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[Carta.org] No news speciale "9 settembre 2004"
- Subject: [Carta.org] No news speciale "9 settembre 2004"
- From: carta <carta at carta.org>
- Date: Fri, 10 Sep 2004 18:15:58 +0200
La no-news-letter di Carta
Speciale 9 settembre 2004
***** Un assordante silenzio *****
Con queste parole, "un assordante silenzio", quelli di "Un ponte per"
definiscono la situazione: si aspetta [scriviamo alle 17 di giovedì] un
video, un messaggio, da parte dei rapitori delle due cooperanti italiane e
dei due iracheni dell'ufficio della Ong a Baghdad.
Nel frattempo, in una delle piazze principali della capitale irachena una
inedita dimostrazione ha chiesto la liberazione dei sequestrati: i bambini
delle scuole per le quali Simona Pari lavorava e le loro mamme. Si
moltiplicano, in Iraq, gli appelli in questo senso: segno che le due
pacifiste italiane, e gli altri di "Un Ponte per" e delle altre Ong, hanno
seminato bene.
In Italia ci si prepara a un lungo week end di manifestazioni, sit in,
fiaccolate [stasera a Rimini, domani a Roma, sabato a Milano e così via].
L'elenco più ampio di questa mobilitazione tanto diffusa è nel sito di
Carta: lo stesso sito di "Un ponte per" rinvia, per sapere cosa si fa nelle
città, al nostro sito. A quelli che non ci hanno comunicato le loro
iniziative, abbiamo telefonato noi. Consideriamo decisivo, dare una
rappresentazione completa della mobilitazione, perché il movimento per la
pace è questo, e perché altrimenti quel che si vede è solo il
chiacchiericcio della politica.
Quel chiacchiericcio, purtroppo, è ripreso subito, all'indomani
dell'incontro solenne tra governo e opposizione, uniti in nome della
salvezza di Simona e Simona. I pacifisti avevano chiesto discrezione, i
politici di ogni tipo parlano. Luciano Violante, sul Corriere della Sera, e
Fausto Bertinotti, sulla Repubblica, dicono, in modo diverso ma parallelo,
che è il momento di mettere da parte la richiesta del riutiro delle truppe
italiane. Hanno ragione? Un nostro commento qui sotto, per chi ha interesse
a conoscere la nostra opinione.
http://ww2.carta.org/notizieinmovimento/
*** Non capisco Bertinotti ***
di Pierluigi Sullo
Questa volta non ho capito. Ho letto e riletto l'intervista a Bertinotti
sulla Repubblica, a proposito dell'incontro solenne tra governo ed
opposizione convocato in nome della salvezza delle due nostre compagne
sequestrate in Iraq, e non ho capito. Così, non voglio polemizzare, ma solo
fare una domanda: in che modo smettere di chiedere il ritiro delle truppe
italiane dall'Iraq, come dice il segretario di Rifondazione, potrebbe
giovare alle due Simone? Questa pratica sospensione dell'articolo 11 della
Costituzione evita "un pasticcio", così dice Bertinotti. Di che "pasticcio"
si tratta?
Poi, siccome il mio mestiere consiste, purtroppo, anche nel leggere i
quotidiani, ecco che trovo sul Corriere della Sera una ampia intervista a
Luciano Violante, dei Ds, il quale dice due cose: che chiedere il ritiro
delle truppe equivarrebbe ad "affiancarsi ai terroristi"; secondo, che "noi
non abbiamo mai chiesto il ritiro delle truppe". Strano, mi pareva di
ricordare che i Ds, e tutto il centrosinistra, avessero infine votato in
parlamento per il ritiro delle truppe. Inoltre, i sequestratori di Simona e
Simona, e dei due cooperanti iracheni, non hanno ancora chiesto niente. E se
anche chiedessero il ritiro delle truppe, non cambierebbe nulla: gli
italiani che non vogliono la guerra chiedono da sempre che i soldati vengano
riportati a casa, a prescindere.
Anzi, si potrebbe sostenere che smettere di chiedere il ritiro perché lo
chiedono i terroristi, significa, questo sì, fare o non fare una cosa in
relazione a quel che fanno i sequestratori e tagliagole, esserne vittime.
Vogliono forse sostenere, Bertinotti e Violante, che le due Simone sono
state sequestrate proprio perché troppa gente, in Italia, chiede la
cessazione della guerra e del coinvolgimento del nostro paese? Allora,
forse, farebbero bene a porsi le domande che in molti si pongono
sull'identità dei sequestratori e sui loro scopi. Parlare di "terrorismo",
in modo generico, come anche Pietro Ingrao sta facendo, non aiuta molto a
capire quel che accade in Iraq. Dove, certo, molti limiti, di senso, di
umanità, sono stati superati. Ma dove le massime autorità religiose, le
mamme e i bambini delle scuole in cui Simona Pari lavorava, associazioni e
persino gruppi di sciiti che stanno combattendo contro le truppe di
occupazione hanno chiesto la liberazione delle due italiane. Segnale che,
magari, non tutti gli iracheni sono mostri sanguinari.
Segno, di più, che il messaggio limpido lanciato dai milioni che hanno
manifestato per la pace in Italia, e dalle nostre due compagne a Baghdad e
dai molti cooperanti italiani, da qualche parte è arrivato. Ed è stato
compreso. Con quelle mamme, con quei religiosi, con le tante persone che
hanno apprezzato questi italiani senza divisa e senza armi, bisognerebbe
intensificare il dialogo. Ad esempio, facendo in modo che alle Ong impegnate
laggiù arrivino molti più finanziamenti per i loro progetti, e diversi
comuni si stanno attrezzando a farlo spontaneamente, mentre il governo
preferisce dilapidare montagne di denaro in una tragicomica avventura
coloniale.
Ma, di sicuro, sospendere l'articolo 11 della Costituzione e abbracciare una
"unità nazionale" che, dice Bertinotti, "si basa sulle differenze
strategiche" (parrebbe un ossimoro), anche se poi viene presentata da tutti
i media come quel che secondo Bertinotti non è (e Violante ci mette molto
del suo), tutto questo sì, è un gran "pasticcio".
Magari sono, siamo stupidi, e non riusciamo a capire a quale altro
"pasticcio" Bertinotti si riferisca. Se ce lo spiega, è meglio.
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