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La nonviolenza e' in cammino. 1135
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1135
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 5 Dec 2005 00:10:54 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1135 del 5 dicembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Giulio Vittorangeli ricorda Xabier Gorostiaga 2. Alex Zanotelli: Ammazzateci tutti 3. Gli indici della rivista "L'ospite ingrato" 1998-2004 4. Gabriella Bonacchi presenta "La mamma" di Marina d'Amelia 5. Diana Sartori presenta "Offesa e riparazione" di Marco Bouchard e Giovanni Mierolo 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. MEMORIA. GIULIO VITTORANGELI RICORDA XABIER GOROSTIAGA [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo ricordo di Xabier Gorostiaga. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Sono passati poco piu' di due anni dalla scomparsa di Xabier Gorostiaga, gesuita, gia' rettore della Universita' Centroamericana. Era arrivato in Nicaragua nel 1961, se ne era andato durante la dittatura somozista per ritornare nel paese dopo il 1979. Consigliere del governo sandinista, fu direttore del Ministero della pianificazione e poi lavoro' intensamente nell'Istituto nicaraguese di studi sociali e nella Coordinadora regional de investigaciones economicas y sociales. Collaboro' anche con le riviste "Pensamiento propio" ed "Envio". Durante gli anni '90 visse personalmente le lotte degli studenti universitari. Due anni fa, in Italia, nessuno ha dato notizia di questa scomparsa. Strano destino della rivoluzione sandinista e di chi (grande o piccolo, famoso o sconosciuto, intellettuale o semplice militante) ha speso tutto se stesso per questa causa. Strano destino, perche' e' diventata una delle tante rivolte, oggi ignorate, che hanno segnato la storia recente dell'America Latina. Come dire che le vittorie hanno molti padri e padrini, mentre le sconfitte restano orfane. Eppure mezzo mondo, negli anni Ottanta, ha amato e difeso il sandinismo. Era la novita' di una rivoluzione popolare che sembrava fondare una speranza nuova; rispetto ad altre rivoluzioni di ispirazione marxista proponeva il pluralismo politico, l'economia mista, il non-allineamento a livello internazionale; l'originalita' di un marxismo sandinista, non economicista ma umanista, aperto all'apporto etico e rivoluzionario della fede cristiana. Di tutto questo Xabier Gorostiaga e' stato interprete e protagonista, simbolo di una societa' piu' giusta tutta da costruire, a dimostrazione che la storia non la fanno solo i potenti ne' solo le avanguardie militanti. Lo ricordiamo con le sue stesse parole (testimoniano la lucidita' politica di un uomo e intellettuale coraggioso e coerente), una brevissima sintesi dell'intervento (non rivisto dall'autore) che tenne all'assemblea nazionale dell'Associazione Italia-Nicaragua, a Rimini nell'ottobre 1990, all'indomani dell'imprevista sconfitta elettorale del Fronte Sandinista; perche', come e' stato scritto, la storia non e' finita e gli uomini, come Xabier Gorostiaga, hanno piantato semi che germineranno. * "Nel momento in cui e' terminato lo scontro Est-Ovest e' apparso all'orizzonte quello, piu' autentico e crudo, Nord-Sud e capitale-lavoro. Il Nord e' contro il Sud e il capitale contro il lavoro come non mai nella storia. C'e' tutta la storica dominazione del Nord sul Sud, la dipendenza della periferia dal centro del sistema. Questa bilancia Nord-Sud e capitale-lavoro, presenta tre elementi strutturali: la dematerializzazione, l'automatizzazione e la rivoluzione tecnologica. - La dematerializzazione della produzione: per ogni prodotto occorre meno materiale di quello che serviva 25 anni fa. In Giappone dal 1965 al 1985 l'utilizzo di materiale e' calato del 39%. Questo significa che la materia prima che produce il Terzo Mondo vale sempre meno. - L'automatizzazione: serve sempre meno manodopera nella produzione per l'elevata tecnicizzazione, vedi l'utilizzo dei robot. Il lavoro quindi perde valore in rapporto al capitale, sia nel Sud che nel Nord. La crisi dei sindacati in Europa non e' dovuta unicamente ad uno spostamento a destra, ma anche al fatto che il lavoro vale sempre meno. - La rivoluzione tecnologica: si possono costruire sistemi artificiali per la produzione di materie prime, avvalendosi della biotecnologia e della nuova genetica. "Qualsiasi tipo di solidarieta', affinche' non risulti artificiale, deve prendere coscienza di questi fenomeni, deve confrontarsi con la bilancia Nord-Sud e capitale-lavoro. Mai come adesso il Nord e il Sud hanno un destino comune, per la prima volta si parla di 'villaggio globale'. L'interdipendenza solidale, che prima era un sentimento, oggi e' una realta' strutturale. "Siamo tutti sulla stessa barca che affonda. Credo che non sia accettabile, per l'intera umanita', che solo 600-800 milioni di persone controllino il potere economico, politico, istituzionale. Non e' possibile che il 20% dell'umanita' utilizzi l'80% della ricchezza mondiale. Questa insostenibile situazione e' gia' esplosiva. Basta pensare ai conflitti regionali, all'immigrazione caotica per cui il Sud invade il Nord del mondo. Lo sviluppo, o civilizzazione, 'occidentale e cristiano' e' in crisi perche' non e' estendibile a tutta l'umanita', a tutto il pianeta terra, pena la sua distruzione... Non possiamo fare solidarieta' se non abbiamo chiaro lo scontro in atto fra Nord e Sud, del capitale contro il lavoro". 2. RIFLESSIONE. ALEX ZANOTELLI: AMMAZZATECI TUTTI [Dalla rivista mensile di Pax Christi "Mosaico di pace" di novembre 2005 riprendiamo l'editoriale di Alex Zanotelli. Alessandro Zanotelli, missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico e' tornato in Africa a condividere per molti anni vita e speranze dei poveri, solo recentemente e' tornato in Italia; e' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace" promossa da Pax Christi; e' tra i promotori della "rete di Lilliput" ed e' una delle voci piu' prestigiose della nonviolenza nel nostro paese. Tra le opere di Alessandro Zanotelli: La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo, Publiprint, Trento 1987; Il coraggio dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I poveri non ci lasceranno dormire, Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses mia nat par noi, Cum, Verona 1998; La solidarieta' di Dio, Emi, Bologna 2000; R...esistenza e dialogo, Emi, Bologna 2001; (con Pietro Ingrao), Non ci sto!, Piero Manni, Lecce 2003; (con Mario Lancisi), Fa' strada ai poveri senza farti strada. Don Milani, il Vangelo e la poverta' nel mondo d'oggi, Emi, Bologna 2003; Nel cuore del sistema: quale missione? Emi, Bologna 2003; Korogocho, Feltrinelli, Milano 2003. Opere su Alessandro Zanotelli: Mario Lancisi, Alex Zanotelli. Sfida alla globalizzazione, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2003] La barbara uccisione dell'on. Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria ci ha riportati tutti a toccare con mano lo strapotere della 'ndrangheta, oggi regina delle mafie. Ci rendiamo conto che le mafie, dalla Sicilia alla Campania, sono ritornate a controllare il territorio come e piu' di prima. E non e' semplicemente un fenomeno meridionale ma e' ormai un cancro che rode l'intero tessuto nazionale. "Il problema oggi" - ha detto il coraggioso vescovo mons. Bregantini ai funerali di Fortugno - "non e' solo a Locri ma e' soprattutto a Roma. C'e' una dimensione nazionale e non solo locale". E' quanto mi avevano ripetuto i ragazzi tossicodipendenti del rione Sanita' di Napoli: "Alex, non usare piu' la parola camorra, ma parla di 'o sistema'". La 'ndrangheta ha un fatturato di 35 milioni di euro, superiore al Pil della California. E' sempre piu' ricca e sempre piu' internazionale, spiazzando la stessa Cosa Nostra. "Si e' rafforzata nel silenzio - ha scritto recentemente Attilio Bolzoni su "La Repubblica" - nelle complicita' vicine e lontane, ha stretto patti con i cartelli colombiani, si e' inserita nelle logge massoniche o nel sistema economico come neanche i siciliani erano riusciti a fare". E' importante oggi sottolineare questi intrecci tra cosche mafiose e logge massoniche. Sembra ormai confermato che ogni cosca abbia il suo rappresentante nella locale loggia massonica (trovo incredibile il totale silenzio stampa sulla massoneria e sul ruolo che sta giocando). Questa situazione preoccupa seriamente questa redazione di "Mosaico di pace" perche' la nostra e' una rivista collocata a Sud e non puo' non essere interpellata dal fenomeno mafioso. Come possiamo dirci una rivista sulla pace se non ci impegniamo in prima fila ad analizzare e poi a sfidare queste organizzazioni criminali responsabili di una violenza inaudita all'interno delle nostre comunita'? E' questo l'insegnamento di Tonino Bello (che ha voluto - e ha voluto al Sud - "Mosaico di pace") che tanto si e' impegnato anche su questo fronte. In fedelta' al grande vescovo ("santo" lo ha chiamato Bregantini) la nostra rivista desidera affrontare con piu' coraggio questo "cancro". "La 'ndrangheta non e' un tumore da estirpare da un organismo sano - afferma l'antropologo Lombardi Satriani -. E' cosi' invischiata nel tessuto economico che non si puo' non entrare in contatto". E' soprattutto nella cultura cosi' profondamente mafiosa. Una cultura diffusa che sta diventando globalizzata. Le piccole cosche della 'ndrangheta e di Cosa nostra sono legate a livello mondiale (e sono le piu' ricche del pianeta) e controllano il cuore della finanza internazionale. Sono queste famiglie, legate sia alle mafie sia alle logge massoniche sia ai servizi segreti, che governano il mondo. E' questo intreccio incredibile fra realta' mafiose locali e grandi famiglie che controllano la finanza che rende ancora piu' difficile l'impegno contro le mafie locali. Davanti a tutto questo, cosa possiamo fare noi? Non lasciamo sola la Chiesa e la comunita' calabrese. Sarebbe bello leggere un appello congiunto dell'episcopato calabrese. Una lettura condivisa della realta' che possa incoraggiare le comunita' cristiane della regione. Perche' non pensare un Concilio regionale delle Chiese del Sud per affrontare questa drammatica realta'? Sarebbe auspicabile che tutta la Chiesa italiana si prepari al convegno nazionale del prossimo anno a Verona focalizzando l'attenzione su questo problema chiave. Per realizzare tutto questo e' necessario che le realta' ecclesiali di base facciano rete con tutte le altre realta'. Solo cosi' possiamo affrontare le mafie: esse non possono ammazzare intere comunita' ne' un popolo unito. Non ci servono croci, ci servono cittadini uniti che si alzano in piedi. Occorre un forte risveglio delle coscienze, non alimentando piu' l'iniquita' del male, opponendoci alle richieste estorsive, denunciando l'usura. Occorre uno sforzo comune da parte di tutti contro una diffusa cultura mafiosa che e' humus per il dilagare della criminalita' organizzata. In un contesto mafioso deve nascere uno stile di vita alternativo: "Piu' chiara sia la nostra parola di preti, piu' vivo il Vangelo che annunciamo, piu' profetica la nostra testimonianza cristiana, piu' consequenziale tutta la nostra vita" (mons. Bregantini). 3. MATERIALI. GLI INDICI DELLA RIVISTA "L'OSPITE INGRATO" 1998-2004 [Dal sito della casa editrice Quodlibet (www.quodlibet.it) riprendiamo gli indici di tutti i fascicoli fin qui usciti della rivista "L'ospite ingrato", la rivista del Centro studi Franco Fortini dell'Universita' degli studi di Siena. Poeta e saggista tra i maggiori del Novecento, Franco Lattes (Fortini e' il cognome della madre) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista, partecipa all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel dopoguerra e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha collaborato a varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina" ai "Quaderni rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha lavorato nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante. E' stato una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu' isolate) della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed intellettuale pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco Fortini: per l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte complessive Poesie scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre. Poesie 1938-1973, Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si aggiungano l'ultima raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la serie di Poesie inedite, sempre presso Einaudi. Testi narrativi sono Agonia di Natale (poi riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in Valdossola, Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali sono: Asia Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre testi per film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi Garzanti, poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione assai ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso Marietti; I cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di lettere, Il Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del Novecento, Laterza; Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi italiani, Garzanti (che riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi precedentemente presso De Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso Pasolini, Einaudi. Si veda anche l'antologia fortiniana curata da Paolo Jachia, Non solo oggi, Editori Riuniti; la recente bella raccolta di interviste, Un dialogo ininterrotto, Bollati Boringhieri; e la raccolta di Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003. Tra le opere su Franco Fortini in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di pianto in ragione, Manifestolibri, Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini, La Nuova Italia, Firenze 1974; Romano Luperini, La lotta mentale, Editori Riuniti, Roma 1986; Remo Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988. Su Fortini hanno scritto molti protagonisti della cultura e dell'impegno civile; fondamentali sono i saggi fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo; la bibliogafia generale degli scritti di Franco Fortini e' in corso di stampa presso le edizioni Quodlibet a cura del Centro studi Franco Fortini; una bibliografia essenziale della critica e' nel succitato "Meridiano" mondadoriano pubblicato nel 2003] "L'ospite ingrato" e' la rivista del Centro studi Franco Fortini dell'Universita' degli studi di Siena. Esce con cadenza semestrale (a partire dal n. I/2003) ed e' articolata in diverse sezioni. Nella prima (Saggi), a carattere monografico, studiosi di fama internazionale affrontano temi cari alla riflessione di Fortini e legati a questioni di attualita' nei campi piu' disparati, dalla storia alla filosofia, dalla critica letteraria all'antropologia, la sociologia, la linguistica, la psicanalisi. Nella seconda (L'ospite) vengono pubblicati testi originali inediti di scrittori, saggisti e poeti. Nella terza (Archivio) sono presentati, con ampio apparato filologico e storico-documentario, testi inediti di Fortini e di altri scrittori ed intellettuali che con lui hanno avuto rapporti (come Barthes, Brecht, Calvino, Vittorini); nella quarta (Rassegna) vengono discussi in forma di dibattito argomenti di carattere culturale e recensiti libri e periodici scelti fra le novita' piu' stimolanti in campo editoria. * I, 1998 Intellettuali e societa', pp. 200 Lire 35.000, euro 18,07 Indice: - Saggi: Sergio Bologna, Il ruolo e le caratteristiche sociologiche degli intellettuali come ceto in uno scritto di Theodor Geiger Edoarda Masi, Il singolare e il plurale Michele Ranchetti, Osservazioni sugli intellettuali e la Chiesa Felice Rappazzo, "Una funzione insopprimibile". Gli intellettuali per Franco Fortini - Archivio: 1. Dalla corrispondenza di Fortini Italo Calvino - Franco Fortini, Lettere scelte 1951-1977 Giuseppe Nava, Le ragioni dell'altro: il carteggio Calvino-Fortini Mario Barenghi, La purezza e la metamorfosi 2. Inediti e varianti.Due poesie di Fortini La gronda Mi hanno spiegato - L'ospite: Versi inediti di Giovanni Raboni - Il commento: Guido Mazzoni, La totalita' e i desideri - Rassegna: Disobbedienze (Conversazione con Edoarda Masi, Rossana Rossanda, Paolo Virno) * II, 1999 Memoria, pp. 400, lire 42.000, euro 21,69 Indice: - Saggi: Editoriale, Contro la guerra Edoarda Masi, Quale memoria? Antonio Pizzorno, Amici, riviste, idee negli anni del disgelo e del consumo Piero Clemente, La postura del ricordante. Memorie, generazioni, storie della vita e un antropologo che si racconta Giovanni Contini, Un luogo comune: la memoria collettiva come fonte di identita' Romano Luperini, Essere comunisti oggi. Memoria privata e memoria collettiva. Una Conversazione con Francesco Orlando Renata Broggini, "Svizzera rifugio della liberta'". L'esilio inquieto di Franco Fortini Emanuele Zinato, Variazioni belliche fortiniane David Dalmas, "Bisogna scegliere". Kierkegaard e Fortini - Archivio: 1. Dalla corrispondenza di Fortini Franco Fortini - Roland Barthes, Carteggio (1956-1961) Giuseppe Nava, "Fraternizzavamo in Brecht": il carteggio Barthes-Fortini Andrea Zanzotto - Franco Fortini, Due lettere (1960-1968) e un'intervista Velio Abati, Poesia e Verita'. Dialogo tra Fortini e Zanzotto 2. Inediti e varianti Otto stesure di "Stanotte..." di Franco Fortini. Edizione delle varianti con un saggio interpretativo (a cura di Valentina Tinacci) - L'ospite: Michele Ranchetti, Poesie Lu Xun, Erbe selvatiche (a cura di Edoarda Masi) * III, 2000 Globalizzazione e identita', pp. 400, lire 42.000, euro 21,69 Indice: - Saggi: Romano Luperini, Poesia e identita' nazionale: dal popolo nazione al popolo che non c'e' Edoarda Masi, La colonizzazione globale: le false unita' e le false identita' nelle ideologie dell'impero Luciano Giannelli, Globalizzazione, identita' e il sogno di Jose' Alessandro Portelli, Le origini della letteratura afroitaliana e l'esempio afroamericano Antonio Melis, La globalizzazione nel dibattito culturale latinoamericano Pier Vincenzo Mengaldo, Omogeneizzazione e identita' linguistiche Roberto Finelli, "Globalizzazione": una questione astratta, ma non troppo Istvan Meszaros, La necessita' di un'alternativa radicale (intervista) Youmis Tawfik, Globalizzazione letteraria e migrazione delle identita' (ntervista) Noam Chomsky, Il senato che governa il mondo (intervista) - Su Fortini: Francesca Menci, Dialettica e concezione figurale in Fortini Donatello Santarone, "Profezie e realta' del nostro secolo": un manuale critico di educazione alla mondialita' - L'ospite: Franco Loi, Poesie - Archivio: Dalla corrispondenza di Fortini 1. Elio Vittorini - Franco Fortini, Lettere scelte 1947-1965 Giuseppe Nava, Fortini, Vittorini e i sogni dei poeti Felice Rappazzo, "Quello che avremmo voluto fare". Sulle lettere fra Fortini e Vittorini 2. Giovanna Gronda - Franco Fortini, Lettere scelte 1974-1981 - Il commento: Luigi Lollini, Una figura d'amore * IV-V, 2001-2002 La traduzione, pp. 408, euro 21,50 Indice: - Sebastiano Timpanaro in memoriam: Perry Anderson, Sebastiano Timpanaro Romano Luperini, Ricordando Timpanaro: il dibattito sul materialismo e altre questioni degli anni Sessanta e Settanta - Saggi e interviste: Bernard Simeone, In metamorfosi. Scrivere, tradurre Giulio Lepschy, Appunti sulla traduzione Sigrid Wiegel, La lettura subentra alla traduzione Jean-Charles Vegliante, Traduzione e studi letterari: una proposta per fare il punto Paolo De Benedetti, La traduzione della Bibbia Giovanni Raboni, Frammenti di un omaggio a Etienne Dolet Edoarda Masi, Alcuni problemi nella traduzione della lingua-scrittura cinese Barbara Leonesi, Dall'aridita' al risveglio del cuore: note sulla traduzione cinese di Corno inglese di Montale Pietro Cataldi, Tradurre i classici Edoardo Esposito, Traduzione e poesia (in margine a un'antologia del Novecento europeo) Tradurre Kant. Intervista a Emilio Garroni Tradurre e' sovvertire. Intervista a Jean-Marie Straub e Daniele Huillet - Su Fortini: Giacomo Magrini, Tra impersonale e personale, tra Eluard e Fortini Mario Melchionda, Una versione contro - L'ospite: Giovanni Giudici, Io e te che sorridiamo dalla foto di Dondero - Archivio: Cesare Cases - Franco Fortini, Lettere scelte 1966-1968 Roberto Venuti, "Poeta suavissime", "Magister clarissime". Fortini, Cases e la traduzione del Faust Franco Fortini, Venture e sventure di un traduttore Franco Fortini, Il passaggio della gioia Riccardo Bonavita, La scuola della gioia. Le "occasioni" leopardiane di Fortini - Il commento: Stefano Carrai, Un souhait di Fortini: La buona voglia - Rassegna: Riccardo Bellofiore, Lavoro e modernita'. A proposito di Burgio e Revelli * VI, I/2003 Conflitto/Lavoro, pp. 312, euro 18 Indice: - Per Ruth: Jean-Charles Vegliante, Pour une epouse / Per una sposa Franco Loi, Inturna a'n taul se parla de la mort / Attorno a un tavolo si parla della morte Edoarda Masi, Lo stile del rigore - Saggi: Sergio Bologna, Competenze e poteri Vittorio Rieser, Impresa e conflitto sociale - Interviste: A cura di Daniele Balicco Riccardo Bellofiore, Dalla fine del lavoro al lavoro senza fine: capitale, lavoro e movimenti all'inizio del nuovo millennio Maurizio Zipponi, Una nuova catena di diritti nella realta' del lavoro frantumato Alex Foti, Il lavoro precario e' il nuovo soggetto del conflitto sociale - Altri conflitti: Michele Ranchetti, "La terra promessa": una lettera inedita di Freud sulla guerra Paola Tabet, Il danno e la beffa Christian Bromberger, Iran: i tempi in urto - Bourdieu in memoriam: Guenter Grass e Pierre Bourdieu, La restaurazione "progressista" Ulrich Beck, Il malinteso come progresso: gli intellettuali nell'era della globalizzazione Laudatio di Pierre Bourdieu - L'ospite: Roberto Sosa, Poesie A cura e con una nota di Antonio Melis - Archivio: Franco Fortini, Dalla collina Le stesure. A cura di Valentina Tinacci, Fabrizio Podda, Francesca Menci Franco Fortini - Vittorio Sereni, Due lettere (1963) A cura di Elisabetta Nencini Fabrizio Podda, Itinerari dell'io poetico - Discussioni: Massimo Cappitti, Alcune riflessioni su Bonhoeffer a partire da un libro di Affinati Roberto Fineschi, La "Mega" per rileggere Marx John Bellamy Foster, Imperialismo e "Impero" * VI, II/2003 Conflitto/guerra/media, pp. 304, euro 17 Indice: - Saggi: Edoarda Masi, La base dei conflitti Sergio Bologna, I nuovi confini del conflitto Carlo Tombola, Deindustrializzazione, caso Fiat e nuovo capitalismo Ravi' Arvind Palat e Mark Selden, L'l11 settembre, la guerra senza tregua e il nuovo volto dell'Impero Sergio Finardi, L'Armada e i suoi oppositori Ilan Pappe, Il problema dei profughi palestinesi fra storia e storiografia Nicola Labanca, Guerre del periodo post-bipolare: la centralita' della comunicazione Philip M. Taylor, La definizione di uno spazio informativo globale nella guerra contro il terrorismo internazionale Alejandro Pizarroso, Disinformazione, propaganda e opinione pubblica nelle nuove guerre asimmetriche Giovanni Raboni, Vite private e destini generali. La rappresentazione dei conflitti nella letteratura contemporanea - L'ospite: Jean-Charles Vegliante, Poesie (traduzione di Giovanni Raboni) Cristina Alziati, Poesie Patrizio Esposito, Monitor Iraq. 16 polaroid - Archivio: Franco Fortini, Agli italiani e altri scritti di guerra e di pace a cura di Elisabetta Nencini Franco Fortini, Canzonette del Golfo. Varianti e inediti a cura di Marianna Marrucci - Discussioni: Massimo Cappitti, Un'etica della disobbedienza. Brevi note su un libro di Michele Ranchetti Luca Lenzini, Le forbici di Brecht Giovanni La Guardia, Cronache da un assedio * VII, I/2004 La responsabilita' della critica, pp. 320, euro 17 Sommario: Franco Brioschi, Sull'identita' della critica letteraria Fausto Curi, Il critico-stratega Luca Lenzini, Tre paragrafi sulla paura della critica Romano Luperini, Precettistica minima per convivere con la "crisi della critica" e provare a uscirne Pier Vincenzo Mengaldo, La critica militante in Italia, oggi Cesare Segre, Critica ed etica Emanuele Zinato, Stili e strategie di sopravvivenza della critica Sigrid Weigel, II martire e il sovrano. Scenari di una moderna tragedia, letta attraverso Benjamin e Schmitt Fabio Milana, Il vangelo del Dio nuovo. Su Tartaglia Valentina Tinacci, Fortini e i destinatari della saggistica. Lettura di Da una versione di Gongora Geoffrey Hill, Poesie Alessandro Fo, Variazioni Chopin Cesare Garboli - Franco Fortini, Lettere scelte 1959-1992 Giuseppe Nava, Amici-rivali. II carteggio Garboli-Fortini Franco Fortini, Sulla tomba di Matilde Giuseppe Nava, Per Cesare Garboli Carlo Ginzburg, Sguardo su un'amicizia Giacomo Magrini, "Eterno come tutto cio' che non lascia traccia" Silvia Rossi, La lezione del maestro. Una traduzione di Fortini da Machado Fredric Jameson, La politica dell'utopia Perry Anderson, Il fiume del tempo Giovanni Ibba, Alcune riflessioni su "La terra promessa". Una lettera inedita di Freud * VII, II/2004 Editoria e industria culturale, pp. 328, euro 17 Sommario: Piergiorgio Bellocchio, Su Raboni Editoria e industria culturale - Saggi: Pierre Bourdieu, Una rivoluzione conservatrice nell'editoria Donald Sassoon, I mercati culturali Piero Attanasio, Accesso alla cultura e accesso al mercato editoriale Evaldo Violo, Trent'anni di classici alla Bur - Interviste: Andre' Schiffrin, Dalla Russia del '17 agli Stati Uniti dell'11 settembre Josep Maria Castellet, Edicions 62 e la nascita della nuova editoria catalana Jorge Herralde, Propettive culturali e di mercato in Spagna e America Latina Gianni Crespi, Il mercato editoriale italiano: problemi e prospettive Antonella De Robbio, Open Access come frontiere per la "Societa' della Conoscenza" Antonio Franchini, Identita' e trasformazione degli editori italiani Antonio Riccardi, Editoria e mutamenti sociali: il rapporto con l'"accademia" Giancarlo Zanoli, La libreria in evoluzione - Altri saggi: Susanna Boehme-Kuby, Kurt Tucholsky ai posteri Massimo Cappitti, La passione del molteplice. Note su Canetti Daniele Balicco, L'industria culturale in Fortini fra Panzieri, Adorno e Tronti - L'ospite: Rainer Maria Rilke, Elegia seconda Kurt Tucholsky, Quattro testi - Archivio: Cesare Cases-Renato Solmi, Il "caso Adorno" cinquant'anni dopo Franco Fortini, Due progetti di rivista - Discussioni: Luca Baranelli, Leone Ginzburg editore - Rassegna 4. LIBRI. GABRIELLA BONACCHI PRESENTA "LA MAMMA" DI MARINA D'AMELIA [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo dicembre 2005. Gabriella Bonacchi, storica, saggista, responsabile studi e ricerche della Fondazione Basso-Issoco. Tra le opere di Gabriella Bonacchi: (con Angela Groppi, a cura di), Il dilemma della cittadinanza. Diritti e doveri delle donne, Laterza, Roma-Bari 1993; (a cura di), Una Costituzione senza stato, Il Mulino, Bologna 2001; (con Sandro Bellassai), Vivencia. Conoscere la vita da una generazione all'altra, Rosenberg & Sellier, Torino 2003. Marina D'Amelia (per contatti: marina.damelia at uniroma1.it, o anche: damelia at mail.nexus.it) e' professoressa associata presso il dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell'Universita' di Roma "La Sapienza". Dal sito dell'Universita' riprendiamo alcuni stralci di una scheda di autopresentazione: "Mi sono a lungo interessata delle economie e delle societa' preindustriali, sia dal punto di vista dei problemi dei consumi e delle forme di approvvigionamento alimentare nelle citta' d'antico regime, sia delle prime attivita' imprenditoriali in societa' ancora caratterizzate da una cultura e da abitudini agrarie. Sul tema dell'approvvigionamento alimentare come settore strategico del funzionamento degli stati in eta' moderna sono ritornata piu' volte con vari saggi... Non meno interessanti per capire la vita delle popolazioni preindustriali sono le forme di assistenza previste, in particolare ho analizzato quelle previste per le ragazze povere nelle citta' d'antico regime... Sul tema della protoindustria mi sono chiesta quale cultura e quali atteggiamenti nei confronti del lavoro caratterizzassero una mano d'opera immessa per la prima volta in una struttura produttiva di fabbrica, sia quali forme e quali logica assumessero le proteste collettive nelle societa' preindustriali... Negli ultimi anni ho rivolto i miei interessi sempre piu' ai rapporti tra gruppi sociali e amministrazione dello stato nell'Italia moderna, soprattutto dal punto di vista dell'esercizio dell'autorita' giudiziaria..., alla storia della famiglia e alla storia delle donne (Storia della maternita', Laterza 1997...). Poiche' credo sia importante per gli studenti capire cosa sia la ricerca d'archivio e venire a contatto con i nuovi orientamenti, nei miei corsi ho sempre dato particolare attenzione alle fonti, al dibattito storiografico e alla possibilita' di incontrare storici stranieri. In questa direzione vanno le visite in archivio, il ciclo di incontri seminariali intitolato a Storia e generi, organizzato nel 1990-1992, che ha visto la partecipazione di storici italiani e stranieri e di giovani dottorandi, e il seminario Biografie e autobiografie.Tra tradizione e nuovi orientamenti nel 2001. Infine, dal 1994 faccio parte del comitato di redazione della rivista "Dimensioni e problemi della ricerca storica", pubblicata dal dipartimento di Storia moderna e contemporanea. Dal 1999-2000 faccio anche parte del corpo docente del dottorato di ricerca in Storia moderna e contemporanea, Storia delle donne e dell'identita' di genere di cui l'Universita' di Roma e' sede consorziata insieme all'Universita' di Bologna, di Napoli e di Torino"] Nel brillante ma un ormai un po' ripetitivo orizzonte della storiografia italiana sull'eta' moderna, la ricerca di Marina d'Amelia e' percorsa da una ispirazione che appare ancora ricca di futuro. Il panorama generale offre infatti solide esplorazioni di strade da tempo aperte: dalle indagini sulle avventure della proprieta' e della sua trasmissione, fino alle accidentate trasformazioni di culture e forme di religiosita' nella "lunga durata" del moderno. Marina d'Amelia sta invece da tempo innovando gli studi sui temi della maternita': dobbiamo alle sue cure la pubblicazione di una Storia della maternita' (Laterza, 1997) che per essere a piu' voci non perde lo smalto di un saldo disegno unitario. Prendendo ora in mano il volume La mamma (Il Mulino, pp. 336, euro 14,50), viene spontaneo l'impulso a comparare gli esiti di questa sua indagine di lunga lena. I suggerimenti e gli spunti sono molteplici. Il libro di Marina d'Amelia e' tanto semplice nella struttura - un susseguirsi di sequenze temporali accompagna il lettore nella costruzione storico-culturale della "mamma" come mito e come ossessione dell'Italia unita: dal Risorgimento al secondo dopoguerra - quanto denso e complicato nella sostanza. Non ci offre infatti una accumulazione lineare di nozioni, bensi' (e senza darlo a vedere) una preziosa lezione di metodo. Le sequenze prescelte sono vere e proprie incursioni nel cantiere della mentalita' italiana in costruzione. L'idea di incursione smonta fin da subito la pretesa di una oggettivita' del sapere. Il risultato e' cosi' tutto il contrario di una contro-storia, o di un manuale rovesciato, che assuma - per esempio - il punto di vista del femminile come vertice ottico dell'analisi. Il fatto e' che d'Amelia connette diversamente autori e sistemi di pensiero gia' ampiamente noti, ma e' proprio da questa "semplice" operazione che scaturisce una temporalita' completamente diversa dal percorso per tappe immaginato dallo storicismo. E' attraverso le diverse connessioni stabilite dall'autrice che diventa infatti pensabile - ed e' questa la posta in gioco - un rapporto fra storia e invenzione di una tradizione. Nel libro, d'Amelia si fa scolara di Ernst Gellner, prima ancora che di Eric Hobsbawm, nell'intendere la fortuna del "mammismo" (categoria inventata da Corrado Alvaro negli anni '50 del secolo appena trascorso), come potente bussola per non perdersi nella confusione del presente, la solida radice a cui fare nel bene e nel male riferimento in un momento di vertiginosa trasformazione. In questo orizzonte interpretativo il libro diventa un piccolo e prezioso manuale di ingegneria sociale e culturale che valuta una tradizione inventata per smascherare le ipocrite nostalgie di chi, con monotona insistenza, non cessa di riproporci un passato dove la mancanza di liberta' femminile rendeva la vita del maschio apparentemente meno problematica. Il libro smantella questa via di fuga comoda e falsa, anche se semplice e suadente. Le incursioni di d'Amelia nel "mammismo" italiano hanno come obiettivo principale una ricostruzione scandita dal ritmo "cardiaco" di soggetti in carne e ossa: le madri e i loro celebri figli - da Mazzini a Mussolini, fino agli scrittori che come Corrado Alvaro hanno inventato le parole per dire la realta' concreta di un rapporto che da ogni pagina del libro emerge come fondativo per la storia d'Italia. Certo, l'apparente sobrieta' dei propositi dell'autrice, non cela i mille spunti offerti verso una radicale riformulazione delle priorita' della ricerca storica. Vengono cosi' in mente certe parole di Anna Maria Ortese (Il porto di Toledo, Adelphi, 1998) sulla letteratura come reato di aggiunta e mutamento nei confronti delle donne, da sempre derubate della loro storia... * Non dobbiamo tuttavia fraintendere la genealogia costruita da d'Amelia paragonandola a una sotterranea e alternativa "galleria" delle eroine nascoste dalle mille storie - al maschile - degli italiani. E' vero che, anche per l'autrice, l'ascolto della parola femminile produce quella mutazione di animo e linguaggio che e' necessaria per vivere con minore contraddizioni il proprio presente. Ma l'appuntamento misterioso tra generazioni che sono state e la nostra, non possiede che una sola forza messianica: la necessita' di strappare la trasmissione del passato al conformismo che ogni tempo presente non cessa di produrre. A questo servono gli esempi illustri che il saggio prende in esame - da Maria Mazzini Drago a Eleonora Curlo Ruffini e Adelaide Cairoli, agli inquietanti esempi di Rosa Maltoni Mussolini e delle madri prolifiche convocate a Roma nel 1933, in occasione della prima Giornata della madre e del fanciullo, fino alle madri dei partigiani evocati dalla diaristica resistenziale. Di tali esempi il libro ricostruisce gli aspetti privati, riuscendo a metterne finalmente in luce la rilevanza pubblica, grazie a un abbondante ricorso - del tutto inconsueto nel panorama storiografico italiano - a carteggi e a documenti biografici. A questo scopo, ad esempio, vengono strappate a un lunghissimo oblio le parole scritte da Maria Drago al figlio Giuseppe "Pippo" Mazzini, per spronarlo a seguire la sua missione senza curarsi delle ridicole preoccupazioni paterne: "Lasciamo gracchiare gli scettici, i pusilli, che obbediscono alla loro natura, ma non potranno mai ostacolare il cammino degli eletti del Signore". E d'Amelia ha ragione a ricordare le parole con cui si apre il libro L'ultimo fronte di Nuto Revelli: "Le custodi piu' gelose sono le madri, quando la madre e' viva esiste quasi sempre il pacco delle lettere". Ma altri spunti, questa volta tratti da materiali piu' vicini al nostro tempo, come il Sillabario n. 2 di Goffredo Parise e la Nuova enciclopedia di Alberto Savinio, si spingono oltre. Da questi materiali sembra precisarsi meglio cio' che interessa davvero d'Amelia. Cosi', molto classicamente, e' l'ultimo capitolo (La guerra delle madri) a offrirci un'altra e forse piu' significativa chiave di questa sorta di mosaico fatto di tessere insolite ed eccellenti. La pagina letteraria riesce in entrambi i casi in un'operazione sfuggita all'indagine per cosi' dire scientifica sul nostro paese, sul quale grava - dice d'Amelia - il ritorno della madre italiana "a ondate successive, come lo psicoanalitico ritorno del rimosso". E' la parola degli scrittori - e, significativamente, non delle scrittrici - a restituire quell'assenza/presenza della madre nella storia italiana, divenuta proprio in virtu' di questa oscillante pervasivita', una "imago minacciosa e giudicante... che domina l'inconscio maschile". Ma - viene a questo punto da chiedermi - l'inconscio femminile no? Siamo sicure che lo sguardo che ricostruisce il rapporto madri-figli d'Italia possa davvero prescindere da ogni ricostruzione - comparativa, analogica, oppositiva o non so che altro - del rapporto madre-figlia? * In altri termini: il bilancio che si trae da questo bel libro, e' il seguente: a fornire termini simbolici, colpevolmente sottaciuti ma tutt'altro che irrilevanti per l'identita' italiana, e' esclusivamente il rapporto con i figli maschi. Ma - viene un'altra volta da chiedersi - non sara' proprio questa esclusivita', la vera chiave di volta dell'identita' italiana? Vale a dire quella chiave di volta che impedisce alla mamma di divenire veramente madre: di se stessa e - finalmente - anche delle figlie e (persino) dei figli d'Italia? 5. LIBRI. DIANA SARTORI PRESENTA "OFFESA E RIPARAZIONE" DI MARCO BOUCHARD E GIOVANNI MIEROLO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 dicembre 2005. Diana Sartori e' filosofa e lavora da sempre con la comunita' filosofica femminile di Diotima; insieme a Barbara Verzini coordina la rivista on-line di Diotima "Per amore del mondo" (www.diotimafilosofe.it); fa parte anche della comunita' scientifica femminile "Ipazia". Ha contribuito a vari volumi collettanei, tra cui: Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990; Autorita' scientifica, autorita' femminile, Editori Riuniti, Roma 1992; Oltre l'uguaglianza, Liguori, Napoli 1995. Marco Bouchard, nato a Pomaretto (Torino) nel 1956, magistrato, giurista, saggista; in magistratura dal 1986, dal 1990 al 1997 e' stato giudice presso il tribunale per i minorenni di Torino, e successivamente sostituto procuratore presso la procura circondariale di Torino; e' autore di numerosi saggi sulla giustizia riparativa. Tra le opere di Marco Bouchard: (a cura di), Quando un bambino viene allontanato. Diritto del bambino e diritto degli altri, Franco Angeli, Milano 1997; (a cura di), Una giustizia minore. Trent'anni di giustizia minorile nell'esperienza di Paolo Vercellone, Ega, Torino 1997; (con Giovanni Mierolo, a cura di), Prospettive di mediazione, Ega, Torino 2000; (con Giovanni Mierolo), Offesa e riparazione, Bruno Mondadori, Milano 2005. Giovanni Mierolo e' psicologo e psicoanalista. Opere di Giovanni Mierolo: (con Marco Bouchard, a cura di), Prospettive di mediazione, Ega, Torino 2000; (con Marco Bouchard), Offesa e riparazione, Bruno Mondadori, Milano 2005] Lo ammetto: sono uscita dal cinema cantando quando ho visto Kill Bill. Ma questa sorta di simpatia per Lady Vendetta la trovavo anche inquietante, disdicevole, e in definitiva politicamente scorretta. D'accordo che Uma Thurman in tutina gialla fosse preferibile a Erin Brockovitz, ma insomma anche non fidando che "ci sara' un giudice a Berlino" almeno fino ad allora la mia eroina di giustizia era stata Qiu Ju, che da un tribunale all'altro cercava piuttosto che punizione, riconoscimento e scuse riparatorie. Marco Bouchard e Giovanni Mierolo con il loro Offesa e riparazione. Per una nuova giustizia attraverso la mediazione (Bruno Mondadori, pp. 244, euro 20) hanno finalmente conciliato nella mia mente la mite e antica Qiu Ju e l'odierna vindice Beatrix in una comune irriducibilita' al tradizionale plot di una civilta' della giustizia che si afferma su un fronte contro l'incivilta' della vendetta e sull'altro contro la primitivita' della regolazione pregiuridica e soggettiva dei conflitti nelle relazioni umane. Quella storia, si sa, maschera il fondamento violento del diritto e il suo essere non tanto rinuncia alla violenza quanto somministrazione amministrata della violenza. Ma costruisce nel contempo, sostengono gli autori, il diritto come una maschera che impedisce alle persone interessate di assumere il pieno e diretto controllo delle proprie azioni, affidandole a tecnici ed esperti, burocrazie e formalismi che le espropriano del proprio potere decisionale in cio' che in prima persona, e nella sofferenza, le riguarda. Su questa espropriazione, sul "divieto assoluto fatto alla vittima di esercitare dei poteri diretti sull'aggressore", che espelle l'esperienza della sofferenza dei soggetti in carne e ossa, e anzi espelle loro stessi con i loro sentimenti, identita', dignita', passioni, relazioni, attaccamenti, si fonda la costruzione della giustizia penale. L'edificante opera tribunalizia, che si e' tanto imponentemente imposta al centro dello spazio del nostro vivere comune, mostra tuttavia oggi crepe vistose ed e' attraversata e scossa da una miriade di istanze, forze, richieste, spinte che rendono non piu' rimandabile una revisione delle fondamenta stesse di quell'edificio. Cosi' che la ricerca di riparazione e riconoscimento di Qiu Ju e persino lo spirito di vendetta di Beatrix possano in qualche modo trovarvi luogo. * Peraltro, rilevano Bouchard e Mierolo, da un lato gia' ora "nel tempio della penalita' si contratta, si negozia, si patteggia, si media, si cerca di riparare piu' che di punire", cosi' che la mediazione e la ricerca della riparazione sono al centro della modernizzazione delle risposte istituzionali al reato. Dall'altro porre ascolto al desiderio di vendetta consente di riconoscere come essa contenga un principio che "lungi dal dover essere demonizzato, merita un fecondo recupero: il crimine e la pena senza la vittima, espongono dei corpi avulsi dalle relazioni umane che, al contrario, possono spiegare l'illecito e fondare un senso piu' compiuto della penalita'". E' infatti, nei due casi, comunque l'irruzione delle vittime sulla scena penale a evidenziare il punto piu' critico della tenuta di quel sistema giuridico e insieme il punto di leva per immaginare di aprire un nuovo spazio alla giustizia. Su questa centralita' della vittima verte l'attenzione del libro, che prende le mosse dalla presa d'atto del fatto che "le vittime hanno reclamato una considerazione e un posto che non hanno precedenti nella storia dei sistemi penali" per giungere ad avanzare un vero e proprio "paradigma vittimologico" incardinato sull'esperienza del dolore di chi ha subito il crimine e sull'intento riparativo, nella consapevolezza che "se non e' possibile una definizione positiva della nostra giustizia, proprio per la sua limitatezza, e' possibile invece una definizione dell'ingiustizia". * La crescita della centralita' del ruolo delle vittime non e' solo in correlazione con il crescere dei reati, ma soprattutto con la crescita del sentimento d'insicurezza, che corrisponde insieme a una nuova consapevolezza della vulnerabilita' e al diffondersi della percezione di se' come vittima che puo' reclamare i propri diritti. La vitalita', per non dire frenesia, della giurisdizione volta alla valorizzazione dei diritti testimonia di questa crescita di coscienza, ma rivela anche il diffondersi di un modello vittimistico, una "tendenza del cittadino coccolato nel paradiso capitalista a pensarsi sul modello dei popoli perseguitati", quasi una sorta d'individualismo dai tratti infantili che "si esprime attraverso due logiche contrastanti: da un lato la rivendicazione infinita dei diritti e dall'altro la domanda costante di protezione". Se e' vero che questo alimenta la propensione a richiedere sempre maggiore regolazione giuridica in tutte le dimensioni del vivere comune, colludendo con la tendenza alla giuridificazione della vita quotidiana che vira la legge in onnipresente norma, e' anche vero che quella crescente richiesta da parte delle vittime e' andata, e doveva andare, frustrata contro le strette pareti dei tribunali, data la natura stessa della nostra costruzione giudiziaria, e quando non e' riuscita a incanalarvisi si e' diretta verso altri luoghi che potessero offrire la risposta di una regolazione, di una mediazione (patteggiamenti, giudici di pace, sedi di consulenza e assistenza familiare e psicologica...). * Bouchard e Mierolo (magistrato e giurista il primo, psicoterapeuta il secondo) conoscono bene questi luoghi per averli praticati e scommettono sul fatto che quella mediazione - che e' stata piu' una diffusa pratica e la suggestione di un'idea carica di promesse - possa farsi principio di una nuova giustizia. Una scommessa alta e una sfida ardua che impegna gli autori in un percorso al quale, per ampiezza, spessore e anche intensita', e' davvero impossibile qui render giustizia. Ma che al fondo ha un'intuizione semplice, come capita alle eresie: "come tutte le eresie, essa propone un ritorno alle origini, la riscoperta del legame da cui sgorgano i conflitti, la restituzione della parola ai contendenti, l'abolizione dei filtri che impediscono ai soggetti l'assunzione responsabile dei loro atti". La giustizia riparativa attraverso la mediazione risponde quindi alla richiesta di riparare l'offesa delle vittime e ad aiutarle a elaborare il lutto (piu' che alle tradizionali funzioni riparatrici della legalita' violata o della societa', o della rieducazione), ma anche al bisogno di ritrovare autenticita' nelle relazioni, di ritrovare il contatto, di ristabilire il legame sociale che il reato e il conflitto lacerano, di raggiungere non gia' la verita' quanto la soddisfazione delle parti e la reintegrazione della loro identita' e dignita', di "elaborare una via laica alla reintegrazione dei corpi e dei sentimenti aggrediti che discende inevitabilmente dalle concrete possibilita' di riparazione del fatto" e non dal perdono, che scioglie e non lega. * Il luogo informale della mediazione rappresenta nell'occidentale crisi della modernita' e della sovranita', "nei conflitti parcellizzati cui non sanno piu' rispondere ne' la macchina giudiziaria ne' i sistemi di prevenzione e di assistenza... una sorta di 'terra di mezzo' ai confini degli spazi giuridici, dei servizi di aiuto alle persone e delle energie espresse spontaneamente dalla vita civile". In questa terra di mezzo, spazio di mediazione simbolica presupposto d'ogni riparazione, si puo' dare "l'occasione per dare forma inedita ai legami e riscrivere nuovi patti di cittadinanza", pur nella consapevolezza della scivolosita' di quel terreno. La mediazione e' infatti ambivalente e non priva di rischi. Il rischio normalizzante "di aderire a una funzione, orientata alla produzione di adeguamenti, che considera il conflitto un'anomalia da estinguere", che collude con la trasformazione biopolitica. Ma anche il rischio del fallimento, connesso alla sua connaturata fragilita' e alla fragilizzazione della capacita' degli individui di reggere il confronto e il conflitto in relazioni sempre piu' labili e sfuggenti. Esposta a questo costante rischiosita', la mediazione non puo' pretendere di recidere il cordone che la lega alla giustizia formale, alla quale e' alternativa pur non essendone l'alternativa: "la giustizia informale non insegue un'improbabile sostituzione delle procedure tradizionali, ma cerca di armonizzare la giustizia 'formale' con quella 'sociale'". Ci ricorda, insomma, concludono gli autori, che ci sono sempre state due giustizie: una impositiva che divide e scioglie, una conciliativa che lega e conserva. Ma forse anche che la giustizia puo' aver luogo laddove ci si incontra, e non necessariamente ci si incontra nel luogo della giustizia. * Far luogo alla giustizia a partire dall'incontro reale con l'altro, ripensando sia la riparazione che il male nella loro portata relazionale in tutti i luoghi, formali e informali, dove si puo' accogliere il primo grido dell'ingiustizia, e' peraltro cio' che non solo Beatrix o Erin o Qui Ju rappresentano, ma che altre donne impegnate a pensare la giustizia hanno sostenuto a chiare lettere. Penso alla critica all'individualismo vittimistico dei diritti di Elizabeth Wolgast, o al diritto relazionale di Martha Minow, o al diritto postmoderno informale di Hanne Petersen, o ancora alle elaborazioni piu' vicine a noi di Lia Cigarini o Tamar Pitch. A tutto quell'ambito, insomma, di riflessione femminista sul diritto con cui Bouchard e Mierolo potrebbero aver costruito, avendolo voluto, proficui incontri per quella prospettiva di giustizia nella differenza che auspicano. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1135 del 5 dicembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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