[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 1059
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1059
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 20 Sep 2005 00:22:59 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1059 del 20 settembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Domenico Cortese: Si' al disarmo, si' all'umanita' 2. Vito La Fata: Si' 3. Beppe Pavan: Si' 4. Nara Zanoli: Si' 5. Massimiliano Pilati: Alcuni testi e siti per il disarmo 6. Ileana Montini: Del patriarcato ancora 7. Giulio Vittorangeli: Vedere l'orrore 8. Stefano Galieni intervista Riccardo Petrella 9. Cosma Orsi intervista Theresa Funicello 10. Umberto Santino: La memoria e il progetto 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. DOMENICO CORTESE: SI' AL DISARMO, SI' ALL'UMANITA' [Ringraziamo Domenico Cortese (per contatti: domecort at tin.it) per questo intervento. Domenico (Mimmo) Cortese e' impegnato nel Brescia social forum e nell'Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) nato a Brescia due anni fa; ha preso parte a importanti iniziative di pace e di solidarieta'; tra le sue opere: (con Roberto Cucchini), La forza lieve, Edizioni la meridiana, Molfetta (Ba) 2001] E' con un misto di timore e speranza che scrivo queste riflessioni sul referendum brasiliano per l'abolizione del commercio delle armi da fuoco. La scelta cui sono chiamati i cittadini e le cittadine di quel grande paese e' quella del cammino verso una nuova conquista di civilta'. Ora, nessuna persona munita del minimo buon senso potrebbe pensare di votare "no". Il rapporto tra circolazione delle armi e numero di morti, feriti e invalidi e' un dato certo e comprovato in ogni parte del globo. Eppure... Eppure sappiamo bene che l'oggetto arma non e' solo uno strumento progettato per la "difesa" e la "sicurezza". L'oggetto arma e' prima di tutto un simbolo di una grande fascinazione: quella che raccoglie in se' il magnetismo irresistibile della tecnica dando corpo al piu' forte e oscuro desiderio di potenza, quello che vorrebbe decidere sulla vita e sulla morte altrui. Da questo punto di vista alla grande diffusione di guerre, violenze, terrore e torture degli ultimi decenni mi sembra si possa collegare, quasi come un contrappasso, l'altro grande tema su cui si e' tuffata la scienza e la tecnologia al servizio dei potenti: la formazione/manipolazione di esseri viventi in laboratorio. * A Brescia, la citta' in cui vivo, e maggiore distretto della produzione europea di armi leggere, conosciamo bene questa dimensione. E per molto, molto meno, di quanto posto in essere in Brasile, i pacifisti, i nonviolenti, le semplici persone di buona volonta', hanno incontrato ostacoli fino ad oggi insuperabili. Abbiamo proposto, tre anni fa, non di chiudere "Exa" - la piu' grande mostra di armi leggere aperta al pubblico (compresi i minori) del mondo - ma solo la modifica del suo regolamento in modo da far esporre esclusivamente armi sportive e da caccia. Ebbene anche questa minima richiesta ad oggi non e' stata accolta, nonostante oltre 7.000 firme in calce ad una petizione popolare e il sostegno di un arco di associazioni, partiti, sindacati e singoli cittadini e cittadine mai vista a Brescia. Il problema e' che le armi danno un senso di potenza, ancor prima che tra le mani, nella testa delle persone. E questo senso e' diffuso. Ed e' proprio per questo che sono un investimento sicuro: ci sono decine di governi al mondo che possono fare a meno del pane (per i propri popoli, naturalmente!) ma non delle armi. Per questo la vittoria del si' in Brasile avrebbe una portata simbolica straordinaria il cui riverbero andrebbe ben oltre quel paese. * I miei timori permangono pero', e non solo per l'esito del referendum. Gussalli Beretta affermava, pochi anni fa: un'arma non e' piu' pericolosa di un'automobile, dipende da come si usa! Il presidente della locale Camera di Commercio - la promotrice di Exa - ci ha spiegato: si possono compiere massacri con una pietra. In Rwanda il genocidio di migliaia di persone e' stato compiuto coi machete. Chi chiede il controllo, o peggio, la riconversione delle industrie armiere e' certamente in malafede. E cosi' via... Sono affermazioni che fanno presa, che nella loro appariscente grossolanita' arrivano a insinuare il dubbio, sollecitando quel territorio in cui e' sedimentato l'istinto di conservazione e le piu' profonde paure presenti in ciascuna e ciascuno di noi. * Noi lo sappiamo che quel senso di potenza e' solo un'illusione, che nessun conflitto e' mai stato veramente risolto con le armi. Ma dobbiamo dimostrarlo. E per questo servono dati, studi, ragionamenti, serve confronto. Ma serve anche l'esempio, il coraggio e la fantasia di tentare altre strade: nonviolente, la testimonianza di chi ha conosciuto sulla pelle e nel cuore la devastazione della guerra e della violenza armata. Ma anche l'esperienza di chi ha risolto conflitti con altri strumenti (e qui abbiamo tonnellate di lavoro da fare partendo dalle resistenza al nazifascismo per arrivare alla riconciliazione sudafricana). Serve infine una grande, infinita pazienza. Nulla puo' essere mai conquistato una volta e per sempre. Dobbiamo fare molto di piu' allora che vincere: dobbiamo convincere, nel senso piu' profondo dell'insegnamento di Capitini. E' la lotta piu' lunga, la piu' difficile. 2. 23 OTTOBRE. VITO LA FATA: SI' [Ringraziamo Vito La Fata (per contatti: vitofata at inwind.it) per questa dichiarazione. Vito La Fata, animatore di iniziative nonviolente in Sicilia ed in attivita' di cooperazione e solidarieta' internazionale, e' uno dei continuatori dell'opera dell'indimenticabile Danilo Dolci; e' impegnato nel Cesie (Centro Studi ed Iniziative Europeo, sito: www.cesie.it)] Apprezzo molto quello che si sta facendo. Sono con voi, felice di questa iniziativa, e la sostengo con tutto il cuore. 3. 23 OTTOBRE. BEPPE PAVAN: SI' [Ringraziamo Beppe Pavan (per contatti: carlaebeppe at libero.it) per questo intervento. Beppe Pavan e' impegnato nella bellissima esperienza nonviolenta della comunita' di base e del "gruppo uomini" di Pinerolo (preziosa esperienza di un gruppo di uomini messisi all'ascolto del femminismo con quella virtu' dell'"attenzione" di cui ci parlava Simone Weil), ed in tante altre esperienze di pace e di solidarieta'] Vorrei un referendum anche in Italia contro l'industria e il commercio delle armi, senza se e senza ma. 4. 23 OTTOBRE. NARA ZANOLI: SI' [Ringraziamo Nara Zanoli (per contatti: naraleonardo at tin.it) per questo intervento. Nara Zanoli, insegnante, ha svolto un'esperienza di volontariato come educatrice in Brasile] Da 21 anni coltivo la mia spiritualita' con quella chiesa brasiliana detta della teologia della liberazione. Questo mi ha sempre animata e sostenuta attraverso scambi di persone, di manifestazioni, di corrispondenza, di letture, e penso che tutto cio' che ho ricevuto e' molto di piu' di cio' che ho dato. Essendo legata al monastero di Goias e alla lettura popolare della Bibbia (faccio parte del coordinamento nazionale dei gruppi della "Lettura popolare della Bibbia" qui in Italia) mi sono sempre sentita impegnata come educatrice, madre e donna a rendere manifeste le parole del Vangelo che ci dicono che Gesu' e' venuto perche' tutti abbiano vita e vita in abbondanza. Insieme, qui e in Brasile possiamo camminare per questo perche' un altro mondo e' possibile. Per tutto questo sostengo il referendum per il disarmo del 23 ottobre prossimo. Segnalo anche un progetto di scuola a Guapore' (Rio Grande del sud) dove si coniuga un percorso di educazione alla pace con la spiritualita'. Credo sarebbe molto interessante e utile anche per la nostra scuola qui in Italia. 5. MATERIALI. MASSIMILIANO PILATI: ALCUNI TESTI E SITI PER IL DISARMO [Da "Azione nonviolenta" n. 8-9 di agosto-settembre 2005. Massimiliano Pilati (per contatti: massi.pilati at lillinet.org) fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; e' impegnato nel nodo trentino della Rete di Lilliput e nel gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput; e' stato tra gli animatori della campagna "Pace da tutti i balconi"] Alcuni testi - Elisa Lagrasta, Le armi del Belpaese, Ediesse, Roma 2005. - Francesco Vignarca, Mercenari Spa, Rizzoli, Milano 2004. - Maurizio Simoncelli (a cura di), Armi leggere guerre pesanti, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002. - Chiara Bonaiuti, Achille Lodovisi (a cura di), Il commercio delle armi. L'Italia nel contesto internazionale, Book, 2004. - Riccardo Bagnato, Benedetta Verrini, Armi d'Italia. Protagonisti e ombre di un made in Italy di successo, Fazi Editore, 2005. - Maurizio Simoncelli, Guerre senza confini. Geopolitica dei conflitti nellepoca contemporanea, Ediesse, Roma 2003. - M. Rusca, M. Simoncelli, Hydrowar. Geopolitica dell'acqua tra guerra e cooperazione, Ediesse, Roma 2004. - Maurizio Simoncelli (a cura di), Le guerre del silenzio. Alla scoperta dei conflitti e delle crisi del XXI secolo, Ediesse, Roma 2005. - Dossier "L'eredita' della guerra. Dopo le mine, le munizioni cluster: un'altra emergenza umanitaria annunciata", in www.campagnamine.org/varie/dossier.pdf , a cura della Campagna italiana contro le mine (www.campagnamine.org) - Enrico Peyretti, Storia del concetto di disarmo, in "La nonviolenza e' in cammino" nn. 951, 952, 954, del 5, 6 e 8 giugno 2005 (nel web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html) * Alcuni siti utili www.nonviolenti.org www.disarmo.org www.controlarms.org www.archiviodisarmo.it www.amnesty.it www.disarmonline.org www.retelilliput.net www.armstradetreaty.com www.exa.it 6. RIFLESSIONE. ILEANA MONTINI: DEL PATRIARCATO ANCORA [Ringraziamo Ileana Montini (per contatti: ileana.montini at tin.it) per questo intervento. Ileana Montini, prestigiosa intellettuale femminista, gia' insegnante, e' psicologa e psicoterapeuta. Nata nel 1940 a Pola da genitori romagnoli, studi a Ravenna e all'Universita' di Urbino, presso la prima scuola di giornalismo in Italia e poi sociologia; giornalista per "L'Avvenire d'Italia" diretto da Raniero La Valle; di forte impegno politico, morale, intellettuale; ha collaborato a, e fatto parte di, varie redazioni di periodici: della rivista di ricerca e studio del Movimento Femminile DC, insieme a Tina Anselmi, a Lidia Menapace, a Rosa Russo Jervolino, a Paola Gaiotti; di "Per la lotta" del Circolo "Jacques Maritain" di Rimini; della "Nuova Ecologia"; della redazione della rivista "Jesus Charitas" della "famiglia dei piccoli fratelli e delle piccole sorelle" insieme a fratel Carlo Carretto; del quotidiano "Il manifesto"; ha collaborato anche, tra l'altro, con la rivista "Testimonianze" diretta da padre Ernesto Balducci, a riviste femministe come "Reti", "Lapis", e alla rivista di pedagogia "Ecole"; attualmente collabora al "Paese delle donne". Ha partecipato al dissenso cattolico nelle Comunita' di Base; e preso parte ad alcune delle piu' nitide esperienze di impegno non solo genericamente politico ma gramscianamente intellettuale e morale della sinistra critica in Italia. Il suo primo libro e' stato La bambola rotta. Famiglia, chiesa, scuola nella formazione delle identita' maschile e femminile (Bertani, Verona 1975), cui ha fatto seguito Parlare con Dacia Maraini (Bertani, Verona). Nel 1978 e' uscito, presso Ottaviano, Comunione e liberazione nella cultura della disperazione. Nel 1992, edito dal Cite lombardo, e' uscito un libro che racconta un'esperienza per la prevenzione dei drop-out di cui ha redatto il progetto e curato la supervisione delle operatrici: titolo: "... ho qualche cosa anch'io di bello: affezionatrice di ogni cosa". Recentemente ha scritto la prefazione del libro di Nicoletta Crocella, Attraverso il silenzio (Stelle cadenti, Bassano (Vt) 2002) che racconta l'esperienza del Laboratorio psicopedagogico delle differenze di Brescia, luogo di formazione psicopedagogica delle insegnanti e delle donne che operano nelle relazioni d'aiuto, laboratorio nato a Brescia da un progetto di Ileana Montini e con alcune donne alla fine degli anni ottanta, preceduto dalla fondazione, insieme ad altre donne, della "Universita' delle donne Simone de Beauvoir". Ha recentemente pubblicato, con altri coautori, Il desiderio e l'identita' maschile e femminile. Un percorso di ricerca, Franco Angeli, Milano 2004. Su Ileana Montini, la sua opera, la sua pratica, la sua riflessione, hanno scritto pagine intense e illuminanti, anche di calda amicizia, Lidia Menapace e Rossana Rossanda] "A proposito di elezioni tedesche: raccontava un giornalista che, nel corso della campagna elettorale, la stampa riguardo alla candidata della Cdu si e' spesso soffermata su aspetti di costume, tralasciando il contenuto delle sue dichiarazioni. Sembravano tutti interessati a come si comportera' il partner nelle visite ufficiali, se frequentera' gli avvenimenti mondani previsti per le mogli durante le visite ufficiali dei capi di stato, se lei chiudera' prima il parlamento per correre a casa a cucinare. Insomma il mondo visto con gli occhi delle donne e' ancora troppo strano per molti uomini e si continua in quello sforzo inutile di separare i due sessi... cominciamo la settimana: e che ci regali ancora un po' di sole". Cosi' mi scrive un'amica sociologa e ricercatrice all'indomani delle elezioni in Germania. A campagna elettorale ultimata vale la pena di riflettere anche su questi aspetti che, segno del permanere della tradizione patriarcale, tormentano molto di piu' il nostro latino e mediterraneo contesto; non soltanto i leghisti, per intenderci. 7. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: VEDERE L'ORRORE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Oggi la guerra non e' piu' risorsa estrema, ma un normale strumento di esercizio della forza necessaria, anzi di "autodifesa" in nome della quale tutto si puo' giustificare. "Perche' la' fuori ci sono nemici e vogliono distruggerci". Dall'altra parte, ci pensano gli integralisti ad alimentare il fuoco. Quella che sembrava l'eccezione mediorientale e' diventata la modalita' corrente dei conflitti, ormai per loro natura asimmetrici a livello sia regionale che globale; uso sproporzionato della forza, messa in mora del diritto internazionale, indifferenza alla sorte dei civili. Ed orrore segue orrore, in una sequenza senza fine, che fatichiamo non solo a comprendere, ma anche a nominare; come se le parole avessero oramai perso il loro significato. Non capiamo, non immaginiamo, che cosa significhi accettare la guerra come normalita', come il quotidiano bagno di sangue tra iracheni. Come le mille persone morte il 31 agosto a Baghdad, nella fuga dalla moschea di Kadhimiyah; morti per panico: causa del massacro sarebbe stata la voce secondo la quale uno o piu' attentatori suicidi stavano per farsi saltare in aria. C'e' un famoso quadro, l'Angelo di Klee, che testimonia di questo smarrimento, in particolare nella descrizione che ne fa Walter Benjamin: "Vi e' rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca e' aperta, le ali sono dispiegate... Ha il viso rivolto al passato. La' dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un'unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i fantasmi...". Ma certamente il quadro storico che piu' testimonia la tragedia della guerra e' Guernica di Pablo Picasso; decisivo intervento della cultura nella lotta politica. Dipinto nel 1937, durante la guerra civile spagnola (si protrarra' per quasi tre anni e provochera' un milione di morti), come risposta ai bombardamenti tedeschi (l'aiuto nazifascista al servizio del generalissimo Francisco Franco) sull'antica citta' di Guernica con l'intento di provocare una strage e seminare il terrore nella popolazione. "Lo scopo del pittore non e' di suscitare sdegno e pieta', ma di sviluppare una forza di suggestione che renda noto l'eccidio al mondo civile, costringendolo a sentirsi corresponsabile e, quindi, a reagire. Per far questo Picasso sceglie di usare la forma. In Guernica, infatti, non c'e' colore, non c'e' rilievo. Colore e rilievo sono due qualita' con cui la natura si fa conoscere dall'uomo, eliminandole si cancella il rapporto dell'uomo con la natura, cioe' la vita. Nel quadro, infatti, c'e' solo morte in atto. Il linguaggio usato e' quello manifestamente cubista della scomposizione formale. La crisi della forma, erede della cultura classica, e' la crisi di un'intera civilta': la violenza e la morte geometrizzano i volti e le figure" (Camilla Cascino, "Il paese delle donne", n. 11, 2004). Prima ancora di Picasso, gia' Francisco Goya si era cimentato nel documentare gli orrori della guerra. * Purtroppo gli orrori non documentati visivamente - oggi abbiamo fotografi e televisioni - cadono facilmente nel dimenticatoio. Una decina di anni prima dell'eccidio di Guernica, in Nicaragua, ad Ocotal, durante la lotta di liberazione di Sandino contro l'invasione Usa, avviene il primo bombardamento aereo sferrato deliberatamente contro la popolazione civile. L'aviazione degli Stati Uniti inizia la sua storia con un'aggressione deliberata, un massacro di civili di una nazione con la quale non era nemmeno in guerra. Una macchia che l'aviazione militare statunitense ha cercato in tutti i modi di cancellare. "L'aviazione non adotto' nessuna misura, falciando colpevoli ed innocenti, dando vita ad un eccidio senza precedenti nella storia gia' abbastanza sofferta del Nicaragua... Tra le persone a terra perirono anche donne e bambini che, come i loro uomini e padri, non potevano difendersi. Molti di loro vedevano per la prima volta un aereo e, senza sapere bene che fare, rimanevano nella spianata ad osservare l'avvicinamento degli apparecchi fino a quando venivano falciati senza pieta'" (Massimo Campisi, Sandino. Il generale degli uomini liberi, Fratelli Frilli Editori, Genova 2003). Il rapporto ufficiale avrebbe parlato di almeno trecento sandinisti morti. * Oggi che vediamo la "democrazia" trapiantata a suon di bombe (quando invece democrazia e guerra sono inconciliabili), a noi che la vita ci sta a cuore per il puro e semplice fatto che e' vita e che non va sciupata, spetta il non facile compito di non arrenderci alla durezza vischiosa del presente. Per questo, come ha scritto l'ong "Un ponte per...", "Ci uniamo al lutto del popolo iracheno per i morti di oggi, per quelli di ieri e per quelli di domani. Sosteniamo il ritiro immediato delle truppe italiane e continuiamo con forza a chiedere che l'Iraq ritorni ad essere una priorita' della comunita' internazionale, del movimento pacifista, del mondo politico e sociale". 8. RIFLESSIONE. STEFANO GALIENI INTERVISTA RICCARDO PETRELLA [Dal quotidiano "Liberazione" del 17 settembre 2005. Stefano Galieni, giornalista, e' impegnato in varie iniziative per i diritti. Riccardo Petrella, intellettuale di forte impegno civile, docente universitario a Lovanio, e' uno dei punti di riferimenti a livello internazionale delle iniziative contro la mercificazione dell'acqua e per il riconoscimento e la difesa dell'accesso all'acqua come diritto umano per tutti gli esseri umani] Al dibattito sui beni comuni, organizzato alla festa nazionale di "Liberazione", e' intervenuto fra gli altri Riccardo Petrella, Presidente italiano del "Contratto mondiale sull'acqua", docente universitario a Lovanio in Belgio e, dal 10 luglio scorso, nominato da Nichi Vendola presidente dell'Acquedotto pugliese. Nel rispondere alle domande costringe l'interlocutore a tenere saldi i legami profondi fra quelle che sembrano essere problematiche "tecniche", da addetti ai lavori, e la loro ricaduta sul piano dei rapporti sociali, della vita quotidiana delle persone, persino dei sentimenti. ´E' inevitabile. Pensare di poter ridurre tutto a problemi di ordine tecnologico, perseverare nell'idea che il fallimento delle politiche neoliberiste risieda nei mezzi utilizzati e non nei fini per cui li si impiega e' un errore colossale. Di cui le persone comuni cominciano a rendersi facilmente conto". - Stefano Galieni: In che senso? - Riccardo Petrella: L'intera societa' in cui viviamo e' stata fondamentalmente illusa da alcuni concetti chiave. In primis che affidandosi al mercato come motore certo di uno sviluppo, si sarebbero risolti gradualmente molti problemi. Una ipotesi che e' stata fatta propria dalle destre, che ha cominciato ad imporsi sin dagli anni Settanta con l'avvicinamento britannico al progetto dell'Unione Europea e che ha permeato anche l'agire politico di certa sinistra. Tant'e' che oggi c'e' chi discute solo partendo dal principio astratto di "governanza". Un principio secondo cui, in un contesto come quello europeo, che prima coinvolgeva 15 paesi e ora ne coinvolge 25, con dinamiche bisogni, culture, aspettative e punti di partenza diversificati, ci sia bisogno di una "semplificazione delle regole condivise" lasciando al mercato il compito di reimpostarle e di negoziarle. * - Stefano Galieni: In linea con quanto affermato giorni fa dal presidente della Commissione europea Barroso? - Riccardo Petrella: Esattamente. Ma, cercando di andare oltre le dichiarazioni di principio, e' necessario riflettere. E' vero che ogni direttiva, ogni regolamento europeo, dovendo tener conto delle esigenze di tutti i paesi, diviene complicato e carico di burocrazia, ma e' altrettanto vero che questo problema non si risolve costruendo un sistema totalmente privo di regole, come vorrebbe la destra; un sistema in cui ogni elemento che eravamo abituati a considerare come diritto (dall'acqua alla casa, ad un lavoro decente, all'istruzione, a un sistema previdenziale) diviene elemento che ogni volta va contrattato; il bene comune diviene merce e sul prezzo della merce si discute e vince chi ha maggior potere. L'applicazione di questo sistema e' divenuta palese a partire dal 1985 e sembrava non ci fosse modo di sfuggire a questa logica. Tuttora, e mi viene in mente l'incontro al "Cantiere" con Prodi, una certa sinistra moderata fatica ad accettare l'idea che questo modello non abbia futuro, si illude che basti restituire efficienza al sistema, risolvere i problemi della tecnologia con gli strumenti della tecnologia, si continua a parlare di competitivita' come se questa sia la chiave per salvarci dai guai. * - Stefano Galieni: Manca una cultura dei mezzi rapportata ai fini? - Riccardo Petrella: Peggio ancora: si accetta l'idea che il fine, l'obiettivo, sia un concetto assoluto e unico. In realta' non e' detto. Cio' che per qualcuno costituisce un risultato positivo potrebbe non esserlo inevitabilmente per gli altri attori in campo. Quello che si deve mettere in discussione insomma non sono solo i mezzi utilizzati per cambiare le cose, la loro maggiore o minore funzionalita', ma i fini a cui si puo' e si deve tendere. Per esempio, rendere merci piu' o meno accessibili o concessioni, quelli che invece sono diritti, non puo' essere un fine condiviso. * - Stefano Galieni: In queste affermazioni si coglie una sintesi della distanza fra politica e societa'... - Riccardo Petrella: E' vero che una certa idea della politica non da' piu' delle risposte confacenti a concetti che sono entrati nel pensare collettivo come il diritto all'acqua, alla salute, alla formazione, alla pace, all'ambiente. In questo senso le tante iniziative prodotte attorno a questi temi hanno seminato bene. * - Stefano Galieni: Come pensi sia possibile intervenire sugli stessi processi di liberalizzazione nei paesi del sud del Mediterraneo che nel 2010 rischiano di venir schiacciati dagli accordi di libero scambio? - Riccardo Petrella: Si prospettano condizioni difficili per tante ragioni: intanto io e te in gran parte di quei paesi non potremmo esercitare il nostro mestiere o dire cio' che pensiamo senza finire in galera. Ma poi c'e' una situazione di debolezza oggettiva dei singoli paesi che si rapporteranno singolarmente ad un colosso economico complesso come l'Unione Europea, cercheranno rapporti privilegiati con singoli Stati, ma rischiano di restare sotto ricatto. La societa' civile nel Nord Africa fatica ad emergere e noi non abbiamo dato aiuto. L'aiuto che dovremmo dare e' lottare di piu' per cambiare le cose nelle nostre societa'. Superando questa retorica del Mediterraneo di cui parlano tutti, facendo invece cose concrete. Tra gli elementi che mi appassionano nel nuovo incarico che rivesto in Puglia c'e' quello di ripensare il rapporto con un bene primario come l'acqua non con l'occhio rivolto alla garanzia dei nostri privilegi ma avendo di fronte uno scenario internazionale. So bene che e' una sfida ambiziosa, ma se vogliamo praticare il concetto che l'acqua e' un bene comune non mercificabile dobbiamo lavorare su questi scenari, altrimenti non ne vale la pena. 9. RIFLESSIONE. COSMA ORSI INTERVISTA THERESA FUNICELLO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 settembre 2005. Cosma Orsi, economista, insegna all'Universita' di Leeds. Theresa Funicello e' una intellettuale femminista nordamericana, filosofa e docente universitaria, militante per i diritti umani] Poco nota in Italia, Theresa Funicello e' invece una figura di spicco nella "teoria critica" statunitense. Filosofa della politica, femminista, attivista per il diritto al welfare per i poveri, nel 1993 ha pubblicato il suo libro piu' importante, Tiranny of Kindness: Dismantling the Welfare System to End Poverty in America (Atlantic Monthly Press). Alla sua uscita, il "Washington Post" lo ha definito un libro essenziale per la comprensione del welfare americano degli ultimi trent'anni e della discussione sulla sua riforma sviluppatosi durante gli anni Novanta, mentre il "Library Journal" lo ha proposto come miglior libro dell'anno. Il nome di Theresa Funicello e' anche legato al movimento delle Madri per il welfare e allo State Legislature, considerato uno dei testi piu' avanzati e "progressivi" per una riforma del welfare state, testo scritto in quanto assistente speciale presso il Dipartimento per i servizi sociali di New York quanto era sindaco il democratico Mario Cuomo. Docente universitaria, fa parte anche del Bien (Basic Income European Network) e dell'Usbig (United State Basic Income Groug). Nei trent'anni della sua carriera molti sono stati i suoi interventi per l'American Society of Newspaper Editors (Associazione degli editori di giornali), per l'American Foundation for Communication (Fondazione Americana della comunicazione), e per il Centre for Popular Economics (Centro per l'Economia Popolare). Una vita, la sua, che ha il sapore dell'epica, visto che e' passata dalla condizione di "donna senza un tetto sotto il quale dormire e dipendente dal sistema americano di welfare" a fondatrice della Social Agenda, un'associazione per la difesa dei diritti delle donne povere. La vittoria piu' significativa dell'associazione da lei fondata e' stata l'estensione e la fruizione della tassa Child Tax Credit cha ha permesso a milioni di famiglie povere - di fatto escluse dai suoi benefici - di ottenere un reddito che permettesse loro di uscire dalla trappola della poverta'. L'abbiamo incontrata in Europa, dove e' stata invitata per un ciclo di conferenze per illustrare le misure di protezione sociale negli Stati Uniti. * - Cosma Orsi: Ci sono molte correnti del pensiero femminista. A quale si sente piu' vicina? - Theresa Funicello: A nessuna. Molte delle persone che frequento e con le quali ho rapporti di stretta amicizia sono pero' femministe radicali americane, come ad esempio Robin Morgan o Gloria Steinem - dalle quali ho imparato moltissimo. Le madri che come me hanno dovuto o devono tuttora piegarsi al welfare state americano non hanno interesse a vedere il mondo attraverso le lenti del pensiero maschile dominante, che da sempre tende a sminuire il lavoro delle donne, inteso come cura per gli altri, o come la capacita' di costruire e stringere legami nella comunita'. L'universo maschile si comporta come se il nostro lavoro non avesse un ruolo fondamentale nel processo di sviluppo e crescita economica. La prima cosa da capire e' che tutte le donne lavorano. L'esperienza delle donne povere e' stata e rimane alquanto diversa da quella vissuta dalle femministe di ogni tempo. Noi eravamo interessate al diritto di crescere i nostri figli. Il pensiero che ha dominato l'universo femminista ha invece combattuto prevalentemente sul diritto o meno di avere figli. Recentemente la mia riflessione si e' concentrata sul fatto che il processo della maternita', dal concepimento alla cura post-natale e oltre, sta alla base del processo di formazione del capitale. Detto nel modo piu' semplice possibile, le donne producono e mantengono sia i lavoratori che i capitalisti. * - Cosma Orsi: Lei spesso usa la frase: "il welfare e' una questione femminile". Cosa intende? - Theresa Funicello: La maggior parte delle persone che percepiscono o che hanno necessita' di un reddito indipendente dal salario sono le donne e i loro figli. E questo non vale solo negli Usa, ma in tutti i pesi del mondo. * - Cosma Orsi: In "Tiranny of Kindness" lei fa riferimento alla carita' come una logica mercantile dello sfruttamento della poverta'. Puo' spiegarci in modo piu' preciso cosa intende? - Theresa Funicello: E' una lunga storia. La poverta' negli Stati Uniti e' un grosso affare. La maggior parte del denaro che dovrebbe soddisfare le necessita' primarie dei milioni di famiglie povere e' speso per saziare la sete di denaro di organizzazioni (virtualmente no-profit) guidate da managers professionisti che si dipingono come i paladini dei poveri. Sfortunatamente, il loro unico scopo e' quello di intercettare i fondi messi a disposizione dalle fondazioni private e dal governo. Basandosi su dati statistici spesso inesatti o creati ad arte, i manager della poverta' si ritengono gli unici ad essere capaci di alleviare questa condizione sociale che coinvolge milioni di persone. La realta' e' ben diversa: i poveri rimangono poveri, mentre i managers e i gruppi no-profit che essi dirigono diventano sempre piu' ricchi e potenti. C'e' da dire, inoltre, che la collusione con le multinazionali per lo scambio di donazioni in soldi contanti ha raggiunto livelli imbarazzanti. Lo scambio di favori permette alle multinazionali di disfarsi di prodotti (nella maggior parte dei casi alimentari) avariati, e al tempo stesso di chiedere una riduzione delle tasse. Una delle piu' grandi catene di supermercati degli Stati Uniti, suggerisce alle sue affiliate nell'America centro-orientale: "Non gettate, donate!". I gruppi no-profit che ricevono i beni alimentari pesano le donazioni, calcolano il loro valore in dollari sulla base del tonnellaggio, fornendo alle multinazionali la prova che esse donano. Le multinazionali ricevono sgravi fiscali che raggiungono il doppio del valore di mercato delle merci donate. Le agenzie no-profit raccolgono - a spese del governo, naturalmente - la merce donata, meta' della quale prima di essere ripartita tra coloro che esse ci dicono voler aiutare, viene gettate in discariche. Quel poco che rimane da distribuire e' igienicamente dubbio e con un valore nutrizionale pressoche' nullo. Tutti sono contenti perche' i poveri sono nutriti. Eccetto i poveri, naturalmente. * - Cosma Orsi: Dodici anni sono trascorsi dalla pubblicazione di "Tiranny of Kindness". Ci sono stati cambiamenti sostanziali nel sistema che lei ha descritto? - Theresa Funicello: Si'. E in senso peggiorativo. Nel 1996, la cosiddetta riforma del welfare state avviata per riconfermare Bill Clinton alla presidenza, basandosi su dati e analisi del tutto infondate ha acuito i problemi piuttosto che risolverli. La riforma rimane il tentativo piu' misogino della storia del nostro paese. L'amministrazione Bush non ha fatto nulla per alleviare la brutalita' del programma di riforme varato da Clinton. La sola azione degna di nota dell'amministrazione Bush e' stata quella di estendere i benefici della Child Tax Credit. Il risultato e' stato quello di permettere a milioni di famiglie povere con figli a carico di uscire dalla trappola della poverta'. Per questa ragione un senatore democratico l'ha chiamata il "programma anti-poverta' piu' importante mai implementato dai lontani anni Sessanta". C'e' da rilevare, inoltre, che alcune delle pratiche descritte nel mio libro, che hanno fatto arricchire il sottobosco formato da professionisti appartenenti alla middle-class e le multinazionali che li supportavano, sono diminuite. * - Cosma Orsi: Qual e' il modello di welfare per cui si batte da piu' di trent'anni? - Theresa Funicello: Ad essere sincera, sono contraria ad ogni forma di welfare, se con questo termine ci si riferisce al sistema attualmente in vigore negli Stati Uniti. Esso infatti implica che chi non ha mezzi a sufficenza per condurre un'esistenza dignitosa non puo' contribuire al bene comune. In altre parole, il modello statunitense di sicurezza sociele deriva da una visione del mondo molto "corporate", risponde cioe' a logiche imprenditoriali, mercantili. Abbandonare questa prospettiva e favorire la nascita di un visione maggiormente centrata su valori umani e' il compito che io e la mia organizzazione ci siamo prefissati. Per ottenere tale scopo e' necessario un ripensamento del modo in cui si distribuisce il reddito. Ad esempio, bisognerebbe promuovere politiche pubbliche capaci di redistribuire una parte della ricchezza alle donne (e alcuni uomini) che dedicano una gran parte della loro esistenza al prestare cure ad altri ("caregivers"). Per non parlare degli artisti e molte altre categorie la cui attivita', pur essendo intrinsecamente produttiva, non produce reddito. * - Cosma Orsi: Sappiamo che tra le politiche publiche da lei favorite c'e' il reddito di cittadinanza. Ci puo' spiegare qual e' la sua interpretazione di questo concetto? - Theresa Funicello: Io lo chiamo giusta distribuzione. Il reddito di cittadinanza non e' altro che un reddito garantito per tutti, con un'addizionale per coloro che svolgono compiti di cura nei confronti degli altri. Ad esempio, se la base da cui si partisse fosse di 7.000 euro annui a persona, a coloro, in maggioranza donne, che prestano attivita' di cura gratuita ad adulti e bambini o che sono impegnati in attivita' domestiche, dovrebbero essere assegnati altri 7.000 euro addizionali. Sarebbe un chiaro riconoscimento del lavoro non pagato di milioni di donne. Vederlo riconosciuto adeguatamente rappresenterebbe una vittoria storica. * - Cosma Orsi: Quali azioni si dovrebbero intraprendere per vedere finalmente l'introduzione del reddito di cittadinanza? - Theresa Funicello: Questa e' una domanda assai difficile, in quanto ogni azione in tal senso dipende dalla politica in vigore nei differenti paesi. Per prima cosa credo che si debba esplorare piu' a fondo la questione riguardante la relazione tra l'universo femminile e la creazione della ricchezza. Cioe', andrebbe rivista l'idea del valore delle donne, e con questo non mi riferisco ovviamente al valore sociale, ma piu' specificamente alla nostra capacita' di incrementare il processo di creazione della ricchezza economica di un paese. In secondo luogo, un simile cambiamento di prospettiva andrebbe applicato a tutta la popolazione. Negli Stati Uniti stiamo per pubblicare un libro a fumetti che ha come personaggio principale un super eroe il cui nome e' Carrie Giver (gioco di parole intraducibile, che in italiano suonerebbe come "il badante" - n.d.r.). Credo che la semplicita' e unicita' di questa idea richiamera' l'attenzione di un ampio pubblico. * - Cosma Orsi: Il reddito di cittadinanza e' l'unica politica strutturale che secondo lei dovrebbe essere introdotta per cambiare l'attuale modello di sviluppo? - Theresa Funicello: Assolutamente no. Ma sarebbe certamente un buon inizio, con le modifiche che ho citato poco fa. * - Cosma Orsi: A seguito della pubblicazione del suo libro nel 1993 alcune delle fondazioni private che lei ha duramente attacato hanno criticato duramente il suo lavoro, al punto che lei ha sostenuto che hanno boicottato il volume... - Theresa Funicello: All'inizio, molti giornali e riviste si espressero in termini piu' che favorevoli. Il "Library Journal" gli conferi' il premio come miglior libro dell'anno, e successivamente Tiranny of Kindness fu persino nominato per la corsa al Premio Pulitizer di quell'anno. Ma al "New York Times", che senza esagerare rappresenta una buona fetta del Partito Democratico, e a gran parte di quelle fondazioni private di lotta alla poverta' il libro non piacque e hanno dato vita a una vera e propria campagna contro le tesi li' espresse. Poi ho avuto notizia che alcune associazioni di base hanno avuto pressioni affinche' boicottassero il libro: in caso contrario non avrebbero piu' ricevuto donazioni o fondi per le loro attivita'. Soltanto alcuni personaggi legati all'intellighenzia della sinistra piu' radicale - in maggior parte professori - continuarono e continuano a richiedere il testo per i loro corsi universitari e anche alcuni conservatori, pochi in verita', ne tessono le lodi. Sicome sono arrivata all'attivismo politico a causa della mia condizione di madre povera, conosco il modo per sopravvivere senza mezzi e cosi' ho continuato la mia battaglia. Con l'avvento di internet tutto e' diventato piu' facile. Con una somma relativamente esigua e' stato possibile prosegure la campagna in favore della Child tax Credit. Abbiamo messo una cartolina postale indirizzata alla signora Bush su di un sito internet. Chiunque avesse voluto, poteva sottoscrivere la campagna e inviare una cartolina alla moglie del presidente, con la preghiera di inoltrarla a suo marito. Poiche' la maggioranza degli americani non era al corrente dell'esistenza del problema creato dall'impossibilta' di rendere effettiva questa tassa, e date le ristrettezze finanziarie in cui il nostro gruppo si era ritrovato, era impossibile mobilitare le persone per una grande manifestazione. Non mi sono scoraggiata. Sono salita su di un taxi a New York e da li' ho attraversato gli Stati Uniti da un capo all'altro, fermandomi ovunque fosse possibile rilasciare interviste e fare discorsi in pubblico. Era chiaro che nei piccoli centri la mia presenza non passava inosservata, creando una ghiotta notizia per la stampa locale. Cosi' le mie opportunita' di parlare a favore della nostra campagna si moltiplicarono esponenzialmente. In 21 giorni di viaggio ho percorso qualcosa come undicimila miglia. A dispetto della volonta' dei giornali nazionali di non pubblicare nulla circa la battaglia che la mia organizzazione stava combattendo, la notizia riusci' a passare a livello locale. A distanza di due settimane dalla fine del mio viaggio il Congresso voto' la legge e al presidente non resto' altro da fare che controfirmarla. * - Cosma Orsi: Che riflessione inducono i tragici fatti di New Orleans? - Theresa Funicello: La prima cosa che si deve capire e' che chi e' stato lasciato abbandonato a se stesso sono nella maggior parte i poveri e i poverissimi. Tutti a carico del welfare americano. Nei piani di evacuazione queste persone sono codificate come lavoratori non essenziali senza mezzo di trasporto. Il sindaco di New Orleans e il governatore dello Stato non avevano un piano, sapevano di non avere un piano, e hanno fatto di tutto per fermare chiunque volesse aiutare ad uscire da quell'inferno. Entrambi sono democratici. 10. APPELLI. UMBERTO SANTINO: LA MEMORIA E IL PROGETTO [Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo (www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente appello per la creazione di un "Memoriale-Laboratorio" della lotta alla mafia. Umberto Santino (per contatti: csdgi at tin.it) ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su questo stesso foglio nei nn. 931-934] Negli ultimi anni piu' volte alcune associazioni operanti a Palermo hanno proposto la creazione di una Casa delle associazioni, uno spazio comune che ospiti in una stessa sede varie realta' attualmente prive di sede o con sedi precarie e inadeguate. Intendiamo rilanciare quella proposta ma pensiamo non solo a uno spazio-contenitore, in cui possano operare piu' agevolmente centri studi e associazioni, ma a qualcosa di piu' ampio e maggiormente rispondente a una richiesta che proviene da vari settori, in particolare dalla scuola e dalla societa' civile. Un esempio: il nostro Centro frequentemente riceve richieste di visite di scolaresche che non possiamo esaudire per l'esiguita' degli spazi dell'attuale sede, ma le richieste riguardano piu' che una visita a locali ingombri di materiali (libri, periodici, atti giudiziari, ecc.) la possibilita' di percorrere un itinerario che illustri la realta' della mafia e della lotta contro di essa. Per venire incontro a questa esigenza, sempre piu' avvertita e diffusa, riteniamo sia necessario creare uno spazio polivalente che sia insieme: mostra permanente, attraverso l'esposizione-fruizione di materiali vari (filmati, fotografie, documenti, libri, giornali, ecc.) che illustrino la storia del fenomeno mafioso e della societa' in cui esso si e' sviluppato, e contestualmente offrano un percorso delle lotte contro di esso, dal movimento contadino a oggi; biblioteca-emeroteca e raccolta di atti giudiziari e di altri materiali di documentazione; casa delle associazioni antimafia; laboratorio per la progettazione di nuove iniziative. Per avviare questo progetto proponiamo di allestire una mostra sulla mafia e sulla lotta alla mafia, che rielabori e integri le mostre fotografiche "Mafia oggi" e "Mafia dalla terra alla droga", curate dal Centro Impastato, che sono state esposte in varie regioni d'Italia e in altri Paesi. La mostra dovrebbe essere un primo passo per la creazione di una struttura permanente. * Per la realizzazione della proposta, che doterebbe Palermo di un nuovo spazio che dovrebbe inserirsi in una riprogettazione del patrimonio museografico e culturale della citta' (per fare un esempio, manca finora un museo della citta'), occorre individuare un edificio-contenitore, possibilmente confiscato alla mafia e nel centro storico (si e' parlato di Villa Pantelleria come sede di una Biblioteca della legalita', ma i tempi per il restauro rischiano di essere troppo lunghi e forse sarebbe piu' conveniente restituirla alla sua vecchia destinazione di laboratorio musicale), che risponda alle esigenze gia' accennate. Palermo e la Sicilia hanno bisogno di recuperare la loro identita' e la loro storia, che non e' fatta solo delle stragi e dei crimini della mafia, ma anche delle lotte che l'hanno contrastata e hanno cercato di costruire una realta' diversa e che, in certi periodi, come per esempio con le lotte contadine, a cui si affiancavano le lotte degli operai del Cantiere navale, hanno generato mobilitazioni di massa tra le piu' grandi e significative d'Europa. E le mobilitazioni degli anni '80 e '90 e degli ultimi anni, il lavoro nelle scuole, l'uso sociale dei beni confiscati, fanno parte di una storia che merita di essere documentata adeguatamente e rilanciata. In altre citta' sono sorti spazi della memoria, come i Memoriali della Resistenza, e riteniamo che Palermo debba dotarsi di uno spazio adeguato, insieme memoria storica della sua Resistenza al dominio mafioso e progettazione di un presente e futuro di Liberazione. In parecchi punti della citta' negli ultimi anni sono state apposte delle lapidi che ricordano alcuni caduti nella lotta alla mafia: un ricordo doveroso che dovrebbe estendersi e scavare nel passato meno recente. Abbiamo piu' volte proposto che vengano ricordati altri caduti, come Giovanni Orcel, il segretario dei metalmeccanici assassinato il 14 ottobre del 1920 nel corso Vittorio Emanuele, all'angolo con via Collegio Giusino, e che venga apposta una lapide in via Alloro dove, al numero 97, non piu' esistente, il 21 e 22 maggio del 1893 si tenne il congresso dei delegati dei Fasci siciliani. Ma i Fasci siciliani meriterebbero qualcosa di piu': una strada, una piazza, un monumento, per ricordare una stagione di lotte finita purtroppo nel sangue e nell'emigrazione. In ogni caso lapidi, monumenti, celebrazioni di anniversari da soli non bastano: la memoria richiede immagini, volti, documenti, ricerche, ricostruzioni di luoghi e di storie, itinerari percorribili e spazi frequentabili agevolmente. Il nostro Centro, fin dalla sua costituzione, con il convegno "Portella della Ginestra: una strage per il centrismo", e' impegnato in questa direzione, e ultimamente ha collaborato con l'Associazione nazionale magistrati per la realizzazione del progetto "Le date della memoria" e la redazione del volume La memoria ritrovata, ha rivisto l'elenco dei caduti nella lotta alla mafia e delle vittime innocenti, i cui nomi sono letti il 21 marzo di ogni anno, e ha proposto all'associazione nazionale "Libera" la pubblicazione di un'Agenda dell'Italia civile, con le schede sui caduti, utilizzando i materiali gia' pubblicati nell'opuscolo Sicilia 102. Il Centro Impastato invita associazioni, scuole, istituti universitari, realta' culturali, forze politiche e sindacali, cittadini interessati, a un impegno comune per mettere a punto la proposta del "Memoriale-Laboratorio" e presentarsi alle Istituzioni con un progetto definito o almeno tratteggiato nelle grandi linee e con qualche indicazione relativa a spazi utilizzabili. * Nel frattempo il Centro Impastato espone una sua esigenza: l'attuale sede e' inadeguata, e per la mole dei materiali accumulati in quasi trent'anni di attivita' e per l'impossibilita' di fruizione di buona parte di essi, in particolare dei materiali dell'emeroteca. Si pone con urgenza il reperimento di altri locali, quanto meno per ospitare l'emeroteca, per conservare un patrimonio che rischia il deperimento e la distruzione e per consentirne la fruizione. Proponiamo pertanto che i materiali dell'emeroteca vengano sistemati adeguatamente per il tempo occorrente per la realizzazione del progetto piu' ampio e invitiamo quanti dispongono dello spazio necessario, o possono darci indicazioni utili, a prendere contatti con il Centro Impastato. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1059 del 20 settembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
- Prev by Date: La nonviolenza e' in cammino. 1058
- Next by Date: Vittoria al mondo. Si' all'umanita'. 2
- Previous by thread: La nonviolenza e' in cammino. 1058
- Next by thread: Vittoria al mondo. Si' all'umanita'. 2
- Indice: