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"Sommergibili nucleari: problemi di sicurezza e impatto ambientale"
- Subject: "Sommergibili nucleari: problemi di sicurezza e impatto ambientale"
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Fri, 19 Nov 2004 19:18:40 +0100
Le città militarizzate a convegno a Taranto il 20 novembre
2004
La relazione che leggerà l'ingnegner
Francesco Polcaro del CNR (con contributi di Zucchetti e Iannuzzelli) è
reperibile su:
http://www2.polito.it/didattica/climatechange/Rapporto_Sommergibili.pdf
Titolo: "Sommergibili nucleari: problemi di sicurezza e
impatto ambientale"
In questo lavoro, oltre ad una breve descrizione dei sommergibili
nucleari dal punto di vista impiantistico, si faranno cenni anche
all'utilizzo civile della propulsione nucleare per mostrane il totale
fallimento, per poi passare ad una illustrazione e commento del
poco rassicurante record di incidenti nucleari o radiologici
avvenuti a bordo o a causa di sommergibili nucleari. Lo studio comprende
anche una descrizione di massima del recente incidente al sottomarino
Hartford avvenuto al largo della base de La Maddalena nel 2003. La
conclusione alla quale si giunge è che i sottomarini nucleari sono
inevitabilmente sistemi "accident prone", ovvero che
possono subire vari tipi di incidenti, anche molto gravi, con frequenza
notevolmente maggiore rispetto ai sistemi nucleari civili.
Di fronte agli immensi rischi per le popolazioni derivanti dall'impiego
di sommergibili nucleari, così ovvi che non possono essere sconosciuti
agli Stati maggiori ed ai governi delle nazioni che li possiedono, viene
quindi spontaneo chiedersi se il permanere in servizio di questi vascelli
sia in qualsiasi modo inevitabile.
A questa domanda, si può rispondere con tre ordini di considerazioni
diverse.
Sul piano puramente militare, è evidente che lo sviluppo dei
sommergibili nucleari è stato dovuto solo alle esigenze della Guerra
Fredda e della "Mutua Distruzione Assicurata" (MAD). Lo
sviluppo della tecnologia nucleare, spinta dalla competizione tra USA e
URSS, portò, nella seconda metà del XX secolo, a sviluppare ordigni
sempre più potenti (prima nucleari e poi termonucleari) e sempre più
numerosi (fino ad arrivare a decine di migliaia di testate nucleari per
parte, molte delle quali di potenza equivalente a tutto l'esplosivo
impiegato nel corso della Seconda Guerra Mondiale) ed ad una
impressionante panoplia di vettori per condurli sul bersaglio. Nel giro
di meno di dieci anni, apparve evidente sia agli USA che all'URSS che non
vi era mezzo tecnico per impedire che, una volta che un attacco nucleare
su vasta scala fosse stato lanciato, esso arrivasse sulla nazione
attaccata, distruggendola completamente. L'unica soluzione era quindi
quella della ritorsione: la nazione aggredita, scoperto di essere sotto
attacco, prima di essere colpita avrebbe lanciato un contrattacco
nucleare totale contro l'aggressore, che ne sarebbe stato a sua volta
completamente distrutto. Questo Equilibrio del Terrore è stata la sola
cosa che ha impedito lo scatenarsi di una guerra nucleare.
In questa logica, i sottomarini nucleari armati di missili balistici
avevano un ruolo fondamentale: a differenza dei missili con basi a terra,
che potevano in teoria essere distrutti da un attacco di sorpresa, e dei
bombardieri strategici, che potevano essere intercettati ed abbattuti, la
loro capacità di rimanere in immersione a grandi profondità, in continuo
movimento ma sempre in posizioni sconosciute al nemico, li rendeva
invulnerabili ad ogni possibile attacco preventivo e quindi sempre pronti
ad un attacco di ritorsione totale, qualsiasi fossero stati i danni
inferti alla loro patria. Per questo motivo, essi erano certamente un
elemento stabilizzante nell'Equilibrio del Terrore.
Dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia e della stessa URSS, questa
loro funzione è venuta completamente a mancare: non esiste infatti
attualmente al mondo, e non esisterà per lungo tempo, nessun paese che
possa infliggere all'unica superpotenza rimasta un colpo di una tale
gravità da rendere impossibile una sua reazione nucleare intollerabile,
messa a segno con missili intercontinentali e con bombardieri strategici.
D'altra parte, i sommergibili nucleari armati di missili, anche se
possono essere riconvertiti ad altri compiti, come il lancio di missili
da crociera nell'ambito di campagne locali, non sono certo il mezzo più
adatto a questo tipo di conflitto. In queste guerre locali infatti, la
capacità di navigare in immersione non porta ad alcun vantaggio, dato che
il nemico non ha certo la forza per attaccare preventivamente chi sta per
colpirlo. I missili cruise che si intende impiegare possono quindi essere
lanciati, e con una facilità molto maggiore, da navi di superficie, da
aerei o da basi a terra, senza l'aggiunta dei costi, fortissimi e
completamente inutili, di farli partire da sotto la superficie marina.
Per i sommergibili d'attacco d'altra parte la grande autonomia non è
certo una caratteristica particolarmente apprezzabile: dato il loro
impiego prevalentemente tattico, essi hanno al contrario tutto da
guadagnare da missioni brevi, che non mettono a durissima prova
l'equilibrio psichico dell'equipaggio e quindi la sua capacità di una
massima concentrazione nell'esecuzione della missione. E' infatti ben
noto che i lunghi periodi di assoluto isolamento degli equipaggi dei
sommergibili nucleari sottopongono ad un gravissimo stress i loro marinai
ed i loro ufficiali (questo problema psichico dovuto all'isolamento in
piccole comunità è ormai noto in psichiatria proprio con il nome di
"sindrome del sommergibile") ed hanno costituto in passato,
quando era effettivamente necessario che questi vascelli rimanessero in
immersione per mesi al fine di adempiere alla loro funzione strategica,
uno dei problemi più gravi di queste armi, mai completamente superato.
Dal punto di vista puramente militare, si può quindi ben dire che i
sommergibili nucleari sono solo residuati della Guerra Fredda.
Dal punto di vista politico, per altro, superata la fase nella
quale possedere un sottomarino a propulsione nucleare costituiva in
pratica per una nazione uno "status symbol" di grande potenza,
la gestione di questi vascelli è solo fonte di problemi con la propria
popolazione (ed infatti vengono fatti tornare in patria il meno
possibile, arrivando a sostituire gli equipaggi nelle basi all'estero,
trasportandoveli in aereo) e di tensioni internazionali.
Purtroppo, l'unica ragione per la quale i sottomarini a propulsione
nucleare sono ancora operativi è un problema
economico. Il disarmo di una nave a
propulsione nucleare è, infatti, costosissimo e, dato che quando un
vascello militare è posto in disarmo la sua gestione passa dalle autorità
militari a quelle civili, andrebbe a gravare su bilanci statali sempre
più carenti, anche negli Stati Uniti. In più, il fatto stesso di passare
sotto il controllo civile rende non più eludibile tutta la normativa di
sicurezza ambientale, che poteva essere quasi completamente ignorata
finché il reattore nucleare restava sotto il controllo militare [1] e ciò
aggrava ulteriormente il costo della demolizione.
In definitiva, è ragionevole sospettare che, se i sottomarini a
propulsione nucleare restano tuttora in servizio, ciò sia dovuto
prevalentemente al fatto che non ci sono i soldi per smantellarli.
Naturalmente, finché essi restano operativi, è anche ovvio che essi
vengano impiegati, anche se le operazioni che essi compiono attualmente
sarebbero più agevolmente affidabili a naviglio di superficie, dato che
buona parte delle loro spese correnti di gestione sono in ogni caso
ineludibili. Dato poi che si tratta in ogni caso di ordigni bellici, non
utilizzabili per nessun altro fine, è anche ovvio che essi vengano
concentrati principalmente nelle aree di massima tensione e queste,
attualmente, sono tutte concentrate sulla parte meridionale del Mare
Mediterraneo. Dobbiamo quindi attenderci che buona parte dei sommergibili
nucleari esistenti verranno a concentrarsi nei prossimi anni in questo
mare e sarà quindi nel Mediterraneo che avverranno la maggioranza degli
incidenti che inevitabilmente li coinvolgeranno. Peccato che l'Italia vi
si trovi proprio in mezzo!
Non neghiamo che, come pacifisti, non nutriamo
alcuna simpatia per i sistemi darma ed in particolare per quelli che,
come i sottomarini, sono stati sviluppati, fino dal loro esordio nella
Prima Guerra Mondiale, essenzialmente come mezzi d'attacco. Ricordiamo
che, soprattutto a seguito dello sdegno che seguì all'affondamento del
transatlantico "Lusitania" avvenuto il 7 maggio 1915 a sud
dell'Irlanda ad opera del sommergibile tedesco U20
[2], nelle trattative che portarono alla firma
della Protocollo di Ginevra del 1925 sulla condotta delle operazioni
belliche, si era discusso della possibilità di includere i sottomarini
nel novero delle "armi proibite". Non se ne fece nulla, perché
ormai tutti gli ammiragliati del mondo erano divenuti entusiasti
sostenitori di quest'arma che poteva colpire il nemico di sorpresa [3].
Si mostrerà però come, se i governanti e gli stati maggiori vogliono che
sommergibili con certe caratteristiche militari continuino ad esistere,
vi sono, dal punto di vista tecnico, valide alternative alla
propulsione nucleare anche per questo tipo di vascelli. Se è ancora
troppo presto perché l'umanità abbandoni questo tipo di arma, almeno si
eviteranno gravi ed inutili rischi e sofferenze ai civili ed agli stessi
equipaggi dei sommergibili in tempo di pace.
[1] Si mostrerà che
questa è la principale ragione che rende i sottomarini nucleari così
soggetti agli incidenti
[2] nel quale
morirono 1.152 dei 1.916 passeggeri civili imbarcati sulla nave
inglese
[3]
Ricordiamo il truce inno della famigerata "X MAS" fascista:
"Rapidi ed invisibili, partono i sommergibili"