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La nonviolenza e' in cammino. 1284
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1284
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 3 May 2006 00:31:30 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1284 del 3 maggio 2006 Sommario di questo numero: 1. Giovanna Capelli: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 2. Giovanni Franzoni: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 3. Lidia Ravera: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 4. Carlo Sansonetti: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica 5. Che fare per sostenere l'appello per Lidia Menapace al Quirinale 6. Oggi a Bergamo: ricominciare con Gandhi 7. "Nonviolenza e politica" a Firenze da 5 al 7 maggio 8. "Azione nonviolenta" di maggio 2006 9. Enrico Peyretti: Relativismo (parte prima) 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIOVANNA CAPELLI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Giovanna Capelli (per contatti: preside.giovanna at tin.it) per questo intervento. Giovanna Capelli, dirigente scolastica, e' senatrice] Anche io aderisco all'appello per Lidia Menapace Presidente della Repubblica. 2. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIOVANNI FRANZONI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Giovanni Franzoni (per contatti: g.franzoni at tiscali.it) per questo intervento. Giovanni Franzoni e' una delle figure piu' autorevoli della spiritualita' contemporanea, della solidarieta' con le persone ed i popoli oppressi, della pace e della nonviolenza; nato nel 1928 a Varna, in Bulgaria, dove il padre toscano si era trasferito per lavoro, cresciuto a Firenze, studente di teologia presso il Pontificio Ateneo di Sant'Anselmo di Roma, viene ordinato prete nel 1955, e negli anni sessanta insegna storia e filosofia nel Collegio di Farfa, monaco benedettino, nel marzo 1964 e' eletto abate dell'abbazia di S. Paolo fuori le mura a Roma, e' padre conciliare alle ultime due sessioni del Concilio Vaticano II; le sue prese di posizione contro il Concordato, contro la guerra nel Vietnam, di solidarieta' con le lotte operaie e popolari, gli procurano l'ostilita' delle gerarchie vaticane; animatore di comunita' cristiane di base, collabora dalla fondazione con la rivista ecumenica "Com-nuovi tempi" (poi divenuta "Confronti"); ha sempre partecipato al dibattito sociale ed etico intorno ai temi cruciali del nostro tempo da un punto di vista che tiene conto del pensiero religioso in modo libero e autonomo; da oltre quarant'anni la sua attivita' pratica e teorica e' rivolta alle popolazioni piu' povere del pianeta, senza dimenticare le responsabilita' e i problemi delle societa' avanzate. Dal sito www.cdbchieri.it riprendiamo la seguente notizia biografica: "Giovanni Franzoni, (Varna, Bulgaria, 1928) ha trascorso la sua giovinezza a Firenze, dove ha lavorato nella Dc. Maturata la vocazione sacerdotale nell'Azione Cattolica, ha frequentato il Collegio Capranica a Roma e ha poi studiato teologia al Sant'Anselmo. Rettore del collegio di Farfa, nel marzo 1964 e' eletto abate dell'Abbazia di S. Paolo fuori le mura a Roma. Partecipa come padre conciliare alle ultime due sessioni del Concilio Vaticano II. Le sue prese di posizione contro il concordato tra Stato e Chiesa e contro la guerra nel Vietnam, come la solidarieta' espressa alle lotte operaie nel 1969 e nel 1970, gli procurano l'ostilita' del Vaticano e nel 1973 e' costretto a dimettersi dalla carica di abate. Nel 1974 prende posizione per la liberta' di voto dei cattolici per il referendum sul divorzio e viene sospeso a divinis. In occasione delle elezioni politiche del 1976, annuncia che votera' per il Pci e il 2 agosto dello stesso anno viene ridotto allo stato laicale. Animatore di comunita' cristiane di base, collabora, dalla fondazione con la rivista ecumenica 'Com-Nuovi tempi' (dal 1989 'Confronti'). E' redattore del mensile 'Input'". Tra le opere di Giovanni Franzoni: Tra le opere di Giovanni Franzoni: La terra e' di Dio, Com, Roma 1973 (recentemente riedita in edizione ampliata); Il mio regno non e' di questo mondo, Com, Roma 1974; Omelie a S. Paolo fuori le mura, Idoc-Mondadori, Milano 1974; Tra la gente, Com, Roma 1976; Il posto della fede, Coines, Roma 1977; Il diavolo, mio fratello, Rubbettino, Soveria Mannelli 1986 (tr. tedesca, Der Teufel mein Bruder, Koesel-Ver); Le tentazioni di Cristo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1990; La solitudine del samaritano, Theoria, Roma-Napoli 1993; Farete riposare la terra, Edup, Roma 1996; Giobbe. L'ultima tentazione, Com - Nuovi Tempi, Roma 1997; Lo strappo nel cielo di carta, Edup 1999; Anche il cielo e' di Dio, Edup, Roma 2000; con Mario Manacorda, Le ombre di Wojtyla, 2000; La donna e il cerchio, 2001; Ofelia e le altre, Datanews, Roma 2001; La morte condivisa, Edup, Roma; Eutanasia. Pragmatismo, cultura, legge, Edup, Roma 2004] La proposta di Lidia Menapace come Presidente della Repubblica e' limpida e lineare. Non si puo' che sottoscriverla. 3. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. LIDIA RAVERA: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Lidia Ravera (per contatti: lidia at rara.fastwebnet.it) per questo intervento. Lidia Ravera e' nata a Torino e vive a Roma; scrittrice, giornalista, sceneggiatrice per il cinema e la televisione; tiene abitualmente corsi e laboratori di scrittura. Tra le opere di Lidia Ravera: (con marco Lombardo Radice), Porci con le ali, Savelli, 1976; I compiti delle vacanze, Mondadori, 1997; Ammazzare il tempo, Mondadori, 1978; Bambino mio, Bompiani, 1979; Bagna i fiori e aspettami, Rizzoli, 1986; Se lo dico perdo l'America, Rizzoli, 1988; Voi grandi, Theoria, 1990; Tempi supplementari, Armando, 1990; Due volte vent'anni, Rizzoli, 1992; In quale nascondiglio del cuore. Lettera a un figlio adolescente, Mondadori, 1993; Il paese di Eseap, Lisciani & Giunti, 1994; Sorelle, Mondadori, 1994; Nessuno al suo posto, Mondadori, 1996; Compiti delle vacanze, Mondadori, 1997; Maledetta gioventu', Mondadori, 1999; Ne' giovani ne' vecchi, Mondadori, 2000; Un lungo inverno fiorito e altre storie, La Tartaruga, 2001; Il paese all'incontrario, Giunti, 2002; La festa e' finita, Mondadori, 2002; Il freddo dentro, Rizzoli, 2003; In fondo, a sinistra..., Melampo, 2005] Sono assolutamente d'accordo, mi impegnero' a sostenere una candidatura eccellente quanto opportuna. 4. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. CARLO SANSONETTI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo don Carlo Sansonetti (per contatti: carlo.sansonetti at libero.it) per questo intervento. Carlo Sansonetti, parroco di Attigliano, ha preso parte a varie rilevanti esperienze di solidarieta' concreta in Italia e in America Latina, ed e' trascinante animatore dell'esperienza di "Sulla strada". Per sostenere le attivita' di solidarieta' in America Latina e in Africa dell'associazione "Sulla strada": via Ugo Foscolo 11, 05012 Attigliano (Tr), tel. 0744992760, cell. 3487921454, e-mail: sullastrada at iol.it, sito: www.sullastradaonlus.it; l'associazione promuove anche un periodico, "Adesso", diretto da Arnaldo Casali, che si situa nel solco della proposta di don Primo Mazzolari; per contattare la redazione e per richiederne copia: c. p. 103, 05100 Terni, e-mail: adesso at reteblu.org, sito: www.reteblu.org/adesso] E' vero, ero fra quelli che non credevano nell'alternativa a schemi gia' dati nei palazzi del potere alto. Eppur qualcosa si muove, e voglio dare la mia spinta anch'io, perche' si muova di piu' e per sempre. Si' a Lidia Menapace Presidente della Repubblica Italiana. 5. MATERIALI. CHE FARE PER SOSTENERE L'APPELLO PER LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE 1. Scrivere lettere ai parlamentari per segnalare loro la proposta di eleggere Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale proposta, i consensi che essa sta ottenendo, e per sollecitare un loro impegno in tal senso. Ovviamente occorre che siano lettere scritte con linguaggio adeguato: non proclami o peggio ancora requisitorie. Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i parlamentari si trovano nel sito della Camera dei Deputati (www.camera.it) e in quello del Senato della Repubblica (www.senato.it). * 2. Scrivere lettere ai consiglieri regionali (come e' noto all'elezione del Presidente della Repubblica prendono parte oltre a tutti i parlamentari anche tre rappresentanti per ogni Regione) per segnalare loro la proposta di eleggere Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale proposta, i consensi che essa sta ottenendo, e per sollecitare un loro impegno in tal senso. Ovviamente occorre che anche queste lettere siano scritte con linguaggio adeguato. Gli indirizzi di posta elettronica dei consiglieri regionali si trovano agevolmento nei siti dei relativi Consigli Regionali. * 3. Scrivere lettere ai mass-media locali e nazionali per segnalare loro l'appello per l'elezione di Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale proposta, i consensi che ha gia' ottenuto, e per sollecitare che ne diano informazione. Ovviamente per i mass-media locali o settoriali e' preferibile che vi sia anche una specificita' locale o settoriale della notizia (ad esempio l'adesione di persone o associazioni del territorio o del campo di interessi di riferimento dello specifico giornale, radio, tv, rivista, sito, etc.). Ed altrettanto ovviamente occorre un linguaggio adeguato: conciso e chiaro; alle redazioni giornalistiche interessa ricevere notizie, non esercizi di retorica sia pur la piu' alata. * 4. Valorizzare le mailing list e i siti nel web per far circolare l'appello (chiedendo anche, a chi gestisce un sito, se sia possibile che nella home page di esso sia segnalato l'appello "Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica" con un rinvio ad una piu' ampia notizia e possibilmente anche un link alla o alle pagine web in cui e' possibile reperire maggiori informazioni (ad esempio la pagina web da cui si possono raggiungere tutti i fascicoli di questo notiziario, che e' la seguente: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html ). * 5. Laddove possibile promuovere raccolte di adesioni nei luoghi di lavoro, di studio, di incontro, di impegno: a tal fine potra' essere utile predisporre dei volantini da affiggere ove consentito che rechino almeno: a) un testo sintetico dell'appello (ad esempio: "Ci piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un Presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un Presidente della Repubblica femminista. Una Presidente della Repubblica. Lidia Menapace"): b) una breve notizia su Lidia (ad esempio: "Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004"); c) un punto di riferimento locale e come sia contattabile (ad esempio telefonicamente o per e-mail); d) l'indicazione di dove trovare ulteriori informazioni (ad esempio la pagina web - che abbiamo segnalato sopra - che ospita i fascicoli di questo notiziario, "La nonviolenza e' in cammino", in cui si da' notizia dell'iniziativa, delle sue ragioni, delle dichiarazioni di adesione fin qui rese pubbliche). * 6. Con l'avvertenza di cercar di non sommergerla di richieste, si potrebbe anche proporre a Lidia Menapace (scrivendole alla sua casella di posta elettronica, sopra segnalata) di partecipare a iniziative pubbliche (non necessariamente centrate sulla proposta di elezione al Quirinale, e' ovvio: con Lidia si possono fare appassionanti incontri su tanti argomenti). * 7 Ma soprattutto parliamone: con le persone con cui condividiamo opinioni, esperienze, interessi, impegni; con le persone che riteniamo possano essere interessate ad avere una Presidente della Repubblica come Lidia; parliamone guardandoci nei volti e reciprocamente ascoltando le nostre voci. Una proposta come questa va "elaborata", cioe' meditata e discussa superando anche alcune frequenti e comprensibili resistenze interiori: in tante e tanti l'abbiamo pensata come desiderabile, ma non c'e' dubbio che forse molte e molti esitano ad esprimerla come proposta concreta su cui impegnarsi praticamente ritenendo che non sia sufficientemente "realistico" che persone che non appartengono alle gerarchie del palazzo propongano un ragionamento e un'indicazione per la Presidenza della Repubblica: invece proprio questa rottura culturale, questa uscita dall'apatia e dalla subalternita', questo ripudio della rassegnazione, questa presa di parola per una democrazia partecipata, costituiscono uno degli aspetti piu' interessanti della proposta. * 8. Infine: saremo grati a tutte le persone che vorranno comunicarci adesioni e iniziative affinche' anche sul nostro notiziario si possa darne notizia (il nostro indirizzo di posta elettronica e': nbawac at tin.it). 6. INCONTRI. OGGI A BERGAMO: RICOMINCIARE CON GANDHI [Da varie persone amiche riceviamo e volentieri diffondiamo] Si svolge oggi, mercoledi' 3 maggio, a Bergamo con inizio alle ore 20,30 presso la Sala Carrara del Collegio S. Alessandro, in via Garibaldi 3 (ma si entra dall'ingresso in via S. Alessandro), un incontro di presentazione del libro di Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006. Intervengono: Fulvio Cesare Manara, autore del libro, ricercatore presso l'Universita' degli Studi di Bergamo; Enrico Peyretti, membro del Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento; Ivo Lizzola, docente di pedagogia sociale all'Universita' di Bergamo. Per informazioni: tel. 035225845, e-mail: incontri at buonastampa.it 7. INCONTRI. "NONVIOLENZA E POLITICA" A FIRENZE DAL 5 AL 7 MAGGIO Si svolgera' il 5, 6 e 7 maggio 2006 il convegno su "Nonviolenza e politica" promosso dal Movimento Nonviolento nella Firenze citta' di pace, sulle orme di: Aldo Capitini, Giorgio La Pira, Fioretta Mazzei, Enzo Enriquez Agnoletti, Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, Alexander Langer. * Venerdi' 5 maggio, ore 21, Biblioteca Comunale Centrale in via Sant'Egidio 21. Serata di presentazione alla citta', intervengono: padre Alex Zanotelli, missionario comboniano; Daniele Lugli, segretario nazionale del Movimento Nonviolento. * Sabato 6 maggio, ore 10, sala del Dopolavoro Ferroviario in via Alamanni (Stazione di Santa Maria Novella). Convegno sul tema, intervengono fra gli altri Nanni Salio, Lidia Menapace, Giusy Di Rienzo, Alberto L'Abate, Pasquale Pugliese, Rocco Pompeo, Alberto Trevisan, Piercarlo Racca, Adriano Moratto, Marco Baleani, Mao Valpiana, Angela Marasso, Michele Boato, Carmelo Sgandurra, Sergio Albesano, Massimiliano Pilati, Luciano Capitini, Alberto Tomiolo, ecc. * Domenica 7 maggio, ore 10, percorso da piazza della Signoria a piazza della Signoria. Luoghi fiorentini per la nonviolenza. 1. Piazza della Signoria: "arengario", luogo dove si facevano le arringhe durante le assemblee cittadine nel periodo comunale; Palazzo vecchio sede del Comune dove La Pira e Enriquez Agnoletti hanno lavorato. 2. Via dei Benci: Chiesa Metodista dove Tartaglia ha predicato nel dopoguerra. 3. Piazza S. Croce: Cappella dei Pazzi, luogo caro ad Alexander Langer. 4. Via Oriuolo: Biblioteca Comunale, sede della Fondazione Balducci; Casa di Pio Baldelli, collaboratore di Capitini. 5. Piazza San Marco: sede dell'universita' dove insegno' Capitini; convento dove La Pira abito', sede del centro La Pira. 6. Fortezza da Basso: carcere dove Gozzini fu detenuto per la sua obiezione. 7. Piazza Signoria (termine previsto ore 13). * Pernottamento consigliato: Ostello Santa Monaca, via Santa Monaca, 6 (zona Santo Spirito), tel. 055268338, fax: 055280185 (ognuno prenota personalmente). * Per informazioni: tel. 0458009803, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 8. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI MAGGIO 2006 [Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: mao at sis.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] E' in uscita il numero di maggio 2006 di "Azione nonviolenta", rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964; mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. In questo numero: - Questa e' la guerra, signori, di Gianfranco Formenton; - Verso il Referendum costituzionale. Salvare la Costituzione di Calamandrei e bocciare la riforma di Calderoli, di Andrea Pugiotto; - Obiezione di coscienza dei ragazzi e delle ragazze e delle persone richiamabili, a cura del Gavci; - Ricettario per una salvezza possibile. Fermarsi e un passo indietro. Fare una scelta unilaterale: dimissionare! Poi si vedra'..., di Christoph Baker; - Una forza piu' potente: scheda 4: Cile 1983-88: sconfitta di un dittatore, a cura di Luca Giusti; - Campi estivi nonviolenti 2006, a cura del Mir e del Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta; - Il 5 per mille al Movimento Nonviolento. E le rubriche: - Giovani. Campo estivo nonviolento, un'esperienza da rifare, a cura di Laura Corradini; - Educazione. Educare alla nonviolenza con l'arte del teatro, a cura di Pasquale Pugliese; - Disarmo. Un giorno gli uomini si vergogneranno di aver costruito le armi, a cura di Massimiliano Pilati; - Economia. Ma cos'e' 'sto partito umanista? a cura di Paolo Macina; - Per esempio. Il giorno in cui le donne scioperarono, a cura di Maria G. Di Rienzo; - Musica. Una musica pacifica aperta alla democrazia estrema, a cura di Paolo Predieri; - Cinema. Democrazia senza legge, tra orrore e folclore, a cura di Flavia Rizzi. In copertina: Una scelta unilaterale: dimissionare! In ultima: Materiale disponibile; In seconda: Pax et Biani, Articolo 11... * Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), e-mail: redazione at nonviolenti.org o anche an at nonviolenti.org o anche azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail a: an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'". 9. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: RELATIVISMO (PARTE PRIMA) [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione questa traccia di una conversazione tenuta nell'incontro col gruppo "Agire politicamente" a Genova il 19 aprile 2006 sul tema "Il significato delle parole: relativismo. Ovvero: verita' e societa'. Alla luce del pensiero nonviolento". Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] C'e' differenza tra relativita' e relativismo? "Enorme. Il relativismo distrugge se stesso. Ai suoi occhi una cosa vale l'altra. Ma non e' cosi'. La relativita' invece e' la consapevolezza che qualsiasi cosa io possa dire ha un senso e ha una pretesa di verita' in relazione a un contesto del quale io non sono completamente consapevole" (Raimon Panikkar). "Non e' affatto vero che la cultura contemporanea sia relativistica: bisogna distinguere tra il relativismo, una posizione scettico-pessimistica assolutamente minoritaria e culturalmente priva di ogni significato, e la relativita', concetto che e' tutt'altro, sia in scienza che nelle scienze umane, che in filosofia" (Massimo Cacciari, intervista citata in "Adista", 15 aprile 2006, pp. 8-9). * Scheda Se cerchiamo nei dizionari filosofici il concetto di relativismo, troviamo: dottrina che afferma la relativita' della conoscenza, o l'inconoscibilita' dell'Assoluto e della sua esistenza; negazione di ogni verita' assoluta o razionale; verita' sempre relativa all'uomo, cioe' valida solo in quanto utile a lui (pragmatismo). La forma estrema e autentica del relativismo (fenomeno moderno, sec. XIX) afferma la relativita' non solo della conoscenza, ma di tutti i valori fondamentali della vita umana, relativi alle singole epoche storiche, unita' organiche senza rapporto l'una con l'altra: "Non vi e' alcuna morale umana universale" (Spengler, Il tramonto dell'Occidente, 1918-'22, p. 55). Relativismo culturale e' il riconoscimento delle diversita' di costumi e norme nell'ambito di culture diverse. Relativo e' cio' che entra in una relazione. E' relativo un termine che ha significato solo in riferimento ad altro termine: es. maggiore, minore; o che vale soltanto in determinate circostanze o condizioni. L'opposto di relativo e': assoluto, incondizionato (Abbagnano). Relativismo morale: dottrina per cui l'idea del bene e del male varia a seconda dei tempi e delle societa', senza che in queste variazioni vi sia un progresso determinato. Relativo e' anche sinonimo di soggettivo: es. "I gusti sono relativi" (Lalande). Il relativismo gnoseologico approda nello scetticismo. Il relativismo morale genera il conformismo (perche'? semmai il soggettivismo!). Il relativismo religioso genera la tolleranza, intesa come indifferenza (Didier Julia). * Il tema che mi avete dato e' molto difficile. Mi fa sentire del tutto inadeguato. Parlarne oggi e' particolarmente arduo e puu' facilmente generare equivoci, incomprensioni, anche asprezze. Non mi sottraggo. Mi limito a raccogliere riflessioni, anche frammentarie, sperando che possano un poco chiarire a noi tutti i rischi e le opportunita' che la nostra societa', noi tutti, abbiamo oggi su questo punto. * 1. Le parole La questione del relativismo e' aperta e dibattuta, nella situazione culturale e morale di oggi: relativita', relativismo, di che cosa? Delle nostre conoscenze: quale valore, quale verita' hanno? Dei valori che orientano la vita: quali sono? Abbiamo valori comuni, che accomunano i nostri cammini nell'esistenza, le nostre soluzioni dei problemi? L'umanita', che spesso si dilania in conflitti violenti, ha qualcosa in comune? Possiamo riconoscerci l'un l'altro, tra persone, tra popoli e civilta'? E' la questione del significato stesso delle parole, che abbiamo visto capovolgere: la guerra chiamata pace, la sopraffazione chiamata liberta', l'egoismo chiamato politica e persino amore civico. Abbiamo sentito, in campagna elettorale, qualificare peggio che stupidi i cittadini che non usano il proprio privatissimo interesse come criterio principale e decisivo della politica: questo e' falsificare le idee, cosa peggiore dello spacciare moneta falsa. Che cosa sia la politica e' detto in modo insuperabile da un gruppo di ragazzi di montagna, col loro maestro: "Il problema degli altri e' uguale al mio. Sortirne [uscirne] tutti insieme e' la politica. Sortirne da soli e' l'avarizia [l'egoismo]" (1). Politica ed egoismo sono l'opposto l'una dell'altro. Confondere gli opposti nelle menti, cavalcare il lato basso e i vizi dell'umanita', e' tradimento e corruzione pubblica. La neo-lingua orwelliana e' entrata nel discorso pubblico. Inquinato il senso delle parole, e' perduta la posizione eretta dell'uomo, i punti cardinali si incrociano sull'orizzonte, la vista che guida l'azione si obnubila, si oscura la realta' che le parole vorrebbero comprendere, brancoliamo come ciechi guidati da ciechi, se maestri pubblici non rettificano i termini. La questione del relativismo e' la questione del senso, senza il quale non c'e' vita umana. Chiesero a Confucio, nell'ipotesi che il principe Wei gli affidasse il governo: "Che farai per prima cosa?". Rispose Confucio: "E' assolutamente necessario ridare ai nomi il loro vero significato" (2). Ma e' possibile conoscere il vero significato di cio' che diciamo? La questione del relativismo e' la questione del capire la realta', cioe' la questione della verita': e' conoscibile la verita'? e' condivisibile? Dunque la questione e': noi alle prese con la verita': affermata o negata, possibile o impossibile, comune, condivisa, unificante, oppure soggettiva, molteplice, separata e separante. * 2. Tre posizioni sulla verita', e vari relativismi Nella situazione culturale odierna nelle nostre societa', sul punto arduo della verita', mi pare che troviamo almeno queste tre posizioni: una verita', nessuna verita', tante verita': 1 - Troviamo portatori di verita' forti, fino ad essere totalitarie, escludenti (cosiddetti fondamentalismi, integralismi); 2 - oppure forme di scetticismo (nessuna verita' ma solo la forza, e' questa che decide chi ha ragione; non c'e' altra verita' che il fatto compiuto, il successo, la visibilita', il numero); neppure la Costituzione, la legge fondamentale, che registra la storia dei valori di un popolo, che regola la vita insieme, neppure la Costituzione, per lo scetticismo giuridico, e' qualcosa di oggettivamente comune, ma e' la semplice volonta' della parte forte, per cui, come diceva Gianfranco Miglio, "la Costituzione si fa a colpi di maggioranza, e dopo e' solo questione di ordine pubblico"; 3 - oppure il relativismo (tante verita', nessuna verita' in comune, che valga per tutti). Distinguerei un relativismo personale da un relativismo culturale, un relativismo positivo da uno negativo. - Il relativismo personale, soggettivo, e' dagli uni riconosciuto e consentito, perche' non c'e' una verita' per tutti, ognuno pensa come vede e come vuole; da altri e' avversato come dissoluzione, anche violenta ("dittatura del relativismo", nella denuncia del cardinal Ratzinger), di una verite' umana (razionale, non solo rivelata) abbastanza chiara per tutti, che dovrebbe essere riconosciuta e non negata. - Il relativismo culturale, invece, non e' generalmente ammesso, per due differenti motivi: - o perche' si pensa: qui c'e' una cultura - la nostra! - piu' vera di tutte le altre, piu' civile, piu' evoluta, piu' efficiente, piu' rispettosa dei diritti umani; - oppure, il relativismo culturale non e' ammesso (o e' ammesso con certi limiti) per un motivo piu' corretto: perche' particolari culture, costumi, tradizioni non devono eludere alcuni diritti e doveri umani sentiti sempre piu' come universali, a cui culture e costumi devono adeguarsi, modificandosi, verso alcuni parametri culturali universali (diritti umani), obbliganti per tutti i popoli, anche per la nostra cultura. Sulla individuazione, poi, e l'ampiezza di questi parametri, ci sono differenze, conflitti, ricerche. Queste posizioni, dunque, variano da verita' violente (i fondamentalismi duri, che per affermarsi negano le verita' differenti), a negazioni, anche violente, della possibilita' umana di verita'. Distinguerei ancora un relativismo positivo da un relativismo negativo. Positivo e negativo rispetto alla unita' e alle regole di una societa' pluralistica. - Quello positivo vede la relazione tra loro dei diversi punti di vista presenti in una societa', e sottolinea questa relazione piu' delle differenze. - Il relativismo negativo evidenzia invece che ogni soggetto e' in relazione esclusiva con un suo oggetto di verita', che non e' quello degli altri. Nel primo, positivo, c'e' relazione di vita e collaborazione tra i soggetti umani, che pure hanno differenti convinzioni e valori, e, come vedremo, e' un elemento costitutivo della democrazia pluralistica, della socialita', della solidarieta' universale. Nel secondo, negativo, ogni soggetto e' incline a staccarsi dagli altri soggetti della intera societa' per unirsi in comunita' omogenee con chi ha le sue stesse convinzioni e valori. * 3. Verita' e violenza La questione del relativismo e' anche la questione della violenza, in due sensi. Sappiamo che e' violenta una verita' imposta, l'imposizione autoritaria di una verita' (religiosa, ideologica, economica, ed ogni pensiero unico), e quindi lo scontro tra diverse verita' armate, le guerre teologiche e ideologiche, le guerre tra interessi e concezioni economiche, avvenute tante volte nella storia. Il che ha spinto, per evitare la violenza, alla rinuncia alla verita', alla tolleranza scettica; ha fatto temere e condannare ogni pensiero forte, nel presupposto che ogni evidenza e' violenza. Questo lo sappiamo, ma dobbiamo pensare anche quanta violenza puo' generare l'assenza di una sufficiente verita' comune, per cui i rapporti tra le persone e i gruppi umani finiscono per essere regolati e decisi solo dalla forza materiale, in base a interessi contrapposti, senza alcun obiettivo di bene comune. Quando non c'e' una ragione comune, una comunicazione nella ragione, la forza si fa ragione. Salvador Allende, nell'ultimo messaggio dell'11 settembre 1973: "Hanno la forza, non la ragione". * 4. Verita' nonviolenta, verita' della nonviolenza E' possibile una verita' senza violenza? La violenza per affermare una verita' puo' essere pedagogica, psicologica, giuridica, o anche violenza armata: la guerra oggi e' giustificata dall'abbattimento esterno di dittature, per imporre sistemi sociali-politici-economici ritenuti validi e obbligatori per tutti i popoli, imposti come verita' universale, supponendo che un unico sistema politico sia umano e giusto, per tutte le culture, per tutte le tradizioni (3). Problema: e' possibile una verita' ricercata insieme, anche per vie diverse, come fattore e fondamento di rispetto, di intesa, di pace? E' certo un bisogno umano, ma e' possibile? E' per questo bisogno che cerco di condurre questa riflessione alla luce della filosofia della nonviolenza. Chi ha cominciato a conoscere questa organica teoria e pratica che e' la nonviolenza, nella forma contemporanea che ha assunto con Gandhi, sa che la nonviolenza, nonostante il suono negativo di questo termine italiano, e' una cultura positiva, attiva, un'etica e una politica, una scienza delle relazioni umane e dei conflitti costruttivi, e' una realistica alternativa, storicamente sperimentata, alla violenza, che nell'era atomica e' arrivata alla distruttivita' finale e totale. La nonviolenza, come filosofia di vita personale e politica, si oppone alla guerra, ma ancor piu' combatte le violenze strutturali e le violenze insite nelle culture, che sono le cause e giustificazioni delle guerre. La nonviolenza e' realistica, perche' ad essere utopistica, una folle fuga nell'impossibile, e' la fiducia nella capacita' difensiva e risolutiva della violenza. Anche sulla questione di una verita' che unisca gli umani, il pensiero nonviolento ha qualcosa da dire. * 5. Gandhi alle prese con la verita' Il concetto di satyagraha - forza della verita', o dell'anima, o dell'amore come legge della vita, forza che lotta contro ogni violenza senza cadere nella sua imitazione - ha riferimenti non piccoli: l'amore, la verita'. Gandhi intitola la sua autobiografia Storia dei miei esperimenti con la verita' (4). Non possiamo assolutamente intendere "sulla" verita', quasi un oggetto manipolabile per vedere cosa ne viene. Gandhi sperimenta se stesso "davanti" alla verita', alle prese con la verita'. Viene in mente la lotta di Giacobbe con l'angelo. "Fu la verita' a condurre i suoi esperimenti con Mohandas Gandhi" (5). Si tratta di un rapporto di dialogo, di messa alla prova, di avvicinamento, di inveramento trasformativo, non certo un atto possessivo, strumentale, manipolativo. La verita' non e' l'arma di Gandhi, ma e' Gandhi che si fa strumento vivo e libero della verita', come Francesco pregava, nella preghiera a lui attribuita, di essere fatto strumento della pace di Dio. * 6. Verita' senza violenza In un convegno su Dietrich Bonhoeffer (Universita' del Piemonte Orientale, Vercelli, 9-11 febbraio 2006), un passaggio della relazione di Ugo Perone ricordava l'idea di verita' in Bonhoeffer come "protezione del reale": non la verita' contro la realta', neppure una semplice corrispondenza-adeguazione della mente alla realta'. La verita' dice il reale quando lo protegge, quando assume la responsabilita' per la sua complessita'. Dire la verita' e' essere responsabile, rispondere per il reale. "La pretesa di aver diritto di dire quello che si pensa non si giustifica affatto. La parola deve avere una giustificazione e una motivazione nel prossimo". Il mio prossimo vale di piu' di quello che io penso e voglio dire. Regola del dire non e' unicamente e assolutamente le cose come stanno, ma anche la discrezione: non la reticenza, ma il rispetto. Ecco una verita' che non soltanto non e' violenta, ma cura, protegge, e' amore. Non una verita' astratta, pretesa esattezza di pensiero e di regola, che altri devono accettare, ma un dire e fare la verita' nell'amore del prossimo (7). La nonviolenza positiva e' questa verita': la verita' del rapporto costruttivo e liberante; la verita' che incontriamo e gustiamo nella buona relazione umana. La verita' e' relativa, nel senso che si realizza nella buona relazione. Come hanno detto tre grandi uomini spirituali. Martin Buber: "Lo Spirito non e' nell'Io, ma tra l'Io e il Tu". Michele Do: "Dio e' nell'incontro di due sguardi". Benedetto Calati: "Dio e' un bacio". * 7. Verita' come regola gandhiana del conflitto Il conflitto condotto coi metodi di Gandhi e' basato sulla verita': sulla verita' dei fatti, e sulla verita' delle parole; sui veri fatti e veri diritti, non su false pretese; su lealta', parola veritiera, rispetto. Come si vede, la verita' come regola dell'azione gandhiana, non e' una verita' dottrinale, metafisica, religiosa, superiore e totale, che darebbe al lottatore per la giustizia qualche diritto superiore, una specie di "Dio lo vuole". E' invece la verita' come limpidezza del rapporto, come apertura e comunicazione con l'avversario, come rispetto della realta'. Potremmo dire: una verita' orizzontale, umana, della relazione e della situazione, che non impugna verita' superiori, ma proprio nella limpidezza della relazione accoglie ogni possibile luce dall'alto, che fa cercare e puo' fare incontrare il meglio di ciascuno, e, in ogni caso, anche in caso di fallimento, testimonia questa ricerca umana, la quale ci allontana dall'offenderci e dal distruggerci, e ci avvicina al rispetto costruttivo e, in definitiva, all'amore sociale e politico. Interrogarci sul relativismo e sulla verita' non ci porta necessariamente subito sul punto delle verita' ultime e somme, sulla verita' assoluta. Vivere nella verita' riguarda anzitutto la parola veritiera, la veridicita', il non-inganno, e quindi la relazione vera, l'autenticita' delle relazioni umane. La persona umana si compie nella relazione con l'altro, e diventa autentica, si avvicina alla propria verita', se intreccia relazioni in cui c'e' verita', trasparenza, rispetto, collaborazione, soluzione positiva dei conflitti, positiva nonviolenza. * 8. Relativismo nonviolento per costruire buone relazioni La nostra via verso la verita' e' personale e fallibile: dunque, i nostri rapporti devono essere nonviolenti. In questa ricerca pratica della verita' sta un fondamento della nonviolenza. La verita' e' difficile scoprirla, e' difficile essere certi di possederla, e proprio per questo non ci si puo' affidare alla violenza (imposizione, minacciando o infliggendo sofferenza) nei conflitti umani, dove ognuna delle parti cerca di far valere il suo punto di vista sulla verita'. Proprio perche' abbiamo solo dei punti di vista sulla verita', che e' in se' oggettiva ma non e' oggettivo il nostro conoscerla, non possiamo essere violenti nel conflitto con l'altro. Raimon Panikkar ci ripete: non ci sono tante verita' (mentre ci sono tante opinioni, punti di vista o apparenze), ma ci sono tante vie alla verita'. La verita' ultima non e' plurale, ma c'e' pluralismo nella verita', piu' lati (si pensi alla classica immagine orientale della montagna: una sola vetta, ma tante vie di salita). La violenza, invece, sacrifica la verita' oggettiva, che e' al di sopra dei punti di vista, alla verita' parziale, cioe' a quel punto di vista che si impone perche' piu' armato e piu' feroce. Quella delle due verita' parziali che ha piu' spregiudicatezza e ferocia sopprime la parte di verita' che e' nell'avversario, ma, di piu', sacrifica la verita' intera alla propria piccola e parziale verita' imposta. Invece, dice Gandhi: "Nell'applicazione del satyagraha ho scoperto fin dai primi momenti che la ricerca della verita' non ammette l'uso della violenza contro l'avversario, ma che questo deve essere distolto dall'errore con la pazienza e la comprensione. Infatti, cio' che sembra la verita' ad uno puo' sembrare un errore ad un altro. E pazienza significa disposizione a soffrire. Dunque il senso della dottrina e' la difesa della verita' attuata non infliggendo sofferenze all'avversario ma a se stessi" (8). Soffrire e' anzitutto portare il peso del proprio limite, del proprio ritardo, l'umilta' del proprio errore e ignoranza, la fatica di correggersi, di cercare e ricercare. Il coraggio di soffrire piuttosto che far soffrire manifesta la sincerita' e fedelta' alla verita' che vedo: essa vale la "pena", vale la sofferenza che mi costa; per la verita' vale faticare e soffrire; la verita' - cioe' vedere bene e agire bene - vale di piu' del mio "star bene". Per la verita' che conosco, ma in modo fallibile e correggibile, devo essere disposto a pagare, non a far pagare. Gandhi, dunque, afferma il principio del fallibilismo, o coscienza della fallibilita', che e' una delle caratteristiche della personalita' nonviolenta (9). Poiche' posso sbagliare, anche in buona fede, non posso imporre (con la violenza) la mia visione della verita'. Il fatto che siamo fallibili dice un altro significato di relativismo, ovvero di relativita' delle nostre convinzioni piu' chiare e sincere: esse sono ancora in relazione, non sono assolute, ab-solutae, sciolte da tutto il resto. Sono in relazione con verita' piu' grandi e piu' complete, sono in relazione con aspetti di verita' dimenticati da noi e colti da altri, sono in relazione con "verita' opposte". Pascal, che non e' certamente relativista, dice: "Alla fine di ogni verita', si deve aggiungere che si ricorda la verita' opposta" (Pensieri, n. 567). "Ogni cosa quaggiu' e' vera in parte, falsa in parte... Noi non abbiamo ne' vero ne' bene che in parte, e mescolato col male e col falso" (ivi, n. 385). Ecco un relativismo nonviolento e solidale: la nostra verita' e' relativa, in senso positivo e dinamico, ed e' correlativa alla verita' vista dagli altri. * 9. Convinzione e fallibilita' Incontriamo il difficile problema della convinzione e della fallibilita'-correggibilita'. Ogni pensiero sincero che affermi qualcosa si identifica con la verita', per la stessa ragione per cui lo penso, come mi identifico col mio corpo e la mia persona (salvo che io sia schizofrenico) e col punto del mondo in cui mi trovo, dal quale guardo la realta'. Se penso quel pensiero, lo penso come vero. Se lo penso non vero, non posso pensarlo. Al massimo lo descrivo, lo espongo, per criticarlo, per dire che mi risulta falso. Ogni religione (ogni pensiero, ogni filosofia di vita) e' vera, e' condivisa in quanto vera. Se non sentissi che dice a me piu' verita' delle altre, se non trovassi li' una verita' vitale, sebbene non totale, non l'abbraccerei. Vera, ma correggibile, falsificabile, fino alla eventuale falsificazione, e allora al suo abbandono. Fin quando non e' falsificata, e' vera. Ma se la ritengo falsificabile, ammetto che possono esserci altre verita', o almeno altri migliori approcci alla verita': il mio approccio lo riconosco vero, ma non l'unico vero. Arturo Paoli ha scritto: "Dire che una religione e' l'unica vera e' una dichiarazione di guerra". La verita' che conosco e dico non e' finale, totale, inamovibile. E' cio' che sinceramente vedo, che mi ha con-vinto, e come tale lo presento, lo difendo, lo vivo. Ma il cammino nella verita' continua sempre, o con una migliore comprensione, o con una diversa comprensione. Non io decido della verita', de-finendola, chiudendola in confini, ma essa decide del mio sapere: io rimango in ascolto, disposto a cambiare le mie convinzioni e affermazioni se essa mi parla diversamente. Sono convinto non delle mie convinzioni, ma della verita', in quanto mi ha raggiunto, in quanto mi raggiungera'. * 10.Verita' nel conflitto In questo quadro, anche il conflitto diventa per Gandhi "occasione di verita'". Se abbiamo un conflitto (differenza, tensione) con altri, abbiamo l'occasione di crescere nella verita', vediamo piu' di cio' che vedevamo. Anche quando non possiamo far nostro il punto di vista dell'altro, anche quando dobbiamo criticarlo, il fatto di conoscerlo ci arricchisce. Il conflitto quindi, poiche' e' prezioso, ha proprio bisogno di non essere distruttivo, ma di rispettare e imparare e non perdere la verita' dell'altro, anche quando e' necessario difenderci e contrastare l'avversario. Ma l'obiettivo vitale e' sempre questo: il conflitto disturba la limitata posizione precedente, quindi la allarga. La nonviolenza nel conflitto e' parte della ricerca della verita'. "E' giusto considerare la questione della nonviolenza [della lotta nonviolenta] come impegno a vivere la verita'" (10). * Note 1. Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1967, p. 14. 2. Confucio, Dialoghi, libro VII, 305, in Opere, a cura di Fausto Tomassini, Tea , Milano 1989, pp. 148-149. 3. Si veda invece il libro di Amartya Sen, La democrazia degli altri, che porta il sottotitolo Perche' la democrazia non e' un'invenzione dell'Occidente (Mondadori, Milano 2004). 4. Gandhi, An Autobiography or the Story of my Experiments with Truth, 1925, traduzione italiana: La mia vita per la liberta', Newton Compton, Roma 1988. 5. Roberto Mancini, L'amore politico. Sulla via della nonviolenza con Gandhi, Capitini e Levinas, Cittadella editrice, Assisi 2005, p. 130. 6. Dietrich Bonhoeffer, Che cosa significa dire la verita'?, in Etica, Bompiani, Milano 1983, p. 313. Si veda l'esempio che Bonhoeffer fa alle pp. 310-311. 7. Efesini 4, 15: "Vivere la verita' nell'amore". 8. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1996, p. 15. 9. Espone questo punto Giuliano Pontara in La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996, pp. 58-61: la "disposizione al dialogo", una delle dieci caratteristiche di questa personalita', implica la disposizione a riconoscere il proprio errore, pur nella persuasione della bonta' oggettiva della propria causa. 10. Roberto Mancini, L'amore politico, cit., p. 129. (Parte prima - segue) 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1284 del 3 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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