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AGAPE NEWSLETTER N. 11



Cari amici e care amiche,

in questa newsletter vi mandiamo il PROGRAMMA DEL CAMPO INVERNALE 2004,
scusandoci per il ritardo. Abbiamo scommesso ancora su un campo giovani.


Inoltre troverete:


      * AGAPE APERTA A OSPITI, GRUPPI, FAMIGLIE E SINGOLI CON OFFERTE
        SPECIALI!!!

      * FUOCO, CIOÈ ENERGIA. ENERGIA, CIOÈ PETROLIO.

      * BUONE NOTIZIE PER IL NUOVO ANNO SCOLASTICO...



Un caro saluto

Il gruppo residenti

(-:-)(-:-)(-:-)(-:-)(-:-)

Campo giovani invernale (18-30 anni)

26 dicembre - 02 gennaio 2004

ABUSI E COSTUMI.


Mi ritrovo in una stanza con un baleno di prato che rimbalza sulla mia
fronte. E basta, et bon. Non so cosa fare, e la sostanza non cambia. E
se fossi fuori?Vorrei una modalità giocosa, mettermi a nudo e lasciarmi
pitturare dagli altriŠStimolare i perché. Ho la lampada e il genio (ed
anche il paiolo), ho dei bisogni, dei piaceri, delle comodità. Ma
continuo a guardar fuori. "Vuoi qualcosa da bere?" "No, adesso no."Š "e
adesso?"Š"sì,adesso sì." Prendo una birra e mi chiedo se sia l'unica
soluzione possibile fra le costellazioni di opportunità che ho a
disposizione. Caffè, calore, tecnologie, casa, sesso, depressione,
giovialità, affetto, leggere, bere, fumare, solitudo, soldi, medicine,
internet. Condizioni speciali per stati anormali. Sono una persona
normale in fondo, in bilico fra normalità, trasgressione e devianza e ne
sono sicuro. Ho bisogno di esserlo, così come ho bisogno della macchina,
del telefono, della carta igienica. Che bisogno c'è di fare senza, di
sentirsi soli? Bravo è chi sperimenta i propri limiti, le proprie
visioni, la propria coerenza (si,no), il proprio star bene. O forse no?
Ho bisogno di distrarmi, cerco nel mio armadino il mio scatolino.
Sperimento i miei sogni, le mie dipendenze, guardo fuori e mi vedo
accendere un fuoco e dentro bruciano le mie sicurezze. Avrò bisogno di
un credo, di credermi sballato o di sballarmi credendo? Forse un giorno
annegherò in un mare di superfluo, ma oggi no. Oggi voglio continuare a
stare a galla. Fin qui tutto bene, ma la sostanza non cambia.


Le iscrizioni si aprono il 15 ottobre alle ore 9.30.


Per iscrivervi potete visitare la nostra pagina online:
http://www.agapecentroecumenico.org/index.php?name=EZCMS&menu=30423&page_id=163


Il campo invernale è negli ultimi 10/12 anni stato terreno di
sperimentazione: venendo da una tradizione quarantennale di campi
adulti, ha proposto dapprima dei piccoli campi cadetti in parallelo ad
un campo adulti dal medesimo tema, poi ha visto l'esperimento del campo
intergenerazionale, durato sino al 2002. L'anno scorso, 2003,
l'invernale è stato come sapete rivolto ad una fascia di età dai 15 ai
22 anni e quindi per la prima volta chiuso agli adulti. Per questo
inverno abbiamo pensato di proporre la formula del campo giovani (mai
tentata in inverno), rivolto a persone dai 18 ai 30 anni.


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AGAPE APERTA A OSPITI, GRUPPI, FAMIGLIE E SINGOLI CON OFFERTE
SPECIALI!!!

Agape sarà aperta non solo a gruppi ma anche a famiglie e singoli dal
02/01/2005 al 09/01/2005, con le seguenti offerte:

      * 180 euro a persona in pensione completa per l'intero periodo (7
        giorni) invece di 210;

      * 150 euro a persona in mezza pensione per l'intero periodo (7
        giorni) invece di 175;

      * Offerta famiglia (2 genitori + 2 bambini fino a 13 anni) 90 euro
        al giorno o 540 euro per l'intero periodo (7 giorni) in pensione
        completa.

      * Offerta famiglia (2 genitori + 2 bambini fino a 13 anni) 75 euro
        al giorno o 450 euro per l'intero periodo (7 giorni) in mezza
        pensione.

e ancora sconti e agevolazioni per famiglie e gruppi.

Praly offre la possibilità di passeggiate e gite in montagna con le
"Ciaspole" (racchette da neve), sci di fondo e discesa, scialpinismo,
visite guidate allo Scopriminiera, al Museo Valdese e al Museo dello
sci.

Per maggiori informazioni visitate la pagina:

http://www.agapecentroecumenico.org/index.php?name=EZCMS&menu=4&page_id=8

oppure, per prenotazioni potete contattare l'ufficio di Agape allo 0121
807514 o scrivendo un e-mail a ufficio at agapecentroecumenico.org.


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FUOCO, CIOÈ ENERGIA. ENERGIA, CIOÈ PETROLIO.


Il prezzo del petrolio sta salendo rapidamente, oltre i 50 dollari al
barile (pensiamo che nel 1999 era a 18 dollari); alcuni sostengono che
l'anno prossimo si potrebbe arrivare addirittura agli 80 dollari
(previsione dell'Istituto francese del petrolio). Il petrolio non è una
materia prima qualunque (come il caffè o il rame) ma una merce
particolare: l'unica -insieme al lavoro umano - il cui prezzo determina
il prezzo di tutte le altre merci. Questo perché il petrolio è una delle
fondamentali fonti di energia, e qualunque tipo di attività economica
richiede energia.

Ai fini dello sviluppo sostenibile, l'energia rappresenta al tempo
stesso il problema e la soluzione. Essa rende infatti possibile lo
sviluppo, ma è anche una delle principali cause di inquinamento
atmosferico e di altri danni che vengono arrecati alla salute dell'uomo
e all'ambiente.

Attualmente, 2 - 2,5 miliardi di persone - vale a dire un terzo della
popolazione mondiale complessiva - non dispongono di accesso ai moderni
servizi energetici. Esse sono generalmente povere, vivono nelle aree
rurali, e fanno affidamento sulla combustione della legna da ardere o
della biomassa per cucinare, scaldare e illuminare le proprie
abitazioni. Anche se questi combustibili hanno un costo irrisorio, essi
contribuiscono all'inquinamento dell'aria che si respira negli ambienti
chiusi, un fenomeno che si traduce in problemi respiratori che ogni anno
uccidono più di un milione di bambini al di sotto dei cinque anni di
età. La richiesta di legna da ardere porta inoltre alla deforestazione
di numerose aree del pianeta.

I moderni servizi energetici, dominati dalla combustione di carburanti
fossili, possono allargare notevolmente il numero delle opportunità e
delle scelte disponibili per le persone quando esse cercano di
migliorare i propri standard di vita e di fornire energia ad automobili,
aeroplani, fabbriche ed abitazioni. Tuttavia, la produzione di questa
energia si traduce in inquinamento atmosferico e in emissioni di gas
serra che contribuiscono al riscaldamento globale e al potenziale
cambiamento climatico.

Dal 1992 al 1999 il consumo mondiale di combustibili fossili è aumentato
del 10 per cento. L'impiego pro capite rimane più elevato nelle nazioni
industrializzate, nelle quali - secondo i dati del 1999 - la popolazione
consumava una media di 6,4 tonnellate di petrolio equivalente all'anno,
pari a dieci volte i consumi registrati nei paesi in via di sviluppo. I
combustibili fossili rappresentano circa l'80 per cento del totale
mondiale dell'energia prodotta e consumata, in calo rispetto all'86 per
cento circa registrato nel 1971. L'incremento maggiore nell'impiego di
energia si è verificato nel settore dei trasporti, nel quale il 95 per
cento dell'energia che viene consumata deriva dal petrolio. Si prevede
che il consumo di energia in questo comparto crescerà a un tasso
dell'1,5 per cento all'anno nelle nazioni industrializzate e del 3,6 per
cento all'anno nei paesi in via di sviluppo.

Le moderne fonti di energia rinnovabile, fra le quali la potenza
idraulica, la moderna biomassa e l'energia geotermale, l'energia eolica
e quella solare, rappresentano circa il 4,5 per cento del totale
dell'energia prodotta.

Nel mondo esistono due tipi di risorse energetiche: quelle non
rinnovabili, caratterizzate dal risiedere in giacimenti limitati e
misurabili, come i giacimenti di combustibili fossili e le miniere di
uranio, e quelle rinnovabili, caratterizzate dal giungere a noi come
flusso proveniente da una sorgente la cui emissione non diminuisce di
intensità a causa dell'utilizzo della sua energia, come l'energia
solare, o eolica. In quasi tutta la sua storia l'umanità si è servita
esclusivamente di fonti rinnovabili di energia. Negli ultimi 200 anni ha
cominciato a servirsi prevalentemente di quelle fossili, trascurando
quasi del tutto la fonte enormemente più abbondante di energia: quella
solare. Per molti anni l'abbondanza di petrolio ci ha fatto ritenere
eterna anche questa fonte. Ma le risorse fossili mondiali non sono
eterne, e possono fornire meno della metà dell'energia che il Sole invia
sulla Terra in un solo anno, e che continuerà ad inviarci per almeno 5
miliardi di anni.

Il 93% dei consumi energetici mondiali è ancora di origine fossile. Le
conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Oltre all'inquinamento marino
causato dal trasporto del petrolio, all'emissione di gas estremamente
nocivi per la salute che inquinano l'aria delle nostre città, alle
piogge acide che corrodono i monumenti e distruggono l'ambiente
naturale, vi sono i cambiamenti climatici causati dalle alte
concentrazioni di anidride carbonica immesse nell'atmosfera. Negli
ultimi 20 anni si è compresa l'esigenza pressante di utilizzare
maggiormente le energie rinnovabili, pulite e non inquinanti: l'utilizzo
di combustibili fossili, oltre a produrre inquinamento atmosferico, sono
responsabili della produzione di anidride carbonica, il gas maggiormente
responsabile dei cambiamenti climatici.


Oggi, il petrolio fornisce il 35% dei consumi mondiali di energia,
contro il 23% del carbone e il 21% del gas naturale. Questa quota è
inferiore rispetto a quella del 45% che si aveva nel 1973, al tempo del
primo choc petrolifero, in quanto nel frattempo si è avuto un aumento
delle quote di gas naturale e nucleare. Tuttavia, in termini assoluti si
consuma più petrolio oggi che nel 1973, a causa del fatto che nel
frattempo i consumi energetici mondiali sono aumentati del 66%.
Più rilevante ancora è il fatto che il petrolio fornisce il 95%
dell'energia utilizzata per i trasporti, il che equivale a dire che
questo settore è completamente dipendente dal petrolio. Anche la moderna
agricoltura intensiva è pesantemente dipendente dal petrolio, sia per il
funzionamento dei macchinari e per l'irrigazione che per la produzione
di fertilizzanti e pesticidi.
Quindi, il nostro modello di sviluppo ha una grandissima fame di
energia. E quest'energia in particolare assume la forma di energia
fossile, quindi non rinnovabile e inquinante. E il consumo di energia si
ripartisce in maniera fortemente ineguale. Abbiamo già parlato dei 2
miliardi e mezzo di persone che sono escluse dai moderni servizi
energetici, che coincidono più o meno con quei 3 miliardi di persone che
vivono con meno di 2 dollari al giorno e che la Banca Mondiale considera
escluse senza speranza dallo sviluppo.

L'altra faccia dell'ingiustizia mondiale sono i paesi industrializzati:
in particolare gli USA con appena il 6% della popolazione mondiale
consumano il 25% del petrolio e del gas naturale usati in tutto il
mondo. Scrive Jeremy Rifkin che "l'americano medio dispone ogni giorno
di una quantità di energia che potrebbe essere prodotta da 58 schiavi".

Parliamo in particolare del petrolio: i grandi consumatori sono i paesi
industrializzati (USA, UE, Giappone, in prospettiva Cina e India); i
grandi produttori sono i paesi arabi ma anche la Russia, il venezuela,
il Messico. Gli USA producono appena il 40% del petrolio che consumano,
per il resto dipendono dalle importazioni. Le riserve petrolifere USA si
stanno prosciugando, secondo gli esperti il massimo della produzione
statunitense è stato raggiunto nel 1970 e da allora è in declino. Certo,
la dipendenza dell'Europa Occidentale e del Giappone è ancora maggiore,
ma la differenza sta nel fatto che per gli USA la dipendenza energetica
viene considerata un problema di sicurezza nazionale. L'atteggiamento
tipico dei responsabili della politica statunitense è ben rappresentato
da famose frasi di Henry Kissinger ("il nostro petrolio è una faccenda
troppo seria per lasciarlo agli arabi") e di George Bush padre("il
livello di vita del consumatore americano non è negoziabile").

Quindi è evidente che il petrolio è alla radice di molte delle guerre
degli ultimi anni, in particolare dell'ultima guerra degli USA in Iraq.
Pensiamo che in Iraq ci sono l'11% delle riserve di petrolio mondiali,
seconda nazione dopo l'Arabia Saudita. Ma il sottosuolo iracheno è meno
sfruttato di quello saudita, quindi in futuro l'Iraq potrebbe pompare il
30% del petrolio mondiale. E stiamo attenti: un'altra regione dove si
sta intensificando la ricerca di nuovi giacimenti si trova in Asia, dal
Caucaso al Caspio fino ai condini della Cina, altre regioni dove ci sono
tensioni crescenti, progetti di impianti di estrazione e trasporto di
petrolio e gas. Quindi, in realtà, la "guerra preventiva" (e, oltre alle
spettacolari guerre, anche i conflitti meno evidenti) ha come vero
oggetto la conquista "preventiva" delle risorse petrolifere, vecchie e
nuove, prima che si esauriscano.

Perché l'altra cosa di cui ci dobbiamo rendere conto è che il petrolio è
una risorsa in via di esaurimento, e non fra secoli ma fra pochi
decenni, è una cosa che sicuramente voi e forse anch'io potremo vedere.
La tesi corrente è che le riserve note dureranno altri 40 anni ai
livelli di consumo attuali, e che gli sviluppi della tecnologia saranno
in grado di prolungare ulteriormente tale durata. Di solito, viene anche
aggiunto che in passato è già accaduto che venissero sollevati allarmi
riguardo a un possibile esaurimento del petrolio, allarmi poi rivelatisi
senza fondamento. Ma questi calcoli vengono fatti in modo molto
semplice, come potrebbe farli ognuno di noi, con una divisione: io so
che restano 2.000 tonnellate di petrolio, sapendo che ne consumo 50
all'anno, me ne restano per 40 anni. Ma in realtà, come ha scoperto nel
1956 il geologo americano Marion King Hubbert, per attingere alle
risorse petrolifere presenti in un dato territorio occorrono
investimenti in capitale, che hanno sia un costo che dei tempi non
trascurabili di messa in opera. Questi investimenti quindi verranno
effettuati soltanto via via che si rivelino necessari ed economicamente
convenienti. Per fare un esempio, il capitale necessario per attingere
ai giacimenti meno redditizi verrà messo in opera solo quando la
produzione dei giacimenti migliori inizi a declinare. Il risultato di
queste dinamiche è che la capacità produttiva di una data regione, cioè
il numero di barili al giorno che possono essere estratti, ha un
comportamento nel tempo caratterizzato da un aumento iniziale e un
successivo decremento. Questa forma "a campana" presenta un massimo che
si verifica quando all'incirca metà delle risorse complessive della
regione considerata sono state sfruttate.
Le conclusioni raggiunte, che sono state pubblicate su riviste
scientifiche di indubbio prestigio come Scientific American e Nature ,
dicono che il mondo è ormai molto vicino ad aver consumato metà delle
riserve di petrolio esistenti, e che il famoso picco di capacità
produttiva si verificherà intorno al 2010 o al 2015. Per il gas naturale
si prevede un analogo picco una decina d'anni più tardi.

Questo fa ipotizzare un futuro di guerre per il petrolio sempre maggiori
e più furiose, tra un mondo ricco che non ha petrolio e ne esige sempre
di più per muoversi e riscaldarsi, un mondo povero che cerca di
sopravvivere, e la domanda crescente di India e Cina, che stanno ormai
diventando le "fabbriche del mondo" e si sviluppano a ritmo accelerato.
La "ripresa economica" che le economie occidentali aspettano rischia di
essere soffocata da un prezzo troppo alto del petrolio.
La questione petrolio, che riemerge periodicamente con crisi che ne
aumentano il prezzo, e guerre fatte per rendere più "sicuri" gli
approvvigionamenti (coi bei risultati che stiamo vedendo in Iraq)
ripropone la questione del modello di sviluppo, e di consumo. Il nostro
modello semplicemente non è sostenibile, ci offre solo l'alternativa di
vedere collassare la biosfera (se tutti dovessero consumare quanto uno
statunitense medio) o di costringere per sempre (con muri e guerre) metà
della popolazione mondiale al sottosviluppo. Non solo occorre pensare ed
attuare (come stanno in parte facendo paesi come Giappone, Norvegia,
Danimarca) un uso più efficiente dell'energia (meno sprechi e
dispersioni, "case passive" ecc.), non solo occorre sostituire ovunque
possibile le fonti fossili con quelle rinnovabili; bisogna anche porsi
il problema di una riqualificazione e riduzione dei consumi. Qualcuno ha
detto: "vivere semplicemente perché tutti possano semplicemente vivere".

Privilegiare i consumi collettivi, sviluppare reti economiche basate
sulla reciprocità, riuso e riciclo, allungamento della vita media dei
prodotti, disincentivo alla mobilità motorizzata e incentivo all'uso
della bicicletta, sviluppo del commercio equo e solidale,
dell'agricoltura biologica. Tutte scelte che hanno una dimensione
individuale e una collettiva, ci sta dentro la fatica di cambiare e
prendere coscienza, la bellezza di scoprire altri che fanno questa
ricerca e mettersi in rete, lo sforzo di tradurre tutto questo in
politica e di confrontarsi coi poteri di questo mondo.


(Intervento di Giorgio Guelmani al campo cadetti Agape-Adelfia)


* ** ** ** *


BUONE NOTIZIE PER IL NUOVO ANNO SCOLASTICO...

Ecco cosa riporta uno dei nuovi libri di Storia contemporanea adottato
da numerose scuole medie; il brano è tratto dal Capitolo 2, paragrafo 1
(La Sinistra storica al potere):


"Gli uomini della Destra erano aristocratici e grandi proprietari
terrieri. Essi facevano politica al solo scopo di servire lo Stato e non
per elevarsi socialmente o arricchirsi; inoltre amministravano le
finanze statali con la stessa attenzione con cui curavano i propri
patrimoni


Gli uomini della Sinistra, invece, sono professionisti, inprenditori e
avvocati disposti a fare carriera in qualunque modo, talvolta
sacrificando perfino il bene della nazione ai propri interessi. La
grande differenza tra i governi della Destra e quelli della Sinistra
consiste soprattutto nella diversità del loro atteggiamento morale e
politico"


(Bellesini Federica, "I nuovi sentieri della Storia. Il Novecento",
Istit. Geogr. De Agostini, 2003, Novara)


Gli uomini della destra erano... quelli della sinistra sono... ma che
bella lezione di storia!

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