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Minime. 27
- Subject: Minime. 27
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 13 Mar 2007 00:41:18 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 27 del 13 marzo 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Il pianeta degli ostaggi 2. Osvaldo Caffianchi: Una leggenda apocrifa ovvero eulogia di Massimiliano di Cartagine 3. Ida Dominijanni: La famiglia da reinventare 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento 5. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. IL PIANETA DEGLI OSTAGGI Ci addolora e ci indigna che qualcuno rapisca e minacci di sopprimere una persona. E con tutto il cuore chiediamo: liberate gli ostaggi, tutti gli ostaggi, senza condizioni. * E chi rapisce e minaccia e vessa e trucida molte persone? E chi rapisce e minaccia e vessa e trucida interi popoli? * Anche al nostro governo e al nostro parlamento chiediamo: cessate la guerra, cessate la complicita' col terrorismo di stato e imperiale; cessate le detenzioni e deportazioni degli esuli, dei profughi, delle vittime dei conflitti; cessate di uccidere e di essere complici delle uccisioni. Anche al nostro governo chiediamo: liberate gli ostaggi, tutti gli ostaggi, senza condizioni. * Vi e' una sola umanita'. La nonviolenza e' la via. 2. RIFLESSIONE. OSVALDO CAFFIANCHI: UNA LEGGENDA APOCRIFA OVVERO EULOGIA DI MASSIMILIANO DI CARTAGINE [Riproponiamo ancora una volta il seguente testo steso anni fa dal nostro collaboratore Osvaldo Caffianchi. Il 12 marzo e' la data in cui si fa memoria del martirio di quel Massimiliano, che per essere fedele alla sua fede rifiuto' il servizio militare e ne fu ucciso nel 195 d. C. (cosi' vuole la tradizione, e qui non conta se sia storia o leggenda). L'agiografia - invero - non solo avverte dell'incertezza della tradizione, ma racconta una storia diversa, e finanche piu' commovente: il padre militare, e solidale col figlio; la citta' che e' un'altra; il dono della veste al carnefice che lo decapito'. Ma questa variazione del nostro collaboratore (il cui elefantiaco titolo completo sarebbe "Una leggenda apocrifa ovvero eulogia di Massimiliano di Cartagine, in forma di litania che finisce in parenesi o istigazione che dir si voglia") ci e' parsa comunque non priva di una sua patetica verita', e la offriamo ai lettori] I. Solo questo so di te, che nell'anno 195 ti fucilarono perche' obiettore al servizio militare. Immagino che venne un centurione coi suoi esperti di pubbliche relazioni, psicologi, pubblicitari, sceneggiatori di telenovelas, a dirti mentre eri in galera sei un bravo giovane, chi te lo fa fare vieni con noi, imparerai un mestiere. E Massimiliano rispose di no. Mandarono da lui certi suoi parenti, certi prominenti concittadini, a dirgli lo sai che noi cartaginesi siamo gia' guardati con sospetto per certe vecchie storie di Alpi e di elefanti di annibali e di asdrubali e scipioni non metterti a fare casino vesti la giubba, non c'e' altro da fare e combattere per l'impero ha pure i suoi vantaggi. Ma Massimiliano rispose di no. E vennero allora a persuaderlo certi amici di quando al campetto giocavano insieme a pallone, gli amici del bar: Massimilia' falla finita da quando ti sei messo con quei tizi del galileo morto ammazzato ti stai mettendo in un mare di guai. Che diamine mai hai contro i marines? Falla finita con quei beduini dà retta al nostro buon signor Belcore la paga e' buona ed il lavoro e' poco. E quello cocciuto, come un mulo a dire no. II. Dicono male delle corti marziali dicono male dei plotoni d'esecuzione forse che e' meglio farlo col coltello in un vicolo buio di notte? Dicono che siamo repressori e genocidi addirittura; e andiamo! forse che non ci vuole anche un po' d'ordine in questo letamaio di colonie? e il roman way of life non costa niente? Eppure la volete, la televisione il telefonino. E allora poche storie, lo ammazzammo perche' dovemmo, mica potevamo lasciarlo andare il vile disertore oltretutto terrone, anzi affricano. La civilta', insomma, va difesa. III. Quante incertezze, quanta paura certo durasti. Solo i babbei pensano che gli eroi sono una specie di nazisti spretati. E invece i martiri hanno paura come noi, e tremano come noi, come noi dubitano di star tutto sbagliando, di sprecare per nulla la vita. Ma infine ristette fermo nel suo no Massimiliano di Cartagine. E fu fucilato. IV. Ecco, io mi alzo in piedi nell'assemblea e prendo la parola, e dico: obietta alla guerra e alle uccisioni combatti contro gli eserciti e le armi scegli la nonviolenza. Ecco, io prendo la parola in assemblea, mi alzo in piedi e dico: fermiamo le fabbriche di armi assediamo le basi militari impediamo i decolli dei bombardieri strappiamo gli artigli alle macchine assassine. Ecco, io dico al soldato: diserta io dico al ferroviere: ferma il convoglio io dico al vivandiere: non preparare di carne umana il pranzo al generale. Ecco, io dico, la guerra puo' essere, deve essere fermata. Con l'azione diretta nonviolenta. Con il gesto del buon Massimiliano cartaginese, che i romani fucilarono. 3. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: LA FAMIGLIA DA REINVENTARE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 marzo 2007. Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005. Elisabeth Roudinesco, storica, psicoanalista, docente universitaria, saggista, ha fatto parte dell'"Ecole freudienne de Paris" (1969-1981) e del comitato di redazione di "Action poetique" (1969-1979); dal 1991 e' direttrice di ricerca presso il dipartimento di storia dell'Universita' Paris VII; dal 1990 e' vicepresidente della Societe' internationale d'histoire de la psychiatrie et de la psychanalyse (Sihpp); collabora con varie istituzioni scientifiche e prestigiose riviste; scrive abitualmente sul quotidiano "Le Monde". Dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente scheda (risalente ad alcuni anni fa): "Elisabeth Roudinesco e' nata nel 1944. Storica, psicoanalista, scrittrice, e' autrice di molte opere di critica letteraria e di storia del pensiero soprattutto francese. Dal 1969 al 1981 e' stata membro dell''Ecole freudienne de Paris', diretta da Jacques Lacan (sciolta dallo stesso Lacan nel 1981).Attualmente e' direttrice di ricerche al dipartimento di Storia dell'Universita' di Paris VII e chargee de conferences all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales. E' inoltre vicepresidente della Societe' Internationale d'Histoire de la Psychiatrie et de la Psychanalyse (diretta dallo psicoanalista Rene' Major). Collabora regolarmente al quotidiano 'Liberation'. Ad un tempo storica della psicoanalisi e psicoanalista, Elisabeth Roudinesco va considerata come la piu' importante storica della psicoanalisi francese, e in particolare dell'analista a cui si e' sentita piu' affine, Jacques Lacan. Il suo approccio storico e' influenzato dal clima culturale del post-strutturalismo parigino degli anni '70, e in particolare dal pensiero di Jacques Derrida. Attualmente sta preparando un'opera di sintesi sullo stato della psicoanalisi in tutto il mondo, e sul sapere psicoanalitico da cento anni a questa parte". Tra le opere di Elisabeth Roudinesco: Pour une politique de la psychanalyse, Maspero, paris 1977; Histoire de la psychanalyse en France, vol. I (1982), Fayard, Paris 1994; Histoire de la psychanalyse en France, vol. II (1986), Fayard, Paris 1994; Theroigne de Mericourt. Une femme melancolique sous la Revolution, Seuil, Paris 1989; Jacques Lacan. Esquisse d'une vie, histoire d'un systeme de pensee, Fayard, Paris 1993 (tr. it., Cortina, Milano 1995); Genealogies, Fayard, Paris 1994; Dictionnaire de la psychanalyse, Paris, Fayard, 1997; Pourquoi la psychanalyse?, Fayard, Paris 1999. Roberto Volpi, statistico, ha progettato il Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza del Ministero del Welfare presso l'Istituto degli Innocenti di Firenze. Impegnato in un progetto di Osservatorio sulla stampa e i minori. Tra le opere recenti di Roberto Volpi: Figli d'Italia. Quanti, quali e come alle soglie del Duemila, La Nuova Italia, Firenze 1996; C'erano una volta i bambini, La Nuova Italia, Firenze 1998; I bambini inventati. La drammatizzazione della condizione infantile oggi in Italia, La Nuova Italia, Firenze 2001; Liberiamo i bambini. Piu' figli, meno ansie, Donzelli, Roma 2004; La fine della famiglia. La rivoluzione di cui non ci siamo accorti, Mondadori, Milano 2007. Franca Bimbi e' docente universitaria e parlamentare, tra le sue pubblicazioni recenti: (a cura di, con Alisa Del Re), Genere e democrazia. La cittadinanza delle donne a cinquant'anni dal voto, Rosenberg & Sellier, Torino 1997; (a cura di, con M. Carmen Belloni, presentazione di Massimo Cacciari), Microfisica della cittadinanza. Citta', genere, politiche dei tempi, Angeli, Milano 1997; (a cura di, con Rita D'Amico), Sguardi differenti. Prospettive psicologiche e sociologiche della soggettivita' femminile, Angeli, Milano 1998; "L'Italie. Concertation sans representation" (con Vincent Della Sala), in Jane Jenson, Mariette Sineau (sous la direction de), Qui doit garder le jeune enfant? Modes d'accueil et travail des meres dans l'Europe en crise, L. G. D. J., Paris 1998; "Measurement, Quality, and Social Change in Reproduction Time. The Twofold Presence of Women and the Gift Economy", in Olwen Hufton, Yota Kravaritou (eds.), Gender and the Use of Time / Gender and Emploi du Temps, European University Institute, Centre for Advanced Studies, Firenze, Kluwer Law International, 1999; "The Family paradigm in the Italian Welfare State", in Gonzalez Maria Jose', Jurado Teresa, Naldini Manuela (eds.), Gender Inequalities in Southern Europe. Women, Work and Welfare in the 1990s, South European Society & Politics, 4/2, Autumn 1999; (a cura di), Madri sole. Metafore della famiglia ed esclusione sociale, Carocci, Roma 2000; (a cura di, con Cristina Adami, Alberta Basaglia, Vittoria Tola), Liberta' femminile e violenza sulle donne, Angeli, Milano 2000; (a cura di, con Ruspini Elisabetta) "Poverta' delle donne e trasformazione dei rapporti di genere", in Inchiesta, 128, aprile-giugno 2000; (a cura di), Sex Worker. Reti sociali, progetti e servizi per uscire dalla prostituzione, Aesse, Roma 2000; "Prostituzione, migrazioni e relazioni di genere", in Polis, 1, 2001; "Violenza di genere, spazio pubblico, pratiche sociali", in C. Adami, A. Basaglia, V. Tola (a cura di), Dentro la violenza: cultura, pregiudizi, stereotipi, Angeli, Milano 2002; (a cura di), Differenze e diseguaglianze, Il Mulino, Bologna 2003. Rossana Trifiletti insegna attualmente sociologia della famiglia e politica sociale all'Universita' di Firenze;ha insegnato anche sociologia, sociologia applicata e storia del pensiero sociologico; i suoi interessi di ricerca si concentrano, da un lato, sulla storia del pensiero sociologico e della ricerca empirica nella sociologia americana dal dopoguerra ad oggi e, dall'altro, sulla sociologia della famiglia e le politiche sociali che investono la famiglia italiana; nel campo della ricerca empirica ed applicata si e' occupata soprattutto di politiche dei servizi nel quadro delle attuali trasformazioni della famiglia e della condizione femminile e in un'ottica comparativa; e' membro dell'Osservatorio nazionale sulle famiglie e le politiche locali di sostegno alle responsabilita' familiari; ha partecipato a diversi networks europei su questi temi. Tra le opere di Rossana Trifiletti: "The Impact of Social Policies on the Italian Family of the Seventies", in Marriage and Family Review, 1/2, 1989; L'identita' controversa. L'itinerario di Erving Goffman nella sociologia contemporanea, Padova, Cedam, 1991; "Family Obligations in Italy", in J. Millar, A. Warman (a cura di), Defining Family Obligations in Europe, Bath, Bath Social Policy Papers, 23, 1995; (coautrice), Tutela del bambino e famiglia "invisibile". L'analisi di una politica sociale in Toscana, Milano, Angeli, 1996; "Politiche sociali in un'ottica di genere: il caso italiano", in F. Bimbi e A. Del Re (a cura di), La cittadinanza delle donne a 50 anni dal voto, Torino, Rosenberg & Sellier, 1997; "Le metafore del Verstehen tra Simmel e Weber", in Politica e societa'. Studi in onore di Luciano Cavalli, Padova, Cedam, 1997; "Restructuring Social Care in Italy", in J. Lews (a cura di), Gender, Social Care and Welfare State Restructuring in Europe, Aldershot, Ashgate, 1998; "Women's Labour Market Participation and the Reconciliation of Work and Family Life in Italy", in L. den Dulk, A. van Doorne-Huiskes e J. Schippers (eds.), Work-family arrangements in Europe, Amsterdam, Thela Thesis, 1999; "Processi identitari e costruzione delle politiche. Storie di vita a Firenze", in F. Bimbi (a cura di), Le madri sole. Processi di inclusione ed esclusione sociale, Roma, Carocci, 2000] "Quando i gay e le lesbiche della costa californiana, a partire dal 1965-'70, vollero diventare genitori, inventarono una cultura della famiglia che non era, per molti aspetti, che la perpetuazione del modello che avevano contestato e che era gia' in piena trasformazione. Ed e' proprio perche' questa cultura portava con se' un grande desiderio di normativita' che fu accolta come la peggiore delle ferite inflitte all'ordine simbolico". Ne La famiglia in disordine (Meltemi 2006), un libro intelligente e di questi tempi assai consigliabile della psicoanalista francese Elisabeth Roudinesco, i/le omosessuali entrano in scena solo alla fine, nel capitolo dedicato alla famiglia a venire che chiude la sua illuminante ricostruzione di una crisi della famiglia tradizionale cominciata, come vedremo fra poco, almeno un paio di secoli fa. Ma intanto l'osservazione appena citata di Roudinesco e' illuminante per capire quello che di reale e di fantasmatico si agita oggi in Italia attorno alla pur modesta proposta dei Dico. Sul "desiderio di normativita'" che muove le richieste di legalizzazione delle coppie omosessuali circola oggi infatti un legittimo interrogativo nella cultura radicale che dagli anni Sessanta in poi si e' nutrita di contestazione dell'istituto familiare e matrimoniale, a molti e molte - compresa chi scrive - quel desiderio di norma sembrando in contraddizione con la trasgressivita' del desiderio omosessuale. Roudinesco risponde pero' che e' proprio quella domanda di norma, e di normalita', a mettere in crisi la norma e la normalita' dell'ordine familiare, come se ne minacciasse il monopolio. Non solo: suggerisce che nell'allarme omofobico che si leva da ogni dove agisce, piu' che l'intolleranza per la sessualita' "diversa" dei gay e delle lesbiche, il panico per la loro possibile genitorialita'. Per quanto siano stati per secoli "perseguitati, trattati da paria, invertiti, uraniani, sodomiti, poveri diavoli, omofili, pederasti, povere diavole, tramatrici", gli /le omosessuali, argomenta Roudinesco, sono stati tuttavia relativamente tollerati finche' si sono tenuti nell'ombra della sfera privata e si sono attenuti all'interdizione di procreare. Ma se alla rivendicazione e alla politicizzazione di una sessualita' "diversa" si aggiunge "il rifiuto di piegarsi alle regole della procreazione naturale", allora il gioco si fa duro: il tabu che si infrange non e' piu' solo quello della norma eterosessuale, ma quello della procreazione naturale che procede dall'accoppiamento di un uomo e di una donna. Piu' dell'omosessualita' dunque, e' proprio la famiglia omosessuale, o il suo fantasma, a scatenare le reazioni fobiche di un ordine socio-simbolico che si sente minacciato in una sua colonna portante. Non solo dal versante dell'omosessualita', del resto. Nell'interpretazione di Roudinesco, dicevamo, la "minaccia" omosessuale all'ordine familiare e' l'ultima tappa di una parabola di crisi della famiglia che comincia a fine Settecento con la Rivoluzione francese ed esplode a fine Novecento con la rivoluzione tecnologica della procreazione assistita. Protagonisti di questa parabola sono per un verso la crisi progressiva dell'autorita' paterna: dal "Dio-padre" della famiglia pre-moderna al patriarca secolarizzato del contratto sociale, dal "patriarca mutilato" dalla ribellione dei figli e dall'emancipazione femminile che Freud registra nel teorema dell'Edipo e che abita la societa' novecentesca all'eclissi del padre (e del patriarcato) delle societa' post-femministe di oggi. E per l'altro verso, il processo di emancipazione e l'irruzione novecentesca della liberta' femminile, con quello che ne consegue per la separazione della sessualita' dalla procreazione e per il rilievo centrale che la figura materna assume a fronte del declino di quella paterna. "L'ordine naturale della procreazione" si ritrova dunque attaccato, a fine Novecento, sia sul fronte delle relazioni eterosessuali sia sul fronte delle relazioni omosessuali. Ed e' questo il vero fantasma che agita oggi i sonni della Chiesa e dell'esercito neo e teocon mobilitato a difesa della famiglia tradizionale. * Si spiega facilmente, in questa prospettiva, la doppia crociata che il Vaticano ha lanciato in Italia prima contro la procreazione assistita, poi contro la famiglia omosessuale, nell'un caso e nell'altro la posta in gioco essendo per l'appunto la difesa dell'ordine procreativo naturale. E si spiega facilmente anche come nelle analisi sociologiche di stampo tradizionalista sullo stato della famiglia la preoccupazione numero uno sia rappresentata, piu' che dalle trasformazioni delle tipologie familiari, dal declino della natalita' e della "ambizione" di mettere al mondo dei figli. Illuminante in questo senso La fine della famiglia di Roberto Volpi (Mondadori 2007), un'indagine statistico-valoriale che guarda con occhi desolati al mutamento in corso, diagnosticandolo come ineluttabile declino dell'istituzione familiare. Due cause, scrive Volpi, concorrono a questo declino: la "riduzione ai minimi termini" del numero di figli all'interno dei nuclei "regolari" e l'aumento delle tipologie familiari (single e coppie) senza figli (nel censimento 2001, su 100 famiglie 25 sono unipersonali, 22 sono costituite da coppie senza figli, 43 da coppie con figli ma con una media di 1,11 figli per coppia, un valore costantemente in picchiata negli ultimi trent'anni). Non solo: prima che la spinta a procreare, nell'Italia di oggi manca la spinta ad accoppiarsi: la famiglia che resiste e' solo quella di provenienza. Conclusione: "Hanno vinto i celibi e le nubili, i trentenni che vivono ancora in famiglia come figli, le coppie di una sola persona e quelle senza figli". E perso l'ancoraggio ai figli, la famiglia perde peso, senso e prestigio, e l'individualismo trionfa. * Ma e' davvero cosi'? O e' piuttosto l'ottica familista a non saper piu' rendere conto delle nuove declinazioni della famiglia e delle relazioni affettive che in essa maturano? Guardando l'insieme del quadro dal punto di osservazione delle madri sole, Franca Bimbi (e Rossana Trifiletti, Madri sole e nuove famiglie, Edizioni lavoro, 2006) arriva a tutt'altre conclusioni: l'indagine sui nuclei monoparentali mostra non una famiglia incompleta o impoverita, ma al contrario un universo articolato "in cui le relazioni di cura e i legami sembrano moltiplicarsi", uscendo dai confini stretti della coabitazione della famiglia "regolare" nucleare e dalla coincidenza obbligata fra il suo perimetro biologico, affettivo e giuridico. Dove l'analisi tradizionale vede processi di de-familiarizzazione, si puo' intravedere al contrario un ritorno in forme nuove della famiglia allargata di un tempo: a dimostrazione che "il presente contiene piu' passato di quel che non appaia, mentre il futuro spesso ci sorprende anche quando sembra ripetere il gia' noto". A condizione, s'intende, di lasciarsi sorprendere; e dunque di guardare al mutamento familiare e sociale con occhi sgombri da pregiudizi e ideologie, apocalittiche o progressiste che siano. Non c'e' fine ma trasformazione della famiglia in corso. E se non c'e' una norma a cui adeguarsi, nemmeno ci puo' essere una normalizzazione a cui aspirare. Piu' che famiglie da catalogare e giudicare, ci sono soggettivita' ed esperienze differenti da far parlare e da ascoltare. Come scrive Roudinesco, "di fronte al vasto cimitero di riferimenti patriarcali abbandonati" o aggressivamente resuscitati - esercito, Chiesa, nazione, partito - la famiglia puo' morire anch'essa, o viceversa ritrovare la sua generativita' simbolica: ma a patto di essere "di nuovo reinventata". 4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 5. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 27 del 13 marzo 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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