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La nonviolenza e' in cammino. 823
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 823
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 28 Jan 2005 01:26:34 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 823 del 28 gennaio 2005 Sommario di questo numero: 1. Enrico Peyretti: Spiritualita' nonviolenta 2. Per una bibliografia sulla Shoah (parte terza) 3. Augusto Cavadi: Norberto Bobbio, guida coraggiosa 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento 5. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. ENRICO PEYRETTI: SPIRITUALITA' NONVIOLENTA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione questo suo testo gia' pubblicato in Mir-Movimento Nonviolento, Vivere la nonviolenza, opuscolo per i campi estivi 2000, pp. 13-18; qui in una versione rivista il 22 gennaio 2005. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recentissima edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Anzitutto, cosa intendiamo per "spiritualita'"? Non uno spiritualismo disincarnato. Non un intellettualismo lucido e acuto: ottima qualita' l'intelligenza razionale, da difendere e sviluppare, ma la spiritualita' e' altro, di piu'. Mi pare che per "spiritualita'" dobbiamo intendere la dimensione piu' profonda, interiore, radicale, che e' in ogni persona. Radicale, perche' e' non alla nostra superficie, ma nelle nostre radici prime e ultime, le meno visibili, ma le piu' importanti e decisive nell'orientare le scelte di fondo della nostra esistenza, tanto le decisioni grandi e determinanti, come i comportamenti quotidiani spiccioli. Questa nostra dimensione sara' piu' o meno viva e vitale quanto piu' ce ne occupiamo, la coltiviamo, la nutriamo. Tutti, anche l'essere umano piu' rozzo, ha uno spirito, ma questo puo' essere addormentato, sterilizzato, in coma, sotto montagne di chiassose o anche violente vanita' e stupidita': basti pensare alla gran parte di cio' che cola dai televisori, o al pettegolezzo pubblico o privato, parlato o stampato, spesso indiscreto, maligno, diffamatorio, oppure all'affanno di molti per correre dietro ai soldi, al successo, al nuovo acquisto, alla competizione sfrenata contro gli altri. Le vite rovesciate all'esterno, nel secondario, sacchi vuoti, sono vite dalla spiritualita' atrofizzata, polmoni senz'aria. Lo spirito umano va difeso, non meno del cuore, del respiro, della vita fisica. La civilta' in cui siamo ha assai poco di spirituale, perche' il suo sviluppo e' all'esterno dell'umano, e spesso e' anche contrario ad esso. Questa critica non condanna - sia chiaro - il benessere materiale che oggi sappiamo creare (esclusivamente per la minoranza privilegiata dell'umanita', che siamo noi), ma lo squilibrio grave tra questo e il benessere intimo, le relazioni buone tra le persone, la giustizia nei rapporti sociali e internazionali. C'e' durezza e violenza dei comportamenti piu' correnti, sottomissione delle persone alle strutture produttive ed economiche, invece della finalizzazione di queste alle persone. Inoltre, lo spirito umano e' ambiguo. Il nostro spirito e' un campo di battaglia. E' sia buono che cattivo, ne' solo buono, ne' solo cattivo. L'eterna discussione se la natura umana sia buona o cattiva non ha senso: e' l'una e l'altra. Lo spirito e' il luogo intimo (questo aggettivo e' il superlativo di "interno") nel quale ognuno si decide verso la bonta' o la cattiveria, verso l'egoismo o l'altruismo, verso la vita violenta, nociva, oppure nonviolenta, "in-nocua" (e' questo il significato di "a-himsa"), non nociva ma semmai di aiuto agli altri. Ognuno di noi, verso gli altri, puo' essere denti che divorano, o pane che nutre. Naturalmente, tra questi estremi ci sono infinite sfumature. Anzi, noi siamo sempre, nonostante la scelta piu' convinta e sincera, nel cammino incompiuto, e quindi nella contraddizione: camminiamo in ritardo, avanziamo e indietreggiamo, procediamo e deviamo. Non basta volere, anche nel modo piu' sincero. Non e' vero che "volere e' potere", perche' non siamo onnipotenti. Socrate, nella sua candida onesta', credeva che chi fa il male lo fa solo per ignoranza del bene. Ma il problema e' molto piu' drammatico. San Paolo, con una onesta' piu' illuminata, scrive ai Romani: "La legge e' spirituale, io invece sono di carne (...). Non capisco quello che faccio: non eseguo cio' che voglio, ma faccio quello che odio". Dunque, la contraddizione e' in noi, noi siamo contraddizione, anche se abbiamo fatto le scelte piu' sincere. I santi sanno di essere anche peccatori, e lo sanno meglio di chi e' poco santo. "Spiritualita'" e' vivere l'esperienza profonda di questa continua scelta drammatica, mai facile, sempre nuova. E' l'esperienza di vivere davvero l'autentica avventura umana, non di essere trascinati come sugheri sull'acqua da mode, ordini, conformismi, interessi mediocri, voracita', istinti inconsapevoli, meccanismi biologici o sociali. Vivere in una dimensione di spiritualita' e' vivere con un senso, per quanto faticosamente, mentre "essere vissuti" da altro, da fuori, toglie valore all'esistenza, che in un momento di tragica lucidita' puo' per questo motivo anche venire rifiutata col suicidio. * Come si difende e si sviluppa la vita spirituale? Direi, anzitutto, stando con se stessi. Che non e' separarsi dagli altri, ma prepararsi ad essere con gli altri in modo piu' sostanzioso. Il silenzio, la solitudine, sono momenti preziosi, da non fuggire, da non temere, da non riempire di fracasso, in cui incontrare noi stessi, lavorare su noi stessi. Quando siamo nati e abbiamo dato il primo vagito, i nostri polmoni si sono dilatati anche con dolore, e la vita autonoma, all'aria aperta, e' cominciata. Cosi' e' dello spirito, che resta un pneumatico ("pneuma" in greco vuol dire spirito) vuoto e secco, se non respira, anche con sforzo e dolore, se non riceve dall'atmosfera umana e dal cielo il nutrimento spirituale. Il vento, invisibile ma reale e potente, portatore di novita' e di vita, e' un altro simbolo antico di questo apporto vitale alla nostra vita profonda, da lontano e dall'alto. Oltre ai momenti personali di vita interiore, lo spirito si nutre e cresce di colloqui intimi con i grandi spiriti dell'umanita': leggere e meditare i grandi sapienti, i poeti e narratori dalla vista piu' acuta, le grandi anime religiose, i vari testi sacri che hanno sostenuto e guidato tante generazioni umane; ma anche incontrare e frequentare le persone umili e sapienti, gli amici piu' saggi che possiamo interrogare e ascoltare; o ricordare gli ammaestramenti e gli esempi vivi dei nostri vecchi scomparsi. Ognuno di questi colloqui e' pane vivo per lo spirito, ricchezza impagabile, che vale piu' di tutto il denaro, e che nessun denaro puo' comprare. Una vita spirituale sviluppata non dipende dal nostro carattere e temperamento: un introverso puo' essere superficiale mentre un estroverso e gioviale puo' essere davvero spirituale. Cio' che il nostro spirito puo' cogliere del senso della vita non e' un'evidenza intellettuale, dimostrabile come un teorema. Lo spirito tocca, sente, vive, incontra, con una "intelligenza" (parola che significa "leggere dentro") reale ma piu' che intellettuale, profonda, globale, di tutta la persona, non del solo intelletto. Questa forma di intelligenza cresce insieme a tutte le persone che nell'umanita' vivono e hanno vissuto questa ricerca profonda di autenticita' umana. C'e', infatti, una comunicazione invisibile ma reale tra tutti gli spiriti umani, tanto nel bene quanto nel male, purtroppo. Quindi, di nuovo e sempre, si tratta di "discernere gli spiriti", acquisire criteri essenziali per distinguere gli apporti positivi dai negativi. E come trovare questi criteri? Il lettore avra' notato che finora non ho legato la spiritualita' alla religione. Le religioni, nei loro aspetti piu' preziosi, appartengono alla spiritualita', ne sono una forma molto alta. Le loro forme rituali, esterne, al limite folkloristiche, possono sostenere gli spiriti, ma rischiano anche di irrigidirsi e soffocarli. Ci sono delle spiritualita' religiose, e ci sono delle vere spiritualita' non religiose (ma non insensibili, ne' offensivamente irreligiose). Ognuna di queste vie, tutte preziose, e' una ricerca per "discernere gli spiriti", per distinguere il bene dal male, cio' che fa vivere da cio' che fa morire l'essenza umana in noi. Ogni persona sulla sua via, quella in cui e' stata educata, o quella che ha trovato dopo ricerche e fatiche personali, cerca di separare dentro di se' il negativo dal positivo, facendo crescere il positivo ancor meglio che combattendo il negativo. Chi crede in Dio sa che il suo spirito viene a guarire ed arricchire il nostro, come prometteva il profeta ebraico Ezechiele: "Vi daro' un cuore nuovo e mettero' dentro di voi uno spirito nuovo. Togliero' il cuore di pietra dal vostro corpo e vi mettero' un cuore di carne. Mettero' il mio spirito dentro di voi". I cristiani sanno che nell'uomo Gesu', perfetto figlio di Dio, questa promessa si e' compiuta per ogni persona dal cuore sincero. Ogni religione consiste nella fiducia che una luce e una capacita' di bene e' offerta al cuore umano. Ogni coscienza umana seria cerca la giustizia, la spera possibile, e si impegna in questa speranza attiva. * Ma non dovevo parlare dello spiritualita' nonviolenta? Infatti. Ma mi sembra di aver gia' detto alcune cose sul tema datomi, pur senza quasi nominare la nonviolenza. Chi cerca una vita profonda, cerca anche la nonviolenza. E chi ha cominciato a cercare di essere nonviolento, si accorge che deve lavorare dentro di se', nelle radici del suo spirito. Li' trovera' anche istinti violenti, di sopraffazione; trovera' anche che l'indignazione contro il male e la violenza altrui puo' farsi a sua volta violenta, in quella catena che appunto la nonviolenza vuole spezzare dentro di noi. Io ripeto fino alla noia che sono (cerco di diventare) nonviolento perche' sono (ho in me qualcosa di) violento. L'impegno interiore, intimo, di non nuocere, non offendere, non uccidere, neppure quando siamo provocati dall'offesa e dalla violenza, e' il lato negativo del lavoro nonviolento: infatti, c'e' sempre molto da togliere, da ripulire, quasi con un lavoro chirurgico, in noi stessi, nelle abitudini, anche nel linguaggio a cui apparteniamo. Il lato positivo sta nel costruire cultura, metodi, strategie personali e politiche, che consentano di arrivare ad una civilta' nonviolenta, una civilta' cioe' nella quale i conflitti naturali dell'esistenza non si risolvano con l'eliminazione (fisica, mentale, affettiva, giuridica) dell'avversario, ma con un nuovo incontro costruttivo con lui, ad un livello di superiori interessi umani comuni, concordando onesti compromessi sulle divergenze inferiori. La vita spirituale e' quella che rende capaci di vedere gli orizzonti umani universali, dove gli esseri umani sono tutti accomunati da una vocazione alla verita' e al bene, e da un valore insopprimibile anche nel malvagio (valore che non permette di offendere, far soffrire, uccidere nessuno). Questa visione, questa luce interiore, ridimensiona drasticamente gli oggetti delle contese abituali, sempre relativi e secondari rispetto ai maggiori valori umani, e permette di scorgere intelligentemente le soluzioni possibili, illuminando le buone volonta' verso soluzioni pacifiche e costruttive dei conflitti. E se l'avversario violento sembra insensibile, si trattera' di forzarlo a desistere con la propria resistenza forte, la capacita' di soffrire, che gli renda la violenza piu' costosa dell'accordo. Anche questa costrizione nonviolenta e' un atto di fiducia senza arroganza ne' umiliazione, e' un'azione di pace e un'occasione di liberazione proposta all'avversario ostinato. Spiritualita' e azione non sono affatto lontane. Il nonviolento non si limita a non fare violenza: egli vuole attivamente togliere, almeno ridurre al minimo possibile, la violenza presente nelle strutture e nelle culture, come nei comportamenti personali. Vuole togliere la violenza non con una violenza-anti-violenza, ma con la proposta positiva della propria vita impegnata, dei grandi maestri, delle esperienze di lotte giuste nonviolente, della continua educazione reciproca ed autoeducazione a vincere in se' la violenza per vincerla nel mondo. Chi non abbraccia la nonviolenza magari non fa male a nessuno, ma non agisce per ridurre la violenza. Buddha chiede non solo di non uccidere, ma di "non lasciare uccidere", che per noi vuol dire non rassegnarsi all'esistenza di strutture ingiuste e omicide. Gesu' non chiede solo di non fare agli altri quel che non ci piacerebbe che fosse fatto a noi, ma fare loro il bene che attendiamo, e ci chiama ad amarci come lui ci ha amato, fino a perdonare sempre, fino a dare senza attendere restituzione, fino ad amare i nemici, fino a dare la vita per gli altri, perche' non c'e' amore piu' grande di questo. La vita nonviolenta e la costruzione attiva di strutture mentali e sociali libere dalla violenza, e' un'opera immane, di generazioni, un cambio di orientamento della storia, un'azione che ha bisogno di vita spirituale, di interiorita' profondissime, proprio come una grande torre, o una pianta possente, una quercia o un cedro, hanno bisogno di fondamenta e di radici che vanno giu' nel cuore della terra e la' stabiliscono la forza di salire tanto in alto. * Molte sono le qualita' personali che il nonviolento deve educare nel proprio spirito, ma quella che mi pare tutte raccoglierle e unificarle, direi che e' la bonta'. Questa parola che puo' suonare molle o dolciastra (ma tutte le parole vanno precisate perche' sono ambigue: non lo sono forse anche amore, giustizia, liberta', e la stessa nonviolenza?), che per alcuni e' sinonimo di scemenza, che oggi e' derisa o fraintesa sotto il nome di "buonismo", puo' essere invece una forte idea contestatrice e costruttiva. Essere buoni significa fare bene, agire bene, dare bene, preferiti allo "stare bene". Questo stare bene e' l'idolo del mondo attuale, in caccia di un benessere materiale, possessivo e rapace fino alla rapina sistematica. Come ogni idolo esige sacrifici umani. La bonta' invece si scomoda, si "impegna", si sente "data in pegno" agli altri, non li sacrifica, ma li rispetta e li serve. Certamente, la bonta' ha bisogno dell'intelligenza e dell'analisi concreta della realta' e dell'ascolto, perche' sapere qual e' il bene reale e richiesto del nostro prossimo e' importante come volerlo. Ma l'intelligenza da sola non e' buona: oggi e' una (presunta) qualita' persino delle bombe omicide. E' la bonta' che guida l'intelligenza, la civilta', la storia a fare il bene vero dell'umanita'. E dove nasce e cresce la bonta' se non nel profondo del cuore? E' la' che arrivano a noi i doni spirituali, la' noi li coltiviamo per farne autentiche esperienze personali, e nuovo dono reciproco tra noi, in un cammino grande e degno, per il quale merita vivere e faticare. 2. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE TERZA) ERNST CASSIRER Nato nel 1874 a Breslau in Slesia (oggi Wroclaw in Polonia), filosofo, docente universitario, esule, muore nel 1945 negli Stati Uniti d'America. Etichettato semplicisticamente come "neokantiano", ha dato contributi fondamentali in vari campi della ricerca filosofica, epistemologica, storiografica. Opere di Ernst Cassirer: in traduzione italiana cfr. particolarmente Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento; La filosofia dell'Illuminismo; Saggio sull'uomo; Il mito dello Stato; Storia della filosofia moderna; Linguaggio e mito; Filosofia delle forme simboliche. Opere su Ernest Cassirer: Giulio Raio, Introduzione a Cassirer, Laterza, Roma-Bari 1991. CARLO CASSOLA Cassola e' nato a Roma nel 1917 dove visse fino al '40. Dal '50 visse a Grosseto. E' scomparso nel 1987. Laureato in legge, prese parte alla Resistenza, fu poi giornalista, insegnante di liceo e scrittore. Narratore fecondo, tra i piu' visibili e letti della letteratura italiana del novecento. Dalla meta' degli anni settanta si impegna in una intensa campagna per il disarmo unilaterale. Dall'utilissimo sito di "Nonluoghi" (www.nonluoghi.org) riprendiamo il seguente ricordo di Cassola: "Quindici anni fa moriva Carlo Cassola (Roma, 17 marzo 1917 - Lucca, 29 gennaio 1987). Scrittore di primo piano, ricordato tra l'altro per il romanzo La ragazza di Bube, premio Strega 1960 (e film girato da Comencini), Cassola fu anche un intellettuale di forte impegno sociale, antimilitarista ed ecologista. Gia' partigiano contro nazisti e fascisti, dedico' in particolare l'ultima stagione della sua vita alle iniziative contro il militarismo e per la pace. Numerosi i suoi scritti contro gli eserciti e gli armamenti, di grande rilevanza per il mondo del pacifismo italiano il suo contributo sfociato nella nascita, nel 1977, della Lega per il disarmo dell'Italia che due anni piu' tardi sarebbe diventata - con la prima manifestazione contro gli euromissili e l'unione con la Lega socialista per il disarmo unilaterale dell'Italia - la Lega per il disarmo unilaterale. Quest'ultima sara' uno dei principali movimenti promotori della campagna di obiezione fiscale alle spese militari... Carlo Cassola riteneva che il rischio totale per l'umanitu' fosse direttamente connesso alla sua organizzazione militarista e per questo metteva in cima alla scala delle priorita' la battaglia per la demilitarizzazione sociale. "Noi disarmisti - scriveva - siamo accusati di essere sognatori fuori della realta'. Invece siamo i soli realisti. Gli altri, i sedicenti realisti, sono solo struzzi che hanno nascosto la testa sotto la sabbia per non vedere le conseguenze scellerate della loro politica: l'imminente fine del mondo e l'attuale miseria del mondo". La sua non era una utopica proposta diretta di societa' nuova, era piuttosto il grido disperato dell'uomo che vede la comunita' sull'orlo del baratro. Era un grido per invertire la rotta, evitare il disastro e da li' creare le condizioni per ragionare sull'utopia ecopacifista. Insomma, uno strappo, il disarmo unilaterale, per creare le condizioni del cammino. Scrive Cassola nel suo saggio La rivoluzione disarmista (Rizzoli): "L'utopia puo' diventare realta' solo mediante la rivoluzione. Un'evoluzione graduale e pacifica e' impensabile: come puo' il male evolvere verso il bene?". E ancora: "Sono queste vecchie, stupide e malvage istituzioni che ci portano alla rovina. Dobbiamo distruggerle prima che sia troppo tardi. Non bisogna distruggerle gradualmente (non ne avremmo il tempo) ma tutte d'un colpo. Occorre un taglio netto col passato. Questo taglio netto e' appunto cio' che chiamiamo rivoluzione". In altre parole, la prima utopia e' la pace e da qui si potra' costruire il resto del percorso utopico. Vengono in mente - per contrasto - i discorsi moralisti che su vari temi (poverta', razzismo, pace, memoria) politici e pesudointellettuali ci propinano sorvolando sulla questione di fondo: mettere in discussione le istituzioni che nel loro grembo serbano l'embrione del mostro. Non basta, per esempio, denunciare l'Olocausto e ripetere "mai piu'"; bisogna piuttosto sforzarsi di vivisezionare il magma istituzionale (i meccanismi di delega politica; di manipolazione sociale; di deresponsabilizzazione a catena, individuale e di gruppo; di annullamento burocratico dei sentimenti umani eccetera) che ha reso possibile questo orrore e che puo' ancora partorire altre vergogne, altra sofferenza, altra oscurita'". Opere di Carlo Cassola: per quanto piu' specificamente qui ci interessa si vedano i racconti di ambientazione resistenziale, ma soprattutto gli opuscoli dedicati all'impegno per il disarmo unilaterale: Ultima frontiera, Rizzoli, Milano 1976; Il gigante cieco, Rizzoli, Milano 1976; La lezione della storia, Rizzoli, Milano 1978 (poi ristampati con in copertina solo il titolo del primo saggio, con una introduzione di Ernesto Balducci, a un anno dalla morte di Cassola, sempre presso Rizzoli, Milano 1988); La rivoluzione disarmista, Rizzoli, Milano 1983. Cfr. anche il libro-intervista a cura di Domenico Tarizzo, Carlo Cassola: letteratura e disarmo, Mondadori, Milano 1978. Opere su Carlo Cassola: un utile libro specifico: Carlo Alberto Madrignani, L'ultimo Cassola. Letteratura e pacifismo, Editori Riuniti, Roma 1991; tra le monografie generali: Giuliano Manacorda, Invito alla lettura di Cassola, Mursia, Milano 1973, 1991; Rodolfo Macchino Jodi, Cassola, La Nuova Italia, Firenze 1977; sull'opera letteraria di Cassola fondamentali anche Gian Carlo Ferretti, Letteratura e ideologia, Editori Riuniti, Roma 1964, 1976; Alberto Asor Rosa, Scrittori e popolo, Samona' e Savelli, Roma 1965, Einaudi, Torino 1988). CORNELIUS CASTORIADIS Nato nel 1922, scomparso nel 1997, sociologo, filosofo, critico del totalitarismo, impegnato nell'esperienza di "Socialisme ou barbarie". Dall'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche riprendiamo la seguente scheda: "Cornelius Castoriadis nacque a Costantinopoli nel 1922. Sostenne gli studi secondari e universitari ad Atene (diritto, scienze economiche e politiche, filosofia). Nel 1945 si trasferi' a Parigi per continuare gli studi di filosofia. Nel 1948, dopo qualche anno di militanza trotzkista, fondo' con Claude Lefort il gruppo e la rivista "Socialisme ou barbarie" (il cui ultimo numero usci' nel 1965). Lavoro' dal 1948 al 1970 come economista nel segretariato internazionale dell'Oced. Dal 1974 esercita la professione di psicoanalista. Nel l980 e' stato nominato direttore di studi all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi per il seminario di Istituzione della societa' e creazione storica. E' scomparso a Parigi nel dicembre 1997. L'asse del lavoro di Castoriadis e' stato in un primo periodo la critica al totalitarismo burocratico e ai rapporti di produzione in Urss, di cui tra i primi, con Amadeo Bordiga, ha mostrato il carattere capitalistico e, nello stesso tempo, alle forme occidentali della democrazia rappresentativa, a cui contrappone le esperienze storiche e teoriche del comunismo dei consigli. In un secondo periodo, abbandonato l'impegno politico a profitto di un esercizio non meramente privato della psicoanalisi, si e' dedicato allo studio dell'immaginario sociale contemporaneo e a una critica dell'ideologia che traveste le opzioni di quella che egli chiama "stratocrazia" (dominio della classe militare) con le esigenze del progresso tecnologico. Prima della sua scomparsa Castoriadis stava elaborando una teoria dell'immaginazione che lo aveva portato a rivisitare la tradizione filosofica e in particolare l'opera di Aristotele". Opere di Cornelius Castoriadis: in italiano si veda almeno La societa' burocratica, 2 volumi, Sugarco, Milano 1978-'79. Dall'Emfs: "Cornelius Castoriadis ha pubblicato tra l'altro: con E. Morin e C. Lefort e sotto lo pseudonimo di J.-M. Coudray, Mai 68. La breche, Fayard, Paris 1968, tr. it. La Comune di Parigi del maggio 1968, Il Saggiatore, Milano 1968; La societe' bureaucratique, l. Les rapports de production en Russie, Union Generale d'Editions, 10/18, Paris 1973, tr. it. La societa' burocratica, l. I rapporti di produzione in Russia, SugarCo, Milano 1978; La societe' bureaucratique, 2. La revolution contre la bureacratie, Uge, 10/18, Paris 1973, tr. it. La societa' burocratica, 2. La rivoluzione contro la burocrazia, SugarCo, Milano 1979; L'experience du mouvement ouvrier, Uge, 10/18, Paris 1974; L'institution imaginaire de la societe', Seuil, Paris 1975, tr. it. L'istituzione immaginaria della societa', Bollati Boringhieri, Torino, 1995; Les carrefours du labyrinthe, Seuil, Paris 1978, tr. it. Gli incroci del labirinto, Hopefulmonster, Firenze 1988; Devant la guerre, Fayard, Paris 1981; De l'ecologie a' l'autonomie, Paris 1981; Domaines de l'homme, Seuil, Paris 1986; con E. Colombo e P. Ansart, L'immaginario capovolto, Eleuthera, Milano 1987; Le monde morcele', Seuil, Paris 1990; La montee de l'insignifiance, Paris 1996. Un'antologia dei suoi scritti apparsi su "Socialisme ou barbarie" sotto diversi pseudonimi (Pierre Chaulieu, Paul Cardan) e' uscita in traduzione italiana con il titolo di Socialisme ou barbarie, a cura di Mario Baccianini e Angelo Tartarini, Guanda, Parma 1969 (con una importante appendice di Riccardo d'Este sul carteggio Pannekoek-Chaulieu). ALBERTO CAVAGLION Saggista, storico, critico letterario, vive a Torino, dove lavora presso l'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della societa' contemporanea. Collaboratore di "Belfagor" e di altre riviste di critica letteraria e storia contemporanea, fa parte della redazione de "L'indice dei libri del mese". Opere di Alberto Cavaglion: Nella notte straniera, L'Arciere, Cuneo 1981, 1991; Otto Weininger in Italia, Carucci, Roma 1983; Felice Momigliano (1866-1924). Una biografia, Il Mulino, Bologna 1988; (con G. P. Romagnani), Le interdizioni del Duce, Meynier, Torino 1988; Primo Levi e "Se questo e' un uomo", Loescher, Torino 1993; Gli aratori del vulcano. Razzismo e antisemitismo, Linea d'ombra, Milano 1994; Per via invisibile, Il Mulino, Bologna 1998; Italo Svevo, Bruno Mondadori, Milano 2000. Per Einaudi ha curato l'edizione degli Scritti civili di Massimo Mila (1995) e il commento a Se questo e' un uomo di Primo Levi nel cd rom n. 10 della "Letteratura Italiana Einaudi" (2000). Nei Meridiani Mondadori ha curato l'edizione dei Racconti di Isaac B. Singer (1998). JEAN CAVAILLES Pensatore francese (1903-1944), docente alla Sorbona, muore assassinato dai nazisti. PAUL CELAN Poeta di lingua tedesca, nato a Czernowitz nella Bukowina nel 1920, perseguitato e internato in campo di concentramento. Visse poi a Vienna e a Parigi; si e' tolto la vita nel 1970. Opere di Paul Celan: Poesie, Mondadori, Milano 1998; La verita' della poesia, Einaudi, Torino 1993. FEDERICO CEREJA Docente universitario di storia contemporanea. E' uno dei coordinatori della ricerca sulla deportazione piemontese, su cui ha pubblicato molti importanti studi. Opere di Federico Cereja: con Brunello Mantelli (a cura di), La deportazione nei campi di sterminio nazisti, Franco Angeli, Milano 1986. CHARLIE CHAPLIN Charliez Chaplin (1889-1977) e' uno dei geni del cinema. Opere di Charlie Chaplin: qui segnaliamo particolarmente Tempi moderni (1936), Il grande dittatore (1940), Monsieur Verdoux (1947). Ma tutto Chaplin va visto. Opere su Charlie Chaplin: per una prima introduzione cfr. Giorgio Cremonini, Charlie Chaplin, Il Castoro Cinema. Ma la bibliografia su Chaplin e' infinita. RENE' CHAR Poeta ed eroe della Resistenza francese (1907-1988); la sua poesia e' un invito grande al pensiero, al sentire, alla coscienza, e dunque all'impegno. YVES CHEVALIER Sociologo e docente universitario francese. Opere di Yves Chevalier: L'antisemitismo, Ipl, Milano 1991. NICOLA CHIAROMONTE Nato nel 1905, scomparso nel 1972, scrittore e saggista. Antifascista, nel '34 e' esule a Parigi, nel '36 combatte in Spagna, dopo l'esilio francese ed americano torna in Italia nel 1953 e fonda con Silone la rivista "Tempo presente"; scrive anche sul "Mondo" e sull'"Espresso". Opere di Nicola Chiaromonte: La sua produzione resto' sparsa su riviste, in vita pubblico' due soli volumi: La situazione drammatica (1959), Credere e non credere (1971); dopo la morte sono stati pubblicati negli anni '70 altri volumi: Scritti sul teatro; Scritti politici e civili; Silenzio e parole (scritti filosofici e letterari). Negli ultimi anni altri volumi sono apparsi, in particolare cfr. Il tarlo della coscienza. PIETRO CHIODI Filosofo italiano (1915-1970), ha combattuto il nazifascismo (e' il "Monti" del Partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, di cui fu professore al liceo di Alba). Opere di Pietro Chiodi: segnaliamo particolarmente la sua testimonianza della lotta partigiana consegnata al volume Banditi, Einaudi, Torino. Pregevoli i suoi lavori sulla filosofia esistenzialista. ITALO ALIGHIERO CHIUSANO E' stato un acuto saggista e scrittore, germanista illustre e finissimo traduttore, i suoi lavori critici e la sua meditazione sui capolavori della letteratura e della cultura costituiscono sovente nitidi preziosi contributi ad una cultura della pace e della dignita' umana. HELENE CIXOUS Nata a Orano in Algeria nel 1938, docente universitaria a Parigi, fondatrice del Centre des Etudes Feminines, scrittrice, drammaturga, critica, pensatrice e militante per i diritti. Dal sito www.tufani.it (che propone anche altri utilissimi materiali sull'autrice e non solo) estraiamo questa utile notizia biobibliografica su Helene Cixous: "Helene Cixous nasce a Orano, in Algeria, il 5 giugno 1937 da una famiglia ebrea che discende da due differenti linee di diaspora. Gli antenati della madre sono cecoslovacchi, austriaci, tedeschi, gli antenati del padre sono arrivati in Africa dalla Spagna. Nella famiglia paterna si parla lo spagnolo, il francese dei colonizzatori europei, l'arabo. Nella famiglia materna si parla tedesco, una lingua che Helene Cixous dovra' in seguito riconquistare. Questa breve mappa di orientamento nelle sette patrie e nelle sette lingue sempre gia' perdute, come le chiama in Jours de l'an (des femmes, 1990) disegna, piu' che lo spazio di un radicamento, una rete di spostamenti dove domina la tensione tra il radicamento e lo sradicamento. Nella sua opera l'autrice esprime questa tensione non nella forma dell'esilio, e della nostalgia che lo accompagna, ma come possibilita' di movimento e capacita' di riconoscere e rispettare le differenze. L'errare cixousiano tra luoghi e parole che giungono da tutti i punti cardinali implica una potenzialita' di incontro e di scambio, diventa il mobile punto di vista dal quale si puo' guardare alle molte forme di "cattivo radicamento" e alle distruzioni che le accompagnano. L'infanzia di Helene Cixous coincide con gli anni della seconda guerra mondiale, l'epoca dei nazionalismi e dell'antisemitismo che colpisce la famiglia a nord ma anche a sud (durante il governo di Vichy perdono la cittadinanza francese, ottenuta con il decreto Cremieux solo nel 1870, e il padre non puo' piu' esercitare la professione medica). In seguito e' la guerra d'Algeria, che scatena altri nazionalismi e altri razzismi, ad allontanare la famiglia da Orano, citta' dove Helene Cixous non e' in seguito piu' tornata. Il padre muore nel 1948, e la madre diventa ostetrica ed esercita la sua professione nelle bidonville di Algeri per diversi anni anche dopo la partenza della figlia. E' tuttavia espulsa definitivamente nel 1971. Helene Cixous giunge invece in Francia nel 1955, e la', come dice in una lunga intervista a Mireille Calle-Gruber (Photos de racines, Paris, des femmes, 1994), adotta una nazionalita' immaginaria che e' la nazionalita' letteraria. A Parigi, in una situazione completamente diversa rispetto agli anni algerini, non e' piu' l'appartenenza alla comunita' ebraica ad essere in primo piano, ma il fatto di apprendere bruscamente che "ma verite' inacceptable dans ce monde etait mon etre femme" [la mia verita' inaccettabile in questo mondo era il mio essere donna] (op.cit.); "juifemme" come scrivera' all'inizio degli anni settanta. Tale verita' inaccettabile in questo mondo implica a sua volta - come l'errare della famiglia - una complessa forma di continuita' con la scrittura. A partire dagli anni settanta infatti il suo nome e i suoi scritti, sempre piu' numerosi, saranno associati al dibattito sulla differenza sessuale e l'"ecriture feminine". Nel corso degli anni sessanta Helene Cixous intraprende una ricerca di dottorato dedicata a James Joyce (L'exil de James Joyce ou l'art du remplacement, Grasset, 1969) e una carriera universitaria che la mette presto a confronto con l'istituzione e con le critiche che si levano contro di essa. Nel 1968 partecipa alla creazione di una universita' sperimentale a Vincennes. Il consiglio cui da' vita per la fondazione di quella che e' oggi Paris VIII - Vincennes si propone di trasformare l'Universita' francese in modo durevole. Varie cattedre sono affidate a scrittori e scrittrici, tra cui Michel Deguy, Michel Butor, Lucette Finas, o a innovatori nel campo della critica e della teoria letteraria, come Gerard Genette, Jean-Pierre Richard, Tzvetan Todorov, e della filosofia, come Michel Foucault, Michel Serres e Gilles Deleuze. A Serge Leclaire e' affidata l'organizzazione del primo dipartimento di psicanalisi in Francia. Nel 1969 pubblica il suo primo testo letterario, Dedans (Grasset), e contemporaneamente inizia a insegnare letteratura inglese a Paris VIII. La fine del decennio 1960 e la prima meta' del successivo rappresenta un periodo intenso e ricco di mutamenti. Nel 1970 partecipa alla fondazione, insieme a Genette e Todorov, della rivista "Poetique", sulla quale pubblichera' saggi dedicati, tra gli altri, a Freud, Poe, Hoffmann e Joyce raccolti poi in volume (Prenoms de personne, Seuil, 1974). Nello stesso tempo prende anche attivamente parte al Gip (Groupe Information Prison), con Foucault, e, dopo la scoperta del lavoro teatrale della compagnia di Ariane Mnouchkine, propone a Foucault di associare il Theatre du Soleil al Gip. La collaborazione con la compagnia porta alla presentazione di brevissimi spettacoli davanti alle prigioni, sempre interrotti dall'intervento della polizia. La fondazione del dottorato in Etudes feminines a Paris VIII e' del 1974; si tratta del primo centro di questo tipo in Europa e la sua creazione coincide con il momento in cui la ricerca personale di Helene Cixous, proseguita intensamente anche a livello letterario, incontra il movimento di liberazione delle donne e la scrittrice sente la necessita' di dare visibilita' in modo nuovo, a livello universitario, a cio' che il movimento porta in primo piano. Escono in quegli anni molte fictions poetiche: Le troisieme corps e Les commencements (Grasset, 1970), Un vrai jardin (L'Herne,1971), Neutre (Grasset, 1972), Tombe (Seuil, 1973), Portrait du Soleil (Denoel, 1973) e Revolution pour plus d'un Faust (Seuil, 1975); tutti testi che non solo affrontano in maniera critica la cancellazione della differenza sessuale, ma si offrono come concreto spazio di iscrizione della differenza e del femminile. Contemporaneamente, nell'ambito degli insegnamenti proposti dal Centre d'Etudes feminines, Helene Cixous inizia a tenere un seminario di dottorato dedicato alla Poetique de la difference sexuelle. Il seminario a partire degli anni ottanta sara' affiliato al College International de Philosophie, istituzione fondata nel 1983. Negli stessi anni, 1974, '75, '76, Helene Cixous scrive alcuni dei saggi che le hanno dato maggiore notorieta' soprattutto fuori dalla Francia (in particolare Le Rire de la Meduse (1975) e La jeune nee (1975), insieme a Catherine Clement) e inizia a pubblicare presso le Editions des femmes fondate da Antoinette Fouque nel 1973. Souffles (1975) e' il primo libro pubblicato presso des femmes, seguito quasi subito da La, e Partie nel 1976, Angst (1977), Preparatifs de noces au-dela' de l'abime (1978), e Ananke' (1979). La pubblicazione esclusiva con des femmes e' una scelta politica cui tiene fede fino agli anni piu' recenti. Del 1975 e' anche la pubblicazione della sua prima piece teatrale, Portrait de Dora (una riscrittura del caso Dora di Freud), messa in scena al Theatre d'Orsay con la regia di Simone Benmoussa. In tutti questi scritti e non solo in quelli che maggiormente hanno dato luogo a un intenso dibattito internazionale, si elabora un insieme di riflessioni relative all'interazione fra letteratura, filosofia, e politica, e interrogativi che, partendo dalle implicazioni e dalle dimensioni della differenza sessuale, mettono in gioco la costruzione dell'identita' e della sessualita'. Il 1977 e' l'anno della pubblicazione presso le edizioni des femmes della traduzione francese di La passione secondo G. H. di Clarice Lispector, e la scoperta da parte di Helene Cixous di questa autrice brasiliana cui dedichera' alcuni saggi e testi poetici (tra cui Vivre l'orange, 1979). La lettura di Lispector accompagnera' da allora la sua scrittura e quel lavoro di apprentissage a' la lecture che porta avanti attraverso l'insegnamento. All'inizio degli anni ottanta il governo Barre sopprime il dottorato e il Centre d'Etudes feminines. Come reazione a questa soppressione si organizza una campagna internazionale di sostegno, situazione che per certi aspetti si ripetera', benche' non si arrivi ad una vera e propria cancellazione, nel 1995. Il dottorato ottiene nuovamente l'abilitazione con il governo socialista nel 1982. All'inizio del decennio 1980 Ariane Mnouchkine le chiede di scrivere un testo per il Theatre du Soleil. La piece sara' L'Histoire terrible mais inachevee de Norodom Sianhouk roi du Cambodge, messa in scena nel 1985. La scrittura di quest'opera richiedera' un lungo lavoro di documentazione nonche', per l'autrice, la ricerca di una forma di scrittura teatrale attraverso una stretta collaborazione con la compagnia. Nonostante le otto ore di spettacolo il pubblico risponde con entusiasmo e porta a un successo ancora maggiore l'opera successiva, L'Indiade ou l'Inde de leur reves, messa in scena alla Cartoucherie nel 1987-'88. Le due pieces segnano l'inizio di un impegno comune che continua ancora oggi e che, dopo essere passato per la scrittura del testo di La nuit miraculeuse (1989), film diretto da Ariane Mnouchkine e commissionato dall'Assemblee Nationale in occasione del bicentenario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, ha portato alla rappresentazione di La ville parjure ou le reveil des Erinyes (1994, anno che vede anche la messa in scena di L'Histoire (qu'on ne connaitra jamais), al Theatre de la Ville, con la regia di Daniel Mesguish), alla collaborazione per la creazione collettiva dello spettacolo Et soudain des nuits d'eveil (1997) e infine a Tambours sur la digue, nella stagione 1999-2000. Attraverso il teatro Helene Cixous persegue un lavoro sulla storia contemporanea, e sul rapporto tra teatro e storia, che accompagna e si interseca sempre di piu' con le fictions e la produzione saggistica. Quest'ultima e' molto ampia e varia, ma articoli e conferenze sono stati raccolti solo in minima parte in due volumi in lingua francese pubblicati da des femmes, Entre l'ecriture (1986), e L'heure de Clarice Lispector (1989), e in un volume in lingua inglese, Stigmata. Escaping texts (Routledge, 1998). Dato l'interesse che la sua opera suscita negli Stati Uniti, in Canada e in Inghilterra, vi tiene spesso conferenze e seminari e alcuni saggi vengono pubblicati esclusivamente in lingua inglese. Nel 1990 viene invitata a tenere le Wellek Lectures, poi edite con il titolo Three steps on the ladder of writing (1993). Sempre negli Usa escono anche, nei primi anni novanta, due raccolte di estratti dei seminari francesi, Reading with Clarice Lispector (1990) e Reading the poetics of Blanchot, Joyce, Kafka, Lispector, Tsvetaeva (1992), entrambi a cura di Verena Andermatt Conley. Il percorso letterario di Helene Cixous prosegue dall'inizio degli anni ottanta ad oggi con la pubblicazione di Illa (1980), With ou l'art de l'innocence (1981), Limonade tout etait si infini (1982), Le livre de Promethea (Gallimard, 1983), La bataille d'Arcachon (Quebec, Trois, 1986), Manne aux Mandelstams aux Mandelas (1988), Jours de l'an (1990), L'ange au secret (1991), Deluge (1992), Beethoven a' jamais (1993), La fiancee juive (1995), Messie (1996), OR les lettres de mon pere (1997), Osnabrueck (1999), in un esercizio di scrittura intenso e continuo che non e' l'illustrazione di una posizione teorica o filosofica esplicita, ma e' il suo spazio effettivo di invenzione e di pensiero. Nel 1998 pubblica insieme a Jacques Derrida il volume dal titolo Voiles per l'editore Galilee - che ripropone cosi' due testi scritti per la rivista "Contretemps" (2-3, 1997) - e da quell'anno, a seguito dell'interruzione delle pubblicazioni decisa da des femmes, pubblica presso questa casa editrice. L'incontro con Derrida data dai primi anni sessanta, e la lettura dell'opera derridiana costituisce un riferimento fondamentale per Helene Cixous. Voiles, e i testi di Cixous e di Derrida pubblicati negli atti del convegno Lectures de la difference sexuelle (des femmes, 1994) hanno cominciato solo in anni recenti a rendere piu' visibile la ricchezza e la complessita' di questo scambio. All'inizio del 2000 e' uscito Les reveries de la femmes sauvages, una fiction che come altri piu' brevi testi recenti e' dedicata all'Algeria. Del mese di settembre 2000 e' invece Le jour ou' je n'etais pas la' (Galilee), mentre nel novembre 2000 e' uscito il volume che raccoglie gli atti del convegno di Cerisy-La-Salle, Helene Cixous: croisees d'une oeuvre tenutosi nell'estate del 1998. Nel 2001 l'autrice ha pubblicato un saggio dedicato a Jacques Derrida (Portrait de Jacques Derrida en Jeune Saint Juif, Galilee) e un'opera letteraria Benjamin a' Montaigne. Il ne faut pas le dire (Galilee). Dell'anno successivo, infine, e' il volume intitolato Manhattan (Galilee), l'ultima fiction finora pubblicata. Edizioni italiane: Ritratto di Dora, trad. di Luisa Muraro, Milano, Feltrinelli, 1977; Celle qui ecrit vit, "Nuova corrente", 28, 1981 (in lingua francese); L'approccio di Clarice Lispector, trad. di Nadia Setti, "DWF", 3, 1988; Il teatro del cuore, scelta di testi dedicati al teatro, trad. e cura di Nadia Setti, Parma, Pratiche, 1992; Sangue cattivo, trad. di Maria Nadotti del testo introduttivo a La ville parjure ou le reveil des Erinyes, "Lapis", 31, 1996; Il riso della Medusa, trad. di Catia Rizzati, in Critiche femministe e teorie letterarie, a cura di R. Baccolini, M. G. Fabi, V. Fortunati, R. Monticelli, Bologna, Clueb, 1997; Is a book a tomb?, (inedito in francese) trad. di Monica Fiorini, "Poetiche. Letteratura e altro", 3, 1997; La venuta alla scrittura, trad. di Monica Fiorini, "Studi di Estetica", 17, 1998; Lettera a Zohra Drif (bilingue), trad. di Nadia Setti, "Leggendaria", 14, 1999; La mia Algeriance, "DWF", 1, 1999; Tancredi continua e Apparizioni, trad. di Nadia Setti in Scritture del corpo. Helene Cixous variazioni su un tema, a cura di Paola Bono, Roma, Sossella, 2000; Ostetriche crudeli, trad. di Monica Fiorini, "Autodafe' - Rivista del parlamento internazionale degli scrittori", 1, 2000; L'ultimo quadro o il ritratto di Dio, trad. di Monica Fiorini per il catalogo della mostra Opere d'essere. Oeuvres d'etre. Works of being, Roma, Temple University, ottobre-novembre 2000; Osnabruck, (fiction) trad. e cura di Monica Fiorini, Ferrara, Tufani, 2001. Una versione aggiornata al 2000 di questa biobibliografia e' stata pubblicata in: Helene Cixous, Esordi della scrittura, postfazione di Monica Fiorini, trad. e cura di Adriano Marchetti, Bologna, Il Capitello del Sole, 2001 ("Metaphrasis", 6)". Opere di Helene Cixous: un'ampia bibliografia e' nel n. 619 di questo notiziario. 3. MEMORIA. AUGUSTO CAVADI: NORBERTO BOBBIO, GUIDA CORAGGIOSA [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci messo a disposizione questo intervento, gia' apparso nella cronaca palermitana del quotidiano "La repubblica" del 20 gennaio 2005. Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa). Norberto Bobbio e' nato a Torino nel 1909 ed e' deceduto nel 2004, antifascista, filosofo della politica e del diritto, autore di opere fondamentali sui temi della democrazia, dei diritti umani, della pace, e' stato uno dei piu' prestigiosi intellettuali italiani del XX secolo. Opere di Norberto Bobbio: per la biografia (che si intreccia con decisive vicende e cruciali dibattiti della storia italiana di questo secolo) si vedano il volume di scritti autobiografici De Senectute, Einaudi, Torino 1996; e l'Autobiografia, Laterza, Roma-Bari 1997; tra i suoi libri di testimonianze su amici scomparsi (alcune delle figure piu' alte dell'impegno politico, morale e intellettuale del Novecento) cfr. almeno Italia civile, Maestri e compagni, Italia fedele, La mia Italia, tutti presso l'editore Passigli, Firenze. Per la sua riflessione sulla democrazia cfr. Il futuro della democrazia; Stato, governo e societa'; Eguaglianza e liberta'; tutti presso Einaudi, Torino. Sui diritti umani si veda L'eta' dei diritti, Einaudi, Torino 1990. Sulla pace si veda Il problema della guerra e le vie della pace, Il Mulino, Bologna, varie riedizioni; Il terzo assente, Sonda, Torino 1989; Una guerra giusta?, Marsilio, Venezia 1991; Elogio della mitezza, Linea d'ombra, Milano 1994. A nostro avviso indispensabile e' anche la lettura di Politica e cultura, Einaudi, Torino 1955, 1977; Profilo ideologico del Novecento, Garzanti, Milano 1990; Teoria generale del diritto, Giappichelli, Torino 1993. Opere su Norberto Bobbio: segnaliamo almeno Enrico Lanfranchi, Un filosofo militante, Bollati Boringhieri, Torino 1989; Piero Meaglia, Bobbio e la democrazia: le regole del gioco, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1994; Tommaso Greco, Norberto Bobbio, Donzelli, Roma 2000. Per la bibliografia di e su Norberto Bobbio uno strumento di lavoro utilissimo e' il sito del Centro studi Piero Gobetti (www.erasmo.it/gobetti) che invitiamo caldamente a visitare] Dieci anni fa Norberto Bobbio si chiedeva se avesse ancora senso, nel linguaggio politico, la differenza fra destra e sinistra. Alla domanda - talora formulata con accenti qualunquistici ("Per programma e per pratica di governo si equivalgono"), talaltra con piu' sofferta consapevolezza ("Le decisioni ormai si prendono a Bruxelles: e' irrilevante sapere chi esegue in periferia") - non sono state ancora date risposte definitive. Sulla base delle vicende siciliane, poi, si sarebbe tentati di gettare la spugna: consiglieri spiritual-politici di Leoluca Orlando (per i quali il sospetto era l'anticamera della verita') che, vinti dalla sete di verita', passano dall'anticamera al salotto buono dei nuovi padroni; senatori della Rete che, dopo aver per anni criticato da sinistra comunisti e post-comunisti, provano a riciclarsi in ambienti conservatori; giovani figlie d'arte che - fattesi le ossa combattendo la mafia a fianco di Violante, Caselli e don Ciotti - ritengono opportuno tentare di mettere a servizio dell'assemblea regionale l'esperienza acquisita candidandosi nel partito di Berlusconi, Previti e Dell'Utri; assessori all'agricoltura in governi di centro-sinistra che diventano presidenti di regione in successivi governi di centro-destra; battaglieri sindacalisti che passano magnanimamente la fiaccola di difensori dei lavoratori per approdare al parlamento non senza essersi dichiarati (in pochissimi anni) prima di centro, poi di centro-destra e infine di centro-sinistra; luminari della medicina contemporanea che, abbagliati sulla via di Damasco, non hanno bisogno di nessuna pausa di riflessione per accettare una candidatura a Strasburgo nelle liste dell'Ulivo dopo aver appena lasciato alle spalle la Casa delle liberta'... Insomma: a credere che il "pensiero unico" non abbia gia' stravinto sono rimasti in pochi. Intellettuali astratti, giovani idealisti new global, padroncini del nord-est padano. Per tutti gli altri, che sanno come va il mondo e che evitano le posizioni estremiste, vale l'antica saggezza meridionale: "Francia o Spagna, purche' se magna". * Il vecchio Bobbio, comunque, non la pensava cosi' e sino alla morte - avvenuta proprio un anno fa - si arrovellava il cervello nella convinzione che lottare per l'uguaglianza dei cittadini (anche a costo di limitare la liberta' dei privati) significhi essere di sinistra, e che lottare per la difesa dei diritti privati (anche a costo di accettare delle ineguaglianze sociali) significhi essere di destra. Il fatto che la cronaca sembra dargli torto non esclude, di per se', che la storia possa dargli ragione. Su questa sua testarda ossessione - e, piu' in generale, sulla sua figura nella cultura politica italiana del Novecento - sono stati invitati a Palermo alcuni studiosi che, per varie ragioni, gli sono stati intelligentemente (dunque: criticamente) vicini: il filosofo del diritto Luigi Lombardi Vallauri (dell'Universita' di Firenze), il politologo Angelo D'Orsi (dell'Universita' di Torino), lo storico Salvatore Lupo (dell'Universita' di Palermo) e l'editore Carmine Donzelli (che opera a Roma). L'appuntamento e' per le ore 16 di martedi' 18 gennaio 2005 presso l'aula magna della facolta' di Lettere e filosofia dell'Universita' di Palermo (promotrice, con la Scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone", dell'iniziativa). * Ovviamente rivisitare Bobbio non puo' significare soltanto cercare un criterio orientativo per capire se davvero ad ogni scadenza elettorale siamo condannati, secondo la fortunata formula di Marco Revelli, a optare fra "due destre": il pensatore torinese ha spaziato, con invidiabile lucidita' mentale, in lungo (attraverso la storia) e in largo (interessandosi alle vicende del pianeta), confrontandosi con temi davvero universali (dai diritti dell'uomo alla possibilita' di una "guerra giusta", dalle virtu' etiche civili alle regole della democrazia). Quando ne ha avuto l'occasione, non si e' sottratto neppure agli interrogativi esistenziali piu' indiscreti, da cosa significhi "fede" per un laico a cosa si possa sapere del destino ultraterreno. Su ogni questione, non ha mai espresso un'opinione senza prima riferire - con rispetto - le altrui, specie se contrastanti. E quando ha ritenuto, infine, di sbilanciarsi per questa o quell'altra soluzione, lo ha fatto sempre sottovoce: convinto che si puo' dubitare di tutto, tranne che dell'umana fallibilita'. Queste connotazioni del suo stile intellettuale lasciano intuire facilmente l'essenziale del suo carattere. Una mia cara amica, anche essa recentemente scomparsa, avendo letto De senectute - il libro che Bobbio volle dedicare alle poche luci e alle molte ombre della vecchiaia - e sentendosene intimamente coinvolta, non seppe trattenersi dal desiderio di scrivergli una lettera per ringraziarlo. Paola era convinta che il celebre filosofo, lontano e affaticato, avrebbe appena avuto modo di dare una scorsa alla missiva. Non fu cosi'. Secondo il suo signorile costume, Bobbio trovo' il tempo per rispondere alla sconosciuta, anziana lettrice con cui condividere la soddisfazione per una vita spesa intensamente. E la serena attesa di un compimento ormai prossimo. 4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 5. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 823 del 28 gennaio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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