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Porti a rischio nucleare: la lunga lotta di PeaceLink arriva in Parlamento



Piani di emergenza nucleari, portaerei e sottomarini atomici


L'on. Mauro Bulgarelli (Verdi) presenta un'interrogazione che spiazza il governo. Dal 1995 le norme a tutela delle popolazioni non sono attuate. Il governo è costretto ad ammetterlo e promette l'emanazione delle norme attuative. L'iniziativa avrà una ricaduta pratica: sarà tolto il segreto militare dai piani di emergenza per le popolazioni. Soddisfazione di PeaceLink che dal 2000 ha premuto sui parlamentari e sui governi per richiedere l'accesso alle informazioni sul rischio nucleare. Ma c'è anche un particolare inquietante...



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Ciò che i cittadini dovrebbero conoscere di diritto e che tutti i governi dal 1995 ad oggi hanno nascosto: così potremmo definire la patata bollente dei piani di emergenza nucleare. Ci riferiamo agli undici porti italiani in cui possono transitare e attraccare navi e sommergibili a propulsione nucleare.

Essi sono Augusta, Brindisi, Cagliari, Castellammare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Napoli, Taranto e Trieste.

In base al decreto legislativo 230 del 1995 i cittadini dovrebbero sapere se vivono in un'area a rischio nucleare. E conoscere i piani di emergenza. E invece quei piani rimangono nel cassetto, top secret, per non generare allarme fra le popolazioni.

La lunga lotta di PeaceLink per conoscere i piani di emergenza cominciò a febbraio dell'anno 2000. A settembre la Prefettura di Taranto - dopo l'affondamento di un sottomarino nucleare russo, dopo l'intimazione di PeaceLink ai sensi di legge e alla vigilia di un incandescente consiglio comunale monotematico sul rischio nucleare - ci dette importanti informazioni ufficiali da cui emergeva che la città sarebbe stata evacuata in caso di grave incidente e di forte dispersione di radioattività. Fu una crepa aperta nel muro del silenzio. Poco dopo il prefetto di Taranto fu trasferito. La lotta di PeaceLink è proseguita per anni e ora è giunta in parlamento, lavorando in tantem con un parlamentare, l'onorevole Mauro Bulgarelli, che ha preso a cuore il problema, è stato presente al convegno del 20 novembre a Taranto, e il 25 novembre ha presentato un'interpellanza urgente.
E' stato un lavoro realizzato in tandem fra l'iniziativa dal basso e i poteri che ogni parlamentare ha di restituire ai cittadini il senso della sovranità popolare, che è prima di tutto diritto all'informazione.
Cosa è emerso?
Che avevamo ragione.
Il governo non ha contestato nulla di quanto l'interpellanza conteneva.
Era tutto vero. E il governo ha dovuto riconoscere le proprie inadempienze, che a dire la verità hanno caratterizzato anche i governi di centro-sinistra.


L'iniziativa avrà una ricaduta pratica: sarà tolto il segreto militare dai piani di emergenza per le popolazioni.

Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha affermato testualmente: "La classifica di sicurezza, infatti, impedendo la divulgazione delle pianificazioni, precludeva di fatto la possibilità di informare la popolazione sul rischio potenziale a cui era esposta, non permettendo, tra l'altro, l'acquisizione, da parte della popolazione stessa, delle norme di comportamento da rispettare nel caso dovesse verificarsi realmente una tale emergenza".

Esprimiamo soddisfazione in quanto dal 2000 abbiamo premuto sui parlamentari e sui governi per richiedere l'accesso alle informazioni sul rischio nucleare.

Sentiamo che la nostra lotta - resa più incisiva dai gruppi locali che in questi anni hanno fatto pressione sulle prefetture - è riuscita a scuotere l'albero: il frutto proibito sta per cadere. Si tratta del frutto proibito della conoscenza, che non doveva andare nelle mani dei cittadini e che ora reclamiamo per tutti, ai sensi del decreto legislativo 230/95.

Ma c'è un particolare inquietante che ci preoccupa. Avevamo sollevato il problema della mancata copertura assicurativa dei cittadini esposti al rischio nucleare: nessuna assicurazione privata risarcisce in caso di disastro nucleare. La questione è stata posta dall'on. Mauro Bulgarelli e il governo non ha risposto, segno evidente che si espongono i cittadini ad un rischio senza prevedere alcun risarcimento di diritto.

A questo proposito l'on. Mauro Bulgarelli ha affermato: "Lascia sconcertati il fatto che il Governo non abbia chiarito, omettendo di rispondere al quesito contenuto nell’interpellanza, se sia stata prevista e attivata una copertura assicurativa dallo Stato italiano atta a risarcire i danni a cose e persone in caso di incidente nucleare, visto che le coperture assicurative private in caso di incidente nucleare escludono il risarcimento dei danni".

Cavie di un rischio da tenere fino ad ora nascosto. E, come le cavie, neppure assicurati.

Qualunque cittadino ha l'obbligo di fare l'assicurazione per la propria auto. L'auto può fare disastri ed è bene assicurarla. Ma per un sottomarino che ha un reattore nucleare a bordo non è prevista alcuna assicurazione...

Eppure uno studio scientifico presentato a Taranto il 20 novembre scorso (http://www2.polito.it/didattica/climatechange/Rapporto_Sommergibili.pdf) mette in chiaro che i reattori a bordo dei sottomarini non avrebbero la licenza di funzionare a terra per l'intrinseca pericolosità, dato che sono privi dei sistemi di sicurezza presisti per quelle centrali nucleari che nel 1986 il popolo italiano, con referendum, non volle più.