La nonviolenza e' in cammino. 1270



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1270 del 19 aprile 2006

Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito: Puntuale come la morte
2. Davide Caforio: Il volto dell'altro
3. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
4. Enrico Peyretti: I soldati e la Pasqua
5. Giuseppe Moscati: Il libero-socialismo di Aldo Capitini
6. Riletture: Emily Dickinson, Poesie. Lettere
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: PUNTUALE COME LA MORTE

Puntuale come la morte
la morte arriva
finche' tu non capisci che fermarla
non possono ne' fosforo ne' schioppi
ne' daghe ne' alabarde ne' muraglie
ne' i carri da guerra dell'imperatore
ne' sparsi nel gorgo i brandelli
di carne che gia' furono persona.

Come la morte arriva la morte, puntuale
a questa stazione di pali obliqui e rotti
di fischi senza volti nella notte.

E tu non altrimenti puoi fermarla
che costruendo un ponte di parole,
che abbracciandolo il giovane assassino
prima che il vortice gli spezzi l'anima
che la disperazione lo divori.

Non con gli eserciti. Contro gli eserciti.
Non col fucile. Spezzando i fucili.
Non col ricatto delle sanzioni:
ma con il dono che salva le vite.

Non con la forza che trasforma in drago.
Non con i ceppi e col filo spinato.

Ma con la scelta dell'umanita'.
Ma con la forza della nonviolenza.

2. PROPOSTE. DAVIDE CAFORIO: IL VOLTO DELL'ALTRO
[Ringraziamo Davide Caforio (per contatti: d.caforio at po-net.prato.it) per
questo intervento.
Davide Caforio e' impegnato nel Movimento Nonviolento e in varie iniziative
per la pace e i diritti.
Italo Mancini, nato nel 1925 in una frazione di Urbino, ordinato sacerdote
nel 1949, docente universitario di filosofia. Muore nel 1993 a Roma. E' un
pensatore la cui opera ci sembra imprescindibile per chiunque si ponga nella
prospettiva di un impegno per la dignita', i diritti e la liberazione delle
persone e dei popoli. Opere di Italo Mancini: Teologia, ideologia, utopia,
Queriniana, Brescia 1974; Novecento teologico, Vallecchi, Firenze 1977; Il
pensiero negativo e la nuova destra, Mondadori, Milano 1983; Filosofia della
prassi, Morcelliana, Brescia 1987; Dietrich Bonhoeffer, Morcelliana, Brescia
1995 (prima edizione 1969). Opere su Italo Mancini: un buon avviamento e'
costituito dal volume di AA. VV., Kerygma e prassi: filosofia e teologia in
Italo Mancini, fascicolo dell'annuario "Hermeneutica" 1995, Morcelliana,
Brescia.
Raniero La Valle (per contatti: raniero.lavalle at tiscali.it) e' nato a Roma
nel 1931, prestigioso intellettuale, giornalista, gia' direttore de
"L'avvenire d'Italia", direttore di "Vasti - scuola di critica delle
antropologie", presidente del Comitato per la democrazia internazionale,
gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura della pace;
autore, fra l'altro, di: Dalla parte di Abele, Mondadori, Milano 1971; Fuori
dal campo, Mondadori, Milano 1978; (con Linda Bimbi), Marianella e i suoi
fratelli, Feltrinelli, Milano 1983; Pacem in terris, l'enciclica della
liberazione, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1987;
Prima che l'amore finisca, Ponte alle grazie, Milano 2003.
Emmanuel Levinas e' nato a Kaunas in Lituania il 30 dicembre 1905 ovvero il
12 gennaio 1906 (per la nota discrasia tra i calendari giuliano e
gregoriano). "La Bibbia ebraica fin dalla piu' giovane eta' in Lituania,
Puskin e Tolstoj, la rivoluzione russa del '17 vissuta a undici anni in
Ucraina. Dal 1923, l'Universita' di Strasburgo, in cui insegnavano allora
Charles Blondel, Halbwachs, Pradines, Carteron e, più tardi, Gueroult.
L'amicizia di Maurice Blanchot e, attraverso i maestri che erano stati
adolescenti al tempo dell'affaire Dreyfus, la visione, abbagliante per un
nuovo venuto, di un popolo che eguaglia l'umanita' e d'una nazione cui ci si
può legare nello spirito e nel cuore tanto fortemente che per le radici.
Soggiorno nel 1928-1929 a Friburgo e iniziazione alla fenomenologia gia'
cominciata un anno prima con Jean Hering. Alla Sorbona, Leon Brunschvicg.
L'avanguardia filosofica alle serate del sabato da Gabriel Marcel.
L'affinamento intellettuale - e anti-intellettualistico - di Jean Wahl e la
sua generosa amicizia ritrovata dopo una lunga prigionia in Germania; dal
1947 conferenze regolari al Collegio filosofico che Wahl aveva fondato e di
cui era animatore. Direzione della centenaria Scuola Normale Israelita
Orientale, luogo di formazione dei maestri di francese per le scuole dell'
Alleanza Israelita Universale del Bacino Mediterraneo. Comunita' di vita
quotidiana con il dottor Henri Nerson, frequentazione di M. Chouchani,
maestro prestigioso - e impietoso - di esegesi e di Talmud. Conferenze
annuali, dal 1957, sui testi talmudici, ai Colloqui degli intellettuali
ebrei di Francia. Tesi di dottorato in lettere nel 1961. Docenza
all'Universita' di Poitiers, poi dal 1967 all'Universita' di
Parigi-Nanterre, e dal 1973 alla Sorbona. Questa disparato inventario e' una
biografia. Essa e' dominata dal presentimento e dal ricordo dell'orrore
nazista (...)" (Levinas, Signature, in Difficile liberte'). E' scomparso a
Parigi il 25 dicembre 1995. Tra i massimi filosofi contemporanei, la sua
riflessione etica particolarmente sul tema dell'altro e' di decisiva
importanza. Opere di Emmanuel Levinas: segnaliamo in particolare En
decouvrant l'existence avec Husserl et Heidegger (tr. it. Cortina);
Totalite' et infini (tr. it. Jaca Book); Difficile liberte' (tr. it.
parziale, La Scuola); Quatre lectures talmudiques (tr. it. Il Melangolo);
Humanisme de l'autre homme; Autrement qu'etre ou au-dela' de l'essence (tr.
it. Jaca Book); Noms propres (tr. it. Marietti); De Dieu qui vient a' l'idee
(tr. it. Jaca Book); Ethique et infini (tr. it. Citta' Nuova); Transcendance
et intelligibilite' (tr. it. Marietti); Entre-nous (tr. it. Jaca Book). Per
una rapida introduzione e' adatta la conversazione con Philippe Nemo
stampata col titolo Ethique et infini. Opere su Emmanuel Levinas: Per la
bibliografia: Roger Burggraeve, Emmanuel Levinas. Une bibliographie premiere
et secondaire (1929-1985), Peeters, Leuven 1986. Monografie: S. Petrosino,
La verita' nomade, Jaca Book, Milano 1980; G. Mura, Emmanuel Levinas,
ermeneutica e separazione, Città Nuova, Roma 1982; E. Baccarini, Levinas.
Soggettivita' e infinito, Studium, Roma 1985; S. Malka, Leggere Levinas,
Queriniana, Brescia 1986; Battista Borsato, L'alterita' come etica, EDB,
Bologna 1995; Giovanni Ferretti, La filosofia di Levinas, Rosenberg &
Sellier, Torino 1996; Gianluca De Gennaro, Emmanuel Levinas profeta della
modernita', Edizioni Lavoro, Roma 2001. Tra i saggi, ovviamente non si puo'
non fare riferimento ai vari di Maurice Blanchot e di Jacques Derrida (di
quest'ultimo cfr. il grande saggio su Levinas, Violence et metaphysique, in
L'ecriture et la difference, Editions du Seuil, Parigi 1967). In francese
cfr. anche Marie-Anne Lescourret, Emmanuel Levinas, Flammarion; François
Poirie', Emmanuel Levinas, Babel. Per la biografia: Salomon Malka: Emmanuel
Levinas. La vita e la traccia, JacaBook, Milano 2003]

In realta' ho deciso di devolvere il 5 per mille ai Medici con l'Africa
(Cuamm) ma, dato il gran numero di enti ed associazioni meritevoli di
sostegno economico, non trovo contraddizione nell'invitare altri che non
sapesse a chi devolvere la quota del 5 per mille a sostenere il Movimento
Nonviolento, con la seguente motivazione.
Il 5 per mille al Movimento Nonviolento perche' "Nell'eta' futura il termine
comprensivo di tutto dovra' diventare l'altro e il suo volto, biblicamente
il prossimo, e gli si stendera' intorno una cultura di pace e comincera' ad
albeggiare, finalmente, il Vangelo... Non ha detto Bonhoeffer, in una delle
sue ultime scritture, prima della morte, che non esiste piu' 'Dio in se'',
ma che l'essere di Dio si manifesta in Gesu' Cristo come un
esistere-per-gli-altri? Qui sta il vero 'arrovesciamento' (la parola e' sua)
di tutto, la metanoia della salvezza" (Italo Mancini, Ritornino i volti, in
"Bozze 85", n. 1-2, 1985).
E' un po' lunga come citazione ma a me piace e sarebbe bello farla precedere
dal commento di Raniero La Valle nel cui libro Prima che l'amore finisca
(Ponte Alle Grazie, Milano 2003) e' citata (pp. 181-182): "La pace... non
puo' essere stabilita continuando sulla strada della filosofia dell'essere,
su cui si e' mosso tutto il ciclo del pensiero classico, ne' sulla strada
della filosofia dell'io, su cui si e' svolta la vicenda del pensiero
moderno. L'essere nella sua astrattezza subordina a se' e svuota la libera
irriducibile realta' dei singoli enti; l'io cerca solo il proprio se' e la
propria stabilita' nell'essere, facendo di questo un possesso esclusivo ed
escludente e riducendo a se' ogni cosa. Basta dunque con la sterile e
violenta ontologia, basta con l'arroganza dell'io che non ha occhi per il
volto dell'altro, che genera il totalitarismo delle forme politiche, gli
universi concentrazionari e le guerre (non e' questo l''io' dello stesso
Occidente?): occorre un modo di vivere che sia 'altrimenti che essere',
occorre una deposizione dell'io dalla sua sovranita', 'proprio nel senso in
cui si dice che un despota o un tiranno o un sovrano va deposto'. 'Il nome
della cosa, che e' poi il piu' antico, non e' l'essere, non e' l'io, non e'
il conoscere, ma l'altro, il prossimo. Questo e' il porro unum'. Il
rovesciamento consiste in questo, che ´il cuore del mondo, il centro delle
cose e delle preoccupazioni e' la coesistenza dei volti, e' il primato, fino
all'enfasi, dopo tanto asservimento, dell'altro, e' l'amore del prossimo...
al centro deve tornare la morale, liberata da ogni interesse politico e
religioso, dell'esistere-per-gli-altri, e' il fare al posto del conoscere e
del dire'. La vera domanda sul futuro e' quella legata alla 'comunione dei
volti', 'il radicale faccia a faccia con l'altro, che esalti la nostra
giustizia verso di lui'. Se dunque, concludeva Mancini, il termine
comprensivo dell'eta' classica era stato l'essere, e quello agognato
nell'eta' moderna era stato l'io...".
Tuttavia sento anche di dover esprimere perplessita' sulla opportunita' da
parte dello Stato di attribuire la quota del 5 per mille ad enti con
finalita' molto diverse tra loro quali sono gli enti di aiuto umanitario e
di promozione sociale ed i centri di ricerca e le universita'. A mio parere
sarebbe piu' logico porre i primi insieme alle confessioni religiose nella
ripartizione dell'8 per mille mentre mi lascia molto perplesso una politica
di assegnazione di fondi alla ricerca attraverso un meccanismo di
beneficienza, in pratica una normalizzazione di Telethon. Parliamone.

3. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dagli amici del Movimento Nonviolento (per contatti: Movimento Nonviolento,
sede nazionale, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax:
0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche: an at nonviolenti.org,
sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

Cari tutti,
con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un
versamento al Movimento Nonviolento. Non si tratta di versare soldi in piu',
ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.
Per poter destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento
Nonviolento, e' sufficiente appore la propria firma nell'apposito spazio e
scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione.
Il codice fiscale e': 93100500235.
Sostenete un'associazione che da oltre quarant'anni, con coerenza, lavora
per la crescita e la diffusione della nonviolenza.
Grazie.
Il Movimento Nonviolento
sede nazionale, via Spagna 8, 37123 Verona

4. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: I SOLDATI E LA PASQUA
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo
intervento, diffuso il giorno di Pasqua. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei
principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi
della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei
licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al
2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e'
ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino,
sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato
scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita'
piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha",
edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la
Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale
della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue
opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989;
Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace,
Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999;
Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005;
Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa
Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua
fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica
delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a
stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio
nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la
traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo
foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche
nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web
http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia
bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15
novembre 2003 di questo notiziario]

A quel poco che so, i soldati con la Pasqua non c'entrano molto. Ce n'erano
due o tre di guardia al sepolcro ma, stando ai vangeli, non seppero neppure
fare i vigilantes, e si addormentarono sul piu' bello, invece di
riaddormentare Gesu' che risorgeva. La notizia di questa figuraccia e'
arrivata fino a noi, perche' i gran sacerdoti gli avrebbero dato persino dei
soldi per divulgarla, pur di oscurare la notizia riguardante Gesu'. Ma
l'evangelo - bella notizia di Gesu' risorto - cammino' per il mondo piu'
dell'altra. Sara' per compensarli di quella storica sconfitta che il Papa -
auguri per il compleanno oltre che per la Pasqua, papa Benedetto! -
accogliera' oggi davanti a se', in piazza san Pietro, dei reparti di forze
armate, che arriveranno da una sfilata in via della Conciliazione. Quei gran
sacerdoti saranno contenti dello spettacolo, che sembrera' ridare credito
alla versione sacerdotal-militare accanto a quella apostolica.
A parte gli scherzi facili, chi mi sa dire perche' i papi continuano a farsi
onorare dalle armi che disonorano l'umanita' intera, soprattutto le
religioni, e di cui Gesu' disse quello che ben sappiamo?

5. RIFLESSIONE. GIUSEPPE MOSCATI: IL LIBERO-SOCIALISMO DI ALDO CAPITINI
[Dal sito www.aldocapitini.it riprendiamo il seguente saggio.
Giuseppe Moscati (per contatti: giuseppe.moscati at tiscalinet.it) e' dottore
di ricerca presso l'Universita' degli Studi di Perugia dove svolge attivita'
di collaboratore scientifico, tutore di sostegno e cultore della materia
presso le cattedre di filosofia morale e storia della filosofia morale del
professor Mario Martini, con cui condivide tra l'altro gli studi
capitiniani. Formatore sui temi dell'intercultura, della pace, del dialogo
tra i popoli e della cooperazione allo sviluppo, e' segretario e membro
supplente del Premio di laurea "Aldo Capitini". E' redattore della rivista
"Rocca". Ha pubblicato numerosi articoli su riviste specializzate
occupandosi in particolar modo degli aspetti etico-politici dell'opera di
Capitini e in generale del pensiero nonviolento, tra cui: "Il
libero-socialismo di Aldo Capitini", in AA. VV., Aldo Capitini tra
socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; La presenza alla
persona nell'etica di Aldo Capitini. Considerazioni su alcuni scritti
"minori", "Kykeion", n. 7, Firenze University Press, Firenze 2002; Mazzini,
Capitini, Gandhi. Intervista a Mario Martini, "Pensiero Mazziniano", nuova
serie LVII, n. 4, Bologna University Press, Bologna 2002; Pensare la pace,
scacco matto alla guerra. Una riflessione filosofica su conflitto e
dintorni, "Foro ellenico", VI, n. 53/2003; Dietrich Bonhoeffer:
Essere-per-gli-altri, "Rocca", LXIII, n. 8/2004; E il settimo giorno ando'
alla guerra. Religioni tra scenari di guerra e orizzonti di pace, "Apulia",
XXX, n. 4/2004; Capitini, la nonviolenza e il dialogo tra i popoli,
"L'altrapagina", XXII, n. 5/2005; Maria Zambrano, violenza e creazione,
"Rocca", LXIV, n. 12/2005; Simone Weil: dal mito al cuore dell'uomo,
"Rocca", LXIV, nn. 16-17/2005.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a
cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
e-mail: azionenonviolenta at sis.it]

Difficile proporre un profilo di Aldo Capitini che non prenda le mosse dalla
limpida descrizione che dell'amico ci ha lasciato Walter Binni: "Libero
religioso e rivoluzionario nonviolento penso' e attivamente promosse
l'avvento di una societa' senza oppressi e l'apertura di una realta'
liberata e fraterna" (1).
Ma e' bene qui andare a vedere alcuni dei contenuti che costituiscono la
grande umanita' di quello che piu' volte e' stato definito "il Gandhi
italiano".
Ed altrettanto utili ci tornano le parole di Bobbio: "il posto
singolarissimo di Capitini nella storia della spiritualita' italiana dipende
dal fatto che fu un gandhiano nella patria di Machiavelli, un eretico
religioso nella patria della Controriforma (e del connesso indifferentismo),
un pacifista, e religioso per giunta, in un paese in cui una tradizione di
pensiero e di azione pacifista non e' mai esistita" (2).
Se ne puo' rileggere il messaggio innanzitutto riscoprendo il rigore morale
di suoi principi quali la nonviolenza, la noncollaborazione e la
nonmenzogna: principi che possiamo definire "virtu' politiche" assai rare,
tutte tese come sono al piu' profondo rispetto del tu.
L'alterita', infatti, e' l'orizzonte preferenziale degli "sguardi" piu'
lungimiranti dei pensiero capitiniano: "Bisogna soltanto - leggiamo ne La
compresenza dei morti e dei viventi (1966) - che ci si sottragga a intendere
l'individuo come, semplicemente producente la sua vita...: nel tu rivolto a
lui vedo altro, una sua partecipazione al dolore, ai sentimenti, alle idee,
alla bellezza, all'aspettazione di una realta' migliore" (3).
E la fiducia nel miglioramento dell'uomo e' senz'altro una delle migliori
vene filosofico-politiche del Capitini, che pure e' abile a non cadere in
facili utopie ed a mantenersi sempre al di qua di un intelligente realismo.
Di questa fiducia ci parla Mario Martini, uno dei piu' profondi conoscitori
del pensatore perugino: "Pur nella severita' della decisione morale, che e'
rifiuto del lasciarsi andare, dell'acquiescenza alla violenza della realta'
e della sua difesa colpevole nella menzogna, Capitini non ammette
l'eternita', l'immodificabilita' del giudizio: non e' accettabile il
giudizio quando tutte le possibilita' sono finite, esso sussiste solo
finche' c'e' possibilita' di far meglio" (4).
E lo stesso Capitini, infatti, ebbe a dire nel '48, con il saggio Italia
nonviolenta, che "credere che gli uomini possano accontentarsi di
un'amministrazione dei mondo e' pensarne troppo male. La storia non e' mossa
dal passato, come da cause vicine o remote, ma proprio da questo voler
impostare una soddisfazione migliore delle esigenze migliori" (5).
Grande aspirazione, quella di Capitini, "che si propone di vedere se non sia
possibile sostituire l'orizzonte della necessita' con quello del possibile,
dove e' lasciata aperta la possibilita' della tramutazione" (6).
*
Nato a Perugia il 23 dicembre del 1899 da padre impiegato comunale (custode
del campanile dei municipio, da cui si poteva godere di un panorama di
"bellezza ineffabile" (7)) e da madre sarta, Aldo Capitini e' l'indiscusso
simbolo della nonviolenza nostrana, oggi tornato al centro degli interessi
culturali: tra l'altro, del 1999, anno del centenario della nascita di
Capitini, e' il saggio di Antonio Vigilante La realta' liberata.
Delle tante sue iniziative non possiamo non ricordare la Marcia della pace
Perugia-Assisi (nata il 24 settembre del '61).
Egli e' stato innanzitutto un instancabile ricercatore di forme teoretiche
che, accessibili a tutti, potessero ordinare le convinzioni viscerali,
direi, che animavano i suoi atteggiamenti pratici di esemplare abnegazione,
frutto di prezioso coraggio intellettuale.
Ecco perche' la tramutazione di cui dicevamo e' quel "salto di qualita'",
quel "mutamento di qualita' da vivere" in aggiunta alla realta' immediata
che ci presenta tutto il fascino della figura di Capitini: "L'apertura non
utopica - ha scritto Martini, introducendo gli Scritti filosofici e
religiosi (riediti nel '98 grazie all'Associazione nazionale Amici di Aldo
Capitini dopo che Protagon, poi fallita, aveva cominciato a riorganizzare la
fertilissima opera capitiniana) - si oppone alla violenza, la quale non
realizza l'atto, come nei cattivi discepoli del Gentile, o nei cinici
assertori della falsa democrazia, dove le cose si lasciano andare cosi' come
vanno. La violenza e' cio' che mantiene la realta' nella sua 'sufficienza',
che giustifica ogni mentalita' e prassi di conservazione, di chiusura e di
intolleranza... Capitini svolge nei confronti del regime fascista, ma anche
di quella che, come avvertiva, ne sarebbe stata la continuazione sotto altra
veste qualora non fossero avvenuti certi cambiamenti, una funzione analoga a
quella di Gandhi di fronte al dominio inglese" (9).
Un'apertura capitiniana al futuro, allora, e' passata necessariamente
attraverso l'opposizione decisa al fascismo ("un potenziamento dei peggio e
del fondo della nostra storia infelice, una malattia latente dell'organismo"
(10)): anni particolarmente difficili per il padre dei "pacifismo
integrale", per l'ideatore di uno dei piu' moderni piani di disarmo... La
nonviolenza contro la violenza di regime, d'altra parte, costo' cara
all'uomo Capitini: all'allontanamento del '33 dall'Universita' di Pisa, dove
poi, dopo la caduta del fascismo, sara' docente di Filosofia morale, si
aggiungono anche i duri giorni della prigionia, durante i quali elaboro' le
riflessioni sullo "stretto rapporto intersoggettivo" espresso nella
nonviolenza e sulla "realta' di tutti" come compresenza di tutti.
Il suo era un antifascismo, come ha chiarito Antonino Drago (del Centro di
educazione alla pace di Napoli), "motivato dal ricostruire una 'vita
religiosa, in contrasto con quella tradizionale', secondo 'la piu' profonda
apertura a tutti'. Da qui quella sua tipica congiunzione tra la motivazione
antifascista e la motivazione antichiesastica (11), congiunzione speculare a
quella avvenuta al vertice, tra fascismo e Chiesa (patto dei 1929), che
Capitini senti' sempre come aberrante. Era nato in lui uno stretto legame
politica-fede, che egli avra' la forza d'animo di sostenere per tutta la
vita, in termini pressoche' costanti, nonostante le sconfitte e le delusioni
che subira'" (12).
L'idea aperta di religione e' l'energia politica del Capitini testimone di
valori vissuti in prima persona, cio' che rimane "la cosa piu' ostica e
indigesta da approvare o soltanto da capire" (13), come bene ha detto
Piergiorgio Giacche', per chi muova da una conoscenza di superficie della
visione del mondo del Nostro.
La dialettica del pensiero politico di Aldo Capitini, poi, si gioca tra i
significati di azione "operosa e responsabile", "potere dal basso",
liberazione, incontro inteso quale dialogo tra Est ed Ovest, come tra Nord e
Sud del mondo, e finalmente "omnicrazia", luogo di arricchimento della
democrazia stessa.
Affrontando le tematiche della globalizzazione e della democrazia, appunto,
egli e' andato ad individuare quegli elementi che, aggiunti al sistema
democratico europeo, potessero offrire quel qualcosa in piu' necessario ad
ottimizzare le condizioni di vita dei popoli.
Omnicrazia, cosi', e' la condizione per cui si pone "in ogni momento la
massima possibilita', compatibile con la massima possibilita' di ogni altro,
di realizzare la miglior vita di cui e' capace" (G. Pontara (14)); e non a
caso siamo sollecitati a porre attenzione a quale democrazia ci stia
davanti: "Quando si riferisce alla sua idea di democrazia, Capitini e'
attento sempre a specificare: democrazia di tutti, per distinguerla dalla
sua degenerazione che chiama: democrazia di amministrazione" (15).
*
La concreta forma dell'impegno di Aldo Capitini ci rimanda alle tante sue
lotte politiche da "indipendente di sinistra", come si definisce egli stesso
nell'autobiografico Attraverso due terzi del secolo, breve scritto steso a
Perugia nell'agosto '68, ma assai ricco di chiarificazioni sulla sua intensa
attivita'.
In una prosa fluida egli ricorda della costituzione dei primi Cos, i Centri
di orientamento sociale che, apparsi nel '44, fino al '48 hanno garantito la
possibilita' di dialogo popolo-autorita' amministrative sui temi sociali
piu' urgenti e vitali della democrazia.
Un'iniziativa, questa, che dai rioni perugini si affermo' in tante piccole
citta' umbre e si spinse fino a citta' come Ferrara e Firenze, ma che
inevitabilmente doveva pagare il fio della propria apertura critica e del
proprio spirito libero e indipendente. Eppure una pagina de La rivoluzione
russa di Rosa Luxemburg ci rammenta che "la liberta' e' sempre e soltanto
liberta' di chi pensa diversamente" (16).
Ci fa piacere ricordare come proprio tra le righe dell'"Avanti!" del 12
agosto dei 1948 Capitini poteva sintetizzare il grandioso proposito del Cos,
presentato come "un'aggiunta al lavoro politico, sindacale, e a quello delle
scuole, e delle amministrazioni; un'aggiunta in nome dell'aperta, moderna
religione della compresenza di tutti. Errato sarebbe affidarsi agl'iscritti
soltanto, e non curare quest'apertura e questo lavoro con tutti. Errato
credere che si debba fare soltanto politica, quella che ha questo nome (la
forza della reazione e' di avere con se' anche ben altro). Si formano al Cos
il nuovo capo di ente pubblico che vuole il contatto diretto con il popolo
e, prima di riferire ai 'superiori' nel chiuso delle relazioni che vanno a
finire negli archivi, riconosce nel popolo la fonte prima della sua
sovranita'; il nuovo intellettuale che pur nella tensione ai valori piu'
alti, sente presente l'orizzonte di tutti; il nuovo popolo attivissimo e
razionalmente sereno nell'esaminare i problemi, nel considerarli tutti suoi,
dai piu' alti ai piu' umili. Il Cos e' umile e alto" (17).
Contro chi mostra l'arroganza di risolvere il "problema del tutto senza
curarsi dei singoli"; il socialismo, si chiede il pensatore umbro nel '48,
"non dovrebbe essere via alla 'civilta' di tutti', invece che alla 'civilta'
del tutto'?" (18).
Ma egli e' anche attento critico delle vicende del Partito Socialista
Italiano, specie di quelle che interessarono gli anni Quaranta; energico e'
il suo invito a non rimaner tranquilli rivolto ai socialisti autonomisti:
pur apprezzando la loro tensione verso un partito di sinistra non comunista
e pur ammettendo la buona fede di tutti, Capitini avanzava il suo sospetto
circa l'effettiva natura di quell'autonomismo. "Non si e' visto - incalza in
Italia nonviolenta, appunto - I. M. Lombardo (19) invece di aspettare il
congresso socialista e di puntare tutto sulla speranza di un ampio partito
socialista, andare al governo, ripetere dopo la grossa vittoria della
Democrazia Cristiana il fatto di una collaborazione inefficace, che
compromette la stessa parola di 'socialista'? Si puo' essere socialisti e
laici accanto a Scelba...?" (20).
Con Guido Calogero, nel '40, Capitini aveva inoltre steso il manifesto del
movimento politico "Il liberal socialismo"; otto anni piu' tardi egli
avrebbe pronunciato delle parole che oggi ci suonano come inevitabile
monito: "I regimi politici che assicurano comunque un ordine trovano sempre
moltissimi che li accettano, senza badare se l'ordine esterno non e' tradito
potenzialmente da una molteplicita' sopraffattrice e avventuriera" (Il
problema religioso attuale (21)).
Sempre vigile difensore delle liberta' individuali contro ogni forma di
totalitarismo o dogmatismo politico ("La societa' col suo ordine, la vita
con i suoi oggetti non possono costituire quell'assoluto che si imponga
insostituibile e tolga la possibilita' di un contributo, di un'iniziativa"
(22)), il filosofo perugino era fermo assertore della necessita' della
presenza, nell'educazione e nel lavoro culturale, di una "piena e diffusa
liberta' di informazione, di critica, di dialogo, da parte di tutti" (23).
Quasi a margine, l'amara considerazione: "Forse non esiste nel mondo nessuno
stato che faccia questo sul serio e per tutti" (La nonviolenza oggi).
E bene ci ha chiarito il significato capitiniano di educazione Pietro
Polito: "La 'riforma omnicratica' mira a far nascere congiuntamente un 'uomo
nuovo' e una 'nuova societa''. Si spiega cosi' la centralita'
dell'educazione, intesa come informazione e formazione, acquisizione e
produzione di problemi e di valori, processo permanente e totale che
coinvolge l'essere e tutti gli esseri" (25).
Notevole anche il fascino dei versi capitiniani; ne siano esempi quelli di
esordio di Colloquio corale (del '56): "La mia nascita e' quando dico un tu.
/ Mentre aspetto, l'animo gia' tende. / Andando verso un tu, ho pensato gli
universi". Ancora una volta e' il tu a costituire il centro delle energie e
delle speranze, delle aspirazioni e delle lotte di difesa dei diritti
socio-politici: attorno al tu si sono costituiti, lungo l'attivissima
esistenza di Aldo Capitini, il Movimento Nonviolento per la pace, gli
incontri Oriente-Occidente, la stessa esperienza del periodico "Azione
nonviolenta" e le tante battaglie in favore del pieno riconoscimento del
diritto all'obiezione di coscienza.
Dalla stessa corrispondenza con Tristano Codignola - passato dal Partito
d'Azione al Partito Socialista Unitario prima e confluito nel Psi
autonomista poi -, consistente in lettere che i due si scrissero tra il 1940
e il '68, raccolte da Tiziana Borgogni Migani (26), emerge tutto un mondo di
accorate riflessioni sulla riforma della scuola, concepita come
necessariamente animata da una decisa laicita', di preoccupazioni volte al
riavvicinamento dell'etico e del politico, di fervide idee
liberalsocialiste...
E vi troviamo un Capitini impegnato a far conoscere le proprie persuasioni
etico-politiche del dialogo, del metodo nonviolento, dell'aggiunta
omnicratica, dell'apertura allo "stanco", della pace.
*
Un altro acuto del pensiero capitiniano lo rinveniamo nella disamina
dell'epoca contemporanea: "Capitini riconosce - ha detto Mario Martini - i
tratti di una nuova eta' che e' postcristiana come e' postcomunista" (27), e
qui risiede una delle piu' potenti attualita' del filosofo perugino.
Si leggano attentamente i passi del Saggio sul soggetto della storia del '47
in cui Capitini discute del socialismo moderno, quello che nasce "per
esigenza di una societa' piu' dinamica" (28), in virtu' della lotta
all'assolutismo e all'imperialismo tra gli stati: "Il socialismo non potra'
non tener conto dell'impossibilita' di un dogmatismo istituzionale
dall'esterno, del carattere strumentale delle riforme, del fine di dare
maggior potere alla liberta'" (29).
E' il socialismo che si schiude al "bisogno di liberta'" (30).
Che persegue "una conversione dalla direzione della potenza a quella della
presenza di tutti" (31): un socialismo moderno che, "non essendo il
collettivismo chiuso del convento che espelle fuori piu' che puo' di cio'
che e' attuazione nel mondo, viene percio' a dare importanza fondamentale a
tutte le affermazioni che hanno il compito di ristabilire la prospettiva
dall'intimo, e percio' a tutto un dispiegarsi di valori spirituali destinati
a inquadrare e ridurre a mezzo lo sviluppo economico" (32).
Anzi, continua il Saggio, "non solo la collaborazione tecnica e critica dei
lavoratori alla produzione e non solo la giusta distribuzione dei prodotti,
e non solo quella conversione religiosa all'umilta', ma anche ogni
produzione di bonta' morale, di rettitudine, di lealta', di bellezza
artistica, di verita' di pensiero, valgono a portar su la presenza di tutti,
ad attuare cioe' il socialismo su tutti i campi" (33).
Capitini, percio', si conferma libero-socialista, prima ancora che
liberal-socialista, innalzando la bandiera di quel socialismo mai chiuso in
istituzione che definiva "intimo e universalistico" (34), forte dei valori e
della "presenza infinita dei soggetti, delle liberta' e dell'amore" (35).
Nella sua visione, dunque, il socialismo "e' considerato come evocatore del
soggetto della storia, ma la sua posizione deve essere integrata con quella
della 'classe sovraeconomica' della quale ogni soggetto fa parte facendo
valere esigenze universali" (36).
Leggendo lo scritto autobiografico di oltre trent'anni fa (Attraverso due
terzi del secolo, appunto), scopriamo come l'impulso di Capitini alla
politica risalga addirittura alla fanciullezza, essendosi formato per
contrasto al regime fascista - e in virtu' di una "sintesi di liberta' e di
socialismo" (31) - e, allo stesso tempo, ci ritroviamo spettatori di un
clima politico tutto particolare.
"Mentre l'opposizione politica antifascista - scrive Capitini - rinnovava i
suoi sforzi, ed era continuamente stroncata dalle uccisioni e dagli arresti
(Gramsci e Rosselli morirono nel 1937), e mentre Mussolini vinceva in Africa
e in Spagna, il mio antifascismo, con le ragioni religiose, aveva la forza
di demitizzare le influenze esteriori e di chiedere tutta l'anima" (38). Ed
"i gruppi, specialmente dopo l'accordo che feci con Walter Binni prima, e
poi con Guido Calogero, erano nettamente di indirizzo politico nei fini e
nei mezzi, e per alcuni l'indirizzo fu esplicitamente di
'liberalsocialismo'" (39).
Ma fino al '44, confessa Capitini, era rimasta solo la realta'
dell'isolamento, e lo stesso movimento liberalsocialista messo su con
Calogero non poteva corrispondere con la "realizzazione della riforma" (40),
come egli la ricercava, essendo piuttosto "un collegamento che pote'
attuarsi per qualche anno, mentre Giustizia e Liberta' era esausta per le
persecuzioni..." (41).
E sulla base della propria esperienza politica, il nostro "persuaso
nonviolento" invitava a trarre delle conclusioni che credo fondamentali:
"bisogna preparare la strategia e i legami nonviolenti da prima, per
metterla in atto quando occorre; e nessuno puo' negare che in Italia nel
1924, al tempo del delitto Matteotti, e in Germania nel 1933, una vasta e
complessa azione dal basso di noncollaborazione nonviolenta sarebbe stata
occasione di inceppamento e di caduta per i governi" (42). Un grande
pensiero: la nonviolenza come preparazione alla pace e non soltanto come
opposizione alla guerra in atto.
Fiducioso nell'esempio che l'Italia puo' dare di "comunita' aperta" (43),
nemica delle violenze e pronta al sacrificio per scongiurare le guerre,
Capitini esplicita anche le proprie simpatie per le donne a cui sta a cuore
la cosa pubblica, le quali sono in grado di dare una forza straordinaria al
progetto della pace, ovvero alla "rivoluzione permanente nonviolenta" e alla
stessa costituzione di una Internazionale della nonviolenza.
Quella della strategia e del metodo nonviolenti, del resto, e' una questione
centrale perche' rappresenta la base effettiva per la costruzione del
socialismo ("lottare per la pace e' lottare per il socialismo" (44), si
legge ne La nonviolenza oggi), e cio' grazie agli "elementi
anti-imperialistici" (45), vera ricchezza di una democrazia che voglia
opporsi con decisione agli atteggiamenti perniciosi di militaristi e
reazionari. Ma tale riflessione, e' bene ripeterlo, passa obbligatoriamente
attraverso la critica al socialismo contemporaneo, il quale deve superare il
proprio limite e divenire realta' di tutti.
La nonviolenza oggi, poi, e' testo che avverte del rischio che incombe su
qualsivoglia gestione della giustizia: "Bisogna sempre scrutare nel rapporto
giuridico per accertare il carattere delle forze che lo pongono e lo
difendono, perche' la realta' giuridica ha sempre bisogno di uno sviluppo e
di un'integrazione, anche quando e' ad alti livelli, e risulta sempre da
posizioni che non sono giuridiche".
*
Capitini precursore dei tempi. E di nuovo l'insistere sull'omnicrazia: e'
necessario rendersi conto che "c'e' un orizzonte piu' largo, in una
interezza, che le singole forme non possono produrre, che c'e' un margine,
insomma, dove puo' lavorare qualche cosa di onnicomprensivo" (47).
Connesso a questo dell'omnicrazia e a quello dell'educazione cui avevamo
accennato (forte e onnipresente l'intento pedagogico capitiniano) e' il tema
della liberazione, su cui ora vale la pena tornare affidandoci alle chiare
parole di Goffredo Fofi: "La nonviolenza di Capitini non e' mai stata una
nonviolenza pacificante, diciamo, anche se sembra una contraddizione in
termini, e' stata una nonviolenza attiva, una nonviolenza che ha messo
l'accento, appunto, sulla liberazione. Liberazione che vuol dire una
infinita' di cose e un'infinita possibilita' di progetti, che pone dei
problemi pero' piu' tragici e piu' difficili nella situazione nazionale e
internazionale: nazionale non perche' sia tragica dal punto di vista
politico, ma direi soprattutto per l'aspetto un po' paludoso, abulico in cui
l'Italia oggi si muove, e internazionale perche' invece fuori d'Italia
guerre violenze e prospettive di altre guerre, di altre violenze,
prospettive di guerre totali e definitive sono purtroppo una realta' sempre
piu' tragica e sempre piu' minacciosa" (48).
Ma l'intera opera capitiniana, testimoniata oltreche' dalle tante promozioni
civili e culturali anche dagli stessi suoi scritti, e' purtroppo rimasta
spesso opera da "profeta inascoltato", come ebbe a definirla Sergio Quinzio
(49).
Oggi che non possiamo godere della vista di quella corporatura umile quasi a
dire del suo spirito, dei suo gesto pacato eppure tenace e della sua
presenza rassicurante ed anzi rasserenatrice come piu' volte ce l'ha
ricordata il suo amico Maurizio Cavicchi (ci sono anche i buoni discepoli
del Gentile!), abbiamo solo da augurarci che quelle pagine, che ci parlano
di come l'uomo possa concretamente migliorare, arrivino ai cuori dei lettori
con rinnovata forza.
*
Note
1. Le parole di Binni costituiscono l'epitaffio per Capitini.
2. N. Bobbio, Religione e politica in Aldo Capitini, in Id., Maestri e
compagni, Passigli, Firenze 1984, p. 292.
3. A. Capitini, La compresenza dei morti e dei viventi, in Id., Scritti
filosofici e religiosi, a cura di M. Martini, Fondazione Centro Studi Aldo
Capitini, Perugia 1998, p. 347.
4. M. Martini, In Introduzione a A. Capitini, Scritti filosofici e
religiosi, cit., p. XI.
5. A. Capitini, Italia nonviolenta, in Id., Scritti sulla nonviolenza, a
cura di L. Schippa, Perugia 1992, p. 43.
6. M. Martini, L'etica della nonviolenza e l'aggiunta religiosa, "Il Ponte",
LIV, n. 10, ottobre 1998.
7. Cfr. A. Capitini, Attraverso due terzi del secolo, in Id., Scritti sulla
nonviolenza, cit., p. 3.
8. A. Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza, Edizioni
del Rosone, Foggia 1999.
9. M. Martini, Introduzione a A. Capitini, Scritti filosofici e religiosi,
cit., p. XIII.
10. Cfr. A. Capitini, La mia opposizione al fascismo, "Il Ponte", XVI, n. 1,
gennaio 1960, p. 37.
11. Quest'ultima "ricambiata" da Pio XII con la messa all'Indice di
Religione aperta, notevolissimo testo del '55.
12. A. Drago, L'azione politica di Capitini nel dopoguerra, "Il Ponte", LIV,
n. 10, ottobre 1998, p. 157.
13. Cfr. P. Giacche', Introduzione a A. Capitini, Opposizione e liberazione.
Scritti autobiografici, a cura dello stesso, Linea d'ombra, Milano 1991, p.
12.
14. Cfr. G. Pontara, Il satyagraha. Definizione di violenza e nonviolenza
nei conflitti sociali, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1983, p.
16.
15. P. Polito, L'idea di omnicrazia, "Il Ponte", LIV, n. 10, ottobre 1998,
p. 135.
16. R. Luxemburg, La rivoluzione russa, in Ead., Scritti politici, a cura di
L. Basso, Editori Riuniti, Roma 1970, p. 599.
17. Il testo si trova anche in A. Capitini, Italia nonviolenta, cit., pp.
83-85 (il passo citato, p. 85).
18. A. Capitini, Italia nonviolenta, cit., p. 91.
19. Si tratta di Ivan Matteo Lombardo, nel '46 nominato segretario
dell'allora Psiup quand'era presidente Nenni.
20. A. Capitini, Italia nonviolenta, cit., p. 90.
21. A. Capitini, ll problema religioso attuale, in Id., Scritti sulla
nonviolenza, cit., p. 22.
22. Ivi, p. 32.
23. Cfr. A. Capitini, La nonviolenza oggi, in Id., Scritti sulla
nonviolenza, cit., p. 217.
24. Ibid.
25. P. Polito, L'idea di omnicrazia, cit., p. 142.
26. Cfr. T. Borgogni Migani, Aldo Capitini-Tristano Codignola. Lettere
1940-1968, Firenze 1997.
27. M. Martini, Introduzione a A. Capitini, Scritti filosofici e religiosi,
cit., p. XXVIII.
28. Cfr. A. Capitini, Saggio sul soggetto della storia, in Id., Scritti
filosofici e religiosi, p. 232.
29. Ivi, p. 231.
30. Cfr. ivi, p. 232.
31. Cfr. ivi, p. 233.
32. Ibid.
33. Ibid.
34. Cfr. ivi, p. 236.
35. Cfr. ibid.
36. M. Martini, note a A. Capitini, Saggio sul soggetto della storia, in
Id., Scritti filosofici e religiosi, cit. p. 252.
37. Cfr. A. Capitini, Attraverso due terzi del secolo, cit., p. 5.
38. Ibid.
39. Ibid.
40. Cfr. ivi, p. 7.
41. Ibid.
42. Ivi, p. 6.
43. Cr. A. Capitini, Italia nonviolenta, cit., p. 56.
44. A. Capitini, La nonviolenza oggi, cit., p. 137.
45. Cfr. ibid.
46. Ivi, p. 141.
47. Ibid.
48. G. Fofi, Presentazione e finalita' del convegno, in AA. VV., Le tecniche
della nonviolenza, "Sindacato e societa'", VI, n. 5-6, settembre-dicembre
1986, p. 19.
49. Cfr. S. Quinzio, Capitini, profeta inascoltato (e attuale),
"Tuttolibri", 18 giugno

6. RILETTURE. EMILY DICKINSON: POESIE. LETTERE
Emily Dickinson, Poesie. Lettere, Sansoni, Firenze 1961, Bompiani, Milano
1993, 2000, 2 voll., pp. L + 450 (vol. I: Poesie) e L + 418 (vol. II:
Lettere), euro 16,53. La bella edizione delle poesie e delle lettere nella
traduzione e per le cure di Margherita Guidacci; in questa ripresa presso
Bompiani arricchite le poesie del testo originale a fronte e di un'appendice
di ulteriori testi nella traduzione di Ariodante Marianni; e le lettere di
un ulteriore contributo critico e bibliografico di Anthony L. Johnson.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1270 del 19 aprile 2006

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