[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 1080
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1080
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 11 Oct 2005 00:34:16 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1080 dell'11 ottobre 2005 Sommario di questo numero: 1. Osvaldo Ercoli e Peppe Sini: Si', dal Brasile al mondo 2. Fernanda Abreu: Si' 3. Andrea Zeccato: Brasile al voto contro la morte 4. Anna Maria Bruzzone: Si' 5. "Mani tese": Si' 6. Pietro M. Toesca: Si' 7. Un nuovo sondaggio: Fortaleza dice si' 8. Andrea Trentini:Un incontro a Rovereto per il si' al referendum per il disarmo 9. "Vita": Il primo referendum in Brasile 10. Stella Spinelli: Il Brasile si prepara al referendum per abolire le armi da fuoco 11. Luciano Bonfrate: Week-end a Lampedusa 12. Il "Cos in rete" di ottobre 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. OSVALDO ERCOLI E PEPPE SINI: SI', DAL BRASILE AL MONDO [Osvaldo Ercoli, gia' professore amatissimo da generazioni di allievi, gia' consigliere comunale e provinciale, impegnato nel volontariato, nella difesa dell'ambiente, per la pace e i diritti di tutti, e' per unanime consenso nel viterbese una delle piu' prestigiose autorita' morali. Il suo rigore etico e la sua limpida generosita' a Viterbo sono proverbiali. Peppe Sini e' il sarto che cuce ogni giorno questo foglio] Ci e' apparso subito chiaro che il referendum brasiliano per proibire il commercio delle armi da fuoco non e' un fatto fra tanti, ma la cosa piu' importante di questo anno 2005. Poiche' e' l'evento storico piu' carico di futuro, di speranza, di umanita', tra quanti fin qui avvenuti quest'anno, e forse da molti anni a questa parte. Perche' e' l'atto piu' concreto tra quanti oggi vengono compiuti (assai pochi, invero) affinche' l'umanita' un futuro abbia. Perche' la vittoria dei si' nel referendum brasiliano schiude una via di pace e di civile convivenza all'umanita' intera. * I termini della questione sono cosi' nitidi che si prova un sentimento di pudore a riassumerli ancora una volta. Con una domanda semplice e chiara si chiede al popolo brasiliano: "Il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito in Brasile?". Si' o no. Nel dibattito in corso in Brasile molto si ragiona di statistiche, di ricerche scientifiche, di studi condotti da prestigiosissime istituzioni culturali nazionali e internazionali. E indubbiamente i dati numerici della strage infinita provocata ogni anno dall'enorme disponibilita' di armi da fuoco in quel paese e altrove sono tremendi, raccapriccianti. Ma a noi pare che, al di la' dei dati statistici che descrivono una situazione orribile, il nocciolo della questione sia assai semplice, e ineludibile: se con il si' al referendum si salvasse anche una sola vita umana, e non decine di migliaia ogni anno, occorerebbe dire comunque si' al disarmo. Poiche' ogni vita umana e' un valore infinito, poiche' ogni essere umano ha diritto a vivere. Per questo il referendum brasiliano non riguarda solo il Brasile ma interpella e convoca l'umanita' intera: cio' su cui il popolo brasiliano e' chiamato alle urne il 23 ottobre e' il diritto a vivere di ogni essere umano, il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso. * Molte cose di questo mondo sono complicate e non hanno soluzioni semplici. Lo sappiamo; non siamo ingenui, non possiamo permettercelo. Ma sappiamo anche che quando le cose sono semplici complicarle serve solo a fare confusione e a creare le condizioni favorevoli all'inganno. E qui le cose sono semplici come non mai. La vita contro la morte, il diritto contro la barbarie, il salvare le vite contro il sopprimere le vite. Il vivo, palpitante, luminoso corpo umano da preservare come la gemma piu' preziosa del creato, contro le gelide armi assassine. Il referendum brasiliano propone questa scelta: salvare le vite degli esseri umani oppure no. Noi diciamo si' a salvare le vite degli esseri umani. Noi chiediamo che l'intera umanita' dica si' al diritto a vivere di ogni essere umano, e che ogni singolo essere umano dica si' al diritto a vivere dell'umanita' intera. * Noi siamo di quelli che non accettano l'ignobile ipocrisia dei discorsi astratti, del compromesso subdolo, del fine che giustifica i mezzi, del sotterfugio che rende complici degli assassini. Noi siamo di quelli che amano che il proprio dire sia "si' si', no no". Al diritto a vivere di ogni essere umano diciamo si', alla pace diciamo si', al disarmo diciamo si'. A tutte le guerre, le stragi, le uccisioni ci opponiano; a tutte le imprese che recano morte e devastazione ci opponiamo; ci opponiamo a tutti i profitti realizzati gettando nello strazio e nel nulla della morte i corpi e le vite degli esseri umani. * In questi giorni in un paese africano si svolgono importanti elezioni, un candidato sta facendo la sua campagna elettorale dicendo una cosa semplice e chiara: che non ha mai fatto morire nessuno. Felice il giorno in cui tutti i candidati alle elezioni in tutti i paesi del mondo si presenteranno potendo dir questa semplice frase: di non aver mai fatto morire nessuno, di non aver giammai stretto patti con gli assassini. Se l'umanita' avra' un futuro, questo sara' il criterio decisivo della politica nuova e vera: tu non uccidere. E questo verra' chiesto a chi vorra' adoperarsi per il bene comune: che quel bene sia davvero comune, ovvero tutti raggiunga. Ovvero, che nessuno sia privato del bene piu' grande senza del quale nessun bene si da': che nessuno sia ucciso. Chiamiamo nonviolenza la scelta di lottare contro tutte le uccisioni; la scelta di volere la vita, la dignita', il bene per ogni essere umano. La scelta di sentirci parte di una sola umanita'. La scelta di fare quanto e' in nostro potere contro ogni menzogna, ogni ingiustizia, ogni violenza, ogni uccisione. * Noi che firmiamo questo appello siamo due vecchi amici persuasi della necessita' del disarmo. Il piu' anziano di noi ha personale ricordo della seconda guerra mondiale che provoco' cinquanta milioni di morti e devasto' anche il nostro paese. La guerra, che e' il terrorismo piu' grande ed orribile. La guerra, che si fa perche' vi sono le armi per farla. In anni recenti, ma che oggi sembrano lontani, insieme siamo stati pubblici amministratori solleciti del bene comune, insieme abbiamo condotto e preso parte a molte lotte per difendere l'ambiente da scelte sciagurate, per contrastare il regime della corruzione e i poteri criminali, per dare solidarieta' a chi soffre dolore e subisce ingiustizia, per affermare concretamente la dignita' umana di tutti gli esseri umani. Abbiamo una visione della vita che riconosce ad ogni persona il diritto a pensare le sue idee e non quelle imposte da altri; che riconosce ad ogni persona tutti i diritti umani, diritti che a tutti gli esseri umani devono essere riconosciuti, poiche' escludere da essi qualcuno significa negarli del tutto. Insieme eravamo nel 1999 ad Aviano a cercar di fermare con l'azione diretta nonviolenta almeno per qualche ora i decolli dei bombardieri che straziavano e massacravano la popolazione civile dell'altro lato dell'Adriatico. Siamo vecchi amici, possiamo guardarci negli occhi, possiamo parlare a voce alta, la nostra parola ha un valore. * E se la nostra parola ha un valore, e nessun altro valore pretendiamo che abbia se non quello che deve essere dato alla parola di ogni essere umano che parli ed agisca secondo scienza e coscienza, la nostra parola oggi e' dunque: si' al referendum brasiliano per proibire il mercato degli strumenti di morte. Si' al disarmo. Si al diritto di tutti gli esseri umani a vivere, e a vivere una vita serena e dignitosa, sobria e solidale, onesta e felice. Si' all'umanita', che possa la sua avventura proseguire nella storia in forme sempre piu' civili, piu' fraterne e sororali, piu' limpide e piu' rigorose, piu' armoniose e rispettose di ogni persona e della natura tutta, la casa comune in cui tutti abitiamo e di cui siamo parte. Si' alla verita', si' alla giustizia, si' alla pace. Si' al referendum brasiliano del 23 ottobre per proibire le armi assassine. Il 23 ottobre vinca l'umanita' in Brasile, e da li' si propaghi il disarmo in tutto il mondo. 2. VOCI DAL BRASILE: FERNANDA ABREU: SI' [Dal sito www.referendosim.com.br riprendiamo la seguente dichiarazione. Fernanda Abreu (Rio de Janeiro, 1961), "musa della samba funk brasiliana", e' una notissima musicista e cantante, assai amata dal pubblico brasiliano] Viviamo in una societa' dell'eccesso, in cui le armi sono un simbolo assai potente. Se si permette che l'intera popolazione imbracci le armi, e' assai probabile che tutto degeneri nel caos e nella barbarie. Si' al referendum per il disarmo. 3. 23 OTTOBRE. ANDREA ZECCATO: BRASILE AL VOTO CONTRO LA MORTE [Dal sito di "Musibrasil" (http://musibrasil.net) riprendiamo il seguente articolo. L'associazione "Musibrasil" e' impegnata a sostegno del si' al referendum, ed ha anche promosso un appello a tal fine, gia' pubblicato anche su questo foglio, e disponibile nel sito citato. Andrea Zeccato e' editorialista di "Musibrasil"] Ottobre e', per tradizione, mese elettorale in Brasile. L'anno scorso di questi tempi vi furono le elezioni amministrative, mentre per il 2006 sono previste le presidenziali e le politiche. Anche l'ottobre 2005 contempla una chiamata alle urne per i cittadini brasiliani, poiche' domenica 23 si svolgera' il referendum sul commercio delle armi da fuoco e munizioni. Gli aventi diritto al voto (122.042.825 di cittadini) dovranno esprimersi sul seguente quesito: "Il commercio di armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito in Brasile?". * Con 406.000 urne elettroniche disseminate in tutto il Brasile, il referendum del 23 ottobre sara', inoltre, non solo interamente caratterizzato dal ricorso all'elettronica, ma guadagnera' anche un particolare primato, quello di maggiore consultazione popolare informatizzata del mondo. Di passaggio va detto che, per determinare a quali tasti numerici delle macchine elettroniche collocate nelle cabine andassero collegate le due possibili scelte di voto, si e' fatto ricorso al sorteggio, il cui esito ha assegnato al "si'" il numero 2 e al "no" il numero 1. Come per le elezioni, anche nel caso del referendum il voto e' obbligatorio per i cittadini con eta' compresa fra 18 e 70 anni, facoltativo per i 16-18enni e per gli ultrasettantenni, mentre non vi e' obbligo di voto per i brasiliani residenti all'estero. * La Costituzione brasiliana prevede due tipi di consultazione popolare, entrambe a iniziativa statale: il plebiscito e, appunto, il referendum. Mentre con il primo si chiede al popolo di scegliere quale futuro assetto giuridico dare a un determinato istituto, il secondo concerne la ratifica di un provvedimento gia' vigente (o una sua singola parte). Storicamente furono rilevanti i plebisciti del 1963, quando dopo un'infelice parentesi di governi parlamentari si torno' al sistema presidenziale, e del 1993, allorche' furono confermate la forma di stato repubblicana e la forma di governo presidenziale. Per la stessa natura del referendum - che non e' promosso dal popolo, ma dai suoi rappresentanti - la Costituzione non richiede il raggiungimento di un quorum perche' esso sia valido. * Pertanto, se il 23 ottobre prossimo i si' raggiungeranno la maggioranza semplice dei voti espressi, il commercio di armi e delle munizioni sara' proibito, e nessun cittadino - compresi quanti gia' posseggono un'arma registrata - potra' acquistarne lecitamente (anche l'importazione sara' proibita). Le sole, ovvie, eccezioni riguarderanno gli appartenenti alle forze armate, gli agenti delle varie polizie (federale, statale e locale), i magistrati, i membri dei servizi segreti, i dipendenti delle imprese di sicurezza privata e i praticanti di sport come il tiro e la caccia (qualora in possesso di autorizzazione). In caso di prevalenza dei no restera' in vigore la disciplina attuale, secondo cui puo' comprare legalmente armi - e conseguentemente puo' tenerle in casa o nel luogo di lavoro - chi ha oltre 25 anni, non ha subito condanne penali, e' in possesso di adeguate e certificate condizioni psicologiche e ha imparato a usare l'arma in una scuola specializzata, mentre chi e' proprietario di un'arma registrata potra' continuare ad acquistare una limitata quantita' di munizioni. * Sotto il profilo giuridico, il referendum del 23 ottobre deriva dall'"Estatudo do desarmamento" (Statuto del disarmo), provvedimento approvato nel dicembre del 2003 con lo scopo di dare una disciplina organica alla materia. Ad esso e' seguita, nel 2004, la campagna per la consegna volontaria delle armi da fuoco. In pratica si e' chiesto ai cittadini di consegnare alle autorita' le armi in proprio possesso (anche se detenute illegalmente), offrendo un compenso in denaro a chi aderiva. La campagna ha avuto un insperato successo (sono gia' state consegnate piu' di 400.000 armi) ed e' stata prorogata oltre i sei mesi inizialmente previsti. Si concludera' proprio il prossimo 23 ottobre. L'articolo 35 dell'Estatudo do desarmamento, proibendo il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni su tutto il territorio brasiliano, ha affidato al popolo il compito di ratificare la norma stessa e quindi nel luglio scorso e' stato approvato il decreto d'indizione del referendum. Al Congresso hanno votato a favore del provvedimento attuativo i rappresentanti di Pt, Pcdob, Pv, Psb, Ppp, Psbd e Pmdb, si sono espressi contro quelli del reazionario Prona, mentre i vertici di Pdt, Pl, Pp, Pfl e Ptb non hanno dato indicazioni ai rispettivi parlamentari. * La campagna referendaria, iniziata il primo ottobre scorso, ha per protagonisti il `Fronte parlamentare per un Brasile senza armi`, che sostiene le ragioni del si' ed e' capeggiato dal presidente del senado, l'alagoano Renan Calheiros (Pmdb) e il "Fronte parlamentare per il diritto alla legittima difesa", che chiede ai cittadini di votare no e ha nel deputato eletto nel distretto federale di Brasilia Alberto Fraga (Pfl) il suo presidente. Ognuna delle coalizioni ha a disposizione dieci minuti al giorno di propaganda gratuita sia alla radio che alla televisione, in quattro fasce orarie (e vale la pena notare che una delle due fasce televisive va dalle 20,30 alle 20,40, situandosi cosi' proprio nel prime-time serale). * Per comprendere la posta in gioco il 23 ottobre e per meglio comprendere le tesi dei due schieramenti e' opportuno soffermarsi sull'attuale situazione e su alcuni dati statistici relativi all'uso delle armi in Brasile. In primo luogo va detto che, secondo stime attendibili, le armi presenti in Brasile ammontano a circa diciotto milioni di esemplari, di cui il 90% appartiene a privati cittadini e solo il restante 10% allo stato. Le vendite legali di armi leggere si situano attorno ai 50.000 esemplari l'anno. La maggior parte di esse sono di produzione brasiliana e provengono dagli stabilimenti delle due imprese leader del settore, la Taurus-Rossi e la Companhia brasileira de cartuchos (che hanno complessivamente fatturato circa 400 milioni di reali nel 2004). * In secondo luogo (e affrontando la questione da un punto di vista piu' marcatamente statistico), occorre attingere ai dati forniti da un'organizzazione internazionale super partes, l'Unesco, che il 27 giugno scorso ha reso pubblico uno studio sull'argomento, presentato in Brasile con il titolo "Mortes matadas por armas de fogo no Brasil 1979-2003". Dal documento dell'Unesco si evince che, nel periodo considerato, le armi da fuoco hanno causato in Brasile piu' di 550.000 decessi (terza causa di morte, dopo le patologie cardiache e quelle cerebrovascolari). Inoltre, se fra il 1979 e il 2003 la popolazione e' cresciuta del 51,8%, le morti violente hanno avuto un tragico incremento pari al 461,8% con gli omicidi aumentati del 542,7% e i suicidi del 75% (le morti accidentali sono, invece, diminuite del 16,1%). Realizzato in base ai dati del sistema d'informazione sulla mortalita' (curato dal Ministero della Salute brasiliano), lo studio e' andato oltre il solo dato nazionale, confrontando le cifre dei morti per arma da fuoco con il numero delle vittime di 26 conflitti armati avvenuti in 25 paesi del mondo in diversi periodi. Ne risulta un dato sconvolgente: pur non essendosi verificati ne' conflitti religiosi, ne' guerre contro stati confinanti, ne' tantomeno avendosi una lotta politica armata interna (come avviene in Colombia, ad esempio), in Brasile si sono avute piu' vittime a causa di armi da fuoco rispetto a nazioni protagoniste di guerre. Infatti fra il 1993 e il 2003 questa causa di morte ha prodotto, in Brasile, 325.551 vittime. Di conseguenza, la media dei decessi a causa delle armi da fuoco nel paese latino-americano e' superiore a quella causata dalla guerra del Golfo, dall`insieme della prima e seconda Intifada, e dal conflitto nord-irlandese. In termini assoluti, il totale delle vittime avutesi in Brasile e' di poco inferiore soltanto a quello della guerra civile in Angola (che si attesterebbero a circa 550.000 in 27 anni) e della guerra civile in Guatemala (che tra il 1970 e il 1994 avrebbe mietuto 400.000 vite umane. Quanto all'eta' delle vittime, il dato e' davvero sconvolgente poiche' il 44,1 per cento di esse e' compreso tra i 15 e i 24 anni. In questa fascia d'eta' sono proprio le armi da fuoco a causare il piu' alto numero di decessi, con un'incidenza molto maggiore rispetto alla seconda (gli incidenti stradali). E va detto che i paesi nel mondo dove le morti per arma da fuoco superano quelle per incidenti stradali sono esclusivamente quelli belligeranti. In riferimento alla ricaduta economica del fenomeno sul bilancio della sanita' pubblica, e' stato reso noto che, nel solo 2002, per curare i feriti da arma da fuoco sono stati spesi fra 130 e 140 milioni di reali. * Come si puo' facilmente immaginare, il referendum sulla proibizione della commercializzazione delle armi non coinvolge solo i due schieramenti parlamentari citati in precedenza, ma anche la societa' civile. Allo slogan: "Il 23 ottobre diciamo si' alla vita. Votiamo per il disarmo", lanciato dal "Fronte parlamentare per un Brasile senza armi", hanno aderito molte organizzazioni non governative e le comunita' religiose di base, mentre il "Fronte parlamentare per il diritto alla legittima difesa" e' affiancato dalle imprese che fabbricano armi, dai proprietari terrieri e da molti dei gruppi editoriali del paese (il noto settimanale "Veja", ad esempio, ha chiaramente preso posizione per il no, ritenendo fra l'altro che il quesito sia stato formulato in modo scorretto). * Gli appartenenti al "Fronte parlamentare per un Brasile senza armi" e i loro alleati confrontano i dati negativi dello studio dell'Unesco con l'esito positivo della campagna per la consegna volontaria delle armi da fuoco, e ne traggono la conseguenza che solo la vittoria del si' puo' consentire al Brasile di proseguire lungo la via tracciata dall'Estatudo do desarmamento. Poiche' le statistiche mostrano come il piu' delle volte gli assassini operano con armi rubate ai cittadini, essi fanno inoltre notare che la proibizione del commercio delle armi otterrebbe un duplice effetto. Da un lato otterrebbe il risultato minimo (ma non disprezzabile) di ridurre i crimini passionali, i suicidi e gli incidenti causati dalla presenza di pistole o fucili nelle case. Dall'altro genererebbe anche un calo dei crimini in generale. Riguardo a questo aspetto del problema (e citando dati della polizia federale) i fautori del si' rilevano che, grazie alla campagna per il disarmo volontario, si e' avuta una consistente diminuzione del numero di armi legali rubate (da 40.000 nel 2003 a 15.000 nel 2004). Inoltre, citando ancora statistiche prodotte dalla polizia federale, nel solo Parana' il numero degli omicidi e' calato del 20% e quello dei ricoveri ospedalieri per lesioni da arma da fuoco del 34%, mentre nello stato di Sao Paulo il numero degli omicidi e' diminuito del 18,5% e la quantita' di armi in circolazione del 24%. Infine sono resi noti studi criminologici per sostenere che tenere in casa un'arma non offre affatto maggior sicurezza contro gli assalitori (come si sarebbe tentati di credere), poiche' - secondo una ricerca dell'Instituto de estudos da religiao - chi reagisce a una violenza usando armi da fuoco ha 180 volte piu' possibilita' di restare vittima dell'assalitore, rispetto a chi non ne fa uso. Queste argomentazioni rappresentano senza dubbio importanti carte da giocare da parte del fronte del si'. Esso deve pero' guardarsi dall'errore di far credere all'elettorato che la fine della commercializzazione delle armi in Brasile coincida con la fine della violenza, che come e' noto trova linfa nelle gravi disuguaglianze sociali che tuttora caratterizzano il paese latinoamericano. * A sua volta il "Fronte parlamentare per il diritto alla legittima difesa" afferma che se prevalesse il si' verrebbe di fatto abolito il principio di autodifesa del cittadino, riconosciuto da tutti gli ordinamenti giuridici. Di conseguenza il cittadino onesto, privato della possibilita' di usare un'arma, finirebbe con l'offrirsi alla violenza di chi attenta alla sua liberta' o ai suoi beni. Inoltre si evidenzia l'illusorieta' dell'eventuale vittoria del si', poiche' le armi entrerebbero ugualmente in Brasile (importate clandestinamente dai paesi vicini) e, inoltre, si sostiene che il quesito e' ingannevole perche' sottintende che la fine del commercio delle armi sferrerebbe un grave colpo alla criminalita'. Al contrario, secondo il fronte del no, solo una profonda riforma del settore della pubblica sicurezza puo' produrre miglioramenti nella lotta al crimine. Si fa poi osservare che la criminalita' organizzata usa per lo piu' armi pesanti, acquistate dall'estero o rubate all'esercito o addirittura vendute da militari corrotti e, quindi, la fine del commercio legale delle armi non inciderebbe su tutto cio'. I sostenitori del no, contestando i dati sulle armi circolanti in Brasile, affermano che se ne producono circa 200.000 l'anno, di cui il 90% e' esportato. Della parte restante solo circa 20.000 esemplari sono posti in vendita e di questi solo circa 3.000 sono acquistati da privati cittadini. Mentre le armi illegali presenti nel paese ammonterebbero a circa otto milioni, dicono i sostenitori del no, il referendum si preoccupa di stabilire la sorte di 3.000 armi legali. Infine si fa notare che in un paese continente come il Brasile, detenere un'arma rappresenta piu' un fatto culturale (come, d'altra parte, avviene in molte zone degli Stati Uniti e di altre nazioni dalla superficie molto estesa) che un indice di aggressivita'. Per questa ragione chi risiede in luoghi sperduti trova nel possesso di un'arma la forma piu' immediata di autodifesa, non solo a tutela della vita e della proprieta', ma anche contro le aggressioni degli animali. * Come detto in precedenza, dal primo ottobre e' iniziata la campagna referendaria ed entrambi gli schieramenti sono ricorsi a famosi pubblicitari per produrre gli spot con i quali intendono convincere i cittadini. Il "Fronte parlamentare per un Brasile senza armi" (che, fra l'altro, ha l'appoggio del governo federale) fa affidamento su Paulo Alves (che ha lavorato per gli ex presidenti Itamar Franco e Tancredo Neves) ed Elysio Pires, e contera' altresi' sull'appoggio di parecchi personaggi del mondo dello spettacolo come Fernanda Abreu e Marcelo Yuka. Il "Fronte parlamentare per il diritto alla legittima difesa" conta sull'impegno di Chico Santa Rita, famoso fin dall'epoca dell'elezione di Fernando Collor de Mello alla presidenza e autore della campagna a favore del sistema presidenziale nel plebiscito del 1993. Considerando il tema del referendum e gli argomenti addotti a favore delle due tesi, e' facile immaginare che la campagna pubblicitaria di entrambi i fronti puntera' molto sul lato emotivo della questione. Il compito dei sostenitori del no appare pero' arduo, almeno stando ai sondaggi, che prevedono il si' nettamente in testa. 4. 23 OTTOBRE. ANNA MARIA BRUZZONE: SI' [Ringraziamo Anna Maria Bruzzone per il suo sostegno al referendum brasiliano per il disarmo, pervenutoci attraverso Rachele Farina ed Enrico Peyretti. Anna Maria Bruzzone e' nata a Mondovi' e vive a Torino, dove ha insegnato. Storica, saggista, ricercatrice sociale, acuta scrittrice di storia orale e delle donne, impegnata per la pace e la dignita' umana. Opere di Anna Maria Bruzzone: (con Rachele Farina), La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, La Pietra, Milano 1976, seconda edizione riveduta Bollati Boringhieri, Torino 2003; (con Lidia Beccaria Rolfi), Le donne di Ravensbrueck, Einaudi, Torino 1978; Ci chiamavano matti, Einaudi, Torino 1979; (con Anna Bravo), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995] Esprimo anch'io con piena convinzione una forte solidarieta' al referendum brasiliano per il disarmo. 5. 23 OTTOBRE. "MANI TESE": SI' [Dal sito di "Mani tese" (www.manitese.it) riprendiamo la seguente dichiarazione. "Mani tese" e' una delle piu' importanti ong italiane (per contatti: segreteria nazionale, piazza Gambara 7/9, 20146 Milano, tel. +39 024075165, fax: +39 024046890, numero verde: 800552456, e-mail: manitese at manitese.it)] Due mani che spezzano un'arma da fuoco. Questo uno dei simboli piu' conosciuti del movimento nonviolento in Italia e nel mondo. Secondo dati dell'Unesco in dieci anni, dal 1993 al 2003, sono 325.551 brasiliani uccisi da armi da fuoco. Una cifra impressionante, addirittura superiore, ad esempio, alle 200.000 vittime indigene del genocidio in Guatemala. Basti pensare che tra i giovani brasiliani le armi da fuoco sono la prima causa di morte e rappresentano la causa di oltre il 61% dei casi di lesioni invalidanti. Sono cifre paragonabili a quelle di uno stato in guerra Anche in Italia dobbiamo sentirci responsabili perche' il nostro paese e' il secondo produttore al mondo di armi e, come scrive Riccardo Troisi della "rete italiana per il disarmo", ogni anno l'Italia esporta in Brasile armi da fuoco e munizioni per un valore di oltre 10 milioni di dollari. * Mani Tese, da oltre 40 anni, promuove una solidarieta' che parte dall'incontro tra popoli e culture. In Brasile collaboriamo da anni con i Sem Terra, il movimento contadino dei senza terra che promuove occupazioni di terre incolte, combatte la violenza del sistema latifondista e lotta da anni per una equa riforma agraria. Il Movimento Sem Terra (in sigla: Mst) dichiara: "Siamo contrari alla vendita di armi in Brasile e ci uniamo a tutte le forze progressiste della nostra societa' per impedire legalmente questo processo di violenza sociale. Ogni anno la vita di 40.000 brasiliani e brasiliane e' spezzata, per la maggior parte giovani, poveri, neri e mulatti, che vivono nelle periferie delle citta'. Per il Movimento Sem Terra il disarmo e' una necessita' per la civilta' della nostra societa'". In un documento diffuso dal Mst leggiamo: "La lotta per il disarmo e' fondamentale per la costruzione di una cultura per la valorizzazione della vita ed il rispetto della dignita' umana. Questa e' fondamentale per la lotta contro la cultura di violenza, contro l'intolleranza e contro le disuguaglianze, in tutte le loro manifestazioni". * Quello brasiliano e' il primo referendum al mondo che chiede ai cittadini di un'intera nazione di mettere al bando le armi. Il tema delle armi risulta quindi centrale perche' strumento di morte, di lucri illegali e al servizio delle mafie. Appoggiamo con decisione, dunque, la proposta di Nanni Salio, una delle voci piu' importanti del movimento nonviolento in Italia, che recentemente ha scritto: "L'iniziativa del referendum brasiliano e' lodevole e dovrebbe essere proposta in ogni paese. Potrebbero essere le stesse Nazioni Unite a farsene carico su larga scala". * Il Comitato brasiliano per il si' conclude il documento di lancio del referendum scrivendo: "La sola proibizione del commercio delle armi da fuoco e delle munizioni non puo' risolvere il problema della criminalita'. Ma e' un passo fondamentale nella direzione di una societa' piu' sicura. Dobbiamo continuare a lavorare per accordi internazionali per il disarmo, per migliorare il sistema di giustizia e per la riduzione della disuguaglianza sociale nel nostro paese. Ma per questo e' necessario fare un primo passo: il giorno 23 ottobre ci sara' il primo referendum nella storia del Brasile. E' la nostra opportunita' per mostrare in che tipo di societa' vogliamo vivere. La vittoria del si' puo' essere l'inizio di una nuova storia che comincia nel "voltar pagina" per l'(in)sicurezza in Brasile". * Mani Tese e' al fianco del Movimento Sem Terra e di tutte le organizzazioni del Comitato per il si', esprime loro un forte incoraggiamento ad andare avanti nella campagna ed augura una grande vittoria a tutto il popolo brasiliano che crede in una societa' migliore. La vittoria di questo referendum e' importante ben oltre i confini nazionali e continentali. La nonviolenza e' in cammino verso una societa' piu' giusta. 6. 23 OTTOBRE. PIETRO M. TOESCA: SI' [Ringraziamo Pietro Toesca (per contatti: presidenza at artsangimignano.org) per questo intervento. "Pietro M. Toesca e' nato a Torino nel 1927, ha insegnato filosofia e storia nel liceo Virgilio di Roma e poi filosofia nelle sue varie versioni (teoretica, della storia, delle scienze) all'Universita' 'La Sapienza' di Roma e a Parma. Dimessosi nell'80 per dignita' e rifiuto di connivenza con l'Accademia ricostruita, insegna ora nella Universita' del Territorio della Rete delle piccole citta' storiche. Ha scritto una montagna di libri, forse piu' o meno inutili, su Platone, Pascal, Marx, sulla filosofia contemporanea, su scienza e potere, su cultura e politica, sulla scuola, sull'arte, sui grandi scrittori come Omero, Dante, Ariosto, Cervantes e Collodi. Si e' occupato e ha scritto di psichiatria e di psicologia sociale. Dirige una piccola editrice cooperativa, Nuovi Quaderni, e una rivista critica di ecologia territoriale, 'Eupolis'. Vive a San Gimignano"] E' come una grande boccata d'aria ogni volta che si sente notizia di iniziative come quella brasiliana sul problema delle armi private. Gia' il buon Orlando (quello Furioso) di Lodovico Ariosto e l'altrettanto buon don Chisciotte hanno distrutto l'archibugio percependo subito e prevedendo che l'invenzione avrebbe semplicemente alzato il livello di ogni conflitto e di ogni contrasto. Perche' questo grande amore per le armi pubbliche e private? E' qui che deve agire il pensiero: esse non servono allo scopo per cui si dice che vengono costruite, alla difesa. Sono in ogni caso distruttive, connesse alla morte e non alla vita. Un'umanita' armata e' un'umanita' che ha rinunziato al rapporto, alla generosa fiducia, a costruire una societa' fondandola su quella fiducia e sull'esercizio ininterrotto della reciprocita'. Come difendersi dai delinquenti? Ma piuttosto, e prima di tutto: come creare le condizioni per il non formarsi della delinquenza (anche in noi, quella di riflesso)? Perche' non impegnarsi a costruire un mondo di vita, un gioioso contesto di solidarieta' che accompagni ogni vivente nel buon cammino che gli e' dato e lo aiuti nelle circcostanze dolorose che inevitabilmente (la morte, almeno!) gli possono capitare? Oltretutto, i primi ad acquistare armi nel caso della libera vendita ai privati, sono proprio i delinquenti. Questa iniziativa brasiliana e' un forte segno, che fa evidentemente parte del grande movimento di presa di coscienza della dignita' dell'uomo, del diritto alla vita, che attraversa in questo inizio di millennio tutta l'umanita'. 7. 23 OTTOBRE. UN NUOVO SONDAGGIO: FORTALEZA DICE SI' [Dal sito www.referendosim.com.br riprendiamo la seguente notizia dell'ennesimo sondaggio. Rileviamo ancora una volta quanto siano limitati - in questo come nei sondaggi precedenti - i campioni di popolazione consultati] Una ricerca realizzata dal giornale "O Povo" ("Il popolo") e dall'istituto UltraData rileva che il 61,5% della popolazione di Fortaleza (nello stato del Ceara') e' a favore della proibizione del commercio delle armi e delle munizioni in Brasile. Degli intervistati soltanto il 27,7% sono contrari, e il 10%8 sono indecisi. Il sondaggio mostra il si' in vantaggio in tutte le fascie d'eta', i livelli di scolarizzazione e le fascie di reddito. Sono state intervistate 611 persone, tra il 23 e il 27 settembre. Il rilevamento mostra anche che l'81,5% della popolazione della capitale delo stato brasiliano del Ceara' e' informata del fatto che si svolgera' un referendum. Considerando soltanto i voti validi, il si' raggiunge il 68% delle itnenzioni di voto. Il margine di errore della ricerca secondo gli autori potrebbe essere di 3,8 punti percentuali in piu' o in meno. 8. 23 OTTORE. ANDREA TRENTINI: UN INCONTRO A ROVERETO PER IL SI' AL REFERENDUM PER IL DISARMO [Ringraziamo Andrea Trentini (per contatti: andrea.trentini at unimondo.org) per averci messo a disposizione questo resoconto. Andrea Trentini, amico della nonviolenza, e' impegnato nelle esperienze della Rete di Lilliput, dei "Gruppi di azione nonviolenta", della redazione del portale internet "Unimondo" (www.unimondo.org) e del Centro per la pace di Rovereto, ed in altre esperienze di pace e di solidarieta'. Padre Nino Allegri, originario di Bolzano, e' da trent'anni missionario in Brasile, come anche il fratello Ermanno] Una voce di speranza e' arrivata con la testimonianza di Lino Allegri, il missionario bolzanino da trent'anni in Brasile che venerdì sera e' stato invitato dal Centro di educazione alla pace sul tema del disarmo. Il prossimo 23 ottobre il Brasile sara' chiamato a esprimersi sul referendum relativo alla vendita delle cosidette armi leggere al dettaglio. A sostegno del si' al referendum si sono attivate le realta' della societa' civile tra cui le comunita' di base cristiane e i movimenti popolari. Dal racconto di Lino Allegri emerge il grande impegno che le reti brasiliane stanno facendo per far vincere il si' che viene osteggiato dalla propaganda dei mercanti d'armi. Il tutto in un momento storico che vede la forte crisi politica del governo Lula che ha promosso in questo ultimo anno un programma per il disarmo, incentivando la consegna di armi da parte dei cittadini in cambio di un indennizzo in denaro. * "Il Brasile e' il paese nel mondo con il maggior numero di persone uccise da armi da fuoco; nel 2003 ci sono stati 108 morti al giorno, in un anno quasi 40.000. Le armi da fuoco sono la prima causa di morte dei giovani in Brasile. Uccidono piu' che gli incidenti d'auto, l'aids o qualunque altra malattia o causa esterna (Datasus, 2003). Si stima che il numero totale di armi da fuoco in circolazione in Brasile sia di 17,5 milioni (Iser - Small Arms Survey, 2005) e solo il 10% di queste appartiene allo Stato (forze armate e polizia), il resto, cioe' il 90%, e' in mano a privati. I padri tengono armi in casa per difendere le proprie famiglie, ma i loro bambini finiscono per trovarle e provocare con esse tragici incidenti", ha raccontato Lino Allegri che ha parlato di un recente sondaggio che da' i favorevoli al divieto di vendita di armi al dettaglio al 72%. Durante l'incontro il missionario ha proposto di sostenere questa mobilitazione sia con l'esprimere la propria solidarieta', sia versando contributi a sostegno dei movimenti brasiliani impegnati per il si' (per informazioni e contatti: www.referendosim.com.br, www.disarmo.org). * Sul tema del disarmo il Gruppo di azione nonviolenta ha rilanciato la campagna "Control Arms" che chiede di vietare il commercio di armi leggere verso paesi che hanno dittature, guerre in corso o violazioni di diritti umani. In Trentino sono state raccolte più di 500 foto e per questo e' importante che ora si pronuncino anche gli enti locali. Ecco quindi la proposta rivolyta al Comune di Rovereto che si concretizza nell'approvare una mozione di adesione alla campagna internazionale sul commercio delle armi che punta a far pressione sull'Onu e sui governi che il prossimo luglio 2006 si incontrerranno a New York per definire un Trattato sul commercio delle armi. Del tema del disarmo si parlerà anche il prossimo sabato in occasione dello spettacolo "Fuori tempo!", una coinvolgente interpretazione teatrale dedicata ai conflitti dimenticati che si terra' sabato 15 ottobre alle ore 20,45 al teatro S. Maria di Rovereto. Realizzato grazie al contributo dell'Assessorato ai giovani e all'istruzione del Comune di Rovereto, lo spettacolo si richiama ai temi della nonviolenza e alle emozioni legate alle situazioni di conflitto. La mattina si terra' uno spettacolo dedicato alle scuole superiori che sara' anticipato da un confronto con due operatori dell'informazione di pace e due volontari trentini ritornati dal Kossovo e dalla Colombia, il roveretano Fabrizio Bettini e la trentina Lucia Benuzzi. L'ingresso sara' gratuito e l'invito e' aperto a tutti coloro che cercano nuove strade per costruire un mondo di pace. Per informazioni : Centro di educazione alla pace, via Vicenza 5, Rovereto, tel 0464 423206. 9. 23 OTTOBRE. "VITA": IL PRIMO REFERENDUM IN BRASILE [Dal sito della rivista "Vita" (www.vita.it) riprendamo il seguente articolo. Per contattare la redazione: redazione at vita.it] Brasile: il 23 ottobre il referendum sulle armi. La campagna per il si' e' arrivata anche in Italia, attraverso la divulgazione dei dati relativi alla circolazione delle armi e tramite incontri di sensibilizzazione. In occasione del primo referendum del Brasile, il 23 ottobre gli elettori del paese sudamericano saranno infatti chiamati a votare per la proibizione o meno del commercio delle armi da fuoco. "Il commercio di armi da fuoco deve essere proibito in Brasile?", questa la domanda del referendum a cui i cittadini brasiliani saranno chiamati a rispondere il prossimo 23 ottobre. La circolazione delle armi costituisce un grave problema per il paese. Dati allarmanti sono riportati dalle fonti statistiche: 18 milioni le armi da fuoco in commercio; tra le morti per cause non naturali il 30,1% e' dovuto a ferite da armi da fuoco; nel 2004, 38.000 persone sono state uccise; tre bambini ogni giorno vengono colpiti; la spesa della sanita' pubblica per i feriti da armida fuoco nel 2002 ammontava a 135 milioni di reali. La drammaticita' degli eventi gia' in passato aveva spinto il governo a varare norme piu' ferree sulla circolazione delle armi. Nel dicembre del 2003 e' stata promulgata una legge, la legge n. 10826, che prevede un maggior controllo sulle armi, e nel luglio del 2004 si e' dato inizio al "disarmo volontario": e' previsto un compenso di 300 reali a chi consegna le armi, i possessori poi non saranno interrogati su come e dove hanno acquistato l'arma. Ora un nuovo passo, che sembra dare un taglio netto al problema. La scelta o meno della proibizione del commercio delle armi e' delegata al popolo. Per la prima volta in Brasile si usera' lo strumento principe della democrazia diretta, il referendum. Si attende con ansia l'esito. 10. 23 OTTOBRE. STELLA SPINELLI: IL BRASILE SI PREPARA AL REFERENDUM PER ABOLIRE IL COMMERCIO DELLE ARMI DA FUOCO [Dal sito www.peacereporter.net riprendiamo il seguente articolo. Stella Spinelli, esperta di questioni latinoamericane, scrive su "Peacereporter"] "Il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito in Brasile?". E' questo il quesito a cui i brasiliani sono chiamati a rispondere il 23 ottobre prossimo. Il voto sara' elettronico: la risposta 1 equivarra' al "No, non sono favorevole a proibire il commercio", la risposta 2 sara' invece "Si', voglio proibirlo". Dall'entrata in vigore della nuova Costituzione del 1988, questo e' il primo referendum indetto in Brasile. Si tratta di una vera e propria conquista per tutti i movimenti di base, le ong, i milioni di cittadini che da anni lottano per l'approvazione dello Statuto per il disarmo e del Decreto legislativo che ha portato a indire l'atteso referendum. * Nel guinnes dei primati. Centoventi milioni di persone, esattamente 122.042.825, in 5.564 citta' e 368.040 sezioni elettorali, saranno dunque chiamate a giocare un ruolo fondamentale nella gestione di una delle piu' gravi piaghe del paese sudamericano: i morti ammazzati. Secondo i dati Onu sarebbero 38.000 all'anno i morti per arma da fuoco, vale a dire uno ogni 12 minuti, e 14.400 sono ragazzi fra 15 ai 24 anni. Le armi da fuoco sono la prima delle cause di morte dei giovani brasiliani. Ogni giorno tre bambini sono feriti da pallottole. Di questi due per tiri accidentali. Il Brasile vanta cosi' il primo posto indiscusso nella classifica degli omicidi da arma da fuoco, superando perfino paesi in guerra come l'Iraq, che dall'inizio della guerra, maggio 2003, ha registrato fra le 26.302 e le 29.625 vittime civili. Pur essendo in pace, e' l'unico paese dove si muore piu' per armi (30,1% delle cause non naturali) che per incidenti stradali (25,9%). Nonostante i brasiliani siano il 2,8 per cento della popolazione mondiale, l'8 per cento degli omicidi registrati nel pianeta avvengono in Brasile. * Una voce da Rio. "Inutile dire quanto sia allarmante la situazione. Siamo in vera emergenza. Ed e' altrettanto superfluo dirvi che sono per la proibizione e che se potessi andare a votare il mio sarebbe sicuramente un si'", commenta Mauro Furlan, cooperante che da tempo vive a Rio, lavorando nelle varie favelas. "Sono consapevole che questo referendum sia un passo importante per il Brasile, ma non dimentichiamo che si tratta solo del primo dei tanti che servirebbero per potersi anche solo avvicinare ad arginarla, la violenza. Comunque sia, proibire che in ogni maledetto negozio di ogni piu' sperduto angolo del paese si possa comprare fucili, pistole o addirittura bazooka e' sicuramente una mossa decisiva. Non voglio dire che tutti coloro che comprano un'arma siano dei delinquenti, ma anche solo il possederne una incrementa indirettamente il mercato del crimine. Dato che potrebbe venire rubata, perduta o rivenduta, averla ti inserisce automaticamente in un losco giro vizioso. Secondo i dati della polizia federale nel 2003 sono addirittura 40.000 le armi racimolate da furti e ruberie". * Meno armi meno morti. A conferma di quanto il numero di morti ammazzati sia direttamente proporzionale al numero di armi in circolazione, ci sono i dati relativi all'iniziativa lanciata lo scorso anno dal governo Lula per favorire, intanto, il disarmo volontario: 400.000 armi consegnate hanno determinato il 7% di feriti in meno a Sao Paulo e il 10,5 a Rio de Janeiro. Le armi da fuoco non hanno risparmiato nemmeno le donne: il 57,7 per cento delle morti non naturali nella fascia di eta' fra i 10 e i 19 anni sono state provocate da armi. La percentuale scende al 54% per la fascia tra i 20 e 29 anni e riguarda il 49,9% delle donne uccise tra i 40 e i 49 anni. * Anteprima sui risultati. Da un'inchiesta pubblicata dalla "Folha de Sao Paulo" - uno dei giornali a maggior tiratura e portavoce della elite brasiliana di destra - emerge che, secondo i dati raccolti in 134 municipi su un campione di 2.110 persone, l'80% e' per il si', il 17% per il no, il 3% non ha risposto e il 24% degli intervistati non sapeva del referendum. Contro la vendita di armi da fuoco sono per l'85% donne e per il 75% uomini. Tra i ragazzini fino alla terza media il 16% e' a favore, tra i liceali i no raggiungono il 17% e la percentuale di coloro che ritengono che sia giusto trovare pistole e simili nel negozio sotto casa sale al 22 tra gli studenti universitari. * Domande senza risposta. "Mentre vi parlo sto ascoltando la radio - riprende Furlan - che a ogni ora informa sul referendum e ricorda che votare e' un obbligo e un diritto civile. Ma ormai le parole della pubblicita', come quelle dell'informazione, suonano stonate alle mie orecchie. La falsita' si e' insinuata dappertutto. Gli slogan stridono. Ho piu' dubbi che certezze, piu' domande che risposte. Il referendum si fara', ma il clima di Rio de Janeiro rimarra' lo stesso? Sara' sempre cupo, intriso di violenza e ingiustizia, di illegalita'? La gente, ogni santa mattina, lotta per sopravvivere, gioisce di quel poco che la vita ha da offrire, ringrazia Dio per un altro giorno di vita. La violenza a Rio sta persino aumentando. Alcune favelas finora non interessate dal narcotraffico, ne sono appena state invase. Il potere parallelo aumenta e il crak, droga terribile, e' arrivato anche qui. Si percepisce che la corruzione, l'illegalita', permeano tutti i livelli. Pensate che alcuni giorni fa sono scomparsi due milioni di reali dalla sede della polizia federale e non possono neanche essere bloccati perche' la polizia non li ha fotocopiati registrandone i numeri delle banconote. E questo e' la normalita'. Il quotidiano. Banditi come se piovessero, ragazzini che si drogano, poliziotti corrotti. Dove sono i confini della legalita'? Dov'e' il senso civico? Tante persone che ho ascoltato qui soffrono, si sentono impotenti. Il referendum arrivera', ma chi arginera' il rapporto trafficanti-polizia e il traffico illecito di armi di contrabbando che arrivano dai paesi stranieri, alimentando questo circuito di morte?". 11. RIFLESSIONE. LUCIANO BONFRATE: WEEK-END A LAMPEDUSA [Luciano Bonfrate e' aspro e schivo collaboratore di questo solo foglio] Vi accade quello che tutti gia' sappiamo vi accade quello che accade in ogni campo. Tu ti commuovi solo quando tocca a uno della nostra nazionale a uno che frequenta il bar del vicolo a uno che si e' visto alla tivu'. Ma li' ogni giorno l'orco trita vite una vi langue sterminata umanita' se tu non abolisci i campi, i campi aboliranno l'umanita' intera. * "E adesso un poco di pubblicita'" gracchia lo schermo, e la rivista alterna al bieco orrore le pagine ammiccanti di donne denudate esposte merce. Sottile rutilante patinato specchio traslucido di molte infamie. Plurimo orrore, nell'indifferenza che quell'orrore stabilizza e duplica, che quell'orrore origina e propaga. 12. INFORMAZIONE. IL "COS IN RETE" DI OTTOBRE [Dall'associazione nazionale Amici di Aldo Capitini (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] Vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di ottobre 2005 del "C.O.S. in rete" (sito: www.cosinrete.it). Nello spirito del Cos di Aldo Capitini, le nostre e le vostre risposte e osservazioni a quello che scrive la stampa sui temi capitiniani: nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo, tra cui: Premi "Aldo Capitini"; Le grandi vittime del Sant'Uffizio; La storia degli Usa vista dal basso; Il giustiziere del pianeta; Beati gli ultimi; Morire per la patria; Gli imperi creazionisti, Lo stato di polizia; Il ritorno di Costantino; Il nuovo fascismo dei neo-con; Bloch e le speranze incorrotte; I mediocri e gli svantaggiati; Da 30.000 a 50; Le guerre dell'armata Ruini; La violenza imperiale torna in Giappone; I nuovi confini dell'informazione e della conoscenza; Oportet ut scandala eveniant ; ecc. Piu' scritti di e su Capitini utili secondo noi alla riflessione attuale sugli stessi temi. * Ricordiamo che sui temi capitiniani sopra citati la partecipazione al "C.O.S. in rete" e' libera e aperta a tutti mandando i contributi all'indirizzo e-mail: capitini at tiscali.it, come pure la discussione nel sito blog del Cos a http://cos.splinder.com Ricordiamo anche che il sito con scritti di e su Aldo Capitini ha cambiato indirizzo in: www.aldocapitini.it 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1080 dell'11 ottobre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: La nonviolenza e' in cammino. 1079
- Next by Date: Vittoria al mondo. Si' all'umanita'. 5
- Previous by thread: La nonviolenza e' in cammino. 1079
- Next by thread: Vittoria al mondo. Si' all'umanita'. 5
- Indice: