La nonviolenza e' in cammino. 1399



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1399 del 26 agosto 2006

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Non possiamo tacere
2. Hannah Arendt: "Noi"
3. Rasha Salti: Ho perdonato ai fiori
4. Yali Hashash: Sorelle
5. Simone Weil: L'opportunita'
6. Indice dei numeri 1313-1342 (giugno 2006) de "La nonviolenza e' in
cammino"
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: NON POSSIAMO TACERE

Siamo arrivati a questo assurdo: che si convoca una manifestazione che si
pretende pacifista a sostegno di un intervento militare, armato, di guerra.
Siamo arrivati a questo scandalo: che la principale rete pacifista italiana
chiama ad esprimere sostegno a una politica internazionale fondata sulle
armi, gli eserciti, le guerre.
Siamo arrivati a questa vergogna: di profanare la citta' del Poverello per
propagandare sotto la definizione di pace la politica, gli strumenti e le
azioni della guerra.
Come e' stato possibile arrivare a tanto?
*
Con l'insediamento del nuovo governo le forze politiche democratiche che nel
quinquennio passato dichiaravano di opporsi alla politica di guerra,
razzista e militarista del governo golpista berlusconiano hanno ora
abbracciato pienamente quella politica.
In questa scelta folle e criminale hanno trascinato anche in primo luogo
quei cosiddetti movimenti che vivono di finanziamenti pubblici e di carriere
nepotiste e clientelari, poi anche coloro che si lasciano narcotizzare dalla
propaganda totalitaria dei media.
Ed hanno anche trascinato personalita' che in anni passati erano consapevoli
che la guerra, gli eserciti, le armi, il militarismo sono un male, e che ora
si sono arrese per intima disperazione, per completo smarrimento, per
rassegnazione a un male che non sanno piu' come combattere, a una realta'
alla quale non sanno piu' vedere alternative.
*
Ma le alternative ci sono.
Esse si riassumono sotto una scelta, la scelta della nonviolenza.
Che si articola in un insieme vastissimo di risorse atte a costruire la
pace, la democrazia, la riconciliazione e la convivenza con mezzi di pace,
di verita' e di giustizia.
Che si articola in una diversa - piu' profonda e piu' complessa - idea del
conflitto e nella coscienza della possibilita' di una sua gestione e
risoluzione fondata su quei principi attestati da tutte le grandi tradizioni
giuridiche, politiche, morali: il negoziato, la mediazione, la ricerca
comune della verita' e dell'equilibrio, l'impegno alla civile convivenza
dell'intera umanita' sull'unica terra che abbiamo.
Essa si articola in forme di lotta non meno ma piu' impegnative delle
modalita' militari: la nonviolenza e' la lotta piu' forte.
Ma e' tale la catastrofe politica e morale della sinistra italiana che tutto
cio' sembra essere stato dimenticato, insieme a secoli di lotta per i
diritti umani di tutti gli esseri umani, insieme a due secoli di lotte del
movimento operaio, insieme a due secoli di lotte del movimento delle donne,
insieme alle lotte anticoloniali e di liberazione, politiche e sociali,
economiche ed ecologiche per la difesa delle basi stesse della vita e della
civilta' umana sul pianeta.
*
Davvero e' nel giro di un paio di mesi che si e' verificata una catastrofe
politica, morale e intellettuale senza precedenti nel nostro paese?
Davvero e' bastato che i partiti residuati dal crollo dell'Urss andassero al
governo perche' si convertissero tutti all'imperialismo e alla guerra?
No, e' stato un processo di ben piu' lungo periodo: la distruzione della
cultura democratica in Italia e' stata il frutto del processi sociali e
politici che nel nostro paese hanno dato luogo a quel che semplificando si
suole chiamare "berlusconismo", un progetto eversivo che sta proseguendo
anche senza Berlusconi, fatto proprio nell'ambito della politica
internazionale dalla coalizione che le elezioni di aprile ha vinto proprio
perche' dichiarava di opporsi alla politica berlusconiana, ma che dal
berlusconismo era stata gia' profondamente colonizzata.
La prosecuzione della partecipazione alla guerra afgana era piu' che un
sintomo, era l'ulteriore dispiegarsi di un disegno politico organico e
coerente, lo stesso che nel '91 aveva coinvolto l'Italia nella prima guerra
del Golfo e che nel '99 aveva fatto dell'Italia la base di partenza dei
bombardamenti che recavano strage in Jugoslavia.
Ben prima dell'11 settembre 2001, della guerra afgana e della seconda guerra
del Golfo.
Di questo progetto politico di potenza - e sia pure da imperialismo
straccione - che si avvale dello strumento militare come della sua risorsa
principe, e' pendant la politica razzista e assassina nei confronti dei
migranti: politica che ha avuto il suo punto di precipitazione piu' abissale
nella riapertura dei campi di concentramento in Italia nel 1998, primo
ministro Prodi e firmatari della legge i ministri Turco e Napolitano.
*
Occorre resistere al militarismo e alla militarizzazione della politica e
delle relazioni internazionali.
Occorre resistere alla guerra e alla cultura della guerra.
Occorre resistere al razzismo imperialista e neocoloniale.
Occorre promuovere una politica della nonviolenza.
Con i corpi civili di pace, con la difesa popolare nonviolenta.
Con l'interposizione-mediazione nonviolenta nelle aree di conflitto.
Con la scelta della condivisione e dell'accoglienza.
Con gli aiuti a tutte le vittime, per affermare i diritti umani di tutti gli
esseri umani.
Opponendosi a tutti gli eserciti di ogni dimensione; opponendosi alla
produzione, al commercio e all'uso delle armi; opponendosi ad ogni logica,
struttura e progettualita' militarizzate e militariste.
Facendo della nonviolenza il principio giuriscostituente su cui fondare le
legislazioni nazionali e gli accordi internazionali.
Modificando profondamente l'Onu, in primo luogo facendo cessare l'equivoco
della presunta legittimita' delle missioni militari, e procedendo invece
sollecitamente verso la realizzazione di una polizia internazionale che
difenda la pace e demilitarizzi i conflitti.
*
Non si puo' essere per la pace e sostenere gli eserciti, le armi, la guerra.
La pace si costruisce con la pace. I diritti umani si difendono
riconoscendoli a tutte le persone, e il primo diritto e' non essere uccisi.
Le armi servono a uccidere, gli eserciti servono a uccidere, le guerre
servono a uccidere.
E' l'ora della scelta della nonviolenza.
Il pacifismo generico e' morto. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. MAESTRE. HANNAH ARENDT: "NOI"
[Da Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunita',
Milano 1967, 1996, pp. 524-525. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da
famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers;
l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in
Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del
Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di
attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei
diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi
lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati,
per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione
italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del
totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958),
Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato
e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a
Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963),
Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente
(1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento
politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i
carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica,
Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza
di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una
recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948,
Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano
2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino
2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth
Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi
critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto
Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli,
Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona
Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996;
Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati,
Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma
1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia
Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due
piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato
iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei
Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

A infondere nelle masse la fedelta' irremovibile degli adepti delle societa'
segrete non e' tanto il segreto, quanto la distinzione fra "noi" e tutti gli
altri. Ogni movimento totalitario sostiene che fuori di esso tutto si
"estingue", un'affermazione che si avvera drasticamente nelle condizioni
omicide del suo regime, ma che gia' prima della conquista del potere appare
plausibile alle masse che nel suo mondo fittizio cercano rifugio dalla
disintegrazione e dal disorientamento.

3. TESTIMONIANZE. RASHA SALTI: HO PERDONATO AI FIORI
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il testo che segue. Rasha
Salti, scrittrice e critica letteraria libanese, vive fra New York e Beirut;
e' tornata nella capitale libanese l'11 luglio scorso e vi risiede a
tutt'oggi. I brani seguenti sono un estratto dal blog che Rasha ha curato
durante i 33 giorni di guerra in Libano]

Una delle mie migliori amiche, la mia amatissima sorella Maria, se ne e'
andata due giorni fa. Ancora poche ore prima, nel momento in cui si
supponeva dovesse seguire le istruzioni dell'ambasciata britannica per
l'evacuazione, non riusciva a risolversi alla partenza. Maria ha due
bambini, di nove e cinque anni. Lei e suo marito hanno vissuto per un po' a
Londra, ed hanno ottenuto la cittadinanza inglese. Chiunque conoscesse la
chiamava al telefono e le faceva fretta, le diceva di andarsene con gli
inglesi. Maria si era spostata da Beirut nelle montagne al secondo giorno di
guerra. Le nostre conversazioni telefoniche avevano la rara virtu' di
ricordarci l'un l'altra che persone eravamo state, che vite avevamo vissuto.
Ci chiedevamo ossessivamente la stessa cosa: "Pensi che dovrei andarmene?".
Maria non voleva farlo, ma pensava fosse suo dovere, per i bambini. L'ho
chiamata mentre era al porto con i due figli. Suo marito non ha voluto
partire. "E' terribile, e' terribile...", continuava a ripetere, ed io le
facevo eco: e' terribile...
"Ho fatto la cosa giusta?", ha implorato ad un certo punto. "Assolutamente",
ho risposto io, senza un attimo di esitazione. Non le sarebbe stato d'aiuto
dirle quanto mi sarebbe mancata. Mi e' sembrato egoista il farlo, infantile.
In realta' ero terrorizzata all'idea di vivere sotto assedio senza di lei.
Mi e' sembrato che una buona parte del mio cuore, o almeno una buona parte
di cio' che mi fa amare l'essere a Beirut, fosse li' in piedi, al porto, in
attesa, con due bambini.
*
Ho fatto del mio meglio per ottemperare agli impegni professionali della mia
vita precedente. E' quasi impossibile, ma se smetto del tutto andro' a
pezzi. Mi sembra surreale scrivere e-mail per lavoro. Il mondo la' fuori e'
decisamente distante.
L'immagine mentale del mio appartamento a New York e' praticamente impossibi
le da evocare. La strada, l'angolo con la gastronomia gestita da yemeniti,
tutto svanito. Questo accade quando sei sotto attacco. La mia amica
Christine mi ha detto ieri che si sforza e va al lavoro per rimanere sana di
mente, ma che non riesce a ricordare nulla di quanto deve fare al lavoro, da
quando la guerra e' cominciata. Il rumore dei raid aerei israeliani qui
arriva attutito abbastanza da suscitare solo brividi di orrore e paura. Ma
le masse dei profughi che arrivano ogni giorno hanno trasformato lo spazio
della citta'. La loro miseria e' il marchio sicuro della guerra.
Ieri ho passato il pomeriggio a Karm el-Zeytoon, un quartiere di Ashrafieh
(un'area cristiana a Beirut est, il cui nome significa "bosco di ulivi"), in
cui alcune scuole accolgono i profughi. Ho giocato a carte con un bambino di
sei anni dal gomito fasciato e gli occhi brillanti di umorismo. Una donna
anziana e' entrata nella stanza e ha chiesto ad una delle responsabili di
trovarle un posto dove stare, per lei e per sua sorella. Non riesce a
sopportare il caldo e le zanzare, alle sua eta' e nelle sue condizioni di
salute. Implorava, mendicava. Voleva morire con dignita', ha detto, non su
un materasso, accampata in una scuola. Riusciva a stento a trattenere le
lacrime.
*
Nonostante la guerra, le bombe, il dolore, le buganvillee sono fiorite in
mazzi gloriosi. I loro colori danno le vertigini, da quanto sono intensi:
rosso venato di porpora, fucsia orgoglioso, bianco splendente ed anche
giallo canarino. La loro fioritura, come risultato finale di fattori
"naturali", quali l'accesso all'acqua, al sole, al calore, forse persino al
vento, mi ha irritata. Tutto e' cambiato, in questi giorni di guerra, tranne
la magnifica fioritura delle buganvillee. Altri alberi fioriti sono
avvizziti o morti, da quando i loro giardinieri non li curano piu'. Sulla
strada per Saida ero alternativamente colpita, annoiata o seccata da quella
piena fioritura. Fra l'abbondanza di fogliame e di fiori, apparivano
immagini del disastro. Ponti sventrati circondati dal porpora e dal fucsia
delle buganvillee.
In auto con Ahmad ho preso la vecchia strada costiera. Non e' restata
indenne. Buchi, pezzi di pietra e di cemento. La strada costiera sarebbe
stata affollata di questi tempi, in estate. Espatriati di ritorno, studenti
in vacanza, turisti. Qui c'e' un susseguirsi di spiagge, le piu' visitate
del sud, che vanno dal posto alla moda a quello modesto e tranquillo. Tutte
orribilmente deserte. Persino i soldati, fermi in siti apparentemente scelti
a casaccio, camminavano con precauzione, con l'aria di poter correre al
riparo in qualsiasi momento. La vita tutt'intorno si e' ripiegata su se
stessa, e si e' chiusa.
Abbiamo guidato lungo case chiuse, porte sprangate, finestre serrate,
serrande abbassate. L'ultimo sguardo dei loro abitanti aleggiava ancora li',
sulle verande, lo sguardo di un addio esitante che subito corre alla lista
per controllare che tutto sia stato messo in valigia, e speriamo che vada
bene, e magari un sussurro, una preghiera alla misericordia di Dio o di
Gesu', e poi via di corsa in macchina, e via veloci verso un rifugio
temporaneamente piu' sicuro.
La baia di Saida e' apparsa all'orizzonte, e l'autostrada che portava alla
sua spiaggia era interamente deserta. Il ponte era crollato. Carcasse di
auto ne punteggiavano i lati, alcune seppellite sotto blocchi di cemento.
Siamo entrati a Saida per strade secondarie. Gli aranceti erano
sorprendentemente fragranti. Il traffico all'interno della citta' era
intenso, anche quello pedonale.
Saida ha accolto piu' di 100.000 profughi. Mi e' stato detto che c'e' chi
affitta a costoro il garage, o persino l'atrio di casa. Piu' di 85 scuole
accolgono i rifugiati, oltre ad una vecchia prigione e al palazzo del
tribunale. Il palazzo sta su una collina che sovrasta Saida. C'era una
brezza gentile, e tutto era piu' quieto lassu'. Uno dei funzionari ci ha
guidati all'interno del palazzo. Il pavimento era inondato dalla luce del
sole e le stanze erano spaziose, con quattro letti ciascuna.
In una di esse c'erano due donne anziane. Una aveva il figlio accanto, che
si prendeva cura di lei. L'altra, la piu' vecchia, era disabile e non poteva
camminare. Pare venisse da Abbassiyeh e che il suo sindaco, che organizzava
l'evacuazione, l'avesse semplicemente lasciata indietro perche' non riusciva
a muoversi.
Non parlava. Nessuno sapeva niente di lei. Non aveva documenti di identita'.
Stava sdraiata sul letto e guardava il giardino dalla finestra. Il suo
sguardo non era fisso su nulla, eppure era intensissimo. Raramente ho visto
una tale netta, pura, intensa infelicita'. Ci siamo mossi per la stanza e
lei non ci ha notati. Il funzionario le ha parlato, ma lei non ha risposto.
Ahmad ed io ce ne siamo andati mantenendo lo stesso silenzio. Il mio cuore
non era mai stato tanto pesante. Eppure c'e' cosi' tanto a cui aggrapparsi.
Sono andata verso la fragranza degli aranceti e ho perdonato ai fiori, alla
gloriosa, magnifica fioritura delle buganvillee.

4. RIFLESSIONE. YALI HASHASH: SORELLE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di
Yali Hashash alla manifestazione per la pace tenutasi a Copenaghen, in
Danimarca, il 7 agosto 2006. Yali Hashash e' impegnata nel movimento
femminista e pacifista israeliano "Ahoti"]

Mi chiamo Yali Hashash e rappresento oggi la Coalizione delle donne per la
pace in Israele, a cui appartiene l'organizzazione femminista di cui faccio
parte. Il mio gruppo si chiama "Ahoti", che significa "sorella", e lotta per
la giustizia sociale, la pace, e l'uguaglianza delle donne.
Le donne della Coalizione sono state le prime a protestare contro la guerra.
Dopo poche settimane di guerra, migliaia di persone in Israele hanno aderito
alle iniziative delle donne. E invero le donne hanno tutto da perdere e ben
poco da guadagnare da qualsiasi situazione di guerra nella regione. Mentre
siamo tutte d'accordo che le minacce e le azioni di Hezbollah contro i
civili non sono tollerabili, non riusciamo a comprendere per quale motivo il
 popolo libanese deve pagare il prezzo del conflitto, ne' come il massiccio
bombardamento di civili e infrastrutture possa promuovere un qualsiasi
tentativo di arrivare ad una pace duratura.
I precedenti tentativi di raggiungere la stabilita' nella regione, sia nel
nord con le negoziazioni di pace con Siria e Libano, sia tramite gli accordi
di pace con i palestinesi, sono di gran lunga falliti. E' mia convinzione
che una delle ragioni principali per tale fallimento sia che ciascuno di
questi tentativi non ha tenuto in alcuna considerazione la sicurezza
economica di larga parte delle popolazioni, da ambo le parti.
Nel mio gruppo, "Ahoti", crediamo fortemente che qualsiasi discussione sulla
pace in Medio Oriente sia futile se non da' alle persone il senso di avere
una prospettiva futura, in termini di sicurezza fisica, ma anche di
stabilita' economica. Gli accordi di pace finora tentati sembrano non
raccogliere molti sostenitori, in parte proprio perche' vanno a deteriorare
anziche' a migliorare la sicurezza economica di moltissime persone. Le
fabbriche alla periferia di Israele sono state chiuse, e i lavoratori si
sono mossi verso la Giordania e l'Egitto dove sono divenuti manodopera a
basso costo, e le periferie hanno pagato i costi della pace. L'accordo di
Oslo suggeriva il modo di risolvere la maggior parte delle controversie
territoriali, pero' non offriva alcuna prospettiva economica ai palestinesi.
Sostenere azioni militari, in questo scenario, da' alle persone almeno un
senso di appartenenza, di solidarieta', e forse la speranza di mobilita'
sociale, mentre il tipo di pace che hanno sperimentato sino ad ora non lo ha
fatto.
Percio' oggi, mentre ci opponiamo all'aggressione contro i civili nel nord
di Israele e nel sud del Libano, e alla sproporzionata rappresaglia contro
la popolazione civile, vorrei ricordarvi che un temporaneo cessate il fuoco,
o persino un accordo di pace, non sara' sufficiente. Solo investimenti
massicci nelle economie locali in tutto il Medio Oriente, contrastando
l'economia neoliberale, possono raccogliere le persone attorno al
convincimento che nella pace vi sia un futuro per loro e i loro figli.
Invero, solo una forte alternativa alle politiche del "nuovo ordine"
americano, un'alternativa che promuova la coesistenza invece della costante
forzatura ad un ordine neocoloniale, potra' portare vera pace alla regione.
Purtroppo, alcuni leader del mio paese hanno adottato la retorica dell'"asse
del male" promossa da Bush. E' una retorica che conduce ad un vicolo cieco,
e va contro tutto quel che sappiamo su come si intraprendono vere
trattative.
Gli ebrei e gli arabi hanno una lunga, ricca tradizione di trattative.
Entrambi i popoli sono stati portatori di merci, conoscenza e cultura al
mondo intero, e usavano la negoziazione come l'abilita' cruciale per
sopravvivere in una realta' eterogenea. Entrambi hanno fatto della
negoziazione un'arte.
Se vi entrano i giusti parametri economici, io ho fiducia che le trattative
per la pace in Medio Oriente siano ancora alla nostra portata.

5. MAESTRE. SIMONE WEIL: L'OPPORTUNITA'
[Da Simone Weil, La prima radice, Leonardo, Milano 1996, p. 176. Simone
Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante
sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di
fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice
agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la
Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze,
muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella
che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in
particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna
1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]

... tutto quel che e' solo male, odio o bassezza dev'essere rifiutato senza
badare all'opportunita'.

6. MATERIALI. INDICE DEI NUMERI 1313-1342 (GIUGNO 2006) DE "LA NONVIOLENZA
E' IN CAMMINO"

* Numero 1313 del primo giugno 2006: 1. Domani; 2. "Il dialogo": In digiuno
con le pacifiste americane; 3. Michele Di Schiena: Democrazia a rischio; 4.
Francesco Pardi: Verso il referendum; 5. Guglielmo Epifani: Un appello per
il referendum; 6. Giuliana Sgrena: La testimonianza di Malalai Joya; 7.
Giulio Vittorangeli: Del fatalismo e del cinismo ancora; 8. Letture: Claudio
Tugnoli, La magnifica ossessione; 9. Riedizioni: Vittorio Alfieri, Opere;
10. Riedizioni: Galileo Galilei, Opere; 11. Riedizioni: Arthur Koestler, I
gladiatori; 12. Riedizioni: Italo Pietra, Mattei; 13. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 66 del primo giugno 2006: 1.
Natasha Walker: Donne in Iraq; 2. Giuliana Sgrena: Un popolo assediato alla
ricerca di un futuro; 3. Edoarda Masi: Rivoluzione culturale, un'utopia
attuale; 4. Saverio Aversa intervista Judith Malina; 5. Rossana Rossanda
presenta "La marcia su Roma" di Giulia Albanese.
* Numero 1314 del 2 giugno 2006: 1. Benito D'Ippolito: Dal mattino; 2. Un
appello inascoltato; 3. Michele Di Schiena: Un "principato" da cancellare;
4. Annamaria Rivera: Contro i fondamentalismi, e contro l'etnocentrismo; 5.
Alessandro Casellato: Alcune radici dell'oratoria civile di Piero
Calamandrei; 6. Riedizioni: Carlo Cattaneo, Opere; 7. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 1315 del 3 giugno 2006: 1. Luciano Bonfrate: La banda armata; 2.
Hannah Arendt: La perdita; 3. "Per la Costituzione": un appello di alcune
riviste di ispirazione cristiana; 4. "Statunitensi contro la guerra": Una
testimonianza nel Memorial Day; 5. Alessandro Portelli: "We Shall Overcome",
storia di una canzone; 6. Melo Franchina: Lo specchio di Rita; 7. Enrico
Peyretti: Pesci; 8. La nonviolenza nella prospettiva di genere. Un incontro;
9. Letture: Giulio Angioni, Le fiamme di Toledo; 10. Letture: Helene
Paraskeva, Nell'uovo cosmico; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12.
Per saperne di piu'.
* Numero 1316 del 4 giugno 2006: 1. A Firenze un 2 giugno antimilitarista e
nonviolento; 2. Elena Buccoliero intervista Andrea Cozzo sulla formazione
alla nonviolenza delle forze dell'ordine; 3. Elizabeth Dwoskin: Una
giornalista in Uzbekistan; 4. Monica Lanfranco: Contro i fondamentalismi, e
contro il relativismo complice; 5. Giulio Vittorangeli: Per una pace giusta
tra Israele e Palestina; 6. "Keshet" di gennaio-febbraio 2006; 7.
Riedizioni: Alessandro Manzoni, Opere; 8. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 76 del 4 giugno 2006: 1. Maria G.
Di Rienzo: Una riflessione sulla Costituzione; 2. Gianni Ferrara:
Rispondiamo tre volte no; 3. Raniero La Valle: La Costituzione aggredita; 4.
Peppe Sini: Tre ragioni; 5. Ida Dominijanni intervista Mario Tronti su
Costituzione e referendum; 6. Gaetano Azzariti: Un appuntamento cruciale.
* Numero 1317 del 5 giugno 2006: 1. Lidia Menapace: Una lettera; 2. Daniele
Lugli: La politica della nonviolenza; 3. Anna Puglisi: La signora
Provenzano; 4. Augusto Cavadi: Le bibbie di Provenzano; 5. Irene Alison
intervista Joseph Woods; 6. Arci: Un appello a votare "no" al referendum; 7.
Letture: AA. VV., Scelgo la Costituzione; 8. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* Numero 1318 del 6 giugno 2006: 1. Tutte le vittime; 2. Michele Boato:
Nonviolenza e politica; 3. Mao Valpiana: Una lettera al Presidente del
Consiglio; 4. Raissa Maritain: E questa; 5. Iaia Vantaggiato intervista
Stefano Rodota'; 6. Valeria Muccifora presenta "Dai maltrattamenti
all'omicidio" di Anna Baldry; 7. Enrico Peyretti presenta "Militia Christi"
di Adolf von Harnack; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per
saperne di piu'.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 25 del 6 giugno 2006: 1. Rosino
Gibellini: Attualita' di Dietrich Bonhoeffer; 2. Juergen Moltmann: La
lezione di Bonhoeffer; 3. Et coetera.
* Numero 1319 del 7 giugno 2006: 1. Benito D'Ippolito: Oi autoi; 2. Severino
Vardacampi: Un no che vuol dire no; 3. Maria Luisa Boccia, Cecilia D'Elia,
Isabella Peretti, Tamar Pitch, Grazia Zuffa: Perche' come cittadine e
femministe vogliamo impegnarci per un no allo stravolgimento della
Costituzione; 4. Enrico Peyretti: Costituzionalismo; 5. Beppe Pavan: La
liberta' delle donne e' civilta'; 6. Barbara Romagnoli: Un incontro a
Genova; 7. Il "Cos in rete" di giugno; 8. Piergiorgio Giacche' presenta
"Questa non e' un'autobiografia" di Pierre Bourdieu; 9. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* Numero 1320 dell'8 giugno 2006: 1. Gherasco d'aei polla didascomenos; 2.
Cristina Papa: Siamo uscite dal silenzio, ma loro non sono usciti dalla
sordita'; 3. Rete Lilliput: Con Lidia Menapace, contro i giochi di potere;
4. "Azione nonviolenta" di giugno; 5. Le Donne in nero solidali con le
"Madri della pace" kurde; 6. "Testimonianze": Akbar Ganji a Firenze; 7. Un
incontro a Monza; 8. Giulio Vittorangeli: Una storia di stereotipi e
persecuzioni; 9. Enrico Peyretti: Pentecoste; 10. Elisabeth Moltmann-Wendel:
La Maria Maddalena biblica; 11. Eleuthera compie vent'anni; 12. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 13. Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 67 dell'8 giugno 2006: 1. Nella
Ginatempo: Carissima Lidia; 2. Da un'intervista di Checchino Antonini a
Lidia Menapace; 3. Valeria Ando': Un laboratorio su "Pensiero femminile e
nonviolenza di genere" all'Universita' di Palermo; 4. Lea Melandri: Noi,
uscite dal silenzio, rilanciamo il conflitto; 5. Luisa Muraro: Uomini, voi
cosa dite? 6. Ida Dominijanni colloquia con Seyla Benhabib.
* Numero 1321 del 9 giugno 2006: 1. Peppe Sini: Giovani assassini crescono;
2. Federica Curzi: Cara Lidia; 3. Enrico Peyretti riassume "Processo
decostituente" di Luigi Ferrajoli; 4. Ida Dominijanni: Il referendum
fantasma; 5. Olivia Fiorilli intervista Tania Groppi; 6. Il 17 e 18 giugno a
Roma; 7. Udi: Un presidio a Roma contro la violenza sulle donne; 8. Prima di
tutto vive. Il 28 giugno a Milano; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento;
10. Per saperne di piu'.
* Numero 1322 del 10 giugno 2006: 1. Luciano Bonfrate: Ballata delle bare,
dei salici e di altre cose ancora che e' doloroso e necessario dire; 2.
Pierluigi Consorti: Una lettera al Presidente del Consiglio; 3. Ettore
Masina: Nostra madre la Costituzione; 4. Lidia Menapace: Da dove cominciare?
5. Agnese Ginocchio: Con Lidia; 6. Floriana Lipparini: Con Lidia; 7.
Associazioni e "Nuovo giornale dei militari" solidali con Lidia Menapace; 8.
Donne in nero: Per Lidia; 9. "Facciamo breccia": Una donna troppo diversa;
10. Sara Menafra intervista Lidia Menapace; 11. Enrico Peyretti: La festa
della morte; 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 13. Per saperne di
piu'.
* Numero 1323 dell'11 giugno 2006: 1. Con lo strumento del voto; 2. John
Friedmann: Rivisitando "Empowerment": principi per uno sviluppo umano; 3.
Enrico Peyretti: Un giovane ucciso, i sepolcri imbiancati; 4. Clara Sereni:
Delle parole e della violenza contro le donne; 5. Sandro Mezzadra presenta
"Esercizi di potere" a cura di Iain Chambers; 6. Mario Pezzella presenta "La
guerra dei simboli" di Annamaria Rivera; 7. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 77 dell'11 giugno 2006: 1. Marco
Deriu presenta "Il libro nero della guerra" di Gabriel Kolko; 2. Stefano
Petrucciani presenta "La pensabilita' del mondo" di Sebastiano Maffettone;
3. Riletture: Eleonora Missana, L'etica nel pensiero contemporaneo.
* Numero 1324 del 12 giugno 2006: 1. Letture: Domenico Gallo, Franco
Ippolito (a cura di), Salviamo la Costituzione; 2. Alexandra Poolos: Il
"Comitato delle madri dei soldati" in Russia; 3. Giuliana Sgrena: Israeliani
e palestinesi propongono la scelta della nonviolenza; 4. Una lettera della
segreteria operativa italiana della campagna per l'invio di corpi di
intervento civile nonviolento in Israele e Palestina; 5. Maddalena Gasparini
presenta "Il gene in testa e il feto in pancia" di Barbara Duden; 6. Mario
Pezzella presenta le "Oeuvres" di Guy Debord; 7. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 1325 del 13 giugno 2006: 1. Vandana Shiva: La guerra mondiale delle
risorse naturali; 2. Lidia Menapace: Le rose e l'abisso; 3. Nicoletta
Crocella: Una donna, tutte le donne; 4. Giulio Vittorangeli: Come in uno
specchio: la Sicilia tra elezioni e immigrazione; 5. Patricia Lombroso
intervista John Sifton; 6. Enrico Peyretti: Due citazioni weiliane in guisa
di postilla alla recensione di Marco Deriu all'ultimo libro di Gabriel
Kolko; 7. Marinella Correggia: Un milione di firme contro l'euronucleare; 8.
Maria Pace Ottieri: Donne, quando la violenza e' globale; 9. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 26 del 13 giugno 2006: 1. Thomas
Casadei: Guido Calogero, la filosofia della mitezza; 2. Et coetera.
* Numero 1326 del 14 giugno 2006: 1. No al colpo di stato; 2. Laurent
Duvillier intervista Ndioro Ndiaye; 3. Norberto Bobbio ricorda Guido
Calogero; 4. Sonia Vazzano presenta "Il legame segreto. La liberta' in
Hannah Arendt" a cura di Sante Maletta; 5. Ristampe: Francesco Petrarca,
Canzoniere; 6. Ristampe: Arthur Rimbaud, Opere; 7. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 1327 del 15 giugno 2006: 1. Il 16 giugno a Pescara; 2. Raniero La
Valle: Salvare la Costituzione; 3. Luisa Muraro: Il rompicuore delle donne
tra figli e lavoro; 4. Paolo Candelari: Relazione all'assemblea nazionale
del Movimento Internazionale della Riconciliazione; 5. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 68 del 15 giugno 2006: 1. No al
golpe; 2. Alcuni siti utili; 3. Luisa Muraro: Come una rosa che sboccia; 4.
Lea Melandri: Bambole; 5. Alain Touraine: La parola delle donne; 6. Anna
Folli: Annie Vivanti (con una poesia di Giosue Carducci); 7. Riccarda
Novello presenta "Prima della quiete" di Elena Gianini Belotti.
* Numero 1328 del 16 giugno 2006: 1. L'inverosimile; 2. Giuseppe Ugo
Rescigno: Il duce elettivo e l'ancella del duce; 3. Luciano Violante: Dodici
tesi sulle mafie italiane (1994); 4. Giancarlo Caselli: Due sistemi; 5.
Domenico Gallo presenta "Scelgo la Costituzione" di autori vari; 6.
Riletture: Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo; 7. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 1329 del 17 giugno 2006: 1. Associazione Giuriste d'Italia: Per il
"no" al referendum costituzionale; 2. Nicola Terracciano: Un profilo
biografico di Guido Calogero; 3. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 4.
Per saperne di piu'.
* Numero 1330 del 18 giugno 2006: 1. Rossana Rossanda: Guerre; 2. Per Aung
San Suu Kyi; 3. Giuliana Sgrena; Nell'Afghanistan in guerra; 4. Sergio
Paronetto: Afghanistan, che fare; 5. Gerard Lutte: Due lettere; 6. Elena
Loewenthal ricorda Karin Michaelis; 7. Vittoria Giannuzzi: Alcune figure del
Rinascimento delle donne nere nella letteratura nordamericana; 8. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 78 del 18 giugno 2006: 1.
Teologhe, in quale Europa? 2. Marinella Perroni: La memoria e la parola
delle donne; 3. Adriana Valerio: L'esperienza della "Societa' europea delle
donne per la ricerca teologica"; 4. Cettina Militello: Alterita',
riconoscimento, accoglienza.
* Numero 1331 del 19 giugno 2006: 1. No; 2. Luigi Ferrajoli: Lo scempio; 3.
Ida Dominijanni: Le collusioni; 4. Giulio Vittorangeli: La democrazia,
giorno per giorno; 5. Guido Caldiron intervista Zainab Salbi; 6. Elena
Loewenthal presenta "Islam: l'identita' inquieta dell'Europa" di Farian
Sabahi; 7. Arrigo Quattrocchi ricorda Gyorgy Ligeti; 8. A Pisa dall'8 all'11
settembre; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* Numero 1332 del 20 giugno 2006: 1. No; 2. Hans Kung: Ebraismo,
cristianesimo, islam: tradizioni plurali, una sola umanita'; 3. Pietro
Polito: Un profilo di Aldo Capitini; 4. Elena Loewenthal: Del corpo; 5. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 27 del 20 giugno 2006: 1. Silvia
Vegetti Finzi; 2. Silvia Vegetti Finzi: Umanita'; 3. Silvia Vegetti Finzi:
Della felicita'; 4. Silvia Vegetti Finzi ricorda Johannes Cremerius; 5.
Silvia Vegetti Finzi: Michel Foucault vent'anni dopo; 6. Et coetera.
* Numero 1333 del 21 giugno 2006: 1. Lidia Menapace: No; 2. Silvia Vegetti
Finzi: Il dominio del cuore. Un colloquio; 3. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 4. Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza e Costituzione", supplemento del 21 giugno 2006: 1. Benito
D'Ippolito: Una scelta; 2. Severino Vardacampi: No; 3. L'appello del
comitato scientifico del Comitato promotore del referendum sulla modifica
della seconda parte della Costituzione: Le ragioni di un "no"; 4. Piero
Calamandrei: Il monumento a Kesselring.
* Numero 1334 del 22 giugno 2006: 1. Votiamo "no"; 2. Anna e Giuseppe
Fortugno, Rosanna Scopelliti: Una lettera aperta; 3. Enrico Peyretti: Il
fondo del problema; 4. Terri Judd: Le donne di Bassora; 5. Luisa Muraro:
Delle donne e del cristianesimo; 6. Barbara Spinelli: Per un'Europa laica;
7. Elena Loewenthal: Da Ulisse a Giobbe il mistero del male; 8. Margherita
Giacobino: Lillian Faderman; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10.
Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 69 del 22 giugno 2006: 1. Anita
Sonego: No; 2. Silvia Vegetti Finzi: Il linguaggio del corpo. Un colloquio;
3. Elena Loewenthal presenta "Il golem" di Moshe Idel.
* Numero 1335 del 23 giugno 2006: 1. Giobbe Santabarbara: No. E la gatta di
Cicerenella; 2. Enrico Peyretti: Un volantino per il "no"; 3. Giuseppe
Ponzini ed Enrico Pugliese: La distruzione dello stato sociale; 4. Floriana
Cerniglia: Una descrizione sintetica della "riforma costituzionale"
berlusconiana; 5. Edoarda Masi: Del reddito e del lavoro. Una riflessione;
6. Elena Loewenthal presenta "Le storie dei saggi" di Elie Wiesel; 7.
Libreria delle donne di Milano: Consigli di lettura; 8. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* "Per la Costituzione", supplemento del 23 giugno 2006: 1. Peppe Sini: La
grazia del diritto, la ragione; 2. Valerio Onida: Per una sana democrazia
costituzionale (2005); 3. Riletture: Hannah Arendt, Vita activa.
* Numero 1336 del 24 giugno 2006: 1. No; 2. "Fuori le atomiche dall'Italia e
dalla storia"; 3. Barbara Spinelli: L'Europa nel Manifesto di Ventotene; 4.
Ida Dominijanni presenta "La vita e le regole" di Stefano Rodota'; 5. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'.
* Numero 1337 del 25 giugno 2006: 1. No; 2. Teresa Mattei: Difendiamo la
Costituzione; 3. Rosa M. Amorevole intervista Giuditta Brunelli; 4. Italo
Calvino: La coscienza a posto (apologo sull'onesta' nel paese dei corrotti);
5. Enrico Peyretti: Il governo e le missioni militari; 6. Peppe Sini: Votare
no alla guerra; 7. Nuovo sito della campagna di obiezione di coscienza alle
spese militari per la difesa popolare nonviolenta; 8. "Beati i costruttori
di pace": Una delegazione di osservatori elettorali nella Repubblica
democratica del Congo; 9. Un viaggio a Tuzla e Srebrenica; 10. Unione
femminile nazionale: Premio per tesi di laurea su "Il voto alle donne"; 11.
Agnes Heller: Possiamo; 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 13. Per
saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 79 del 25 giugno 2006: 1. Peppe
Sini: Ora o mai piu'; 2. Gustavo Zagrebelsky: Le pulsioni profonde; 3. Ida
Dominijanni intervista Stefano Rodota'; 4. Domenico Gallo: Costituzione o
barbarie; 5. "Quattro ragioni per un no". Un appello; 6. Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato": No.
* Numero 1338 del 26 giugno 2006: 1. Peppe Sini: Le ultime ore; 2. Domenico
Gallo: Un referendum sulla nostra storia; 3. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 4. Per saperne di piu'.
* Numero 1339 del 27 giugno 2006: 1. La sconfitta dei golpisti; 2. Hannah
Arendt: La differenza decisiva; 3. Elena Loewenthal: L'esilio, la
lontananza; 4. Francesco Ferretti: Empatia; 5. Nunzio Pernicone ricorda Paul
Avrich; 6. Luca Conti presenta "Un ricordo al futuro" di Luciano Berio; 7.
La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 28 del 27 giugno 2006: 1. Per
Franca Ongaro Basaglia (parte prima); 2. Franca Ongaro Basaglia, maestra; 3.
Maria Grazia Giannichedda ricorda Franca Ongaro Basaglia; 4. Massimo
Ammaniti ricorda Franca Ongaro Basaglia; 5. Giovanni Berlinguer ricorda
Franca Ongaro Basaglia; 6. Franca Bimbi ricorda Franca Ongaro Basaglia; 7.
Luigi Cancrini ricorda Franca Ongaro Basaglia; 8. Rocco Canosa ricorda
Franca Ongaro Basaglia; 9. Et coetera.
* Numero 1340 del 28 giugno 2006: 1. Nando dalla Chiesa: Felicita'; 2.
Alessandro Dal Lago: La guerra e le sue metamorfosi; 3. Umberto Santino: Sul
risultato delle elezioni regionali siciliane; 4. Beatrice Busi presenta due
recenti libri sulla biopolitica; 5. Federica Resta presenta "La vita e le
regole" di Stefano Rodota'; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per
saperne di piu'.
* Numero 1341 del 29 giugno 2006: 1. Giobbe Santabarbara: Quelli che... 2.
Ida Dominijanni: Una vittoria; 3. "Statunitensi per la pace e la giustizia"
di Roma: Una lettera aperta al governo italiano; 4. Marina Forti: Donne in
Iran; 5. Itala Vivan: Nuovo Sudafrica, corpi liberati in cerca di storie; 6.
Franco Melandri presenta "Camillo Berneri. Tra anarchismo e liberalismo" di
Carlo De Maria; 7. Saverio Aversa presenta "Non chiedere, non dire? Vite di
gay in divisa" di Giulio Russo; 8. Ristampe: Marco Polo, Milione; 9. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 70 del 29 giugno 2006: 1. Franca
Ongaro Basaglia: Fondamenti teorici e culturali della riforma psichiatrica
in Italia (parte prima); 2. Giovanna Providenti: Madri contro le guerre; 3.
In uscita a settembre "La nonviolenza delle donne" a cura di Giovanna
Providenti.
* Numero 1342 del 30 giugno 2006: 1. Peppe Sini: Due cose chiare; 2. Simone
Weil: La servitu'; 3. L'associazione Archivio delle donne in Piemonte; 4.
Iolanda Guardi: Islam e discorso di genere; 5. Augusto Cavadi: Filosofare,
insieme; 6. Rosa Luxemburg: Fenomenologia dell'opportunismo; 7. Massimo
Ortalli presenta l'Epistolario di Luigi Fabbri; 8. Ristampe: Giovanni Verga,
Tutte le novelle; 9. Riedizioni: Benedetto Croce, Filosofia poesia storia;
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1399 del 26 agosto 2006

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