La nonviolenza e' in cammino. 823



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 823 del 28 gennaio 2005

Sommario di questo numero:
1. Enrico Peyretti: Spiritualita' nonviolenta
2. Per una bibliografia sulla Shoah (parte terza)
3. Augusto Cavadi: Norberto Bobbio, guida coraggiosa
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. ENRICO PEYRETTI: SPIRITUALITA' NONVIOLENTA
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci
messo a  disposizione questo suo testo gia' pubblicato in Mir-Movimento
Nonviolento, Vivere la nonviolenza, opuscolo per i campi estivi 2000, pp.
13-18; qui in una versione rivista il 22 gennaio 2005. Enrico Peyretti e'
uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu'
nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue
opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989;
Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace,
Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999;
e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca
bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte
nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in
appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus,
Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e
una recentissima edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo
notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org,
www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di
Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario]

Anzitutto, cosa intendiamo per "spiritualita'"? Non uno spiritualismo
disincarnato. Non un intellettualismo lucido e acuto: ottima qualita'
l'intelligenza razionale, da difendere e sviluppare, ma la spiritualita' e'
altro, di piu'.
Mi pare che per "spiritualita'" dobbiamo intendere la dimensione piu'
profonda, interiore, radicale, che e' in ogni persona. Radicale, perche' e'
non alla nostra superficie, ma nelle nostre radici prime e ultime, le meno
visibili, ma le piu' importanti e decisive nell'orientare le scelte di fondo
della nostra esistenza, tanto le decisioni grandi e determinanti, come i
comportamenti quotidiani spiccioli. Questa nostra dimensione sara' piu' o
meno viva e vitale quanto piu' ce ne occupiamo, la coltiviamo, la nutriamo.
Tutti, anche l'essere umano piu' rozzo, ha uno spirito, ma questo puo'
essere addormentato, sterilizzato, in coma, sotto montagne di chiassose o
anche violente vanita' e stupidita': basti pensare alla gran parte di cio'
che cola dai televisori, o al pettegolezzo pubblico o privato, parlato o
stampato, spesso indiscreto, maligno, diffamatorio, oppure all'affanno di
molti per correre dietro ai soldi, al successo, al nuovo acquisto, alla
competizione sfrenata contro gli altri. Le vite rovesciate all'esterno, nel
secondario, sacchi vuoti, sono vite dalla spiritualita' atrofizzata, polmoni
senz'aria.
Lo spirito umano va difeso, non meno del cuore, del respiro, della vita
fisica. La civilta' in cui siamo ha assai poco di spirituale, perche' il suo
sviluppo e' all'esterno dell'umano, e spesso e' anche contrario ad esso.
Questa critica non condanna - sia chiaro - il benessere materiale che oggi
sappiamo creare (esclusivamente per la minoranza privilegiata dell'umanita',
che siamo noi), ma lo squilibrio grave tra questo e il benessere intimo, le
relazioni buone tra le persone, la giustizia nei rapporti sociali e
internazionali. C'e' durezza e violenza dei comportamenti piu' correnti,
sottomissione delle persone alle strutture produttive ed economiche, invece
della finalizzazione di queste alle persone.
Inoltre, lo spirito umano e' ambiguo. Il nostro spirito e' un campo di
battaglia. E' sia buono che cattivo, ne' solo buono, ne' solo cattivo.
L'eterna discussione se la natura umana sia buona o cattiva non ha senso: e'
l'una e l'altra. Lo spirito e' il luogo intimo (questo aggettivo e' il
superlativo di "interno") nel quale ognuno si decide verso la bonta' o la
cattiveria, verso l'egoismo o l'altruismo, verso la vita violenta, nociva,
oppure nonviolenta, "in-nocua" (e' questo il significato di "a-himsa"), non
nociva ma semmai di aiuto agli altri. Ognuno di noi, verso gli altri, puo'
essere denti che divorano, o pane che nutre. Naturalmente, tra questi
estremi ci sono infinite sfumature. Anzi, noi siamo sempre, nonostante la
scelta piu' convinta e sincera, nel cammino incompiuto, e quindi nella
contraddizione: camminiamo in ritardo, avanziamo e indietreggiamo,
procediamo e deviamo. Non basta volere, anche nel modo piu' sincero. Non e'
vero che "volere e' potere", perche' non siamo onnipotenti. Socrate, nella
sua candida onesta', credeva che chi fa il male lo fa solo per ignoranza del
bene. Ma il problema e' molto piu' drammatico. San Paolo, con una onesta'
piu' illuminata, scrive ai Romani: "La legge e' spirituale, io invece sono
di carne (...). Non capisco quello che faccio: non eseguo cio' che voglio,
ma faccio quello che odio". Dunque, la contraddizione e' in noi, noi siamo
contraddizione, anche se abbiamo fatto le scelte piu' sincere. I santi sanno
di essere anche peccatori, e lo sanno meglio di chi e' poco santo.
"Spiritualita'" e' vivere l'esperienza profonda di questa continua scelta
drammatica, mai facile, sempre nuova. E' l'esperienza di vivere davvero
l'autentica avventura umana, non di essere trascinati come sugheri
sull'acqua da mode, ordini, conformismi, interessi mediocri, voracita',
istinti inconsapevoli, meccanismi biologici o sociali. Vivere in una
dimensione di spiritualita' e' vivere con un senso, per quanto
faticosamente, mentre "essere vissuti" da altro, da fuori, toglie valore
all'esistenza, che in un momento di tragica lucidita' puo' per questo motivo
anche venire rifiutata col suicidio.
*
Come si difende e si sviluppa la vita spirituale? Direi, anzitutto, stando
con se stessi. Che non e' separarsi dagli altri, ma prepararsi ad essere con
gli altri in modo piu' sostanzioso. Il silenzio, la solitudine, sono momenti
preziosi, da non fuggire, da non temere, da non riempire di fracasso, in cui
incontrare noi stessi, lavorare su noi stessi. Quando siamo nati e abbiamo
dato il primo vagito, i nostri polmoni si sono dilatati anche con dolore, e
la vita autonoma, all'aria aperta, e' cominciata. Cosi' e' dello spirito,
che resta un pneumatico ("pneuma" in greco vuol dire spirito) vuoto e secco,
se non respira, anche con sforzo e dolore, se non riceve dall'atmosfera
umana e dal cielo il nutrimento spirituale. Il vento, invisibile ma reale e
potente, portatore di novita' e di vita, e' un altro simbolo antico di
questo apporto vitale alla nostra vita profonda, da lontano e dall'alto.
Oltre ai momenti personali di vita interiore, lo spirito si nutre e cresce
di colloqui intimi con i grandi spiriti dell'umanita': leggere e meditare i
grandi sapienti, i poeti e narratori dalla vista piu' acuta, le grandi anime
religiose, i vari testi sacri che hanno sostenuto e guidato tante
generazioni umane; ma anche incontrare e frequentare le persone umili e
sapienti, gli amici piu' saggi che possiamo interrogare e ascoltare; o
ricordare gli ammaestramenti e gli esempi vivi dei nostri vecchi scomparsi.
Ognuno di questi colloqui e' pane vivo per lo spirito, ricchezza impagabile,
che vale piu' di tutto il denaro, e che nessun denaro puo' comprare. Una
vita spirituale sviluppata non dipende dal nostro carattere e temperamento:
un introverso puo' essere superficiale mentre un estroverso e gioviale puo'
essere davvero spirituale.
Cio' che il nostro spirito puo' cogliere del senso della vita non e'
un'evidenza intellettuale, dimostrabile come un teorema. Lo spirito tocca,
sente, vive, incontra, con una "intelligenza" (parola che significa "leggere
dentro") reale ma piu' che intellettuale, profonda, globale, di tutta la
persona, non del solo intelletto. Questa forma di intelligenza cresce
insieme a tutte le persone che nell'umanita' vivono e hanno vissuto questa
ricerca profonda di autenticita' umana. C'e', infatti, una comunicazione
invisibile ma reale tra tutti gli spiriti umani, tanto nel bene quanto nel
male, purtroppo. Quindi, di nuovo e sempre, si tratta di "discernere gli
spiriti", acquisire criteri essenziali per distinguere gli apporti positivi
dai negativi. E come trovare questi criteri?
Il lettore avra' notato che finora non ho legato la spiritualita' alla
religione.
Le religioni, nei loro aspetti piu' preziosi, appartengono alla
spiritualita', ne sono una forma molto alta. Le loro forme rituali, esterne,
al limite folkloristiche, possono sostenere gli spiriti, ma rischiano anche
di irrigidirsi e soffocarli. Ci sono delle spiritualita' religiose, e ci
sono delle vere spiritualita' non religiose (ma non insensibili, ne'
offensivamente irreligiose). Ognuna di queste vie, tutte preziose, e' una
ricerca per "discernere gli spiriti", per distinguere il bene dal male, cio'
che fa vivere da cio' che fa morire l'essenza umana in noi.
Ogni persona sulla sua via, quella in cui e' stata educata, o quella che ha
trovato dopo ricerche e fatiche personali, cerca di separare dentro di se'
il negativo dal positivo, facendo crescere il positivo ancor meglio che
combattendo il negativo. Chi crede in Dio sa che il suo spirito viene a
guarire ed arricchire il nostro, come prometteva il profeta ebraico
Ezechiele: "Vi daro' un cuore nuovo e mettero' dentro di voi uno spirito
nuovo. Togliero' il cuore di pietra dal vostro corpo e vi mettero' un cuore
di carne. Mettero' il mio spirito dentro di voi". I cristiani sanno che
nell'uomo Gesu', perfetto figlio di Dio, questa promessa si e' compiuta per
ogni persona dal cuore sincero. Ogni religione consiste nella fiducia che
una luce e una capacita' di bene e' offerta al cuore umano. Ogni coscienza
umana seria cerca la giustizia, la spera possibile, e si impegna in questa
speranza attiva.
*
Ma non dovevo parlare dello spiritualita' nonviolenta? Infatti. Ma mi sembra
di aver gia' detto alcune cose sul tema datomi, pur senza quasi nominare la
nonviolenza.
Chi cerca una vita profonda, cerca anche la nonviolenza. E chi ha cominciato
a cercare di essere nonviolento, si accorge che deve lavorare dentro di se',
nelle radici del suo spirito. Li' trovera' anche istinti violenti, di
sopraffazione; trovera' anche che l'indignazione contro il male e la
violenza altrui puo' farsi a sua volta violenta, in quella catena che
appunto la nonviolenza vuole spezzare dentro di noi. Io ripeto fino alla
noia che sono (cerco di diventare) nonviolento perche' sono (ho in me
qualcosa di) violento.
L'impegno interiore, intimo, di non nuocere, non offendere, non uccidere,
neppure quando siamo provocati dall'offesa e dalla violenza, e' il lato
negativo del lavoro nonviolento: infatti, c'e' sempre molto da togliere, da
ripulire, quasi con un lavoro chirurgico, in noi stessi, nelle abitudini,
anche nel linguaggio a cui apparteniamo. Il lato positivo sta nel costruire
cultura, metodi, strategie personali e politiche, che consentano di arrivare
ad una civilta' nonviolenta, una civilta' cioe' nella quale i conflitti
naturali dell'esistenza non si risolvano con l'eliminazione (fisica,
mentale, affettiva, giuridica) dell'avversario, ma con un nuovo incontro
costruttivo con lui, ad un livello di superiori interessi umani comuni,
concordando onesti compromessi sulle divergenze inferiori.
La vita spirituale e' quella che rende capaci di vedere gli orizzonti umani
universali, dove gli esseri umani sono tutti accomunati da una vocazione
alla verita' e al bene, e da un valore insopprimibile anche nel malvagio
(valore che non permette di offendere, far soffrire, uccidere nessuno).
Questa visione, questa luce interiore, ridimensiona drasticamente gli
oggetti delle contese abituali, sempre relativi e secondari rispetto ai
maggiori valori umani, e permette di scorgere intelligentemente le soluzioni
possibili, illuminando le buone volonta' verso soluzioni pacifiche e
costruttive dei conflitti. E se l'avversario violento sembra insensibile, si
trattera' di forzarlo a desistere con la propria resistenza forte, la
capacita' di soffrire, che gli renda la violenza piu' costosa dell'accordo.
Anche questa costrizione nonviolenta e' un atto di fiducia senza arroganza
ne' umiliazione, e' un'azione di pace e un'occasione di liberazione proposta
all'avversario ostinato.
Spiritualita' e azione non sono affatto lontane. Il nonviolento non si
limita a non fare violenza: egli vuole attivamente togliere, almeno ridurre
al minimo possibile, la violenza presente nelle strutture e nelle culture,
come nei comportamenti personali. Vuole togliere la violenza non con una
violenza-anti-violenza, ma con la proposta positiva della propria vita
impegnata, dei grandi maestri, delle esperienze di lotte giuste nonviolente,
della continua educazione reciproca ed autoeducazione a vincere in se' la
violenza per vincerla nel mondo.
Chi non abbraccia la nonviolenza magari non fa male a nessuno, ma non agisce
per ridurre la violenza. Buddha chiede non solo di non uccidere, ma di "non
lasciare uccidere", che per noi vuol dire non rassegnarsi all'esistenza di
strutture ingiuste e omicide. Gesu' non chiede solo di non fare agli altri
quel che non ci piacerebbe che fosse fatto a noi, ma fare loro il bene che
attendiamo, e ci chiama ad amarci come lui ci ha amato, fino a perdonare
sempre, fino a dare senza attendere restituzione, fino ad amare i nemici,
fino a dare la vita per gli altri, perche' non c'e' amore piu' grande di
questo. La vita nonviolenta e la costruzione attiva di strutture mentali e
sociali libere dalla violenza, e' un'opera immane, di generazioni, un cambio
di orientamento della storia, un'azione che ha bisogno di vita spirituale,
di interiorita' profondissime, proprio come una grande torre, o una pianta
possente, una quercia o un cedro, hanno bisogno di fondamenta e di radici
che vanno giu' nel cuore della terra e la' stabiliscono la forza di salire
tanto in alto.
*
Molte sono le qualita' personali che il nonviolento deve educare nel proprio
spirito, ma quella che mi pare tutte raccoglierle e unificarle, direi che e'
la bonta'. Questa parola che puo' suonare molle o dolciastra (ma tutte le
parole vanno precisate perche' sono ambigue: non lo sono forse anche amore,
giustizia, liberta', e la stessa nonviolenza?), che per alcuni e' sinonimo
di scemenza, che oggi e' derisa o fraintesa sotto il nome di "buonismo",
puo' essere invece una forte idea contestatrice e costruttiva.
Essere buoni significa fare bene, agire bene, dare bene, preferiti allo
"stare bene". Questo stare bene e' l'idolo del mondo attuale, in caccia di
un benessere materiale, possessivo e rapace fino alla rapina sistematica.
Come ogni idolo esige sacrifici umani. La bonta' invece si scomoda, si
"impegna", si sente "data in pegno" agli altri, non li sacrifica, ma li
rispetta e li serve. Certamente, la bonta' ha bisogno dell'intelligenza e
dell'analisi concreta della realta' e dell'ascolto, perche' sapere qual e'
il bene reale e richiesto del nostro prossimo e' importante come volerlo. Ma
l'intelligenza da sola non e' buona: oggi e' una (presunta) qualita' persino
delle bombe omicide. E' la bonta' che guida l'intelligenza, la civilta', la
storia a fare il bene vero dell'umanita'. E dove nasce e cresce la bonta' se
non nel profondo del cuore? E' la' che arrivano a noi i doni spirituali, la'
noi li coltiviamo per farne autentiche esperienze personali, e nuovo dono
reciproco tra noi, in un cammino grande e degno, per il quale merita vivere
e faticare.

2. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE TERZA)

ERNST CASSIRER
Nato nel 1874 a Breslau in Slesia (oggi Wroclaw in Polonia), filosofo,
docente universitario, esule, muore nel 1945 negli Stati Uniti d'America.
Etichettato semplicisticamente come "neokantiano", ha dato contributi
fondamentali in vari campi della ricerca filosofica, epistemologica,
storiografica. Opere di Ernst Cassirer: in traduzione italiana cfr.
particolarmente Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento; La
filosofia dell'Illuminismo; Saggio sull'uomo; Il mito dello Stato; Storia
della filosofia moderna; Linguaggio e mito; Filosofia delle forme
simboliche. Opere su Ernest Cassirer: Giulio Raio, Introduzione a Cassirer,
Laterza, Roma-Bari 1991.

CARLO CASSOLA
Cassola e' nato a Roma nel 1917 dove visse fino al '40. Dal '50 visse a
Grosseto. E' scomparso nel 1987. Laureato in legge, prese parte alla
Resistenza, fu poi giornalista, insegnante di liceo e scrittore. Narratore
fecondo, tra i piu' visibili e letti della letteratura italiana del
novecento. Dalla meta' degli anni settanta si impegna in una intensa
campagna per il disarmo unilaterale. Dall'utilissimo sito di "Nonluoghi"
(www.nonluoghi.org) riprendiamo il seguente ricordo di Cassola: "Quindici
anni fa moriva Carlo Cassola (Roma, 17 marzo 1917 - Lucca, 29 gennaio 1987).
Scrittore di primo piano, ricordato tra l'altro per il romanzo La ragazza di
Bube, premio Strega 1960 (e film girato da Comencini), Cassola fu anche un
intellettuale di forte impegno sociale, antimilitarista ed ecologista. Gia'
partigiano contro nazisti e fascisti, dedico' in particolare l'ultima
stagione della sua vita alle iniziative contro il militarismo e per la pace.
Numerosi i suoi scritti contro gli eserciti e gli armamenti, di grande
rilevanza per il mondo del pacifismo italiano il suo contributo sfociato
nella nascita, nel 1977, della Lega per il disarmo dell'Italia che due anni
piu' tardi sarebbe diventata - con la prima manifestazione contro gli
euromissili e l'unione con la Lega socialista per il disarmo unilaterale
dell'Italia - la Lega per il disarmo unilaterale. Quest'ultima sara' uno dei
principali movimenti promotori della campagna di obiezione fiscale alle
spese militari... Carlo Cassola riteneva che il rischio totale per
l'umanitu' fosse direttamente connesso alla sua organizzazione militarista e
per questo metteva in cima alla scala delle priorita' la battaglia per la
demilitarizzazione sociale. "Noi disarmisti - scriveva -  siamo accusati di
essere sognatori fuori della realta'. Invece siamo i soli realisti. Gli
altri, i sedicenti realisti, sono solo struzzi che hanno nascosto la testa
sotto la sabbia per non vedere le conseguenze scellerate della loro
politica: l'imminente fine del mondo e l'attuale miseria del mondo". La sua
non era una utopica proposta diretta di societa' nuova, era piuttosto il
grido disperato dell'uomo che vede la comunita' sull'orlo del baratro. Era
un grido per invertire la rotta, evitare il disastro e da li' creare le
condizioni per ragionare sull'utopia ecopacifista. Insomma, uno strappo, il
disarmo unilaterale, per creare le condizioni del cammino. Scrive Cassola
nel suo saggio La rivoluzione disarmista (Rizzoli): "L'utopia puo' diventare
realta' solo mediante la rivoluzione. Un'evoluzione graduale e pacifica e'
impensabile: come puo' il male evolvere verso il bene?". E ancora: "Sono
queste vecchie, stupide e malvage istituzioni che ci portano alla rovina.
Dobbiamo distruggerle prima che sia troppo tardi. Non bisogna distruggerle
gradualmente (non ne avremmo il tempo) ma tutte d'un colpo. Occorre un
taglio netto col passato. Questo taglio netto e' appunto cio' che chiamiamo
rivoluzione". In altre parole, la prima utopia e' la pace e da qui si potra'
costruire il resto del percorso utopico. Vengono in mente - per contrasto -
i discorsi moralisti che su vari temi (poverta', razzismo, pace, memoria)
politici e pesudointellettuali ci propinano sorvolando sulla questione di
fondo: mettere in discussione le istituzioni che nel loro grembo serbano
l'embrione del mostro. Non basta, per esempio, denunciare l'Olocausto e
ripetere "mai piu'"; bisogna piuttosto sforzarsi di vivisezionare il magma
istituzionale (i meccanismi di delega politica; di manipolazione sociale; di
deresponsabilizzazione a catena, individuale e di gruppo; di annullamento
burocratico dei sentimenti umani eccetera) che ha reso possibile questo
orrore e che puo' ancora partorire altre vergogne, altra sofferenza, altra
oscurita'". Opere di Carlo Cassola: per quanto piu' specificamente qui ci
interessa si vedano i racconti di ambientazione resistenziale, ma
soprattutto gli opuscoli dedicati all'impegno per il disarmo unilaterale:
Ultima frontiera, Rizzoli, Milano 1976; Il gigante cieco, Rizzoli, Milano
1976; La lezione della storia, Rizzoli, Milano 1978 (poi ristampati con in
copertina solo il titolo del primo saggio, con una introduzione di Ernesto
Balducci, a un anno dalla morte di Cassola, sempre presso Rizzoli, Milano
1988); La rivoluzione disarmista, Rizzoli, Milano 1983. Cfr. anche il
libro-intervista a cura di Domenico Tarizzo, Carlo Cassola: letteratura e
disarmo, Mondadori, Milano 1978. Opere su Carlo Cassola: un utile libro
specifico: Carlo Alberto Madrignani, L'ultimo Cassola. Letteratura e
pacifismo, Editori Riuniti, Roma 1991; tra le monografie generali: Giuliano
Manacorda, Invito alla lettura di Cassola, Mursia, Milano 1973, 1991;
Rodolfo Macchino Jodi, Cassola, La Nuova Italia, Firenze 1977; sull'opera
letteraria di Cassola fondamentali anche Gian Carlo Ferretti, Letteratura e
ideologia, Editori Riuniti, Roma 1964, 1976; Alberto Asor Rosa, Scrittori e
popolo, Samona' e Savelli, Roma 1965, Einaudi, Torino 1988).

CORNELIUS CASTORIADIS
Nato nel 1922, scomparso nel 1997, sociologo, filosofo, critico del
totalitarismo, impegnato nell'esperienza di "Socialisme ou barbarie".
Dall'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche riprendiamo la
seguente scheda: "Cornelius Castoriadis nacque a Costantinopoli nel 1922.
Sostenne gli studi secondari e universitari ad Atene (diritto, scienze
economiche e politiche, filosofia). Nel 1945 si trasferi' a Parigi per
continuare gli studi di filosofia. Nel 1948, dopo qualche anno di militanza
trotzkista, fondo' con Claude Lefort il gruppo e la rivista "Socialisme ou
barbarie" (il cui ultimo numero usci' nel 1965). Lavoro' dal 1948 al 1970
come economista nel segretariato internazionale dell'Oced. Dal 1974 esercita
la professione di psicoanalista. Nel l980 e' stato nominato direttore di
studi all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi per il
seminario di Istituzione della societa' e creazione storica. E' scomparso a
Parigi nel dicembre 1997. L'asse del lavoro di Castoriadis e' stato in un
primo periodo la critica al totalitarismo burocratico e ai rapporti di
produzione in Urss, di cui tra i primi, con Amadeo Bordiga, ha mostrato il
carattere capitalistico e, nello stesso tempo, alle forme occidentali della
democrazia rappresentativa, a cui contrappone le esperienze storiche e
teoriche del comunismo dei consigli. In un secondo periodo, abbandonato
l'impegno politico a profitto di un esercizio non meramente privato della
psicoanalisi, si e' dedicato allo studio dell'immaginario sociale
contemporaneo e a una critica dell'ideologia che traveste le opzioni di
quella che egli chiama "stratocrazia" (dominio della classe militare) con le
esigenze del progresso tecnologico. Prima della sua scomparsa Castoriadis
stava elaborando una teoria dell'immaginazione che lo aveva portato a
rivisitare la tradizione filosofica e in particolare l'opera di Aristotele".
Opere di Cornelius Castoriadis: in italiano si veda almeno La societa'
burocratica, 2 volumi, Sugarco, Milano 1978-'79. Dall'Emfs: "Cornelius
Castoriadis ha pubblicato tra l'altro: con E. Morin e C. Lefort e sotto lo
pseudonimo di J.-M. Coudray, Mai 68. La breche, Fayard, Paris 1968, tr. it.
La Comune di Parigi del maggio 1968, Il Saggiatore, Milano 1968; La societe'
bureaucratique, l. Les rapports de production en Russie, Union Generale
d'Editions, 10/18, Paris 1973, tr. it. La societa' burocratica, l. I
rapporti di produzione in Russia, SugarCo, Milano 1978; La societe'
bureaucratique, 2. La revolution contre la bureacratie, Uge, 10/18, Paris
1973, tr. it. La societa' burocratica, 2. La rivoluzione contro la
burocrazia, SugarCo, Milano 1979; L'experience du mouvement ouvrier, Uge,
10/18, Paris 1974; L'institution imaginaire de la societe', Seuil, Paris
1975, tr. it. L'istituzione immaginaria della societa', Bollati Boringhieri,
Torino, 1995; Les carrefours du labyrinthe, Seuil, Paris 1978, tr. it. Gli
incroci del labirinto, Hopefulmonster, Firenze 1988; Devant la guerre,
Fayard, Paris 1981; De l'ecologie a' l'autonomie, Paris 1981; Domaines de
l'homme, Seuil, Paris 1986; con E. Colombo e P. Ansart, L'immaginario
capovolto, Eleuthera, Milano 1987; Le monde morcele', Seuil, Paris 1990; La
montee de l'insignifiance, Paris 1996. Un'antologia dei suoi scritti apparsi
su "Socialisme ou barbarie" sotto diversi pseudonimi (Pierre Chaulieu, Paul
Cardan) e' uscita in traduzione italiana con il titolo di Socialisme ou
barbarie, a cura di Mario Baccianini e Angelo Tartarini, Guanda, Parma 1969
(con una importante appendice di Riccardo d'Este sul carteggio
Pannekoek-Chaulieu).

ALBERTO CAVAGLION
Saggista, storico, critico letterario, vive a Torino, dove lavora presso
l'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della societa'
contemporanea. Collaboratore di "Belfagor" e di altre riviste di critica
letteraria e storia contemporanea, fa parte della redazione de "L'indice dei
libri del mese". Opere di Alberto Cavaglion: Nella notte straniera,
L'Arciere, Cuneo 1981, 1991;  Otto Weininger in Italia, Carucci, Roma 1983;
Felice Momigliano (1866-1924). Una biografia, Il Mulino, Bologna 1988; (con
G. P. Romagnani), Le interdizioni del Duce, Meynier, Torino 1988; Primo Levi
e "Se questo e' un uomo", Loescher, Torino 1993; Gli aratori del vulcano.
Razzismo e antisemitismo, Linea d'ombra, Milano 1994; Per via invisibile, Il
Mulino, Bologna 1998; Italo Svevo, Bruno Mondadori, Milano 2000. Per Einaudi
ha curato l'edizione degli Scritti civili di Massimo Mila (1995) e il
commento a Se questo e' un uomo di Primo Levi nel cd rom n. 10 della
"Letteratura Italiana Einaudi" (2000). Nei Meridiani Mondadori ha curato
l'edizione dei Racconti di Isaac B. Singer (1998).

JEAN CAVAILLES
Pensatore francese (1903-1944), docente alla Sorbona, muore assassinato dai
nazisti.

PAUL CELAN
Poeta di lingua tedesca, nato a Czernowitz nella Bukowina nel 1920,
perseguitato e internato in campo di concentramento. Visse poi a Vienna e a
Parigi; si e' tolto la vita nel 1970. Opere di Paul Celan: Poesie,
Mondadori, Milano 1998; La verita' della poesia, Einaudi, Torino 1993.

FEDERICO CEREJA
Docente universitario di storia contemporanea. E' uno dei coordinatori della
ricerca sulla deportazione piemontese, su cui ha pubblicato molti importanti
studi. Opere di Federico Cereja: con Brunello Mantelli (a cura di), La
deportazione nei campi di sterminio nazisti, Franco Angeli, Milano 1986.

CHARLIE CHAPLIN
Charliez Chaplin (1889-1977) e' uno dei geni del cinema. Opere di Charlie
Chaplin: qui segnaliamo particolarmente Tempi moderni (1936), Il grande
dittatore (1940), Monsieur Verdoux (1947). Ma tutto Chaplin va visto. Opere
su Charlie Chaplin: per una prima introduzione cfr. Giorgio Cremonini,
Charlie Chaplin, Il Castoro Cinema. Ma la bibliografia su Chaplin e'
infinita.

RENE' CHAR
Poeta ed eroe della Resistenza francese (1907-1988); la sua poesia e' un
invito grande al pensiero, al sentire, alla coscienza, e dunque all'impegno.

YVES CHEVALIER
Sociologo e docente universitario francese. Opere di Yves Chevalier:
L'antisemitismo, Ipl, Milano 1991.

NICOLA CHIAROMONTE
Nato nel 1905, scomparso nel 1972, scrittore e saggista. Antifascista, nel
'34 e' esule a Parigi, nel '36 combatte in Spagna, dopo l'esilio francese ed
americano torna in Italia nel 1953 e fonda con Silone la rivista "Tempo
presente"; scrive anche sul "Mondo" e sull'"Espresso". Opere di Nicola
Chiaromonte: La sua produzione resto' sparsa su riviste, in vita pubblico'
due soli volumi: La situazione drammatica (1959), Credere e non credere
(1971); dopo la morte sono stati pubblicati negli anni '70 altri volumi:
Scritti sul teatro; Scritti politici e civili; Silenzio e parole (scritti
filosofici e letterari). Negli ultimi anni altri volumi sono apparsi, in
particolare cfr. Il tarlo della coscienza.

PIETRO CHIODI
Filosofo italiano (1915-1970), ha combattuto il nazifascismo (e' il "Monti"
del Partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, di cui fu professore al liceo di
Alba). Opere di Pietro Chiodi: segnaliamo particolarmente la sua
testimonianza della lotta partigiana consegnata al volume Banditi, Einaudi,
Torino. Pregevoli i suoi lavori sulla filosofia esistenzialista.

ITALO ALIGHIERO CHIUSANO
E' stato un acuto saggista e scrittore, germanista illustre e finissimo
traduttore, i suoi lavori critici e la sua meditazione sui capolavori della
letteratura e della cultura costituiscono sovente nitidi preziosi contributi
ad una cultura della pace e della dignita' umana.

HELENE CIXOUS
Nata a Orano in Algeria nel 1938, docente universitaria a Parigi, fondatrice
del Centre des Etudes Feminines, scrittrice, drammaturga, critica,
pensatrice e militante per i diritti. Dal sito www.tufani.it (che propone
anche altri utilissimi materiali sull'autrice e non solo) estraiamo questa
utile notizia biobibliografica su Helene Cixous: "Helene Cixous nasce a
Orano, in Algeria, il 5 giugno 1937 da una famiglia ebrea che discende da
due differenti linee di diaspora. Gli antenati della madre sono
cecoslovacchi, austriaci, tedeschi, gli antenati del padre sono arrivati in
Africa dalla Spagna. Nella famiglia paterna si parla lo spagnolo, il
francese dei colonizzatori europei, l'arabo. Nella famiglia materna si parla
tedesco, una lingua che Helene Cixous dovra' in seguito riconquistare.
Questa breve mappa di orientamento nelle sette patrie e nelle sette lingue
sempre gia' perdute, come le chiama in Jours de l'an (des femmes, 1990)
disegna, piu' che lo spazio di un radicamento, una rete di spostamenti dove
domina la tensione tra il radicamento e lo sradicamento. Nella sua opera
l'autrice esprime questa tensione non nella forma dell'esilio, e della
nostalgia che lo accompagna, ma come possibilita' di movimento e capacita'
di riconoscere e rispettare le differenze. L'errare cixousiano tra luoghi e
parole che giungono da tutti i punti cardinali implica una potenzialita' di
incontro e di scambio, diventa il mobile punto di vista dal quale si puo'
guardare alle molte forme di "cattivo radicamento" e alle distruzioni che le
accompagnano. L'infanzia di Helene Cixous coincide con gli anni della
seconda guerra mondiale, l'epoca dei nazionalismi e dell'antisemitismo che
colpisce la famiglia a nord ma anche a sud (durante il governo di Vichy
perdono la cittadinanza francese, ottenuta con il decreto Cremieux solo nel
1870, e il padre non puo' piu' esercitare la professione medica). In seguito
e' la guerra d'Algeria, che scatena altri nazionalismi e altri razzismi, ad
allontanare la famiglia da Orano, citta' dove Helene Cixous non e' in
seguito piu' tornata. Il padre muore nel 1948, e la madre diventa ostetrica
ed esercita la sua professione nelle bidonville di Algeri per diversi anni
anche dopo la partenza della figlia. E' tuttavia espulsa definitivamente nel
1971. Helene Cixous giunge invece in Francia nel 1955, e la', come dice in
una lunga intervista a Mireille Calle-Gruber (Photos de racines, Paris, des
femmes, 1994), adotta una nazionalita' immaginaria che e' la nazionalita'
letteraria. A Parigi, in una situazione completamente diversa rispetto agli
anni algerini, non e' piu' l'appartenenza alla comunita' ebraica ad essere
in primo piano, ma il fatto di apprendere bruscamente che "ma verite'
inacceptable dans ce monde etait mon etre femme" [la mia verita'
inaccettabile in questo mondo era il mio essere donna] (op.cit.); "juifemme"
come scrivera' all'inizio degli anni settanta. Tale verita' inaccettabile in
questo mondo implica a sua volta - come l'errare della famiglia - una
complessa forma di continuita' con la scrittura. A partire dagli anni
settanta infatti il suo nome e i suoi scritti, sempre piu' numerosi, saranno
associati al dibattito sulla differenza sessuale e l'"ecriture feminine".
Nel corso degli anni sessanta Helene Cixous intraprende una ricerca di
dottorato dedicata a James Joyce (L'exil de James Joyce ou l'art du
remplacement, Grasset, 1969) e una carriera universitaria che la mette
presto a confronto con l'istituzione e con le critiche che si levano contro
di essa. Nel 1968 partecipa alla creazione di una universita' sperimentale a
Vincennes. Il consiglio cui da' vita per la fondazione di quella che e' oggi
Paris VIII - Vincennes si propone di trasformare l'Universita' francese in
modo durevole. Varie cattedre sono affidate a scrittori e scrittrici, tra
cui Michel Deguy, Michel Butor, Lucette Finas, o a innovatori nel campo
della critica e della teoria letteraria, come Gerard Genette, Jean-Pierre
Richard, Tzvetan Todorov, e della filosofia, come Michel Foucault, Michel
Serres e Gilles Deleuze. A Serge Leclaire e' affidata l'organizzazione del
primo dipartimento di psicanalisi in Francia. Nel 1969 pubblica il suo primo
testo letterario, Dedans (Grasset), e contemporaneamente inizia a insegnare
letteratura inglese a Paris VIII. La fine del decennio 1960 e la prima meta'
del successivo rappresenta un periodo intenso e ricco di mutamenti. Nel 1970
partecipa alla fondazione, insieme a Genette e Todorov, della rivista
"Poetique", sulla quale pubblichera' saggi dedicati, tra gli altri, a Freud,
Poe, Hoffmann e Joyce raccolti poi in volume (Prenoms de personne, Seuil,
1974). Nello stesso tempo prende anche attivamente parte al Gip (Groupe
Information Prison), con Foucault, e, dopo la scoperta del lavoro teatrale
della compagnia di Ariane Mnouchkine, propone a Foucault di associare il
Theatre du Soleil al Gip. La collaborazione con la compagnia porta alla
presentazione di brevissimi spettacoli davanti alle prigioni, sempre
interrotti dall'intervento della polizia. La fondazione del dottorato in
Etudes feminines a Paris VIII e' del 1974; si tratta del primo centro di
questo tipo in Europa e la sua creazione coincide con il momento in cui la
ricerca personale di Helene Cixous, proseguita intensamente anche a livello
letterario, incontra il movimento di liberazione delle donne e la scrittrice
sente la necessita' di dare visibilita' in modo nuovo, a livello
universitario, a cio' che il movimento porta in primo piano. Escono in
quegli anni molte fictions poetiche: Le troisieme corps e Les commencements
(Grasset, 1970), Un vrai jardin (L'Herne,1971), Neutre (Grasset, 1972),
Tombe (Seuil, 1973), Portrait du Soleil (Denoel, 1973) e Revolution pour
plus d'un Faust (Seuil, 1975); tutti testi che non solo affrontano in
maniera critica la cancellazione della differenza sessuale, ma si offrono
come concreto spazio di iscrizione della differenza e del femminile.
Contemporaneamente, nell'ambito degli insegnamenti proposti dal Centre
d'Etudes feminines, Helene Cixous inizia a tenere un seminario di dottorato
dedicato alla Poetique de la difference sexuelle. Il seminario a partire
degli anni ottanta sara' affiliato al College International de Philosophie,
istituzione fondata nel 1983. Negli stessi anni, 1974, '75, '76, Helene
Cixous scrive alcuni dei saggi che le hanno dato maggiore notorieta'
soprattutto fuori dalla Francia (in particolare Le Rire de la Meduse (1975)
e La jeune nee (1975), insieme a Catherine Clement) e inizia a pubblicare
presso le Editions des femmes fondate da Antoinette Fouque nel 1973.
Souffles (1975) e' il primo libro pubblicato presso des femmes, seguito
quasi subito da La, e Partie nel 1976, Angst (1977), Preparatifs de noces
au-dela' de l'abime (1978), e Ananke' (1979). La pubblicazione esclusiva con
des femmes e' una scelta politica cui tiene fede fino agli anni piu'
recenti. Del 1975 e' anche la pubblicazione della sua prima piece teatrale,
Portrait de Dora (una riscrittura del caso Dora di Freud), messa in scena al
Theatre d'Orsay con la regia di Simone Benmoussa. In tutti questi scritti e
non solo in quelli che maggiormente hanno dato luogo a un intenso dibattito
internazionale, si elabora un insieme di riflessioni relative
all'interazione fra letteratura, filosofia, e politica, e interrogativi che,
partendo dalle implicazioni e dalle dimensioni della differenza sessuale,
mettono in gioco la costruzione dell'identita' e della sessualita'. Il 1977
e' l'anno della pubblicazione presso le edizioni des femmes della traduzione
francese di La passione secondo G. H. di Clarice Lispector, e la scoperta da
parte di Helene Cixous di questa autrice brasiliana cui dedichera' alcuni
saggi e testi poetici (tra cui Vivre l'orange, 1979). La lettura di
Lispector accompagnera' da allora la sua scrittura e quel lavoro di
apprentissage a' la lecture che porta avanti attraverso l'insegnamento.
All'inizio degli anni ottanta il governo Barre sopprime il dottorato e il
Centre d'Etudes feminines. Come reazione a questa soppressione si organizza
una campagna internazionale di sostegno, situazione che per certi aspetti si
ripetera', benche' non si arrivi ad una vera e propria cancellazione, nel
1995. Il dottorato ottiene nuovamente l'abilitazione con il governo
socialista nel 1982. All'inizio del decennio 1980 Ariane Mnouchkine le
chiede di scrivere un testo per il Theatre du Soleil. La piece sara'
L'Histoire terrible mais inachevee de Norodom Sianhouk roi du Cambodge,
messa in scena nel 1985. La scrittura di quest'opera richiedera' un lungo
lavoro di documentazione nonche', per l'autrice, la ricerca di una forma di
scrittura teatrale attraverso una stretta collaborazione con la compagnia.
Nonostante le otto ore di spettacolo il pubblico risponde con entusiasmo e
porta a un successo ancora maggiore l'opera successiva, L'Indiade ou l'Inde
de leur reves, messa in scena alla Cartoucherie nel 1987-'88. Le due pieces
segnano l'inizio di un impegno comune che continua ancora oggi e che, dopo
essere passato per la scrittura del testo di La nuit miraculeuse (1989),
film diretto da Ariane Mnouchkine e commissionato dall'Assemblee Nationale
in occasione del bicentenario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, ha
portato alla rappresentazione di La ville parjure ou le reveil des Erinyes
(1994, anno che vede anche la messa in scena di L'Histoire (qu'on ne
connaitra jamais), al Theatre de la Ville, con la regia di Daniel Mesguish),
alla collaborazione per la creazione collettiva dello spettacolo Et soudain
des nuits d'eveil (1997) e infine a Tambours sur la digue, nella stagione
1999-2000. Attraverso il teatro Helene Cixous persegue un lavoro sulla
storia contemporanea, e sul rapporto tra teatro e storia, che accompagna e
si interseca sempre di piu' con le fictions e la produzione saggistica.
Quest'ultima e' molto ampia e varia, ma articoli e conferenze sono stati
raccolti solo in minima parte in due volumi in lingua francese pubblicati da
des femmes, Entre l'ecriture (1986), e L'heure de Clarice Lispector (1989),
e in un volume in lingua inglese, Stigmata. Escaping texts (Routledge,
1998). Dato l'interesse che la sua opera suscita negli Stati Uniti, in
Canada e in Inghilterra, vi tiene spesso conferenze e seminari e alcuni
saggi vengono pubblicati esclusivamente in lingua inglese. Nel 1990 viene
invitata a tenere le Wellek Lectures, poi edite con il titolo Three steps on
the ladder of writing (1993). Sempre negli Usa escono anche, nei primi anni
novanta, due raccolte di estratti dei seminari francesi, Reading with
Clarice Lispector (1990) e Reading the poetics of Blanchot, Joyce, Kafka,
Lispector, Tsvetaeva (1992), entrambi a cura di Verena Andermatt Conley. Il
percorso letterario di Helene Cixous prosegue dall'inizio degli anni ottanta
ad oggi con la pubblicazione di Illa (1980), With ou l'art de l'innocence
(1981), Limonade tout etait si infini (1982), Le livre de Promethea
(Gallimard, 1983), La bataille d'Arcachon (Quebec, Trois, 1986), Manne aux
Mandelstams aux Mandelas (1988), Jours de l'an (1990), L'ange au secret
(1991), Deluge (1992), Beethoven a' jamais (1993), La fiancee juive (1995),
Messie (1996), OR les lettres de mon pere (1997), Osnabrueck (1999), in un
esercizio di scrittura intenso e continuo che non e' l'illustrazione di una
posizione teorica o filosofica esplicita, ma e' il suo spazio effettivo di
invenzione e di pensiero. Nel 1998 pubblica insieme a Jacques Derrida il
volume dal titolo Voiles per l'editore Galilee - che ripropone cosi' due
testi scritti per la rivista "Contretemps" (2-3, 1997) - e da quell'anno, a
seguito dell'interruzione delle pubblicazioni decisa da des femmes, pubblica
presso questa casa editrice. L'incontro con Derrida data dai primi anni
sessanta, e la lettura dell'opera derridiana costituisce un riferimento
fondamentale per Helene Cixous. Voiles, e i testi di Cixous e di Derrida
pubblicati negli atti del convegno Lectures de la difference sexuelle (des
femmes, 1994) hanno cominciato solo in anni recenti a rendere piu' visibile
la ricchezza e la complessita' di questo scambio. All'inizio del 2000 e'
uscito Les reveries de la femmes sauvages, una fiction che come altri piu'
brevi testi recenti e' dedicata all'Algeria. Del mese di settembre 2000 e'
invece Le jour ou' je n'etais pas la' (Galilee), mentre nel novembre 2000 e'
uscito il volume che raccoglie gli atti del convegno di Cerisy-La-Salle,
Helene Cixous: croisees d'une oeuvre tenutosi nell'estate del 1998. Nel 2001
l'autrice ha pubblicato un saggio dedicato a Jacques Derrida (Portrait de
Jacques Derrida en Jeune Saint Juif, Galilee) e un'opera letteraria Benjamin
a' Montaigne. Il ne faut pas le dire (Galilee). Dell'anno successivo,
infine, e' il volume intitolato Manhattan (Galilee), l'ultima fiction finora
pubblicata. Edizioni italiane: Ritratto di Dora, trad. di Luisa Muraro,
Milano, Feltrinelli, 1977; Celle qui ecrit vit, "Nuova corrente", 28, 1981
(in lingua francese); L'approccio di Clarice Lispector, trad. di Nadia
Setti, "DWF", 3, 1988; Il teatro del cuore, scelta di testi dedicati al
teatro, trad. e cura di Nadia Setti, Parma, Pratiche, 1992; Sangue cattivo,
trad. di Maria Nadotti del testo introduttivo a La ville parjure ou le
reveil des Erinyes, "Lapis", 31, 1996; Il riso della Medusa, trad. di Catia
Rizzati, in Critiche femministe e teorie letterarie, a cura di R. Baccolini,
M. G. Fabi, V. Fortunati, R. Monticelli, Bologna, Clueb, 1997; Is a book a
tomb?, (inedito in francese) trad. di Monica Fiorini, "Poetiche. Letteratura
e altro", 3, 1997; La venuta alla scrittura, trad. di Monica Fiorini, "Studi
di Estetica", 17, 1998; Lettera a Zohra Drif (bilingue), trad. di Nadia
Setti, "Leggendaria", 14, 1999; La mia Algeriance, "DWF", 1, 1999; Tancredi
continua e Apparizioni, trad. di Nadia Setti in Scritture del corpo. Helene
Cixous variazioni su un tema, a cura di Paola Bono, Roma, Sossella, 2000;
Ostetriche crudeli, trad. di Monica Fiorini, "Autodafe' - Rivista del
parlamento internazionale degli scrittori", 1, 2000; L'ultimo quadro o il
ritratto di Dio, trad. di Monica Fiorini per il catalogo della mostra Opere
d'essere. Oeuvres d'etre. Works of being, Roma, Temple University,
ottobre-novembre 2000; Osnabruck, (fiction) trad. e cura di Monica Fiorini,
Ferrara, Tufani, 2001. Una versione aggiornata al 2000 di questa
biobibliografia e' stata pubblicata in: Helene Cixous, Esordi della
scrittura, postfazione di Monica Fiorini, trad. e cura di Adriano Marchetti,
Bologna, Il Capitello del Sole, 2001 ("Metaphrasis", 6)". Opere di Helene
Cixous: un'ampia bibliografia e' nel n. 619 di questo notiziario.

3. MEMORIA. AUGUSTO CAVADI: NORBERTO BOBBIO, GUIDA CORAGGIOSA
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci
messo a disposizione questo intervento, gia' apparso nella cronaca
palermitana del quotidiano "La repubblica" del 20 gennaio 2005.
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e'
impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a
Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di
problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia.
Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della
consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a
questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo,
Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad.
portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera,
Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad.
portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico,
ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa
puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova
edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la
lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A
scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze
didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza
cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain
fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo.
Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce
"Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie,
Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici.
Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000;
Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato
in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente
bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004. Vari suoi contributi sono apparsi
sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il
sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia
completa).
Norberto Bobbio e' nato a Torino nel 1909 ed e' deceduto nel 2004,
antifascista, filosofo della politica e del diritto, autore di opere
fondamentali sui temi della democrazia, dei diritti umani, della pace, e'
stato uno dei piu' prestigiosi intellettuali italiani del XX secolo. Opere
di Norberto Bobbio: per la biografia (che si intreccia con decisive vicende
e cruciali dibattiti della storia italiana di questo secolo) si vedano il
volume di scritti autobiografici De Senectute, Einaudi, Torino 1996; e
l'Autobiografia, Laterza, Roma-Bari 1997; tra i suoi libri di testimonianze
su amici scomparsi (alcune delle figure piu' alte dell'impegno politico,
morale e intellettuale del Novecento) cfr. almeno Italia civile, Maestri e
compagni, Italia fedele, La mia Italia, tutti presso l'editore Passigli,
Firenze. Per la sua riflessione sulla democrazia cfr. Il futuro della
democrazia; Stato, governo e societa'; Eguaglianza e liberta'; tutti presso
Einaudi, Torino. Sui diritti umani si veda L'eta' dei diritti, Einaudi,
Torino 1990. Sulla pace si veda Il problema della guerra e le vie della
pace, Il Mulino, Bologna, varie riedizioni; Il terzo assente, Sonda, Torino
1989; Una guerra giusta?, Marsilio, Venezia 1991; Elogio della mitezza,
Linea d'ombra, Milano 1994. A nostro avviso indispensabile e' anche la
lettura di Politica e cultura, Einaudi, Torino 1955, 1977; Profilo
ideologico del Novecento, Garzanti, Milano 1990; Teoria generale del
diritto, Giappichelli, Torino 1993. Opere su Norberto Bobbio: segnaliamo
almeno Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante, Bollati Boringhieri, Torino
1989; Piero Meaglia, Bobbio e la democrazia: le regole del gioco, Edizioni
cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1994; Tommaso Greco, Norberto
Bobbio, Donzelli, Roma 2000. Per la bibliografia di e su Norberto Bobbio uno
strumento di lavoro utilissimo e' il sito del Centro studi Piero Gobetti
(www.erasmo.it/gobetti) che invitiamo caldamente a visitare]

Dieci anni fa Norberto Bobbio si chiedeva se avesse ancora senso, nel
linguaggio politico, la differenza fra destra e sinistra. Alla domanda -
talora formulata con accenti qualunquistici ("Per programma e per pratica di
governo si equivalgono"), talaltra con piu' sofferta consapevolezza ("Le
decisioni ormai si prendono a Bruxelles: e' irrilevante sapere chi esegue in
periferia") - non sono state ancora date risposte definitive.
Sulla base delle vicende siciliane, poi, si sarebbe tentati di gettare la
spugna: consiglieri spiritual-politici di Leoluca Orlando (per i quali il
sospetto era l'anticamera della verita') che, vinti dalla sete di verita',
passano dall'anticamera al salotto buono dei nuovi padroni; senatori della
Rete che, dopo aver per anni criticato da sinistra comunisti e
post-comunisti, provano a riciclarsi in ambienti conservatori; giovani
figlie d'arte che - fattesi le ossa combattendo la mafia a fianco di
Violante, Caselli e don Ciotti - ritengono opportuno tentare di mettere a
servizio dell'assemblea regionale l'esperienza acquisita candidandosi nel
partito di Berlusconi, Previti e Dell'Utri; assessori all'agricoltura in
governi di centro-sinistra che diventano presidenti di regione in successivi
governi di centro-destra; battaglieri sindacalisti che  passano
magnanimamente la fiaccola di difensori dei lavoratori per approdare al
parlamento non senza essersi dichiarati (in pochissimi anni) prima di
centro, poi di centro-destra e infine di centro-sinistra; luminari della
medicina contemporanea che, abbagliati sulla via di Damasco, non hanno
bisogno di nessuna pausa di riflessione per accettare una candidatura a
Strasburgo nelle liste dell'Ulivo dopo aver appena lasciato alle spalle la
Casa delle liberta'... Insomma: a credere che il "pensiero unico" non abbia
gia' stravinto sono rimasti in pochi. Intellettuali astratti, giovani
idealisti new global, padroncini del nord-est padano. Per tutti gli altri,
che sanno come va il mondo e che evitano le posizioni estremiste, vale
l'antica saggezza meridionale: "Francia o Spagna, purche' se magna".
*
Il vecchio Bobbio, comunque, non la pensava cosi' e sino alla morte -
avvenuta proprio un anno fa - si arrovellava il cervello nella convinzione
che lottare per l'uguaglianza dei cittadini (anche a costo di limitare la
liberta' dei privati) significhi essere di sinistra, e che lottare per la
difesa dei diritti privati (anche a costo di accettare delle ineguaglianze
sociali) significhi essere di destra. Il fatto che la cronaca sembra dargli
torto non esclude, di per se', che la storia possa dargli ragione.
Su questa sua testarda ossessione - e, piu' in generale, sulla sua figura
nella cultura politica italiana del Novecento - sono stati invitati a
Palermo alcuni studiosi che, per varie ragioni, gli sono stati
intelligentemente (dunque: criticamente) vicini: il filosofo del diritto
Luigi Lombardi Vallauri (dell'Universita' di Firenze), il politologo Angelo
D'Orsi (dell'Universita' di Torino), lo storico Salvatore Lupo
(dell'Universita' di Palermo) e l'editore Carmine Donzelli (che opera a
Roma).
L'appuntamento e' per le ore 16 di martedi' 18 gennaio 2005 presso l'aula
magna della facolta' di Lettere e filosofia dell'Universita' di Palermo
(promotrice, con la Scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone",
dell'iniziativa).
*
Ovviamente rivisitare Bobbio non puo' significare soltanto cercare un
criterio orientativo per capire se davvero ad ogni scadenza elettorale siamo
condannati, secondo la fortunata formula di Marco Revelli, a optare fra "due
destre": il pensatore torinese ha spaziato, con invidiabile lucidita'
mentale, in lungo (attraverso la storia) e in largo (interessandosi alle
vicende del pianeta), confrontandosi con temi davvero universali (dai
diritti dell'uomo alla possibilita' di una "guerra giusta", dalle virtu'
etiche civili alle regole della democrazia). Quando ne ha avuto l'occasione,
non si e' sottratto neppure agli interrogativi esistenziali piu' indiscreti,
da cosa significhi "fede" per un laico a cosa si possa sapere del destino
ultraterreno. Su ogni questione, non ha mai espresso un'opinione senza prima
riferire - con rispetto - le altrui, specie se contrastanti. E quando ha
ritenuto, infine, di sbilanciarsi per questa o quell'altra soluzione, lo ha
fatto sempre sottovoce: convinto che si puo' dubitare di tutto, tranne che
dell'umana fallibilita'.
Queste connotazioni del suo stile intellettuale lasciano intuire facilmente
l'essenziale del suo carattere. Una mia cara amica, anche essa recentemente
scomparsa, avendo letto De senectute  - il libro che Bobbio volle dedicare
alle poche luci e alle molte ombre della vecchiaia - e sentendosene
intimamente coinvolta, non seppe trattenersi dal desiderio di scrivergli una
lettera per ringraziarlo. Paola era convinta che il celebre filosofo,
lontano e affaticato, avrebbe appena avuto modo di dare una scorsa alla
missiva. Non fu cosi'. Secondo il suo signorile costume, Bobbio trovo' il
tempo per rispondere alla sconosciuta, anziana lettrice con cui condividere
la soddisfazione per una vita spesa intensamente. E la serena attesa di un
compimento ormai prossimo.

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it,
paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 823 del 28 gennaio 2005

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