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La nonviolenza e' in cammino. 1082
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1082
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 13 Oct 2005 00:25:27 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1082 del 13 ottobre 2005 Sommario di questo numero: 1. Benito D'Ippolito: Incidente a Kabul 2. Il Consiglio Comunale di Ladispoli approva un ordine del giorno a sostegno della campagna per il disarmo in Brasile in vista del referendum del 23 ottobre 3. Giuseppe Casarrubea: Si', nel ricordo di Danilo Dolci, di Paulo Freire, di Aldo Capitini 4. Amalia Sartori: Si' 5. Roberto Sensi e Antonio Tricarico: Si' 6. Lorella Pica: Sos Guatemala 7. Aiutiamo le vittime dei disastri in Asia e in Centroamerica 8. Enrico Peyretti: Sulla speranza, ascoltando Barbara Spinelli 9. Un appello e un'iniziativa per i beni comuni e i diritti sociali 10. Simone Weil: Come oggi 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. BENITO D'IPPOLITO: INCIDENTE A KABUL Uccidono, le armi. E le persone muoiono. Quanti dovranno ancora morire prima di capire, prima di capire. 2. DISARMO. IL CONSIGLIO COMUNALE DI LADISPOLI APPROVA UN ORDINE DEL GIORNO A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA PER IL DISARMO IN BRASILE IN VISTA DEL REFERENDUM DEL 23 OTTOBRE [Ringraziamo Tonino Bitti (per contatti: toninobitti at tiscali.it) per averci inviato la seguente bella notizia (e per esserne stato uno degli artefici). Tonino Bitti e' consigliere comunale di Ladispoli (Roma)] Su proposta dei consiglieri comunali del Prc Furio Civitella e Antonio Bitti e' stato approvato nella seduta del Consiglio Comunale di Ladispoli (Roma) dell'11 ottobre un ordine del giorno a sostegno della campagna per il disarmo in Brasile in vista del referendum del 23 ottobre prossimo. Il testo dell'ordine del giorno e' quello gia' approvato all'unanimita' anche dal Consiglio Provinciale di Viterbo. Alleghiamo il testo dell'ordine del giorno approvato. * Premesso che - il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di armi da fuoco, di cui soltanto il 10% appartengono alle forze armate e alle forze di polizia, mentre il resto e' nelle mani di civili; - ogni giorno in Brasile circa cento persone muoiono uccise da armi da fuoco; - nel 2003 39.325 persone in Brasile sono morte uccise da armi da fuoco; - le istituzioni brasiliane hanno promosso una Campagna di disarmo volontario attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di armi di consegnarle alle autorita' affinche' venissero distrutte; - nel 2004 grazie a questa Campagna di disarmo piu' di 450.000 armi da fuoco sono state tolte dalla circolazione, e per la prima volta in 13 anni il numero dei morti uccisi da armi da fuoco in Brasile e' diminuito: rispetto ai dati del 2003 nel 2004 sono state salvate 3.234 vite umane; - il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile il primo referendum della storia di quel Paese, referendum in cui ai cittadini verra' posto il quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in Brasile?"; - intorno alla Campagna per il disarmo vi e' stato un grande coinvolgimento popolare: l'associazionismo democratico, imprenditori, sindacati, chiese, movimenti, personalita' della cultura, dello sport e dello spettacolo, operatori sociali e sanitari, docenti universitari, si sono uniti alle istituzioni nell'impegno di salvare quante piu' vite umane possibile; il Consiglio Comunale di Ladispoli 1. esprime solidarieta' all'impegno delle istituzioni e della societa' civile del Brasile per ridurre il numero delle vittime di uccisioni da armi da fuoco; 2. esprime apprezzamento per la scelta di civilta' di chiedere ai cittadini di disarmarsi volontariamente e di decidere democraticamente ed umanitariamente di salvare quante piu' vite umane sia possibile; 3. sollecita che l'esempio brasiliano si estenda quanto piu' possibile, e che anche altri paesi ed altre popolazioni scelgano la via del disarmo e del rispetto per la vita umana; 4. auspica che l'intera umanita' abbia un futuro di pace e convivenza, ed a tal fine si impegna a promuovere la cultura della pace, del dialogo, della solidarieta', della legalita', del disarmo, della nonviolenza; 5. esprime un convinto e coerente si alla difesa della vita di ogni essere umano, si alla pace tra le persone e tra i popoli, si alla sicurezza di tutti nel rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, si alla legalita', si al disarmo della societa', si alla civile convivenza. * Il Consiglio Comunale di Ladispoli dispone inoltre che il presente ordine del giorno, approvato nella seduta svoltasi in data 11 ottobre 2005, a) sia inviato ai mezzi d'informazione locali e nazionali, e diffuso in tutte le altre forme consuete ed opportune; b) sia inviato per opportuna conoscenza ai seguenti soggetti istituzionali: - Ambasciata del Brasile in Italia, - Ambasciata italiana in Brasile, - Presidenza della Repubblica del Brasile; - Presidenza della Repubblica Italiana; c) sia inviato inoltre ai seguenti ulteriori referenti istituzionali brasiliani: - Ministero della Giustizia; - Ministero della Salute; d) sia inviato inoltre per opportuna conoscenza agli indirizzi dei referenti istituzionali e della societa' civile brasiliani particolarmente impegnati nella Campagna per il disarmo. 3. EDITORIALE. GIUSEPPE CASARRUBEA: SI', NEL RICORDO DI DANILO DOLCI, DI PAULO FREIRE, DI ALDO CAPITINI [Ringraziamo Giuseppe Casarrubea (per contatti: icasar at tin.it) per questo intervento. Giuseppe Casarrubea, figlio del militante del movimento operaio assassinato dalla mafia a Partinico nel 1947, collaboratore di Danilo Dolci, educatore e preside, prestigioso storico che ha dedicato fondamentali ricerche alle lotte del movimento dei lavoratori contro la mafia, valoroso militante del movimento antimafia. Tra le molte ed ottime opere di Giuseppe Casarrubea segnaliamo particolarmente: Portella della Ginestra: microstoria di una strage di Stato, Angeli, Milano 1997; Fra' Diavolo e il governo nero: doppio Stato e stragi nella Sicilia del dopoguerra, Angeli, Milano 1998; Salvatore Giuliano: morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti, Angeli, Milano 2001. Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004. Paulo Freire e' nato a Recife (Brasile) nel 1921; nel 1961 ha fondato il Movimento di cultura popolare, cominciando ad elaborare ed applicare il metodo di alfabetizzazione legato al suo nome; nel 1964 dopo il colpo di stato militare e' imprigionato; successivamente e' costretto all'esilio; tra i massimi esperti di problematiche educative (con particolar riferimento al Sud del mondo), ha continuato la ricerca e l'attivita' di alfabetizzazione in varie parti del pianeta; e' deceduto nel 1997. Opere di Paulo Freire: La pedagogia degli oppressi, Mondadori, Milano 1980; L'educazione come pratica della liberta', Mondadori, Milano 1977; Pedagogia in cammino, Mondadori, Milano 1979. Cfr. anche il libro-intervista a cura di Edson Passetti, Conversazioni con Paulo Freire, Eleuthera, Milano 1996. Opere su Paulo Freire: Moacir Gadotti, Leggendo Paulo Freire, Sei, Torino 1995; Leandro Rossi, Paulo Freire profeta di liberazione, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi 1998. Per un rapido avvio alla conoscenza cfr. anche Stefano Del Grande (a cura di), Memorabilia: Paulo Freire, fascicolo monografico del "Notiziario Cdp" n. 161, gennaio-febbraio 1999, Centro di documentazione di Pistoia. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it] In occasione dell'imminente referendum contro il commercio delle armi in Brasile, e' un dovere ricordare le lunghe ed estenuanti battaglie promosse nel nostro Occidente per la pace e lo sviluppo dei popoli. Un accenno, perche' oggi il grande protagonista e' il Brasile della gente onesta che si batte per il si' al prossimo referendum del 23 ottobre. Una data storica in quanto e' come se il Brasile, attraverso questo evento, misurasse il suo grado di civilta', e di riflesso, il livello di coscienza al quale siamo pervenuti, tutti, nel nostro pianeta martoriato da guerre continue, dalla violenza, dallo sviluppo distorto. Il Brasile, percio', registra un tempo profondo di continuita', di travaglio, di ascolto che si lega agli sforzi compiuti, anche in Italia, a favore della pace e dello sviluppo nel mondo. Come dire che e' un grande paese in sintonia col piu' avanzato ed autentico Occidente. Percio' non e' fuori luogo che ci venga in mente uno dei principali maestri della nonviolenza, vissuto a Partinico e morto, quasi in silenzio, avendo aperto il suo cuore a tutto il mondo e specialmente agli uomini senza diritto di parola, senza nome e senza storia, in quanto la storia la facevano gli altri, quelli che avevano potere, armi e soldi. Parlo di Danilo Dolci, un intellettuale che rappresento' e interpreto' la crisi della coscienza collettiva nazionale nel decorso secolo. Come e' possibile non ricordarlo, quando sappiamo che sarebbe stato felice di sapere che finalmente la parola passa alla gente umile, al popolo, ai milioni di uomini e donne che hanno subito e subiscono il potere delle armi, le guerre, ogni forma di violenza, dalla privazione della liberta' alla violenza fisica, all'annientamento, allo sterminio? * La battaglia referendaria in Brasile percio' tende a introdurre elementi di un'azione nonviolenta rivoluzionaria, investe un'intera nazione e per il suo significato, costituisce un fatto storico nuovo, valido e proponibile su scala planetaria. Un fatto ancora tutto da scoprire. Ha a che fare anche col senso stesso che diamo alla nostra vita. In quella terra dalle grandi contraddizioni, che ha subito e subisce gli effetti nefasti del potere delle cosiddette societa' civili e sviluppate del nostro pianeta (secca del Rio delle Amazzoni, tra gli ultimi) non e' percio' indifferente che per un lungo tempo ebbero ad incontrarsi e a sviluppare assieme la loro azione educativa e civilizzatrice due uomini che furono accomunati dagli stessi interessi e dalle stesse aspirazioni: Dolci, naturalmente, e Paulo Freire, poi assessore alle politiche culturali ed educative di San Paolo. Entrambi maestri di cultura popolare, entrambi nemici della negazione dei diritti della ragione e nemici della forza delle armi. * Dolci, non ancora ventenne, era stato arrestato per attivita' antifascista. Fu quello, forse, il battesimo della sua giovinezza. Molti combattenti e intellettuali nel primo Novecento gli si erano parati davanti come maestri: punti fermi, spartiacque che avevano saputo segnare da un lato la deriva delle masse cortigiane ligie alle sudditanze culturali, pronte a irreggimentarsi, a "credere, obbedire e combattere", e dall'altro quei poco numerosi gruppi che nel silenzio, nella prigionia o nel martirio avevano fondato le ragioni e il senso del futuro, quando tutto sembrava perduto. Erano uomini come Antonio Gramsci e Piero Gobetti, i fratelli Carlo e Nello Rosselli, Carlo Levi ed Emilio Lussu. Tutti accomunati, nel martirio o nella lotta, da una stessa fede, nella liberta' e nella ragione. Convinto, com'era, che nulla potesse essere mutato senza il sogno e senza l'utopia, scrisse Volevo scoprire l'anima della vita ("Tempo illustrato", 29 marzo 1956), e due anni prima furono due pescatori a raccontare in dialetto siciliano la storia del Borgo di Dio (Portodimare, Milano 1954), la comunita' che egli aveva fondato costruendo con le sue mani una piccola casa su una collina, con la vista su Tappeto e il golfo di Castellammare. Qui comincio' a costruire il suo sogno e a inventare il futuro. E qui, dentro quelle quattro pareti riscaldate da un camino nelle notti d'inverno, chiuse gli occhi per sempre col sorriso sulle labbra e la serenita' dei grandi. Quelle pareti avevano visto Freire e i sognatori di tutto il mondo. Il suo motto era stato: "Vivi in modo che in qualsiasi momento muori o t'ammazzano, muori contento". Era arrivato a Partinico in anni in cui ogni sera, rincasando, s'inciampava in un morto ammazzato per le strade, quando la legge era ancora quella delle armi, della "giustizia" che ci si doveva fare da se', perche' non c'era lo Stato, e la mafia era lo Stato di una legge barbarica e diffusa. * Gli era stato amico e consigliere Aldo Capitini, l'inventore della marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli da Perugia ad Assisi. Sia Capitini che Dolci pensavano a una rivoluzione nuova, dopo quella che aveva segnato la storia del primo Novecento nel mondo con l'instaurarsi dello Stato sovietico. E Dolci era un personaggio tutt'altro che secondario con cui discutere. Giusto i sovietici gli avevano concesso il premio Lenin per la pace nel 1957, e Capitini, come un fratello premuroso, gli scriveva da Perugia il 16 maggio 1961: "L'Europa e' avvelenata dai nazionalismi reazionari. L'America ha troppe tentazioni di titanismo imperialistico e affaristico che puo' portare al bellicismo e a spazzare via gli avversari, come disturbatori 'dell'ordine americano'. Invece quel lavoro paziente di comunita' nonviolenta che studia se stessa e forma strumenti per guidarsi ad elevarsi, e' veramente l'indicazione di un ritmo piu' pacato, di un vivere dove ci si conosce e ci si controlla insieme, e dove si progredisce rispettando sempre piu' la vita". * Capitini aveva previsto bene. E difatti oggi mi pare, ci siano due modelli a confronto: non quello dell'America opulenta e violenta da un lato e dell'Europa della civilta', dell'arte e della cultura dall'altro; ma il modello della prima contrapposto al modello delle utopie concrete del futuro, proposto dal Brasile di Luiz Inacio Lula da Silva attraverso il referendum contro il commercio delle armi. La pace nel mondo, il rispetto per l'ambiente, l'attenzione alla nonviolenza come metodo di crescita, la condanna di ogni guerra, l'ottimismo nell'uomo, sono il denominatore comune, il tessuto connettivo sul quale, in contrasto con ogni dottrinarismo, si cimentano le esperienze di uomini di cosi' diversa provenienza geografica, ma cosi' straordinariamente uniti nella costruzione di un mondo nuovo. 4. 23 OTTOBRE. AMALIA SARTORI: SI' [Ringraziamo Amalia Sartori (per contatti: asartori at europarl.eu.int) per questo intervento. Amalia Sartori (Valdastico - Vicenza -, 1947), laureata in lettere all'Universita' di Padova, insegnante, e' attualmente parlamentare europea; fino al luglio 2000 e' stata presidente del Consiglio Regionale del Veneto, carica assunta nel 1995 dopo averla gia' ricoperta per alcuni mesi nella legislatura precedente, prima donna in Italia; fa parte del Parlamento europeo dal 1999, particolarmente impegnata nella Commissione per gli affari esteri, i diritti umani, la sicurezza comune e la politica di difesa, e nella Commissione per i diritti della donna e le pari opportunita'] Si'. Perche' le persone continuino ad impegnarsi per cercare di rendere il mondo migliore, perche' sposino grandi ideali e facciano sogni piu' magici, di un Sud America in pace e di nonviolenza. 5. 23 OTTOBRE. ROBERTO SENSI E ANTONIO TRICARICO: SI' [Ringraziamo Roberto Sensi (per contatti: rsensi at crbm.org) e Antonio Tricarico (per contatti: atricarico at crbm.org) per questo intervento. Roberto Sensi e' impegnato nell'esperienza dell'organizzazione umanitaria "Mani tese", nella Campagna per la riforma della Banca mondiale, ed e' animatore di numerosissime iniziative di pace, solidarieta' e nonviolenza a Lucca. Antonio Tricarico (Napoli, 1972), laureato in ingegneria, attivo su base volontaria in Amnesty International dal 1988 al 1994 a livello locale e nazionale, con particolare attenzione al commercio degli armamenti ed al tema della corporate social responsibility; ricercatore per Greenpeace Italia nel 1995 riguardo ai costruttori di dighe italiani nel mondo e nel periodo 1996-'98 su questioni idriche, energetiche e climatiche per la Campagna per la riforma della Banca mondiale; ha svolto il servizio civile presso la Misericordia di Milano nel 1997 e quindi il Servizio Civile Internazionale di Roma nel 1998. Per la Campagna per la riforma della Banca mondiale e' diventato campaign assistant su Banca mondiale, energia ed ambiente nel 1999 e quindi campaigner sulla riforma ambientale delle agenzie di credito all'esportazione nel 2000. Nel 1999 ' stato anche ricercatore su questioni ambientali per il Wwf internazionale e nel 2001 consulente su questioni climatiche per Greenpeace Italia; e' diventato coordinatore della Campagna per la riforma della Banca mondiale nel 2001 e lo e' tuttora. Ha partecipato a diverse audizioni alla Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica nonche' alla Commissione Commercio ed Industria del Parlamento europeo. Ha partecipato come relatore a numerosi seminari promossi dai centri di ricerca italiani, quali il Cespi, lo Iai e l'Isae, ed alla scrittura del libro "Italia capace di futuro" e al libro "E noi italiani? Le responsabilita' italiane nella costruzione e nel finanziamento dell'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan nella regione del Caspio". E' stato inviato per "Il manifesto" al vertice di Johannesburg delle Nazioni Uniti sullo sviluppo sostenibile nel settembre 2002 ed al vertice del Wto a Cancun nel settembre 2003. E' membro della steering committee del network internazionale "Focus on Finance" su questioni inerenti la finanza privata e segue dal 2001 i negoziati in sede Ocse per la riforma ambientale delle agenzie di credito all'esportazione] Leggendo i dati sulle conseguenze sociali dell'utilizzo diffuso di armi da fuoco in Brasile, non si puo' che accogliere con entusiasmo e speranza il referendum che si svolgera' nel paese il prossimo 23 ottobre. Il quesito sul quale i cittadini brasiliani saranno chiamati a esprimersi e' molto semplice: "Il commercio delle armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in Brasile?". Se vincera' il si', tale commercio sara' proibito e per il Brasile sara' un'opportunita' unica che potra' generare maggiore sicurezza e stabilita' sociale, con un impatto positivo sullo sviluppo del paese. Il referendum e' un segnale forte che proviene dalla societa' civile e dal popolo brasiliano. * Le armi rappresentano una vera e propria piaga sociale per il paese. Il loro utilizzo coinvolge moltissimi minori, genera migliaia di morti e costa al sistema sanitario 55 milioni di dollari all'anno. Il disarmo e' uno strumento importante per prevenire la criminalita', molto piu' efficace della mera repressione. Gli effetti positivi della campagna di disarmo, che numerose organizzazioni della societa' civile, assieme al governo Lula, hanno svolto nell'ultimo anno, si sono gia' fatti sentire. Secondo un'inchiesta dell'Unesco, pubblicata lo scorso settembre, nel 2004 il numero dei morti per armi da fuoco nel paese e' diminuito del 15,4% rispetto alle previsioni. Sono state risparmiate 5.563 vite. * Il commercio delle armi, fonte di enormi profitti per banche, imprese produttrici e commercianti senza scrupolo, deve essere bandito, non solo in Brasile, ma in tutto il mondo. Cosi' come il commercio degli armamenti, sul quale i governi spendono moltissime risorse che potrebbero essere utilizzate per ridurre la poverta' e favorire lo sviluppo dei paesi poveri. Nel 2003, i paesi dell'area Ocse hanno speso 642 miliardi di dollari in armamenti, contro il 69 destinati alla collaborazione con i paesi piu' poveri. E la cifra per gli armamenti cifra continua a salire fino a toccare ormai i 1.000 miliardi di dollari! Il si' del popolo brasiliano sara' un si' alla vita e un gesto di speranza per tutta l'umanita', ed allo stesso tempo una chiara opposizione a chi cerca il profitto tramite il commercio delle armi ed a chi lo finanzia lavandosene le mani. 6. SOLIDARIETA'. LORELLA PICA: SOS GUATEMALA [Ringraziamo Lorella Pica (per contatti: lorellapic at libero.it) per questa lettera. Lorella Pica, gia' apprezzata pubblica amministratrice, e' impegnata nell'associazione "Sulla strada", nella rivista "Adesso", in molte iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza. Per ulteriori informazioni e per sostenere le attivita' di solidarieta' in America Latina e in Africa dell'associazione "Sulla strada": via Ugo Foscolo 11, 05012 Attigliano (Tr), tel. 0744992760, cell. 3487921454, e-mail: sullastrada at iol.it, sito: www.sullastradaonlus.it; l'associazione promuove anche un periodico, "Adesso", diretto da Arnaldo Casali, che si situa nel solco della proposta di don Primo Mazzolari; per contattare la redazione e per richiederne copia: c. p. 103, 05100 Terni, e-mail: adesso at reteblu.org, sito: www.reteblu.org/adesso] Carissimi, inviamo questa lettera per dare notizie dal nostro villaggio dopo il disastro che si e' abbattuto sul Guatemala. Intanto, dopo le tante telefonate che abbiamo ricevuto per sapere notizie, vi ringraziamo per la vicinanza dimostrata e per questo vogliamo tranquillizzarvi. Il nostro villaggio non ha avuto danni gravi: le "case" hanno avuto danni non gravissimi, ma quello che e' successo ci spinge ad avviare e concludere piu' in fretta possibile il progetto "una casa per tutti" visto che ora (con la cena della solidarieta' del 24 settembre scorso) abbiamo raccolto i soldi necessari per poterlo realizzare; la strada che collega il villaggio ai villaggi vicini e al paese e' completamente inagibile e quindi la scuola in questi giorni e' chiusa in quanto i bambini non la possono raggiungere ne' a piedi ne' con lo "scuolabus" che abbiamo messo loro a disposizione da quest'anno; le famiglie resistono anche se impaurite da tanto disastro. Se tutto va bene ci aspettiamo nei prossimi tempi una grande epidemia di influenze e bronchiti per la pioggia che ha travolto il villaggio. Poiche' le case sono tutte di canne e pali, l'acqua e' potuta entrare tranquillamente e i bambini (e gli adulti) hanno passato e passeranno giorni e giorni bagnati e nel fango. Il nostro "Centro para la salud" e' ben fornito di medicine per queste evenienze (grazie alle medicine che ci regalate e che ad ogni viaggio portiamo nelle nostre valigie) e speriamo di poter far fronte a tutto. Certamente nel nostro prossimo viaggio dovremo chiedervi ancora una volta di regalarci medicine per poter tenere il nostro centro sempre ben fornito. Grazie ancora della generosita' che avete dimostrato e che dimostrate ad ogni occasione. Vi ricordo che, in questi frangenti di disastri naturali, e' soprattutto la generosita' delle persone sensibili come voi che salva le vite e che da' speranza a chi si trova nella disperazione. * Scheda. Una notizia d'agenzia del 10 ottobre E' salito a 652 morti il bilancio ufficiale delle vittime delle inondazioni provocate dalla tempesta tropicale "Stan" nel solo Guatemala, dove almeno 130.000 persone di 421 comuni - secondo fonti governative - hanno subito in qualche misura gli effetti del maltempo e attualmente dipendono totalmente dell'aiuto pubblico. Il villaggio indigeno di Panabaj, situato nel municipio di Santiago Atitlan, 180 chilometri a est della capitale, e' stato completamente sepolto da una frana che avrebbe provocato tra i 1.400 e i 3.000 dispersi. Il presidente Oscar Berger ha gia' dichiarato le aree di Panabaj e Tzanchaj "cimiteri nazionali" disponendo la sospensione delle operazioni di ricerca nel timore che i cadaveri favoriscano il propagare delle epidemie. Berger ha avvisato i guatemaltechi di "prepararsi a ricevere notizie catastrofiche" lanciando un appello alla comunita' internazionale affinche' assista il paese nella distribuzione di aiuti e per la ricostruzione. In base all'ultimo rapporto ufficiale della Protezione civile (Conred), 89.000 persone sono al momento ospitate in alloggi di fortuna, 1.290 case sono state distrutte e altre 5.000 danneggiate; fonti governative hanno stimato che il maltempo avrebbe devastato il 30% delle aree agricole nazionali e causato la morte di 100.000 capi di bestiame. Nel resto del Centroamerica le vittime sono almeno 67 in Salvador, 10 in Nicaragua e quattro in Honduras. 7. UNA SOLA UMANITA'. AIUTIAMO LE VITTIME DEI DISASTRI IN ASIA E IN CENTROAMERICA Nessuno di noi puo' esimersi dal dare un aiuto, per quanto e' nelle sue possibilita', alle popolazioni vittime di questi nuovi disastri in Asia e in America. Ancora una volta riteniamo che sia opportuno destinare i contributi finanziari che e' possibile mettere a disposizione a sostenere quei programmi di intervento che siano svolti da strutture che gia' abbiano dato buona prova di se', che gia' operino nel territorio con la partecipazione della popolazione locale, che promuovano forme di cooperazione dal basso, sostenibili ed autocentrate, con tecnologie appropriate, democratiche e pienamente rispettose dei diritti umani, in una prospettiva equosolidale, partecipativa, ecoiogica e nonviolenta. 8. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: SULLA SPERANZA, ASCOLTANDO BARBARA SPINELLI [Ringraziamo Enrico Peyretti (e.pey at libero.it) per questa mediazione. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Barbara Spinelli e' una prestigiosa giornalista e saggista; tra le sue opere segnaliamo particolarmente Il sonno della memoria, Mondadori, Milano 2001; una selezione di suoi articoli e' in una sezione personale del sito del quotidiano (www.lastampa.it)] Oggi, domenica 9 ottobre 2005, nella comunita' monastica ecumenica di Bose, Barbara Spinelli ha tenuto una conferenza dal titolo "La creazione geme e soffre le doglie del parto" (Romani 8, 22). Non ha parlato del mondo naturale, ma ha svolto una conversazione molto densa e ricca di riferimenti culturali sulla speranza come virtu' legata alla contraddizione di sperare l'insperabile. Non tento neppure di farne una sintesi. Il testo preciso che Barbara Spinelli ha letto, speriamo di vederlo pubblicato (bose at monasterodibose.it). Propongo soltanto tre riflessioni suscitatemi dall'ascolto. Il metodo e il linguaggio che la conferenziera ha usato hanno avuto per me questo interesse: non solo le scritture religiose, sacre, ma allo stesso modo le voci alte di autori filosofici o letterari, anche non credenti in Dio, che sanno leggere nel cuore umano, nelle sue tensioni e nel suo guazzabuglio, sono fonti di sapienza e di intelligenza della vita. Il cuore umano e' la Bibbia di tutti. Sperare non e' avere un conto o un'assicurazione certi, che si possono riscuotere domani, non e' un possesso rinviato, non e' una sicurezza. Ma anche l'insicurezza, fino al deserto di speranza, se viviamo, non e' una condizione finale, necessariamente chiusa. Chi spera e chi dispera si incontrano nel non vedere. Che e' duplice: quello di chi cerca luce di alba all'orizzonte, ma cammina in valle buia; quello di chi ha intravisto e non vede piu'. Cio' che conta nel non vedere, se viviamo, e' non rassegnarsi; farsi occhi di gatto, che scorgono forme e passaggi nel buio. Sperando, non possediamo. Ma, disperati, noi speriamo. Barbara Spinelli ha detto, se ho capito, che condizione necessaria per rinascere e' il sentimento della nostra miseria, l'essere nudi e morti; uno stato di liberta' da ogni vecchio peso. In ogni eta' della vita, ma sempre piu' col tempo, occorre imparare a morire. Morire - quel giorno, ma gia' ora ogni giorno - e' perdere senza essere perduti. L'occhio di gatto nel buio avverte che qualcuno non perde me. Allora, la speranza non e' mia: Dio e' colui che spera in me, che spera in noi, che non dispera dopo tutte le delusioni e smentite che gli diamo. E non certo perche' siamo forti e buoni, ma proprio perche' deboli e manchevoli come siamo. Dio prega noi, prima che noi preghiamo lui, prima che soltanto ci accorgiamo di lui. Come per Elia, il profeta focoso, e' nella perdita e nella disperazione che possiamo percepire la sua voce di silenzio sottile. Non si tratta di leggi o di obblighi: e' bene e bello corrispondere alla speranza di chi spera in noi. 9. INIZIATIVE. UN APPELLO E UN'INIZIATIVA PER I BENI COMUNI E I DIRITTI SOCIALI [Da numerose persone amiche abbiamo ricevuto e volentieri diffondiamo il seguente appello sottoscritto da molte organizzazioni della solidarieta', sindacali e politiche, che convoca una manifestazione nazionale a Roma il 15 ottobre "Per la difesa dei diritti sociali e del lavoro, per i beni comuni e i servizi pubblici, contro la direttiva Bolkestein e gli accordi dell'Organizzazione mondiale del commercio (Gats-Agcs)"] Acqua, aria, energia, territorio, ambiente sono beni comuni naturali necessari alla sopravvivenza delle persone e alla stessa vita sulla Terra. Non possono divenire merci al servizio dei profitti delle multinazionali. Casa, istruzione, salute, previdenza, trasporti, formazione, conoscenza e cultura sono beni comuni sociali, di cui i servizi pubblici rappresentano la garanzia di universalita'. Non possono essere privatizzati e gestiti con logiche di profitto. Trent'anni di pensiero unico liberista hanno trasformato i beni comuni ed i servizi pubblici in beni economici, e i diritti universali in merci da comprare. Vogliono un orizzonte in cui ciascun individuo si trovi solo e proiettato sul mercato del lavoro in diretta competizione con tutti gli altri. Vogliono far scomparire ogni spazio pubblico e con esso i diritti sociali, del lavoro e di cittadinanza. Oggi piu' che mai, diritti del lavoro, beni comuni e servizi pubblici sono sotto attacco: a) a livello globale, attraverso i negoziati dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, che spingono verso la completa liberalizzazione dei servizi (Gats/Agcs) e verso la totale deregolamentazione del lavoro (Nama), consolidando il dominio dei paesi ricchi sul sud del mondo. Decisivi sotto questo aspetto saranno i prossimi appuntamenti di meta' ottobre a Ginevra e di meta' dicembre ad Honk Kong; b) a livello europeo, attraverso la direttiva Bolkestein che si prefigge la privatizzazione di tutte le attivita' di servizio, la deregolamentazione e la completa precarizzazione delle prestazioni di lavoro attraverso il principio del paese d'origine, l'azzeramento dei poteri decisionali degli enti locali. Il voto del Parlamento Europeo sulla direttiva e' previsto per fine ottobre; c) a livello nazionale e locale, con l'avanzamento dei processi di privatizzazione e il deterioramento dei servizi pubblici, privati di risorse finanziarie e di personale, mentre aumentano senza soluzione di continuita' le spese militari e di guerra. E' ora di cambiare. E' ora di dire basta a questa continua sottrazione di diritti sociali e di cittadinanza. E' ora di dire basta alla precarizzazione del lavoro e della vita. * Tra i primi firmatari: Campagna nazionale "Stop Bolkestein! Stop Gats", Arci, Attac Italia, Abruzzo social forum, Beati i costruttori di Pace, "Carta", "Cns - Ecologia Politica", Confederazione Cobas, Campagna per la riforma della Banca mondiale, Filcem Cgil, Fiom Cgil, Flc Cgil, Forum ambientalista, Forum per la democrazia costituzionale europea, Fp Cgil, Giuristi democratici di Roma, "Il manifesto", Legambiente, "Liberazione", Lunaria, Marcia mondiale delle donne, Punto rosso - Forum mondiale delle alternative, Rete Lilliput, Rete verso il forum italiano dei movimenti per l'acqua, "Erre", S.in Cobas, Sult, Unione degli studenti, Unione degli universitari * Per adesioni: 15 ottobre at stopbolkestein.it Per informazioni: www.stopbolkestein.it o anche www.attac.it 10. MAESTRE. SIMONE WEIL: COME OGGI [Da Simone Weil, Sulla Germania totalitaria, Adelphi, Milano 1990, p. 208 (e' un frammento dal saggio "Riflessioni sulle origini dello hitlerismo", scritto nel 1939. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] La morale era la stessa di oggi; come oggi si praticava poco; e come oggi tutti quelli che facevano la guerra dicevano, a torto o a ragione, che la facevano per evitarla meglio. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1082 del 13 ottobre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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