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[comunicati_lilliput] Per la liberazione dei/lle ragazz* rapit* in Iraq
- Subject: [comunicati_lilliput] Per la liberazione dei/lle ragazz* rapit* in Iraq
- From: Rete Lilliput Comunica <ufficiostampa at retelilliput.org>
- Date: Wed, 8 Sep 2004 00:25:02 +0200
Comunicato Stampa Rete Lilliput/Un Ponte per.../Comitato Fermiamo la guerra
Appello per la liberazione delle ragazze e dei ragazzi rapiti in Iraq
"Noi, movimento italiano per la pace, fratelli e sorelle di Simona Pari e
di Simona Torretta, operatrici di pace in Iraq, chiediamo alle persone che
le detengono insieme ai due operatori iracheni, Ra'ad Alì Abdul-Aziz e
Mahnaz Bassam, di liberarli subito. Vi chiediamo di considerare quanto
danno state provocando alla causa della pace e a quella del popolo
iracheno. Come ha scritto l'Unione delle comunità islamiche in Italia,
"testimoniate coscienza di un debito di riconoscenza nei confronti di
coloro che hanno condiviso la sofferenza del popolo iracheno negli anni
dell'embargo, che sono rimasti nel paese quando dal cielo piovevano le
bombe, che non l'hanno abbandonato neanche in questi mesi orribili di
confusione e violenza".
Vi chiediamo di non spezzare il filo di solidarietà che, nonostante e
contro l'embargo prima e la guerra poi, nonostante e contro le scelte del
nostro governo, persone come le nostre sorelle hanno mantenuto tenacemente
e coraggiosamente, ad esempio rifornendo di acqua la popolazione assediata
di Falluja e Najaf. "Un ponte per", la loro Ong, insieme a centinaia di
organizzazioni sociali e politiche del nostro paese, ha organizzato
gigantesche manifestazioni a favore della pace e per il ritiro delle truppe
straniere dall'Iraq, e ha cercato di non abbandonare gli iracheni
all'arbitrio dell'occupazione militare.
In nome di questa lotta e della verità, vi scongiuriamo: liberateli subito.
Al popolo iracheno e a tutti gli amanti della pace nel mondo, e in Italia,
chiediamo di aiutarci nel tentativo di salvare la vita di Simona Pari, di
Simona Torretta, di Ra'ad Alì Abdul-Aziz, di Mahnaz Bassam. Erano a Baghdad
a nome di tutti noi. Nella loro prigione siamo anche noi, oggi. La loro
liberazione sarebbe uno spiraglio di luce nel buio della violenza. Ancora
in queste ore, in molte città irachene, la guerra miete vittime innocenti.
Perciò continuiamo a chiedere con fermezza che tacciano le armi, che
termini l'occupazione.
Ogni forma di mobilitazione, di pressione, gli appelli e le fiaccolate, i
messaggi ai rispettivi governi sono i mezzi di cui disponiamo, noi popolo
della pace. Usiamoli tutti, adesso. Al movimento italiano chiediamo di
scendere in piazza, in ogni città, da subito, con i colori dell'arcobaleno
e nel nome delle nostre sorelle e dei nostri fratelli sequestrati in Iraq.
Il Comitato italiano Fermiamo la guerra, organizzatore delle marce del 15
febbraio 2003 e del 20 marzo 2004
Un ponte per Baghdad
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