
compagni. Neppure quando uno dalla piazza grida: "Qui non e' stato ucciso
nessuno". I giornalisti del giro santoriano evidentemente non sapevano chi
era Peppino Impastato. Anche loro per saperne qualcosa dovranno attendere il
film, che ne dara' un'icona da Peter Pan di provincia.
Sulla Rete tre, ai tempi di Sandro Curzi, per qualche anno c'e' stato
"Telefono giallo" di Corrado Augias. Un giornalista si presenta al Centro e
ci chiede di collaborare a una puntata su Peppino Impastato. Collaboriamo,
ma poi il giornalista ci comunica che la trasmissione su Impastato non ci
sara'.
Alla Rai, dopo il film su Peppino ci sono state parecchie interviste a
Felicia e a Giovanni ma come Centro non abbiamo avuto molta fortuna, ne'
prima ne' dopo. Qualche esempio. Trasmissione di Minoli (non ricordo come si
chiamava). Viene al Centro la De Palma, una giornalista bravissima,
purtroppo morta prematuramente, che ci dedica piu' di due ore di
registrazione per un'intervista a 360 gradi: su Lima, sui Salvo ecc. ecc.
Poi ci telefona, mortificatissima, dicendo che Minoli non trasmettera'
nulla. Va in onda Nicola Tranfaglia che ha curato un libro in cui su Lima
scrive Vasile che, da buon ex pci, ignora i nostri dossier e il voto
dell'allora eurodeputato comunista De Pasquale contro la mozione presentata
da Emilio Molinari sui rapporti di Lima con la mafia.
"Elmo di Scipio" di Deaglio. Vengono al Centro due giornaliste giovanissime.
Quasi tre ore di registrazione. Trasmettono solo una battutina di Anna
davanti all'albero Falcone. Riprendono gli attori che recitano i versi del
mio Ricordati di ricordare, senza dire di chi e'. Su Impastato, sulla
relazione della Commissione parlamentare sul depistaggio delle indagini,
costituitasi su nostra proposta e ai cui lavori abbiamo dato un contributo
decisivo, parlano altri che non hanno avuto nessun ruolo, ma evidentemente
sono piu' "telegenici".
"Primo piano". Va in onda uno speciale dopo la proiezione de "I cento
passi". Roberto Scardova e' venuto al Centro, mi ha intervistato, gli
abbiamo dato il recapito di Felicia. Telefona che della mia intervista non
sara' trasmesso neppure un secondo, perche' si deve dare la parola a Gigi Lo
Cascio, l'attore che interpretava Peppino, e sulla relazione della
Commissione antimafia, che senza il Centro non si sarebbe mai fatta, debbono
parlare in tandem Beppe Lumia e Russo Spena.
Da qualche tempo chiediamo alla Rai di fare un video su Peppino e sul dopo,
che rimane quasi sconosciuto (il film si ferma al funerale), ma finora non
si e' potuto realizzare.
E' andata e va meglio con altre televisioni, dalla Spagna alla Finlandia
agli Stati Uniti all'Olanda e alla Svizzera, che spesso ci mandano le
cassette: una forma di emigrazione mediatica che ci porta a pensare che non
sarebbe una cattiva idea togliere le tende dal paesetto Italia.
*
Sull'Ordine dei giornalisti e su Magistratura Democratica
Nel novembre del 1997 l'Ordine dei giornalisti ha iscritto Peppino
nell'elenco dei giornalisti professionisti e in seguito alle condanne di
Claudio Riolo e mia per diffamazione a mezzo stampa in seguito alle
citazioni in giudizio civile di Francesco Musotto e Calogero Mannino abbiamo
organizzato delle iniziative di dibattito e riflessione. Nel dicembre 2003
abbiamo parlato di "Liberta' di critica, liberta' di ricerca", in un
seminario nazionale organizzato assieme alla Facolta' di Lettere,
all'associazione Articolo 21, a Libera e a Magistratura Democratica. Abbiamo
parlato dei disegni di legge in discussione, che non promettono nulla di
buono. Gli atti del convegno sono stati raccolti in volume, ma le nostre
proposte (per esempio, togliere la competenza su temi come questi alla
giurisdizione civile e penale e attribuirla a un giuri' d'onore; prevedere
come sanzione la replica, la correzione, l'integrazione, non la pena
pecuniaria che riduce l'onorabilita' delle persone a un genere da
supermercato) non hanno avuto seguito.
Una parentesi sui nostri rapporti con Magistratura Democratica. Ottimi nei
primi anni, con la nostra partecipazione al convegno nazionale del 1980 (i
relatori mi chiesero di utilizzare miei scritti senza citarmi, perche'
temevano un'eccessiva politicizzazione, dopo qualcuno di loro ha lasciato la
toga per la politica) e a un seminario nazionale del 1982, inesistenti per
circa vent'anni (era il periodo in cui l'ipergarantismo, dettato dalla
diffidenza per un'estensione alla mafia del "teorema Calogero" elaborato per
i terroristi, in Md era alle stelle), ripresi negli ultimi anni, con i
convegni nazionali del 2001 e del 2005. Dopo l'infatuazione per Arlacchi e
le sue teorie sulla mafia inesistente come realta' organizzata (per
convincersi dell'esistenza della mafia strutturata doveva attendere le
dichiarazioni di Calderone), sulla mafia tradizionale in competizione per
l'onore e la mafia imprenditrice che scopre la competizione per la ricchezza
solo negli anni '70, che sono delle emerite sciocchezze (ma nel volume che
raccoglieva gli atti del seminario del 1982 l'opera arlacchiana veniva
definita "essenziale per la comprensione del fenomeno mafioso" e Giuseppe
Borre' nell'introduzione faceva continui riferimenti all'Arlacchi e ignorava
completamente la mia relazione, che ho riletto in questi giorni e sembra
scritta oggi), le mie analisi sulla mafia come realta' complessa, come
soggetto politico, sul blocco sociale egemonizzato dalla borghesia mafiosa
sembrerebbero entrate in circolo, ma mi pare che si stia facendo strada
un'altra infatuazione a base di Supermafia planetaria e onnipotente e di
"voglia di mafia", espressione prescientifica che lascerei al linguaggio
popolare per designare i desideri alimentari delle donne incinte.
Nel convegno su "Mafia e potere" del 18 e 19 febbraio 2005, conclusosi con
ovazioni a Orlando anche da parte di magistrati che evidentemente hanno
dimenticato i suoi attacchi a Falcone, si e' discusso dell'esito del
processo ad Andreotti. Rimango del mio avviso: il processo ha avuto una
conclusione in piena coerenza con il "barcamenismo" italico. Si parla di
reato commesso fino al 1980, con una prescrizione calcolata al minuto
secondo e un'assoluzione per insufficienza di prove per gli anni successivi
che non poteva non avallare la canonizzazione di Andreotti, gia' avviata ad
opera dello stesso Santo Padre con l'abbraccio in occasione della
santificazione di Padre Pio, che e' il massimo che la Chiesa possa offrire,
se nella classifica della devozione il frate con le stimmate ha battuto
tutti, compreso Gesu' Cristo. Il rapporto di Andreotti con Salvo Lima, e
quindi indirettamente con la mafia, e' documentato fino alla morte di
quest'ultimo: non sara' stato rilevante penalmente ma resta gravissimo sul
piano etico-politico. Comunque, insistere sulle colpe di Andreotti ormai mi
pare in ritardo con la storia. Sulla scena ci sono ben altri personaggi che
si ritengono al di sopra e al di fuori della giustizia e che sono un
pericolo per la democrazia. Ma la vulgata vuole che bisogna stare attenti a
non demonizzare troppo, altrimenti Berlusconi diventa invincibile...
*
Sulle riviste
Qualche parola sulle riviste teoriche della sinistra, anche se hanno una
scarsissima diffusione. Sulle pagine di "Marx 101" le mie riflessioni su
mafia e dintorni hanno avuto un certo spazio, e anche su "AltrEuropa" e su
"Alternative", di cui scrissi l'editoriale programmatico del primo numero.
Poi e' successo qualcosa. Un mio pezzo per una progettata rubrica di
"AltrEuropa", in cui esprimevo la mia contrarieta' all'abolizione
dell'ergastolo per stragisti e mafiosi, e' stato censurato. La rubrica non
e' nata e ho invitato i compagni della redazione a fare una letterina a
Fidel Castro per chiedergli l'abolizione della pena di morte a Cuba, dove
Fidel l'ha applicata anche ad avversari politici come Ochoa, condannato a
morte per un traffico di droga in cui era coinvolto pure il fratello del
dittatore, ovviamente scagionato. Proposta non accolta e fine dei rapporti.
Per la nuova serie di "Alternative" mi sono visto retrocesso dal comitato di
redazione al comitato scientifico, che per tutte le riviste e' solo un
elenco di nomi, piu' o meno prestigiosi, che non contano nulla per la linea
della rivista. Per la serie attuale di "Alternative" non mi hanno neppure
informato. Lo stalinismo e' un vizio duro a morire anche per chi si professa
convertito alla nonviolenza.
Sulla "Rivista del Manifesto" nel settembre 2001 ho scritto un pezzo sulle
elezioni regionali, ponendo alcuni problemi sulla sinistra in Sicilia, in
crisi dagli anni '50 (la prima e ultima vittoria delle sinistre alla
elezioni regionali e' del 20 aprile 1947, dieci giorni prima della strage di
Portella della Ginestra). La rivista doveva aprire un dibattito. C'e' stato
solo un intervento di Forgione che ha ignorato totalmente il mio articolo.
In seguito la rivista ha chiuso le pubblicazioni.
In Sicilia, tra le riviste che hanno avuto un ruolo positivo vanno ricordate
"CxU", chiusa ormai da tempo, "Citta' d'utopia" (la redazione di Palermo era
costituita dal Centro) che dopo dieci anni di ottimo lavoro ha anch'essa
cessato le pubblicazioni, mentre ormai da piu' di trent'anni si pubblica
"Segno", con cui abbiamo avuto per anni ottimi rapporti purtroppo interrotti
quando infuriava l'orlandismo con il suo carico di bigottismi. La mia
proposta di aprire un dibattito sul ruolo di Orlando e' stata respinta, con
la giustificazione che bisognava "fare quadrato" e "non rompere il fronte".
Poi e' accaduto quello che avevo puntualmente previsto: alle elezioni
comunale del 1990 Orlando, capolista con al numero 2 Di Benedetto, legato a
Lima, ha portato al massimo storico la Dc e dimezzato gli alleati di
centrosinistra. Ma da allora non c'e' stato nessun rapporto con i redattori
della rivista. A Messina da piu' di dieci anni si pubblica il settimanale
"Centonove", impegnato in un'attivita' di informazione e di inchiesta in un
contesto difficile.
A livello nazionale c'e' "Narcomafie", con cui collaboriamo fin dal primo
numero. Una rivista che bisognerebbe diffondere meglio e fare conoscere di
piu', ma le mie proposte, come componente del comitato scientifico, di fare
delle presentazioni, costituire delle redazioni locali, non trovano grande
accoglienza. La rivista e' legata a Libera e qui bisognerebbe aprire un
discorso su di essa, sul difficile rapporto mio e del Centro Impastato con
Libera nazionale che mi ha portato nel 2005 alle dimissioni, su vicende
recenti che hanno portato allo scioglimento di Libera Palermo, ma in questa
sede bastano questi accenni.
Negli ultimi mesi abbiamo avviato un rapporto con alcune pubblicazioni
dell'area nonviolenta, con la costituzione di un gruppo di studio su
nonviolenza, mafia e antimafia, che ha organizzato un convegno nazionale nel
maggio 2005.
*
Ultime notizie
Tra le ultime notizie ci sono le mie dimissioni da consulente della
Commissione parlamentare antimafia, del febbraio 2005. A livello nazionale,
brevi su "l'Unita'" e sul "Manifesto", nulla su "Liberazione". Sia chiaro:
il presidente della Commissione Centaro faceva il suo mestiere e tra i suoi
compiti c'era quello di "dimostrare" che la mafia e' solo un fenomeno
criminale e che il rapporto mafia-politica e' un'invenzione delle "toghe
rosse". A tal fine ha utilizzato anche uno spezzone di una mia frase sul
terzo livello, in cui affermavo che quella rappresentazione mediatica (la
mafia come un edificio a tre piani: al pianterreno i gregari, al secondo i
capi, al terzo una supercupola politico- finanziaria) e' inadeguata per
rappresentare un sistema relazionale che e' molto piu' complesso e che il
rapporti tra mafia, politica e istituzioni e' costitutivo del fenomeno
mafioso. Ha preso la prima parte e ha cestinato il resto. Un'operazione che
si commenta da se'. Ma le mie dimissioni sono state soprattutto una critica
aperta per le opposizioni che non hanno fatto nulla di significativo, sia
perche' le persone piu' impegnate badavano piu' ai problemi dei loro
partiti, alle campagne elettorali, ai salti da un Parlamento all'altro, agli
iperpresenzialismi mediatici, alle esibizioni teatrali ecc. ecc. che al
lavoro nella Commissione, ma soprattutto perche' hanno mostrato di non avere
capacita' e volonta' adeguate per imporre contenuti e pratiche alternativi.
Ho ricevuto una lettera da Centaro in cui mi comunica che "l'Ufficio di
presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi nella seduta del 16
febbraio ha deciso all'unanimita' di concludere immediatamente il rapporto
di consulenza con Lei instaurato, fra l'altro corrispondendo al Suo
desiderio". Non so se sia vero, se e' vero, non posso che esprimere la mia
gratitudine ai rappresentanti dei gruppi parlamentari di sinistra che hanno
mostrato di non meritare la collaborazione mia e del Centro Impastato. A
fine legislatura e' arrivata una relazione di minoranza in cui si
scopiazzano malamente le mie teorizzazioni sulla borghesia mafiosa, che
vengono fatte convivere con le fantasticherie sulla mafia-industria della
protezione privata. In ogni caso una presa di posizione tardiva e
inefficace.
Qualche accenno al quadro attuale. "Telejato" deve battersi contro la
Bertolino, difesa da Alfredo Galasso, vecchio compagno d'armi di Orlando e
di Pintacuda nelle accuse a Falcone e ora tra i fondatori della Fondazione
Caponnetto. E, con tutte le querele che le piovono addosso, mi sembra
davvero un evento straordinario che "Telejato" ci sia ancora.
Dei nuovi arrivati posso dire che "L'isola possibile" mi pare troppo gracile
e "Casablanca" non so se avra' un futuro, come mi auguro.
Noi come Centro Impastato continuiamo a lavorare, totalmente autofinanziati
perche' altri centri studi e fondazioni preferiscono mungere la mucca
Regione Sicilia con le leggine fotografie e i rappezzi alla finanziaria. Ci
sono state polemiche, tardive, con padre Bucaro, gestore del Centro
Borsellino, che e' stato sciolto in seguito alle voci su una sua
incriminazione per riciclaggio, non seguita da rinvio a giudizio, ma sono
tanti quelli che per fare un'iniziativa hanno bisogno dei fondi pubblici
arraffati in qualche modo. E finche' a sinistra e nella stessa antimafia non
si avra' il coraggio di cambiare registro non c'e' da attendersi nulla di
buono. Tranne che non faccia qualche miracolo il responsabile di "Antimafia
2000" che e' un miracolo vivente, ha le mani bucate dalle stimmate (quella
supplementare sulla fronte nel frattempo e' sparita), sa tutto sulla Madonna
di Fatima, sugli Ufo e su Nostradamus e organizza convegni con la Facolta'
di Lettere di Palermo e con la partecipazione dei magistrati piu' impegnati.
Ma mi guardo bene dal partecipare a questi spettacoli, non credo nei
miracoli e di fronte a questa idea di Dio e dintorni, fatta a immagine e
somiglianza di un'umanita' non proprio esaltante, sono rigorosamente ateo.
*
Per finire
Dal 2002 e' in atto a Palermo la lotta dei senzacasa, che e' riuscita a
sfuggire alla solita trappola della guerra tra poveri e si e' caratterizzata
come esempio di antimafia sociale, con la richiesta, in parte soddisfatta,
che vengano assegnate ai senzatetto le case confiscate ai mafiosi. Ad
eccezione dell'inserto palermitano del quotidiano "la Repubblica", che ha
dedicato una certa attenzione, c'e' stato solo qualche articoletto su
"l'Unita'" e sul "Manifesto", piu' di cronaca che di riflessione, nulla su
"Liberazione", che continua a dedicare pagine su pagine... alla pornografia
alternativa. Contenti loro...
Di borghesia mafiosa ormai parlano tutti, o quasi. Ma pare che sia una
teoria orfana di padre. Di recente alla nuova trasmissione di Santoro il
sostituto procuratore Antonio Ingroia l'ha attribuita a innominati
"sociologi", nonostante sappia perfettamente che il sociologo e' stato uno
ed uno solo e ha nome e cognome. Cosi' va il mondo...

6. LETTURE. AA. VV.: NICARAGUITA, LA UTOPIA DE LA TERNURA
AA. VV., Nicaraguita, la utopia de la ternura, Terra Nuova, Managua 2007,
pp. 100, s.i.p. In edizione bilingue, dedicato a Giulio Girardi e introdotto
da Gerard Lutte, il libro raccoglie - insieme ad altri materiali utili per
la contestualizzazione e l'approfondimento - tredici interviste ad
altrettante persone che nel corso del tempo hanno usufruito delle borse di
studio del progetto di solidarieta' internazionale Unicaragua/Nicaraguita
attraverso il quale dall'Italia e dal Belgio si finanziarono gli studi
universitari di giovani nicaraguensi che li avevano abbandonati per
dedicarsi alla lotta nel corso dell'esperienza della rivoluzione sandinista.
Curato da Pascal Chaput, Norma Novelli e Giulio Vittorangeli; con un'opera
di Ena Gordillo Castellon; testi dei curatori e di Gerard Lutte, Nora Habed,
dell'Associazione Italia-Nicaragua di Firenze, di Gioconda Belli, Mariana
Yonusg Blanco, Rafael Valdez Rodriguez; e le testimonianze di Maria de Los
Angeles Loaisiga, Jeaneth Castillo, Julio Cesar Escobar Velasquez, Rosa
Argentina Rugama Flores, Guillermo Gonzalo Carrion Maradiaga, Jeanette
Guzman, Jimmy Chang Castillo, Maria Lidia Oporta, Xochilt Fonseca Rojas,
Suham Adelys Gurdian Reyes, Marlon Brenes, Emma Diaz, Rolando Jose' Martinez
Martines. Per richieste: www.itanica.org

7. RIEDIZIONI. EURIPIDE: LE TRAGEDIE
Euripide, Le tragedie, Einaudi, Torino 2002, Mondadori, Milano 2007, 3 voll.
per complessive pp. LXIV + 2428, euro 38,70 (in supplemento a vari periodici
Mondadori). Una bella edizione euripidea a cura di Anna Beltrametti, testo
greco a fronte (nell'edizione oxoniense di Gilbert Murray), traduzione di
Filippo Maria Pontani, con un saggio introduttivo di Diego Lanza. Leggere
Euripide e' una delle grandi esperienze della vita: vieni posto di fronte al
nudo vero, convocato alla responsabilita'. Ti strazia e ti allarga l'anima,
e ti convoca alla lotta per la dignita' umana, per la comprensione -
abissale, sconvolgente, luminosa comprensione - che tutte le persone
raggiunge, per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri
umani. Leggere Euripide e' un esperimento con la verita'.

8. RIEDIZIONI. ROSA LUXEMBURG: LA RIVOLUZIONE RUSSA
Rosa Luxemburg, La rivoluzione russa e La tragedia russa, Massari Editore,
Bolsena (Viterbo) 2004, pp. 112, euro 6. A cura e con un'introduzione di
Roberto Massari, con le note introduttive e nella classica traduzione di
Luciano Amodio (rivista dal curatore), con alcuni estratti da alcune lettere
della Rosa Rossa all'amica Luise Kautsky, e con un estratto dalla biografia
luxemburghiana di Paul Froelich, due giustamente celebri testi di Rosa
Luxemburg. Per richieste alla casa editrice: Massari Editore, casella
postale 144, 01023 Bolsena (Vt), e-mail: erre.emme at enjoy.it, sito:
www.enjoy.it/erre-emme

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 98 del 23 maggio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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