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Libertà d’informazione
Libertà d’informazione
Ultimamente osservando il panorama informativo italiano si notano delle
storture nella programmazione nei canali nazionali, che forniscono quadri
incompleti, non solo della situazione politica Italiana, ma specie nel caso
della politica estera perseguita con la guerra in Iraq, ad una sorta di
negazione dei fatti.
Viene da porsi anche a nome dei corrispondenti presenti nel teatro delle
operazioni Irachene, quanta libertà hanno nel raccontare i fatti che
coinvolgono personalmente i nostri soldati in nella terra dell’Antica
Babilonia.
In questi giorni si è quasi concluso l’attacco delle truppe Americane
contro la città di Falluja, per snidare gli oppositori denominati
terroristi del nuovo governo provvisorio, imposto come prestanome da parte
del Governo d’oltreoceano d’occupazione, che chiede all’esercito invasore
d’attaccare una città per snidare i suoi concittadini; nei nostri bravi
libri di storia questi governi e questi personaggi, erano tacciati di
collaborazionismo con il nemico invasore ed in caso di sconfitta, certo non
rimaneva ai posteri un buon ricordo dei medesimi.
Fa riflettere in questa situazione che gran parte dei media si
soffermano sui soldati caduti da parte alleata, ma raramente sulla fuga e
gli esodi biblici avvenuti nei giorni precedenti all’attacco americano,
notizie che sono rimaste quasi completamente sconosciute al gran pubblico.
Per trovare notizie ed informazioni concernenti le vittime civili non
solo di questa guerra, ma di tutte le guerre di questo misero pianeta, si è
costretti ad usare la rete scandagliando i siti più disparati, molti dei
quali sotto l’egida d’ideologie politiche che nel passato prossimo e remoto
non sono stati esenti da crimini contro l’umanità e rimasti impuniti, altri
invece che appartengono a sigle umanitarie o confessioni religiose, spesso
additate antagoniste dai politici l’una all’altra, ma che comunicano eguale
informazioni dalla parte delle vittime, descrivendo senza paura d’essere
smentiti, i fatti ed i bisogni reali della popolazione nella loro umana
tragicità.
Lo spettatore, il lettore, come deve porsi innanzi alle notizie che
spesso appaiono fuorvianti ed in netto contrasto con la comune logica di un
conflitto?
Con la passività, con il credere ciecamente che quanto è proposto e
filmato corrisponda all’esatto corso degli eventi, oppure, si è vittime di
un gigantesco gioco subliminale che lascia poco spazio alla logica e alla
ragione degli eventi e sugli eventi?
La libertà d’informazione a cosa è subordinata? Al desiderio utopico di
rendere l’uomo un soggetto critico dei fatti, oppure renderlo passivo
innanzi agli stessi, e veicolarlo secondo indirizzi predefiniti e schemi
preordinati che vanno ad incidere nei soggetti psicologicamente più deboli
e più facilmente manipolabili?
Viene da chiedersi allora cosa significa informare?
Omettere una realtà politicamente scomoda, usare linguaggi fuorvianti
che tendono ad ottenebrare il significato delle frasi stesse, perché
espresse in modo tale che non si riesce a capire dove finisce il diritto ed
il dovere di cronaca ed inizia il servilismo politico, cadendo alla fine
nel ridicolo?
Ormai abbiamo i mezzi d’informazione che non lavorano più per erudire
ed informare, ma per massificare in nome d’un pensiero unico che non lascia
spazio alla libertà critica dei soggetti, e ne tantomeno alla coscienza
personale dei singoli, perché anche la coscienza stessa deve essere
attaccata se non è uniformata al pensiero comune.
La prova è stata palese, quando l’ex Ministro Buttiglione, designato
dal Governo Italiano, (scelta in ogni modo sbagliata, perché ha tolto dal
panorama Europeo il Professor Mario Monti, personalità di cui anche gli
avversari hanno stimato per tanti anni, dando lustro all’Italia la gran
coerenza nello svolgere l’incarico di Commissario Europeo per la
Concorrenza) a presidente d’una commissione Europea, è stato bocciato,
perché ha dato scandalo perché ha provato a dar voce non solo al pensiero
politico, ma al pensiero della sua coscienza, che dovrebbe meritare il
medesimo rispetto, e che non dovrebbe essere strumentalizzata per finalità
politiche.
Nel caso di Buttiglione, ha parlato l’uomo, ed è stato dimostrato che
nonostante la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, non c’è
spazio nella politica per chi esprime, come dovrebbe essere suo diritto il
proprio pensiero personale, se è svincolato dagli stereotipi sociali, che
non devono essere messi in discussione, pena il disprezzo e la bollatura
d’estremista, od integralista servile di qualche confessione religiosa, ed
in quanto tale da isolare perché considerato sovversivo o contrario al bene
comune.
Marco Bazzato
Sofia (Bulgaria)