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La nonviolenza e' in cammino. 1466
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1466
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 1 Nov 2006 00:33:12 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1466 del primo novembre 2006 Sommario di questo numero: 1. Tra il silenzio e la parola 2. Giorgio Nebbia: Bush e lo spazio 3. Remo Ceserani: Zygmunt Bauman e la postmodernita' 4. Benedetto Vecchi: Zygmunt Bauman e la modernita' 5. Riletture: Maria Teresa Mandalari, Poesia operaia tedesca del '900 6. Indice dei numeri 1435-1465 (ottobre 2006) de "La nonviolenza e' in cammino" 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. TRA IL SILENZIO E LA PAROLA [Gabriele Torsello, giornalista, fotografo e documentarista freelance, collaboratore di movimenti umanitari, impegnato contro la guerra e contro le violazioni dei diritti umani, e' stato rapito in Afghanistan sabato 14 ottobre 2006] Si e' gia' smesso di parlarne, ancora una volta. Ed invece dobbiamo continuare a dirlo che vogliamo che Gabriele Torsello sia liberato. Che vogliamo che la guerra afgana finisca. Che vogliamo che l'Italia cessi di partecipare a quella guerra terrorista e stragista, e contro la guerra quindi s'impegni. Che la pace si costruisce col disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti, l'umana comprensione e l'umana solidarieta'. Che la nonviolenza e' la via. * Sia liberato Gabriele Torsello. Cessi la guerra in Afghanistan. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 2. RIFLESSIONE. GIORGIO NEBBIA: BUSH E LO SPAZIO [Dal quotidiano "Liberazione" del 27 ottobre 2006. Giorgio Nebbia (per contatti: nebbia at quipo.it), nato a Bologna nel 1926, docente universitario di merceologia, gia' parlamentare, impegnato nei movimenti ambientalisti e pacifisti, e' una delle figure di riferimento della riflessione e dell'azione ecologista nel nostro paese. Dal sito di Peacelink riprendiamo la seguente piu' ampia scheda: "Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, professore ordinario di merceologia dell'Universita' di Bari dal 1959 al 1995, ora professore emerito, e' stato deputato e senatore della sinistra indipendente. Giorgio Nebbia si e' dedicato all'analisi del ciclo delle merci, cioe' dei materiali utilizzati e prodotti nel campo delle attivita' umane, agricole e industriali. Nel settore dell'utilizzazione delle risorse naturali ha condotto ampie ricerche sull'energia solare, sulla dissalazione delle acque e ha contribuito all'elaborazione dell'analisi del flusso di acqua e materiali nell'ambito di bacini idrografici. Nel corso delle sue ricerche, di ambito nazionale e internazionale, ha studiato il rapporto fra le attivita' umane e il territorio, con particolare riferimento al metabolismo delle citta', allo smaltimento dei rifiuti e al loro recupero, ai consumi di energia. Giorgio Nebbia e' autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche e di alcuni libri divulgativi: L'energia solare e le sue applicazioni (Feltrinelli); Risorse merci materia (Cacucci); Il problema dell'acqua (Cacucci); Sete (Editori Riuniti); La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo (Jaca Book). Si e' occupato inoltre di storia della tecnica ed ha fatto parte di commissioni parlamentari sulle condizioni di lavoro nell'industria. E' unanimemente considerato tra i fondatori e i principali esponenti dell'ambientalismo in Italia". Tra le sue molte pubblicazioni segnaliamo particolarmente: Lo sviluppo sostenibile, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo, Jaca Book, Milano; cfr. anche: Il problema dell'acqua, Cacucci, Bari 1965, 1969; La societa' dei rifiuti, Edipuglia, Bari 1990; Sete, Editori Riuniti, Roma 1991; Alla ricerca di un'Italia sostenibile, Tam tam libri, Mestre 1997; La violenza delle merci, Tam tam libri, Mestre 1999] La grande malattia dell'Occidente e' la paura, paura di essere toccati nella propria persona, nella propria casa, nel proprio paese, nei propri soldi, nella convinzione di essere sempre nel giusto anche quando si ha torto. Franklin Delano Roosevelt, nell'insediarsi alla Casa Bianca, nell'America del 1933, dilaniata dalla crisi economica, da ingiustizie e violenze, disse che "l'unica cosa di cui aver paura e' la paura stessa". La paura attanaglia alla gola i paesi opulenti che hanno paura, appunto, di essere minimamente scalfiti nei propri egoismi e brancolano nel buio cercando chi puo' toccarli, e siccome l'eventuale nemico non si vede, talvolta non esiste, essi spendono cifre folli per sistemi di protezione che non proteggono niente. Rientra, a mio parere, in questa frenesia della paura anche la recente sortita del presidente degli Stati Uniti che ha rilanciato qualche giorno fa, sotto elezioni, la sua "politica nazionale dello spazio" che si potrebbe riassumere in pochi punti. Gli Stati Uniti si riservano qualsiasi diritto di usare, per la sicurezza nazionale, strumenti collocati nello spazio, al di sopra di qualsiasi paese; per difendere tale presunto diritto all'uso dello spazio si riservano il diritto e la liberta' di scoraggiare qualsiasi azione che interferisca con tale uso e di negare agli "avversari" l'uso dello spazio per qualsiasi azione che essi possano considerare ostile ai loro interessi. Inoltre gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi accordo internazionale che ponga dei limiti al loro accesso o uso dello spazio. Questa sortita ha suscitato, soprattutto a sinistra, qualche mugugno sulla violazione dei soliti principi del carattere dello spazio come "bene comune". Ma dove siamo stati, in tutti questi anni? La sortita di Bush non fa altro che ribadire ad alta voce, a fini elettorali, l'arrogante politica imperiale spaziale degli Stati Uniti cominciata con Reagan, il 23 marzo 1983, con la promessa dello scudo spaziale; allora almeno ci ribellammo (un poco) e abbiamo visto con sollievo l'insuccesso sul piano tecnico del funzionamento di tale "scudo". Ma dove eravamo, nel 1996, quando Clinton espose la sua idea di controllo dello spazio, seguito dal Bush, padre dell'attuale presidente? E dove eravamo nel dicembre 2001 quando gli Stati Uniti si sono ritirati dal Trattato Abm contro i missili balistici, dopo aver ottenuto il sostegno del loro alleato italiano? E dove eravamo nell'ottobre 2005 e il 18 ottobre scorso quandogli Stati Uniti votarono contro (in precedenza si erano sempre almeno astenuti) una mozione delle Nazioni Unite sull'uso pacifico dello spazio? Questa lunga storia di prepotenze precede di molto i miseri tentativi della Corea del Nord di sperimentare missili a lunga gittata, addotti oggi come altra scusa per giustificare l'appropriazione americana dello spazio. * Il governo americano sostiene che la difesa spaziale rientra nella piu' generale strategia della difesa terrestre, navale e aerea del suo paese; il fatto e' che le attivita' militare terrestri, navali ed aeree sono limitate dai confini "fisici" che il diritto internazionale assicura allo spazio terrestre, marittimo ed aereo di ciascun paese; lo spazio esterno, invece, non ha confini e quindi una azione ostile, di qualsiasi paese, nello spazio che sovrasta qualsiasi altro paese sfugge a qualsiasi limite: per questo motivo davvero lo spazio esterno "e' di tutti", un "bene comune" in senso tecnico, giuridico e politico. Se una nave occupa le acque territoriali di un paese con fini ostili puo' essere affondata dal paese invaso, ma nel caso dello spazio esterno una aggressione - sia militare, ma anche una intrusione nelle informazioni commerciali e economiche - puo' avvenire senza alcun rispetto del diritto del popolo sottostante. Inoltre un aumento della presenza di strumenti militari nello spazio comporta un aumento dei pericoli di ricaduta sulla superficie del pianeta di materiali e rottami, fra cui le parti nucleari per la produzione dell'energia necessaria a tali veicoli. Infine la corsa all'appropriazione a fini militari dello spazio ha un altro volto osceno; dietro tale corsa ci sono enormi investimenti finanziari di quello che gia' Eisenhower aveva chiamato il "complesso militare-industriale", ci sono gli stretti intrecci fra il potere politico degli Stati Uniti e le industrie e gli affari che circolano intorno allo spazio. * Non si puo' andare avanti cosi'. Occorre mobilitarsi non solo per motivi etico-politici, come la violazione dello spazio bene comune, non solo per motivi ecologici: bisogna recuperare la maesta' del diritto internazionale, il dovere di chiedere il rispetto degli accordi che si sono, pur lentamente, accumulati nel nome della pace e del diritto dei popoli e che nessun imperatore del mondo puo', a suo piacere, stracciare. La paura che permea l'occidente puo' essere sconfitta soltanto con una ripresa della esatta conoscenza dei pericoli che ci circondano; la conoscenza di quanto viene discusso alle Nazioni Unite, della posizione che l'Italia e l'Europa assumono sulle questioni fondamentali del disarmo, contro la nuclearizzazione e militarizzazione dello spazio, contro la diffusione delle armi e attivita' nucleari. Occorre un rilancio della consapevolezza - e della pedagogia della consapevolezza - delle conseguenze sulla salute e sull'ambiente dei progressi della tecnica al servizio delle merci oscene, le armi, e occorre riconoscere le complicita' tecniche e scientifiche della stessa Italia nella corsa alle merci oscene, come facemmo quando riuscimmo a mobilitare i lavoratori contro la produzione delle mine antiuomo. Io comincerei con un forte appello etico contro l'oscenita' delle spese che nel mondo vengono sostenute per attivita' che non fanno altro che opprimere i popoli e quindi generano le spinte di ribellione che a loro volta generano la nostra paura; delle spese che, dirottate verso la liberazione dalla fame e dalla miseria davvero allontanerebbero i motivi della nostra paura. Hanno una bella voglia le autorita' delle chiese cristiane, le autorita' delle varie religioni, di ricordare che la pace e' figlia della giustizia, ma fino a quando non faremo della domanda di giustizia internazionale, di liberazione dalla schiavitu' della miseria e della discriminazione il nostro credo politico, la paura dominera' e aumentera' e non sara' certo fermata da un po' di satelliti in piu'. 3. RIFLESSIONE. REMO CESERANI: ZYGMUNT BAUMAN E LA POSTMODERNITA' [Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 giugno 2006. Remo Ceserani e' un illustre studioso e critico delle letterature, dei linguaggi, delle ideologie, delle societa'; e' docente universitario ed autore di rilevanti opere. Zygmunt Bauman, illustre sociologo, intellettuale democratico, ha insegnato a Varsavia, a Tel Aviv e Haifa, a Leeds; e' il marito di Janina Bauman. Opere di Zygmunt Bauman: segnaliamo almeno Cultura come prassi, Il Mulino, Bologna 1976; Modernita' e olocausto, Il Mulino, Bologna 1992, 1999; La decadenza degli intellettuali, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Il teatro dell'immortalita', Il Mulino, Bologna 1995; Le sfide dell'etica, Feltrinelli, Milano 1996; La societa' dell'incertezza, Il Mulino, Bologna; Dentro la globalizzazione, Laterza, Roma-Bari 1999; Voglia di comunita', Laterza, Roma-Bari 2001; Modernita' liquida, Laterza, Roma-Bari 2002; Intervista sull'identita', Laterza, Roma-Bari 2003; La societa' sotto assedio, Laterza, Roma-Bari 2003; Vite di scarto, Laterza, Roma-Bari 2005; Vita liquida, Laterza, Roma-Bari 2006; L'Europa e' un'avventura, Laterza, Roma-Bari 2006] Se c'e' un dato sorprendente nel percorso intellettuale del sociologo inglese di origine polacca Zygmunt Bauman questo sta nella sostituzione del termine di postmodernita', comparso sulla copertina di parecchi suoi libri precedenti, con quello di modernita' liquida, per distinguere questa fase dall'epoca "solida" - caratterizzata dalla formazione delle nazioni moderne, dalla uniformazione sociale, dall'espulsione di tutti gli elementi non assimilabili, dall'impegno degli intellettuali che si diedero il ruolo dei "legislatori", dalle guerre, dagli olocausti - cosa che mi ha indotto a chiedermi se non avesse dunque ragione Romano Luperini quando proclamava (con un suo libretto uscito da Guida nel 2005) La fine del postmoderno. Potrebbe Luperini trovare in Bauman un appoggio per riaprire la discussione su questa questione spinosa, che ha coinvolto tanti intellettuali italiani a disagio nel definire "postmodernita'" il periodo storico in cui viviamo, come e' ben documentato nel libro di Monica Jansen Il dibattito sul postmoderno in Italia (Cesati, 2002)? * Tre diverse etichette per un concetto Bauman ha spiegato molto chiaramente, in varie occasioni, i motivi della sua insoddisfazione, per esempio lo ha fatto in una intervista a Keith Tester al quale ha raccontato: "Negli anni Ottanta penso di non essere stato l'unico a cercare disperatamente una nuova impalcatura cognitiva in cui la mutevole immagine del mondo umano condiviso si inserisse meglio che in quella offerta dal 'consenso ortodosso'. La 'postmodernita'' era una possibilita'... A me sembrava piu' appropriata di altri 'post' disponibili". Era una posizione in sintonia con quella di tanti altri, fra cui io stesso, che in quel periodo cercarono di riflettere sulla proposta di definire "postmoderna" la nostra epoca, sebbene nessuno fosse veramente contento del termine, che veniva da architetti, scrittori, studiosi americani e da un filosofo francese come Lyotard, autore nel 1979 del noto libro La condizione postmoderna. Ci affannammo, allora, a tenere ben distinti i tre diversi concetti di postmodernita': l'etichetta che cercava di individuare i caratteri specifici di un'epoca storica, postmodernismo: che si riferiva a movimento di idee, programmi di poetica e militanza artistica, postmodernizzazione: il processo che vedevamo in atto nelle nostre societa' a capitalismo avanzato. Il termine sembrava insoddisfacente perche' si limitava semplicemente a indicare una successione temporale alla modernita' senza riuscire pero' a definire i tratti specifici della nuova condizione sociale. Nel corso dei decenni, peraltro, il sociologo inglese Anthony Giddens suggeri' il termine di "tarda modernita'", gli antropologi francesi George Balandier e Marc Auge' proposero "sur-modernita'", l'urbanista e studioso francese dello spazio Paul Virilio "iper-modernita'", e il sociologo tedesco Ulrich Beck indico' in "seconda modernita'" o "modernita' riflessiva" i termini secondo lui piu' adatti. Nel contesto italiano, la lamentela di Bauman secondo il quale "postmodernita'" e "postmodernismo" sono stati irreparabilmente confusi, in molti casi venendo usati addirittura come sinonimi, risultava ancora piu' giustificata. E forse, in definitiva, le riflessioni di Bauman sono tanto piu' articolate in quanto la biografia che gli sta alle spalle e' straodinariamente complessa. Nato nel 1925 in una famiglia ebrea di scarsi mezzi, e' sfuggito alle persecuzioni naziste e finito in Russia a combattere nella guerra contro la Germania. La sua formazione si e' consumata inizialmente a Varsavia, nel primo dopoguerra, in quell'ambiente culturale che e' stato spesso definito come "marxismo umanistico". Lo stesso Bauman ha indicato a piu' riprese Gramsci tra le fonti principali del suo pensiero politico, ma il maestro dal quale gli venne l'impronta sociologica fu Stanislaw Ossowski, l'autore di Struttura di classe e coscienza sociale (pubblicato da Einaudi negli anni '60), che portava a nutrimento di quella formazione metodologicamente molto aperta grandi classici tra cui Georg Simmel, Castoriadis, Levinas, Jonas. Anche la cultura letteraria di Bauman e' assai raffinata: richiesto da Tester quali libri egli desidererebbe avere se relegato su un'isola deserta, a sorpresa ha risposto citando quattro testi di narrativa: L'uomo senza qualita' di Musil, La vita: istruzioni per l'uso di Perec, I labirinti dello spirito di Borges e Le citta' invisibili di Calvino. Nel 1971, quando il regime stalinista intervenne pesantemente sulle strutture accademiche polacche e comincio' a incoraggiare atteggiamenti antisemiti, Bauman fu costretto di nuovo a emigrare e trovo' una seconda patria in Inghilterra, divenendo professore all'universita' di Leeds. Ci ando' ad abitare con la moglie Janina che, a differenza di lui, aveva vissuto l'esperienza della persecuzione nazista nel ghetto di Varsavia - come ha raccontato in alcuni bei libri autobiografici - e la cui storia ha esercitato un forte influsso sul suo pensiero, ispirandogli le molte pagine sui temi della dislocazione, dell'identita' e dell'estraneita', e soprattutto il libro Modernita' e olocausto (Il Mulino, 1992), che contiene la denuncia di alcuni caratteri fortemente negativi della modernita'. * Influssi dal clima anglosassone Quanto alla collocazione di Bauman nella cultura inglese, pur assicurando alle sue posizioni caratteri assai peculiari non e' difficile riconoscervi la crescente presenza di quel tipico clima intellettuale montato attorno alla rivista "Theory, Cultural and Society" e alle pubblicazioni delle case editrici Polity Press e Sage. La sua fedelta' alla tradizione marxista ha sempre piu' privilegiato i problemi della struttura politico-sociale e culturale rispetto a quelli dell'organizzazione industriale e dei modi della produzione capitalistica, e la critica piu' decisa mossa alla modernita' ha investito l'ordine imposto alle compagini sociali, prendendo di mira l'assimilazione delle minoranze (o l'espulsione di quelle non disposte ad assimilarsi) nel processo di formazione degli stati nazionali; accanto a questi problemi, quelli riguardanti il controllo della vita interiore, delle pulsioni disordinate, della formazione individuale. Persino l'interpretazione della Shoah risente di questa impostazione: nella sua orribile disumanita', la persecuzione degli ebrei sotto il nazismo rientra, per Bauman, nei fenomeni della modernita': e' un'applicazione estrema del progetto di uniformazione sociale e di espulsione delle comunita' non assimilabili fatto proprio da un nazionalismo parossistico. Uno tra gli studiosi che hanno dedicato a Bauman una monografia, Peter Beilharz, ha indicato in Foucault e nello storico marxista E. P. Thompson due figure che lo accompagnarono in quegli anni nel passaggio da un marxismo interessato ai modi della produzione a un marxismo piu' attento ai problemi della sovrastruttura. Ragionando con una certa schematicita' si puo' dire che fra i due estremi toccati dalla interpretazione della postmodernita' - quello catastrofico che condanna il tradimento dei grandi progetti di trasformazione sociale e quello entusiastico che esalta le nuove possibilita' epifanizzate - Bauman rappresenti una specie di "terza via". Viene, tra l'altro, spessimo ricordato nei saggi raccolti in Reflexive modernization (Polity Press, 1994) scritti a tre mani: ne sono autori il sociologo tedesco Ulrich Beck - attento osservatore dei fenomeni della globalizzazione e teorizzatore della "modernita' riflessiva" -, Anthony Giddens, direttore dal 1997 della London School of Economics nonche' consigliere di Tony Blair e a suo tempo di Clinton, e Scott Lash - americano di origine, direttore dal 1998 del "Centro per gli studi culturali" dell'Universita' di Londra, studioso anche lui della classe operaia inglese, poi dei problemi della nuova sociologia post-strutturalista, di recente molto interessato alle nuove tecnologie della comunicazione. Pur essendo per molti versi in sintonia con loro, Bauman sembra avere una visione sociologica e culturale piu' ampia, accentuando il distacco fra modernita' e postmodernita'; inoltre - e sta qui per me sia l'interesse dei suoi lavori sia la difficolta' di misurarne l'apporto alla discussione collettiva - mi pare che dia un'interpretazione piu' ottimistica e speranzosa della nuova condizione. Della modernita' egli accentua i tratti di rigidita' e "solidita'", di istituzionalizzazione della morale, di burocratizzazione e tecnicizzazione della vita sociale, perfino di razionalizzazione (o ragionierizzazione) del male. "Se Hitler fosse uscito vittorioso dalla guerra, le universita' avrebbero fatto a gara per avere Eichmann tra i loro docenti di scienze manageriali" - ha detto a Tester prendendo le distanze da Hannah Arendt. E ha aggiunto: "La ragione della modernita' e' strumentale; puo' dire molto su come devono essere fatte le cose, ma quasi nulla su quali cose devono essere fatte. (...) La modernita' richiede anche di rendere il mondo 'pulito', 'trasparente', prevedibile e dunque 'ordinato'". Si innesta qui, su questa visione abbastanza disincantata dei grandi slanci utopici della modernita' e sulla nuova condizione della "modernita' liquida", il progetto forse piu' originale tra quelli rintracciabili nei libri recenti di Bauman: il tentativo di recuperare la dimensione dell'etica e della comunita'. Sotto il suo sguardo di sociologo, vede disgregarsi la societa' rigidamente "individualizzata" costruita dalla modernita', per essere sostituita da una societa' frammentata, posta sotto assedio, insicura, incerta tra timori e speranze, liquida nel suo modo di concepire la socialita', l'amore, la vita. Come conseguenza dello "scioglimento" della solidita' moderna Bauman vede aprirsi all'uomo contemporaneo la possibilita' di sostituire alla moralita' irrigidita e irreggimentata consegnata a codici di comportamento prescrittivi una scelta etica, sia pur vissuta con angoscia; e gli sembra inoltre possibile il recupero di una dimensione connotata dalla fratellanza umana, contro le tendenze perniciose a costruire steccati, cercare purezze e identita' forti, proiettare sugli stranieri e gli extra-comunitari le proprie insicurezze. * Davanti a problemi irrisolti La soluzione proposta da Bauman ai dilemmi della societa' che chiama liquida ha un suo fascino, ma lascia irrisolti molti problemi. Uno anzitutto. Ammettiamo che sia corretta l'ipotesi di una trasformazione, tra l'una e l'altra fase della modernita', delle strutture sociali e culturali perlomeno nei paesi a capitalismo avanzato; e che sia corretta l'analisi che ha posto in rilievo alcune di quelle trasformazioni nei modi della produzione e dell'organizzazione del lavoro, nei rapporti fra produzione e consumo, nella rigidita' delle strutture sociali (gli Stati nazionali rispetto alla glocalizzazione, i partiti politici rispetto ai movimenti, e cosi' via), nella fissita' delle strutture psicologiche individuali (soggetti forti, autocostruiti, complessi e stratificati nella propria costituzione come voleva Freud, rispetto a soggetti deboli, disorientati, semplificati e abituati a una vita di superficie). Ammettiamo anche che sia condivisibile la sua analisi della rigidita' che connota le strutture dell'immaginario tanto da modificare la percezione del tempo e della storia, consegnandoci una diversa collocazione nei luoghi o nei non-luoghi dove si svolgono le nostre vite. Poste tutte queste premesse, come possiamo immaginare l'aprirsi, in una societa' siffatta, di spazi per rilanciare un'idea di comunita' solidale e partecipata, o di una etica individuale e condivisa fortemente responsabilizzata? C'e' davvero la speranza di mettere al centro dei nostri dibattiti una proposta cosi' generosa, ma anche cosi' fragile? 4. RIFLESSIONE. BENEDETTO VECCHI: ZYGMUNT BAUMAN E LA MODERNITA' [Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 giugno 2006. Benedetto Vecchi e' redattore delle pagine culturali del quotidiano "Il manifesto"; nel 2003 ha pubblicato per Laterza una Intervista sull'identita' a Zygmunt Bauman] La modernita' e' prima di tutto un progetto. Il problema che si pone a uno studioso della realta' e' la sua verifica. E' con questa conclusione che Zygmunt Bauman ha preso congedo dai temi trattati nel suo libro piu' contraddittorio, controverso, scritto agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso. E' infatti ne Le sfide dell'etica che lo studioso di origine polacca prende le distanze dall'uso sempre piu' pervasivo e paralizzante che nel mondo anglosassone veniva fatto del termine "postmoderno". Lui stesso lo aveva variamente declinato, vuoi per sottolineare le difficolta' euristiche della categoria "progresso", vuoi per decodificare gli ambivalenti segnali provenienti da alcune discipline del sapere - la filosofia, certo, ma anche l'architettura - attorno alla possibilita' di una lettura totalizzante della vita in societa'. Ma proprio in questo volume Bauman sposta il centro della sua riflessione non tanto sul superamento o meno della modernita', quando sul progetto inerente al moderno. Da allora di "postmoderno" nei suoi scritti non c'e' piu' traccia. Tutta la sua produzione successiva puo', infatti, essere interpretata come una verifica della validita' o meno di quel progetto. Categorie come lavoro, comunita', stato, amore, progresso, emancipazione, cittadinanza, esclusione, democrazia sono infatti passate al setaccio nel tentativo di certificare le promesse mantenute e i tradimenti consumati dagli interpreti della modernita'. La sua prolifica attivita' di studioso si configura allora come il lavoro certosino di quegli artigiani preposti alla realizzazione di mosaici il cui disegno e' gia' stato definito da altri. La costruzione del mosaico, avverte Bauman, registra gia' da subito momenti di contraddizione e aporie tra il progetto e la sua attuazione. La modernita' contempla infatti la sua crisi, elemento che spinge al superamento di quelle non coincidenze tra i vari tasselli che vanno a costituire il mosaico. Non e' quindi un caso che la globalizzazione economica diventi il punto di maturita' della modernita'. E' noto che a questo fenomeno Bauman ha dedicato molti studi, giungendo alla affascinante definizione di "modernita' liquida". Tutto cio' che e' solido, consolidato - dalle istituzioni alle forme di vita, dalla elaborazione della soggettivita' alle politiche delle identita' - diventa fluido, realta' in permanente mutamento. Siamo arrivate alle fasi conclusive dell'attuazione del progetto moderno. Il postmoderno, allora, altro non e' stato che la transizione a questa nuova condizione umana e del vivere in societa'. Ma una volta che il progetto moderno si e' realizzato, i suoi fantasmi sono catapultati al centro della scena, costringendo l'interprete della societa' a fare i conti con l'imprevisto. Un'occasione d'oro per il pensiero critico, che e' cosi' affrancato dalla continua necessita' di giurare fedelta' alla modernita' per poter esprimere con "leggerezza" la necessita' di un superamento del nostro vivere associato. 5. RILETTURE. MARIA TERESA MANDALARI: POESIA OPERAIA TEDESCA DEL '900 Maria Teresa Mandalari, Poesia operaia tedesca del '900, Feltrinelli, Milano 1974, pp. 256. Un'antologia che resta di grande interesse. 6. MATERIALI. INDICE DEI NUMERI 1435-1465 (OTTOBRE 2006) DE "LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO" * Numero 1435 del primo ottobre 2006: 1. Cindy Sheehan: Alzate la testa; 2. Jennifer Fasulo: Le nostre vite non contano nulla? 3. Valeria Ando': Un incontro a Pisa; 4. Ida Dominijanni intervista Stefano Rodota'; 5. Constantinos Kavafis: Che fece... il gran rifiuto; 6. Alessandro Portelli presenta "Pete Seeger in Italia"; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * "La domenica della nonviolenza", numero 93 del primo ottobre 2006: 1. Lea Melandri: I paradossi della maternita' tra corpo e pensiero; 2. Francesca Fanciullacci: Il parto e la maternita', tabu' da rompere; 3. Cristina Pecchioli: Prima di vedere la vita ho intravisto la morte violenta; 4. Lucia Rava: Perche' nessuno mi ha preparata? 5. Aglaia Viviani: Il mio parto "spontaneo"; 6. Gemma Contin presenta "Lieto evento" di Eliette Abecassis; 7. Qualche lettura ulteriore. * Numero 1436 del 2 ottobre 2006: 1. Giovanna Providenti: Il potere trasformativo di nonviolenza e femminismo; 2. Tommaso Rondinella e Duccio Zola intervistano Vandana Shiva; 3. Cristina Piccino intervista Werner Herzog; 4. Clara Jourdan presenta "Il bagaglio invisibile"; 5. "La politica della nonviolenza", un seminario promosso dal Movimento Nonviolento il 21-22 ottobre a Verona; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * Numero 1437 del 3 ottobre 2006: 1. Il 4 ottobre a Verona; 2. A Venezia dal 6 al 9 ottobre; 3. Gustavo Zagrebelsky: Norberto Bobbio e l'etica del labirinto; 4. Cristina Piccino intervista Spike Lee; 5. Letture: Ryszard Kapuscinski, Autoritratto di un reporter; 6. Letture: Fulvio Cesare Manara, Comunita' di ricerca e iniziazione al filosofare; 7. Letture: Mariella Minnozzi, Juan Jose' Gerardi; 8. Indice dei numeri 1405-1434 (settembre 2006) de "La nonviolenza e' in cammino"; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * "Voci e volti della nonviolenza", numero 42 del 3 ottobre 2006: 1. Cati Schintu intervista Teresa Sarti; 2. Et coetera. * Numero 1438 del 4 ottobre 2006: 1. Angela Dogliotti Marasso: Il femminismo, la nonviolenza; 2. Silvia Ferbri: Un grande utopista contemporaneo; 3. Una notizia biografica su Murray Bookchin; 4. Leggere Bookchin; 5. Riedizioni: Federico Garcia Lorca, Poesie; 6. Riedizioni: Pablo Neruda, Poesie; 7. Giobbe Santabarbara: Pour tout vous dire; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 1439 del 5 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Simone Borselli: Il dibattito con Murray Bookchin nelle pagine di "A. Rivista anarchica"; 3. Riletture: Emilia Ferreiro, Les relations temporelles dans le langage de l'enfant; 4. Riletture: Emilia Ferreiro, Ana Teberosky, La costruzione della lingua scritta nel bambino; 5. Riletture: Cultura escrita y educacion. Conversaciones con Emilia Ferreiro; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 84 del 5 ottobre 2006: 1. Emily Dickinson: Parlando; 2. Cati Schintu: Il femminicidio guatemalteco; 3. Giovanna Providenti: Storia di Nazarena; 4. Manuela De Leonardis intervista Farida Benlyazid e Moumen Smihi; 5. Riletture: Renate Siebert, Le donne, la mafia; 6. Riletture: Renate Siebert, La mafia, la morte e il ricordo; 7. Riletture: Renate Siebert, Mafia e quotidianita'; 8. Riletture: Renate Siebert (a cura di), Relazioni pericolose. * Numero 1440 del 6 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Corradino Secondino Scalcagnati: Sette tesi sulla nonviolenza in quanto politica; 3. Peter Laufer: L'anima del nostro paese; 4. Giulio Vittorangeli: Imperialismo ed antimperialismo; 5. Clara Jourdan: I diritti vanno in guerra (1999); 6. Pina Nuzzo: Tra generazioni. Il riconoscimento, la riconoscenza; 7. Letture: Elena Liotta, La maschera trasparente; 8. Riedizioni: Nazim Hikmet, Poesie; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 1441 del 7 ottobre 2006: 1. Franco Alasia; 2. Afghanistan; 3. Verso la quinta Giornata del dialogo cristiano-islamico; 4. Barbara Spinelli: Terrorismo, tre guerre perdute; 5. Cati Schintu: Donne d'Africa; 6. Roberta Ronconi intervista Deepa Metha; 7. Clara Sereni intervista Manuela Dviri; 8. Riletture: Salwa Salem, Con il vento nei capelli; 9. "La politica della nonviolenza", un seminario promosso dal Movimento Nonviolento il 21-22 ottobre a Verona; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 1442 dell'8 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Enrico Piovesana: Afghanistan, il volto dell'occupazione; 3. Charlene Spretnak: In memoria; 4. Il "Cos in rete" di ottobre; 5. Enrico Peyretti presenta "Educare al pluralismo religioso" di Brunetto Salvarani; 6. Severino Vardacampi: Una postilla. Abolire l'Irc; 7. Francesca Setzu presenta "Le fantasticherie della donna selvaggia" di Helene Cixous; 8. Letture: Pietro Ingrao, Volevo la luna; 9. Ristampe: Alessandro Manzoni, I promessi sposi (1827); 10. Ristampe: Alessandro Manzoni, I promessi sposi (1840); 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * "La domenica della nonviolenza", numero 94 dell'8 ottobre 2006: 1. A Fiesole il 12 ottobre; 2. "La politica della nonviolenza", un seminario promosso dal Movimento Nonviolento il 21-22 ottobre a Verona; 3. April Dembosky intervista Asra Nomani; 4. Emma Schiavon intervista Sihem Habchi; 5. Ida Dominijanni presenta "La cittadinanza interiore" di Bruna Peyrot; 6. Francesca Setzu presenta "Karawan. Dal deserto al web" di Fatema Mernissi. * Numero 1443 del 9 ottobre 2006: 1. Anna Politkovskaja; 2. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 3. Per saperne di piu'. * Numero 1444 del 10 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Corea; 3. "Azione nonviolenta" di ottobre 2006; 4. Il Centro per lo sviluppo creativo "Danilo Dolci" ricorda Franco Alasia; 5. Mao Valpiana: Un invito a Verona il 21-22 ottobre per il seminario su "La politica della nonviolenza"; 6. Un ciclo di incontri a Ferrara; 7. Franca Fossati: La violenza degli uomini; 8. Antonino Drago presenta il suo nuovo libro "Difesa popolare nonviolenta"; 9. Guglielmo Ragozzino presenta "Identita' e violenza" di Amartya Sen; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * "Voci e volti della nonviolenza", numero 43 del 10 ottobre 2006: 1. Gregory Bateson: Cambiare; 2. Et coetera. * Numero 1445 dell'11 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Contro il nucleare; 3. Maria Teresa Carbone: Anna Politkovskaja; 4. Marina Forti intervista Ibu Robin Lim; 5. "Una citta'" intervista Giuseppe Moscati: La religione di Aldo Capitini; 6. Letture: Dario Paccino, I senzapatria. Resistenza ieri e oggi; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 1446 del 12 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Da Russell a noi; 3. Marina Forti: Proliferazione nucleare; 4. Cindy Sheehan: Io lo so; 5. Il 14 ottobre a Roma per opporsi alla violenza contro le donne; 6. Domenico Gallo: Abolire l'ergastolo; 7. Enrico Peyretti: Una riflessione, da credente; 8. Omero Dellistorti: Laiche due considerazioni; 9. Alessandro Portelli: Bruce Springsteen, il rock come liberazione e come storia; 10. Letture: Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne; 11. Ristampe: Giovanni Boccaccio, Decameron; 12. Riedizioni: Carl Menger, Principi di economia politica; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 85 del 12 ottobre 2006: 1. "Una citta'" intervista Susan Podziba; 2. Giorgio Fornoni intervista Anna Politkovskaja (2003); 3. Giuliana Sgrena: Il mondo oltre l'hijab; 4. Beatrice Busi: Un convegno a Trieste. * Numero 1447 del 13 ottobre 2006: 1. Daniele Huillet; 2. Afghanistan; 3. Alla scuola di Anders; 4. Daniele Archibugi: I frutti avvelenati della guerra preventiva; 5. Missy Comley Beattie: Preghiere per la pace; 6. "Noi donne": Dedicato ad Anna; 7. Alberto Moravia ricorda Andrea Caffi; 8. In edicola oggi "Teoria e pratica della nonviolenza" di Gandhi; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 1448 del 14 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Hiroshima; 3. Un invito a Roma; 4. Unione donne in Italia: Stop al femminicidio; 5. Luisa Muraro: Come un agnello; 6. Adriano Apra' ricorda Daniele Huillet; 7. Edoardo Bruno ricorda Daniele Huillet; 8. Cristina Piccino ricorda Daniele Huillet; 9. Filmografia di Daniele Huillet e Jean-Marie Straub; 10. Cristina Nadotti: Il premio Nobel per la pace a Muhammad Yunus; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 1449 del 15 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Tutti i giorni il 6 agosto; 3. Alison Weir: Solo un'altra madre uccisa; 4. Vallori Rasini: Recenti sviluppi nella ricezione di Hans Jonas: una rassegna bibliografica; 5. Angela Pascucci intervista Lewis H. Lapham; 6. Riedizioni: Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * "La domenica della nonviolenza", numero 95 del 15 ottobre 2006: 1. Tiziana Plebani: Un appello; 2. "La violenza contro le donne ci riguarda"; 3. Stefano Ciccone: Una violenza strutturale; 4. Ettore Mo: La rivoluzione paziente di Shirin Ebadi; 5. Sabina Morandi: Il Nobel al banchiere dei poveri. * Numero 1450 del 16 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Maso Notarianni: Prima del sequestro; 3. Il premio Nobel per la letteratura a Orhan Pamuk; 4. Irene Bignardi ricorda Gillo Pontecorvo; 5. Pietro Ingrao ricorda Gillo Pontecorvo; 6. Enrico Ghezzi ricorda Daniele Huillet; 7. Letture: Stefania Limiti, "Mi hanno rapito a Roma"; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 1451 del 17 ottobre 2006: 1. Liberare Gabriele Torsello, liberare l'Afghanistan dalla guerra; 2. Severino Vardacampi: Effetti collaterali; 3. Giulio Vittorangeli: Una stagione secca; 4. Laura Eduati: Un mondo maschilista e violento. Un rapporto dell'Onu; 5. Tiziana Plebani: Tra noi e voi; 6. Anna Turley intervista Sunila Abeysekera; 7. Ristampe: Giacomo Leopardi, Poesie e prose (volume primo: Poesie); 8. Un antico discorso persiano sulla nonviolenza; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * "Voci e volti della nonviolenza", numero 44 del 17 ottobre 2006: 1. Ron Kovic: spezzare il silenzio della notte; 2. Et coetera. * Numero 1452 del 18 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Guenther Anders: Tesi sull'eta' atomica; 3. Marc W. Herold: Stragismo e vittime civili in Afghanistan; 4. Simone Weil: Nell'irreale; 5. A Verona il 21-22 ottobre un seminario su "La politica della nonviolenza"; 6. Riletture: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg; 7. Riletture: Lucia Borghese, Invito alla lettura di Heinrich Boell; 8. Riedizioni: Hermann Hesse, Poesie; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 1453 del 19 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Cindy Sheehan: Il gioco dei numeri; 3. Corradino Secondino Scalcagnati: Gandhi, o della politica; 4. Marina Forti: Il Nobel per la pace a Muhammad Yunus e alla Grameen Bank; 5. Vittorio Bonanni intervista Ernesto Cardenal; 6. Ida Dominijanni: Il paradosso della tolleranza; 7. Severino Vardacampi: Una postilla; 8. A Verona il 21-22 ottobre un seminario su "La politica della nonviolenza"; 9. Alessandro Dal Lago presenta "La tribu' degli antichisti" di Andrea Cozzo; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 86 del 19 ottobre 2006: 1. Simona Forti: Per amore del mondo. L'anomalia di Hannah; 2. Ida Dominijanni: Vedere l'evento, pensare la nascita; 3. Diana Sartori: Un testamento fuori canone e le sue eredi: Hannah e le sorelle; 4. Adriana Cavarero: Il punto di vista della vittima inerme. * Numero 1454 del 20 ottobre 2006: 1. Afghanistan; 2. Cindy Sheehan: Chi verra' a sedersi con noi di fronte alla Casa Bianca? 3. Peppe Sini: Il dialogo, la nonviolenza; 4. Alessandro Dal Lago: Hannah Arendt, i senza patria e noi; 5. Lea Melandri: Dietro il velo; 6. L'indice di "Difesa popolare nonviolenta" di Antonino Drago; 7. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2007; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 1455 del 21 ottobre 2006: 1. Una persona da salvare, una guerra da cessare; 2. Oggi e domani a Verona un seminario su "La politica della nonviolenza"; 3. Movimento Nonviolento: Domande sulla politica della nonviolenza; 4. Gerard Lutte: Una lettera dalla strada; 5. Nadia Angelucci intervista Aminata Traore'; 6. Alessandra Marranghello intervista Rana Husseini; 7. Clara Jourdan presenta "L'arte della gioia" di Goliarda Sapienza; 8. Federico Raponi presenta "Born into brothels" di Zana Briski; 9. Enrica Rigo presenta "Oltre la cittadinanza" di Partha Chatterjee; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 1456 del 22 ottobre 2006: 1. Per Gabriele Torsello e per il popolo afgano; 2. Oggi a Verona; 3. Un corso a Narni; 4. Missy Comley Beattie: Una ruota che gira; 5. Maria G. Di Rienzo: Sumi e le "donne fluttuanti"; 6. Tiziana Plebani: Il si' di Maria; 7. Anna Maria Crispino: Da Nora a noi; 8. Massimo Campanini presenta "L'islam in occidente" di Tariq Ramadan; 9. Mario Pezzella presenta "Metafisica. Concetto e problemi" di Theodor W. Adorno; 10. Ristampe: Giacomo Leopardi, Poesie e prose (volume secondo: Prose); 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * "La domenica della nonviolenza", numero 96 del 22 ottobre 2006: Gabriele, o dell'umanita'. * Numero 1457 del 23 ottobre 2006: 1. Una vita, molte vite da salvare; 2. Stefano Cristante: Gabriele Torsello; 3. Federica Curzi: La verita' essenziale; 4. Maria G. Di Rienzo: Una femminista in Iran; 5. Gigi Roggiero intervista Chandra Talpade Mohanty; 6. Lea Durante presenta "Il pensiero politico di Gramsci" di Carlos Nelson Coutinho; 7. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2007; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 1458 del 24 ottobre 2006: 1. L'appello; 2. L'opposizione integrale alla guerra; 3. Rosangela Pesenti: Tra il corpo e la parola (parte prima); 4. Giulio Vittorangeli: Thomas Sankara; 5. Letture: Oren Ginzburg, Arrivano i nostri! 6. Riedizioni: Leopold Sedar Senghor, Poesie; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * "Voci e volti della nonviolenza", numero 45 del 24 ottobre 2006: 1. Ida Dominijanni: L'etica che viene dall'opacita' dell'io. La proposta di Judith Butler; 2. Et coetera. * Numero 1459 del 25 ottobre 2006: 1. Una persona, tutte le persone; 2. Cindy Sheehan: L'Iraq e' gia' il Vietnam? 3. Rosangela Pesenti: Tra il corpo e la parola (parte seconda e conclusiva); 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'. * Numero 1460 del 26 ottobre 2006: 1. La scelta dell'umanita'; 2. Umberto Santino: Per una storia dell'impunita'; 3. Laura Minguzzi: Una donna sola; 4. Virginia Woolf: Pareti; 5. Rosa Luxemburg: L'ordine; 6. Enrico Peyretti presenta "L'antibarbarie" di Giuliano Pontara; 7. Riletture: Svetlana Aleksievic, Incantati dalla morte; 8. Riletture: Svetlana Aleksievic, Preghiera per Cernobyl'; 9. Riletture: Svetlana Aleksievic, Ragazzi di zinco; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 87 del 26 ottobre 2006: 1. Orsola Casagrande: Il patriarcato che uccide; 2. Adriana Cavarero: Il potere tra i sessi. Una conversazione; 3. Annalisa Goldoni presenta il "Diario" di Alice James. * Numero 1461 del 27 ottobre 2006: 1. Peppe Sini: Le voci, i volti; 2. Shahram Vahdany intervista Anne Brodsky; 3. Kevin Tillman: In qualche modo; 4. Danilo Zolo: Il delirio di Bush cancella i valori dell'occidente; 5. Enrico Peyretti: Hannah Arendt, la politica e la parola; 6. Osvaldo Caffianchi: Anacreontiche della nonviolenzina; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 1462 del 28 ottobre 2006: 1. Sia liberato Gabriele Torsello. Cessi la guerra; 2. Enrico Piovesana: Parlano i reduci dall'Afghanistan; 3. Riccardo Orioles: Anna, e non solo; 4. Brian Whitaker: Una lingua che nessuno ha mai parlato; 5. Il 2 novembre a Torino; 6. Rossana Rossanda presenta "Volevo la luna" di Pietro Ingrao; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 1463 del 29 ottobre 2006: 1. L'orrore, il dovere; 2. Peter Beaumont: Le vittime nascoste; 3. Giuseppe Bronzini presenta "L'Europa e' un'avventura" di Zygmunt Bauman; 4. Benedetto Vecchi presenta "L'Europa e' un'avventura" di Zygmunt Bauman; 5. Elena Loewenthal presenta "Il passato: istruzioni per l'uso" di Enzo Traverso; 6. Letture: Rabindranath Tagore, Poesie; 7. Riletture: Palmiero Perugini, Tagore; 8. Riedizioni: Michele Camerota, Galileo Galilei e la cultura scientifica nell'eta' della Controriforma; 9. Luciano Bonfrate: Da molto lontano; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * "La domenica della nonviolenza", numero 97 del 29 ottobre 2006: 1. Riflettendo su Guevara dal punto di vista della nonviolenza; 2. Giulio Vittorangeli: Ernesto Che Guevara, "questo amore per l'umanita' vivente"; 3. Peppe Sini: Tre tesi per una riflessione necessaria (2000); 4. Aldo Garzia presenta "Il Che inedito" di Antonio Moscato; 5. Una minima bibliografia introduttiva. * Numero 1464 del 30 ottobre 2006: 1. Il primo diritto, il primo dovere; 2. Giulio Vittorangeli: Un appello dell'Associazione Italia-Nicaragua; 3. Cindy Sheehan: A Washington per la pace; 4. Amy Branham: La mia bandiera; 5. Tahar Ben Jelloun: Madri in jeans, figlie in foulard; 6. Guido Caldiron intervista Tariq Ramadan; 7. Mario Pezzella presenta "Cours de philosophie morale" di Vladimir Jankelevitch; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 1465 del 31 ottobre 2006: 1. L'ora, la via; 2. Maria G. Di Rienzo: Matrimoni; 3. La casa di riposo. Una conversazione di Lea Melandri con Adriana Nannicini; 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'. * "Voci e volti della nonviolenza", numero 46 del 31 ottobre 2006: 1. Manuela Fraire presenta "Melanie Klein" di Julia Kristeva; 2. Et coetera. 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1466 del primo novembre 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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