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La nonviolenza e' in cammino. 1072
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1072
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 3 Oct 2005 00:32:16 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1072 del 3 ottobre 2005 Sommario di questo numero: 1. Anna Maria Civico: Con voce di donna: si' al referendum del 23 ottobre 2. Giuseppe Barbaglio: Si' 3. Paolo Sabbetta: Si' 4. Elena Pulcini: Prendersi cura 5. Franco Montanari: Saffo riemersa dalle acque della memoria 6. Riccardo Orioles: Solidarieta' a Marco Benanti 7. Enrico Peyretti presenta "Laicita'" di Armido Rizzi 8. Alessandro Marescotti: Un opuscolo sul lavoro di Chiara Castellani 9. Assegnato il "Nobel alternativo" a quattro attivisti per i diritti umani 10. Politiche globali di sostenibilita', a Torino 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. ANNA MARIA CIVICO: CON VOCE DI DONNA: SI' AL REFERENDUM DEL 23 OTTOBRE [Ringraziamo Anna Maria Civico (per contatti: amcivico at hotmail.com) per questo intervento. Anna Maria Civico, calabrese, ha vissuto a Catanzaro, Roma, Malo (Vicenza), Venezia, attualmente vive a Terni.; e' attrice, cantante, trainer di canto e di teatro; conduce laboratori di teatro nella natura, drammaturgia per un teatro ecocompatibile, laboratori di canto, laboratori di teatro; molte utili informazioni su di lei sono nel suo sito: www.mediarama.it/annamaria/ - ma queste minime informazioni non bastano certo a rendere l'incanto del suo recitare, del canto suo, della sua viva presenza: colta ricercatrice delle tradizioni popolari e sperimentatrice inesausta di forme espressive, dolce e mite la sua voce e il suo sguardo guarisce ferite, lenisce dolori, suscita riconoscimento di umanita', costruisce cosi' - respiro per respiro, parola per parola - la pace possibile e necessaria, nell'incontro infinito con l'altra e con l'altro] La richiesta di scrivere qualcosa sul referendum in Brasile mi ha messo un po' in crisi, pur aderendovi con entusiasmo, dato che non sono ne' una tecnica, ne' opero in alcun movimento, pur avendo una forte coscienza e pratica politica soprattutto di donna. Ho visto il sito brasiliano che pubblica le informazioni sul referendum (www.referendosim.com.br) e gli interventi apparsi su "La nonviolenza e' in cammino". * Per dire qualsiasi cosa non potrei prescindere da me come luogo di osservazione, ne' dall'esperienza e dalle pratiche che mi identificano: forse il mio intervento puo' essere inadeguato, perche' in termini di informazioni non potrei aggiungere altro a quello che gia' circola, comunque ci ho lavorato lo stesso perche' sento che mi riguarda personalmente. * Viva il referendum brasiliano contro le armi! 2. 23 OTTOBRE. GIUSEPPE BARBAGLIO: SI' [Ringraziamo Giuseppe Barbaglio (per contatti: Giuseppebarbaglio at libero.it) per questo intervento. Giuseppe Barbaglio, illustre biblista, docente, saggista, e' una delle figure piu' vive della riflessione teologica contemporanea; nato nel 1934 a Crema, ha studiato a Roma, Gerusalemme e Urbino, conseguendo la laurea in teologia, la licentia docendi in scienze bibliche e la laurea in filosofia; partecipe di molte rilevanti esperienze di pensiero, di molte e molti educatore. Tra le molte opere di Giuseppe Barbaglio: Fede acquisita e fede infusa secondo Duns Scoto, Occam e Biel, Brescia 1968; (con Rinaldo Fabris e Bruno Maggioni), I Vangeli, Cittadella, Assisi 1975; Le lettere di Paolo, voll. I-II, Roma 1980, 1990; Paolo di Tarso e le origini cristiane, Cittadella, Assisi 1987; Nuovo Testamento greco e italiano, Bologna 1990, 1991; Dio violento? Lettura delle scritture ebraiche e cristiane, Cittadella, Assisi 1991; La teologia di Paolo, Dehoniane, Bologna 2001; Gesu' ebreo di Galilea. Indagine storica, Dehoniane, Bologna 2002; Il pensare dell'apostolo Paolo, Dehoniane, Bologna 2004] Do la mia adesione alla campagna per il ritiro delle armi in Brasile. I cristiani dovrebbero ricordare la profezia di Isaia: "Io, dice il Signore, trasformero' le spade in vomeri". 3. 23 OTTOBRE. PAOLO SABBETTA: SI' [Ringraziamo Paolo Sabbetta (per contatti: paolosabbetta at libero.it) per questo intervento. Paolo Sabbetta durante l'occupazione nazista in Italia fu protagonista di un'esperienza di Resistenza popolare nonviolenta. Sull'argomento cfr. anche il saggio bibliografico di Enrico Peyretti, Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di cui una recente edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario] Le mie esperienze personali mi hanno portato a credere che la pace e il dialogo possono portare gli uomini alla risoluzione dei conflitti; a tale proposito metto a disposizione il seguente articolo che parla di uno dei metodi che sono stati utilizzati durante la seconda guerra mondiale per combattere i nazisti: la Resistenza popolare non armata; di un'esperienza di tale Resistenza nonviolenta io stesso sono stato artefice nella Comunita' di Tor Mancina. * La Resistenza popolare nonviolenta fu un'esperienza autonoma e preziosa di partecipazione e di solidarieta' contro l'occupazione nazista. Per lungo tempo tutte le azioni non armate di Resistenza siano state disconosciute a livello ufficiale o quanto meno sottovalutate nella ricerca storica, perche' non erano considerate vere e proprie azioni di lotta partigiana (mentre invece tali devono considerarsi). Nella Resistenza sono state coinvolte molte piu' persone che non solo quelle che hanno preso parte a quella armata. Nella sola citta' di Roma erano nascosti, presso famiglie o istituti religiosi, molte migliaia di persone (ebrei, dissidenti, politici, renitenti, ex prigionieri alleati...). Tutto questo dimostra chiaramente che non solo nella popolazione vi era molta solidarieta' umana verso i ricercati e perseguitati, ma, soprattutto, che vi era una naturale predisposizione a partecipare, ciascuno secondo le proprie capacita' e possibilita', alla resistenza contro il nazismo. Solo a partire dagli anni sessanta c'e' stato un certo interesse, prevalentemente da parte di alcuni ricercatori di orientamento cattolico, per la Resistenza popolare nonviolenta. Interesse che deve continuare ed estendersi a tutti i ricercatori storici, rivalutando e ponendo nella giusta luce e considerazione la Resistenza non armata. E' dovere etico, sociale, civile... le nuove generazioni riusciranno a costruire una nuova moralita' e certezza di giustizia sociale. 4. RIFLESSIONE. ELENA PULCINI: PRENDERSI CURA [Da Elena Pulcini, Il potere di unire. Femminile, desiderio, cura, Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. XXXI. Elena Pulcini e' docente di filosofia sociale all'Universita' di Firenze, acuta saggista, da anni riflette su decisivi temi morali e politici in dialogo con le esperienze piu' vive del pensiero delle donne, dei movimenti solleciti del bene comune per l'umanita' e la biosfera, e della ricerca filosofica, e specificamente assiologica, epistemologica e politica contemporanea. Tra le opere di Elena Pulcini: La famiglia al crepuscolo, Editori Riuniti, Roma 1987; Amour-passion e amore coniugale. Rousseau e l'origine di un conflitto moderno, Marsilio, Venezia 1990; con P. Messeri (a cura di), Immagini dell'impensabile. Ricerche interdisciplinari sulla guerra nucleare, Marietti, Genova 1991; L'individuo senza passioni, Bollati Boringhieri, Torino 2001; con Dimitri D'Andrea (a cura di), Filosofie della globalizzazione, Ets, Pisa 2001, 2003; Il potere di unire, Bollati Boringhieri, Torino 2003; con Mariapaola Fimiani, Vanna Gessa Kurotschka (a cura di), Umano, post-umano, Editori Riuniti, Roma 2004] Una volta affrancata da "buonismi", essenzialismi e dualismi, la cura puo' allora essere assunta come un valore capace di proiettarsi al di fuori del recinto sussidiario del privato e del femminile, come un valore che scaturisce da un altro modo di sentire e di vivere la relazione con l'altro, per diventare patrimonio universalmente umano. La cura inoltre appare oggi - voglio almeno accennare a questo tema - come una dimensione indispensabile di fronte alle sfide del mondo globale. L'attenzione che ho rivolto negli ultimi anni alle trasformazioni dell'Io in eta' globale, mi ha sempre piu' convinta della necessita', da parte del soggetto, di assumere una prospettiva di attenzione e di responsabilita' verso l'"altro" inteso non piu' solo come altro soggetto individuale, ma come mondo, natura, biosfera. Credo in altri termini che la cura si imponga oggi come dimensione tanto piu' ineludibile in un mondo percorso da poteri incontrollabili e da eventi interdipendenti, nel quale la "vita" stessa e' diventata oggetto di pulsioni illimitate; e nel quale l'umanita' e' chiamata a scegliere con urgenza tra le proprie derive di onnipotenza e la capacita' di porsi come nuovo soggetto, unito nella comune condivisione della vulnerabilita' e del rischio di fronte alle inedite sfide planetarie. 5. POESIA E VERITA'. FRANCO MONTANARI: SAFFO RIEMERSA DALLE ACQUE DELLA MEMORIA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 settembre 2005. Franco Montanari e' professore di letteratura greca all'Universita' di Genova, e' membro di prestigiose istituzioni, intraprese e riviste scientifiche, saggista e studioso di valore grande.Tra el opere di Franco Montanari: Studi di filologia omerica antica I, Pisa, Giardini, Pisa 1979; Introduzione a Omero. Con un'appendice su Esiodo, Sansoni, Firenze 1990, 1992; Studi di filologia omerica antica II, Giardini, Pisa 1995; (a cura di), Omero. Gli aedi, i poemi, gli interpreti, La Nuova Italia, Firenze 1998; con L. Lehnus (a cura di), Callimaque, "Entretiens sur l'antiquite' classique" 48, Fondation Hardt, Vandoeuvres-Geneve 2002; (a cura di), Omero tremila anni dopo. Atti del Congresso Internazionale di Genova, 6-8 luglio 2000, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2002; Prima lezione di letteratura greca, Laterza, Roma-Bari 2003; (a cura di), Rimuovere i classici? Cultura classica e societa' contemporanea, Einaudi, Torino 2003; con la collaborazione di I. Garofalo e D. Manetti, Vocabolario della lingua greca, seconda edizione, con Guida all'uso e cd-rom, Loescher, Torino 2004] "Scavate nelle biblioteche": l'esortazione di Bruno Snell, uno degli spiriti magni degli studi sul mondo antico del secolo scorso, e' ben nota ai filologi classici e ogni tanto torna a colpire nel segno. Anche le biblioteche e le collezioni riservano sorprese e offrono novita' quanto i nuovi scavi archeologici, cosi' amati dai mass media. Esse custodiscono libri da secoli non letti o quantomeno non abbastanza studiati: sono luoghi di scoperte. In verita', abbiamo piu' di quanto conosciamo, siamo piu' ricchi di quanto crediamo. Lo scalpore che ha suscitato fuori dalle mura degli studiosi eruditi il recente ritrovamento di due testi di Saffo fa notizia soprattutto per la grandezza del personaggio implicato. Ma, per quanto clamoroso, si tratta solo di un esempio: abbiamo bisogno di ricercatori esperti, che sappiano portare alla luce per noi cio' che talvolta abbiamo a portata di mano senza saperlo. Quando Saffo, vissuta fra il VII e il VI sec. a. C., cantava i suoi componimenti, non da molto tempo nel mondo greco si era prodotta la rivoluzione tecnologica che aveva introdotto quella scrittura alfabetica poi evolutasi fino al greco che siamo abituati a leggere oggi. In quell'epoca comunque gli esemplari scritti erano ancora cosa rara, la poesia veniva soprattutto ascoltata nelle occasioni pubbliche e private di esecuzione. Solo con il V secolo a. C. e sempre piu' in seguito (cioe' in eta' ellenistica e imperiale) prolifero' la produzione di copie manoscritte e divenne relativamente consueto leggere la letteratura e possedere un libro. Moltissimi capolavori, pero', non superarono il Medio Evo bizantino. Per questo di tante opere conosciamo solo frammenti sparsi, qualche volta un po' piu' estesi, talvolta minuscoli, restituiti da brandelli di papiro oppure grazie a citazioni in altri autori: queste opere non si trovano (o non si sono ancora trovate) nei manoscritti medioevali. Oltre ai manoscritti delle biblioteche, una miniera di tesori ancora ignorati sono dunque le collezioni di frammenti di papiro o pergamena risalenti a prima dell'eta' bizantina, collocabili fra il III secolo a. C. (rarissimi sono quelli del IV secolo) e il VII-VIII secolo d. C. Provenienti da vari scavi archeologici, migliaia di pezzi piccoli e grandi hanno costituito importanti collezioni, presso le quali studiosi agguerriti lavorano a decifrare i reperti e scoprirne i segreti: a Oxford, Londra, Berlino, Colonia, Vienna, Ann Arbor (Michigan) e in molte altre citta'; e in Italia all'Istituto Papirologico Vitelli di Firenze, all'Officina dei Papiri Ercolanesi di Napoli, all'Universita' Statale di Milano. Per dare un'idea, negli scavi condotti nella localita' egiziana di Ossirinco gli inglesi B. P. Grenfell e A. S. Hunt tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento raccolsero oltre centomila pezzi (ma nessuno conosce il numero esatto, molte scatole non sono mai state riaperte dopo il trasporto in Inghilterra), oggi per lo piu' conservati a Oxford: ne sono stati pubblicati meno di cinquemila. Ogni tanto il caso o piuttosto la competenza e il fiuto di uno studioso fanno "trovare" cio' che in effetti era stato trovato da tempo, ma era rimasto sconosciuto. * Di recente e' appunto accaduto (in due modi diversi, come vedremo) per alcuni versi della grande poetessa greca Saffo, uno dei miti della poesia di ogni tempo, della quale rimangono solo scarsi frammenti: poco, assai poco rispetto a tutta la sua produzione poetica. Eppure la bellezza dei suoi versi non ha mai cessato e non cessa di suscitare l'ammirazione meravigliata, assieme al fascino romantico di una personalita' di cui non sappiamo molto e intorno alla quale le leggende fiorirono gia' nel mondo antico. Chi ne leggeva l'opera in nove libri, la chiamava decima Musa; Strabone in eta' augustea la defini' una meraviglia con la quale nessuno poteva rivaleggiare. Essendo pochissimo cio' che e' rimasto, la riconquista di ogni suo frustulo e' preziosa, un dono della ricerca: Saffo non giocava a dadi con le parole, le disponeva con divina semplicita' nel metro variegato dei suoi versi. L'amore era il suo tema preferito, almeno nei versi selezionati dal tempo. "Eros che scioglie le membra di nuovo mi tormenta, / e' una bestia dolceamara che non posso vincere", "Eros mi ha sconvolto il cuore, / come una ventata giu' dal monte si abbatte sulle querce", "Per alcuni un esercito di cavalieri, per altri di fanti, / per altri una flotta di navi e' la cosa piu' bella / sulla terra nera: per me invece e' cio' che si ama". Nelle edizioni critiche, i frammenti sono numerati fino a oltre 260: molti pero' sono testimonianze che non offrono neppure una parola originale; solo una sessantina contengono almeno un verso intero e solo una ventina un'intera strofe; pochissimi sono i componimenti che possiamo leggere in una forma abbastanza estesa o vicina alla completezza per poterne apprezzare anche la struttura poetica. Una di questi e' la famosa "Ode della gelosia", caratterizzata dalla rappresentazione di un momento di grande pathos e dalla descrizione dei sintomi fisici di un sentimento devastante. Saffo e' gelosa di un uomo che siede accanto alla fanciulla da lei amata, la guarda e la ascolta parlare. "Sembra a me che pari agli dei / sia l'uomo che di fronte a te / siede e vicino mentre dolce parli / ti ascolta / e sorridi amabile. Questo a me / il cuore nel petto sconvolge...". * La maggior parte dei papiri deriva da cumuli di immondizia che hanno preservato al loro interno libri e documenti buttati via, altri derivano dal reimpiego di "carta" riciclata per diversi scopi. Per esempio, dal riempitivo per imbottire un animale imbalsamato viene con ogni probabilita' il papiro del I secolo a. C., acquistato dalla Compagnia di San Paolo e destinato al Museo Egizio di Torino, di cui si attende ora l'edizione. Vi e' stato identificato un ampio brano perduto del geografo Artemidoro di Efeso (I secolo a. C.). Nel copiare il testo sono stati lasciati ampi spazi, solo uno dei quali e' occupato da una carta geografica: forse altre carte dovevano essere disegnate negli altri spazi vuoti. Il verso presenta bellissimi disegni di animali esotici e mitologici, oltre a parti del corpo umano: un repertorio di grande interesse anche per gli storici dell'arte. Le mummie egiziane venivano ricoperte da uno strato protettivo di carta pressata, detto cartonnage, talvolta decorato. Presso vari musei si trovano cartonnages che attendono di essere "sciolti" per dividere e recuperare gli strati pressati: un lavoro difficoltoso, eseguito con tecniche appositamente studiate. Qualche anno fa, l'Universita' Statale di Milano acquisto', grazie a un contributo della Cariplo, un grosso frammento di rotolo di papiro estratto appunto da un cartonnage di mummia. Ne uscirono diverse colonne di epigrammi del poeta ellenistico Posidippo, pubblicati da Guido Bastianini a Firenze e da Claudio Gallazzi a Milano: in un colpo solo, il numero dei versi conosciuti di questo poeta fu raddoppiato. Per Saffo non abbiamo avuto una simile abbondanza, ma nessuno puo' dire se qualcosa di analogo non accadra' in futuro. Bruno Snell si rammaricava spesso del fatto che, se un evento cosi' felice si fosse dato, non avrebbe vissuto abbastanza per vederlo: l'angoscia di molti studiosi e' sapere che qualcosa certamente accadra' prima o poi, e forse non potranno esserci. Presso la collezione dei Papiri di Colonia (dove alcuni anni fa venne rinvenuto un nuovo pezzo del poeta lirico Archiloco, del VII secolo a. C.) e' stato decifrato un frammento (anch'esso da un cartonnage di mummia), che e' risultato appartenere a una copia del III secolo a. C. delle poesie di Saffo: e' il piu' antico testimone dell'opera della poetessa greca. Pubblicato nel 2004 dagli studiosi tedeschi R. W. Daniel e M. Gronewald, il nuovo papiro contiene resti di tre componimenti. Quello centrale, definito "carme della vecchiaia", era gia' in parte noto da un altro papiro (della fine del II secolo d. C., dunque ben piu' tardo) e l'unione dei due frammenti permette di capire che abbiamo un carme completo di dodici versi, in sei strofe di due versi ciascuna, adesso ricostruibile quasi per intero (mancano alcune sillabe iniziali dei primi quattro versi). Nei mesi successivi alla pubblicazione, si sono rapidamente susseguiti molti interventi di studiosi per interpretare il carme e tentare il restauro delle lacune. La traduzione che segue si basa sul testo costituito dal filologo inglese Martin L. West: gli inizi dei primi quattro versi sono congetturali: "Voi, fanciulle, i bei doni delle Muse dal seno di viola / cercate e la lira armoniosa che accompagna il canto. / A me il corpo un tempo tenero ormai la vecchiaia / ha colpito, i capelli da neri sono diventati bianchi, / il mio animo si e' fatto pesante, non reggono le ginocchia / che prima danzavano leggere come quelle dei cerbiatti, / spesso cedo al lamento. Ma cosa si puo' fare? / L'essere umano non puo' sfuggire la vecchiaia. / Un tempo Titono, raccontano, Aurora braccia di rosa / per amore lo trasporto' con se' ai confini del mondo / quando era bello e giovane. Ma anche lui raggiunse / col tempo la grigia vecchiaia, pur avendo una sposa immortale". Se nell'ode della gelosia si esprimevano i sintomi della passione amorosa, qui Saffo descrive i segni della senilita' (anche in altri frammenti si parla dell'avanzare dell'eta'), il cui ineluttabile sopraggiungere e' evocato anche rammentando il mito di Titono, che Aurora volle immortale ma non pote' preservare da un progressivo terribile invecchiamento. La poetessa si rivolge al gruppo di fanciulle che componevano il suo tiaso. Si trattava di una comunita' femminile, che accoglieva ragazze di estrazione aristocratica, in un clima di condivisione e solidarieta' interna confrontabile con quello delle consorterie maschili su base politico-ideologica. Era dedita al culto di Afrodite e delle Muse e il suo scopo primario era impartire alle fanciulle una educazione elevata e raffinata. Non c'e' dubbio che un aspetto di tale vita comunitaria, con un evidente significato pedagogico, fosse rappresentato dall'iniziazione erotica e dalla pratica omosessuale: da qui e' derivato il termine moderno per indicare l'omosessualita' femminile. Uno degli scopi principali era la preparazione delle giovani donne alla vita adulta, coniugale e familiare, con un bagaglio di conoscenze adatte a una signora aristocratica. Il ruolo di Saffo, appartenente a una famiglia illustre del luogo, doveva essere quello di una autorita' morale, culturale e religiosa: in genere le si attribuisce una funzione di sacerdotessa e di maestra di arti, di raffinatezza e di vita. * Scavano gli studiosi anche fuori dalle collezioni di papiri e l'arte della filologia fa scoprire tesori sconosciuti studiando sui libri da tempo stampati, sui frammenti da tempo conosciuti. La seconda novita' su Saffo si deve al grecista Franco Ferrari, che e' riuscito (lo studio e' di imminente pubblicazione) a combinare alcuni frammenti noti da anni e a ricostruire una parte considerevole di una poesia. Uno dei componimenti piu' noti e meglio conservati di Saffo e' la celebre preghiera ad Afrodite che apriva la raccolta delle sue opere nell'edizione alessandrina. Non potendo riportarla tutta, ci limitiamo alle prime due strofe: "Immortale Afrodite, trono variopinto, / figlia di Zeus, tessitrice d'inganni, ti prego, / non prostrare con ansie e tormenti / l'animo mio, o veneranda, / ma vieni da me, se mai altre volte / la mia voce udendo da lontano / mi hai ascoltata, hai lasciato la casa del padre / e sei venuta, d'oro / un carro aggiogando...". Ora sappiamo che anche nel IV libro (forse in apertura?) c'era una analoga ode ad Afrodite: la ricostruzione di Ferrari ne mette insieme 24 versi, dai quali si riesce a evincere la struttura del carme, benche' in genere essi siano piuttosto frammentari (solo otto sono ricostruibili congetturalmente per intero). La forma e' ancora quella della preghiera e nella prima parte le due odi vanno in parallelo: invocazione alla dea e richiesta di esaudire il proprio desiderio, col richiamo a un precedente aiuto; invito a venire presso colei che la prega, qui lasciando la propria sede nell'isola di Cipro (la' lasciando la casa del padre Zeus). La situazione pero' e' molto differente: se nell'ode del libro I Saffo chiedeva ad Afrodite che una ragazza amata ricambiasse il suo amore, qui la poetessa desidera punire una donna nemica, che presumibilmente creava problemi e contrasti all'interno del tiaso, con l'esibizione indiscreta di una ricchezza senza buon gusto. La dea risponde che esaudira' il suo desiderio e il componimento prosegue: "Ti ama, Saffo, e per te, applicate al carro le ruote, / la veneranda regina di Cipro subito ando' a pregare Zeus / e un grande dono il figlio di Crono acconsenti' a concederti: / tutti quelli che il Sole splendente avvolge con i suoi raggi / ovunque la tua fama (raggiunga)...". Punita l'arrogante Andromeda, Afrodite e Zeus conferiscono a Saffo la giusta fama, che deve raggiungere tutti coloro che sono illuminati dai raggi del sole. Il "grande dono" della gloria ricompensa la poetessa per la sua venerazione degli dei e per la sublime offerta dei suoi versi immortali. Noi agli dei facciamo voti perche' la ricerca ci porti in dono altri versi perduti. * Notizia. Di lei Alceo canto' il "riso di miele" Sulla vita di Saffo non siamo informati in modo paragonabile alla sua fama. Come per altri poeti arcaici, le notizie provengono essenzialmente dalla sua stessa opera (con le difficolta' che questo comporta per il problematico rapporto fra convenzionalita' poetica e rispecchiamento biografico) o da testimonianze assai sospette di invenzione leggendaria gia' antica. Nacque a Ereso, nell'isola di Lesbo, intorno al 640 a. C. (per altri intorno al 650); non abbiamo idea della data di morte. Il padre Scamandronimo mori' quando era ancora bambina; la madre si chiamava Cleis. Ben presto si trasferi' nella citta' principale dell'isola, Mitilene, e ando' sposa al facoltoso Cercila, dal quale ebbe la figlia Cleis. Con il maggiore dei tre fratelli, Carasso, ci furono dissapori: costui esercitava una fiorente attivita' commerciale e pare si fosse innamorato di una etera tracia, che avrebbe portato con se' e riscattato, malgrado la disapprovazione della famiglia. Il fratello minore, Larico, svolse la funzione di coppiere nel pritaneo (l'edificio pubblico riservato ai cittadini benemeriti dello stato, che potevano prendervi i pasti a spese della comunita'). Di un terzo fratello, di nome Eurigio, non sappiamo quasi nulla. Quanto la poesia di Alceo (l'altro grande lirico di Lesbo, suo contemporaneo) e' legata all'attualita' politica, tanto quella di Saffo (almeno per quanto ne conosciamo) e' parca di riferimenti ai rivolgimenti in atto allora nella societa' aristocratico-feudale. La famiglia vi era senza dubbio coinvolta: c'e' notizia di un esilio decennale in Sicilia intorno all'anno 600, causato con ogni probabilita' dalle lotte politiche che segnarono Mitilene in quel periodo. Altre notizie tramandate sembrano volte a desumere dalla poesia l'immagine stereotipata di una donna appassionata nell'amore omoerotico e persino nemica degli uomini. Certo e' impossibile sapere se qualcuno dei rapporti amorosi evocati nei versi rimasti avesse corrispondenza nella realta', ma il sentimento e' cantato con una intensita' difficilmente eguagliabile. Questo non impedi' la nascita della leggenda secondo cui si sarebbe uccisa gettandosi dalla rupe di Leucade a causa dell'amore infelice per il giovane marinaio Faone. L'aspetto fisico della poetessa sarebbe stato sgradevole (viso non bello, statura piccola): anche su questo pero' rimane il dubbio dell'invenzione gia' antica. In un frammento Alceo la apostrofa "Chioma di viole, veneranda Saffo dal riso di miele": e non e' mancata l'ipotesi che fra i due fosse sbocciata una relazione. Nella filologia moderna, i frammenti di Saffo sono spesso editi con quelli di Alceo. Hanno segnato una svolta le edizioni di E. Lobel e D. L. Page, Poetarum Lesbiorum Fragmenta, Oxford 1955, e di Carlo Gallavotti, Saffo e Alceo, Napoli 1957. Oggi vale come riferimento quella di Eva-Maria Voigt, Sappho et Alcaeus, Amsterdam 1971. Un commento importante e' quello del tedesco Max Treu, Sappho, Monaco 1954. 6. RESISTENZA. RICCARDO ORIOLES: SOLIDARIETA' A MARCO BENANTI [Dalla rivista elettronica di Riccardo Orioles "La Catena di San Libero" (per contatti e richieste: riccardoorioles at sanlibero.it) n. 303 del 27 settembre 2005. Riccardo Orioles e' giornalista eccellente ed esempio pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno civile); militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti", cura attualmente in rete "Tanto per abbaiare - La Catena di San Libero", un eccellente notiziario che puo' essere richiesto gratuitamente scrivendo al suo indirizzo di posta elettronica; ha formato al giornalismo d'inchiesta e d'impegno civile moltissimi giovani. Per gli utenti della rete telematica vi e' anche la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra sinistra. Sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e culturale, giornalistici e letterari. Due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini perbene (Einaudi, Torino 1999). Marco Benanti, giornalista antimafia, gia' collaboratore di quotidiani locali, dell'Ansa e di altri media, disoccupato nel "mestiere" ufficiale per le sue scelte di impegno nel giornalismo di inchiesta e denuncia, per sopravvivere lavora come operaio scaricatore di aerei a Sigonella: dove viene licenziato come provvedimento punitivo per il suo agire coerente con l'impegno intensamente sentito di costruttore di pace e di operatore democratico dell'informazione] "Freiheit ist konkret". Qualcosa comincia a muoversi sul caso Benanti, il giornalista-operaio licenziato in Sicilia perche' aveva scritto articoli pacifisti. L'appello lanciato da Domenico Stimolo e da altri della societa' civile (lo trovate sull'"Erroneo", il sito di Marco Benanti, che ha ricominciato a funzionare dopo disumane traversie) sta girando parecchio ed e' stato ripreso anche da "Articolo 21" e da "Megachip". "Il nostro sostegno a Benanti e' completo e senza riserve - scrive per esempio Finocchiaro di 'Articolo 21' - perche' Benanti ha affrontato il lavoro di operaio con la stessa dedizione con la quale scrive e indaga sui lati oscuri del governo della cosa pubblica e dei suoi rapporti con Cosa Nostra in Sicilia". L'onorevole Deiana di Rifondazione, che l'altra settimana aveva presentato un'interrogazione parlamentare su Sigonella, ne ha presentato una seconda in cui espone il caso Benanti e ne chiede conto al governo. L'appello l'hanno firmato gia' piu' di cento cittadini e associazioni, fra cui diversi sindacalisti e giornalisti (le categorie simbolicamente piu' colpite da questo caso) e prestigiosi esponenti dell'antimafia come padre Resca e Umberto Santino. Poche purtroppo le firme di parlamentari: appena quattro, di cui due ex (Cangemi e Guarnera), uno eletto in Umbria (Giulietti) e uno (Raiti) siciliano. Di tutti gli attuali parlamentari siciliani, dunque, uno solo ha ritenuto di esporsi per difendere non a chiacchiere ma in un caso concreto la liberta' di stampa e il movimento per la pace. La societa' civile, per fortuna, colma la loro assenza, lottando coi suoi poveri mezzi fino a indurre una parte almeno della sinistra "ufficiale" a prendere posizione e a schierarsi, conformemente alla sua storia e alla sua natura, dalla parte della concreta liberta'. Ed ecco cosi' che nel programma del centrosinistra, dei federati, dell'Unione, di tutta questa sinistra altisonante, s'intrufola in punta di piedi un obiettivo concreto: vogliamo liberare un giornalista imbavagliato. Per farlo siamo pronti a batterci con i potenti: per noi ulivisti, unionisti, arcobalenisti, sinistri e compagnia bella, importanti o di base, il diritto di un uomo e' piu' importante di qualunque potere. E cosi' ci schieriamo, esattamente come facevamo, quand'eravamo ancora poveri e innocenti, cent'anni fa. Ecco: con questa buffa bandiera, ora possiamo andare in battaglia. Non sara' facile da vincere, perche' siamo appesantiti da compromessi e inciuci - specie nel campo dell'informazione - di ogni tipo. Ma basta un grammo di liberta' per sollevare tonnellate di torpore, basta un soffio di solidarieta' disinteressata per dar vela a ogni piu' pesante galeone... Bookmark: www.erroneo.org, www.megachip.info, www.articolo21.info 7. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "LAICITA'" DI ARMIDO RIZZI [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Armido Rizzi, nato nel 1933, teologo, docente, animatore di comunita', collabora a varie riviste. Opere di Armido Rizzi: Differenza e responsabilita', Marietti, Casale Monferrato 1983; Infinito e persona, Ianua, Roma 1984; Scandalo e beatitudine della poverta', Cittadella, Assisi 1987; Esodo, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1990; L'Europa e l'altro, Paoline, Cinisello Balsamo 1991; (a cura di), La solidarieta' andina, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1993; Pensare la carita', Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1995; Laicita'. Un'idea da ripensare, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini), 2004. Opere su Armido Rizzi: si veda la parte a lui dedicata in AA. VV., Etiche della mondialita', Cittadella, Assisi 1996.] Il significato corrente e prevalente di "laico" e' "non-qualcos'altro". Nel Consiglio Superiore della Magistratura ci sono "membri laici", giuristi qualificati, che pero' sono non-magistrati. Il laicato nella Chiesa e' il "non-clero". Istituzioni laiche sono le istituzioni non-confessionali, dove devono potere sentirsi a casa propria anche le persone di nessuna religione. Un po' poco per capire cos'e' la laicita'. Armido Rizzi, teologo, parte da questa situazione linguistica e ripercorre la storia del concetto, nell'ambito del cristianesimo, in quello della modernita', e nell'attuale linguaggio politico italiano (Armido Rizzi, Laicita'. Un'idea da ripensare, Pazzini editore, Villa Verucchio (Rimini), 2004, pp. 85, euro 7). All'origine della storia cristiana laos, popolo, sono tutti i fedeli di Cristo, ma presto si distinguono sacerdoti e monaci dalla plebs. Il Medioevo distingue carnales e spirituales. La Riforma supera questa separazione riproponendo il sacerdozio comune a tutti i fedeli, mentre il cattolicesimo accentua la clericalizzazione della Chiesa fino a quando la teologia del Novecento e il Concilio rivalutano il laicato. La modernita' istituisce lo Stato laico, per uscire dalle guerre con cui i cristiani hanno gestito le loro divisioni religiose. Questa incapacita' di confronto pacifico mette in crisi il fondamento religioso dell'etica, che ora viene trovato nella natura umana esaminata razionalmente. L'umano rivendica autonomia dal religioso. Le leggi che regolano il rapporto diretto cittadino-stato (contratto sociale) prescindono dal cristianesimo, ma l'etica sociale della convivenza quotidiana tra i cittadini e' ancora largamente di ispirazione cristiana. La post-modernita', seguita all'individualismo liberale e capitalista e alla "dialettica dell'illuminismo", con la crisi dell'idea di natura umana e di una ragione capace di leggerla, che diventa crisi dell'etica sociale, crea una difficolta' radicale allo Stato laico: ora "l'unico rapporto che mi porta al di la' di me stesso [e'] quello con lo Stato" (p. 35). Questo non e' sufficiente alla convivenza pacifica, percio' occorre "pensare alla ricostruzione di un'etica come tessuto sociale, che vada oltre le leggi dello Stato (e che e' la condizione stessa della loro convinta osservanza)" (p. 36). Si puo' convivere nella legalita' se non si ha una base etica comune? Oggi assistiamo ad un potente moto nostalgico, allarmato, superficiale, per il quale uomini dell'apparato politico e statale ricorrono all'istituzione religiosa come forza sociale per risolvere questo problema e, indifferenti alla fede, invocano la religione come pura etica, come "religione civile". Sono i cosiddetti "atei devoti", o "laici clericali". Gran parte della gerarchia cattolica italiana sta al gioco conveniente in termini di potere, ma suscita forte dissenso tra i fedeli piu' consapevoli e tra i teologi. Qui ci vuole una ridefinizione della laicita', pensa Rizzi. E propone la ricerca di una base di principi e valori che non siano solo le leggi statali, che ridisegnino un costume di vita, che non contrappongano etica religiosa ed etica laica. Questa comune base sarebbe una "nuova laicita'", cioe' la posizione del soggetto umano come soggetto etico, anteriormente alla distinzione tra coscienza di fede e coscienza di ragione. L'autore ha gia' proposto in altre opere la teoria dell'etica, per la quale il fatto etico e' originario nell'uomo, e' una esperienza, una conoscenza prima (p. 44), la cui interpretazione avviene poi in chiave religiosa o razionale o altre. Ma l'interpretazione non e' il fondamento. Percio' puo' scrivere: "La 'nuova laicita'' non e' la parte non credente dell'umanita' ma l'intera comunita' umana in quanto soggetto etico, di cui credenti e 'laici' (nell'accezione tradizionale) sono le figure alternative". "Chiamo dunque laicita' il carattere originario del soggetto etico; originario vuol dire non deducibile da altro, che si da' come un primum, dal quale si puo' partire e a cui non si potrebbe arrivare partendo da altro" (pp. 38 e 39). "Chiamo questa originarieta' dell'etica nuova laicita'" (p. 45), nuova rispetto alle due visioni dell'etica fondata sulla religione o sulla ragione. Laicita', dunque, in una accezione inedita: "famiglia di esperienze che accomuna credenti e non credenti in quanto soggetti etici" (p. 47). Qui si rifiuta, e' evidente, la tesi per cui senza riconoscimento di Dio non c'e' etica, ma anche la tesi per cui razionale significa universale, pubblico, mentre l'etica religiosa sarebbe puramente privata. Tuttavia, anche vista cosi' l'esperienza etica non e' universale, concorde. Come trovare un consenso etico tra gli individui, tra le diverse culture? E' la ricerca di Hans Kueng, di Pier Cesare Bori. Si presentano tre modelli di soluzione: l'autorita' religiosa che interpreta la natura umana (cosi' papa Wojtyla), l'autorita' statale democratica (che assicura il consenso della maggioranza, ma non sempre verita' e giustizia), il dialogo, inteso come "cammino reale delle coscienze nella loro diversita' verso un punto ideale", il riconoscimento universale della verita' etica, almeno negli ambiti piu' rilevanti. Qui Rizzi rinvia ad una pagina di Bori sui convincimenti fondamentali gia' presenti nelle grandi culture e religioni, e conclude: "Nuova laicita' e' la convinzione che non c'e' nessuna cultura (religiosa o laica) che non possa dare il suo contributo positivo alla scrittura di questo codice etico ideale, e d'altra parte non c'e' nessuna cultura che possa considerarsene il luogo integrale" (p. 59). Un ultimo capitolo tratta di Bibbia e laicita', come lettura biblica della laicita' e come lettura "laica" della Bibbia, che l'autore vede come "rivelazione della coscienza etica a se stessa, come incremento di quella che e' la punta di diamante della laicita' autentica, cioe' l'esperienza di responsabilita' e solidarieta' universale" (p. 85). 8. ESPERIENZE. ALESSANDRO MARESCOTTI: UN OPUSCOLO SUL LAVORO DI CHIARA CASTELLANI [Ringraziamo Alessandro Marescotti (per contatti: a.marescotti at peacelink.it) per questo intervento. Alessandro Marescotti, insegnante, amico della nonviolenza, e' presidente di Peacelink, il piu' importante punto di riferimento pacifista italiano nella rete telematica (sito: www.peacelink.it), ed autore di varie pubblicazioni. Un profilo di Alessandro Marescotti da lui stesso generosamente scritto su nostra richiesta e' nel n. 441 di questo foglio. Chiara Castellani, medico chirurgo e missionaria laica, e' responsabile del progetto Aifo di Kimbau (opera come chirurgo, ginecologa e direttrice del locale ospedale nell'ambito del progetto di sanita' di base gestito dall'Aifo e dalla Diocesi di Kenge), nella Repubblica democratica del Congo. Tra le opere di Chiara Castellani: Una lampadina per Kimbau, Mondadori, Milano 2003] Kimbau e' un piccolo paese immerso nella savana congolese dove non ci sono telefoni, luce elettrica e condutture per l'acqua. Non vi arrivano i postini. Le strade sono impraticabili. L'unico sistema per comunicare e' l'e-mail veicolata da onde radio tramite un computer alimentato da gruppo elettrogeno. In questo posto sperduto c'e' chi ha investito le sue energie e speranze di cambiamento dando vita a progetti di solidarieta' e rinascita. Parliamo della dottoressa Chiara Castellani e dei suoi collaboratori. E' ora disponibile un instant book sull'azione umanitaria di Chiara Castellani nella Repubblica democratica del Congo. E' in formato elettronico ed e' scaricabile gratuitamente da http://www.kimbau.org Si intitola "E-mail da Kimbau". E' un breve testo di 13 pagine, con riquadri di approfondimento, testimonianze, articoli e immagini. L'ho realizzato per far conoscere meglio la dottoressa Chiara Castellani e il suo prezioso lavoro, a meta' strada fra quello svolto da Alex Zanotelli a Korogocho e quello di Gino Strada come chirurgo di guerra, tanto per fare due esempi. Con la differenza che stiamo parlando di una donna che ha perso il braccio destro in un grave incidente. Perche' questo libretto se c'e' gia' il sito www.kimbau.org? Perche' puo' essere utile avere - in modo compatto e unitario - un testo omogeneo e completo che abbia un taglio divulgativo e che sia al contempo veloce da stampare, fotocopiare e diffondere. Aiutera' a creare solidarieta' attorno ai progetti di Chiara Castellani. E' uno strumento che propongo agli amici della nonviolenza per avvicinare nuove persone e invogliarle magari a leggere anche il libro "Una lampadina per Kimbau", che racchiude il diario dell'intera vita di Chiara Castellani, dall'esperienza in Nicaragua negli anni Ottanta ad oggi. Rispetto al libro "Una lampadina per Kimbau", questo piccolo libro elettronico formato pdf e' piu' breve ma e' piu' aggiornato, offrendo quindi una panoramica delle piu' recenti difficolta' in cui operano Chiara Castellani e i suoi collaboratori. E' quindi un "instant book", ossia un testo scritto "in tempo reale", mentre gli eventi si svolgono. Vi invito a cogliere dunque questa occasione per diffonderlo subito. Segnalo una cosa che non ho avuto il tempo di mettere in questo "instant book": in questo momento a Kimbau manca il cibo e Chiara Castellani mangia, con gli altri abitanti del villaggio, bruchi arrostiti. 9. INIZIATIVE. ASSEGNATO IL "NOBEL ALTERNATIVO" A QUATTRO ATTIVISTI PER I DIRITTI UMANI [Dall'agenzia stampa "Misna" (sito: www.misna.org) riprendiamo la seguente notizia] Un "uomo di medicina" del popolo boscimane, un'avvocatessa malese e due attivisti canadesi per il commercio equo sono i quattro vincitori dell'edizione 2005 del premio "Right Livelihood Award" conosciuto anche come "Premio Nobel alternativo". Il riconoscimento, dice il suo fondatore Jakob von Uexkull, e' indirizzato a persone che abbiano dato "speranza e ispirazione ma anche messo in pratica azioni concrete e soluzioni" per i problemi globali. * Roy Sesana, settantaseenne boscimane del Botwana, con l'associazione da lui fondata nel 1992 "Popoli indigeni del Kalahari" (First People of Kalahari) ha avviato un movimento di resistenza nonviolenta contro i trasferimenti obbligati del popolo boscimane fuori dalla terre avite del Kalahari, dove sono stati individuati importanti giacimenti diamantiferi a cui ambiscono il governo di Gaborone e investitori privati. La difesa dei diritti dei migranti poveri in Malesia, in particolare delle decine migliaia di domestiche di origine indonesiana chiuse in abitazioni dove spesso subiscono violenze fisiche e sfruttamento, e' la battaglia che ha fatto meritare il premio a Irene Fernadez, avvocato di Kuala Lumpur. Maude Barlow, nota in patria per la difesa dei diritti delle donne, e Tony Clarke, sono i due attivisti canadesi premiati per la realizzazione di modelli alternativi di commercio. Infine una menzione speciale e' andata all'artista messicano Francisco Toledo "per aver dedicato se stesso e la sua arte alla protezione del patrimonio culturale, dell'ambiente naturale e della vita comunitaria del popolo indigeno di Oaxaca". * La cerimonia di premiazione e' prevista per il 9 dicembre a Stoccolma, presso il parlamento svedese. I vincitori si divideranno i 213.000 euro del premio messo a disposizione da von Uexkull, che nel 1980 inauguro' l'iniziativa vendendo una preziosa collezione di francobolli per finanziare il progetto. Scopo del "Right Livelihood Award" e' di dare attenzione a quei campi della societa' e a quei problemi trascurati dal Nobel "ufficiale". 10. INCONTRI. POLITICHE GLOBALI DI SOSTENIBILITA', A TORINO [Dal Centro Studi Sereno Regis (per contatti: info at cssr-pas.org) riceviamo e diffondiamo. Giovanni (Nanni) Salio, torinese, nato nel 1943, ricercatore nella facolta' di Fisica dell'Universita' di Torino, segretario dell'Ipri (Italian Peace Research Institute), si occupa da alcuni decenni di ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli della cultura nonviolenta in Italia; e' il fondatore e presidente del Centro studi "Domenico Sereno Regis", dotato di ricca biblioteca ed emeroteca specializzate su pace, ambiente, sviluppo (sede: via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824 - 011549005, fax: 0115158000, e-mail: regis at arpnet.it, sito: www.cssr-pas.org). Opere di Giovanni Salio: Difesa armata o difesa popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, II edizione riveduta, Perugia 1983; Ipri (a cura di Giovanni Salio), Se vuoi la pace educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; con Antonino Drago, Scienza e guerra: i fisici contro la guerra nucleare, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Le centrali nucleari e la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Progetto di educazione alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1991; Ipri (introduzione e cura di Giovanni Salio), I movimenti per la pace, vol. I. Le ragioni e il futuro, vol. II. Gli attori principali, vol. III. Una prospettiva mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Le guerre del Golfo e le ragioni della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991; con altri, Domenico Sereno Regis, Satyagraha, Torino 1994; Il potere della nonviolenza: dal crollo del muro di Berlino al nuovo disordine mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995; Elementi di economia nonviolenta, Movimento Nonviolento, Verona 2001; con D. Filippone, G. Martignetti, S. Procopio, Internet per l'ambiente, Utet, Torino 2001] Giovedi' 6 ottobre alla sala Gandhi del Centro Studi Sereno Regis, in via Garibaldi 13, a Torino, dalle ore 18 alle 20, riprendono gli incontri della "Scuola di sostenibilita'". Interviene Nanni Salio sul tema "Politiche globali di sostenibilita'". 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1072 del 3 ottobre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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